.|. L'Ultimo Dono .|.

2. Uniti dal Sangue

“Non puoi sfuggire da ciò che sei Aragorn. Gli Elfi possono darti protezione, ma un giorno dovrai affrontare il tuo destino…ed allora, sarà negli Uomini che dovrai riporre le tue speranze”

Queste furono le parole che mio padre, o almeno colui che consideravo tale, mi disse il giorno che decisi di lasciare Imladris, il luogo che mi aveva visto crescere. Per venti lunghi anni avevo vissuto senza conoscere la mia vera identità, ed in pochi attimi, tutto era cambiato. Portavo sulle spalle un fardello troppo pesante, un passato che non mi apparteneva e nelle mie vene, scorreva lo stesso sangue e la stessa debolezza di colui che aveva permesso al Male di perdurare. Ma io non volevo essere legato al suo destino, non volevo riavere ciò che era mio di diritto, altri governavano su Gondor ed io non ero più l’erede di Isildur ma semplicemente Estel…un bambino cresciuto dagli Elfi. Così decisi di partire, forse per scappare da qualcosa che, comunque, sapevo fin troppo bene di non riuscire a seminare. Dissi addio a mia madre e a chi, fino a quel momento, era stato la mia famiglia, e senza una meta precisa, iniziai a viaggiare.

Ancora sono convinto che fu il Fato a condurmi nelle Terre Selvagge, oltre il Grande Fiume, perché li, nel Reame Boscoso degli Elfi Silvani, incontrai colui che diventò la persona più importante della mia intera vita. Aveva tutto ciò che speravo di trovare in un amico…ma quella che ci unì diventò molto più di una semplice amicizia. Legolas era la mia luce durante le notti senza stelle, sapeva darmi conforto con un sorriso e scaldarmi con una sola carezza. Non so ancora spiegarmi come diventammo così uniti, o come, quelle semplici strette di mano, si trasformarono in dolci abbracci, ma in verità…non mi importa, quello che conta è che insieme ci sentivamo finiti e non avevamo bisogno di qualcuno che ci dicesse se fosse giusto o sbagliato…quello che provavamo l’uno per l’altro, era qualcosa di perfetto e stupendo, e per noi, era giusto.

Parlavamo di ogni argomento e ci confidavamo ogni più piccolo segreto…ma c’era una cosa che io non riuscì a rivelargli…quel destino che mi seguiva ovunque andassi. Sbagliai a non raccontargli dal primo momento la verità, ma con lui mi sentivo libero di essere me stesso…così facendo però, lo ingannavo, giorno dopo giorno.

Decisi di ripartire, senza una meta precisa…e per anni restai lontano dal luogo in cui avevo lasciato il mio cuore, ma alla fine ritornai. Oh Legolas, ricordo il tuo sorriso quando mi ritrovasti tra i nostri alberi ed io sentii che in quel momento avrei potuto rivelarti ogni cosa, ma avevo paura…paura della tua reazione nello scoprire che le mie, erano sempre state mezze verità. Ed anche quella occasione ti lasciai ancora con la menzogna sulle labbra…la tua Êlneth non era altro che un codardo che non sapeva affrontare la realtà. Ancora e ancora, ogni volta accadeva la stessa cosa, ritornavo da te per poi andarmene di nuovo senza averti aperto completamente il mio cuore.

Fino a quando dovetti affrontare per la prima volta ciò che ero veramente. Quell’anno mi recai a Bosco Atro con Gandalf il Grigio, colui che avevo conosciuto e che aveva chiesto il mio aiuto per trovare una creatura chiamata Gollum che aveva una parte importante nella storia dell’Anello del Potere…ed in quei giorni, ogni segreto venne svelato.

 

Anno 3009 della Terza Era

Bosco Atro

Quel giorno soffiava una leggero vento tra gli alberi, e per gli Elfi, era un segno che qualcosa stava per cambiare, in bene o in male. E proprio in quelle ore, Gandalf il Grigio giunse a Bosco Atro, accompagnato da un ramingo che si faceva chiamare Grampasso. Si inoltrarono tra gli alberi ma subito furono fermati da alcuni Elfi che pattugliavano i confini.

