.|. Unnecessary Evils .|.

6. I Try

tradotto da Lilith

~  

I may seem alright and smile when you leave
But my smiles are just a front
I play it off but I'm dreamin of you
I'll keep my cool but I'm fiendin
I try to say goodbye and I choke
I try to walk away and I stumble
Though I try to hide it it's clear
My world crumbles when you are not near

Here is my confession
May I be your possession
Boy I need your touch
Your love kisses and such
With all my might I try
But this I can't deny

 

Orlando si mosse nel sonno, abbracciando il corpo caldo di Viggo. Strinse il braccio più forte attorno al suo petto, mentre le dita trovavano la strada sotto la t-shirt bianca che indossava. Era da tanto che non dormiva così bene, così profondamente. Si mosse ancora, la gamba stretta attorno a quella dell’altro uomo. Sospirò sognate, con il volto premuto contro la curva del collo di Viggo.

 

Viggo era in quel confine tra sonno e veglia, e non sapeva bene se a preoccuparlo di più era l’idea che il corpo giovane e caldo di Orlando contro il proprio fosse un sogno o la realtà …

Teneva una mano fra i riccioli incredibilmente morbidi del giovane mentre l’altra scorreva pigramente sulla sua schiena, assaporando il calore che emanava da sotto la stoffa leggera della sua t-shirt consumata. La sua mano sgattaiolò in basso, incontrando la curva del fondoschiena di Orlando. Il ragazzo si mosse ancora e la sua erezione strusciò appena contro l’inguine di Viggo, prima di premere sulla sua coscia. Il sesso di Viggo reagì a quel contatto.

 

Immagini giocavano nella mente di Viggo. Scopare con forza Orlando sul pavimento, due notti prima. Succhiarlo mentre lo penetrava con le dita sul divano la notte precedente quando erano entrambi completamente fatti. E la sua erezione aumentò, diventando dolorosamente dura. Il bisogno pulsante nei suoi pantaloni lo scosse dal suo dormiveglia, giusto in tempo per udire la porta d’entrata spalancarsi rumorosamente.

 

Eddie e Rex stavano ridendo quando entrarono nell’appartamento. Quando videro lo spettacolo davanti a loro, le risate si fermarono, come se ogni suono fosse stato risucchiato dalla stanza. Guardarono Orlando e Viggo, stretti uno all’altro sul divano, la mano di Viggo sul fondoschiena dell’Inglese, il volto di Orli nascosto contro il collo di Viggo. I Canadesi si guardarono e scoppiarono nuovamente a ridere.

“Porca puttana! Amico! E noi che credevamo che non sarebbero mai andati d’accordo!” sghignazzò Rex.

 

Gli occhi di Viggo erano aperti, e se non era completamente sveglio prima, lo era adesso. Spinse via Orlando, che sembrava stesse dormendo come un morto e non era stato svegliato dal casino dei due colleghi. “Ragazzi, non è…” iniziò, spingendolo con più forza.

 

“Mmmm,” mugugnò Orlando. “Non voglio ancora alzarmi, lasciami dormire.”

 

“Ma è mattina inoltrata e abbiamo le prove tra circa un’ora,” lo stuzzicò Rex.

 

Il trucco sembrò funzionare. Orlando rialzò la testa dal collo di Viggo. Era come se si muovesse al rallentatore. Guardò il volto dell’altro e i loro occhi si incontrarono per pochi secondi. Orlando si chiese quale fosse l’emozione negli occhi blu dell’altro uomo. Non era rabbia. Forse imbarazzo. E cos’altro? Rimpianto? Gli occhi castani di Orlando si spalancarono un istante e tornarono freddi. “Leva la mano dal mio culo così posso spostarmi, ok?”

 

Viggo spostò la mano e e Orlando lo scavalcò il più velocemente possibile. A questo pensiero Viggo sentì una fitta allo stomaco, ma si disse che si trattava semplicemente di fame. Si sedette sul divano, prese il suo pacchetto di sigarette dal tavolo e se ne accese una, iniziando a tirare boccate.

 

Orlando cercò di riabbottonarsi i jeans, le sue dita solitamente agili, erano diventate improvvisamente impacciate. Alzò un attimo lo sguardo appena sentì Eddie e Rex ridacchiare, quando notarono la sua agitazione. E probabilmente avevano anche visto che era nudo sotto i jeans. O forse era il fatto che era ancora terribilmente  eccitato ad averli fatti ridere così. Le guance di Orlando bruciarono. Finalmente si sistemò i pantaloni e guardò prima Rex, poi Eddie ed infine Viggo. “Cazzo amico, mi hai molestato mentre dormivo? Avrei dovuto caricarti con qualcosa. So che sei un vecchio pervertito e poter restare vicino a qualcosa di giovane e bello come me probabilmente è stato il più grande brivido della tua lunga e patetica vita, ma così non va bene, lo sai?”  

 

Viggo mantenne un’espressione neutrale. Vide il colore intenso delle guance di Orlando, sentì il debole tremore nella sua voce mentre cercava di capire quello che Eddie e Rex si erano trovati davanti.. “Non sono responsabile del tuo stato umore? mattiniero Orlando. E non lo sono nemmeno di te, se non sei in grado di reggere uno spinello. Merda, se avessi saputo che ti avrebbe fatto diventare così affettuoso ti avrei detto di… qual’è quell’adorabile espressione Orli? Ah, ‘fanculo’, è questo? Ti avrei detto di fotterti quando mi hai chiesto di dividere.” Ti avrei mandato direttamente a fare in culo quando mi hai chiesto di dividere la canna” 

Quindi Viggo si alzò e lasciò la stanza, andando nel bagno e sbattendo la porta.

 

Orlando restò in silenzio. Non sapeva cosa dire. Ancora si chiese perché Viggo si fosse trattenuto. Lo aveva esasperato e sarebbe stato facile per l’uomo usare quello che era successo tra loro, contro di lui.

 

“Allora cosa cazzo è successo tra voi?” chiese Rex.

 

“Già amico, era tipo una sessione di coccole post scopata questa?” continuò Eddie.

 

Orlando li guardò entrambi. Viggo poteva fargli perdere il controllo ma questi due sicuramente no. “Abbiamo fumato un po’ d’erba, tutto qui…credo che ci siamo addormentati, “ disse. Guardò indietro verso il divano e vide il cuscino macchiato di sperma. “Dove cazzo è il mio accendino?” mormorò e si mosse rapidamente verso il divano, fingendo di cercare l’accendino che sapeva di avere in tasca. Cercò per poco, voltando il cuscino prima di rialzarsi sconfitto. “Oh cazzo, mi piaceva davvero quel coso, era di una ragazza che mi sono fatto ad Amsterdam quando i Messiah hanno fatto un concerto lì. Un souvenir. Lei era un vero animale da letto”

Rex e Eddie si scambiarono un altro sguardo e un paio di sorrisini. “Lo credo,” disse Rex.

