.|. Unnecessary Evils .|.

2. Kill Me or Cure Me

tradotto da Lilith

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Oh I'm your new best mate
Help me self-medicate
Things can all look great
Stopped in this town to quench my thirst
The bad man got here first
Then the bubble burst
Who's telling stories
I can't handle shit
And it's beginning to bore me
Just get on with it
Kill me or cure me
My love life's gone stiff
Don't know who I've been with
And I'm gonna take it cos they wanna give
Can you blame me
Don't need to spend my bread
People do that for me instead
Must be thinking that I'll wake up dead
In the morning
I can't handle shit
And it's beginning to bore me
Just get on with it
Kill me or cure me

 

Orlando uscì dalla macchina di Tom e alzò lo sguardo sul palazzo di vetro e acciaio.”Maledetta L.A.”disse, accendendosi un’altra sigaretta.

“Dammela Orlando, non puoi fumare la dentro.” disse l’altro

Orlando guardò Tom come se avesse tre teste “Di cosa cazzo stai parlando, amico?”

“Non si può fumare negli edifici pubblici. Ne abbiamo già discusso” rispose

Orlando aggrottò le sopraciglia e lasciò cadere la sigaretta, schiacciandola sotto la scarpa “Odio questa maledetta città”

Tom mise una mano sulla schiena di Orli “Andiamo, siamo già in ritardo, non facciamo aspettare Viggo e Chuck” disse

“Perché? E’ già scattato il coprifuoco all’ospizio?” disse Orli con un piccolo sorriso malizioso

Tom si fermò e lo afferrò per un braccio. Orlando gli scoccò un’occhiata minacciosa  e lui lo lasciò andare “Orlando pensi di poter almeno provare ad essere cortese con Viggo? Voglio dire, è una leggenda”

“Le leggende stanno un metro sotto terra” rispose Orlando ricominciando a camminare.

Tom scosse la testa e seguì Orlando dentro il palazzo. Presero un ascensore e salirono al diciassettesimo piano e trovarono l’ufficio di Chuck. Tom si diresse verso al segretaria che alzò lo sguardo e gli sorrise.

“Salve, sono Tom Drake, Siamo qui per incontrare il signor Finch.” disse.

“Vi sta aspettando, Mr. Drake” disse lei con una voce dolce, forse un po’ troppo zuccherosa per i suoi gusti. Ma ovviamente non per quelli di Orlando, visto che il ragazzo si era accomodato sull’angolo della scrivania e, con orrore di Tom, stava allungando la mano verso il seno di lei.

Orlando sorrise dolcemente e lasciò che la punta delle sue dita sfiorasse la pelle della donna mentre toccava il ciondolo “Lo adoro. E’ un lapislazzuli, vero tesoro?” chiese e la sua voce era bassa e roca.

Lei arrossì e sorrise “Si”

“E’ bello quasi quanto te”

Tom afferrò il retro del colletto di Orlando e lo tirò indietro “Andiamo Orlando, Questo non è un bar per single”

Orlando guardò male Tom e sorrise alla ragazza “Non c’è pace per i dannati” e si lasciò guidare dentro l’ufficio.

Appena furono dentro, Orlando si scrollò Tom di dosso “Non mi afferrare mai più a quel modo, amico, o ti staccherò quella cazzo di testa dal collo, ok?”disse

Tom vide uno sguardo di pura rabbia scintillare negli occhi di Orlando “Vedi di calmarti, okay Orlando?”

“No, non ‘Okey Orlando’” gli fece il verso Orlando.

Chuck allora si fece avanti. “Hey, tutto bene? Qual è il problema qui?”
 “Niente amico. Diamoci un taglio con questa cazzata. Avrei cose migliori da fare,” disse

“Cose migliori?” lo derise aspramente una voce. Viggo si alzò, uscendo dall’angolo in ombra in cui era seduto, in una poltrona di pelle che, proprio come lui, aveva visto giorni migliori. La poltrona gli era costata diverse centinaia di dollari quando l’aveva comprata per Chuck. Ora la pelle si stava screpolando e il colore sbiadiva, Viggo avrebbe voluto sapere perché Chuck non l’avesse già buttata e sostituita. Probabilmente per la stessa ragione per cui continuava a tenersi lui intorno. Quell’uomo era un pazzo sentimentale.

 

Orlando squadrò Viggo dalla testa ai piedi, mentre l’altro si avvicinava. Sembrava più giovane di quanto si fosse aspettato.

