.|. Unnecessary Evils .|.

 

Note:  Il testo all'inizio di questo capitolo è tratto da "Should I Stay Or Should I Go" dei the Clash.

 

4. Should I Stay or Should I Go

tradotto da Lilith

~  

 

Always tease tease tease -  Sempre provocazioni

You're happy when I'm on my knees - Sei felice quando sono in ginocchio

One day is fine, next is black - Un giorno è Ok l'altro è nero

So if you want me off your back - Quindi se vuoi che io me ne vada

Well come on and let me know - Beh avanti e fammi sapere (o fatti avanti?)

Should I stay or should I go? - Dovrei restare o dovrei andare?

 

Should I stay or should I go now? - Dovrei restare o dovrei andare?

Should I stay or should I go now? - Dovrei restare o dovrei andare?

 

If I go there will be trouble - Se vado ci saranno guai

And if I stay it will be double - E se resto ce ne sarà il doppio

So come on and let me know - Quindi avanti e fammi sapere

Should I stay or should I go? - Dovrei restare o dovrei andare?

 

This indecision's bugging me - Questa indecisione mi da fastidio

If you don't want me , set me free - se non mi vuoi, liberami

Exactly whom I'm supposed to be - esattamente chi dovrei essere?

Don't you know which clothes even fit me? - Non sai nemmeno quali vestiti mi vanno bene

come on and let me now –

should I stay or should I go? - dovrei restare o dovrei andare?

 

 

Orlando si spostò sul suo sedile, sul 747 diretto all'aeroporto JFK.

Fece un lieve rumore, un leggero gemito di dolore che gli uscì dalle labbra. Era incredibilmente grato in quel momento che la sua testardaggine nell'ufficio di Tom gli avesse assicurato di potersi sedere da solo sull'aereo.

 

Odiava volare più di qualunque altra cosa, e non perchè avesse paura, ma perché la sua schiena, operata innumerevoli volte, non lo sopportava.

 

Erano in aria da un’ora soltanto e già i muscoli della schiena si erano irrigiditi, a causa di una sensazione bruciante che mandava continue fitte di dolore.

Orlando si agitò e si guardò intorno, controllando che nessuno lo stesse guardando. Estrasse una bottiglia dalla sua piccola valigia e ingoiò senz'acqua due delle pillole antinfiammatorie. Sospirò, spostandosi di nuovo, e tornò a sfogliare il giornale. 

 

Trovò la pagina dello spettacolo.

Eccolo, un piccolo articolo scritto dal giornalista musicale Alan Fisher, che parlava del ritorno del veterano Dio del rock: Viggo Mortensen. Orlando si accigliò quando vide che diceva che Viggo era il leader di una nuova band chiamata Unnecessary Evils.

 

"Inutile fossile" mugugnò. Fece scorrere lo sguardo su tutte le stronzate scritte dal giornalista a proposito della lunga attesa del ritorno di Viggo sulla scena, sul numero dei Grammy che aveva vinto, sui milioni di dischi che aveva venduto negli anni '80.

Passò poi alla parte migliore, quella che lo riguardava. Sogghignò quando vide che Alan almeno una cosa l’aveva indovinata, definendo Orlando incredibilmente di talento “a detta dei giornalisti inglesi che se ne intendono”.

“Bloom è sfacciato, con inarrestabili capacità musicali e un altrettanto inarrestabile ego. Il peccaminoso e attraente giovane sicuramente avrà le fans femminili sul palmo della mano, se giocherà con loro così come ha giocato con la stampa due notti fa, causando scalpore e attirando immediatamente l'interesse sulla band, ficcando la lingua nella gola di Mortensen subito prima di cominciare una rissa con il bel rocker. Non c'è nulla che venda meglio di sesso e violenza, qualcosa di cui Bloom sembra avere un’elevata conoscenza”

Orlando rise. Almeno questo, Fisher l’aveva capito.

Non aveva capito perchè Chuck e Tom fossero così incazzati con loro, e con lui in particolare. Tutti stavano parlando della band adesso.

Possibile che non avessero ancora capito che non c’era niente di peggio che fare un cattivo lavoro di pubbliche relazioni? O gli toccava fare anche il loro di lavoro?

Orlando sapeva di aver ragione. Sapeva che questo era il modo migliore per vendere la band. Giocare sulla loro tensione naturale, sessuale e non solo. Ma aveva bisogno di un alleato; non avrebbe potuto battere sia Tom che Chuck.

Orlando sporse la testa nel corridoio, e vide Chuck allontanarsi da dove si era seduto accanto a Viggo, e andare qualche fila indietro, mettendosi dietro a Tom. Orlando si alzò, sgranchendosi la schiena tesa. Afferrò una cartella e il giornale. Camminò passando davanti a Chuck e Tom, sorridendo gentilmente a Tom quando il suo manager lo guardò con un’espressione di paura negli occhi. Raggiunse Viggo e affondò sul sedile accanto a lui.

"Hey," disse.

 

Viggo alzò lo sguardo dal blocknotes su cui stava scrivendo.

"Che vuoi?" chiese, voltandosi di nuovo verso il quaderno.

 

Orlando lasciò cadere il giornale sopra il quaderno. "Visto amico? Siamo già sul giornale. Gran bella foto. E l'articolo non è proprio una stronzata totale, tranne il pezzo in cui dice che *tu* sei il leader della band."

 

Viggò guardò la foto. Raffigurava loro due mentre si prendevano per la gola. C'era un'altra piccola foto, presa al momento del loro bacio, le mani di Viggo piazzate fermamente sul sedere di Orlando. "Bene, il tuo piccolo trucco ha funzionato, allora."