 

“Ti sei perso una bella festa amico, un sacco di gallinelle,” disse Eddie, sentendosi un po’ dispiaciuto per Orlando che, a dispetto della sua spavalderia, sembrava un po’ barcollante.

 

Orlando gli fu grato per aver cambiato argomento. “Voi ragazzi siete stati fuori tutta la notte con il vostro amico Canadese?”

 

“Sì amico, siamo crollati da lui. Potresti venire anche tu la prossima volta, eh?” disse Eddie.

 

Orlando annuì e lanciò un’occhiata alla porta del bagno. “Ha intenzione di restarsene lì dentro per sempre? Mi piacerebbe fare una doccia,” disse, sfregandosi i capelli.

 

“Perché non entri semplicemente e ti unisci a lui?” ribatté Rex maliziosamente “Dopo che voi due vi siete coccolati, sono sicuro che a lui non darà fastidio.”

 

“Fanculo Rex!” disse Orlando e se ne andò nella sua stanza, chiudendo la porta.

 

“Mmm… permaloso il ragazzo…!” rise Rex “Merda, ho bisogno di caffè…”

 

“Pure io,” disse Eddie sbadigliando.

 

“Bene, fanne un po’. Devo trovare qualcosa di pulito da mettere,” continuò Rex, dirigendosi nella propria stanza.

 

Eddie scosse semplicemente la testa e andò in cucina per accendere la macchina del caffè. Stava guardando il liquido marrone scorrere nella tazza quando entrò Viggo, stretto in un asciugamano bianco. “Caffè? Grande! grazie Eddie!” disse Viggo.

“Uh, nessun problema amico!” ribatté Eddie.

 

“Perché non ti butti sotto la doccia prima che l’acqua finisca?” disse Viggo versandosene un po’.

 

 “Uh, no, credo che Orlando voglia essere il prossimo,”

 

“Fanculo Orlando. Non è Dio sceso in terra…anche per me” esclamò Viggo con un ammiccamento.

 

Eddie rise debolmente. “D’accordo,” disse. Lasciò l’altro e si diresse nel bagno, chiudendo a chiave la porta.

 

Orlando riapparve dalla sua stanza e sentì l’odore del caffè. Provò ad aprire la porta del bagno.

“Oh! cazzo, muoviti vecchio fossile! Non sarai poi così tanto sporco!” Bussò un paio di volte e poi si diresse nella cucina. “Viggo?”

 

“Sì,” disse Viggo appoggiandosi al bancone, bevendo il suo caffè.

 

Gli occhi di Orlando non poterono far altro che vagare sul bellissimo petto di Viggo. Si soffermarono sui suoi tatuaggi e il ragazzo sentì l’improvviso desiderio di far scorrere la lingua contro la sua pelle, assaporare la sua carne, e tracciare i disegni fatti dall’inchiostro. Si rimproverò per quei pensieri. “Chi cazzo c’è là dentro?”

 

“Eddie,” disse Viggo. Notò che l’erezione di Orlando non era più evidente. “È stata una sega terribilmente veloce, eh…?”

“Cosa?” disse Orlando.

 

“Non sei più eccitato Orli,”

 

“Fanculo vecchio del cazzo!. E non chiamarmi Orli.” disse. Spinse leggermente Viggo per farlo spostare dalla macchina del caffè e l’uomo si mosse, permettendo ad Orlando di versarsi una tazza. Dopo aver aggiunto il latte di soia , Orlando si sedette sul tavolo con la sua tazza e lo sorseggiò attentamente, chiudendo gli occhi.

 

Viggo lo guardò. Le ciglia scure che tremavano contro la pelle olivastra, il modo in cui si leccava le morbide labbra con la lingua. Anche lui, a sua volta, si era fatto una sega veloce nella doccia, ma stava iniziando ad eccitarsi ancora. Merda, non riusciva a ricordare l’ultima volta che qualcuno gli aveva fatto quell’effetto.

 

“Smettila di guardarmi così” disse Orlando debolmente, gli occhi aperti e fissi su Viggo. Lo faceva sentire incredibilmente a disagio. Le coccole che si erano scambiati per colpa del fumo, erano già abbastanza di per se. Doveva proprio guardarlo così? Con uno sguardo sensuale e…tenero?”

 

“Orlando…riguardo questa notte…”

 

“Che cosa? Ci siamo sballati, ci siamo addormentati sul divano, non  mi pare niente di che! ” disse.

 

Viggo deglutì e annuì. “Esattamente. È stata l’erba. Come ho detto riesci a reggerla appena.” Decise di non pensare al fatto che era semisveglio e volendo ammetterlo o meno, sapeva esattamente cosa stava facendo con Orlando tra le braccia.

 

“Fottiti! Lo sai, credo sia meglio che stiamo lontani. In questo modo non sarai tentato di molestarmi,” disse Orlando alzandosi.

 

“Per me va bene. Ma per essere chiari, sei tu quello che non resiste alla tentazione *Orli*. Ma ti farò questo favore e starò lontano da te. In questo modo non dovrai più umiliarti, chiedendomi di infilartelo su per il culo.” Detto questo Viggo finì la tazza, uscì dalla cucina e andò nella propria stanza.

 

“Stronzo!” gridò Orlando nella sua direzione, gettando a terra la tazza.

 

 

****

 

Orlando era sdraiato sul suo letto, accarezzando pigramente la sua erezione. Avrebbe voluto poter semplicemente dormire senza doversi masturbare per una volta, ma non era possibile. La sua frustrazione aveva raggiunto un livello intollerabile. E ciò che era successo poche ore prima era un altro esempio di come la sua vita sessuale fosse andata a farsi fottere.

 

Aveva incontrato quella gallinella nel club dove Rex l’aveva portato. I suoi occhi erano pieni di tacite promesse peccaminose, e Orlando aveva deciso di provarci. Avevano lasciato il club e con sua grande gioia lei ci aveva dato dentro proprio lì, nel parcheggio. Fin qui lì tutto bene. Ma quando si era bloccata all’improvviso, rialzando la testa e dicendo: “Dimmi quando stai per venire, perché io non lo mando giù, sia chiaro” era stato ad un passo da prenderla a sberle. Invece le aveva spinto via la testa, si era chiuso i pantaloni e mormorando qualcosa tipo “lascia perdere” se ne era andato lasciando quella stupida puttana indietro.