“Fermatevi stranieri!”

“Non sono mai stato uno straniero in questi luoghi…” ribatté Gandalf lanciando un’occhiata ad Aragorn “…ma a quanto sembra, Thranduil si guarda bene sia dai nemici che dagli amici…”

“Mithrandir…Mithrandir…” mormorarono gli Elfi stupiti, prima di inchinarsi davanti a lui.

“Ti chiediamo perdono…” disse uno di loro “…ma abbiamo ricevuto ordini precisi riguardo a chiunque tentasse di attraversare i nostri boschi”

“Lo capisco e lo comprendo…” continuò lo stregone accennando un sorriso “…ora dunque potreste…” ma le sue parole furono interrotte da uno scalpitio di zoccoli, e ben presto un altro Elfo si aggiunse a loro.

“Cosa accade qui?” chiese Legolas fermando il cavallo e scendendo con un balzo, si avvicinò fino a raggiungere i due stranieri “Credevo che gli ordini fossero di portare chiunque da…” ma si bloccò all’istante quando vide chi era uno dei nuovi arrivati.

“Estel…?” bisbigliò come se non riuscisse a credere ai propri occhi.

Il ramingo sorrise, scendendo rapidamente da cavallo e correndogli incontro…e sembrò che tutto intorno a loro fosse svanito. Si abbracciarono, stringendosi con forza per un lungo momento senza dire una sola parola fino a quando si allontanarono leggermente per guardarsi negli occhi…

“Estel…sei tornato…” sussurrò Legolas “…e sei così diverso…” alzò le mani e gli accarezzò il viso e il mento, ora ricoperto dalla barba “…sei cambiato…”

“Tu invece sei ancora uguale…” mormorò l’uomo sorridendogli, facendo scivolare le dita tra i suoi capelli.

“Mi sei mancato così tanto…” continuò l’elfo, poi senza riuscire a trattenersi, lo strinse a sé di nuovo “…non eri mai stato lontano così a lungo…”

“Anche tu mi sei mancato…” bisbigliò il ramingo accarezzandogli la schiena “…tanto, troppo…Êlveren nîn…”

Legolas lo guardò di nuovo negli occhi, senza riuscire a smettere di sorridere, poi però si accorse che Estel non era giunto solo, e quando vide chi era il suo compagno, si inchinò, mettendo una mano sul petto…

“Mae govannen Mithrandir…(Benvenuto)” esclamò.

Gandalf gli sorrise, facendogli un cenno con la testa

“Sono contento di rivederti giovane Legolas…ma purtroppo dobbiamo rimandare l’accoglienza a più tardi…”

“Legolas…” sussurrò il ramingo fissandolo “…devi condurci da tuo…” si bloccò, correggendosi “…dal tuo Re…è importante…”

L’elfo lo guardò incuriosito ma poi annuì, salì a cavallo e partì al trotto.

Quando si furono allontanati, Estel raggiunse l’amico, mettendosi a cavalcare al suo fianco…

“Perché continui a sorridere?” gli chiese guardando il suo viso radioso.

“Non lo immagini?” rispose Legolas voltando la testa verso di lui “Sono felice di rivederti Estel…temevo ti fosse accaduto qualcosa…sai quanto tempo sei stato lontano?”

“Credo quasi vent’anni…” sussurrò l’uomo.

“Avevo paura…” mormorò l’elfo fissandolo negli occhi “…ero terrorizzato dall’idea che ti fossi dimenticato di me…”

“Mai Legolas!” ribatté il ramingo scuotendo la testa “Non potrei mai dimenticarmi di te!”

“Ora lo so…” bisbigliò Legolas sorridendogli.

 

Giunsero a palazzo e Legolas li condusse fino al salone dove Re Thranduil accoglieva gli ospiti.

