.|. Wicked Games .|.

by Leia

Il cast de The Two Towers è tornato in Nuova Zelanda per rigirare le scene dell'Extened Edition del secondo capitolo, e Viggo e Orlando, durante una pausa dalle riprese, si ritrovano da soli, in una stanza, a parlare e a scherzare. Come sempre.
C'è un computer, un divano, una finestra aperta su un caldo pomeriggio primaverile. Due attori, vestiti da Legolas e Aragorn.
Cosa potrebbe portarli a recitare una parte che non avrebbero mai immaginato di interpretare? 

Sentimentale/Commedia | Slash | Rating R | One Piece

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Wicked Games

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NOTE e © (precisare tutto non fa mai male!!):

Ovviamente Legolas e Aragorn sono personaggi di proprietà e © (magari fossero miei!! *.*) della New Line Cinema, del Peter e del sommo Tolkien (povero… se non si è ancora rivoltato nella tomba è un miracolo ^^’ ci scusi, Prof… ç_ç), per non parlare poi delle vite, del carattere e delle immagini private & pubbliche di Viggo Mortensen e di Orlando Bloom. Tutto ciò che ho descritto, narrato, spiegato in questa fanfiction è frutto di fantasia e non ha alcuna corrispondenza con la realtà (o almeno credo :P ). Se proprio vogliamo esser precisi posso dire che è reale la storia della mamma di Orli e il bacio - sulla guancia ^o^ - che Orli ha dato a Viggo a Cannes nel 2001 (o 2002?). Penso che tutte quante abbiate visto il video da qualche parte :D

Ok basta, ho finto. Ci risentiamo a fine fic per tutte le spiegazioni. Alohaaa!!

~

 

Gli attori son tornati in NZ per rigirare alcune scene per l'Extended Edition del secondo capitolo...

Nuova Zelanda, nelle vicinanze di Wellington
In uno dei set de "The Two Towers", Aprile 2003 circa

Pomeriggio, dopo pranzo, in una stanza vicino ai set, adibita ai momenti di relax dei nostri eroi...

 

Viggo scrutò concentrato lo schermo del computer.

"Non so da quanto tempo non guardo più cosa dicono di me su Internet...".

Impegnato a cercar di far funzionare un distributore automatico di bevande dall'altra parte della stanza, Orlando si girò solo dopo un po' verso l'amico. A chiunque avrebbe fatto una certa impressione vederlo perfettamente vestito e truccato da Legolas, l'elfo biondo che interpretava sul set, anche al di fuori della finzione, ma dopo un anno e mezzo di riprese sia lui che il resto del cast ne avevano invece fatto la cosa più normale del mondo.

"Questo coso mi ha mangiato i soldi. Comunque, dicevi?".

"I soldi di un caffè?".

L'uomo guardò Orlando, e allungò le labbra divertito. Il ragazzo gli restituì l’occhiata.

"Mhh, lo so cosa stai per dirmi, ma è una questione di principio". Rise. "Ormai posso permettermi il lusso di non preoccuparmi più del denaro, però odio quando la tecnologia mi frega...".

Si avvicinò al tavolo dove era seduto Viggo.

"Ecco appunto. Non ho un bel rapporto con quello", disse, indicando con un cenno della testa il computer e appoggiandosi con le braccia alla spalliera della sedia occupata dall’attore newyorkese.

"Ma no, basta imparare a conoscerlo”. L’alter ego di Aragorn fece scorrere velocemente le dita sulla tastiera grigia del pc. A differenza di Orlando con l’arciere elfico, Viggo aveva trovato parecchie affinità con il Re di Gondor. Lo stesso costume di scena non sembrava affatto ridicolo addosso a lui. Avrebbe potuto costituire tranquillamente la sua seconda pelle, ed indossarlo di nuovo dopo tanto tempo era stato quasi un conforto. Si trovava bene nei panni di Aragorn. Sentiva molto più vicina la solitudine e la riservatezza dei raminghi che la vita sotto i riflettori degli attori di Hollywood.

“Grazie, preferisco non conoscerlo nemmeno. Per fortuna ho altri interessi”, replicò Orlando. “Meno noiosi”.

“Più pericolosi”, lo corresse l’altro con un sorrisetto.

“Più eccitanti!”, disse ancora Orli. Ridacchiò. “Avanti, anche tu ti sei divertito l’ultima volta quando siamo andati a fare…”.

“Ehi”, lo interruppe l’altro. Si girò a fissarlo. “Guarda che praticamente mi hai costretto!”.

“Però volevi rifarlo”.

Viggo scosse la testa e, ridendo, tornò a muovere il cursore del mouse sulla pagina del motore di ricerca a cui era collegato.

“Un giorno ti romperai di nuovo qualcosa se continui così”.

“Mhh, è lì che sta il bello…”.

“Mpf, sei veramente un pazzo, Orli…”.

“Lo sei anche tu, te lo assicuro. Solo che non lo sai. Per questo ci sono io… ti devo guidare sulla tua vera strada!”.

Orlando aspettò un commento da parte dell’amico, ma sembrava che quest’ultimo fosse molto concentrato sui risultati della nuova ricerca che aveva appena effettuato.

“Se proprio lo vuoi sapere”, riprese quindi, allontanandosi dal tavolo e slacciandosi la casacca del costume a causa del caldo, che iniziava a farsi sentire, “Ho sempre lasciato a mia madre il compito di vedere cosa dicono di me in rete…”.

L’uomo rialzò finalmente la testa dallo schermo. Le scure ciocche ondulate gli incorniciavano il viso in un modo sorprendentemente naturale, anche se la rada barba intorno alle labbra gli dava un aspetto completamente diverso da quello del solito Viggo. I limpidi occhi azzurri si spalancarono un attimo per la sorpresa.

“Tua madre?!”.

“Già. E’ lei che mi riferisce tutto”.

“Mhh”.

“Cosa?”.

“Sicuro che ti dica proprio tutto?”.

Orlando si appoggiò al davanzale della finestra posta a pochi passi dall’amico e affacciata su un piccolo giardino interno all’area degli studios in cui si trovavano.

“E cosa dovrebbe nascondermi?”.

“Non so. Sai come sono fatte le madri. Io ho già fatto qualche film prima di questi, e ti posso assicurare che molte cose che spesso trovavo in giro su di me avrei preferito non saperle mai”. Sospirò.

“Quando diventi una star diventi anche bersaglio di calunnie, pettegolezzi… o molto peggio. Mia madre di certo non sarebbe venuta a raccontarmi certe cose se le avesse viste prima di me. Insomma, quale madre vorrebbe sentir parlar male del proprio figlio…”.

Orlando rimase un attimo in silenzio, poi alzò le spalle.

“Certo, ma anche se fosse non sarebbe un problema. Non mi importa cosa pensano di me. Anzi, ormai credo di aver detto di tutto alla stampa e nei talk show…”.

Il ragazzo incrociò le braccia al petto, mostrando all’amico un sorriso leggermente malizioso.

“Mh, a quanto pare non ti sei ancora reso conto di quanto sia sfacciato!”.

Viggo rise, e dopo aver cliccato su un nuovo link si gettò all’indietro. Attese che la pagina si caricasse appoggiandosi allo schienale, e nel mentre fece ruotare la poltrona verso Orlando.

“Oh stai tranquillo, ho seguito tutte le tue apparizioni in tv quest’anno. E ho anche letto attentamente ogni tua intervista, in particolare quelle in cui parlavi di me. In un paio di casi ti avrei volentieri ucciso…”.

“Ohh dai, Vig”. Si staccò dalla finestra con uno scatto, ma prima di superare l’amico per arrivare alla porta in fondo alla stanza gli strinse affettuosamente la mano sulla spalla. “Lo sai che ti voglio bene”.

“Mh, certo”.

La linea delle labbra di Mortensen mutò ancora in una piccola curvatura. Solitamente Viggo non era un tipo molto loquace, né una persona che manifestava apertamente i propri sentimenti. Però la profonda amicizia che si era instaurata in quegli anni fra lui e il resto del cast, ed in particolar modo con Orlando, lo aveva reso un po’ meno introverso. Almeno, in certe situazioni.

E la cosa, a dire la verità, in fondo non gli dispiaceva.

