.|. Everybody's Fool .|.

by Rinie

Orlando guarda l’extended edition di TTT e pensa…troppo pensa…e pensare troppo fa male, soprattutto perché vede chi non avrebbe voluto (o piuttosto dovuto) rivedere...

Drammatico/Sentimentale | Slash/Angst/Songfic | Rating NC-17 | One Piece

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Note pre fic:dunque…prima fic su lotr, prima lemon, prima RPS…un disastro, insomma… Comunque…Tutto ciò è nato mentre ascoltavo il CD degli Evanescence…e mi è venuta una fulminazione…anzi, un’epifania. Mi son detta: ‘sta povera canzone la ignoro sempre. Nessuno la considera…tutti chi scrivono papiri su: “My last breth” e “My Immortal”…e lei poverella non ha neanche un riconoscimento… E mentre la sentivo pensavo: però…mi suona bene come colonna sonora di una Orli/Vig…vediamo com’è il testo; ho letto il testo e ho deciso di scrivere. Così, per vedere come veniva…ed è finito che l’ho scritta davvero, tutta d’un fiato!! Quindi, se è venuta una schifezza, perdono, ma non ci posso far nulla…

Detto ciò, bisogna che specifichi un paio di cose:

 

1.        La canzone, nel caso non si fosse capito, è “Everybody’s fool”, dal cd “Fallen” degli Evanescence. Non è mia…(ma va??)

2.        Orli e Viggo, che io sappia, spero per Orli, non hanno mai fatto nulla di tutto ciò. Non voglio fare insinuazioni fuorvianti sulla loro identità sessuale…o meglio, le faccio , ma sono pure illazioni…niente prove alla mano…niente di niente…quindi…

3.        In questa ciofeca, i due miei due immansi protagonisti sono un po’…diciamo OOC. Il loro carattere, che io sappia, potrebbe non aver niente a che fare con quello descritto in questa storia… Spero di non offendere nessuno…la mia ultima intenzione, certamente, sarebbe di offendere loro…è solo un prodotto della mia fantasia perversa…ho finito, e ora…buona lettura!!!

 

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perfect by nature
icons of self indulgence
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perfetti per natura

icone di auto indulgenza

  

Tutti sono folli. Nessuno è più folle di me.

Nessuno è più folle di un ragazzo seduto per terra, nella sua suite al decimo piano dell’hotel Savoy, a Parigi, e che guarda una foto.

Le occhiaie…sento che chissà dove diavolo mi arrivano. Ci avrò il viso scavato come quello di un drogato. I capelli un nido… Giorni che non li lavo. E che non li pettino.

Sulla foto c’è lui. Quel figlio di puttana. Le lacrime sono salate. Ma non per questo meno dolci nella loro perfetta consolazione. Piangere.Piangere.Piangere. Tre giorni che non faccio nient’altro. No cibo, no sonno, no bagno. Acqua e lacrime.

Sono un’icona all’auto indulgenza. La stanza è un bordello. Giorni che nessuno pulisce, fa il letto, apre una finestra. Un puzzo di fumo denso impesta l’aria. MI viene da vomitare. Alla fine ho ricominciato. Gliel’avevo promesso, a quello stronzo, di smettere. Avevo smesso. Perché lo amavo, dannazione. E lui ha fatto lo stronzo, per l’appunto. E allora io mi vendico, mi rovino. E fumo. Ci sono mozziconi dappertutto.

La foto mostra due uomini.

Uno sono io.Più giovane, più bello. Più sorridente, sicuramente. Sorrido come un’ebete. Il sole sta tramontando sul lago dietro di noi.

 

L’altro è lui. Un dio. Bello da far schiattare. Con quel suo sorriso da fottutissimo dolciastro amante innamorato. Da uomo di arte. Da attore consumato. Altro che cazzate.

E mi stringe col suo braccio possente. Cinge le spalle a quel ragazzino contento della vita perché lui lo abbraccia.

La luce che lo illumina dal davanti gli fa sembrare gli occhi anche più chiari. La luce del tramonto, dietro, fa sembrare i suoi capelli un’aura aranciata.

 

Bello. Anzi, belli.

Così belli da fare invidia ai più. Così belli da provare un’attrazione folle uno verso l’altro. Così belli da passare le notti a fare l’amore anche quando il mattino dopo dovevamo alzarci all’alba per girare quelle fottutissime scene di quel fottutissimo film. Fare l’amore si dice, Orlando, fare l’amore… Mi viene da ridere. Lui l’amore lo faceva con se stesso, lo stronzo.

