.|. Loss - Neve .|.

E siamo arrivate anche a questa nuova ficcina!^^
Un pensierino per tutte voi per ricordare questo Natale 2003 all’insegna del wicked power… una storia connotata dalla neve e dalla magia che solitamente provo nella notte di Natale.
Una storia d’amore… tutto qui!
Buona lettura
*Aranel*
 

1. Un Mondo Nuovo

~

Nevica.

E come sempre accade in momenti come questi, io mi fermo, incantato a guardare i fiocchi ghiacciati scendere.

Mi pare di sentirli… la musica del loro silenzio mentre volano nell’aria, il rumore morbido ed impercettibile che fanno quando si posano sulla terra…

Rimango per ore a guardare questo magico spettacolo della natura che coinvolge completamente i miei sensi… ne sono stregato… ammaliato… rapito.

Sono qui, nel balcone della mia stanza, appoggiato al davanzale, e non mi sembra neanche di sentire il freddo del vento e il gelo dell’inverno… mi basta osservare quella danza candida e bianca affinché il mio corpo si riscaldi.

Sorrido.

E qui, nella terra degli Elfi, tutto è ancor più incredibile.

Certo, non potrei dire una cosa simile, anche perché non ho mai visto le terre da cui provengo, il lontano regno di Gondor, di cui ho soltanto sentito parlare.

Forse è ancora più magico di questi luoghi, o forse non lo è. Forse mi commuoverei nel vederlo, soltanto perché sentirei di appartenergli, o forse… non mi direbbe nulla, perché la mia casa è ormai qui… a Gran Burrone.

Un fiocco di neve si posa sulla mia fronte… lascio che si trasformi in acqua e che mi scorra sul viso fino a raggiungere le mie labbra… è fresco, piacevole.

Gli alberi sono ormai quasi completamente bianchi, sembrano degli enormi spettri con le braccia allungate, rivolti in preghiera verso il cielo.

Nelle notti di neve tutta la terra appare più silenziosa, è da ieri sera che non smette di nevicare, ho dormito tranquillo e sereno come non facevo da tanto tempo, e ora, che è appena sorta l’alba, mi sento invaso da una felicità difficile da esprimere.

Gli Elfi mi hanno insegnato a percepire le cose, mi hanno insegnato a vivere di sensazioni, perché è nelle sensazioni che si trova la verità, nelle cose semplici, in quello che offre la natura.

Elrond, che considero come un padre, mi ripete sempre queste cose… ho imparato molto da lui.

Non conosco il mio vero padre, molti dicono che sia morto, ma io credo che sia ancora in vita.

Mia madre mi portò qui che ero appena nato, perciò non ricordo nulla di allora. Poi se ne andò, dove, lo ignoro.

Ma non considerai mai quel gesto, un abbandono, mi portò dove era sicura che mi avrebbero protetto, e così è stato.

Eppure c’è una voce che da sempre mi dice che lei abbia voluto tenermi lontano da qualcosa.

In fondo io sono un Uomo, sono un Mortale, Elrond non me l’ha mai tenuto nascosto, quindi, molte volte mi domando… cosa ci faccio qui?

 

 

Sono trascorsi sedici anni da quella notte in cui raggiunsi Gran Burrone… ho scoperto tante cose, ho conosciuto un popolo straordinario, ma ora sento un’inspiegabile forza che mi spinge a muovermi, a vedere oltre, a guardare altrove… un fuoco che mi da il tormento e mi brucia dentro, impaziente di quel momento in cui lascerò queste terre per iniziare ad andare verso nuovi orizzonti.

“Avanti smettila!”

“Fermati! Fermati!”

“Non così… basta! Non ti sopporto più!”

Degli schiamazzi a poca distanza da me sembrano risvegliarmi di colpo dai miei sogni ad occhi aperti.

Guardo giù innervosito (detesto quando qualcuno mi distoglie dalla mia calma e dal mio silenzio!) e vedo un gruppo di giovani elfi correre allegramente sulla neve.

Scuoto la testa.

Ecco un altro motivo per cui me ne voglio andare… lui!

“Legolas basta!”

La voce di Erien mi raggiunge subito le orecchie.

