.|. Unnecessary Evils .|.

 

Note:  Il testo all'inizio di questo capitolo è tratto da “I don’t think so” by Gracia

[Nota di LoLL: rileggendo questa traduzione a quasi un anno di distanza, mi rendo conto che la traduzione fa schifo perché è la trasposizione italiana del testo inglese. E non funziona. Per fare una cosa decente avrei dovuto fare un adattamento vero e proprio, riscrivendo interi pezzi pur mantenendone la suggestione. Ho imparato che ciò che è rende bene in una lingua non sempre ha lo stesso effetto se tradotto letteralmente. Mi scuso con tutti, purtroppo stavolta è andata così]

 

5. I Don't Think So

tradotto da LoLL

~  

Lights out, bad deal, you don't know how I feel
That's right, get real, don't under estimate me now
Your sick ideals don't have no part in me
Get lost, be gone, you hope that we'll go on

But I don't think so

You want me to be your bitch in bed
But I don't think so
You want me to love you 'til I'm dead
But I don't think so
You want me to make your food, clean up your mess
But I don't think so
This will only happen in your head
Cause I don't think so

Tough luck, you loose, I won't play by your rules
Too much, too soon, don't bother me with your do's and don't's
You're stuck, confused and ancient minded too
You pushed too far, now I got news for you

I don't think so

 

Viggo uscì barcollando dalla propria stanza e si diresse verso lo spazio che faceva da cucina e soggiorno. La testa martellava, grazie ad una miscela di birra da quattro soldi, scotch ancora più scarso e... e Orlando. Questa era la causa principale del mal di testa. Un’agonia corrosiva, martellante, dovuta al fatto di sapere che si era scopato il suo co-leader e alla dubbio su come cavolo sarebbero state le cose fra di loro da quel momento. Orlando era estremamente orgoglioso e Viggo gli aveva assetato proprio un bel colpo. Aveva spinto il ragazzo al limite, costringendolo con la forza, prima di... beh, prima di “costringerlo” con la forza.

Viggo sentì una fitta di rimorso per quello che aveva fatto. Non era certo colpa di Orlando se quei due scorfani avevano detto quello che avevano detto, trattandolo nel modo che avevano fatto. Del resto, cosa aspettarsi da due troie da quattro soldi? Ma quella sera era eccitato come non mai e DOVEVA scopare qualcuno e... beh, Orlando era sicuramente scopabile.

Dal primo momento in cui aveva messo gli occhi su di lui, Viggo aveva voluto scoparlo. Sapeva che sarebbe stato stretto e caldo. Sapeva che avrebbe dato qualsiasi cosa per bruciare in quel fuoco vellutato. E la notte scorsa..., si era sicuramente trattato di una delle migliori scopate della sua vita. E questo voleva pur dire qualcosa.

Ma in quel momento, temeva come tutto questo avrebbe influenzato il loro già traballante rapporto. Praticamente si odiavano e questo di sicuro non aiutava a migliorare le cose. Infatti, era stato così violento con Orlando che, per quanto sapesse che l’Inglese si era goduto ogni minuto della cosa, sapeva anche che probabilmente si sarebbe poi sentito umiliato e non era mai una buona idea umiliare uno con un ego di quelle dimensioni. Se Viggo la vedeva giusta, ci sarebbe stato un bel casino da ripagare per quello. Oltretutto,  e questa era una cosa su cui non voleva fissarsi, si sentiva pure come un ragazzino: colpevole. Lo aveva trattato piuttosto duramente e Orlando non si meritava davvero una cosa del genere. E in quel momento, mentre oltrepassava la soglia per il soggiorno, Viggo si sentì lo stomaco uno schifo.

Forse avrebbe dovuto scusarsi. La sola idea gli fece contorcere le budella. Lui non si scusava mai. Per nulla. Non per essersi scopato Claude, il suo bassista, nel letto suo e di Exene, proprio davanti a lei. Il giorno del suo compleanno. Né per aver quasi bruciato la casa di un suo ex amico a Bel Air, durante una nottata di alcol e droga.. Quindi, perché doveva anche solo pensare di iniziare adesso? Per il bene della band. Ecco perché. Per la tranquillità. Non certo per Orlando.

Una risata soffocata gli arrivò alle orecchie mentre entrava nella stanza. Lì c’erano Eddie, Rex e, sì, anche Orlando. Stava a cavalcioni di una sedia, pestando il pugno sul tavolo e ridacchiando come una iena impazzita.

“Mi stai prendendo per il culo!” Stava dicendo.

Eddie scosse la testa. “No, amico, è vero.” disse ammiccando.

“Maledettamente impagabile...” disse Orlando, scuotendo la testa. Si girò e all’improvviso si accorse di Viggo.

“’giorno vecchio mio. Felici di vederti in piedi. Pensavamo che te ne fossi andato all’altro mondo stanotte. Hey, noi tre dobbiamo preparare un programma, ok? Per controllare Viggo ogni mattina e vedere che non ci sia nessun rigor mortis... ma io credo che anche se ci fosse, potremmo puntellare il tuo corpo e andare avanti ugualmente con le cose. Non credo che la gente si accorgerebbe della differenza. E voi, ragazzi?” disse, girandosi nuovamente verso Eddie e Rex.