I suoi capelli biondo cenere avevano le punte nere, il viso era ricoperto da una barba di qualche giorno e gli occhi verde-blu erano limpidi e brillanti. Non assomigliava per niente ai poster che Orlando una volta aveva avuto sui muri della sua camera. Quelli guardando i quali si era masturbato, gli stessi su cui aveva sognato di apparire un giorno.

“Gia…cose migliori. E così questo sarebbe il famoso Viggo Mortensen? Merda, quasi non ti riconoscevo. Dove è finito l’eyeliner, amico? Non credi che incontrare i tuoi nuovi colleghi meriti un po’ di fondotinta? Un tocco di rosso? Così saresti potuto sembrare un po’ meno un cadavere” disse Orlando.

 

Viggo sbuffò e guardò Chuck, che, a suo onore aveva l’aria di voler colpire il ragazzo per averlo insultato in quel modo. Viggo si limitò a sorridere e tornò a guardare Orlando. Lo guardò dalla testa a piedi. I jeans dell’Inglese non avrebbero potuto essere più stretti altrimenti le molecole dei pantaloni avrebbero cominciato a fondersi con quelle di Orlando. Gli occhi di Viggo indugiarono sugli fianchi stretti del giovane, si lasciarono trasportare verso il rigonfiamento dei pantaloni, impossibile da nascondere. Tornò a rialzare lo sguardo e incontrò i profondi occhi marroni dell’altro. Sembravano nascondere milioni di segreti nelle loro scure, profondità senza fine.

Viggo riconobbe la luce che c’era negli occhi del giovane.

Orlando sapeva di essere sexy. Lo sapeva, sapeva che le altre persone pensavano questo di lui, e questo lo mandava su di giri quasi fosse una droga costosa.

 

“Non stai nascondendo niente, vero?” disse Viggo avvicinandosi “Mostrando così i gioielli di famiglia?” fissando sfacciatamente l’inguine di Orlando ancora una volta prima di alzare lo sguardo e lasciar scorrere maliziosamente un dito lungo il suo torace, toccando le collane e i ciondoli che vi erano appesi. “hai fatto un salto in qualche negozio di gioielli a  buon mercato prima di venire qui?”

 

Orlando diede a Viggo un piccola spinta. Vide l’uomo barcollare leggermente indietro e rise. “Oh, perdonami amico, ti ho fatto male? Avrei dovuto fare più attenzione, non voglio che tu cada e ti rompa un’anca. Sai, ho sentito dire che l’osteoporosi è una puttana”

 

“L’unica puttana che vedo sei tu, piccolo punk” disse Viggo avanzando verso orlando

 

Il più giovane rise ancora “ Oh, che paroloni, vecchio mio; Sei sicuro di riuscire ad arrivare fin qui o devo andare a prendere il tuo deambulatore?”

 

 

Prima che Viggo potesse ribattere Tom interruppe il battibecco. “Signori per favore,” disse “Potremmo smetterla con questo ridicolo comportamento? Dove credete di essere, in un giardino d’infanzia?” Attese per una risposta che non venne . Viggo e Orlando erano ancora uno di fronte all’altro; fieri occhi scuri fissi in freddi occhi verde-blu.  Tom lanciò un’occhiata d’aiuto a Chuck.

 

L’altro manager si schiarì la gola. “Ok,” disse con il tono più affabile a cui riuscì a fare appello “Abbiamo cominciato con il piede sbagliato. Cose che capitano, ok? Ma Tom ha ragione, perchè non proviamo a comportarci come adulti? Dimentichiamo tutto e proviamo a ricominciare. Partiamo con delle presentazioni appropriate. Viggo Mortensen, Orlando Bloom, Orlando Bloom, Viggo Mortensen. Ora siate gentili e ditevi “Ciao””

 

“Ciao” disse alla fine Orlando senza convinzione , chiaramente annoiato dall’intera cerimonia.

 

Viggo lo guardò per qualche secondo prima di ricominciare a ridere. “Orlando? Ma che razza di stupido pseudonimo rock è questo?”

 

“Questo è il nome che mia madre mi ha dato, rottame. E poi senti chi parla? Credi che “Viggo” sia meglio?”

 

“Bè, almeno mia madre non ha scelto il mio nome dopo una vacanza a Disneyland. Quale è il tuo secondo nome? Topolino? Zio Paperone? Biancaneve?”

 

Orlando alzò gli occhi al cielo “Vedi, Viggo, dal momento che sono un  adulto”   lanciò un sorriso beffardo verso Chuck “Non voglio litigare su questo. Una volta ti ammiravo. Quando ero un ragazzino , pensavo che un giorno, sarei stato come te, una famosa stella del Rock. Oggi, tu sei esattamente quello che io non vorrei mai diventare. Un “sono-stato” che dalle stelle è caduto direttamente in una fogna.”