 

"Eccome! E' stata un’idea incredibilmente brillante. E tu sapevi che avrebbe funzionato” disse.

 

Viggo aggrottò le sopracciglia e guardò Orlando. I suoi occhi marroni bruciavano di una sorta di intensa passione che Viggo ricordava di aver avuto una volta, quando aveva appena cominciato a farsi conoscere. "Si," disse.

 

"Beh, perchè cazzo non l'hai detto, allora? Hai lasciato che i nostri dannati manager mi facessero a pezzi . Pensano che non sia quello di cui abbiamo bisogno, quando invece è proprio così" disse.

 

Viggo socchiuse gli occhi

" Ti odio Mortensen! Pazza testa di cazzo!' ti fa suonare qualche campanello? Per quale ragione sarei dovuto venire in tua difesa?"

 

"Oh, cazzo amico, ho urtato i tuoi sentimenti?" Lo sbeffeggiò Orlando "Guarda, ero incazzato, ok? Hai dato un nome alla mia… “nostra” band senza chiedermelo. Ma sai, essendo quel grand'uomo che sono," disse, dando di proposito un'occhiata di striscio all'inguine di Viggo, e poi lasciando che si formasse sulle sue labbra un ghigno beffardo, mentre incontrava di nuovo gli occhi dell'altro uomo, "Ho deciso di perdonare e dimenticare."

 

Viggo allora fece scivolare la sua mano sui jeans di Orlando all'altezza della coscia, strofinando su e giù fino a premere il suo palmo aperto contro il cavallo dei pantaloni dell'altro. Sfregò rudemente contro Orlando, formando cerchi lenti, e alla fine dando una ferma stretta. Sentì un piccolo sospiro. "Ecco lì," disse Viggo, schiarendosi la gola, "è lì che sei grande".

 

Orlando si sentì stringere nei jeans, sentendo il suo sesso vibrare per il desiderio. Stava proprio per sollevare i  fianchi, per avvicinarsi di più alla mano di Viggo, quando sentì la pressione sparire improvvisamente.

"Stronzo", sibilò.

 

Viggò guardò l'altro attentamente. Vide le sue guance tingersi di rosso, vide come stavano diventando scuri i suoi occhi. Sorrise. "Allora cosa stavi dicendo?"

 

Orlando si ricompose. "Stavo dicendo che Tom e Chuck non hanno capito un cazzo di questa storia. E lo sai. Non saremmo su questo dannato giornale se non avessimo fatto quel che abbiamo fatto. Voglio dire, continuiamo così, e daremo alla stampa quello che vogliono," disse.

 

"Sei sicuro che sia per la stampa? Magari adesso che ne hai avuto un assaggio non riesci a tenere le tue labbra lontane da me... scommetto che ti sei fatto una sega al pensiero di farti fottere da me quella notte? Eh? Io ho pensato a quella tua bocca piccola e calda che mi succhiava l'uccello..." Viggo aveva la voce rauca. Stava provocando Orlando, sapendo di aver eccitato il giovane. Ma non stava neanche scherzando del tutto. Aveva veramente pensato ad Orlando che glielo succhiava. Qualcosa gli diceva che quel ragazzino ci sapeva fare con la bocca.

 

Essere stimolato da Viggo aveva spiazzato Orlando, ma era tornato in carreggiata ora, per così dire. Si avvicinò a Viggo. "Io fotto, non vengo fottuto Viggo. Quindi quel piccolo sogno bagnato che hai resterà solo quello che è: un sogno. Ma sentiti libero di farti seghe al pensiero del mio caldo e giovane corpo quando vuoi, dolcezza, perché non arriverai mai più vicino di così a realizzare i tuoi desideri" disse, con un sorriso diabolico sulle labbra.

 

Viggo ridacchiò. Prese il giornale e lo cacciò nella tasca del sedile di fronte a lui. "È tutto? Perchè ero un pò impegnato qui," disse. Orlando vide finalmente il quaderno. Viggo aveva scribacchiato delle parole, qualcosa che sembravano versi, sulla pagina. "Testi?" chiese.

 

Viggo si ricordò solo allora di quello che stava facendo e chiuse il quaderno. Erano anni ormai che provava a scrivere qualcosa, senza successo. Nulla funzionava nemmeno lontanamente o stava allo stesso livello di quello che aveva scritto in passato. Ma qualcosa era cambiato. Improvvisamente le parole sembravano uscire da sole, come facevano anni e anni prima. "Non è nulla. Che cos’è quella cartella che hai in mano?" chiese, cambiando discorso.

 

Orlando la porse a Viggo. "Sono le canzoni che dobbiamo registrare a New York. Le tue e le mie. Stavo guardando le tue... sistemando un pò la musica..."

 

Viggo aggrottò le sopracciglia. Aprì la cartella e guardò gli spartiti musicali. Orlando aveva riscritto parecchie stanze, reinterpretando interi passaggi.

"Sono canzoni vincitrici di Grammy award quelle con cui sei andato a far casino," ruggì, fulminando con lo sguardo Orlando.

 

"Rilassati amico. Cose che hanno vinto dei grammy nell'80 non sfonderanno oggi. Ed eravamo d'accordo sulle nuove versioni, no? Quello che ho fatto funziona, e l'integrità della canzone rimane."

 

Viggo cominciò a far suonare le note nella sua mente, quasi sentendo la nuova piega che Orlando aveva dato alla vecchia canzone. "Vedremo quando saremo in studio," disse alla fine.