Rex cominciò a blaterare stupide storielle su cadaveri parzialmente zoppicanti mentre Eddie educatamente cercava di difendere Viggo. Da parte sua, Viggo li ignorò, dirigendosi verso la macchina del caffè e versandosene una tazza. Lo bevette amaro, continuando a dare la schiena agli altri. Orlando lo osservava di sottecchi. Fin’ora tutto bene. Se solo fosse riuscito a tenerlo sulla difensiva allora forse il vecchio fossile non se ne sarebbe uscito con quello che era successo la notte scorsa. Per nessuna ragione Orlando voleva che gli altri sapessero che si era lasciato dominare da Viggo. E non solo lo aveva lasciato fare. Si era goduto ogni minuto della cosa. Quanto meno l’atto in sé. Il suo corpo non si era mai sentito così vivo prima. Viggo lo aveva preso con la forza e lui ne era uscito alla grande. L’unico peccato era che la sua schiena gli faceva ancora un male cane. Oh beh, un piccolo prezzo da pagare. Nulla che qualche pillola non potesse curare.

Tutto quello che Orlano voleva era che Viggo non dicesse nulla a nessuno. Ed essere sicuro che quella situazione imbarazzante non si ripetesse più. Distolse lo sguardo dell’uomo e sorseggiò il suo caffè.

“Hey, Viggo, amico, ti ho visto andartene con quelle due tipe ieri notte, come è andata?” chiese Eddie?

Gli occhi dell’uomo si fissarono su Orlando, che lo stava guardando a sua volta. Che cosa c’era in quei languidi occhi scuri? Paura? Mantenne lo sguardo su Orlando. “È andata bene.” rispose in modo amichevole. 

“Davvero?. È stata una di loro a farti quel taglio sul mento?” chiese Rex, interessato a conoscere tutta la storia.

“Nah, un piccolo incidente in bagno. Scotch da quattro soldi può farti anche questo.”

Fu in quel momento che il telefono squillò. Rex rispose, parlò con la persona all’altro capo e poi riattaccò.

“Era Tom. Arriva una macchina fra venti minuti circa” disse “Oh, lampeggia la segreteria, mi sa che abbiamo messaggi.” Schiacciò il bottone.

Una voce femminile iniziò a parlare: “Pronto? È il posto giusto? No so se ho fatto il numero giusto, non c’era nessun messaggio sul nastro...”

“Sembra Inglese...” disse Eddie.

“Una delle tue troiette, Orlando?” disse Viggo, sogghignando all’Inglese.

Orlando lo guardò accigliato. “Quella è mia sorella, idiota segaiolo. Rimandala da capo, Rex, non ho capito una parola con voi che facevate casino.”

Rex riavvolse il nastro e schiacciò di nuovo il tasto play. La voce della sorella di Orlano riprese. “... così, se questo è il posto giusto bene, allora magari chiamami, ok? Fammi sapere com’è New York e come sta andando la nuova band. Io e la mamma siamo preoccupate per te, sai... Ok, devo scappare, chiamami, fratellino. Ti voglio un sacco bene, Orli.” disse, e poi il messaggio terminò

“Awwwww” scherzò Rex “che adorabile.”

“Vaffanculo Rex” disse Orlando, arrossendo.

“Com’è che ti ha chiamato?” chiese Eddie.

“Niente, voi due cazzoni dovete vestirvi o cosa? Macchina? Venti minuti.” disse Orlando.

“Lo ha chiamato Orli.” disse Viggo.

Orlando si voltò di scatto in direzione di Viggo. “Attento, amico...”

Viggo sorrise. “Io penso sia un soprannome ricercato. Veramente. Posso chiamarti Orli?”

L’ultima frase fu detta con voce una così roca e seducente che Orlando sentì l’uccello diventare duro.

“In culo!” disse Orlando.

“Nei tuoi sogni.” rispose Viggo sogghignando.

Orlando si alzò di scatto e si gettò verso l’altro. “Vuoi provarci ancora con me, amico?” disse, spingendo l’uomo con forza.

Prima che Viggo potesse rispondere, Eddie e Rex erano arrivati a separarli.

“Merda, voi due! Non potete continuare a saltarvi al collo così.” disse Eddie.

“Già, raffreddatevi, voglio dire, se vi ammazzate prima che l’album sia registrato io ed Eddie non potremo mai diventare ricchi e famosi.”

Orlando si rilassò e la smise di cercare di divincolarsi da Rex. “Io esco ad aspettare la macchina” annunciò. Prese la chitarra e la cartelletta con gli spartiti su cui aveva lavorato tutta la mattina e si diresse verso l’uscita.

Viggo prese la tazza e finì il contenuto. “Devo vestirmi.” Si diresse verso la sua camera.

“Cazzo, amico... se non cominciano ad andare più d’accordo non so nemmeno se registreremo una sola canzone prima che vadano a fuoco.” disse Eddie.