“Eheh ok… ci vediamo dopo allora”. Orli afferrò la maniglia della porta. “Ricordati che riprendiamo alle tre con le scene del palazzo di Edoras. Magari vediamoci alla roulotte di Lij, così lo salutiamo”.

Fece per aprire la porta, ma non sentendo alcuna risposta da parte di Viggo dopo qualche istante la richiuse. Si voltò.

“Viggo?”.

L’uomo gli dava le spalle, ancora seduto davanti al monitor acceso.

“Mi hai sentito?”.

Niente.

Orli si tirò dietro l’orecchio una ciocca dei capelli biondi della parrucca, applicata alla parte superiore della fronte mimetizzando perfettamente l’attaccatura alla pelle con un sapiente trucco. Rimase a fissare l’amico mentre cercava di nascondere i capelli sfuggiti dagli altri, fissati alla sommità della nuca, sotto la bandana che portava sempre fuori dal set per evitare che si scompigliassero. Cosa diavolo gli era preso tutto d’un tratto?

“Che stai guardando?”. Fece qualche passo in avanti e scosse lentamente il capo con una piccola risata. “Te l’avevo detto che i computer sono molto più pericolosi del bungee jumping… inizi a navigare in Internet e non riesci più a staccar…”.

“Orli”.

Il giovane attore si bloccò di colpo. Il tono che aveva usato Viggo per chiamarlo non era stato esattamente rassicurante. L’avrebbe definito… lugubre.

“Cosa…?”, rispose quindi, con un leggero timore. Si, i computer gli mettevano decisamente ansia.

L’altro emise un profondo sospiro, poi parlò di nuovo.

“Ecco… qui c’è… ad esempio… qualcosa di cui tua mamma non ti parlerebbe mai”.

Pausa.

“E che nemmeno la mia”, aggiunse con un filo di voce “mi farebbe vedere”.

 

--

 

Orlando si chinò verso lo schermo.

“E’ un sito…”.

“Già”.

“Ma che lingua è?”.

“Credo italiano”.

“Oh già, dimenticavo che sei un esperto in questo campo”.

“E’ che assomiglia molto allo spagnolo. Poi conosco qualche parola”.

“E quindi?”.

Per tutta risposta Viggo fece scorrere la barra al lato della pagina, senza dire più nulla. Orlando non capiva ancora cosa l’avesse sconvolto tanto.

“E’ su noi due… cioè, intendo… su Aragorn e Legolas”, proseguì allora, continuando a guardare attentamente il monitor. “Qual è il problema? Ce ne sono tantissimi, ormai, da quando è uscito il primo film…”.

L’uomo annuì.

“Certo. Ma non so se hai guardato bene il nome della pagina”.

Orli alzò le sopracciglia, chiedendosi che sarebbe cambiato dopo averlo letto.

“Mh… Wicked…”, iniziò, ma si arrestò prima di pronunciare il titolo per intero. Viggo abbassò un attimo la testa, poi volse lo sguardo su di lui.

“Allora?”.

Il ragazzo serrò le labbra. Deglutì. Ma no, non poteva trattarsi di quello che stava pensando…

“Ma vuoi che… cioè…”, balbettò, sentendosi la gola improvvisamente arida. “… perché avrebbero dovuto… insomma… ”.

L’altro si scostò i capelli dal viso, poi tornò a far muovere il cursore sui links. Non sapeva che dire ad Orli. Non gli venivano davvero le parole, anche se… non sapeva spiegarne il motivo.

Doveva ammetterlo, aveva già sentito parlare dello slash, in passato. E alcune volte gli era anche capitato di imbattersi personalmente in fanpages dedicate a personaggi maschili del mondo del cinema, dei libri o della tv.

Ma visti insieme, come coppia.

Si, coppia. In quel senso lì.

Implicazioni amorose…

Sesso.

Quelle cinque lettere gli risuonarono nella mente, simili ad un’eco, e come immediata conseguenza di quel pensiero poté udire distintamente i battiti del proprio cuore accelerare…

“Viggo…”.

Orli aveva ripreso a parlare.

“Guarda… lì”.

L’interprete di Aragorn vide che una nuova pagina si stava lentamente caricando. Aveva cliccato sulla sezione ‘gallery’… presumendo che contenesse immagini.

Si chiese perché l’avesse fatto.

Avrebbe potuto riderci sopra e uscire…

Fare una battuta, chiudere la finestra. Sicuramente Orlando sarebbe scoppiato a ridere con lui… probabilmente gli avrebbe risposto con un’altra battuta, e la cosa sarebbe finita lì.

E invece…

“Orli… ”.

Ma le parole gli morirono in gola.

Come guidato da un’entità che stava agendo contro la sua volontà, Viggo aprì ogni file della pagina. Tutti quanti, uno per uno. Poi, dopo che ebbe finito, passò alle altre sezioni.

Legolas e Aragorn. Ovunque.

Insieme, in un letto… seminudi.

Oppure abbracciati.

Che si baciano.

Orlando, fermo accanto all’amico, era rimasto in assoluto silenzio. E continuò a non dire nulla anche quando Viggo arrivò, dalla sezione links, ad altri siti in lingue inglese. Pagine dove abbondavano sia storie e racconti sui loro personaggi in rapporti molto più che amichevoli che disegni, tracciati fin nei minimi dettagli. E poi, fotomontaggi realistici. Troppo realistici. E non solo su Legolas e Aragorn, ma anche su loro due.

Come Orlando Bloom, e Viggo Mortensen.

“B-beh…”.

Il ragazzo provò a schiarirsi la gola, ma qualcosa non andava.

“… abbiamo delle fan che… uhm, sono molto… molto… ”.

Si rese conto di aver la voce che tremava leggermente.

No, c’era qualcosa che proprio non andava.

“… ecco, fan… fantasiose”.

L’amico fece un piccolo cenno col capo, quasi impercettibile. Non si girò verso Orlando.

“… si, lo credo… anch’io”.

Viggo allontanò le dita dal mouse. Anche lui non aveva usato il tono di sempre, e nella stanza calò improvvisamente un silenzio pesante, rotto solo dai leggeri ronzii degli insetti provenienti oltre la finestra, dal giardino illuminato dal caldo sole della primavera neozelandese.

Orlando chiuse gli occhi. Era imbarazzato, molto imbarazzato. Ed era qualcosa che lo frastornava. Lui, che molto difficilmente si trovava a disagio… che era sempre stato convinto che niente avrebbe mai potuto lasciarlo senza parole, adesso si trovava in una situazione che non avrebbe mai e poi mai immaginato. Certo, provava un sincero affetto per Viggo e l’aveva più volte ammesso ai media senza problemi… spesso aveva addirittura fatto qualche battuta sulla natura dei sentimenti che provavano l’uno verso l’altro, ma eran cose che non gli avevano mai creato difficoltà. Per questo non riusciva a capire.

Cosa diavolo aveva? Perché non era capace di riderci su, questa volta?

Ma soprattutto…

Perché non riusciva ad andarsene, a staccare le dita dallo schienale di quella maledetta poltrona?

“Però… devo dire che… disegnano bene. Anche a scrivere… ehm, son brave”.

La voce apparentemente rilassata di Viggo arrivò d’improvviso a rompere quell’atmosfera tesa. Orli sbatté le palpebre una volta, come risvegliandosi da un sogno ad occhi aperti.

“Co… cosa?”.

“Sì… mh, credo che… dovremmo esserne lusingati”.

Finalmente le mani di Orlando riuscirono a lasciare la pelle scura del rivestimento della poltrona.

“Lusingati? Aspetta, parliamone…”, esclamò, passandosi una mano prima sulla fronte, poi sul collo nudo, lasciato scoperto dal colletto della tunica azzurra che aveva allentato poco prima. Nonostante tutto, e nonostante avesse i capelli raccolti sotto la bandana, il caldo stava iniziando a diventare sempre più opprimente.

Perché era il caldo che stava iniziando a fargli girare la testa…

Sicuramente… era così…

“Orlando… stai bene?”.

Viggo si era improvvisamente alzato, e lo stava fissando con un velo di preoccupazione negli occhi. Orli gli mostrò un breve sorriso, cercando di nascondere il proprio, crescente disagio.

“Si si, tranquillo… ”.

“Guarda che non dicevo sul ser…”.