 

Quello era stato l’ultimo episodio che gli aveva dato da pensare. Ogni suo tentativo di andare a letto con qualcuno era fallito da quando Viggo l’aveva letteralmente scopato sul pavimento, poco più di una settimana prima. Era come se quel fossile gli avesse fatto un fottuto incantesimo.

 

Lasciare che Viggo lo scopasse sul pavimento e pregarlo come una puttana in calore era stato solo il primo dei suoi errori. Le cose avevano iniziato ad andare a monte quando si era svegliato tra le sue braccia ed erano stati scoperti da Rex e Eddie. Quella era stata la situazione più imbarazzante che avesse mai vissuto. Ed era stato il momento in cui aveva realizzato che le cose avevano iniziato a prendere una strada completamente sbagliata. Anche se era stato bello essere scopato e succhiato da Viggo, quella storia doveva finire lì e subito.

 

Orlando aveva bisogno di tornare ad essere se stesso. Lui scopava, non veniva scopato. Così quella notte era andato alla ricerca di una preda. E gli era andata anche bene. Julie, una rossa perversa, aveva accettato con gioia di farsi scopare. Così se l’era portata a casa e ci aveva dato dentro pesantemente, proprio come piaceva a lui. In fondo, questo era quello che aveva sempre creduto, fino ad allora. Ma per qualche ragione non si era sentito completamente soddisfatto. L’aveva buttata fuori qualche secondo dopo aver raggiunto il piacere. Un orgasmo sì, ma non così incredibile come quello a cui l’aveva portato il fossile

La seconda volta era andata ancora peggio. Era stato qualche notte dopo; un ragazzo dall’aria piuttosto “gotica” l’aveva avvicinato in un bar. Avevano bevuto e l’angelo nero gli aveva fatto chiaramente capire che avrebbe aperto volentieri le gambe per lui. Avevano scopato nella sua macchina.

 

Il sesso era sempre stato qualcosa di cui Orlando aveva goduto – un giovane e caldo ragazzo che si dimenava e gemeva sotto di lui. Ma con suo grande orrore, questa volta non era riuscito a concludere. Quando il ragazzo aveva iniziato a fare strani suoni estremamente femminili, Orlando lo perse aveva persola testa. Gli aveva gridato di smetterla di comportarsi come una femmina. E poi, anche se aveva fatto di tutto per impedirlo, si era ritrovato a pensare a Viggo e a come sarebbe stato scopare *lui*. E sicuramente il ragazzo non rappresentava del tutto le sue fantasie dato che non riusciva proprio a pensare a Viggo che gemeva così.

 

Quando l’altro aveva fatto ancora uno dei suoi ridicoli versi, Orlando aveva sentito la propria erezione diminuire e aveva dovuto ordinargli di “tapparsi la bocca”. Dopo essersi calmato, le cose erano andate un po’ meglio, ma lui aveva faticato non poco a venire dopo quella che gli era sembrata un’eternità di monotone spinte dentro e fuori. Quando finalmente ci era riuscito, lo aveva fatto mentre fantasticava su…Viggo. Quella era stata l’esperienza sessuale più noiosa e patetica della sua vita. Orlando detestava se stesso per aver pensato al fossile mentre scopava con qualcun altro. Odiava l’uomo per aver fatto quel casino nella sua vita.

 

Quella stronza pazza che si era rifiutata di succhiarglielo come si doveva) era stata letteralmente la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Forse era un segno; forse Orlando avrebbe dovuto lasciar perdere il sesso per un po’ e concentrarsi sulla sua musica. Ma questo avrebbe finito con il causare solo altri problemi. Tanto per cominciare, la sua frustrazione sessuale non avrebbe migliorato il suo talento. Al contrario, aveva bisogno di concentrarsi molto più di prima  anche per suonare le canzoni più facili, e non voleva che gli altri lo scoprissero. Secondo, era un giovane normale con… forse una libidine leggermente esagerata, e il fatto di rimanere eccitato tutto il tempo, non lo aiutava affatto. Il solo pensiero di negare i suoi persistenti desideri lo faceva tremare.

 

Così *doveva* masturbarsi. L’unica alternativa sarebbe stata andare da Viggo e chiedergli di scoparlo ancora, ma questo era assolutamente da escludere. Non solo per il fatto che l’uomo sembrava fregarsene di lui ed era più assente del solito. Orlando avrebbe Orlando avrebbe preferito tagliarsi il cazzo e fottersi con quello piuttosto che abbassarsi ancora a quel livello. Il fossile si sarebbe probabilmente esaltato a quella richiesta, una soddisfazione che non poteva e, sicuramente, non voleva dargli. Scosse la testa. Perché il pensiero di chiedere a Viggo di scoparlo gli era passato per la mente? Era ridicolo. E non sarebbe *mai* più dovuto succedere.

 

Comunque, pensare a Viggo mentre si toccava era qualcosa che poteva permettersi; dopotutto la scopata *era* comunque avvenuta, quindi non stava esattamente fantasticando ma piuttosto…rivivendo i ricordi. La sua coscienza avrebbe potuto convivere con questo.

 

Aumentò la pressione su di sé e pensò a quanto eccezionale era stato fottere la bocca di Viggo. L’uomo l’aveva sicuramente succhiato da professionista; ma era stata la combinazione della sua bocca e delle dita di Viggo nel suo corpo insieme che gli avevano fatto perdere completamente la testa. Non sentiva il bisogno di avere parti del corpo di qualcun altro dentro di sé da molto tempo, forse non l’aveva mai sentito prima e pensare a tutto questo lo eccitava sempre di più. Allungò la mano libera e cercò in un cassetto vicino al letto. Quando trovò il lubrificante, lo tirò fuori velocemente, lo aprì e si ricoprì le dita, avvicinandole alla propria entrata qualche secondo dopo. Chiuse gli occhi e spinse dentro l’indice in un unico rapido movimento. “Oh Dio, sì,” sussurrò quando il delizioso insieme di piacere e dolore lo pervase. Non aspettò che il proprio corpo si rilassasse; aggiunse subito un secondo dito e gemette di nuovo.

 

Si fermò per un momento e ascoltò il proprio respiro pesante. Che cazzo gli era successo? Perché se ne stava disteso lì, fottendosi in quel modo, invece di scoparsi qualcun altro? Non lo sapeva. Ma cazzo, se gli piaceva! Era meglio di tutto quello che aveva provato ultimamente.

 

Orlando piegò le dita, cercando la prostata, solo per gridare di nuovo quando la raggiunse. Non poteva più tornare indietro ora. Spinse all’interno un terzo dito ed iniziò a muoverli dentro e  fuori dal proprio corpo velocemente, piegandoli e spostandoli mentre si accarezzava con l’altra mano. “Dio, sì, scopami, scopami, sì, oooohhhhh, ti prego, scopami” gemette, senza realizzare quanto imprevedibili fossero diventati i suoi movimenti e la sua voce.