Rex scosse la testa e si diresse a prendere il basso.

***

Un silenzio terrificante riempiva lo studio. Naturalmente, Orlando e Viggo erano occupati ad accordare le chitarre, ma Rex si trovò a detestare la tensione che era quasi tangibile. Guardò in direzione di Eddie che era tranquillo come al solito. Nessun aiuto da parte sua, ovviamente. Cambiò posizione sulla sedia e cercò di pensare a qualcosa per sollevare il morale.

“Oh, Orlando, quasi dimenticavo” disse alla fine.

Orlando alzò gli occhi dal proprio strumento. “Uh?”

“Raccontaci un po’, amico, ti sei fatto qualcuno la notte scorsa?”

Orlando socchiuse gli occhi e si irrigidì. “Di cosa cazzo stai parlando, bello?” Lanciò un rapido sguardo a Viggo che stava ancora chinato sulla sua chitarra. Il vecchio bastardo aveva parlato, alla fine? Se era così, Orlando era sul punto di liberare il mondo da una decrepita ex rock star.

“Quando te ne sei andato dal club hai detto che stavi cercando un po’ di privacy, che avevi incontrato “una certa tipa arrapante. Ora, mi chiedevo solo se tu e Viggo siete stati entrambi fortunati la scorsa notte.” 

Orlando si maledisse mentalmente. Avrebbe fatto meglio a ricordarsi delle palle che raccontava d’ora in avanti. “Cosa cazzo credi, bello? Certo che è andata bene.” Ritornò alla chitarra, sperando che il discorso fosse definitivamente chiuso con questo commento.

Tuttavia Rex non era intenzionato a mollare il colpo. “Immagino che ci hai dato dentro pesante con lei allora, eh? Le hai fatto vedere che razza di stallone sei?”

“Ci puoi scommettere, amico.” Orlando lanciò un altro sguardo circospetto in direzione di Viggo. Se avesse detto qualcosa lo avrebbe ammazzato, non importa cosa. Si chiese oziosamente se New York fosse uno degli stati in cui la pena di morte era in vigore. Gli sembrava di ricordare che lo fosse. Comunque, ne sarebbe valsa la pena se Viggo avesse blaterato su quello che era successo la scorsa notte. Ma, con sua grande sorpresa, il fossile non era saltato su alle considerazioni di Rex. Perché? Si era immaginato che l’Americano si sarebbe vantato con chiunque avesse avuto voglia di ascoltare di come aveva messo Orlando Bloom a quattro zampe e lo aveva fatto pregare di essere scopato.

“Ah, lo sapevo! L’hai scopata fino a farla svenire, vero?” Rex fece una risatina e arpeggiò una corda bassa.

Orlando si sentì avvampare quando Rex disse quelle parole. E ora Viggo lo stava guardando con l’angolo della bocca sollevato in un ghigno, O forse no e lui si stava immaginando tutto. Si stava ancora chiedendo come mai l’altro era rimasto in silenzio. Se la situazione fosse stata inversa, lui avrebbe sfottuto l’altro fino alla morte. Forse stava aspettando un’occasione migliore per dire agli altri quale ridicolo spettacolo aveva dato Orlando la scorsa notte? Da qualche parte, nel suo cervello calcificato, magari stava complottando qualche terribile umiliazione a suo danno. Doveva tenerlo d'occhio, questo era poco ma sicuro.

La conversazione si chiuse nel momento in cui Guy entrò nello studio. “Salve a tutti. Come state oggi? Bene? Ok, mettiamoci al lavoro allora.”

Passo un foglio ad ognuno. “Dateci un’occhiata. È una canzone che ho pensato si potrebbe includere nell’album.”

Il gruppo iniziò a leggere e Guy continuò. “È di Sting e si chiama Tomorrow We’ll See. Ho pensato che potremmo farne una cover in versione più hard, qualcosa che vada bene per il vostro stile...”

“Non mi piace.” Orlando disse interrompendo l’altro. In realtà non gli importava nulla della canzone, voleva solo farne una questione di principio. Fare vedere a certa gente che lui non era uno che diceva “sì”  a tutto.

“Perché no Orlando, cose c’è che non va con questa canzone?” Chiese Guy?

“Io non voglio cantare un pezzo su una maledetta prostituta, soprattutto non su una specie di travestito. Questa gente fa schifo. Vendersi per soldi, voglio dire, quanto scendono in basso? Anche se conosco gente che pagherebbe per farsi ‘me’, naturalmente.” Fece un risolino e si appoggiò sulla sedia. Beccati questa, Viggo. Oh sì, stava sicuramente recuperando terreno adesso. Doveva essere così perché Rex rideva e gli dava pacche sulla spalla.

“Ben detto, amico.” sottolineò.

“Tu devi avere un problema serio, Orlando” disse Viggo alla fine “non hai mai considerato che certe persone non hanno altra scelta che fare marchette?”

Orlando sbuffò, “Cos’è, sei una specie di assistente sociale, adesso? Molto carino, Viggo. È solo che non voglio cantare questa canzone. Fine delle discussioni.”