“Arriverà presto…” disse, rivolgendosi a Gandalf “…ora, se volete scusarmi…”

“No Legolas…” ribatté lo stregone “…resta, quello che dovremo discutere col Re riguarda anche te e ogni altro guerriero del vostro popolo…”

L’elfo spalancò gli occhi quasi spaventato

“Io non posso restare…devo…” ma in quel momento il Re di Bosco Atro giunse da loro.

Legolas si spostò di lato, abbassando lo sguardo, sperando con tutto il cuore che nessuno facesse caso a lui…ma quello che temeva, accadde…

“Benvenuti…” esclamò Thranduil chinando la testa “…se mio figlio vi ha condotti qui con tanta urgenza deve esserci un buon motivo…”

Estel lanciò un’occhiata a Legolas e vide che aveva chiuso gli occhi…

‘Così diversi, e così uguali…’ pensò ‘…anche tu non hai mai voluto rivelarmi la tua vera identità…ed io non ti ho mai detto che l’ho sempre saputo…’

“Parli bene Thranduil, amico mio…” rispose Gandalf facendo un passo verso di lui “…è per un grave problema che giungiamo da te, e ci serve il tuo aiuto…il tuo e quello di tutti i tuoi guerrieri…”

“E in cosa possiamo aiutarti?” gli chiese il Re, posò lo sguardo sul ramingo che restava in silenzio dietro allo stregone, e scese sulla sua mano “Questi tempi sono infelici se anche l’erede della casata di Elendil chiede il nostro appoggio”

A quelle parole Legolas riaprì di scatto gli occhi, fissando quelli azzurri del ramingo che ancora lo guardavano. E in quello sguardo, l’uomo riuscì a vedere lo stupore e la delusione.

“Io ho chiesto l’aiuto di Aragorn…” disse Gandalf “…ma a quanto sembra, la creatura che stiamo cercando si è rifugiata in queste Terre, e da soli non possiamo continuare a…”

Lo stregone continuò a parlare…ma quelle parole alle orecchie di Legolas e Aragorn arrivavano indistinte…continuavano a guardarsi, senza allontanare lo sguardo nemmeno per un istante…fino a quando Thranduil li congedò, ed allora l’elfo si voltò, correndo via.

“Non glielo avevi mai rivelato?” sussurrò Gandalf quando notò la reazione di Legolas.

“No…” rispose il ramingo facendo un passo nella direzione presa dall’elfo.

“Siete amici…se quello che vi lega è puro, questi segreti vi uniranno ancora di più…in caso contrario…”

Aragorn scosse la testa come a volere negare a sé stesso che poteva perdere Legolas a causa di quello che era, e si mise a correre per raggiungerlo.

 

“Sapevo che ti avrei trovato qui” esclamò il ramingo avvicinandosi lentamente al luogo dove l’elfo sedeva, poi si guardò attorno “Questo posto non è cambiato in tutto questo tempo…”

“No, non lo è…” mormorò Legolas continuando a tenere la testa bassa “…ed ora che l’hai visto con i tuoi occhi puoi anche andartene di nuovo…Estel…Aragorn o chiunque tu sia…”

L’uomo sentì una stretta al cuore a quelle parole e al modo in cui le aveva pronunciate

“Legolas devo parlarti…”

“È un  po’ tardi per parlare ora…” ribatté l’elfo chiudendo gli occhi “…ed in ogni caso…come potrei credere alla tue parole…erede al trono di Gondor…”

Aragorn sentì il proprio respiro diventare più veloce…lo stava perdendo…la persona a cui più teneva si stava allontanando da lui…senza pensare si inginocchiò davanti a lui e appoggiò le mani sulla radice dove Legolas sedeva, per impedirgli di andarsene…

“Non puoi farmi questo…” sussurrò cercando di incrociare i suoi occhi “…devi lasciare che ti spieghi…non puoi distruggere tutto quello che c’è tra noi…ti prego…devi lasciare che…”

“Devo?” lo interruppe bruscamente l’elfo “Chi sei tu per dirmi cosa devo fare? Io non ti conosco…non conosco niente di te…mi hai sempre e solo raccontato menzogne e…” fece un profondo respiro “…non posso distruggere quello che c’è tra noi perché…tra noi non c’è niente…”

L’uomo sentì le lacrime agli occhi ma non si mosse, con un movimento rapido spostò le mani dietro alla schiena di Legolas, tirandolo giù dalla radice e tra le proprie braccia…

“Lasciami!” gridò l’elfo cercando di divincolarsi ma non riuscì a far altro che inginocchiarsi come lui e lasciarsi stringere nel suo abbraccio.