 

Viggo alzò un sopracciglio quando udì un gemito alto e lussurioso provenire dalla stanza di Orlando. Sapeva che Orlando era solo lì dentro. E sapeva anche cos’era occupato a fare. Era andato in cucina a prendere una birra dal frigo, e al ritorno, l’aveva sentito.

 

L’aveva sentito gemere e implorare di essere scopato. Si avvicinò alla porta, ascoltando attentamente le balbettanti imprecazioni del moccioso. Il giovane stava, questo era sicuro. Si sentì irrigidire nei pantaloni e stava quasi per entrare e dargli quello di cui aveva così palesemente bisogno, quando ci ripensò. Orlando l’avrebbe probabilmente ucciso. Si strinse nelle spalle quando sentì l’Inglese gridare ancora una volta, e capì che aveva raggiunto l’orgasmo. Tornò nella propria stanza. Dopotutto Orlando sapeva dove trovarlo, in caso avesse deciso *realmente* di essere scopato ancora.

 

Nel frattempo, aveva la propria fastidiosa erezione a cui pensare. Tutto quell’ansimare e gemere e implorare da parte di Orlando l’aveva reso incredibilmente eccitato. Si abbassò i boxer e se lo prese in. Non sprecò tempo, iniziando ad accarezzarsi dall’alto verso il basso, lasciando che il pollice percorresse la punta.

 

Viggo lasciò ricadere la testa indietro e si lasciò sfuggire un debole gemito. Era da una fottuta terrificante settimana e mezza che non scopava. Dopo l’incidente erba/coccole lui ed Orlando avevano deciso di ignorarsi. Era davvero la cosa migliore da fare. Qualcosa di strano stava succedendo tra lui e il moccioso e non aveva alcuna intenzione di farne parte. Orlando gli aveva fatto qualcosa. Aveva scosso qualcosa dentro di lui che non credeva di aver  mai provato prima, e questa era una complicazione a cui non aveva tempo di stare a pensare. Aveva bisogno di concentrarsi sulla musica e di riprendersi la propria carriera.

 

All’inizio era andato tutto bene. Si ignoravano e non si parlavano se non era strettamente necessario. E la band si era era affiatata musicalmente parlando. Guy era contento dei loro progressi. Chuck e Tom erano eccitati all’idea di finire l’album e iniziare il tour. Aveva notato che Orlando si sforzava di più con la musica ma era l’unico ad essersene accorto. Così era rimasto calmo, Orlando se la sarebbe cavata da solo.

 

Ma ora era la sua di vita che stava andando a rotoli. Aveva ricevuto una lettera dall’avvocato della sua ex moglie. L’avrebbe portato in tribunale se lui non le avesse passato gli alimenti. Era nei casini e cercò di capire cosa diavolo fare.

 

Per tre giorni si era tormentato con questo pensiero. E intanto, qualcos’altro aveva iniziato a preoccuparlo.

 Orlando.

E il suo andare a puttane. Non che avesse visto nessuno dei disgraziati che il ragazzino si sceglieva. Ma aveva sentito i tre amici parlarne in continuazione. A Orlando sembrava piacere questo modo di fare e raccontare, dando dettagli specifici  su ogni aspetto delle sue relazioni. Così, mentre Viggo avrebbe dovuto concentrarsi su Exene, veniva distratto dal nodo allo stomaco causato dalla sua misteriosa inspiegabile gelosia.

La distrazione era svanita quando Exene aveva chiamato di nuovo, facendogli sapere che non vedeva l’ora di vederlo davanti ad un giudice.

 

Gli era sembrata una situazione piuttosto disperata, e aveva considerato il fatto di dover tornare a casa a L.A. e decidere da quale pezzo della propria vita preferiva separarsi per pagare quella troia. Il suo primo Grammy? Qualcuno dei suoi dischi d’oro? Forse qualcuna delle sue chitarre? La Rickenbacker? No, niente di tutto questo. Quelle cose erano tutto quello che gli era rimasto. I suoi ricordi erano troppo preziosi per lui. Non avrebbe potuto, si sarebbe tagliato l’uccello piuttosto. Magari lei l’avrebbe davvero potuto accettare come pagamento.

 

Lo stress si era riversato sul suo modo di suonare alle prove e Chuck l’aveva alla fine preso da parte e gli aveva chiesto cosa aveva. Così aveva messo da parte l’orgoglio e aveva raccontato al vecchio amico delle richieste di Exene. Chuck gli aveva messo in mano un assegno, senza dir nulla. Prima che potesse ringraziarlo, Chuck gli aveva detto solo di fare in modo che quella fottuta band avesse successo. E Viggo gli aveva promesso che avrebbe fatto tutto il possibile.

 

Alleggerito di  questo fardello, tutto quello che era rimasto da fare era lavorare più che poteva sulla musica e cercare di non essere geloso delle persone che Orlando si scopava. Non era certo perché voleva essere l’unico ad essere scopato da Orlando Non era più stato sotto da quando da quando aveva l’età che Orlando aveva ora. Voleva solo essere l’unico che si faceva Orlando. Sospirò e mosse la mano su di sé rapidamente. Essere dentro quel corpo caldo e stretto. Far sospirare ad Orlando il suo nome, sentire quella voce ribelle e sexy gridare dal piacere, come l’aveva fatto fremere e gemere.

 

Chiuse il pugno, immaginando di essere dentro il corpo dell’Inglese. Cazzo, se era bello! Strinse più forte iniziando a spingere il suo sesso violentemente. Era bello. Ma non era Orlando. Pensò alla sua pelle calda e morbida, la sua lingua fantastica. Si immaginò il volto arrossato del ragazzo, i suoi occhi scuri e lussuriosi. “Oh cazzo,” mormorò “Ooohhhh-rli.”

 

Viggo emise un suono gutturale quando venne. Chiuse gli occhi per un istante. Aveva davvero detto “Orli”? Si rimproverò per questo e ricordò a se stesso che quello era sbagliato, erano problemi, e una complicazione di cui non aveva bisogno. Si ricordò dei suoni dolorosi dell’orgasmo di Orlando come se il ragazzo avesse fottuto se stesso, e un pensiero gli passò per la mente allora. Se Orlando gli avesse chiesto aiuto, un giorno, forse, gli avrebbe dato ciò che voleva.

Ma adesso sapeva di non poterlo fare. Doveva lasciare le cose così com’erano. Era meglio per entrambi.