Conscio di essere il più bello, il più bravo, il più desiderato. E io, stupido fino alla nausea che gli confermavo pure questa insana convinzione. Io ero il suo ennesimo successo. Il ragazzino bello e carino, con un bel faccino e un bel culetto, che avrebbe dato via il cuore per riuscire bene in quel film, e il culo per entrare nel suo letto.

Forse all’inizio. Forse era così. Lui era il grande attore Irraggiungibile. Io una matricola, inesperto, debole e frignone.

Lui era il mio Dio, il mio tutto. Lui non insegnava. Mi guardava negli occhi e mi diceva “orlando, fai questo”. E io lo facevo. Gli davo retta. Pendevo dalle sue labbra.

Al punto da dargli, per l’appunto, anche il culo quando me l’ha chiesto, tanta era la dedizione per lui. E io, scemo, felicissimo perché il grande dio mi dava un briciolo della sua attenzione. Avevo rinunciato così a tutto. A fumare, a sbronzarmi,  a tornare a casa ubriaco storto. Avevo iniziato a guardarlo dipingere. Avevo pure iniziato a studiare arte, per il grande artista. Leonardo, Michelangelo, Manet, Monet, Caravaggio, Van Gogh, Picasso…e un sacco di altri fricchettoni ...

 

Insomma…all’inizio era solo un fregio per me, e una conquista per lui. Avere il culetto più bello del cast a scaldargli le lenzuola…sai che conquista…Avere uno schiavo, allievo, sottomesso come una puttana che ti obbedisce a ogni battito di lunghe ciglia…sai che roba?? Da vantarsi con chiunque. Con Bernard, con Beanie, con Dave, con Karl, con Ian … Mi sembra di vederli, la cosiddetta lega dei perfetti gentiluomini che se la spassavano narrando chi scaldava le loro lenzuola. Alla fine un po’ tutti avevano girato i letti di tutti. Specialmente Elija, che forse era stato lontano solo dal letto di Brad, perché lo schifava, vermilinguo…(questo però non gli aveva impedito di andare a occupare il letto di gollum…). E si divertivano…eh come se si divertivano…Peccato che io nel letto di Viggo ci sono rimasto per più tempo del previsto.

La puttana era rimasta, e non se n’era più andata.

 

Perché Viggo mi faceva sentire uno. Unico. Intero. Aveva un modo di far l’amore che tutti gli altri si sognavano. Mi prendeva con così tanta passione, sentimento, quasi amore, che mi venivano le lacrime agli occhi tanto stava bene. Me lo sogno ancora di notte. La lingua che scendeva, mi accarezzava un capezzolo, poi un altro. Poi li lasciava bagnati e tremati, e andava ancora più in giù, mentre loro protestavano per il freddo, eccitati e turgidi, e poi sulla pancia, che mi faceva il solletico, e io mi contorcevo ansimante, un po’ per il piacere, un po’ perché soffrivo da matti il solletico. E poi arrivava all’ombelico, e me la infilava dentro, circuendolo, inumidendolo; e  nel frattempo con una mano mi accarezzava le cosce, le gambe. A Viggo piacevano le mie gambe. Diceva sempre che erano perfette gambe da elfo. E poi spostava le mani dietro e mi stringeva i glutei, e li apriva e li chiudeva. E infilava le dita nel solco, sfiorando l’entrata nascosta, facendomi tremare come una foglia. E mi apriva le gambe, e le carezzava anche dentro, fino a farmi perdere il senso della realtà per il piacere, e la tenerezza che ogni suo singolo gesto implicava. Poi mi guardava. Gli occhi non più azzurri, ma blu, offuscati da piacere, passione, o non so da quale altro demonio o bestia si impadroniva del mio re in quel momento. Allora si sporgeva in avanti e mi baciava, come una tempesta, come un temporale.

 

E poi tornava giù, e mentre scivolava lungo il mio corpo, aprivo le gambe, divaricavo le cosce, e lasciavo spazio a quella bocca che insisteva a lambire, succhiare, carezzare con al lingua e le dita finchè non cominciavo a muovere freneticamente, involontariamente, sensualmente i fianchi in su e in giù.