“Perdonami, ti scongiuro, perdonami…” gli bisbigliò Aragorn all’orecchio “…ho sbagliato, lo so…ho lasciato Imladris per sfuggire al mio destino, e quando ti ho incontrato tutto sembrava essere tornato come prima…con te mi sentivo me stesso, come prima di conoscere chi ero veramente…te lo giuro Legolas, non ti ho mai mentito…tutto quello che ti ho detto e…quello che provo per te è vero…ti prego…è solo un nome…niente di più…”

“Perché Estel?” sussurrò debolmente l’elfo “Perché? In tutti questi anni…fin dal primo momento potevi rivelarmi la tua identità e non l’hai fatto…credevo ti fidassi di me…”

“Sì…sì Legolas…io mi fido di te…e forse…forse non ho mai trovato la forza per dirtelo perché quello non sono io…” strinse più forte l’amico a sé, nascondendo il volto contro il suo collo “…io non voglio essere l’erede di Isildur…non voglio salire su quel trono…e lo so che sembra infantile e stupido ma…desidero solamente essere me stesso…quel semplice uomo che hai conosciuto anni fa…”

“Tu dovrai riavere ciò che ti spetta…” mormorò Legolas “…ed è…un tuo dovere salire su quel trono…”

“Lo so…” sospirò Aragorn “…ma fino a quando quel giorno verrà…io voglio essere solo Estel, o Grampasso…o semplicemente Aragorn, tutto qui…posso esserlo?” alzò la testa e guardò l’elfo negli occhi “Almeno con te, posso essere solo me stesso?”

Legolas lo guardò a lungo, senza allontanare lo sguardo da quel volto e da quegli occhi azzurri che aveva imparato a conoscere e ad amare, e sorrise…

“Sì Êlneth…per me resterai sempre quel ramingo che è giunto qui per ammirare le bellezze dei nostri Boschi”

Aragorn gli sorrise a sua volta, alzò una mano e gli accarezzò il viso, dolcemente

“Grazie mio principe…” vide l’elfo spalancare gli occhi e tirare il fiato prima di parlare ma non glielo permise “…l’ho sempre saputo…ho sempre saputo che eri il figlio di Thranduil…all’inizio non ne ero certo, ma quando ho conosciuto Gandalf e gli ho parlato di te, mi ha raccontato tutto quanto…e quindi…non sono stato l’unico a tenere qualche segreto…”

“Io non…non volevo che mi giudicassi subito senza nemmeno conoscermi…” mormorò Legolas “…se avessi saputo che ero il principe forse mi avresti trattato in modo diverso ed io non volevo…”

Aragorn non rispose…velocemente spinse l’amico a terra, cercando di bloccargli le gambe con le proprie, mentre con le mani gli solleticava i fianchi…

“Posso trattarti anche peggio di come ho fatto fino ad ora se preferisci…” esclamò “…senza nessuna pietà…”

“No….Estel no…” gridò ridendo Legolas “…pietà…hai vinto…non è corretto così…” dopo diversi tentativi riuscì ad afferrare i polsi dell’uomo, e se li portò sopra la testa, nell’erba…il ramingo perse l’equilibrio e finì disteso sopra di lui sorridendo…restarono in silenzio per un attimo che sembrò interminabile, fissandosi intensamente negli occhi…fino a quando Aragorn sussurrò

“Siamo più simili di quanto pensavamo alla fine…cerchiamo di nascondere chi siamo agli altri, per essere solo noi stessi…ma non possiamo veramente sfuggire al nostro destino…” si fermò un istante mentre il suo sguardo si perse sullo splendido volto dell’elfo “…se tu restassi al mio fianco però non cercherei più di scappare…” lo vide sorridere dolcemente ed esclamò “…sei diventato ancora più bello in questi anni…com’è possibile?”