 

*****

 

Viggo doveva essersi appisolato dopo essersi toccato, ma appena la porta dell’appartamento si richiuse con un colpo, si sedette sul letto. Sbadigliò e prese la birra, ma la bottiglia era vuota, allora si stiracchiò, si alzò e lasciò la stanza.

 

L’appartamento era vuoto, silenzioso e buio. Eddie e Rex erano usciti ore prima e a quanto sembrava, anche Orlando aveva appena deciso di uscire. Non aveva chiesto a Viggo di andare con lui ovviamente. Il moccioso stava molto attento a mantenere le distanze tra loro. Il che era anche un bene, si ricordò. Dopotutto non era così sconsiderato.

 

Viggo non aveva comunque intenzione di uscire quella sera. Voleva restare a casa, ubriacarsi e/o farsi di fumo e semplicemente rilassarsi, adesso che le sue preoccupazioni in quanto a denaro erano finite. L’assegno di Chuck gli aveva anche permesso di comprare una nuova segreteria, cosa che Rex aveva gradito molto. Si sapeva che il bassista aveva una giovane ragazza a casa, in Canada, alla quale piaceva telefonare in continuazione. “È una puttana pazza e gelosa e va fuori di testa quando non le rispondo,” aveva spiegato Rex. Viggo sapeva che il Canadese era pazzamente innamorato e cercò di non farci caso. Comunque la puttanella in Canada non gli impediva di uscire con Eddie quasi ogni notte, e raramente rientrare prima dell’alba. Viggo non aveva davvero idea di cosa il Canadese stesse facendo e di come riuscisse a vivere in quel modo. In ogni caso, era da molto tempo che andava avanti così e le cose sembravano funzionare bene.

 

Si preparò per una lunga notte a stare seduto a far niente. Ma scoprì presto che la serata non sarebbe andata come aveva programmato. La birra era finita, cosa con cui poteva anche convivere. La scatola con l’erba era vuota, il che era male. E non c’era più scotch, e questo era veramente il peggio. E all’improvviso l’idea di restare lì sembrava essere diventata noiosa, stupida e sbagliata.

 

******

 

Viggo non era mai stato in quel bar prima, ma sembrava un posto abbastanza buono per annegare la crescente frustrazione sessuale che sembrava essergli tornata in mente, ora che le altre preoccupazioni erano sparite. Quasi due settimane senza andare a letto con qualcuno – non ricordava un periodo così lungo passato senza una scopata decente. Pensò che la prossima scopata avrebbe dovuto essere all’altezza dell’ultima. Ed eccolo ancora. Il dolore allo stomaco, quella sensazione nel petto che stringeva. Dannato moccioso. Che cosa gli aveva fatto? Scosse la testa. Basta pensare ad Orlando. Aveva solo bisogno di qualcuno da scopare, e quasi chiunque sarebbe andato bene a questo punto.

 

Entrò nel club e si ritrovò in un’ampia stanza, con il bar sul lato opposto. Dovette farsi strada attraverso una folla di persone rumorose che girovagavano ovunque, ridendo e chiacchierando.

 

Lo vide ancora prima di raggiungere il bar. Orlando aveva quest’aura attorno a lui, questa speciale luce che automaticamente attraeva gli occhi di tutti su di sé, anche quando provava a nascondersi. Era seduto su uno sgabello al bar, la schiena rivolta verso Viggo, che era incerto sul da farsi. Avrebbe fatto meglio a lasciarlo solo e trovarsi un altro bar. Dovevano mantenere le distanze. In più, non era dell’umore giusto per stare a guardare Orlando mentre conquistava la sua prossima preda, anche se al momento sembrava essere piuttosto solo.

 

Cazzo, quella zona era piena di bar e club, perché era entrato proprio in quello dove stava Orlando? Ma forse, dopotutto, doveva succedere. Forse questa era la sua opportunità per mettere in chiaro alcune cose tra di loro. Avrebbero iniziato presto il tour e come avrebbero potuto mantenere le distanze a quel punto? E anche la tensione nello studio stava peggiorando, non solo perché faceva fatica a concentrarsi ultimamente, prima c’erano stati i problemi con Exene e ora aveva iniziato a fantasticare sul farsi Orlando quasi ogni volta che lo vedeva.

 

Orlando sembrava avere a sua volta problemi. Viggo l’aveva notato. Non poteva parlargli di tutto questo, sicuramente il moccioso avrebbe negato ogni cosa. Ma aveva visto che sbagliava più spesso del normale, non azzeccava la corda giusta, confondeva i pezzi. E anche se tutti gli altri erano contenti dei progressi della band, Viggo non era completamente soddisfatto del proprio lavoro e di quello di Orlando. E se le cose fossero peggiorate…beh, non voleva nemmeno pensarci.

Forse una chiacchierata in un bar, con un drink, avrebbe reso le cose tra loro più semplici.

 

Si avvicinò, assicurandosi che Orlando non l’avesse ancora notato. Voleva osservarlo per un po’, scoprire di che umore fosse. Si fermò al bar, trovando un punto dietro a un piccolo gruppo che si era ammassato lì. Così poteva osservarlo senza essere visto.

 

Il giovane Inglese sembrava essere pensieroso, il che lo sorprese un po’. La testa chinata in avanti , gli occhi fissi sul bicchiere vuoto che stava muovendo con le mani. Finalmente sollevò la testa, aprendo leggermente la bocca, e Viggo pensò che stesse sospirando. Orlando alzò il bicchiere e lo diresse verso il barista.

 

“Un altro”

 

L’uomo robusto dietro al bancone annuì e preparò un altro drink per Orlando. Dalla bottiglia, Viggo vide che il ragazzetto stava bevendo ancora Scotch, e questo lo fece sorridere. Orlando sorseggiò il drink, fece una smorfia e lo diresse ancora verso il barista.

 

“Hey! Stai cercando di fottermi, amico?”

 

L’uomo si voltò, appoggiò entrambe le mani sul bancone e guardò Orlando sospettoso. “Che problema hai ragazzo?”

 

“Il drink,” gli alzò il bicchiere davanti agli occhi “è annacquato o qualcosa (o qualcosa del genere). Sa di merda.”

 

Il barista strinse gli occhi “Stai cercando di dire che prendo per il culo i miei clienti, ragazzino?”

 

Orlando saltò giù dalla sedia. “Non chiamarmi così, fottuto segaiolo!”