Viggo scosse la testa. Prima che potesse aggiungere altro Guy continuò. “Ok, mi sta bene Orlando, perché io ho intenzione comunque di farla cantare a Viggo.”

Orlando rise di nuovo. “In questo caso va bene. È perfetto per cantare canzone sui travestiti. Voglio dire, lo è pure lui, no?”

Orlando si era aspettato che Rex ridacchiasse, cosa che invece non fece; si era anche aspettato che Viggo saltasse su, ma lui si era limitato ad alzare gli occhi e a scuotere la testa ancora una volta. Cosa c’era che non andava con quest’uomo? Doveva proprio stare tramando qualcosa di diabolico.

“Basta, per ora” disse Guy, “Mettiamoci al lavoro adesso.”

***

Orlando non aveva scoperto nulla di più quando la band era rientrata a casa ore dopo, La giornata era proseguita a ritmo frenetico. Avevano lavorato duro e ad un certo punto aveva smesso di pensare a Viggo e si era concentrato sulla musica. L’uomo non aveva detto molto durante tutto il giorno, comunque. Alla fine, avevano fatto parecchio lavoro e Guy non era l’unico ad esserne soddisfatto.

“Molto bene” aveva detto Chuck quando avevano finito, verso le dieci di sera “ se continuate in questo modo, avremo l’album impacchettato molto prima del previsto e potremo iniziare il tour presto. Ho già in ballo alcune date per noi.” Grande notizia, aveva pensato Orlando. Non vedeva l’ora di lasciare quello schifo di posto.

“Wow, abbiamo ancora nuovi messaggi” disse Rex senza pensarci troppo appena entrarono nell’appartamento “forse già qualche fan?” considerò mentre schiacciava il bottone della segreteria.

“Viggo, bastardo, credevi che non ti avrei trovato?” una voce femminile iniziò parlare. Viggo rimase paralizzato a metà strada verso il frigorifero e si girò verso la segreteria “È proprio così tipico, scappare in questo modo,” continuò la voce “ ma non questa volta, pezzo di culo. L’assegno è stato respinto, bastardo. E non iniziare con la solita lamentela Io-sono-a-pezzi, ho sentito che hai una nuova band, pensi di potermi prendere per il culo? Tre giorni, Viggo, o ti spedisco il mio avvocato. Non dovrebbe essere un problema visto che ti nascondi così vicino a me. Quindi è meglio che io riceva i soldi o ti denuncio.” La macchina si spense.

“Maledetta troia!” Con due grandi passi, Viggo raggiunse la segreteria. L’afferrò e la lanciò contro il muro, distruggendola. Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, si girò e uscì come razzo dall’appartamento.

“E questo cos’era?” chiese Eddi alla fine.

“Non ne ho la più pallida idea” mormorò Orlando “ma è meglio che ci ricompri una nuova segreteria.”

***

Orlando sospirò e si tolse le cuffie. Aveva lavorato sulla musica ormai per tre ore, e se qualcuno avesse ancora detto che non gli importava della band, lo avrebbe preso a calci in culo. Era l’unico a cui importasse veramente, pensava. Dopo l’improvvisa scomparsa di Viggo, Eddie e Rex avevano deciso di uscire anche loro e di passare un’altra nottata con il loro idolo Canadese. Questa volta Orlando aveva rifiutato di andare con loro. Aveva bisogno di lavorare, aveva detto, e aveva aggiunto quello che sperava fosse un tono serio e leggermente accusatorio alla sua affermazione. Tuttavia, Rex ed Eddie non gli avevano dato molto peso e lo avevano lasciato per gli affari suoi.

Orlando si alzò dal letto e stirò la schiena. Stava meglio finalmente, grazie alle pillole e alla doccia calda e non grazie a Viggo. Con un sospiro lasciò la stanza per prendere qualcosa sa bere. Aveva lavorato abbastanza e stordirsi un po’ sembrava una buona idea. Le sue narici sentirono l’odore dolciastro della Marijuana nel momento in cui entrò nel soggiorno. Così Viggo era rientrato. Quel pazzoide di un fossile era sdraiato sul divano, guardando qualche strano talk show in televisione. Orlando si dimenticò del suo drink e si avvicinò. Forse c’era un modo migliore per distrarsi un po’. Annusò profondamente appena fu vicino al divano. “Ti stai divertendo, eh?”

Viggo alzò lentamente la testa verso di lui. “Mmmhh-hhmm.”

Orlando considerò per un istante la mossa successiva. Era troppo pigro per iniziare un’altra schermaglia. Oltretutto, Viggo era ovviamente stonato di brutto e non rappresentava una vera sfida in quelle condizioni. Sembrava calmo e praticamente innocuo. E Orlando poteva dare un po’ di relax anche al suo cervello. Così si sedette sul divano.

“Hey, fammi un po’ di spazio, ti va?” disse, cercando di essere sicuro ancora una volta che Viggo avesse abbassato la guardia.

L’Americano si spostò senza obiettare e si mise in quella che doveva essere una posizione seduta. Continuò a fissare la televisione, dove due donne discutevano di qualcosa.