“Non c’entra niente quello”.

L’amico spostò lo sguardo a lato, spiazzato dalla risposta brusca dell’amico. Se non fosse che ormai poteva dire di conoscerlo bene, in quel momento Viggo avrebbe giurato che Orlando si fosse sentito imbarazzato.

“Senti, io credo che sia normale che le nostre fans abbiano delle… ecco, fantasie su di noi”, mormorò quasi a bassa voce, pacatamente. “Lo sai anche tu in quali tipi di classifiche siamo entrati a far parte… quindi immagino che dovremmo considerare la cosa da un… punto di vista positivo”.

“Punto di vista positivo?”, ripeté subito l’altro, rialzando la testa. “E quale sarebbe?”.

Viggo riuscì a puntare nuovamente gli occhi nei suoi.

“Mi spieghi perché la prendi così?”.

“Così come?”.

“Così seriamente”.

“Vuoi dire che sei contento che mezzo mondo immagini che esista una relazione tra noi? Posso anche arrivare ad accettarlo fra i nostri personaggi, ma… ”.

“Non sono contento, ma non ci possiamo fare molto. E poi non sei tu il primo che ha sempre scherzato sulla nostra amicizia?”.

Viggo non accennava a distogliere lo sguardo da quello di Orli. Lui socchiuse le labbra, ma anche se aveva tutta l’intenzione di ribattere, non riuscì a dire niente.

Era venuto a ricordarglielo anche lui. Questa volta, non era stato capace di reagire come avrebbe fatto il solito Orlando…

“Lascia perdere…”.

Viggo lo osservò girarsi e fare qualche passo nella stanza. E mentre lo guardava si portò una mano al petto, per poi spostarla, dopo qualche istante, sul collo. Fece scorrere le dita sulla pelle, più volte, nervosamente…

Già, fino a quel momento aveva nascosto tutta la sua agitazione. Sapeva di essere bravo. Orlando invece, inaspettatamente, ci riusciva meno bene. Non sapeva ancora dire se quello che aveva visto prima negli occhi del collega era stato imbarazzo, ma di sicuro non gli era mai capitato di vedere l’amico così agitato.

Così come non aveva mai pensato che una situazione come quella potesse fargli riprovare delle sensazioni che aveva sempre interpretato come pure suggestioni…

A quel pensiero, il tocco delle dita sul proprio collo si fece più pesante.

In quei mesi trascorsi lì, in Nuova Zelanda, a girare i tre film, Viggo non aveva potuto fare a meno di provare spesso una certa… ammirazione, per Orlando. Ma non solo per l’incredibile velocità con cui era stato capace di imparare nuove nozioni, per la passione che ci aveva sempre messo in ogni singola cosa che facevano o per l’entusiasmo che mostrava verso la vita. Certo, naturalmente anche per quello. Ma finché si trattava della personalità di Orlando e del suo modo di essere, ciò che Viggo provava poteva davvero essere definito solo ammirazione.

Ma oltre a quello…

Deglutì, socchiudendo gli occhi. Li riaprì, e fece un respiro profondo.

Osservò ancora una volta Orli, fermo a pochi passi da lui, di schiena. La tunica azzurra che scendeva, come un’onda morbida, lungo i suoi fianchi, fino a metà coscia. Le gambe snelle, dai muscoli torniti ma sinuose, leggermente divaricate. Quel collo dalla pelle chiara, quasi lattea in confronto alla propria…

Guardava il ragazzo davanti a sé, ma si ritrovò a cercare di ricordare il corpo che tante volte aveva visto nei camerini prima di vestirsi per le scene, in sala trucco o durante i week-end in spiaggia…

Perfetto.

Assolutamente perfetto.

Sensuale…

Eccitante.

Dio, si disse immediatamente, scuotendosi da certi pensieri e portandosi la mano dal collo fin sopra gli occhi. Iniziò a massaggiarli con un movimento circolare.

No…

Non poteva ricominciare a sentire certe cose per Orli solo a causa di qualche stupida pagina web…

No, non poteva. Provare ancora quelle sensazioni.

L’attrazione… di due anni prima.

Perché di attrazione si trattava.

Pura, semplice.

Rovente, e crudele.

L’interpretazione di Legolas fatta da Orlando l’aveva colpito subito. O meglio… così come le milioni di fans di Orli erano rimaste immediatamente conquistate dal fascino leggiadro del suo personaggio, anche Viggo non era riuscito a sfuggire a quella magia. E’ impossibile rimanere indifferenti, si era detto a quel tempo. Aveva infatti provato a convincersi che si trattasse unicamente di suggestione. Una profonda immedesimazione nei personaggi. Oppure, che Orli fosse semplicemente, dannatamente troppo bravo per non riuscire ad affascinare anche un uomo.

E come se non bastasse, col tempo, le settimane… i mesi passati da un capo all’altro del mondo a promuovere con il resto del cast i due film, Viggo si era reso conto di quanto Orli e Legolas fossero, per certi versi, molto simili. Due facce di una stessa medaglia. Perché se da un lato avevano alcuni aspetti del carattere agli opposti, per altre cose sembravano talmente vicini…

Ed era stato proprio questo, un contrasto così equilibrato ma allo stesso tempo accattivante e terribilmente seducente, ad iniziare a far nascere certi pensieri nella mente di Viggo. Certe sensazioni. Un’attrazione fortissima verso un ragazzo che più che un semplice attore, pareva un angelo caduto…

Forse era tutto sbagliato. Cazzo, lui aveva avuto una moglie… aveva un figlio. E adesso si era preso una sbandata per un amico che aveva quasi vent’anni meno di lui, ed appena una decina più di Henry. Anche Orlando poteva essere suo figlio.

Pazzesco. Sì, forse avrebbe davvero dovuto cercare di scacciarli ancora, quei pensieri, come già aveva fatto… ma la strana reazione di Orli l’aveva fermato. Come se…

“Senti… ”.

Un presentimento.

“… forse hai ragione. Me la son presa troppo…”.

Viggo abbassò il braccio. Orli si voltò lentamente.

“… E’ vero… ho scherzato spesso su di noi. Ed è stato divertente, no?”. Orlando ridacchiò, e le labbra gli si allargarono in uno dei suoi soliti, solari sorrisi. “Ti ricordi a Cannes?”.

L’uomo gli ricambiò lo stesso sguardo divertito. “Certo”, rispose quindi, estraendo e rinfoderando la spada di Aragorn che finalmente, dopo quasi un anno, aveva potuto riprendere in mano. “La prima, storica volta in cui abbiamo scioccato la tv. Ora capisco perché le francesi sono le nostre fan più accanite… ”.

Orlando scoppiò in una sonora risata.

“Già, non ci avevo mai pensato!”.

“A quanto pare siamo una coppia perfetta per loro”.

“Non solo per loro”.

“Oh beh certo, anche per le italiane”.

“Ehehe…”.

“… Orli?”.

“Si?”.

“Ma tu… ”.

Un presentimento…

Era solo uno stupido presentimento, ma…

“… riusciresti a recitare una scena d’amore…”. Si fermò un attimo. “… con un uomo?”.

A quella domanda, i lineamenti del viso di Orli si contrassero per un attimo. O forse fu solo un’impressione di Viggo.

“Oh… beh…”.

Il ragazzo puntò gli occhi chiari a terra, ma immediatamente li risollevò, tornando rilassato. Allargò le braccia, e ridendo guardò l’amico.

“Dipende da quanti soldi mi offrono!”.

L’altro fece qualche passo in avanti.

“Seriamente, Orlando”.

“Eh?”.

Smise di ridere. E questa volta, il suo sguardo indugiò più a lungo sul pavimento asettico della stanza.

Perché Viggo gli aveva fatto una domanda del genere?

Cosa… voleva che gli dimostrasse?

Si passò una mano sulla bandana, facendo finta di sistemarsela. Era una strana situazione. E ancora più strano, anche se non nuovo, era quel magnetismo che lo attirava irrimediabilmente verso Viggo.

Qualcosa a cui non poteva resistere.

La verità era che l’amico era sempre stato il solo capace di spaventarlo. Molto più della tecnologia o degli sport estremi, pensò poi, con un breve sorriso. Una delle pochissime persone che non sempre aveva il coraggio di affrontare, ma dalla quale non poteva separarsi, allontanarsi. Non ci riusciva, nonostante avesse spesso tentato di farlo.