Orlando annuì, spostandosi per guardare avanti "Vedrai," disse, incrociando le braccia al petto.

 

'Sono sicuro che vedrò' pensò Viggo mentre continuava a guardare sugli spartiti musicali.

 

*****

 

"Ora, guarda tu stesso, stanno già andando più d'accordo," disse Chuck.

Tom sospirò e prese un sorso di Vodka. "Saranno la nostra morte. O la morte l'uno dell'altro". disse.

 

Chuck rise. "Ti preoccupi troppo".

 

"E tu no? Dopo il disastro al party?"

 

"A dire la verità sono piuttosto soddisfatto di come sono andate le cose. Abbiamo avuto la stampa proprio dove la volevamo" ribattè.

 

"Hey! pensavo fossimo d’accordo sul fatto che non era il tipo di stampa che stavamo cercando."

 

"Normalmente no. Ma tutta questa storia è un tale fottuto azzardo che penso sia un male necessario," rise di nuovo. "O uno non necessario. Sai, sono piuttosto orgoglioso di come Viggo l'ha studiata, non sapevo che gli fossero rimaste abbastanza cellule celebrali vive per architettare qualcosa di così abile."

 

"E allora perchè diavolo li abbiamo rimproverati Chuck? Ti spiace darmi un indizio su come funziona il tuo di cervello?”

 

"Oh scusa. Conosco Viggo. E sto cominciando a conoscere Orlando. Ho giusto immaginato... metterci un pò contro di loro potrebbe unirli mentalmente, farli lavorare meglio insieme, far si che si preoccupino di più della band."

 

"Sei un bastardo fuori di testa Chuck," disse Tom, ridendo questa volta. "Però tienimi al corrente del piano la prossima volta, ok?"

 

"Sicuro amico."

 

 

"Così questo è il posto che abbiamo affittato per loro? È praticamente una tana di prim'ordine, sbaglio?"

 

Chuck rise. "È perfettamente sicuro ma non esattamente di lusso. Il tuo ragazzo non lo gradirà. E nemmeno Viggo. Specialmente visto che è ad Hoboken. Non ha ancora realizzato che non vivono ancora a New York. Odia profondamente il New Jersey. La sua ex moglie vive qui."

 

"Beh, devono soffrire, o no?" disse Tom. Stava guardando Orlando adesso; vedeva qualcosa di morbido, qualcosa di quasi dolce nell'espressione del suo viso. "E che si fa se quei due matti cominciamo a scoparsi l’un l’altro per davvero?"

 

"Non sarebbe la prima volta che Viggo ha una storia con qualcuno con cui suona" disse Chuck. "Certo, quello era solo un ragazzo del suo gruppo di supporto, non il suo co-leader... Viggo scrisse qualcuna delle sue migliori cose allora... suppongo che dovremmo solo comprargli una buona fornitura di profilattici e sederci a guardare" scherzò Chuck.

 

Tom lo guardò, con gli occhi sbarrati.

 

Chuck rise di nuovo. "Metaforicamente. Guarderemo metaforicamente. Ma mi domando... magari potremo prendere la Trojan (Ndt una marca di profilattici) a sponsorizzare il tour?"

 

Tom si nascose il volto tra le mani, con un emicrania in arrivo, sentendo Chuck ridere della sua stessa battuta.

 

*****

 

Orlando aveva pensato a cosa fare per almeno venti minuti, e ancora non era arrivato ad una decisione. Che  miserabile notte del cazzo era stata. Sospirò e vuotò il suo scotch. Si, giusto, scotch. Non gli era mai piaciuto questo tipo di alcolico prima, e non avrebbe nemmeno voluto cominciare a pensare al perché l'aveva bevuto adesso. Inoltre c'era un'altra decisione che doveva essere presa: avrebbe dovuto prenderne un'altro o andarsene? Quel club era una merda. Le donne erano una merda, così come lo erano gli uomini, e la musica. Ma la cosa peggiore era che tutti si stavano divertendo alla grande... tutti tranne lui.

 

L'intera giornata era passata come una corsa sull'ottovolante. Dopo che il tremendo volo era finalmente finito, il vero orrore era cominciato. Avevano guidato fino al posto in cui sarebbe stata la band. Un condominio, così come Chuck e Tom l'avevano chiamato.

Era venuto fuori che era il peggior posto a cui Orlando avrebbe mai potuto pensare. Non era solo il fatto che fosse in New Jersey e non proprio in centro a Manhattan, cosa che aveva infastidito Viggo per una qualche ragione. Era uno schifoso buco di merda. L'edificio sembrava marcio dall'esterno, e l'interno non era affatto migliore.

Almeno lui e Viggo avevano camere separate, mentre i poveri Rex ed Eddie dovevano dividersene una. E c'era un solo bagno per tutti loro, più una piccolissima stanza che fungeva sia da cucina che da sala da pranzo. Orlando cominciava già a soffrire di claustrofobia e aveva paura di prendersi numerose malattie in una botta sola appena dieci minuti dopo essere entrati.

 

E tutti i borbottii e le lamentele da parte sua e di Viggo non aiutavano di certo. L’appartamento, il pianerottolo, la stanza, la scatola da scarpe, o qualunque altra cosa fosse, sembrava fosse parte dell'accordo che Chuck e Tom avevano pattuito con il capo dello studio. Almeno questo era quello che avevano detto loro.

Grande.

I loro managers stavano in un'hotel, perché cazzo avrebbe dovuto importargliene qualcosa, in fondo?