 

“Già” sibilò Viggo “così, io sono qua, in una fogna. E chi ho incontrato, qui? Uno stupido moccioso sopravvalutato di nome Orlando”

 

“Puttana” Orlando si lanciò verso Viggo con un balzo, alzando i pugni e pronto stavolta ad attaccarlo con tutta la sua forza. Viggo, messo in guardia dalla prima spinta del ragazzo, fece un piccolo passo di lato, facendo in modo che il pugno di Orlando mancasse il suo stomaco e colpisse invece l’aria. Prima che Orlando potesse attaccare ancora, Tom lo afferrò da dietro costringendolo ad abbassare le braccia, mentre Chuck si metteva tra i due musicisti.

 

“Adesso basta,” ringhiò, e nella sua voce ora non c’era più niente di amabile “Tu” e indicò Orlando “Siediti, là. Viggo tu vai nell’altro angolo. ORA!”

 

Orlando si divincolò dalla stretta del suo manager e si mosse verso la sedia dove gli era stato ordinato di sedere. Quando lui e Viggo ebbero assunto le loro posizioni, Chuck li guardò ancora entrambi prima di continuare con voce alta e potente. “Voi due dovete smettere immediatamente di comportarvi in questo cazzo di modo, ORA chiaro? Altrimenti chiuderemo qui questa giornata, e ce ne andremo ognuno per la propria strada. Viggo potrà tornarsene a casa , aprire un’altra bottiglia e scommettere su che cosa se ne andrà a puttane per primo: il liquore, l’ultimo po’ di soldi, la sua casa o forse anche la sua stessa vita. Orlando potrà trovarsi da solo un altro chitarrista che magari sarà più giovane, ma sconosciuto, e con molto meno talento, assicurarsi il suo quarto insuccesso e tornarsene nella vecchia gloriosa Inghilterra e diventare un altro caso sociale.

Io e Tom, d’altro canto, abbiamo le agende piene di promettenti talenti che *ci* permetteranno di dar *loro* una cazzo di possibilità. Ora, questo è tutto. Se non fate funzionare questa cosa a noi non importa. Adesso, immagino voi vogliate che tutto questo funzioni, vero?”

Ancora silenzio come se i due musicisti stessero tenendo il broncio

“VERO?” gridò Chuck

Viggo annuì.

“Si, cazzo, si,” mugolò Orlando “Soddisfatto adesso? O vuoi che strisci e ti lecchi gli stivali per dimostrarti la mia gratitudine, Signor Finch?

“Oh no,” rispose Chuck, la voce bassa e un debole sorriso sulle labbra. “Quello che voglio è che tu la smetta di comportarti come il ragazzino viziato che aspiri ad essere o che forse sei anche stato. Tu, qui, non sei niente, *Signor* Bloom, a nessuno importa un cazzo che tu sia vivo o morto. Quindi levati di dosso quell’arroganza e prova a cavartela insieme a Viggo. Io non mi aspetto nessun rispetto da te. Fatico a credere che tu sappia anche solo cosa sia il rispetto, ma almeno non trattare lui come fosse una merda, nè me, per quel che importa. Perché qui, tu dipendi da noi. Fattene una ragione.”

Orlando spalancò la bocca. Boccheggiò e girò lo sguardo verso Tom. Era incredibile. Nessuno gli aveva mai parlato in quel modo. Questo tizio chi credeva di essere?

 Ma il suo manager non disse nulla in sua difesa. No, lui era ancora in piedi là, a guardarlo con un’espressione neutra sul viso e stava addirittura annuendo! Orlando non poteva crederci. Per la prima volta da quando era arrivato a L.A. si sentì completamente solo.

Fino a quel momento, aveva  almeno sempre saputo che  Tom si sarebbe schierato dalla sua parte, non importa per cosa. Ma le cose sembravano essere cambiate. Orlando richiuse la bocca e si sentì soffocare. Avrebbe dimostrato a quei tre relitti che lui, Orlando Bloom, aveva tutto il diritto di essere orgoglioso del suo talento. Avrebbero visto ben presto chi in realtà dipendeva da chi. Nel frattempo, Chuck si era voltato e stava guardando Viggo. Non aveva ancora finito la sua ramanzina. “Ora te, Viggo. Mi aspetto che tu prenda tutto questo un po’ più seriamente. Non c’è nessun bisogno di essere così ostili. Non sei nella condizione di cominciare uno scontro con chiunque. E io mi sarei veramente aspettato più maturità da te. Sei troppo vecchio per queste cazzate. Dannazione! Smettila con questo comportamento e afferra l’ultima chance che ti sto offrendo! ”

 

Quando ebbe finalmente terminato, Chuck tirò un profondo sospiro e portò due sedie in mezzo alla stanza. Fece un cenno a Tom ed entrambi si sedettero.