Legolas lo fissò negli occhi di nuovo, poi, lentamente, rialzò la testa, posando, per qualche attimo, le labbra sulle sue, prima di sussurrare

“Nemmeno io”

Aragorn gli sorrise, si stese al suo fianco e lo strinse tra le braccia teneramente

“…melin le, mellon nîn (ti amo, amico mio)”

 

Gandalf aveva ragione, quello che accadde, ci unì ancora di più…e da quel momento, non rimasero più segreti tra noi. E quella notte restammo abbracciati a guardare le nostre stelle, raccontandoci tutto quello che era accaduto in quegli anni…non riesco a spiegarmi il motivo, ma quasi con timore ti parlai di colei che mi aveva rubato il cuore. La bella figlia di Elrond che avevo ritrovato a Lórien, e alla quale mi ero legato…nei tuoi occhi però, dopo un primo attimo di sorpresa, vidi gioia…eri felice per me. Non parlavamo di lei molto spesso, ma le volte che accadeva, tu mi spronavi sempre a coltivare questo amore che provavo per lei mentre io invece, cercavo sempre di rassicurarti che tra noi non sarebbe cambiato nulla…ma tu, forse, già lo sapevi.

Poi arrivarono i Grandi Anni della lotta contro il Male e ci ritrovammo a Imladris, per il Consiglio che Re Elrond aveva radunato. Ora, ripensandoci, mi fa sorridere il modo in cui mi hai difeso dalle parole di Boromir…lui mi definì un semplice ramingo e tu ti alzasti in piedi pronunciando con fierezza il mio nome. E poi, la formazione della Compagnia che avrebbe scortato il Portatore dell’Anello verso Mordor…udì la tua voce dopo la mia e il mio cuore si riempì di gioia e paure al tempo stesso…avremmo rischiato la vita e l’ultima cosa che volevo era che ti accadesse qualcosa, ma ti conoscevo troppo bene per sapere che non avresti mai rinunciato a difendere il Bene.

E fu con quella paura, ma anche con sconforto e angoscia che venni da te quella notte, dopo aver parlato con Elrond…credevo che la Sorte mi si fosse rivoltata contro…non solo per chi ero, ma anche per cosa ero…un Mortale che non poteva dare un futuro a colei che amava.

 

Anno 3018 della Terza Era, 26 ottobre

Imladris

Era passato un solo giorno dal Consiglio dei Popoli Liberi della Terra di Mezzo, e i membri della Compagnia dell’Anello, come gli altri ospiti giunti a Gran Burrone, si stavano riposando, in attesa della partenza che sarebbe avvenuta due mesi più tardi.

Era scesa la sera e Legolas stava leggendo un libro, seduto sul proprio letto, nella stanza che gli Elfi di Imladris avevano preparato per lui. Era così assorto nella lettura che a mala pena udì la porta aprirsi e richiudersi…e dei passi lenti avvicinarsi a lui.

“Oh…Estel…” esclamò rialzando la testa sorridendo “…non ti avevo sentito…” ma appena guardò il suo viso aggrottò le sopracciglia preoccupato “…cosa ti è successo?”

“Posso restare per…” iniziò Aragorn debolmente ma poi sospirò “…parlarti…ho bisogno di parlarti e…” un altro sospiro come se stesse cercando di calmarsi “…sentire la tua voce…”

“Sai che non devi chiedermelo…conosci già la mia risposta” disse l’elfo chiudendo il libro e gettandolo ai piedi del letto “Siediti qui…” attese che l’uomo si sistemasse al suo fianco ed ora che era più vicino, riusciva a vedere chiaramente le lacrime bagnargli gli occhi “…cos’hai amico mio? Cosa turba il tuo cuore?”