 

Le cose andarono un pò meglio quando finalmente arrivarono allo studio. Il posto non era proprio spettacolare, ma almeno Guy, il proprietario e il futuro produttore del loro album, sembrava sapere quello che faceva. Disse che non vedeva l'ora di lavorare con 'la band che aveva già la completa attenzione di tutti senza aver fatto uscire ancora nulla', un commento che Orlando accolse molto bene. Anche la prima sessione di prove andò bene. Il modo in cui aveva modificato le canzoni di Viggo aveva funzionato, *ovviamente*, e alla fine tutti erano abbastanza soddisfatti di quello che avevano ottenuto nel loro primo giorno.

La band era tornata al suo lussuoso quartier generale nel fottuto New Jersey e aveva festeggiato un pò. Si erano seduti al tavolo della cucina, bevuto un pò di scotch, parlato, e Orlando a quel punto aveva dovuto ammettere di aver gradito la serata. Rex aveva fatto una terribile imitazione di Viggo nei suoi giorni migliori, e il fossile ne aveva riso di gusto.

Che uomo patetico, ridere dei suoi giorni di gloria. Orlando avrebbe fatto in modo di non abbassarsi mai a quel livello.

 

Comunque, circa un'ora più tardi, Viggo aveva deciso di tornare in centro e dare davvero fuoco alla serata. Rex ed Eddie erano stati entusiasti all'idea, e Orlando era stato d'accordo sull'unirsi a loro. Non era davvero dell'umore giusto e avrebbe preferito rilassarsi un pò, magari scrivere qualche accordo. Ma non poteva certamente dirlo, visto che il ruolo del noioso_ che_sta_a_casa non era esattamente quello che voleva recitare davanti agli altri. E così eccolo qui adesso.

Rex ed Eddie avevano incontrato qualcuno che conoscevano, un chitarrista canadese che una volta suonava in una band con la quale erano buoni amici. Orlando era stato con loro all'inizio, ma poi lo stronzetto si era rivelato uno di quei tipi che pensano di essere i migliori rocker mai esistiti. Attirava tutta l'attenzione su di sè, e dopo aver ascoltato l’infinita adulazione di sè stesso che era sembrata lunga un'eternità, Orlando aveva lasciato il tavolo in cerca di qualche miglior divertimento.

 

Viggo ne aveva già trovato un pò. Era seduto in disparte; le braccia allargate ampiamente, due bionde strette a lui una per lato. Una sigaretta pendeva all'angolo della sua bocca e l'obbligatorio bicchiere di scotch era davanti a lui. Stava parlando e ridendo; e le donne stavano ridacchiando e flirtando senza vergogna come se fosse il più figo pezzo di carne lì intorno.

Orlando alzò gli occhi al cielo davanti a quella vista ridicola e finalmente decise di andarsene da quel club schifoso. Non c'era nulla di interessante per lui qui; tra l'altro poteva sempre finire lo scotch che avevano lasciato nell'appartamento.

Incontrò Rex sulla sua strada, uscendo.

 

"Hey, Orlando, come va? Sto andando a pisciare, che fai, ti unisci a noi?" Puntò al tavolo dove il Canadese che si era autodefinito dio del rock stava ancora soddisfacendo i suoi adoratori.

 

"Mi dispiace amico," rispose Orlando, "voglio cambiare cambiare aria, ok? Ho incontrato questa bella pollastrella e andremo in qualche posto tranquillo. A dopo, o a domani."

 

"Sì, divertiti, stallone" Rex ghignò. Gli diede una pacca sulla spalla e camminò verso il bagno. Orlando si guardò intorno un'ultima volta, si rassicurò che nessuno lo stesse guardando, e lasciò il club.

 

******

 

"Non siamo ancora arrivati? Quanto manca ancora, Viggo?" Janet, se Viggo aveva capito bene il nome, gli passò la mano sul petto.

 

"Ancora pochi minuti, dolcezza. Pensi di poter aspettare così a lungo?"

 

"Beh, *io* non sicura di riuscirci," l'amica di Janet, Angie, rispose al suo posto e graffiò lungo la coscia di Viggo con le sue unghie incredibilmente lunghe, senza lasciare nessun dubbio riguardo a quello che sarebbe successo una volta raggiunto l'appartamento.

 

Viggo chiuse gli occhi e lasciò cadere indietro la testa. Sentiva il vecchio spirito tornare in lui, ogni minuto sempre di più. Prima la prova incredibilmente buona all'inizio della giornata, e adesso questa promettente cosa a tre che si stava prospettando. Le donne l'avevano adescato dal minuto in cui l'avevano visto al club. L'avevano riconosciuto grazie ad un articolo ed erano probabilmente due puttanelle da quattro soldi che cercavano di farsi fare da una qualche celebrità, ma chi cazzo se ne fregava? Viggo aveva solo bisogno di distrarsi un pò. Era come se si sentisse trasportato indietro ai gran vecchi tempi, un sentimento che avrebbe voluto esplorare fino in fondo.

 

"Hey," disse al tassista, "potresti accelerare un pò? Io e queste adorabili signore abbiamo affari importanti che ci aspettano." Dio, non riusciva proprio ad aspettare di arrivare. Anche se aveva ancora bisogno di un pò di tempo per decidere quale della ragazze si sarebbe fottuto per prima. Viggo odiava le decisioni.

 

*****

 

Janet e Angie stavano ridacchiando quando finalmente Viggo aprì la porta del patetico appartamento in cui Chuck e Tom li avevano fatti stare. Ma non c'era motivo di pensarci adesso. Tutto quello di cui aveva bisogno era un letto ed una manciata di profilattici.