 

E allora Viggo smetteva. E se mi guardava come mi volesse mangiare. E con una mano mi carezzava su e giù il membro eretto, e con l’altra cercava l’entrata al paradiso, calda e stretta, come tutte le volte. Perché dio sa se mi cercavo il letto di qualcun altro finchè avevo il mio dio a scaldarmi.

 

Massaggiava l’entrata, piano piano,e io gettavo la testa all’indietro, la affondavo nel cuscino, guardavo il soffitto e mordevo le labbra, chiudendo gli occhi, quando entrava il primo dito. Poi il secondo, poi il terzo. Che allargavano, massaggiavano e cercavano. Cercavano il punto nascosto che, adeguatamente carezzato, mi avrebbe fatto vedere le stelle. Lo sfiorava appena giusto per farmi saltare sul letto e  poi ritirava le dita. E riabbassava la testa, sostituendo la lingua alle dita. E io, che fino a quel momento avevo cercato di non impazzire, quando sentivo quel muscolo che si muoveva e mi fotteva calda e bagnata, andavo via con la testa,e gemevo come una baldracca vogliosa. Aprivo ancora di più le gambe, gli massaggiavo la testa con la parte interna delle cosce. Stringevo e rilassavo i glutei.

Finche lui, per l’ennesima volta, non si ritirava, soddisfatto di avermi ridotto in poltiglia.

E io trattenevo il fiato, sapendo che avrebbe dovuto entrare in me. Il mo dio era parecchio ben dotato. Mi eccitava e spaventava allo stesso tempo, tutte le volte. E quando entrava in me. Mi lacerava, mi apriva all’inverosimile. E io, col respiro mozzato, gli chiedevo di più, pregavo e gemevo, un po’ per il dolore, un po’ per la passione. Stringevo le lenzuola nel pugno. E lui, con infinita dolcezza, mentre cercava di controllare se stesso e le pulsioni del suo corpo teso, pronto ad esplodere, poggiava la sua mano sulla mia, mi scioglieva le dita dal pugno, le intrecciava alle mie, e si portava la mia mano alla bocca, e la baciava.

 

E mentre spingeva a fondo dentro di me, guardandomi negli occhi con passione e possessività, teneva una delle mie mani vicina alla sua bocca, e con l’altra sua mano continuava ad accarezzare il mio membro.

 

E mi accarezzava e labbra con le dita, e mi baciava, e spingeva. E stringeva i miei glutei, accarezzava le mie gambe che gli cingevano la vita, e infine si chinava su di me un’ultima volta, in un ultimo anelito di muscoli tesi e pelle sudata, e mentre i suoi capelli biondo sabbia ci escludevano dal mondo, lui mi baciava per l’ultima volta, ed esplodeva, contemporaneamente a me, sciogliendosi e gemendo.

 

just what we all need

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 quello di cui tutti abbiamo bisogno, solo

 

Era questo tutto ciò che desideravo. Nient’altro. La completezza. Un paio di braccia che mi stringevano. Mi voltavo su un fianco dopo un paio di momenti di sfinimento, e lui rotolava dietro di me, e mi baciava una spalla, e si addormentava, e mi addormentavo. Ed ero felice. Perché lo amavo. Perché pensavo, stupido!, che mi amasse anche lui. 

 

more lies about a world that

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più bugie su un mondo che…

 

Ma erano tutte schifose, orribili bugia. Per lui ero solo l’ennesimo giocattolo con cui passare qualche bel momento di ebbrezza. Tra di noi niente c’era, se non desiderio, passione. Ma niente amore. Era un’illusione, una grande illusione. La mia, stupida e infantile illusione.

Il nostro mondo era un’illusione…

 

never was and never will be
have you no shame don't you see me
you know you've got everybody fooled
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non è mai stato e mai sarà

non hai vergogna, non mi vedi

sai che hai ingannato tutti

 

Persino me. Io che credevo. Credevo che tu fossi un eroe, un grande, un dio.

Mi hai ingannato.

Ci hai ingannato. In realtà sei solo uno sporco, stronzo, bastardo puttaniere come tutti gli altri. Tu che mi guardavi dall’alto al basso. Che sogghignavi, che mi gelavi con uno sguardo. E io, stupido, a sentirmi in colpa, a non sentirmi degno della tua grandezza. Tu così perfetto, io così stupido. E cercavo, mendicavo affetto. E tu me ne davi. E io ero contento; e mi degradavo sempre più. Sempre meno l’Orlando infantile e stupido. Sempre più l’ombra di Viggo. Ma ero felice, perché ero sicuro che anche se non mi amavi, qualcosa da te avrei ottenuto. Stima, affetto. Quando mi baciavi, mi toccavi, mi sembrava che ci fosse anche dell’affetto.