Poverina, come la capisco! Non vorrei trovarmi al suo posto. Conoscendo Legolas, sono sicuro che le sta dando il tormento da ore.

E quando qualcuno gli dice di fermarsi, è ancora peggio… diventa insopportabile!

Credo che nei miei pochi anni di vita, io non abbia mai visto un elfo così presuntuoso, viziato, arrogante e altezzoso come lui!
Proprio non lo sopporto!
E pensare che fin da quando eravamo bambini, lui è stato il mio compagno di giochi!

Eravamo sempre insieme, e ad un occhio poco attento, saremmo sembrati due amici perfetti, ma nessuno sapeva quanto tormento mi dava…
Se me ne stavo in solitudine, godendomi in santa pace un libro, lui arrivava di nascosto, e sapendo che io non avrei mai sentito i suoi passi impercettibili, mi assaliva alle spalle facendomi perdere quei tre o quattro anni di vita, oppure mi rubava il libro e si faceva inseguire, oppure… talmente tante cose che non voglio neanche ricordare!
E poi, alla fine la colpa era sempre la mia, in quanto ero un Uomo e quindi si supponeva che avessi uno scarso controllo dei miei istinti e un fuoco troppo divampante nel sangue delle mie vene umane!

Guardo ancora una volta in basso e finalmente, con mia massima soddisfazione, vedo che i due giovani se ne sono andati, lasciando nuovamente spazio al silenzio e alla dolcezza della neve.

Posso rilassarmi di nuovo…

Mi volto per un istante verso la mia stanza, ma non faccio in tempo a formulare un pensiero che…

“Buongiorno Estel!”

Una secchiata di acqua gelida mi bagna da capo a piedi.

Rimango imbambolato per un momento, ma non troppo a lungo per non darmi il tempo di lanciarmi verso l’elfo impertinente ed atterrarlo senza troppa delicatezza.

“Ahi!” grida, sbattendo contro il marmo duro.

“Questa volta mi hai stancato davvero!” sibilo, afferrandogli i polsi e bloccandoglieli contro terra “Non ne hai mai abbastanza, vero Legolas?”

Credo che in quegli istanti devo aver perso totalmente il controllo di me, i miei occhi devono rispecchiare tutto quello che ho dentro: rabbia, nervosismo, antipatia e anche una punta di cattiveria.

Infatti lui mi guarda per un momento sbigottito… evidentemente non si aspettava quella reazione da parte mia, ma dopo poco la sua espressione muta nuovamente, ritornando ad essere quella di sempre.

“Oh povero il mio Mortale… mi ero dimenticato che voi siete una razza troppo fragile… neppure un elfo femmina si sentirebbe male con un po’ d’acqua gelata addosso!”

“Ti faccio sentire io cosa fa male!” dico, sollevandomi sopra di lui e bloccandogli le cosce con entrambe le ginocchia.

Vedo il suo volto contrarsi in una lieve maschera di dolore, ma non abbandono la presa… anzi… spingo di più…

“Devo continuare, Elfo?”

Si sforza di sorridermi impertinente, ma io lo colpisco ancora una volta.

“Anche tu non sembri poi così forte… anzi, sei proprio l’opposto!”

“Questo non è vero!” grida, spingendomi via e ribaltando le posizioni.

Ora è lui ad essere sopra di me.

Si mette a cavalcioni sul mio corpo e mi porta le mani sopra la testa, trattenendomi per i polsi.

“Io sono forte, Estel!” sibila, mentre le sue gote si tingono di rosso.

Rido divertito.

“Bene, bene, a quanto pare il giovane principino è stato colpito nel suo orgoglio…”

“Non provare più…”

“Debole! Debole! Sei debole!” inizio a canticchiare.

Legolas si morde le labbra, indugia un istante e in un attimo è in piedi dinanzi a me.

Mi sta guardando con aria di superiorità, sebbene abbiamo praticamente la stessa età.

“Perché non mi colpisci?” lo provoco.

“Non mi abbasso a tanto… noi elfi non siamo come voi… usiamo altri metodi per colpire qualcuno!”