 

"Sembra davvero un posto da veri rocker" commentò Janet quando il gruppetto entrò nella camera di Viggo. "così rovinato e sporco... figo..."

 

Viggo alzò gli occhi al cielo. Perchè non se ne stava solo zitta e non cominciava con quello per cui era qui? Angie sembrò aver afferrato l'idea molto più velocemente. Salì sul letto e cominciò a saltare su e giù, strillando come la puttana ubriaca che era. Janet cominciò a ridacchiare di nuovo.

 

"Adesso vieni qui ed unisciti a me," Angie iniziò a mugolare e con un gran sospiro Viggo calciò via le scarpe e si lasciò cadere nel mezzo del materasso. Le donne presero posizione ai suoi lati e cominciarono a toccarlo di nuovo. Angie cominciò a sbottonare la camicia di Viggo, e quando lui allungò una mano per fare lo stesso con la sua camicetta lei strillò di nuovo, più ad alta voce stavolta "No, no, fermati, voglio vedere cosa c'è sotto questa maglia prima.... oh, che figata, e da vero rocker!  Piercing nei capezzoli! E due!" Questo commento fece ridere Janet ancora più forte, e pochi secondi dopo la sua amica si unì a lei. Le donne ridevano con una frequenza stridula della quale le orecchie di Viggo non erano troppo felici; e proprio quando stava pensando a come farle smettere, cominciò a suonare una forte musica di basso dalla camera accanto alla sua. Janet e Angie divennero silenziose. "Che cos'è?" chiese Angie.

 

"Pffff..." Viggo alzò le spalle. "Suppongo sia Orlando. Il povero bambino probabilmente ha bisogno di dormire e non sa come protestare diversamente." Aspettò che Angie finisse di spogliarlo, ma questa si fermò scambiandosi occhiate con l'amica.

 

"Orlando?" disse poi "Della tua band?"

 

"Si." Viggo stava diventando impaziente. Si sollevò e si tolse la maglia. "Possiamo tornare ai fatti nostri adesso?"

 

"hmmm..." Angie borbottò. "Pensi che gli piacerebbe unirsi a noi?"

 

Viggo non credeva alle sue orecchie. "Scusa?"

 

"Perchè non vai da lui e non gli chiedi se gli va di unirsi al nostro piccolo... party? Magari avrai bisogno di un po’ di... aiuto... dopo tutto... non sei più tanto giovane ormai..." continuò a ridacchiare.

 

"Cosa?" Viggo si mise seduto. "È uno scherzo, vero?"

 

"Uh, non proprio. Ma se non ti piace l'idea... non importa." Gli lanciò il suo più dolce sorriso, ma Viggo aveva perso tutto il suo interesse in un nanosecondo. Si alzò dal letto. "Andate fuori. Adesso."

 

Entrambe le donne lo fissarono incredule. Fu Angie che parlò per prima di nuovo. "Viggo... torna qui. Era solo..."

 

"Lascia perdere. Ho detto fuori. ORA!!!" Viggo attraversò la stanza e aprì la porta. Quando le donne ancora non si mossero tornò indietro, prese le loro borse e le gettò fuori dalla sua stanza. "Adesso andate fuori dal cazzo, fottute troie!" urlò.

 

Le donne si alzarono. "Razza di pazzo stronzo del cazzo", sbottò Angie contro di lui mentre usciva. Janet invece restò in silenzio e lo colpì direttamente su una guancia. Viggo le afferrò il polso e la spinse fuori dall'appartamento per tutta la strada fino alla porta d'entrata. Le donne andarono via velocemente e sparirono pochi secondi dopo. Viggo chiuse la porta dietro di sè e sospirò. Non era affatto andata come aveva pianificato. Per quale motivo sulla faccia della terra quelle puttane avevano osato chiedergli una cosa del genere? Ed addirittura l'avevano insultato, come se lui avesse avuto bisogno di aiuto per gestire due troiette da quattro soldi. E adesso era di nuovo per conto suo, ancora eccitato da morire.

Ed era tutta colpa di Orlando in qualche modo. Viggo era esasperato. Aveva bisogno di un drink o due. Tre sarebbero stati anche meglio.

 

Aveva lasciato un po’ di scotch in cucina quando erano andati al club prima. Adesso dov'era quella fottuta bottiglia?

Quando Viggo la trovò vuota, nel cestino, l'esasperazione si trasformò in collera. Con un ruggito profondo rovesciò il tavolo della cucina. Numerosi bicchieri e bottiglie di birra vuote caddero a terra andando in pezzi.

 

"Che cazzo succede qui? Sei completamente impazzito?!" improvvisamente apparve Orlando, con addosso soltanto un paio di boxer di seta, e si appoggiò alla porta.

Orlando. La fonte di tutti i mali che Viggo doveva sopportare.

 

Il giovane guardò il disastro per terra. Incrociò le braccia sul petto nudo e scosse la testa. "Stavi sciogliendo un po’ di tensione sessuale Viggo? Hai già finito con il tuo paio di puttane? O non ti si è rizzato affatto?"

Quando incrociò lo sguardo di Viggo si pentì immediatamente di ogni singola parola che aveva appena detto. L'Americano sembrava uno in vena di uccidere, con gli occhi che brillavano di rabbia.

 

"Questo... è tutta... colpa tua" ruggì lentamente cominciando a muoversi verso Orlando.

 

Orlando dimenticò tutto il suo orgoglio e il suo coraggio. Doveva esserci stato un qualche sano istinto di sopravvivenza che l’aveva fatto voltare cercando di scappare nella sua stanza.