 

E invece no. Mi hai ingannato. Fottutissimo eroe letterato del cazzo.

Ti  fai vedere con la faccia pulita; parli di Tolkien, della Trilogia, della sceneggiatura. Parli di me, di Dom, di Bernard, e di tutti gli altri come un dio, distaccato ma benevolo, che ci ha concesso la sua presenza per un po’, e poi se n’è andato dalle nostre vite.

 

E mi ha lasciato nella merda.

 

In quel merdoso DVD, c’è la tua faccia che prenderei a sputi se non fosse che tu te ne stai dall’altra parte del globo a sussurrare ai cavalli…

 

Guardalo lì, Orlando. Ecco il tuo eroe. Il tuo Aragorn come te lo sognavi. Come lo volevi. Il ramingo che diventava re. Il re buono e osannato dal mondo.

 

Peccato che Aragorn non fosse Viggo. Aragorn non mi avrebbe abbandonato come un cane dopo quei mesi...
 

 

look here he comes now
bow down and stare in wonder
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guarda, lui arriva adesso,

l’arco abbassato, e osserva meravigliato

 

Guardati lì, cretino…guardati..tu e la tua parrucca bionda, che giochi a fare l’eroe senza macchia

Guardati…guarda come eri felice. Guarda come lo guardi. Guarda come sembra che anche Legolas sia innamorato follemente di Aragorn. L’arco abbassato. Il capo piegato. Gli occhini tristi perché il suo re l‘ha bistrattato.

 

Ancora lacrime…e lacrime, e lacrime…e lacrime…

Sono stupido, oltre che pazzo.

SE non avessi ceduto alla tentazione.

SE non avessi comprato sto cazzo di dvd.

Se …

Avevo rimosso, dimenticato.

Mi ero adattato alla tua bastardaggine con un sorriso spavaldo, con un alzata di spalle.

Mi ero lasciato incantare dalla tua logica perversa ancora una volta.

E’ finita, no?

Sposato…moglie, figlio…divorziato…si, ma Henry…no, non me l’ha mai detto…ma è troppo facile da immaginare. (*****)

Un’immagine pubblica da mantenere. L’uomo riservato. L’uomo morigerato. Mai un cedimento, mai un gossip. Mai niente di niente.

Mai me, quindi.

Troppo giovane. Troppo stupido.

Troppo affamato di celebrità.

Vai, stupido ragazzino. Vai a scaldare le lenzuola di qualcun altro. Trovati un Andrè Schneider / Jhonny Deep / quello che è che se ne freghi di dare scandalo e vai a farti fottere da lui…

Non mi aveva mai detto neanche questo…

 

DANNAZIONE… almeno mi avesse detto qualcosa. No. Mi ha sorriso. Mi ha stretto la mano. Mi ha dato un colpo sulla spalla. Un’occhiata simpatetica. Un sorriso triste. E ha tolto le tende.

E tu a sorridergli, ebete…a credere che è giusto, perfetto…la vita deve andare avanti…

Come no..Finchè non ci rivediamo…

Allora è tutto più difficile.

 

oh how we love you
no flaws when you're pretending
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Oh come ti amiamo

Niente imperfezioni quando fingi

 

L’anno scorso era stato facile. Ero ai Carabi prima. In Australia durante e a Malta dopo l’uscita del film. Niente da temere. Ero contento della mia vita e della mia carriera. Non mi lamentavo. avevo tutto ciò che desideravo.

Ma ora…ora le riprese di Troy sono quasi finite.

E mi sono accorto che qui comincia il declino.

Mi sono accorto che senza di te, non provo più gusto a fare l’eroe. Perché rischio che l’eroe sia sempre più scadente. Come Paride.

E allora nella mia follia ho comprato l’extended editino de “Le due Torri”..mai fatto errore più grande…

Rivedere noi. Rivedere te. Rivedere come recitavi, sul set e fuori dal set. Vedere come eravamo felici di essere lì. Felici di stare tutti insieme. Vedere come ti amavamo tutti ad occhi chiusi.