 

“Ok,” cominciò Tom “Credo che ora siate pronti per ascoltare. Chuck ed io abbiamo già alcune idee su come gestire questa cosa. Vi vogliamo in piedi e pronti a correre il prima possibile. Abbiamo deciso di incidere un disco al più presto, tutto quello di cui abbiamo bisogno è un’etichetta per farlo, ma Chuck ha qualche idea su come procurarci un po’ di tempo in uno studio. Registrerete alcune cover più le nuove versioni di alcune canzoni del vostro vecchio repertorio. Pensavo, che forse renderemo le cose un po’ più interessanti se Orlando cantasse le canzoni di Viggo e viceversa.”

 

“Non se ne parla” sbottò Orlando “nessuno canta il mio materiale. E poi sono io la voce solista.”

 

“Orlando cosa ti ho detto riguardo il mettere il tuo ego sotto i piedi, ehhh?” chiese Tom “Faremo in questo modo. Dividerai la voce solista o non canterai affatto. Stessa cosa per la chitarra solista? Chiaro?”

 

“Ma lui non ha idea di come..”

 

“Orlando! Questa volta aspetta almeno che io abbia finito, ok?”

 

Orlando alzò le spalle “E va bene cazzo, va pure avanti!”

 

“Allora, faremo la registrazione e partiremo con il tour subito dopo. Nel frattempo io  e Chuck faremo del nostro meglio per promuovere questo piccolo progetto. Sebbene per ora voi due da soli non possiate suscitare alcun interesse, Il fatto che suoniate insieme dovrebbe attrarre una qualche pubblicità.”

 

“Ha ragione. O almeno questo è quello che speriamo” continuò Chuck “E torniamo ora alla tua obbiezione, Orlando. Naturalmente dobbiamo vedere, per prima cosa, se fra di voi scatta un qualche feeling, musicalmente parlando. E Viggo deve incontrare Eddie e Rex. Per questo avremmo pensati di farvi fare una piccola jam session domani, tanto per vedere cosa siete in grado di combinare insieme. Cosa ve ne sembra pare?”

 

“Per me va bene,” Disse a voce alta Viggo, alla fine, ottenendo un sorriso di ringraziamento da parte di Chuck “Tu ci stai?” disse incrociando di nuovo gli occhi di Orlando.

 

L’Inglese fissò nuovamente gli occhi in quelli dell’americano. Certo che ci stava. In realtà non aveva nessun’altra possibilità a meno che non volesse darsela a gambe e tornarsene in Inghilterra. E Orlando Bloom poteva essere un sacco di cose, ma sicuramente non un vigliacco. E poi, vedeva qualcosa negli occhi di Viggo. Una sfida. Come se il più anziano non credesse che Orlando avesse quello che serviva? Bè, lo aveva. Ne aveva in quantità.

“Si!” Orlando rispose alla fine , con voce gelida.

 

“Bene allora” disse Chuck alzandosi “Farò un paio di controlli con alcune persone, un paio di telefonate, e chiederò qualche favore e  vedremo se possiamo avere un po’ di tempo in studio con così poco preavviso.” Si alzò e si diresse alla porta. Quando l’ebbe aperta si fermò. “Tom, ti va di venire con me?”

 

 

Tom lo guardò sussultando “Cosa? Ma…”

 

“Oh non ti preoccupare, penso che i nostri ragazzi si comporteranno bene, vero? Andiamo.”

 

Tom esitò ancora qualche secondo ma poi si alzò lanciando occhiate nervose sia a Viggo che a Orlando mentre usciva.

“Chuck” sussurrò quando entrambi furono fuori dall’ufficio, “Non credi che dovremmo chiamare l’ufficio legale di L.A. e dir loro di portare un paio di sacchi mortuari?”

 

Chuch rise e diede all’amico una pacca sulla spalla.

 

***

 

Per un lungo momento ne’ Viggo ne’ Orlando parlarono. Alla fine, Orlando che non avrebbe potuto restare seduto neanche un attimo di più si alzò. Vagabondò  per l’ufficio, cercando di evitare lo sguardo dell’altro uomo.