Si rese conto di non avere la minima possibilità di battere Viggo, considerando lo stato in cui era.

Ma Viggo fu veloce. Raggiunse Orlando, quando l'altro era quasi sul punto di chiudere la porta della sua camera. Viggo ci spinse contro e l'apri con forza. Orlando inciampò indietro, arretrando ancora di qualche

 

"Viggo, che cosa vuoi? Io... non ho fatto nulla!!" quasi urlò, la voce piena di paura. Dio, quell’uomo *era* pazzo, e nessuno era lì a salvarlo da qualunque cosa stesse per fare.

 

Viggo si avvicinava, più lentamente adesso, come un predatore che si avvicina alla sua preda

"Non c'è bisogno che tu faccia nulla. Sei qui, ed è abbastanza. Tu rovini tutto e basta. Bevi il mio scotch, rovini le mie scopate, sei solo un peso per tutti noi, semplicemente comportandoti da quel piccolo presuntuoso stronzo che sei."

 

Orlando sentì una qualche parvenza di calma tornare in lui quando Viggo riuscì a rivolgergli frasi coerenti. Questo voleva dire che non era totalmente pazzo, giusto?

"Ma che stronzo. Non è colpa mia se queste troiette hanno deciso di divertirsi altrove."

 

"Lo è." Con queste parole Viggo gli saltò addosso. Prima che Orlando potesse reagire, Viggo aveva afferrato i suoi polsi in una presa stretta e gli aveva piegato le braccia dietro la schiena.

"Moccioso, cosa posso fare per punirti nel modo che meriti?" sibilò il suo torturatore.

 

"Ah… cosa…” fu tutto quello che Orlando balbettò mentre si dimenava con forza per liberarsi. Un'altro calcio perfetto nelle palle di Viggo era fuori questione, visto che l'uomo stavolta aveva chiuso le gambe. Orlando alla fine si voltò e lasciò schioccare indietro la testa, colpendo il mento di Viggo con la spalla destra. La pressione sui suoi polsi diminuì per un secondo, e fu abbastanza per permettere a Orlando di liberare una mano, formare un pugno e sbatterlo nello stomaco di Viggo. Il più vecchio ansimò e si piegò, ma ancora non mollò la presa. Molto prima di quanto Orlando si aspettasse si rialzò e rispose al colpo. Il pugno di Viggo colpì Orlando sulla tempia sinistra, il ragazzo vide le stelle per un secondo. Viggo doveva averlo mollato, perchè improvvisamente Orlando si ritrovò a barcollare. Finalmente riprese l'equilibrio e si voltò per attaccare Viggo di nuovo con tutta la forza che aveva.  Se quel pazzo di fossile voleva una rissa allora ne avrebbe avuta una.

Non che veramente avesse alternative.

 

Orlando lasciò volare i suoi pugni, cercando di colpire Viggo dovunque fosse possibile. Viggo ne bloccò la maggior parte e alla fine colpì Orlando con un calcio facendogli perdere l'equilibrio. L'altro cercò di stare in piedi tenendosi al braccio di Viggo, ma alla fine cadde per terra, portando Viggo con sè. Delle fitte di dolore terribili corsero lungo la sua schiena, facendolo gridare. Viggo avanzò a gattoni e salì su di lui, ancora una volta afferrando i polsi di Orlando e bloccandoli sopra la sua testa. Entrambi gli uomini stavano respirando pesantemente. "Allora. Eccoci qui," ansimò Viggo. Orlando non disse nulla. Il dolore in quel momento era passato, ma aveva bisogno ancora di un attimo di tempo prima di poter di nuovo combattere con Viggo. Una piccola goccia di sangue scivolava sul mento dell'Americano

" A questo punto non ci rimangono che due scelte O ti riempio di botte e rispedisco il tuo piccolo culo in Inghilterra..."

 

Orlando chiuse gli occhi e restò in silenzio. Conosceva l'alternativa. Quello che non conosceva era il motivo per cui il suo uccello fosse così dolorosamente duro: era lui che aveva in corpo tutta quell'adrenalina o era forse la pura anticipazione di quello che stava per succedere?

 

"O... ti fotto fino all'oblio."

 

Viggo si spostò un pò, mostrando a Orlando che era duro anche lui.

 

"Sono stato eccitato tutta la notte, Orlando, e tu sei l'unica cosa scopabile in circolazione"

Si spostò un pò di più. "Vedo che ce l’hai già duro. So che lo vuoi tanto quanto lo voglio io."

 

Nonostante stesse facendo del suo meglio per non cedere, Orlando non riuscì a trattenere un piccolo gemito. Incoraggiato da questo Viggo si piegò e avvicinò la sua bocca all'orecchio di Orlando. "Ti fotterei duramente e senza pietà, Orlando. C'è un sacco di tensione di cui mi devo liberare. Sbatterei il mio cazzo dentro di te così a fondo che penseresti che ti sto fottendo il culo e la bocca allo stesso tempo."

 

Orlando gemette di nuovo, ma continuò a tenere gli occhi chiusi. Sentì la pelle di Viggo su di sè, i piercing che sfioravano i suoi stessi capezzoli, l'erezione dura dell'altro contro la sua... ascoltò quelle peccaminose ed eccitanti parole.

Sapeva di essere perso.

 

"Pregherai e urlerai prima ancora che io cominci a fotterti sul serio." Viggo proseguì. "Ti farò a pezzi."

 

Orlando finalmente aprì gli occhi e incontrò lo sguardo di Viggo. "Allora smetti di parlare e fallo."