Orlando non era un tipo che sapeva nascondere ciò che provava, ma in qualche modo era sempre riuscito a non dire mai tutto ciò che pensava su Viggo ai media.

O ciò che sentiva per lui.

Scherzare sulla loro amicizia si era rivelata la cosa più semplice da fare. Un modo come un altro per non dire come stavano realmente le cose, e per cercare di convincere se stesso che quello che provava per Viggo era semplicissima ammirazione. Si, una sconfinata stima, e nient’altro.

“Sono un attore… ”.

Chiuse le dita a pugno, lungo i fianchi.

Ci aveva provato, a mentire a se stesso.

Tante volte.

“… e sono capace di recitare qualunque tipo di scena”.

Tornò a guardare Viggo, mentre un brivido gli percorreva la schiena. Aveva come l’impressione che i suoi occhi, limipidi come uno specchio d’acqua luminoso ma profondi come gli abissi scuri di un oceano, potessero leggergli dentro. Fin nella parte più nascosta della sua anima…

“No, non avrei problemi”.

Si, la verità era quella.

Ed era tornata a tormentarlo solo a causa di qualche… stupido sito.

Si sentiva talmente idiota…

“Davvero?”. L’uomo sfiorò nuovamente l’elsa della spada con il palmo della mano. “Beh… nemmeno io”.

Silenzio.

“Ti andrebbe di fare una prova?”.

Orli strinse le labbra per un istante, mordicchiandosele.

“Una… una prova?”.

“Sì. Tipo un esame teatrale”, continuò l’altro. Sul suo viso non traspariva alcuna emozione. “Come se tu fossi ancora alla Guildhall, ed io all’Acting Workshop”.

Dalla finestra entrava una leggera corrente d’aria. Viggo, vestito da Aragorn, si stagliava a qualche metro dal davanzale, controluce. Dietro di lui, il verde accecante dell’erba dava a quell’immagine una parvenza quasi irreale.

Orlando sorrise in modo forzatamente ironico, tentando di fargli credere che avesse accettato più una competizione che una proposta imbarazzante…

Perché era certo che quella non fosse una semplice sfida di bravura fra attori.

“Ok… ”.

Quasi senza rendersene conto, si ritrovò a camminare verso Viggo. Piano, molto piano.

Ad ogni passo, un respiro profondo.

E ad ogni respiro, i battiti che acceleravano.

Cazzo, li sentirà…

Li sentirà quando sarò più vicino, pensò.

L’espressione di Viggo non mutò fino a che Orlando non ebbe coperto la metà della distanza che li separava. Stette immobile a fissarlo, rapito, rendendosi conto di aver dato il via a qualcosa che nessuno dei due voleva interrompere.

Era una sciocca speranza la sua? Forse. Ma in ogni caso, lui non si sarebbe fermato. Non poteva farlo. Questa volta non era uno scherzo di Orli. Non lo stava assecondando in un’intervista. Non si stavano prendendo in giro sul set.

Non era nulla che assomigliasse a qualcosa che era successo in passato.

Gli tornò in mente quel sito italiano. Wicked Games…

E’ diventato davvero un gioco crudele, si disse.

Un gioco… che sta degenerando…

Cattivo…

Inevitabile.

Improvvisamente si mosse verso Orli. Arrivò davanti a lui, bloccandosi violentemente a pochissimi centimetri dal suo viso. Il ragazzo socchiuse gli occhi per lo spostamento d’aria, ma non staccò il contatto da quelli dell’amico.

I loro corpi si sfioravano. E i loro respiri caldi accarezzavano l’uno le labbra dell’altro.

“Sei sicuro… ?”.

Quello di Viggo fu solo un sussurro.

Orlando deglutì, socchiudendo la bocca.

“… certo”.

Senza attendere altre conferme, l’interprete di Aragorn accostò le dita sottili alla coscia di Orlando. Prese a salire, lasciando solo un minimo spazio fra la propria mano e il tessuto prima della calzamaglia, poi della tunica elfica che l’altro indossava sopra la pelle nuda.

Vide Orli dischiudere ancora la bocca. Quando gli era arrivato vicino, poco prima, Viggo era stato preso dall’impulso incontrollabile di prendere le sue labbra tra le proprie, ma era riuscito a bloccarsi appena in tempo.

Non voleva che quel momento si consumasse troppo in fretta. Intendeva gustarselo, attimo dopo attimo. Probabilmente sarebbe stata la prima ma anche l’ultima occasione, e solo quell’idea aveva rischiato di fargli perdere subito il controllo.

La mano di Viggo toccò il bordo della tunica argentata. Ne percorse la cucitura, per poi passare al profilo della mascella di Orli. La sua fu una carezza lieve, ma il ragazzo, a quel contatto, abbassò di poco la testa.

Non riusciva ad aspettare…

Dio, si sentiva come un ragazzino alla prima esperienza. Anzi, Viggo lo faceva sentire come un ragazzino alla prima esperienza.

Evitò i suoi occhi, anche se non sapeva se per la vergogna o per la paura di non riuscire più a tornare indietro. Perché quello era un punto di non ritorno. E perché sapeva che nello sguardo di Viggo avrebbe letto lo stesso desiderio che c’era adesso nel suo.

Imprigionato da sensazioni che ben presto non sarebbe più riuscito a contenere, ad un tratto sentì l’uomo sfiorargli la base del collo, poi i capelli. Dopo qualche istante, con un fruscio, la bandana che teneva sulla testa per proteggerla cadde sul pavimento. Una cascata di ciocche bionde gli si adagiarono sulle spalle.

Le dita ruvide di Viggo, invece, tornarono sotto il suo mento. Lo sollevarono.

“Legolas… ”, sussurrò, posando un bacio leggero sui suoi occhi. “… e Aragorn. Per regalare la più bella scena d’amore alle nostre fan... immaginale sedute in un cinema, a guardarci sullo schermo… “. Abbassò ancora di più la voce. Un sospiro, un ultimo bisbiglio.

“… tu ed io, davanti a mille spettatori… ”.

Orli annuì senza dire una parola. Si passò la lingua sulle labbra, spingendo il proprio viso nell’incavo del collo di Viggo ed inspirando il suo profumo. Non ci aveva mai fatto caso prima, pur standogli vicino. Era buono. Sapeva di mare, di cose lontane e nascoste, e per un attimo non capì più nulla.

Inebriato, si gettò su di lui affondando una mano nei suoi folti capelli scuri.

Viggo trasalì. Il caldo corpo di Orli contro il proprio cancellò all’istante ogni proposito di controllo e d’impeto strinse a sé l’amico, bloccandogli la vita con un braccio. L’altra mano percorse la schiena tesa, lentamente, e nel momento in cui arrivò al punto più basso poté sentire un brivido scuotere il ragazzo.

“Ah… n-non… ”.

“Shh”.

L’uomo sorrise, e con uno scattò impaziente scostò Orli da sé per poter appoggiare la propria bocca sul suo collo. Mosse le labbra e la lingua sulla pelle liscia sopra le clavicole, mentre Orlando si aggrappava spasmodicamente alle sue braccia.

Scese un poco, e arrivato allo scollo della tunica semi slacciata iniziò ad armeggiare con i ganci per aprirla completamente.

Il respiro di Orli si fece più veloce. Piccole gocce di sudore gli ricoprivano la fronte, mentre all’altezza dell’inguine la calzamaglia si era fatta d’un tratto più stretta. L’eccitazione stava prendendo il controllo del suo corpo e Orlando lo sapeva, così come sapeva che anche Viggo se ne rendeva perfettamente conto.

Il ragazzo fece un’ulteriore pressione sul suo ventre, sentendo sotto ad esso il rigonfiamento di Viggo premere contro il proprio.

“Vig… ”, ansò, chiamandolo. Ma l’uomo era occupato a ricoprire il suo petto di altri baci, sostando a lungo sui punti maggiormente sensibili. Solo alla fine di questa dolce tortura tracciò con le labbra una scia da un capezzolo fino alla spalla opposta, facendo quindi scivolare le dita sotto la tunica ormai spalancata. Circondò i fianchi dell’amico con le mani, poi cercò i suoi occhi.