“Così... ti stai mandano fuori tutto da solo” continuò Orlando.

Viggo lo guardò, uno sguardo curioso negli occhi arrossati, come si se fosse accorto proprio in quell’istante di non essere più da solo.  “Eh?”

“L’erba” Orlando indicò la piccola scatola sul tavolo di fronte a loro.

“Dividi?”

Viggo scrollò le spalle. “Certo. Fai pure.”

Merda, pensò Orlando. Ora, c’era un problema. “Ehm, Viggo, ti dispiacerebbe farmene una?”

Viggo lo guardò di nuovo, ancora più confuso. “Eh? Cosa intendi?”

“Potresti, per favore, rollarmela?”

Viggo rispose con un grugnito. “Perché dovrei? Non sono il tuo cameriere del cazzo, lo sai.” Girò gli occhi affaticati verso lo schermo.

Ok, pensò Orlando. Era ora per il secondo round di umiliazioni, allora... “Io... lo farei, ma non sono capace.”

Viggo si girò di scatto e sghignazzò. “Cosa? Mi stai dicendo che non sai come rollare una canna? Non hai mai fumato erba? Ooooh che dolce.” Ridacchiò ancora.

“Certo che sì, cazzone. È solo che ho sempre avuto qualcuno che faceva il lavoro per me.”

“Hehehe... Orli e i suoi adoratori, Ti puliscono anche il culo?

Orlando si alzò. “Vaffanculo”.

“Hey, rilassati punk. Non c’è nessun motivo per agitarsi tanto! Siediti, ti faccio vedere. Guarda e impara. Se vuoi imparare da me, s'intende.” Viggo lanciò ad Orlando un sorriso lascivo “Non ti è importato molto di imparare da me la scorsa notte, hmmm?”

Orlando rimase in piedi per un momento. Quando Viggo non aggiunse altro, si risedette. “Va avanti allora.”

Viggo fece un mezzo sorriso e prese le cartine, prendendone una e dandola ad Orlando. “Fai quello che faccio io.”

Prese una piccola quantità di erba dalla bustina e ne diede altrettanta ad Orlando. “Ora guarda. Questa è la quantità che ti serve. Prendi questo come filtro e mettilo nella cartina” Osservò Orlando fare la stessa cosa. “Ok, fin’ora tutto bene. Ora, la cosa importante è come si rolla. Così.” Viggo arrotolò attentamente la cartina, la portò alle labbra e finalmente la sigillò. Mostrò lo spinello ad Orlando. “Vedi? Ora prova tu.”

“Non dovrebbe essere troppo difficile.” Orlando si morse il labbro e cercò di arrotolare la cartina come aveva fatto Viggo.

“Cazzo” mormorò quando alcuni fili caddero sul tavolo.

“Oh, no, no. Troppo veloce” disse Viggo scuotendo la testa. “Ti faccio vedere di nuovo.” Si trascinò dietro ad Orlando e lo circondò con le braccia, coprendo le sue mani con le proprie.

Orlando rabbrividì leggermente quando sentì il corpo di Viggo così vicino al suo. Piantala, si rimproverò da solo. Cercò di concentrarsi sulle mani di Viggo, che stavano guidando le sue. Insieme, rollarono lo spinello.

“Così va bene” disse Viggo alla fine, mormorando all’orecchio di Orlando. Questa volta, quando Orlando rabbrividì, Viggo capì che non era una fantasia indotta dalla marijuana. Dio, sentiva il ragazzo così bene contro di lui, tutto caldo e duro e ...

Orlando poteva sentire Viggo eccitarsi contro di lui, cosa che gli fece diventare l’uccello ancora più duro e il cuore battere forte. Dovette resistere per non spingerglisi contro. “Ora cosa?” disse tentando di gestire la situazione.

“Ora inumidisci la carta e chiudilo” disse Viggo. Lasciò andare le mani di Orlando e si spostò indietro, rompendo di malavoglia il contatto fra i loro corpi e riprendendo la posizione precedente. Osservò il profilo dell’altro e guardò mentre tirava fuori la lingua e leccava la carta. La vista di quel pezzettino di carne rosa che settava dalle labbra di Orlando glielo fece diventare ancora più duro. Pensò a quanto fosse perfetta quella lingua nella sua bocca, mentre si avvolgeva intorno al suo cazzo. Orlando finì di chiudere la cartina come aveva fatto Viggo e gli mostrò il risultato. “Bene” commentò l’uomo. “Ben fatto. Ora accendilo.”

Orlando prese l’accendino e si risedette. Portò la fiamma alla punta dello spinello inalò profondamente. Dopo alcuni secondi che aveva inspirato il fumo, non riuscì a trattenere un colpo di tosse. Cercò di ricacciarne indietro un altro ma peggiorò le cose.

“Uh-oh, attento adesso” disse Viggo dandogli dei colpetti sulla schiena. “Era da un po’, eh?”

Orlando cercò di fare di sì con la testa ma tossì ancora.