 

Viggo sorrise maliziosamente prima che la sua bocca si scontrasse con quella di Orlando. Non c'erano nè gentilezza nè teneri sentimenti coinvolti in quel bacio. Orlando aprì le labbra affamato, e quando la lingua di Viggo cominciò letteralmente a saccheggiarlo, gemette nella bocca dell’altro. Alzò addirittura la testa leggermente, offrendosi senza vergogna a Viggo. Non poteva più evitarlo. Si sentiva come se Viggo lo avesse rivoltato dall'interno con quel bacio. Era vero quello che aveva detto prima: lui stava sotto davvero raramente. Ma, se farsi fottere da Viggo era anche solo minimamente simile a farsi baciare da lui, sarebbe valsa la pena fare un'eccezione.

 

Non appena si accorse di avere le mani libere Orlando raggiunse il sedere di Viggo e lo afferrò con forza, di modo che le loro erezioni strusciassero l’una contro l’altra. Anche Viggo gemette e improvvisamente si lasciò andare. Si alzò e si sedette sulle sue ginocchia. "Vieni qui," ordinò. Anche Orlando si mise in ginocchio, mentre il suo membro duro spingeva nei suoi boxer. Per la prima volta lasciò esitare uno sguardo desideroso sul delizioso petto nudo di Viggo. I suoi occhi tremarono  per un attimo sul torso muscoloso e osservò i numerosi tatuaggi. Ma furono i piercing sui capezzoli che attirarono la sua attenzione. Tirò fuori la lingua e leccò una delle punte erette. Sentì il metallo freddo sulle papille gustative e serrò i denti attorno al piercing, tirandolo cautamente. Viggo gemette sopra di lui e afferrò una manciata di riccioli di Orlando. Quando l'Inglese lasciò andare l'anello Viggo si alzò, forzando l'altro a restare sulle sue ginocchia.

 

"Aiutami a liberarmi di questi pantaloni" disse semplicemente. Orlando, che aveva deciso di lasciarsi andare alla  sua eccitazione senza preoccuparsi delle conseguenze, cominciò ad aprire la zip degli stretti pantaloni di pelle che Viggo indossava. Li sfilò pochi secondi dopo. Quando li ebbe tirati abbastanza in basso, gli strappò via anche i boxer. Non appena l'erezione bagnata fu libera, ne ingoiò il più possibile.

 

"Porca troia!" Ansimò Viggo. Ecco, lo sapeva. Il ragazzo davvero *faceva* delle grandi pompe.

E lui non aveva nemmeno dovuto chiederlo. In ogni modo era davvero una gran cosa. Orlando lo succhiava come un professionista, e se avesse continuato, Viggo non avrebbe retto a lungo.

E lui invece voleva fottere il piccolo punk, e voleva fotterlo *adesso*.

 

Afferrò di nuovo l'inglese per i riccioli e allontanò la bocca affamata dal suo membro. Orlando guardò in alto perplesso.

 

"È abbastanza per adesso," spiegò Viggo. Portò una delle mani di Orlando verso la sua bocca e cominciò a succhiargli un dito. "Ora," disse, "dove tieni vaselina e profilattici?"

 

"Laggiù," Orlando indicò verso il comodino. "Secondo cassetto."

 

"Bene." Viggo lasciò la mano e si chinò. “Prenderò quello che ci serve. Nel frattempo, voglio che tu ti prepari per me. Voglio vederti fotterti da solo fino a che non sarai pronto per il mio cazzo duro."

 

Orlando ansimò. Quest'uomo sarebbe stato la sua morte, questo era certo. Ma ormai era andato troppo avanti per lamentarsi. Si liberò dei boxer velocemente, riprendendo la sua posizione sulle ginocchia, e si accarezzò circondando la sua entrata con una delle dita che aveva bagnato di saliva. Respirando profondamente cominciò a spingerla dentro. Era passato un pò da quando si dava piacere da solo in quel modo, e fu doloroso all'inizio. Ma quando alzò lo sguardo, e vide Viggo in piedi davanti a lui che lentamente si accarezzava con uno sguardo pieno di meraviglia negli occhi, si rilassò un pò e spinse dentro più profondamente. Pochi momenti dopo aggiunse un secondo dito e urlò quando trovò la sua prostata.

 

"Si, Così!," sibilò Viggo. "Sì, bravo ragazzino" Si abbassò verso il comodino, senza che i suoi occhi lasciassero mai Orlando che aveva cominciato a spingere con forza dentro e fuori di sè con un ritmo veloce.

 

Viggo tornò e si preparò, mettendosi il lubrificante e il profilattico. "Sei pronto?" domandò una volta fatto.

 

"Sì."

 

"Bene. Adesso girati e mettiti a quattro zampe”

Orlando fece come gli era stato detto e chiuse gli occhi, aspettando che finalmente Viggo entrasse in lui.

Però all'inizio tutto quello che sentì vicino alla sua entrata fu solo la punta del membro di Viggo.

Improvvisamente la testa di Viggo fu vicino al suo orecchio. "Da quanto tempo lo stai aspettando, eh? Di essere fottuto da me?" sussurrò

 

"Io... non lo so... fottimi e basta, adesso, Viggo!"

 

"Oh, lo sai molto bene. L'hai sognato vero? Dimmelo. Dì di sì e ti scoperò fino all'oblio, proprio come ti ho promesso."

 

Orlando stava per esplodere. Cercò di spingere i fianchi indietro, ma Viggo lo teneva saldamente fermo al suo posto.