 

Prima che l’intera situazione peggiorasse, Viggo decise di intervenire. Sapeva che lo scotch era okay, visto che il barista aveva aperto una nuova bottiglia senza aggiungere niente. Comunque Orlando sembrava in cerca di guai, e a lui questo non piaceva. Se non avesse tenuto il ragazzino sotto controllo, chissà che guai avrebbe potuto causare. Gli vennero in mente immagini di Orlando che afferrava un vetro rotto e cercava di squarciare la gola del barista, seguite da uno scenario alternativo dove Orlando veniva colpito a sangue dall’uomo più robusto. Niente di tutto ciò avrebbe fatto bene alla band.

 

“Eccoti qui,” disse semplicemente afferrando Orlando per il braccio “mi occupo io di lui, grazie,” Viggo si rivolse al barista, gettando qualche banconota sul bancone e portò con sé Orlando nei bagni vicino al bar. Il giovane doveva essere rimasto davvero sorpreso dall’improvvisa comparsa di Viggo perché non aveva nemmeno tentato di liberarsi dalla sua stretta. Ma appena entrarono nei bagni degli uomini, ritornò in sé.

 

“Lasciami andare cazzo!” gridò “Cosa credi di fare? Non mi servi come babysitter, avevo tutto sotto controllo!”

 

Viggo lo lasciò e fece un passo indietro “Mi è sembrato il caso intervenire prima che tu facessi qualcosa di cui poi la band avrebbe dovuto pagare le conseguenze”

 

Orlando sospirò “La band? Sei pazzo? Cos’ha a che fare la band con questo? Quello stronzo mi stava prendendo per il culo!”

 

“Non ti stava fregando. Il drink era okay, l’ho visto io.”

 

“Grande! cos’è? Mi stai controllando adesso che non puoi più molestarmi? Dio, sei più malato di quanto credessi.”

 

Viggo si avvicinò di nuovo “Non ti sto controllando. Sono solo entrato qui e…”

Orlando lo spinse via con forza “Stammi lontano…” un’altra spinta “fottuto…” una terza e Viggo finì contro il muro “pazzo vecchio fossile.”

 

Con un ringhio furioso, Viggo afferrò i polsi di Orlando, portandoglieli sopra la testa e muovendosi per invertire le posizioni e avere il giovane contro il muro. L’aveva già fatto una volta e forse Orlando se l’aspettava, ma non fece nessuna resistenza…o era solo lui ad immaginarselo? Si chinò verso di lui. “Cosa cazzo c’è Orlando? Perché te ne vai in giro a fare cose stupide come questa? Dimmelo Orlando, dannazione!”

 

L’Inglese iniziò a dimenarsi ma Viggo aumentò la stretta. Non l’avrebbe lasciato andare adesso. “Che cosa c’è?” rispose alla fine Orlando. “Mi stai spingendo contro un muro, ecco cosa c’è. Lasciami! ADESSO!”

 

“No.” Viggo sentì calde onde eccitanti lungo il corpo, sentì il proprio sesso rispondere alla sensazione di avere Orlando così vicino. Non voleva, ma non poteva evitarlo. “Non ti lascerò andare fino a quando mi avrai detto cosa succede. E non intendo solo quello che è appena accaduto là fuori. C’è molto di più, sai di cosa sto parlando.”

 

“Tu sei pazzo, Viggo!. Non so a cosa ti riferisci. Ultimamente mi sto soltanto concentrando sul mio lavoro, forse un po’ troppo. Adesso lasciami!” Orlando si dibatté in un inutile tentativo di allontanarsi da Viggo. O era un tentativo di muoversi contro di lui, di strusciarsi contro il corpo forte dell’uomo come aveva fantasticato di continuo?

 

“Sono stronzate, Orlando.” Viggo premette il corpo contro quello di Orlando, avvicinando l’inguine al suo. E cazzo, anche il piccolo punk era eccitato!. Così aveva ragione su tutto quello che aveva ipotizzato. “Ora mi dici cosa sta succedendo, perché non so se potrò lavorare con te ancora per molto se tu non provi nemmeno a fidarti di me. Gli altri non lo notano o non dicono niente, ma hai fatto dei casini ultimamente, molti. E adesso, dopo tutto quello che è successo tra noi, potresti aprirti almeno un po’. Dovresti sapere che non ti farei del male, sto solo cercando di capire, davvero.”

 

Orlando, che aveva chiuso gli occhi quando Viggo aveva premuto la propria eccitazione contro la sua, li riaprì di nuovo. Qualcosa vibrò in essi, ma Viggo non sapeva dire cosa. Disperazione? Rassegnazione? O la stessa emozione che era visibile nei suoi occhi – frustrazione?

 

La presa di Viggo sul giovane era decisa, ma quando parlava la sua voce era dolce. Più dolce di come Orlando l’avesse mai sentita prima. Gentile, quasi preoccupata. “Vuoi sapere cosa c’è?” sibilò Orlando “Davvero? Sei tu. E quello che hai fatto con me, che hai fatto a me. Non so come hai fatto, ma mi hai maledetto.”

 

Viggo trattenne un sorriso soddisfatto “ Perché…?” cercò di chiedere il più innocentemente possibile.

 

Orlando chiuse gli occhi e girò la testa da un lato. La sua voce sembrava essere diventata soltanto un debole sospiro quando rispose questa volta “Perché la mia vita sessuale si è completamente incasinata da quando mi hai scopato quella notte.”

 

La confessione di Orlando eccitò Viggo più di quanto già non lo fosse. “Ma hai fatto sesso di recente, giusto? Tutte quelle storie che racconti quando parli con Eddie e Rex?”

 

La voce di Orlando si alzò di nuovo e il ragazzo fissò Viggo negli occhi. “E a loro che cazzo dovrei dire? Che non mi eccito più quando scopo qualcuno? Che ho iniziato davvero a fottermi con le dita perché ho bisogno di sentire qualcosa dentro il culo? Che sto seriamente considerando di comprarmi un vibratore? Già, perché non dirlo a loro, eh? Sapevo che tu ti saresti divertito. Perché è questo che volevi sentire vero? Cazzo, spero sarai soddisfatto adesso, tu, fottuto decadente fossile!” Quasi sputò le ultime parole e Viggo poté vedere le prime lacrime di rabbia brillare nei suoi occhi.

 

Lasciò le parole sospese in aria per un secondo. “Allora”, disse Viggo dopo qualche momento, “cosa vuoi che faccia?”

 

“Non ne hai ancora abbastanza? Mi hai qui, contro questo muro, maledettamente umiliato e mi stai chiedendo cosa voglio che tu faccia? Sai cosa voglio,” disse, la sua voce un misto di sconfitta e desiderio.

 

Viggo sorrise “Oh, lo so, lo so. Ma ho bisogno che tu lo dica. Ho bisogno di sentirlo da te.”

