.|. Vivere per Amare (vivre pour aimer) .|.

DISCLAIMER: questa fic, più che al libro, è ispirata al musical “Notre Dame de Paris” e narra la storia dell’amore {purtroppo solo immaginato ç___ç} nato tra un poeta e un gitano, “interpre-tati” appunto da Vig&Orli {che, ripeto in caso nn fosse chiaro, non conosco personalmente e tutto qllo che ho scritto è SOLO frutto della mia immaginazione, come ho detto prima}…un amore difficile, con-dannato e perseguitato, che alla fine {forse} regnerà sopra all’odio e ad ogni pregiudizio.
 

Capitolo 1

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…Vivere per amare
Amare quasi da morire
Morire per la voglia di vivere
Vita che nn sia vietata
Che non sia proibita
Dov’è questa vita?
Vita anche senza patria
Anche senza Dio

I nostri mondi separati
Saranno un giorno uniti in noi…
Ti voglio credere
E vorrei
Dare la vita, e la darei
La vita mia per cambiare la storia

Vivere per amare
Amare quasi da morire
Morire dalla voglia di vivere
Amare dall’anima alla vita
Morire dalla voglia di vivere
…con la voglia di vivere
[Notre Dame de Paris]

Era un fredda mattina di gennaio, il giorno dell’Epifania del 1482 per la precisione, mi stavo di-rigendo al vecchio Palazzo di Giustizia dove da ormai molte ore la folla si stava accalcando, trasformandosi quasi in un fiume in piena che si riversava sulle fiancate dei palazzi adiacenti alla piazza come le onde furiose dell’oceano s’infrangono sulle bianche scogliere della Breta-gne, per assistere ad uno dei tre eventi previsti per quel giorno, che da decenni coincideva con l’eccentrica Festa dei Folli e l’incoronazione, da parte del popolo, del Papa…l’individuo “le plus horrible de la place”.

Ancora non sapevo che quel giorno avrebbe cambiato in modo imprevedibile la mia già folle vi-ta.

Una volta arrivato nella grande piazza dinanzi al Palazzo, tentai con fatica di farmi strada tra la folla, per raggiungere il palco dove da lì a poco sarebbe stato interpretato un mistero, o per meglio dire una moralità, da me scritta.

Nascosto dietro ad una delle imponenti colonne di marmo della sala, celato all’occhio (frustrato dall’attesa) del popolo parigino, stava uno degli attori della rappresentazione, nonché poeta e mio più caro amico.


Era appoggiato con la schiena ad una delle colonne della sala, indossava il costume del perso-naggio che interpretava: il dio greco Giove…una tunica nera di velluto ornata da fini fregi ar-gentati gli arrivava al ginocchio; i pantaloni di pelle, anch’essi neri, erano infilati nei lunghi sti-vali che l’uomo calzava; i capelli, mossi dalla gelida brezza invernale, carezzavano le sue spalle ed incorniciavano un viso scarno e severo, illuminato da due profondi occhi grigi, pari a dia-manti di ghiaccio.
Nessuna espressione incurvava le sue labbra e nessuna emozione traspariva dal suo sguardo.

Le braccia conserte sul petto e le lunghe gambe accavallate l’una sull’altra…sembrava osserva-re qualcosa di indistinto, un punto indefinito della grande piazza gremita di gente…

Stava rincorrendo i suoi pensieri quando una mano si posò, con non molta delicatezza, sulla sua spalla, tanto da farlo sobbalzare a quel contatto inaspettato.
Si voltò di scatto per ritrovar-si di fronte la faccia sorridente dell’amico…

«Bonjour, Viggo, mon partenaire» disse sorridendo il poeta dai lunghi capelli biondi all’altro.

Viggo sorrise, Pierre considerava la vita pari ad un gioco…dove solo chi ne capiva le regole era in grado di proseguire a…giocare appunto…

«Pierre!
Infine sei arrivato…ti stiamo aspettando da ore…»

«Suvvia, Vig, a quanto pare non sono solo io ad essere in ritardo…» disse il poeta rivolgendo un cenno distratto del capo al palco, ancora vuoto, riservato agli ambasciatori fiamminghi e al cardinale della città «…e poi mancano ancora cinque minuti a mezzodì!» concluse Pierre dando un’altra pacca sulla spalla dell’amico e continuando a sorridere.

Viggo si limitò a sorridere a sua volta, poi entrambi rivolsero la loro attenzione sulla folla…

Un gruppo di scolari stava creando scompiglio tra gli spettatori che, accalcati e stretti nella fredda morsa della brezza che si era tramutata in gelido vento, avevano cominciato a protesta-re per l’attesa…

Pierre si avvicinò a Vig e gli sussurrò di salire sul palco assieme agli altri attori e di cominciare la rappresentazione, nonostante gli ambasciatori non fossero ancora arrivati…

«Mi prenderò io ogni responsabilità» disse quando vide che l’amico aveva aperto la bocca per contestare la sua decisione.