“Ah davvero?” mormoro, sollevandomi e appoggiandomi sui gomiti “E sarebbero?”

“Tutti sanno perché sei stato portato qui sedici anni fa… perché tua madre ti voleva tenere lontano da quelli come te, gente che ha portato la Terra di Mezzo sull’orlo della rovina!” dice tutto d’un fiato, dopo una breve pausa.

“Ma… che… che stai dicendo…?” mormoro con un filo di voce, come se di colpo, tutta la forza che avevo dentro se ne fosse andata.

“Tua madre non voleva che diventassi come un antico re degli Uomini del quale sei l’erede…”

“Smettila!” grido, saltando su e afferrandolo per il colletto della casacca.

“Isildur, colui che strinse un patto nero con Sauron molti molti anni fa!”

“Tu menti!” lo scuoto violentemente per le spalle.

“E’ la verità, Estel… ed era giusto che tu la sapessi… tua madre ti ha portato qui, affinché gli elfi ti crescessero secondo le loro leggi e ti rendessero diverso da quel che sei in realtà… ma noi non ti vogliamo, io non ti voglio qui, e non…”

Ma non riuscì a terminare la frase, quando si rese conto che i miei occhi erano divenuti lucidi per le lacrime.

Sento le sue parole rimbombarmi nella mente come una delle più atroci verità.

So per certo che quello che sta dicendo è vero, lo so perché lo sento… io non sono capace d’ ingannarmi, proprio loro, gli elfi mi hanno insegnato a fidarmi sempre del mio cuore, ed ora questo batte, batte talmente forte quasi da esplodermi in petto.

Batte gelido, ancor più freddo della neve, sembra che il sangue mi si sia congelato nelle vene, è doloroso.

Allento la mia presa sulle sue spalle, e le braccia mi cadono lungo i fianchi inermi, come inerme è improvvisamente diventato il resto del mio corpo.

Legolas cerca di dirmi qualcosa, forse un ‘mi dispiace’ oppure ‘non volevo’, ma, incapace com’è ad esprimere i suoi sentimenti, riesce solo ad allontanarsi lentamente da me, e senza dire una parola scompare al di là della mia stanza.

L’acqua che mi ha tirato addosso inizia a penetrarmi nella pelle, comincio ad avere violenti brividi dappertutto, ma non ho la forza di muovermi di lì… sono come paralizzato.

La neve continua a cadere imperterrita e dolce, come sempre su quel regno, ma io non sento più la sua dolcezza ormai, né i suoi fiocchi che si posano a terra… in qualche modo il magico incantesimo che ogni giorno rapiva i miei occhi, si è spezzato, e per la prima volta, forse mi sento davvero fuori posto nella terra degli elfi.
Magari diventerò come gli alberi, immobili, a sentire indifferenti i cambiamenti delle stagioni, a sentire il freddo, il caldo e la morte senza poterlo esprimere, ma subendolo e basta.

Legolas è riuscito nel suo intento.

Voleva farmi soffrire e ha trovato il modo.

Fino ad allora avevo creduto che fosse soltanto un giovane viziato e dispettoso, ma ora mi rendo conto quanto riesca ad essere crudele, spietato.

D’improvviso sento cadere a terra tutta la fiducia che avevo riposto in quelle genti… genti che per giorni, mesi e anni mi avevano ingannato, mentendomi sul mio passato.

Potrei arrivare ad odiarli, si esattamente come un Uomo è capace di fare, ma ancor più sento di odiare mia madre, che non ha avuto il coraggio di tenermi con lei.

 

Quando lentamente il sangue ricomincia a scorrere nelle mie vene, e i miei sensi si destano da quell’assopimento in cui le parole di Legolas mi avevano gettato, il dolore appare ancora più forte, e i miei occhi, fissi sulla neve, non riescono a vederla più (forse è questo che ora mi fa più male!), né riescono più a guardare gli alberi e i loro giochi eleganti, né il cielo, né tutto ciò che fino ad allora mi era apparso meraviglioso.

Rientro nella mia stanza, e senza neppure cambiarmi d’abito, spalanco la porta e m’incammino nel corridoio.

E’ giunto il momento di fare una cosa…