“Poco fa…” rispose Aragorn, respirando profondamente per impedire alle lacrime di scivolare sulle sue guance, ma non ci riuscì “…ho discusso con Elrond riguardo quello che lega Arwen e me…e…se lei rimarrà al mio fianco presto o tardi quello che prova per me la porterà alla morte…quando il mio tempo finirà…lei…” il nodo alla gola non gli permise di continuare, così chiuse gli occhi, restando in silenzio, mentre le lacrime gli solcavano il viso.

“Calmati Estel…” sussurrò Legolas prendendolo tra le braccia e accarezzandolo dolcemente.

“…io non…non voglio…” mormorò il ramingo nascondendo il volto contro il suo collo “…ma…devo lasciarla andare…”

“Shh…non dire niente…” bisbigliò l’elfo cullandolo lentamente “…non ce n’è bisogno…ti capisco…”

Ci fu un lungo momento di silenzio, interrotto solo dai singhiozzi dell’uomo che lentamente diminuivano…fino a quando Aragorn parlò di nuovo…

“Mia madre è morta…”

Legolas chiuse gli occhi, stringendolo istintivamente di più a sé.

“Quando?”

“Dieci anni fa…” rispose debolmente il ramingo “…non ero qui per dirle addio…e quello che rimane di lei, ora, è quella lapide…”

“Mi dispiace Estel…” sussurrò l’elfo “…io non…non comprendo completamente quello che provi…il mio popolo non lascia queste Terre in questo modo ma…sento il tuo dolore ed è terribile…”

“Perché chi amo, in qualche modo, finisce per lasciarmi?” mormorò Aragorn sospirando “È forse una maledizione per quello che hanno fatto i miei avi? Sono destinato a rimanere solo perché sono l’erede di…”

“No!” esclamò Legolas costringendolo a rialzarsi e a guardarlo negli occhi “Tu non sei legato al suo destino…affronterai lo stesso Male ma tu lo sconfiggerai…e non rimarrai solo perché io resterò sempre al tuo fianco…non mi importa chi erano i tuoi padri, io resterò per te, per quello che sei…” gli prese il volto tra le mani, fissandolo negli occhi “…fino a quando avrai bisogno di un amico, io ci sarò…” 

“Veramente?” sussurrò il ramingo accennando un sorriso.

“Ti ho mai ingannato Êlneth?” rispose l’elfo accarezzandogli una guancia “In tutti questi anni passati insieme ti ho mai dato modo di dubitare della mia parola?” vide che l’uomo aveva aperto la bocca per ribattere “Tralasciando quel piccolo incidente del principe…”

Aragorn sorrise divertito

“No mai…” appoggiò la fronte alla sua “…grazie Legolas…”

Restarono ancora in silenzio, come se le parole non servissero più…poi ad un tratto l’elfo si spostò, afferrando il libro che stava leggendo poco prima…

“Guarda…” e lo aprì ad una pagina “…è tutto il giorno che studio questa parte…è una sorta di incantesimo che unisce due persone che devono combattere insieme…”

Aragorn abbassò lo sguardo incuriosito

“E cosa dovrebbe accadere?”

“Il mio popolo lo usava per unire due amici e renderli più forti…così in battaglia o anche fuori, se uno era in pericolo o aveva bisogno dell’altro…”

“…l’altro poteva sentirlo e correre in suo aiuto…” terminò l’uomo leggendo alcune righe.

“Vorresti unirti a me?” gli chiese dolcemente Legolas.

“Oh…sì certo…lo vorrei ma…” rispose Aragorn pensieroso “…io non sono come te e questo incantesimo…anche se innocuo a quanto dicono, potrebbe non funzionare correttamente…”

“Ho controllato ogni cosa…non c’è nessun pericolo…quello che può accadere è che le nostre anime non si uniscano e tutto torni come prima…”

“Sì ho visto ma…questo non toglie che io non sia un Elfo come te e qui…” sfogliò qualche pagina “…qui non parla di Mortali …”

“E quindi l’unico pericolo che corri è che tu non sia…” si fermò un istante poi sorrise “…abbastanza magico per unirti a me…”

Aragorn si mise a rider scuotendo la testa

“Certo…molto incoraggiante…” poi tornò serio “…forse dovremmo chiedere a Elrond o Gandalf…”

“Riguarda noi due Estel…” mormorò Legolas fissandolo “…so che mi consideri ancora un giovane ma non lo sono…ho imparato da mio padre e da altri Elfi per quasi tremila anni…credimi quando ti dico che non corriamo nessun pericolo”

“Io non temo per me stesso, ma per te…” ribatté il ramingo.