 

La testa di Orlando ricadde verso il basso. Lo voleva così tanto da star male. Desiderava da impazzire che Viggo lo scopasse. Ma non voleva arrendersi, voleva solo che Viggo lo prendesse.

 

“Orlando, guardami e dimmi cosa vuoi.” Viggo sapeva di stare facendo un gioco pericoloso. Ma doveva farlo. Se l’avesse lasciato succedere ancora, se avesse piegato Orlando ancora una volta, costringendolo a implorare per quello che desiderava allora, forse, avrebbe potuto veramente permettersi di fare quello che anche lui desiderava. Avrebbe potuto lasciarsi ogni dubbio dietro alle spalle e dimenticare le complicate sensazioni che Olando gli aveva fatto provare e avrebbe potuto scoparlo ancora di nuovo.

E Dio, quanto lo voleva.  Forse sarebbe stato un bene anche per la band, si disse. Forse avrebbe anche risolto quella tensione che si creava tra di loro quando lavoravano.

 

Orlando finalmente rialzò ancora la testa. Le sue guance erano arrossate e una lacrima era scivolata su una di esse. Sbatté le palpebre, cercando di impedire ad altre lacrime di cadere. “Credo che non possa andare peggio di così, no? Dio…scopami, Viggo. Ti prego, scopami ancora. Io non…non posso più andare avanti così.”

 

Viggo respirò profondamente e prima di lasciare andare Orlando, asciugò quella lacrima solitaria. “Okay,” sospirò infine “allora andiamo, usciamo di qui.”

 

“No,” lo fermò Orlando “Non darmi l’opportunità di cambiare idea. Scopami qui. Adesso.”

 

Stavolta fu Viggo a sentire le guance in fiamme. Era da molto tempo che non scopava qualcuno in un luogo pubblico. Ma non si poteva tornare indietro adesso, e anche lui lo voleva più di ogni altra cosa al mondo. “Qui. Okay.” Afferrò Orlando e lo condusse in uno dei bagni, chiudendo la porta dietro di loro. Una volta dentro, sentì immediatamente le mani dell’Inglese su di sé, la sua bocca affamata che gli succhiava il collo.

 

“Cazzo, Orlando…” fu tutto quello che riuscì a dire prima di sentire un paio di labbra bollenti, già socchiuse, e una lingua che penetrò nella sua bocca appena l’ebbe aperta . Il suo intero corpo si infiammò, quando sentì il giovane esprimere il suo desiderio così apertamente. Le sue mani stavano armeggiando con la cerniera di Viggo, aprendola in quello che doveva essere un nanosecondo. Un pugno si chiuse attorno al suo sesso eccitato solo qualche momento dopo.

 

Viggo si tirò indietro nel bisogno d’aria. “Dio, Orlando, calma! Tu hai accusato *me* di molestie, ricordi?”

 

Orlando guardò in alto, respirando a sua volta pesantemente. “Fanculo, non posso più aspettare. Non hai idea di cosa ho passato ultimamente.”

 

Viggo sghignazzò. “Chi lo sa? Forse lo so.”

 

Orlando sembrò confuso per un secondo. “Cosa?”

 

“Non importa. Basta parlare adesso.” Viggo lo baciò ancora con forza. E finalmente poté affondare ancora le dita in quei riccioli incredibilmente sexy. L’Inglese gemette nella sua bocca e fece scivolare una mano sotto la sua maglietta, spostandola in alto per scoprire il suo petto. Si chinò in avanti ed iniziò a leccarlo ovunque, fermando la lingua solo per succhiare un capezzolo già duro. Viggo si abbassò e aprì i pantaloni di Orlando, spingendoli in basso. Orlando finalmente lo lasciò, si tolse le scarpe e si sfilò i pantaloni. Si abbassò brevemente e recuperò il lubrificante e un preservativo da una tasca , passandoli a Viggo. “Tieni. Fanne buon uso.”

 

“Oh, lo farò,” sorrise Viggo, aprendo l’olio e ricoprendosi le dita. Poi afferrò il sedere di Orlando stringendolo nelle mani, prima di portare un dito vicino alla sua entrata.

 

“Dio Viggo, non tormentarmi…non adesso…”

 

Viggo sospirò e fece scivolare un dito in profondità dentro Orlando, strappando un lungo gemito all’altro.

“Ti piace?”

 

“Oh sìììììììììì…adesso muoviti…ti prego…ohhhh…”

 

Non c’era niente che Viggo volesse di più. Era finalmente tornato in quel calore vellutato che aveva sognato per quasi due settimane e niente l’avrebbe fermato ora. Ok, era solo il suo dito finora, due per l’esattezza, ma sarebbero state sostituite dal suo sesso in ogni momento. E il solo pensiero lo fece gemere più forte. Spinse le dita dentro e fuori Orlando solo un paio di volte quando l’Inglese gli afferrò il polso. “E’ abbastanza, adesso scopami Viggo.”

 

Viggo non era sicuro se Orlando fosse preparato a sufficienza, ma era troppo eccitato per aspettare. Aprì l’involucro, si mise il preservativo e il lubrificante, sotto gli occhi di Orlando che guardava la scena e soprappensiero si leccava le labbra. “Ok,” disse quando finì “vuoi voltarti?”

 

“No,” disse Orlando, “non questa volta. Voglio guardarti mentre mi scopi.” Con quelle parole, saltò su di lui, chiudendo le gambe attorno alla sua vita. Viggo lo prese, passando un braccio attorno a lui e con l’altra mano posizionò il suo sesso contro l’entrata del ragazzo. Lo guardò di nuovo.

 

“Sei pronto?”

 

Appena Orlando annuì, sentirono le scricchiolio della porta, seguito da qualcuno che fischiettava allegramente.

 

“Fottuti” sussurrò Viggo.


“Esattamente,” ribatté Orlando debolmente, abbassandosi su di lui e impalandosi sul suo corpo.

 

Viggo si morse le labbra così forte da farle sanguinare e Orlando non poté trattenere un gemito quando sentì il calore dell’eccitazione dura e bollente di Viggo dentro di sé. Era ancora doloroso ma fantastico al tempo stesso. Dovette comunque restare fermo per un momento, permettendo al proprio corpo di abituarsi all’improvvisa penetrazione. Un altro debole gemito sfuggì dalle sue labbra mentre cercava di restare fermo.

 

L’uomo che fischiettava si fermò. “Stai bene, amico?” chiese una voce profonda.

 

Orlando si schiarì la gola. “Sì, grazie.”