Perché recitavi da dio. Perché nella finzione mettevi sempre originalità.

Perché la vita imitava l’arte,e l’arte imitava la vita.

E tu per me, e per noi, eri arte e vita.

E io ti amavo. Ho sentito me dire che eri il mio maestro, il mio mentore. Che eri sempre lì quando avevo bisogno. Ho sentito te che parlavi di me, di Legolas. Ho ricordato in una terribile agonia tutto.

 

E senza di te non ci sto più dentro.

 

but now i know he

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Ma adesso so che lui


never was and never will be
you don't know how you've betrayed me
and somehow you've got everybody fooled
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Non è mai stato e mai sarà

Non sai come mi hai tradito

E in qualche modo hai ingannato tutti

 

Mi hai tradito. Smessa la tua maschera te ne sei andato, e mi hai fatto capire che quello era tutto un grande inganno.

Ma per me, dannazione, quella non era una farsa!!! Vita, arte, miracoli…una mazza!! Io ti amavo…ti voglio e ti volevo. Per me eri sostanza, eri amore. Eri il calore. Eri la protezione. Non eri un film, una maschera, una finzione.

Per anni ho cercato di convincermi di questo. Che era bello finchè è durato. Era bello finchè eravamo Aragorn e Legolas.

Ma quello non era il mondo vero.

O meglio; per me era mondo reale e mondo finto. Per me le cose andavano a braccetto. Per te no. Era solo finzione. E un amore non può durare nella finzione. Quindi anche quel nostro mondo ha perso valore.

 

E’ da un po’ che osservo questo coltello. Spero che non faccia troppo male.

Spero che qualcuno mi trovi in fretta. E spero, Viggo, che tu lo sappia. Sappia che fine ha fatto la tua puttana con cui ti sei intrattenuto durante quel bel sogno.

Che tu sappia che quella puttana che per te era un sogno, ha deciso di farla finita, perché nel sogno ci aveva trovato, al contrario di te, un po’ di realtà.

 

 
without the mask where will you hide
can't find yourself lost in your lie

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Senza la maschera dove ti nasconderai

Non riesci a trovare te stesso, perso nelle tue bugie.

 

Spero che tu ti perda nella tua dannata finzione, dannato,e che non riesca più a ritrovarti, e che anche tu ne muoia…

Spero che quando vedrai il mio corpo ricoperto di sangue, tu ti renda conto che ero anche realtà. Che volevo che ti strappassi la maschera. Ma tu non l’hai fatto.

E io non ce la faccio più a sopportare questa pena.

Rivoglio la pace che avevo prima.

E la avrò.

 

 

Vedo più che sentire il coltello che scorre sui miei polsi. Il dolore è lontano. Solo un po’ pungente.

Sangue rosso su pelle bianca come il latte.

Macchia i vestiti. Macchia il tappeto.

 

Volgo gli occhi verso l’alto.

Ti rivedo sorridere.

Ti rivedo ridere.

Ti rivedo mentre mi metti un braccio attorno alle spalle.

 

Anche l’altro polso.

Il rosso è il mio coloro preferito, dopo il bianco.

Guardo affascinato il miracolo.

Piango lente lacrime di addio a tutto quello che lascio.

 

Mentre sento la mia vita che scivola via.

Dai miei polsi.

Il coltello cade.

 

Sento il rumore metallico sul pavimento.

 

Gli occhi mi si offuscano.

 

Ho le guance bagnate.

Chissà chi mi troverà.

Tu?

Non credo.

Sei troppo lontano per sentirmi.

Lo sei sempre stato

 

 
i know the truth now
i know who you are
and i don't love you anymore
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So la verità adesso

So chi sei

E non ti amo più

 

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Viggo si svegliò di soprassalto. Un sogno…era stato un sogno.. Orlando che guardava il film. Che piangeva, che pensava a lui. E si suicidava.

Orlando…che per anni era stato il suo sogno, il suo incubo.

Che aveva amato. Che aveva odiato.

Orlando che se la faceva con tutti. Che aveva passato tutti i letti. E alla fine anche lui. Ultima sua conquista.

 

Viggo aveva amato Orlando. Viggo aveva veramente amato il dolce giovane attore che ogni notte si rifugiava tra le sue braccia.

Ma aveva avuto paura.

Di perdere troppo. Di essere di troppo per quell’essere esuberante.