“Sei… sei un bravo attore, lo sai?”, mormorò allora Orlando, stendendo il palmo di una mano sul petto dell’uomo e tentando disperatamente di controllare i propri respiri. “Molto… bravo…”.

Accennò un sorriso. Quasi timidamente, accostò le dita alla guancia di Viggo.

Per tutta risposta lui rafforzò la stretta intorno al suo corpo sottile, mentre un braccio si sollevava per avvicinare il viso del ragazzo al proprio.

“Anche tu… però… “.

Lo fissò.

“… l’esame… non è ancora finito… ”.

Senza alcun preavviso l’uomo spinse Orlando all’indietro, costringendolo a crollare, dopo qualche metro, sopra ad un piccolo divano posto contro la parete della stanza, appena di fianco alla porta.

Si ritrovarono così l’uno sopra l’altro. Le gambe di Viggo, leggermente aperte, imprigionavano quelle di Orlando impedendogli di muoversi, e nel contempo il corpo dell’uomo lo schiacciava contro i cuscini scuri sotto di loro. Nonostante avesse ancora addosso i vestiti era caldo. I suoi occhi color del cielo erano, adesso, ubriachi di desiderio…

Orlando gli circondò le spalle con le braccia, ma sentendo l’eccitazione dell’amico crescere ancora accostò d’improvviso la bocca alla sua, impaziente. Senza farselo ripetere, Viggo catturò le labbra sottili del compagno.

Fu l’inizio di un bacio appassionato, che proseguì a lungo senza che né Orli, né Viggo lo interrompessero per riprendere fiato. La loro era una foga convulsa, quasi disperata, e le mani di entrambi percorrevano il viso e il corpo dell’altro con un’ incontrollabile, insaziabile fame.

Di colpo, però, Viggo si sollevò dal viso di Orli, e appoggiò le cosce sulle gambe piegate. Levò con pochi, veloci movimenti la casacca, la cintura con la spada e la maglia leggera del costume di Aragorn, abbandonandoli a terra, poi, col fiato corto, si chinò nuovamente su Orlando. Le ciocche castane gli scendevano lungo le guance come piccole onde scure, leggermente scompigliate, ed il viso stravolto guardava il ragazzo come se da lui solo dipendesse la sua sopravvivenza.

“Ti voglio, Orlando… ”, mormorò con voce roca, portando le mani alla chiusura dei pantaloni. “A… adesso… ”.

Orli poteva vedere il proprio petto, madido di sudore, alzarsi e abbassarsi velocemente. Troppo velocemente. Guardò con la vista annebbiata dall’eccitazione il corpo abbronzato e perfetto dell’amico seduto sopra i suoi fianchi, e percependo nuovamente quella pressione su di sé emise un lieve gemito di piacere.

Dio…

Lo voleva anche lui, cazzo… eccome se lo voleva…

Non aveva mai voluto nient’altro, nessun’altra donna con la stessa, bruciante intensità.

Con lo sguardo fisso davanti a sé, quasi in trance, allungò le mani verso l’inguine di Viggo, per aiutarlo ad aprire i pantaloni. Ma arrivato a toccare le sue dita, incredibilmente calde, si ritrasse di colpo, come se invece della pelle dell’attore avesse sfiorato qualcosa di incandescente.

Viggo sollevò piano gli occhi. Anche lui, come Orlando, era arrivato a non capire più esattamente cosa stesse facendo, e solo quando incontrò lo sguardo confuso dell’amico riuscì ad uscire dal labirinto di sensazioni che gli avevano fatto perdere il controllo. Tornò alla lucidità, mentre il silenzio denso della stanza gli rimbombò nella mente, stordente e pesante, come se avesse suono.

“O… Orli…”.

“Vig… ”.

Il ragazzo fissò un attimo l’uomo, poi abbassò la testa. Il respiro era ancora veloce, il viso lucido, illuminato dal chiarore dei raggi del sole di mezzogiorno che entravano dalla finestra dall’altra parte della stanza.

“… Cosa… cosa sto facendo… ”, sussurrò.

Viggo osservò le labbra di Orli dischiudersi per pronunciare quelle parole con un filo di voce. Rimase in silenzio, ma dopo pochi istanti, con un profondo sospiro, si chinò su di lui. Era riuscito a fermarsi, è vero, ma il suo corpo non aveva ancora dimenticato di essere seduto sopra quello dell’amico.

Orli se ne accorse, ed allarmato rialzò lo sguardo puntandolo sul viso di Viggo. Immediatamente si sentì avvampare. A quanto pare, nonostante tutto, nemmeno lui aveva dimenticato di essere ancora prigioniero delle sue gambe, che gli serravano il bacino senza via di scampo…

Ma cosa… cosa poteva fare?

“… recitando… ”, mormorò quindi l’uomo, rispondendo alla sua domanda e mostrandogli un sorriso appena accennato. “… stiamo recitando, Orli… ”.

Il ragazzo deglutì, cercando di non fare caso all’impercettibile movimento che Viggo stava compiendo sulle sue anche. Aveva infatti iniziato a spostarsi ritmicamente avanti e indietro, esercitando ogni volta una pressione differente sul suo basso ventre.

“Lo… l-lo sai che non è una recita. Non è… m-mai stata una recita… ”, balbettò con fatica, trattenendo un sospiro.

Viggo chiuse un attimo gli occhi, e mentre si abbassava ulteriormente su Orlando facendo aderire il suo petto chiaro con il proprio, un flusso di piacere lo attraversò.

“Ah… e quindi… vorresti farmi credere che…”. Si interruppe per poco, giusto il tempo di prendere possesso delle sue labbra e della sua lingua. “… che… che vuoi che mi fermi?”, concluse poi, staccandosi, con un soffio di fiato. Rivolse ad Orlando un’occhiata divertita e maliziosa allo stesso tempo.

“Stai tranquillo…”, mormorò quindi con un sussurro, senza aspettare la risposta alla domanda che aveva appena fatto. “… Non dirò nulla a tua madre…”.

A quell’ultima frase, Orli non poté fare a meno di sorridere. Sentendo le parole dell’uomo vicinissime al proprio orecchio, però, rabbrividì, mentre la voce sensuale di Viggo gli entrava nuovamente nella testa. Dio, una droga… era una droga per lui. Si domandò come avesse fatto, fino a quel momento, a resistere senza sentirla più tutti i giorni, quella voce, come ai tempi delle riprese. Senza che fluisse nelle sue vene, ubriacandolo.

Con uno scatto violento si liberò dalle gambe dell’attore, invertendo le posizioni e stringendo le ginocchia contro le sue anche. Non poteva fare a meno di volerlo contro il proprio corpo, non riusciva a fermarsi, non poteva…

No, non voleva fermarsi. Non voleva che lui si fermasse.

E per le domande, per tutti i perché, ci sarebbe stato tempo.

“N-no… non… voglio che tu ti… ”.

“… aspetta”.

Orli sbatté le palpebre un paio di volte, sorpreso. Viggo sembrava star ascoltando qualcosa. Lo vide rimanere immobile per pochi secondi, poi sospirare.

Infine, con uno sguardo piuttosto frustrato, riabbassò il capo su di lui.

“Arriva qualcuno”.

 

--

 

Elijah rise.

“Conoscendo Orli, di sicuro si sarà scordato che gli avevo detto di trovarci da me”.

Billy, Sean e Dominic, che camminavano dietro di lui nel corridoio degli studios che stavano attraversando, si guardarono. Tutti e quattro, vestiti da hobbits anche durante le pause per motivi di risparmio di tempo nella fase trucco, erano decisamente buffi a vedersi. 

“Ma si”, esclamò Dom. “Se poi è andato prima da Viggo, vedrai che saranno ancora lì a parlare… ”.

Billy annuì, e scambiandosi un’occhiata con l’amico ridacchiò. Dopo pochi istanti tornò serio.

“Quei due… sono inseparabili… ”, mormorò quindi, rivolgendosi ai tre amici. Era un po’ incerto. “Cioè… è sempre stata una mia impressione o… ecco… ”.

Sean lo fissò, incuriosito.

“O cosa?”.

“Mh… beh… no no, nulla… ”.