“Merda” Viggo si alzò dal divano, uscì e tornò alcuni istanti dopo. “Qui, bevi.” Passò una birra ad Orlando, che stava ancora tossendo. Il ragazzo riuscì a fermarsi dopo avere bevuto qualche sorso dalla bottiglia.

 “Grazie” disse quando riuscì a parlare di nuovo.”

“Lascia stare.” Viggo si appoggiò di nuovo e, per un po’, rimasero entrambi in silenzio fumando lo spinello a turno.

Quando fu terminato, Orlando chiuse gli occhi e aspetto che la droga facesse effetto. Viggo aveva ragione, era un bel po’ che non fumava erba. Un po’ troppo, per l’esattezza. Sospirò quando una sensazione di calore si diffuse per tutto il corpo. Sì. Era una sensazione fan-ta-sti-ca.

“Sei ok?” chiese Viggo dopo quello che poteva sembrare cinque minuti o cinque ore.

“Sì. Perfetto” Orlando biascicava. Il suo corpo si lasciò andare sul divano. Si sentiva senza ossa, come se stesse galleggiando. E, fanculo le pillole antinfiammatorie. La marijuana aveva sciolto gli ultimi nodi nella schiena come nulla fino a quel momento. Orlando si accorse all’improvviso di star ridacchiando. Aveva fumato erba quando aveva avuto l’incidente. Quella era stata in effetti l’ultima volta che aveva fumato. Così l’erba era stata l’origine di tutto il suo dolore. E ora era la cura. E per qualche motivo trovava la cosa incredibilmente divertente al momento.

Viggo guardò verso di lui. Dovette sorridere alla vista della faccia di Orlando Tutto risolini e, beh, e con uno sguardo dolce in effetti. Niente a che vedere con il tagliente, duro giovane uomo a cui si era abituato. Si spostò un po’ più vicino. “Orlando” iniziò.

Orlando girò la testa lentamente in direzione della voce di Viggo. La testa dell’uomo era a pochi centimetri dalla sua ora. Allungò la mano e passò le dita sulla faccia dell’altro. “Per essere un cadavere, la tua pelle ha troppe poche rughe.” disse divertito. Toccò la cicatrice sul labbro. “Come te la sei fatta?”

“Una scazzottata da ubriaco quando avevo 17 anni.” disse.

Orlando fece una smorfia. “Chi ha vinto?”

“Lui ha vinto la lotta. Ma io mi sono scopato lui e la sua ragazza, quindi direi che questo fa di me il vincitore.”  Viggo ridacchiò.

Orlando rise. “Sono d’accordo, amico.” Tolse la mano e tornò alla televisione.

“Merda, su cosa stanno discutendo queste due troie? Non riesco a seguire il programma, deve essere l’erba.!

Sembrava che la faccia bruciasse dove Orlando lo aveva toccato. Viggo, sovrappensiero, fece passare un dito sopra il labbro superiore, sentendo la cicatrice. Si appoggiò al divano. Senza togliere gli occhi da Orlando. Voleva infilare le dita in quei morbidi ricci scuri, infilare il cazzo in quel corpo caldo e stretto ancora e ancora mentre Orlando lo supplicava per avere di più...

I suoi occhi scesero, fermandosi sui fianchi snelli del ragazzo. La t-shirt di Orlando si era alzata leggermente, lasciando esposto un pezzetto di pelle olivastra appena sopra la vita dei pantaloni sbiaditi. Cercò di ricordare com’era la sensazione della pelle di Orlando. Era così soffice morbida come sembrava. Non aveva avuto abbastanza tempo la notte prima per assaggiare ogni piccola parte di lui. Gli occhi scesero ancora e si fermarono sul rigonfiamento nei jeans di Orlando. Pensò alla sensazione del suo uccello nella sua mano. La pelle di seta bruciava al tatto, pulsando nella sua mano mentre lo pompava con forza, senza pietà.

Orlando aveva supplicato e piagnucolato mentre lo scopava, mentre lo portava ad un orgasmo da fargli uscire il cervello. Ma poi c’era stato quel modo assurdo di separarsi... e la tensione da quella mattina.

“Orlando” Viggo ricominciò.

Questa volta Orlando si voltò per guardarlo. “Cosa?” disse. C’era qualcosa di languido nell’espressione di Viggo. Aveva gli occhi umidi. “Oh merda, bello, non sei uno di quelli a cui prende triste e che diventa piagnucoloso e sentimentale quando è sballato, vero?”

“No” disse Viggo, “stavo solo pensando... dovremmo parlare, voglio dire, dell’altra notte.”

“Sì...” disse Orlando. “Una cosa... com’è che non l’hai detto a nessuno?”

“Eh?”

“Questa mattina. Eddie e Rex. Avresti potuto farti una bella risata a mie spese ma non l’hai fatto.”

“Non sono cazzi di nessuno” disse Viggo tagliando corto. “C’è qualche ragione per cui volevi che qualcuno lo sapesse?”

“Cazzo, no” rispose subito Orlando. Viggo alzò un sopracciglio. “È imbarazzante...”

“Ahhh, non vuoi che la gente sappia che te lo sei fatto mettere nel culo da uno della mia età?”