Per lui che alla fine se li era girati tutti.

E allora non si era mai scoperto.

E aveva tagliato i ponti prima che la cosa diventasse troppo reale al di fuori della Nuova Zelanda.

 

Che avesse sempre sbagliato?

Quel sogno l’aveva sconvolto.

Che fosse vero?

Che Orlando l’aveva amato veramente. Che non era solo un gioco?

 

Il terrore di aver sbagliato tutto lo raggelò.

 

Lo raggelò ripensare al corpo, quel bellissimo corpo, che si dissanguava lentamente.

Sul tappeto di un albergo di Parigi.

 

“Pronto?”

 

“Orlando?”

 

“V-…Viggo??”

 

“Grazie a Dio…Orlando, stai bene??”

 

“S-si…viggo, sto bene…sto bene…”

 

Viggo lo sentì tirar su col naso…stava piangendo.

 

“Orlando…perché…perché stai piangendo??”


”I-i-io nnon sto piangendo…(sniff)”

 

“Orlando..ascoltami…Dove diavolo sei?”

 

“A-a Parigi…”

 

“Al Savoy?”

 

“si…al Savoy…ma come?”

 

“Non ti preoccupare…Ascoltami…Orlando…mi senti??”

 

“Si…si, Viggo, che c’è?”

 

“Ora tu ti metti a letto. Spegni quella maledetta televisione…”

 

“Come fai a sapere che…”

 

“Spegnila ho detto! E aspettami!”

 

“A-aspettarti?”

 

“Prendo il primo aereo. Son li da te per domani a mezzogiorno”

 

“Viggo…ma dove sei? Perché…”

 

“Sssht…si…lo so che sono mesi che non ci vediamo e che ti chiamo così…all’improvviso…senza alcun motivo a…a sconvolgerti una serata ma… ma dammi retta…va a letto a aspettami…”

 

“Io…si…va bene…si…ti aspetto…”

 

“Va bene…buonanotte …”

 

“…Buona Notte”

 

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Viggo entrò nella camera d’albergo col passe-par-tout. Il cameriere lo guardava sospettoso. L’aveva convinto che era un’emergenza. Che sapeva che rischiavano di trovare un cadavere. Si era fatto riconoscere come Il signor Mortesen…Si, quello del signore degli anelli…si, amico del signor Bloom…si…mi lascia salire? Si..mi accompagni se non ci crede…

 

 E gli si gelò il sangue nelle vene. La suite era nel disordine più totale. Puzza di fumo fin sul pianerottolo. Camera sporca come una stalla, e con vestiti, lattine e cuscini un po’ dovunque.

 

Lanciò un’occhiata al cameriere, che comprese e scomparve.

 

Viggo si fiondò al televisore.

Schiacciò tasti su tasti a casaccio sul video registratore. E ne estrasse un dvd.

 

“Le due Torri”- extended edition.

Prima parte delle appendici.

 

Posò il cd sul divano.

Di fianco alla custodia.

 

Stava per andarsene a cercare la camera da letto quando un’altra cosa catturò la sua attenzione.

 

Sul tavolo in mezzo ai divani ad angolo, un volume piuttosto grosso.

 

Si avvicinò con cautela, quasi si aspettasse di essere morso.

 

E vide ciò che temeva:

 

il tomo del “Signore degli anelli” in tutta la sua imponenza troneggiava sul tavolino.

Su di lui, poggiato un foglio, con poche righe scritte a matita:

 

“it never was and never will be
you're not real and you can't save me
somehow now you're everybody's fool”

 

(Non è mai stato e mai sarà

Non sei vero e non mi puoi salvare

In qualche modo adesso tu sei la pazzia di tutti.)

 

La scrittura era quella di Orlando. Le parole quelle di una canzone, probabilmente. Ma quale? Boh…aveva poca importanza…

Quel che era peggio era che…era arrivato troppo tardi…

 

Non poteva essere…non poteva essere già morto!!

 

Cercò a tentoni, come un cieco, la stanza da letto.

 

Era buia.

 

Il letto era sfatto.

 

Una figura supina al di sopra.

 

Li occhi chiusi. Le ciglia arcuate sulle gote.

 

I riccioli sparsi sul viso e sul cuscino.

 

Era vestito.

 

Viggo si avvicinò con lentezza. Per paura di svegliarlo? Svegliarlo…sperava…una speranza inutile…

 

Quello era un cadavere. Aveva ucciso il suo amore con la sua pazzia.