“Avanti, adesso ce lo dici!”. Dominic afferrò un braccio di Billy, aggrappandosi a lui. “Mi manca qualche pettegolezzo!”.

“Ma che pettegolezzo”, scosse la testa Sean, incredulo. “Adesso volete dirmi che pensate che ci sia qualcosa fra Viggo e Orli? Ma perfav… ”.

“Ecco esatto!”, lo interruppe Dom, illuminandosi. “Questo è proprio un bel pettegolezzo!”.

Billy lo fissò un attimo, e non riuscendo a trattenersi scoppiò un’altra volta a ridere.

“Ahhh ma ti ricordi cosa raccontavano nelle interviste? Ora capisco taante cose… per non parlare di quello che era successo a Cannes l’anno scorso!”.

“Si!!”. Dominic gli strinse la spalla con una mano, sempre più divertito. “Magari adesso entriamo e li cogliamo sul fatto… ”.

“Ma dai *quel* fatto?! Potrei scioccarmi!”.

“Ma ti immagini??”.

“E se lo scoprissero i giornalisti?”.

“E le fan di Orli?”.

“Mio dio, sai la tragedia!?!”.

Sean si passò una mano fra i capelli, e mentre Dom e Billy continuavano a ridere fece un profondo sospiro, accompagnato da un sorriso rassegnato.

“Deficenti… ”, commentò con tono ironico ma affettuoso. Sollevò quindi gli occhi su Elijah che, davanti a loro, non aveva nemmeno aperto bocca durante la discussione.

“E tu che ne pensi Lij?”, gli domandò così, arrivando accanto a lui. “Vig e Orli han sempre scherzato… e poi, insomma, li conosciamo… Viggo ha Harry, e Orlando ha sempre avuto milioni di ragazze… ”.

Il giovane attore si voltò verso l’amico. Sembrava perso nei propri pensieri, ma quando puntò su Sean i suoi grandi occhi azzurri gli mostrò solo un sorriso rassicurante.

“Credo… che si divertano a scherzare, certo. E anche Billy e Dom, non preoccuparti”. Fece una pausa, e tornando a guardare davanti a sé accelerò il passo. “Vig e Orli sono… solo grandi amici, si”, ripeté ancora, quasi per rassicurare se stesso.

Sean lo fissò. Fece per fargli un’altra domanda, ma erano ormai arrivati davanti alla porta della stanza dove ultimamente Viggo trascorreva i momenti liberi dalle riprese, ed Elijah si bloccò di colpo. Il ragazzo allungò la mano sulla maniglia, la girò, e spinse.

La parete di sinistra era inondata dalla luce calda del pomeriggio. Dall’altra parte, la sagoma scura del profilo di Viggo si stagliava davanti alla finestra aperta. Era seduto al computer, e sembrava parecchio concentrato. I capelli scuri assumevano riflessi quasi ramati verso l’esterno, ed una leggera brezza, ad intervalli regolari, li faceva sollevare fra i raggi del sole che attraversavano l’aria come coni di luce proiettati su un palco.

“Ehi”. L’uomo si girò. Sorrise brevemente. “Stavate cercando Orli?”.

Elijah rispose al sorriso.

“Ehm, si… vedi… ”.

“Oooh, e pensare che eravamo SICURI che fosse qui con te”, disse improvvisamente Dominic con un sorrisone, prima di ricevere una tenerissima gomitata nelle costole da Sean, che lo fulminò con lo sguardo. L’alter ego dell’hobbit Merry soffocò un gemito di dolore, e gettando un’ingenua occhiata di spiegazioni all’amico si massaggiò il fianco. Billy ridacchiò.

Viggo li fissò senza capire, poi tornò a rivolgersi ad Lij.

“So che doveva venire da te, è stato qui fino a dieci minuti fa… probabilmente vi siete anche incrociati sul tragitto senza vedervi”, spiegò. “E’ che solo prima si è ricordato di averti detto che sarebbe passato… ”.

Senza far caso ad una nuova serie di risate sommesse di Dom e Billy dovute alla conferma che Orli era rimasto davvero solo con Viggo per tutta la pausa, in quella stanza, e che soprattutto tutto ciò poteva suggerire molte ipotesi interessanti, Elijah alzò le spalle.

“Ci avevamo scommesso. Orli è sempre lo stesso”.

“Mh, già”.

Per un po’ nessuno disse nulla, fatta eccezione per Dominic che continuava a parlottare con Billy, mentre Sean, imbarazzato, tentava di farli smettere.

Elijah sembrava studiare Viggo, inspiegabilmente. Solo poi, sollevando piano una mano, si scosse dai suoi pensieri.

“Allora, è meglio che andiamo… “, lo salutò. “Di sicuro Orli starà aspettando noi, adesso”.

Pronunciò quella frase lentamente. Vig annuì. Come se si fossero scambiati dei messaggi mentali, Lij lo fissò un’ultima volta prima di girarsi. A lungo. L’amico sostenne quell’occhiata, ma ad un certo punto si voltò nuovamente verso lo schermo del computer, di colpo.

“Sisi, andiamo, è meglio”, borbottò Sean in quel momento, spingendo Dom e Billy verso la porta. “Mi sa che vi ci vuole un po’ d’aria”.

I due si guardarono.

“Ma no, cosa dici?”.

“Stiamo benissimo!”.

Sean scosse il capo.

“Si, certo…”.

Prima di seguire gli amici, che tornati nel corridoio avevano già ripreso a ridere, si fermò per richiamare Elijah.

“Lij, vieni?”.

L’interprete di Frodo non si girò.

“Si… tra un attimo”.

“Ok, ti aspettiamo dopo il corridoio”.

La porta si richiuse, ma il ragazzo rimase immobile. L’altro lo imitò.

Viggo si chiese cosa stesse aspettando Elijah. Lo sguardo indagatore che gli aveva rivolto prima lo aveva messo in soggezione, e adesso ci capiva sempre meno.

C’era un’atmosfera strana nell’aria, ma nessuno dei due sapeva spiegarne la ragione. Vig ovviamente aveva tentato di sembrare il più naturale possibile quando gli avevano chiesto di Orlando, e la tensione per la recita appena sostenuta si stava lentamente scaricando. Non era stato facile rivestirsi in due minuti netti e sedersi sulla poltrona facendo finta che non fosse successo nulla. Che il suo corpo non avesse provato nulla… e non era stato facile nemmeno lasciar andare Orli, facendolo uscire dalla finestra, quando entrambi sapevano perfettamente che non si sarebbero mai fermati se non fossero stati interrotti.

Vig strinse con forza le dita di una mano appoggiata sulle gambe, chiudendole a pugno.

Dannazione, pensò.

Si ritrovò a sperare ardentemente che quella non fosse stata davvero l’unica occasione.

E che anche Orli, in quel momento, lo stesse desiderando quanto lui…

Mosse piano gli occhi chiari verso Elijah. Aveva iniziato a camminare dietro alla poltrona, vicino al davanzale della finestra. Il suo passo, solitamente appesantito dai piedi da hobbit, questa volta era appena percettibile sopra le piastrelle grigie del pavimento.

Ma no…

No.

Come poteva Lij aver capito cos’era successo?

Era assurdo, lo sapeva, ma quel pensiero lo aveva ugualmente sfiorato. Aveva sfiorato Viggo più volte durante la silenziosa analisi che l’amico gli aveva fatto, osservandolo. Che gli stava ancora facendo, simile ad un investigatore che studia un criminale durante un interrogatorio.

Lo scorse con la coda dell’occhio, vicino ai vetri aperti, e subito si portò una mano alla testa, dandosi dell’idiota. Probabilmente era solo una sua impressione. Anzi, sicuramente era così.

Erano stati tutti, per così tanto tempo, ognuno sotto gli occhi dell’altro che qualunque cosa, anche privata, che riguardava uno di loro, dava l’impressione di essere automaticamente conosciuta anche dal resto del cast. Non era bella, ma a quel punto era una sensazione inevitabile.

Fra amici non c’era mai stato nulla da nascondere. E quella era una delle cose che li aveva resi ancora più uniti, durante quei mesi.

Nulla da nascondere. Nulla a cui pensare se non, naturalmente, recitare.