“Non è quello. È il modo... in cui mi sono comportato... io non sono così di solito.”

“Quale modo? Quello di uno che si è fatto fottere alla grande?” Viggo rise. Vide le guance dell’altro colorarsi e Orlando si girò per evitare il suo sguardo. Viggo si avvicinò di più. Lasciò che la sua mano arrivasse a contatto con lo stomaco di Orlando, le dita sfiorassero lentamente la pelle esposta. Cazzo, era davvero morbida come sembrava. Viggo spinse la mano sotto la maglietta, cominciò ad accarezzare i muscoli dello stomaco e li sentì contrarsi sotto il suo tocco. “Io ti credo, Orlando” disse con voce roca all’orecchio dell’altro.

Orlando sentì un brivido percorrergli il corpo mentre un soffio caldo gli investì la pelle. “B..bene, non voglio che pensi che io sia così, che mi lasci fottere in quel modo. Ho avuto paura tutto il... giorno... che tu stessi complottando qualcosa contro di me...” La mano di Viggo si spostò più su, incontrando finalmente i capezzoli. Ne prese uno fra il pollice e l’indice, sfregandolo lentamente fino a farlo indurire. Orlando rilasciò un gemito soffocato.

“Non sto complottando contro di te...” Viggo si spostò sul divano fino a che non si trovò inginocchiato di fronte ad Orlando, fra le sua cosce allargate. Con l’altra mano gli accarezzò il ventre prima di iniziare ad aprire lentamente i bottoni dei jeans. Li aprì poco dopo e rimase a guardare con desiderio la nuova porzione di pelle ora visibile. Orlando non indossava nulla sotto i jeans e Viggo divorò con gli occhi la peluria scura e riccia che ricopriva la carne morbida. Spinse la mano nei riccioli, facendola scivolare dentro i pantaloni. [Oggesù... ma questa che roba è??]

Orlando mormorò qualcosa e rilasciò la testa all’indietro. Viggo stava ancora massaggiando i capezzoli, ormai duri da fare male, mentre l’altra mano era scesa in basso e gli aveva afferrato il pene che pulsava. “Viggo..” mugolò Orlando inarcando la schiena e spingendo con forza nella mano dell’altro.

“Stai calmo, Orlando.” disse Viggo bruscamente, togliendo la mano. Sorrise al sussulto di Orlando alla perdita di contatto. Smise di toccare i capezzoli e portò entrambe le mani sui fianchi del ragazzo. Colui “non si lasciava sottomettere” li sollevò con impazienza per consentirgli di abbassargli i jeans. Viggo li calò fino alle caviglie e poi si alzò dal divano, inginocchiandosi sul pavimento in mezzo alle gambe dell’altro.

Viggo diede uno sguardo al volto di Orlando. Gli occhi chiusi, la lingua che si muoveva lentamente, leccando le labbra. Le mani erano serrate sui cuscini del divano. Abbassò lo sguardo. La punte del pene era bagnata e lucida, una goccia di liquido perlaceo stava cominciando a colare, chiedendo di essere raccolta dalla sua lingua. Forse questo piccolo atto di sottomissione avrebbe convinto il Orlando, più di qualsiasi parola, che non stava complottando per umiliarlo.

Ma c’era più di quello. Non era solo una nobile offerta di pace. Viggo fece scorrere un dito sull’erezione, nella parte inferiore, lungo la vena. Le cosce si contrassero al tocco, Orlando gemette. Viggo non era riuscito a dare un’occhiata decente all’uccello di Orlando la notte prima. Lo fece ora. Era lungo e snello e sentì il desiderio improvviso di provarne il sapore. Di sentirlo in bocca, di succhiarlo forte e di sentire Orlando muovere i fianchi con forza mentre glielo spingeva in bocca.

Le sue dita si mossero lentamente sulla base del pene, mentre con l’altra mano cominciò a massaggiare i testicoli. Piccoli mugolii uscivano dalla bocca di Orlando mentre Viggo si abbassava. Fece saettare la punta della lingua. Aveva un sapore leggermente dolce, probabilmente per via di tutti i succhi di frutta che lo vedeva bere quasi in continuazione da quando si erano conosciuti. Viggo emise un leggero gemito di piacere e poi avvolse la lingua sulla parte superiore, stuzzicando la piccola apertura.

Orlando inspirò con forza a spinse il bacino in alto. Le mani di Viggo, tuttavia, lo tenevano fermo, premendo forte con le dita nei suoi fianchi. Aprì gli occhi e guardò verso il basso. Guardò mentre Viggo faceva scorrere la lingua lungo tutta la lunghezza della sua carne assetata [ma ti prego...], sfiorando la vena sensibilissima. Orlando rabbrividì mentre il muscolo bagnato sfregava contro di lui, muovendosi verso il basso. La barba di Viggo ogni tanto sfregava contro l’interno delle cosce, facendole pizzicare. La lingua si insinuò contro i testicoli, facendolo andare in orbita. “O cazzo, Viggo. Io... io..” Prima che riuscisse a finire la frase, l’Americano lo aveva preso tutto in bocca, succhiandolo.