 

Viggo sorrise e si avvicinò. “Sei perverso” sussurrò. Orlando annuì e lentamente iniziò a muoversi. Viggo chiuse gli occhi per un attimo per assaporare quel momento. Dimenticò il bagno sporco in cui erano, dimenticò l’altro uomo che stava usando l’orinatoio, dimenticò tutto tranne quel corpo stretto che era impegnato a fottersi. Era caldo e accogliente esattamente come lo ricordava, e il modo in cui Orlando si stava praticamente scopando su di lui era semplicemente fantastico. Strinse con forza le natiche del ragazzetto ottenendo un altro gemito soffocato come risposta. Si stavano muovendo abbastanza piano, eppure il respiro di Orlando diventava più pesante ad ogni spinta.

 

L’uomo all’esterno arrossì. “Amico sei sicuro di stare bene? Sembra che tu abbia qualcosa nel culo che non vuole uscire.”

 

Viggo si morse il labbro già sanguinante per trattenere una risata.

 

“Cazzo sì, sto bene!” gridò Orlando.

 

“Okay, okay, stavo solo chiedendo. Tsk-tsk…” la porta scricchiolò di nuovo e si chiuse.

 

Orlando iniziò immediatamente a muoversi più veloce, ma le intenzioni di Viggo erano ben diverse. Fece un passo e spinse Orlando contro il muro. “E adesso,” annunciò, “ti scoperò come volevi essere scopato.”

 

Orlando gemette ancora quando Viggo finalmente iniziò a muoversi velocemente. Si spinse nel corpo incredibilmente eccitante di Orlando violentemente e senza pietà, e ancora, Orlando lo adorò.

 

“Oh sì, Viggo…oooohhhh…così…CAZZO! SÌ!” iniziò a gemere quando Viggo cambiò l’angolazione e colpì la sua prostata. Orlando ansimava e gemeva ad ogni spinta. Non era mai stato così con nessuno. Il suo corpo scricchiolava dal piacere, colpo dopo colpo dentro di lui.

 

Viggo sentì il sudore su tutto il corpo. Non avrebbe resistito a lungo, il che non era proprio un male, vista la posizione scomoda di Orlando. Per un secondo, Viggo divenne abbastanza cosciente per chiedersi se avrebbe mai avuto l’opportunità di scopare Orlando in un letto, ma poi la sua mente tornò a concentrarsi sulla scopata del momento “Cazzo Orli…sei fantastico…”  mormorò tra le spinte.

 

“Non…chiamarmi…in quel…fottuto…modo,” balbettò Orlando in risposta. “Cazzo, Viggo…devo venire…ti prego…”

 

Viggo premette Orlando con forza contro il muro, bloccandolo con una mano e chiudendo l’altra sulla sua erezione, pompandola a ritmo delle sue spinte.

 

“Oh sì, Viggo…sì, sì, sì…ooooohhhhhhhh!”

 

Viggo sentì un’onda calda di sperma schizzare sulla sua mano. Aspettò finché Orlando ebbe versato tutto quello che aveva prima di portare la mano alla bocca del giovane. Orlando tirò fuori bramosamente la lingua e la ripulì, e questa era l’ultima cosa di cui Viggo avesse bisogno. Con un lungo gemito si spinse in Orlando ancora una volta prima di venire violentemente.

 

Quando tornò in se, Viggo notò che Orlando si stava ancora dimenando.

“Viggo…non posso restare ancora per molto così.”

 

“Oh sì, certo.” Viggo uscì lentamente e con attenzione fece scendere Orlando. Entrambi gli uomini stavano ancora ansimando. Orlando guardò giù verso i suoi pantaloni, abbandonati sul pavimento sporco. “Dio,” disse, “credo che dovrò fare un po’ di bucato domani”. Si chinò per prenderli. “AH!” gridò all’improvviso portandosi una mano sulla schiena.

 

“Cazzo, Orlando…stai bene?” chiese Viggo, con tono preoccupato. L’aveva ancora una volta scopato con forza ancora, senza preoccuparsi se la posizione potesse essere scomoda o anche dolorosa.

 

Orlando tentò di sorridere. “Sì, sto bene, è solo…beh, ci sono cose migliori per la schiena che farsi scopare contro un muro, credo.”

 

Viggo sorrise a sua volta, chinandosi e porgendo i pantaloni a Orlando. “Tieni.”

 

“Grazie.” Orlando accettò l’aiuto senza protestare. E comunque non aveva altra scelta. La schiena gli faceva un male d’inferno e non avrebbe potuto prenderli da solo. Ma Viggo non doveva saperlo. Non c’era ragione di mostrare al fossile tutte le sue debolezze contemporaneamente. Tentò in ogni modo di rimettersi pantaloni e scarpe senza gridare dal dolore che l’intera procedura gli procurava. In qualche modo ci riuscì.

 

“Pronto per andare a casa?” chiese Viggo quando entrambi furono rivestiti. Orlando annuì.

 

******

 

Quell’imbarazzante silenzio si era di nuovo presentato durante il ritorno a casa. Viggo e Orlando sedevano uno vicino all’altro nel taxi, e Viggo si chiedeva come avrebbero continuato adesso. Questa non era stata una semplice botta e via come la loro prima scopata, e nemmeno un pompino causato dalla droga come la notte dopo. Non potevano continuare così, scopare un minuto e non parlare quello dopo.

 

“Orlando?”

 

L’Inglese girò lentamente la testa. Sembrava stanco ed esausto. “Sì?”

 

“Quello che ho detto prima…che non eri l’unico a soffrire…lo intendevo davvero. Ho avuto anch’io problemi a concentrarmi di recente.”

 

Orlando non sembrò esserne stupito. “E allora?”

 

Viggo si avvicinò, non c’era bisogno che il taxista sentisse quello che stava per dire. “Sai, non fa bene alla band se entrambi non possiamo concentrarsi sul lavoro a causa di…qualche tipo di frustrazione, no?”

 

Orlando alzò le spalle. “Cosa vuoi dire?” Stava male e aveva bisogno di prendere le sue pillole. Viggo poteva sputare tutto quanto e lasciarlo in pace.

 

“Perché non continuiamo così? Qualche scopata qua e là, quando ne abbiamo voglia. Nessuno deve saperlo.”

 

Orlando rialzò un sopracciglio. Essere scopato da Viggo regolarmente sembrava una buona prospettiva. In ogni caso aveva bisogno di far provvista di pillole. Ma forse avrebbero trovato un posto più decente la prossima volta. La prossima volta…a Orlando piacque il suono di quelle parole. “Casuale dici, eh?”

 

“Sicuro. Niente più di questo, ragazzino”

 

“Oh non preoccuparti, fossile, non sto cercando nemmeno io una storia romantica.”

 

“Me lo aspettavo. E credo davvero che potrebbe essere la cosa migliore per la band.”

 

“Ok. Per la band allora.”