Sorrise. Avrebbe voluto tornare indietro, infinite volte. Non negava che spesso si era rivelato anche faticoso, ma quel periodo era stato fra i più sereni di tutta la sua vita. Non sarebbe stato facile dimenticarlo. E non solo perché aveva conosciuto Orlando.

Conservò quella linea malinconica sulle labbra e dopo un po’, sospirando, tornò a vedere dove fosse Lij.

Si, era stata decisamente solo un’impressione. Lui non poteva sapere…

“Vig… ”.

Elijah, tornato al centro della stanza probabilmente per dirigersi verso la porta e uscire, si era nuovamente fermato. Si chinò a terra e Viggo, ormai tranquillo, fece girare la poltrona verso di lui. Quando però il ragazzo si rialzò, notò che teneva qualcosa fra le mani.

L’uomo fissò l’oggetto che Lij aveva raccolto, e quando lo riconobbe il suo cuore saltò un battito.

“La bandana di Orli… ma perché è qui?”.

Viggo sussultò.

“Oh… ”.

“Non dovrebbe toglierla mai durante le… ”.

S’interruppe, ma non trascorse più di una manciata di secondi prima che lentamente, con gli occhi blu sgranati, risollevasse il capo.

Terminò la frase, ma il suo fu solo un mormorio.

“… pause”.

Come risvegliandosi stordito da un sogno, sbatté le palpebre più volte. Dopodiché, frettolosamente, riconsegnò il pezzo di stoffa a Viggo, e raggiunse la porta in poche falcate.

La aprì. Sotto lo sguardo shockato dell’uomo farfugliò un ultimo saluto prima di richiuderla alle proprie spalle. Una volta fuori, restò con la schiena appoggiata alla superficie chiara forse per un minuto, respirando profondamente. Sembrava star riprendendo fiato alla fine di una corsa.

E’ che…

Dio, solo in quel momento. Solo in quel momento se n’era ricordato.

Non sapeva perché. Davvero, non ne aveva idea.

Forse per i discorsi che avevan fatto Billy e Dom.

Forse per la bandana abbandonata sul pavimento, proprio come quella volta.

O forse, più semplicemente, perché nemmeno lui era stato molto lucido, quella sera.

Già… quella sera.

Elijah chiuse gli occhi. Una serie di immagini nitide, solo a tratti sfocate ai lati, gli passarono davanti. Sembravano provenire da un passato molto, troppo lontano, anche se in fondo si trattava solamente di due anni prima. Nella sala privata di quel pub, a Wellington. Quella sera di febbraio. Quando avevano bevuto una serie interminabile di drinks a base di vodka dai nomi indicibili, tipicamente neozelandesi.

Lui, Karl, Sean Bean, Orli e Viggo, mentre Dom, Billy e Sean avevan deciso di tornare prima, bevendo giusto il primo drink. Più tardi eran stati raggiunti da Bean e Karl, ancora piuttosto sobri, mentre lui si era semplicemente allontanato per poco più di mezz’ora a salutare delle fan, nel locale.

“Lij!”.

Sean lo stava chiamando.

Sospirò. Aveva rimosso ogni cosa. Infatti, nonostante non avesse perso totalmente la lucidità, a quanto pare la mattina dopo si era risvegliato senza ricordare più come si fosse conclusa la serata. E la cosa assurda era che non se l’era mai nemmeno domandato. Neppure gli altri, probabilmente.

“Lij! Ci sei?”. Sean lo chiamò ancora, per poi apparire in fondo al corridoio. “Che stai facendo?”.

Finalmente, l’altro girò il capo verso di lui. Annuì piano.

“Arrivo… ”.

Si staccò pesantemente dalla porta.

Di sicuro non se l’erano domandato.

Ma lui…

Lui… come aveva fatto a dimenticarlo?

Quello che aveva visto, rientrato nella sala.

Vig, e Orlando.

Praticamente nudi, sul pavimento accanto ai divani.

L’inseparabile bandana di Orli lì, a pochi passi dal resto dei vestiti.

Loro due, l’uno sopra l’altro.

Che si baciavano.

E…

“Dai, fra venti minuti dobbiamo già riprendere!”.

Il tono di Sean era ormai supplichevole.

Lij accelerò il passo. E mentre camminava, spedito, verso l’interprete di Sam, si ritrovò a sorridere.

Poteva esser capitato solo quella volta a causa dell’alcool e per pura attrazione fisica, è vero, ma improvvisamente ebbe la netta sensazione che i deliri di Dom e Billy non andassero poi tanto lontani dalla verità. Perché se qualcosa era veramente accaduto, quel pomeriggio, in quella stanza, e senza l’aiuto di qualche bicchiere di vodka, beh… non ne sarebbe stato affatto sorpreso. Aveva sempre pensato che Vig e Orli fossero una bella coppia, in realtà. Anzi, perfetta, nonostante fossero due uomini. E anche in quell’istante, sorprendentemente, gli sembrò la cosa più naturale del mondo immaginare che stessero insieme.

Elijah lo sperò sul serio.

Raggiunse Sean, e dentro di sé scoppiò a ridere. No, le fan di Orli non sarebbero state per niente felici.

 

--

 

Appena fuori dallo studio, in piedi fra l’erba, una figura slanciata alzò gli occhi verso il cielo terso.

Aveva appena finito di riabbottonarsi la tunica azzurro-argentata che indossava. Una casacca sui toni del sottobosco era invece stretta sotto il suo braccio.

Sembrò star pensando a qualcosa. I suoi occhi riflettevano il colore dello spazio libero sopra la sua testa, mentre un vento non troppo forte scompigliava i lunghi capelli biondi.

Sentendo l’aria calda sfiorargli la pelle, parve scuotersi.

“La bandana!”.

Orlando si portò le dita alla nuca, ma invece di mostrarsi preoccupato scoppiò subito a ridere. Una risata cristallina, e bellissima.

Allargò le braccia, assaporando il tepore della luce sul viso senza però interrompere la dolce linea di gioia che gli si era formata sulle labbra perfette.

“I truccatori mi uccideranno”.

 

--

 

Italia, provincia di Milano

Qualche mese dopo, tardo pomeriggio…

 

Aprì il programma di posta elettronica, ed aspettò che il modem si collegasse.

Tamburelleva le dita sul tavolo, ascoltando annoiata il ronzio del computer. La solita ventola. Doveva ricordarsi di chiedere a suo fratello di sistemarla, prima o poi.

Sbadigliò, e solamente quando le mail iniziarono a comparire in rapida successione sullo schermo il suo viso si illuminò. Quello era decisamente il momento migliore della giornata.

Scorse velocemente i messaggi delle mailing lists, poi dedicò qualche minuto a quelli privati. Un altro click del mouse, e arrivò a leggere l’ultimo. Notò che si trattava di una notifica.

Guestbook Notify.

Sorrise. Un’altra firma sul Guestbook di Wicked Games. Ultimamente il sito stava andando molto bene, e lei non poteva che esserne soddisfatta. Da quando era uscito il secondo film, poi, le visite si erano praticamente moltiplicate.

Ancora un click. La pagina iniziò a caricare. Sicuramente le altre sarebbero state contente…

Appoggiò un gomito accanto alla tastiera, e sorreggendosi la testa con una mano si preparò ad attendere ancora. Ma dopo qualche istante il suo sguardo, puntato sullo schermo, da curioso si fece sempre più confuso.

Rimase ad osservare le parole digitate dal visitatore misterioso senza capire, quindi allungò decisa le dita sul mouse, aprendo un nuova messaggio di posta. Inserì il destinatario, l’indirizzo di una mailing list, poi l’oggetto.

Infine, velocemente, le sue dita composero alcune frasi.

 

Ragazze, andate a vedere l’ultima firma su GB…

Secondo voi cosa vuol dire?

Hhihi… e se fossero davvero loro?? :D

 

Rilesse le ultime parole. Si lasciò sfuggire una piccola risata, poi continuò.

 

Magari siamo riusciti a farli mettere insieme x davvero :P

Nella Terra di Mezzo festeggeranno una nuova coppia, e tutto grazie a Wicked Games!!

Che emozione!! Uhuh ^o^

No, seriamente… chissà chi sono!!

 

Salutò e firmò, ma prima di inviare la mail sorrise ancora. Portò il puntatore sulla barra delle applicazioni, e tramite l’ennesimo click tornò a visualizzare la finestra aperta nel browser di navigazione.