 

L’aveva ucciso.

 

Gli scostò i capelli dalla fronte.

Era caldo…Caldo???

 

Febbricitante!!

 

Orlando emise un gemito…

 

“Uhm…”

 

“Orlando…” Mormorò colle lacrime agli occhi.

 

“Viggo?” le palpebre si aprirono lentamente, e il ragazzo sorrise…

 

“”Orli…” In un impeto di affetto l’uomo abbracciò con foga il ragazzo sdraiato…

 

“Orli Orli…avevo paura…paura che…” Si sollevò

 

Orli scosse il capo, chiudendo gli occhi

 

“Non ci sono riuscito…non ho avuto il coraggio…”

 

Enormi occhi color cioccolato lo fissavano cerulei, liquidi di lacrime e di tristezza, ma anche di speranza…

 

“Questo…”

Viggo gli porse il foglietto che aveva trovato sul libro.

 

Orli sorrise debolmente.

“Avevo paura che tu non arrivassi in tempo…”

 

Orlando gli strinse la mano fino a fargli male, sempre guardandolo.

 

E Viggo si sedette con delicatezza sul letto.

Piegò lievemente il capo stringendo le labbra in un mezzo sorriso.

 

“Invece sono qui…sono qui…”

 

E posò lievi come piume le sue labbra su quelle di Orlando.

 

Poi si sollevò.

 

“Ti amo…lo sai?”

 

Orlando ebbe gli occhi di nuovo rigati dalle lacrime…

 

“Anch’io, Viggo…anch’io…”

 

Viggo si chinò di nuovo e lo abbracciò, e lo baciò di nuovo, fino all’alba, fino a un nuovo giorno, per sempre…e per davvero.

 

The End

 

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Note post - fic: oohhh…finalmente finitaaaaaa…è la prima che riesco a finireeeeeeee…che belessssaaaa…

Non mi uccidete; non riesco a stare lontana dalle tragedie per troppo tempo!! Se volete farmi la pelle per aver fatto schiattare Orli nella prima parte…fate pure!! E’ solo colpa mia…non riesco a non far soffrire come un cane almeno uno dei personaggi! Me sadica, purtroppo per gli sfigati che hanno la sfortuna di partecipare ai miei esperimenti perversi…

Ad ogni modo, come potete ben vedere, se l’inizio si prospettava tragico, la fine cola di sappyness!!^^

Cerco sempre di farli morire, ma alla fine mi resuscitano sempre…

Insomma…io volevo farlo schiattare sul serio, Orlipu…solo che mi dava un senso di incompletezza…e allora ho concluso nel modo più banale e sfruttato possibile…è solo un sogno…e di Viggo, pure…nzomma, una ciofeca di luoghi comuni che non finisce più^^. L’ultima parte si è scritta da solaaaaaa!!

Poi…Ho un attimino riadattato una strofa della canzone. Dove diceva

look here she comes now
bow down and stare in wonder
oh how we love you
no flaws when you're pretending but now i know she…”

L’ho volto al maschile, e ho probabilmente anche taroccato il significato…Ma a vedere “Bow”, mi si sono aperti gli occhi e spalancata la mente, e ho fatto partire la logorrea.

Ma questo è quanto, la ficci è finita, e direi anche abbastanza in gloria…si, ci voleva anche magari un po’ più di ..diciamo così…azione sul piano sentimentale…però è già tanto che mi sia venuta così…aho…che ci posso fa??

 

Passo ai ringraziamenti:

1° enorme ringraziamento: a Tsuzuki/Ayame pc che mi ha sopportato fino ad adesso senza andare in sciopero

2° : chiaramente al dvd esteso de “Le due Torri”…sentire Orli che parlava di Viggopu tra i commenti degli attori (scena del litigio prima della battaglia del fosso di Helm), dicendo che è stato il suo mentore, il suo maestro, ecc ecc. E vedere Viggo in logorrea che sproloquiava su Tolkien, su Aragorn, sul cast a manetta…mi ha dato alla testaaaaaaaaaaaa

3° al cd degli evanescence, con tutte quelle belle canzoncine deprimenti e gotiche e …e…e…e….e basta…

chiudo, sennò mi linciate, e il commento diventa più lungo della fic.

Alla prossima!!

Namari’

Rinie.