“Bene…e allora credi alle mie parole” sussurrò l’elfo e quando vide l’uomo sorridere, allungò una mano e prese uno dei pugnali che aveva posato su un tavolo.

“Però…” esclamò Aragorn fissando la lama “…cominciamo bene…”

Legolas gli sorrise, prendendo poi una pergamena e dell’inchiostro…lentamente riscrisse le parole dell’incantesimo che c’erano sul libro, per poi richiuderlo e posarlo di nuovo ai piedi del letto.

“Ora devi sederti di fronte a me…perfetto…”

Aragorn guardò negli occhi l’amico, poi abbassò lo sguardo sulla pergamena che l’elfo aveva posato tra di loro…

 

Iâr na iâr

Mîn na vîn

I ‘wedh erthatha

Man i amarth barthatha.

 

Sangue con sangue

Uno con uno

Il legame unirà

Chi il destino sceglierà. 

 

“E se il Destino non ci avesse scelto?” chiese l’uomo rialzando gli occhi sull’elfo.

“Sei davvero convinto che non sia stato il volere del Fato a farci incontrare?” sussurrò Legolas e quando vide il ramingo sorridere e scuotere debolmente la testa prese il pugnale.

Lentamente fece scivolare la lama sul palmo della mano, senza mai allontanare lo sguardo dal volto di Aragorn, poi passò il pugnale a lui che ripeté lo stesso gesto.

“Dammi la mano…” sussurrò l’elfo.

E quando le loro mani si unirono, anche il sangue che uscì dalle ferite si mescolò. Aragorn sentì una lingua incandescente attraversargli il corpo e spalancò gli occhi, continuando però a fissare quelli dell’amico di fronte a lui…la mano di Legolas tremò nella sua ed entrambi aumentarono la stretta. Il ramingo sentì il proprio cuore iniziare a battere con forza mentre gli sembrava che una nuova linfa vitale stesse fluendo in lui…era qualcosa di potente…poi una goccia di sangue scivolò dalle loro mani e cadde sulla pergamena che, come attaccata da una fiamma ardente, prese fuoco ed in pochi istanti bruciò, svanendo sulle lenzuola candide.

Legolas chiuse gli occhi come se fosse rimasto senza forze e si lasciò cadere all’indietro con un sospiro…Aragorn però, senza lasciargli la mano, lo tirò verso di sé ed insieme, ricaddero esausti sul letto.

 

Forse quella notte sbagliammo, o forse no…avevamo fatto qualcosa che da tempo era andato perso…e la mattina successiva ci risvegliammo ancora abbracciati ma le ferite erano svanite, un fatto possibile per un Elfo, ma incredibile per un Uomo come me. Cos’era accaduto? Cosa avevamo fatto? Io non ho ancora queste risposte ma quello che ci unì quella notte, ci aiutò durante la guerra che combattemmo…sentivo quando avevi bisogno di me e tu giungevi ogni singola volta che mi trovavo in difficoltà. Mi hai salvato la vita decine di volte, amico mio.

Ed ora che tutto è finito, siamo ancora insieme. Il Male è stato sconfitto ed io, come era mio destino, sono stato incoronato Re di Gondor…e tra due giorni sposerò la mia amata Arwen, con l’approvazione di suo padre. Ho di fronte a me l’inizio di una nuova vita…e dovrei esserne felice…ma nonostante lo sia…qualcosa non mi da la pace che cerco. Sto per avere quello che desideravo…e allora perché mi sento così?