Viggo cominciò a succhiarlo prima con delicatezza, continuando a fare scivolare la lingua contro la carne. Avere Orlando in bocca era una delle più peccaminose, decadenti cose che aveva provato da lungo tempo. Davanti a lui c’era quel giovane uomo, incredibilmente sexy, col cazzo duro, eccitato e dipendete da lui per il proprio piacere. Viggo fece scivolare la mano sul corpo di Orlando, trovando le labbra. Spinse due dita in bocca e Orlando iniziò a succhiarle senza esitazione.

Orlando succhiava con forza e Viggo ne seguì il ritmo e l’intensità. L’Inglese rallentò il ritmo e sentì la bocca di Viggo sul suo uccello fare altrettanto. Allora riprese a succhiare le dita con tutta la forza di cui era capace e gridò quando la bocca dell’uomo si chiuse con la stessa intensità a su di lui e ricominciò a succhiarlo forte. Orlando sussultò quando le dita uscirono dalla sua bocca. Aveva il respiro affannato. Il modo con cui Viggo lo succhiava era tornato ad essere incredibilmente gentile. Il calare e crescere del piacere lo avevano portato a tremare per il desiderio.

Viggo continuava a succhiarlo dolcemente mentre con un dito iniziò ad accarezzare l’ano. Fu ricompensato con un profondo suono supplicante. Viggo continuò a stuzzicare l’entrata del ragazzo, accarezzando i testicoli.

Orlando spinse i fianchi in alto, inarcandosi, cercando disperatamente di spingersi più a fondo nella bocca calda di Viggo. Viggo lo lasciò muovere rilasciando di poco la presa su di lui. Orlando cominciò a spingere dentro e fuori la bocca dell’uomo. Le labbra ricominciarono a succhiarlo con forza, imponendo un ritmo più forte. “Oh, è così fantastico, cazzo, oddio...” Orlando gemette. Il dito che stava massaggiando intorno all’ano si spinse un po’ all’interno. “Ohhhh” Orlando mugolò. La mano libera di Viggo era sul suo ventre, accarezzandolo in modo tranquillizzante mentre la sua bocca lo succhiava e il dito veniva spinto dentro e fuori dal suo corpo.

Viggo piegò il dito, trovando il suo punto sensibile. Orlando gridò il suo nome. Viggo cominciò a succhiare più forte che poteva sapendo che Orlando non sarebbe durato molto. Succhiava e sfregava con tutta la forza che aveva mentre toglieva la mano dalla pancia del ragazzo e cercava di sbottonarsi i jeans. Ce lo aveva così duro che gli sarebbero bastate due buone passate di mano sul cazzo che ormai pulsava. Viggo mugolava e succhiava più forte che poteva.

Il dito dentro di lui lo toccò ancora sulla prostata mentre la bocca vibrava sul suo uccello succhiando senza fermarsi. Orlando si lasciò andare, sussultando violentemente, mentre veniva con calde ondate nella gola di Viggo. “Occazzo... oddio...”. mormorò mentre l’orgasmo lo scuoteva in tutto il corpo.

Viggo ingoiò tutto quello che Orlando aveva da offrirgli prima di lasciarlo scivolare dalle labbra e gridò mentre veniva dentro i jeans. Era rimasto senza fiato e guardò Orlando. I suoi occhi scuri lo stavano guardando a sua volta, le guance arrossate. Si chiese se avesse mai visto nulla di più bello. Viggo si alzò dal pavimento e di mise a cavalcioni del ragazzo, premendo i loro corpi insieme. Prese con forza la faccia dell’Inglese fra le mani. I loro occhi rimasero per un istanti incollati prima che Viggo premesse con violenza le loro bocche insieme.

Orlando gemette e infilò le dita nei capelli dell’altro, afferrandoli con forza. Spinse la lingua nella bocca di Viggo sentendo il proprio sapore. Si baciarono a lungo e con forza prima che, alla fine, l’uomo interrompesse il bacio. “Cosa?” chiese Orlando.

“Devo pisciare.” disse Viggo e si tolse da lui, uscendo dalla stanza.

Orlando scosse la testa. “Mezzasega”. Colse l’opportunità per prendere il cuscino e pulirsi, fregandosene del fatto che l’avrebbe sporcato.  Si tirò su i jeans lasciandoli aperti, così da lasciare ben visibile un triangolo di peli scuri. Si sdraiò sul divano e prese l’altro spinello, accendendolo e inspirando una boccata profonda. Lo rimise nel posacenere; si sentì improvvisamente stanchissimo e si rannicchiò nell’angolo, chiudendo gli occhi. Le sue dita si mossero sulle labbra gonfie mentre scivolava nel sonno.

Viggo si era messo un paio di boxer puliti dopo essere stato in bagno. Quando ritornò lo trovò che respirava leggermente mentre dormiva rannicchiato contro il bracciolo del divano. Si sdraiò a sua volta. Vide lo spinello acceso e lo prese. Ne fumò metà prima di spegnerlo e riaccomodarsi sul divano, seguendo Orlando nel suo sonno tranquillo.