La pagina del Guestbook le riapparve davanti.

Stette a fissarla ancora un attimo, divertita, poi la richiuse. Inviò la mail.

 

Più tardi, tutte le iscritte alla ML scaricarono la posta. Videro il messaggio.

E anche la firma sul Guestbook.

 

 

A migliaia di chilometri di distanza, in quello stesso momento, stesi fra le coperte disordinate di un letto a due piazze di una lussuosa villa al centro di Los Angeles, due uomini ridevano.

Le tende trasparenti tirate davanti alla vetrata socchiusa della camera si gonfiarono, facendo entrare una corrente leggera. Quello più giovane si strinse all’altro, accoccolandosi contro il suo petto.

“Credi che capiranno?”, disse poi, tornando più o meno serio.

Il secondo sorrise.

“Non lo so. Non credo”.

Il ragazzo, dai radi capelli castani, fissò il soffitto per un paio di secondi prima voltarsi all’improvviso verso il compagno. Si sedette sopra i suoi fianchi, e tendendo le braccia in avanti appoggiò le mani sul materasso.

L’altro, inizialmente sorpreso, si sciolse immediatamente in un sorriso malizioso.

“Allora le lasceremo sognare. E’ quello che vogliono”.

Orli pronunciò quella frase dolcemente. Si chinò, e posò un bacio dolce sulle labbra di Viggo, che gli prese il viso fra le mani.

“Già”, sussurrò l’uomo, guardandolo come se non avesse visto nulla di più bello in vita sua, perso nella contemplazione di qualcosa che non poteva esistere in terra. “Ed è quello che vogliamo anche noi”.

~

Wicked Games

By HIM

The world was on fire, no-one could save me but you
It's strange what desire will make foolish people do
I'd never dreamed that I'd need somebody like you
And I'd never dreamed that I'd need somebody like you

No I don't wanna fall in love
this world is always gonna brake your heart
No I don't wanna fall in love
this world is always gonna brake your heart
... with you

What a wicked game to play
To make me feel this way
What a wicked thing to do
To let me dream of you
What a wicked thing to say
You never felt this way
What a wicked thing you do
To make me dream of you

No I don't wanna fall in love
this world is always gonna brake your heart
No I don't wanna fall in love
this world is always gonna brake your heart
... with you

The world was on fire, no-one could save me but you
It's strange what desire will make foolish people do
No and I never dreamed that I'd love somebody like you
I'll never dream that I lose somebody like you, no

Now I wanna fall in love
This world is always gonna brake your heart
Now I wanna fall in lust
This world is always gonna brake your heart
... with you

Nobody loves no-one

~

°°  FINE? °°

 

** TWO WORDS… **

Ehilà ^o^ Allora, ehm… volevo dirvi due paroline sulla genesi di questa fanfic e su altre cosucce che la riguardano! ^^’

Come prima cosa… vi sembrerà assurdo, ma nonostante ne abbia scritta una (questa ^^; e le spiegazioni su perché l’ho fatto vengono - Mellyn niente battuteeee :PP - dopo… ) non sono mai stata troppo favorevole alle fic RPS (Real Person Slash) per un semplice motivo: se fossi Orli o Viggo, o qualunque altro attore di TLOTR (ma anche di altri film/telefilm, il discorso è generale^^), non so quanto sarei felice di leggere storie, anche se fittizie, in cui si fantastica sulle mie inclinazioni sessuali e sulla natura delle relazioni che intercorrono fra me e magari i miei più cari amici… insomma mettiamo che sono etero convinto, e leggermi a letto con un altro uomo, con descrizioni che si addentrano fin nei minimi particolari, non sarebbe esattamente bello. A parte questo ovviamente non ho nulla contro lo slash, anzi :D hihi insomma una precisazione inutile visto che state parlando con la webmistress di Wicked Games :P però è sempre meglio esser chiari!! (e poi insomma non ho scritto questa fanfic per sport ^O^).

Ecco… perché ho scritto questa ff allora? :D

Per essere sbrigativi, per salvarmi la già misera reputazione che possiedo e per dissociarmi allegramente da ogni cosa malata che ho messo giù (:P) darei tutta la colpa alle ragazze della Mailing List di Wicked Games e alle mie Mellyn, ma non lo farò!! ^o^ Cioè lo farò ma precisando che, come comunque si capisce anche solo leggendo la storia, questa fic è strettamente legata al sito ^.^

Esempio, partiamo dalla storia della mamma di Orli: come (spero) sapete è reale. E questa è stata una delle tante cose di cui si era parlato tempo fa in ML e che mi ha ispirato a scrivere quello che ho scritto… difatti ad un certo punto ci siam chieste: “Ma cosa direbbero Vig e Orli (o sua madre :P) se vedessero WG??” (vabbé che ci sono tanti altri siti decisamente peggiori e volgari, cosa che - credo - WG non è e non vuole essere, ma cmq… ).

Per cui una notte, pensando a questa e ad altre cosucce venute fuori da delle nostre discussioni, è alfin nata nella mia testolina l’ideuccia che ho poi sviluppato nelle pagine che avete appena letto…

Una delle cose che però non volevo fare era separare Lego/Ara da Orli/Viggo e anzi, utilizzare i primi come “ponti” per unire tra loro i secondi… secondo poi una logica totalmente Wicked ^__^ (che le ragazze han capito perfettamente ^_-). Eppoi sennò avrei dovuto realizzare una fic davvero super - RPS, nel senso che avrei dovuto lavorare solo sull’attrazione tra i due attori/esseri umani/maschi/persone reali Viggo Mortensen e Orlando Bloom. Invece, il fatto che abbia collegato i personaggi fittizi a quelli reali per aiutare Viggo e Orli a capire i loro sentimenti reciproci è servito a costruire le scene e i pensieri proprio come li avevo in mente *_* forse anche in modo più accettabile per tutti, ed in qualche maniera pure più “soft” di molte RPS.  Lo so, alla fine si tratta semplicemente di un altro punto di vista, o meglio di una cosa puramente “mentale”, perché in ogni caso quelli che si mettono insieme poi son comunque Viggo e Orlando, ma mi pare che messa così la fic sia molto più carina e meno banale :D tra l’altro credo di aver fatto particolarmente felici una persona o due con alcuni pezzi e frasi… hihih…

Ahhh poi ultima precisazione (mhh anche se mi domando se siete ancora qui a leggermi… se si, vi adoro ^o^)… certi pezzi, come quello di Elijah che ricorda tutto, non eran stati assolutamente preventivati al momento dell’ideazione della fic ^^’ (ma nemmeno nella stesura… ehm…). Quella cosuccia del pub è venuta infatti fuori da sola quando sono arrivata verso la fine ^O^ per cui, visto che lascio un bello spunto aperto (la sera al pub), chissà che un giorno non decida di fare una specie di prequel - approfondimento del ricordo di Lij ^__- (Si!! Siiiii!! Deviii!! ndMellyn&RagazzeML) (buonine… ^^’’ ndLeia).

Altra cosuccia, ma mia richiesta: secondo voi avrei dovuto continuare la scena hot del divanetto, facendo così diventare la fic una NC-17 totale? ^^;;; il sondaggione è aperto… ^^;;; scrivetemi e fatemelo sapere visto che per decidere se continuarla o non continuarla sono andata in crisi mistica per una settimana… (weh, incredibile ma vero sarebbe stata la prima scena d’amore esplicita nella mia carriera di fic-writer!! ^^;;).

Sinceramente, per me, credo che sarebbe stata superflua e avrebbe rovinato sia la tensione che il finale… però voglio sapere i pareri di chi legge!! So… I need feedback @.@

Ok, credo di aver finito… se vi siete addormentati sulla tastiera - oh, che carini *_* sembrate dei piccoli Eldarion!! - svegliatevi!! :P e magari andate a dare un’occhiata al GuestBook di WG… chissà che non troviate sul serio una certa firma… ^__-

Un bacino, più una valanga di bacioni, ancora, alle mie adorate Mellyn e alle Wicked Girls della ML ^-^ e un abbraccio a tutti gli assidui visitatori di Wicked Games!! Questa fanfic è anche per voi ^_-

Leia ^.^