Così gli attori salirono sul palco e, tra le acclamazioni della folla, diedero inizio alla rappresen-tazione…

Viggo recitava come se non si accorgesse della folla e dei rumori che provenivano da essa, ed era come se il dio Giove fosse sceso dal suo trono dorato per divertire il popolo che assisteva attonito allo spettacolo…

D’un tratto l’uomo si volò verso il pubblico, facendo scivolare il suo sguardo sui volti dei pre-senti e, come se stesse parlando con loro, continuò la sua interpretazione…

La sua attenzione fu catturata da un giovane che, fingendo di farsi strada tra la folla, infilava abilmente le sue dita affusolate nelle tasche dei ricchi borghesi…

Viggo aggrottò lievemente le sopracciglia pensando a come poteva il giovane agire così indi-sturbato, senza che nessuno si accorgesse delle sue azioni…

Il giovane, arrivato dinanzi al palco, si accostò ad una fanciulla dai lunghi capelli neri che le scendevano come onde sulle spalle, sussurrandole qualcosa all’orecchio…subito il volto della dama fu illuminato da un sorriso, e il suo sguardo di smeraldo fu attraversato da un lampo di candida malizia…

Il giovane si appoggiò ad una delle transenne che dividevano il palco dalla folla, guardando in alto verso gli attori…

Fu in quel momento che il suo sguardo incontrò quello di Viggo…

Occhi nocciola sprofondarono in abissi di ghiaccio…

L’attore aveva fatto un passo indietro, per lasciare spazio agli altri artisti, ed osservava con at-tenzione il giovane ladro che era finalmente riuscito a raggiungere la prima fila…

Lo osservò attentamente, e si stupì di come il suo sguardo indugiava su quel corpo leggermen-te abbronzato, che la tunica appena aperta sul petto lasciava intravedere, incurante della tem-peratura; i capelli scendevano sulle spalle del giovane in morbide onde castane…


Nel frattempo Pierre aveva preso il posto dell’amico, e si era appoggiato alla colonna, rimiran-do con un sorriso soddisfatto l’effetto che la sua opera suscitava nel pubblico…


Orlando arrivò nella piazza antistante il Palazzo di Giustizia; si accorse che la rappresentazione era già cominciata da tempo, ma ciò che maggiormente destò la sua attenzione fu la vista del-la piazza completamente inondata di ricchi borghesi che non avrebbero certo badato a lui, tan-to erano assorti nel tentativo di comprendere ciò che accadeva nel palco…

Un sorriso incurvò le sue labbra sottili…

“Bene…questa volta Clopin sarà molto orgoglioso di me!” disse il giovane tra se, cominciando a farsi strada tra la folla…

Quando, finalmente, riuscì a raggiungere la prima fila, si accostò ad un giovane donna dai lun-ghi capelli corvini e gli occhi di smeraldo…delicatamente le sfiorò un esile braccio ricoperto da un pesante scialle di lana, e le sussurrò alcune parole all’orecchio…

“les jeux sont faits…adesso possiamo tornare da Clopin…”

La ragazza sorrise, ma non si mosse, così Orlando si appoggiò ad una delle transenne, infondo non erano stati ancora scoperti e non correvano nessun rischio, e con aria poco interessata ri-volse lo sguardo verso il palco…

Solo in quel momento si accorse che uno degli attori lo stava fissando con i suoi occhi di ghiac-cio…

Forse lo aveva visto mentre…forse avrebbe dato l’allarme e le guardie, che si trovavano ai lati del palco, sarebbero piombate su di loro e li avrebbero condotti direttamente alla for-ca…dovevano scappare…doveva fuggire, cercare riparo da quegli occhi inquisitori…ma non ci riusciva…non riusciva a distogliere il suo sguardo da quello dell’artista…

Poi sentì quello sguardo profondo vagare sul suo corpo, e fece altrettanto…esaminò con cura quel volto misterioso e cupo…le labbra circondate da un lieve accenno di barba…poi più in bas-so…sempre più giù…

Ad un certo punto, un’esclamazione proveniente dalla folle lo fece tornare con i piedi per ter-ra…

“Al ladro!!!”…mon Dieu…era stato scoperto!

Si girò di scatto verso la ragazza e scambiandosi un cenno d’intesa cominciarono a farsi nuo-vamente strada tra la gente, cercando di non dare troppo nell’occhio…


Viggo era rimasto immobile, con il cuore che gli batteva in gola…
Ma cosa gli stava succedendo?
Come mai aveva indugiato in quella maniera sul corpo di quel giovane gitano? Perché non aveva dato subito l’allarme, quando lo aveva visto mentre deruba-va quella povera gente dei loro averi?

Fortunatamente lo spettacolo era giunto al termine…saltò giù dal palco e corse nella direzione presa dai due ladri poco prima…

Intanto, Pierre era rimasto ad osservare la scena da dietro alla colonna…aveva visto lo sguardo che Viggo aveva scambiato con quel gitano, come si erano “studiati”…un sorriso malizioso in-curvò le sue labbra…e si incamminò anche lui tra la folla.

-tbc-

Et voilà!
Il 1° capitolo è andato…ammetto che come inizio non è stupendo, è solo che ho dovu-to seguire abbastanza fedelmente il libro xchè dovevo introdurre i personaggi…detto qsto, spe-ro che i prossimi capitoli siano migliori…e non temete, se avrete passienza di leggerli, vi assi-curo che saranno moooltooo più wicked ^.^
Infine vorrei ringraziare il bravizzimo {e tanto caruccio^^”} Matteo Setti per aver interpretato divinamente la parte di Pierre, la mia collega hobbifila e il Nostromo che hanno sopportato per 2 mesi i miei deliri su “un certo poeta”…e naturalmente tutte voi che siete arrivate fino alla fine del capitolo resistendo alla pulsione di buttarvi {o buttarmi ^^”} dalla finestra…
Hannon le!!!