"Al diavolo, sì!" finalmente gridò. "Lo sogno da quando avevo sedici anni, ecco qui sei soddisf.... aaaaaaaahhhh!"

Un intenso grido  fu tutto quello che Orlando riuscì ad emettere quando Viggo entrò in lui con un'unica dura, brutale spinta.

Un dolore accecante lo scosse lungo tutto il corpo, mentre le lacrime gli riempirono gli occhi. Orlando cercò di combattere quella sensazione, ma Viggo non gli diede tempo per riprendersi stabilendo un ritmo veloce fin dall'inizio, e sbattendo con violenza dentro e fuori, spietatamente. Proprio come aveva promesso.

 

Fortunatamente il dolore fu velocemente rimpiazzato da puro piacere. Viggo sicuramente sapeva come fottere qualcuno.

Colpiva la prostata di Orlando con ogni singolo colpo, facendo gemere e tremare il giovane sotto di lui.

 

"Dio, sei così caldo e stretto, piccolo bastardo," gemette Viggo. "Se sapessi... avrei voluto fotterti dal primo momento in cui ci siamo incontrati. Ti piace, non è vero?"

 

"Cazzo, si..."

 

"Ne vuoi ancora?"

 

"Si... o è tutto quello che riesci a fare, vecchio?” lo provocò, conoscendo esattamente quale sarebbe stata la reazione di Viggo. Un ghigno peccaminoso gli fece incurvare le labbra.

 

Viggo rise malignamente e strinse di più i fianchi di Orlando.

"Ti farò vedere, punk." I suoi colpi divennero ancora più forti, e Orlando si sentì fottuto in maniera decente per la prima volta nella sua vita. Ansimava pesantemente adesso, era quasi incredibile. Farsi scopare da Viggo era così grandioso che si stava addirittura dimenticando della sua erezione trascurata, una cosa che non gli era mai successa prima. Non ci pensò fino a che non sentì le forti mani di Viggo chiudersi attorno al suo membro. L'inaspettato e benvenuto contatto lo fece veramente gemere. Viggo lo strinse forte appena un paio di volte e Orlando venne subito e intensamente sul pavimento

Viggo accelerò il suo ritmo nel disperato tentativo di liberarsi. Finalmente spinse ancora e raggiunse l'orgasmo con un lungo gemito, premendo a fondo le dita sui fianchi di Orlando. Lasciò cadere sulla schiena di Orlando il suo corpo sudato mentre le scosse del dopo orgasmo lo attraversavano.

 

Viggo si lasciò andare sfinito sopra il corpo dell’altro. Non era stato dentro a qualcuno così caldo, così stretto, così peccaminosamente magnifico da.... beh, forse non c'era mai stato. Un suono soffocato raggiunse le sue orecchie e si accorse di Orlando che si contorceva sotto di lui. "Ingordo piccolo bastardo, Vuoi di già un altro round?”

 

"Esci fuori da me! urlò allora Orlando.

 

Viggo lo assecondò, uscendo e rotolando via dalla schiena di Orlando. Buttò il profilattico nel cestino, e vacillò mentre si metteva in piedi. Prese in considerazione l'idea di aiutare Orlando, ma pensò che sarebbe stato meglio evitare, Orlando probabilmente l’avrebbe preso come un insulto al suo orgoglio, dopo che se l'era solo fottuto in quel modo. Anche se non si era comportato come uno che stava sopra, Viggo gli credeva quando diceva che di solito era lui a dominare.

 

Orlando si sforzò di mettersi in piedi. Aveva ancora quella felice, calda sensazione, dovuta all’essersi appena fatto la migliore scopata della sua vita,  ma la sua schiena pulsava anche a causa della dura prova alla quale Viggo lo aveva sottoposto sul pavimento.

"Non potevi fottermi sul letto amico?" disse, mettendosi i boxer. Aveva bisogno di una doccia calda o sarebbe stato rigido come un'asse al mattino e sarebbe riuscito a malapena a piegarsi per suonare la sua chitarra.

 

"Oh, ti ho fatto male, dolcezza?" lo provocò Viggo.

Orlando lo fulminò con lo sguardo. "Esci da questa cazzo di stanza” disse.

"Orlando," disse Viggo, Il tono della sua voce si era fatto più morbido.

" No, non mi hai fatto male. O forse l'hai fatto, ma mi è piaciuto. Solo detesto le chiacchiere post-coito. Ho bisogno di una doccia, di un pò di sonno. Quindi, va'," disse.

 

Viggo raccolse i suoi vestiti e lasciò la camera senza un'altra parola. Scosse la testa. Fottere Orlando era stato probabilmente il più monumentale errore della sua intera vita. Scrollò le spalle e decise di fare una scappata al negozio giù all'angolo, per comprare un pacco di birre. Non era scotch ma sarebbe dovuto bastare. Si mise i pantaloni e la maglietta, scivolò dentro le scarpe e andò fuori.

 

Quando Orlando sentì la porta d'ingresso sbattere sospirò. Che cazzo aveva fatto? Trasformarsi in una fighetta sottomessa e tutto il resto per quel vecchio? Scosse la testa, afferrò un asciugamano e andò in bagno. Entrò nella doccia, aprì l'acqua più calda che poteva sopportare e ci si fermò sotto, sospirando mentre sentiva la sua schiena che cominciava a sciogliersi. Mentre l'acqua scorreva su di lui tenne gli occhi serrati, sentendo la sua pelle bruciare.

Se fosse per via del tocco di Viggo o per l’acqua calda, questo non lo sapeva.

 

(continua...)