 

Viggo lo guardò, leggermente divertito. Non era più veramente arrabbiato. Dopotutto il battibecco gli aveva  fatto ricordare i tempi passati, e nonostante il suo scoppio di ore  prima,  aveva sicuramente bisogno di ricordare alcune cose. Ricordare come era quando viveva per la musica, quando questa significava così tanto da lottare contro qualsiasi cosa per essa.

 

Incontrare Orlando, scontrarsi con lui, gli aveva fatto pompare il sangue nelle vene. Voleva disperatamente questa chance. Chuck aveva ragione: sarebbe stata l’ultima. Una realtà di cui Viggo fu improvvisamente e dolorosamente conscio. Così in qualche modo doveva convivere con questo folle punk. Orlando si era fermato dietro la scrivania di Chuck e stava guardando le foto appese al muro. Viggo anche senza vederlo sapeva ciò che il più giovane stava guardando: Una raccolta di foto dei suoi giorni di gloria. Orlando sembrava concentrato su una foto in particolare.

 

Fanculo, pensò Viggo,e  fece un tentativo “Cerchi qualcosa?”

 

“No, Penso di aver  trovato qualcosa…Questa è veramente una Rickenbacker 325? Dodici corde?”

 

Fu una buona cosa che Orlando fosse girato dandogli le spalle, perché gli occhi di Viggo improvvisamente si spalancarono per lo stupore. Così il moccioso viziato sapeva fare il suo mestiere, dopotutto. “Si, lo è. O almeno lo era.” Rispose Viggo quando si fu ripreso dallo shock iniziale.

 

“Era? Non ce l’hai più?” Orlando teneva gli occhi fissi sulla chitarra nella fotografia. Rimase a fissare le lunghe e forti dita di Viggo appoggiate sulle corde; lasciò che il suo sguardo si spostasse sull’espressione del suo volto. Lo sguardo era di puro orgasmo!! Orlando non riuscì ad impedirsi di sorridere.

 

“Ddiciamo che…io... l’ho persa in un incidente.”

 

“Oh,” rispose Orlando, un debole accenno di disappunto udibile nella breve risposta.

 

“Sebbene io ne abbia un’altra”

 

Questa volta furono gli occhi di Orlando a spalancarsi. Si girò “Ne hai un’altra? Tu avevi due di queste?”

 

Viggo annuì. “Si. La seconda è ancora viva e vegeta, come si suol dire”

 

“Wow!!” disse Orlando dolcemente, “Lennon  suonava una di queste in ’Ticket To Ride’ ….  Io non ho mai suonato una chitarra con dodici corde…”e per un secondo sembrò perso nei propri pensieri.

 

 “Vuoi provarla? Sai posso portarla con me domani.” Viggo non sapeva cosa gli avesse fatto fare un’offerta così generosa ad Orlando. Forse era stato la soggezione nella voce del ragazzo, il modo in cui aveva parlato di Lennon o l’espressione quasi tenera della sua faccia. O il suo viso incredibilmente bello, dovette ammettere Viggo.

 

“Davvero? Me la lasceresti suonare?” Improvvisamente Orlando sembrava incredibilmente eccitato. Se ne accorse lui stesso e immediatamente si rimproverò per aver gettato la maschera. Così come il suo umore era cambiato altrettanto improvvisamente ritornò quello di prima. “Si, si potrebbe fare!”disse nuovamente privo di ogni entusiasmo

 

“Okay, la porterò con me. Vedremo se sei in grado di imbracciare una dodici corde”

 

“Pfff. Non vedo perché dovrebbe essere così difficile. Se puoi farlo tu sono certo che potrebbe farlo persino mia nonna”

 

“Come ho detto, vedremo. Solo vedi di lavarti le mani prima di allungare un dito su di lei.”

 

Orlando stava per ribattere con un altro sgradevole commento quando vide che Viggo gli stava sorridendo. Anche lui sorrise un poco.

 

“Oh, guarda qua adesso” Disse Chuck quando lui e Tom rientrarono nella stanza “Sono entrambi ancora vivi e vegeti. E stanno sorridendo! Ora, non sono la cosa più carina che tu abbia mai visto? E visto che siete stati tanto bravi avrete la vostra ricompensa. Abbiamo trovato uno studio per domani a mezzogiorno. E c’è di più, il ragazzo a cui appartiene ci ha invitato ad un party di inaugurazione per la sera. Avremo prove e pubblicità nello stesso giorno. Il che significa che dovrete scusarmi adesso, ho diverse altre cose da sistemare.”

 

“Non hai bisogno del mio aiuto, vero?” chiese Tom

 

“No, ho tutto sotto controllo.”

 

“Ottimo! Andiamo Orlando, lascia che ti riaccompagni all’hotel” disse Tom

 

Orlando seguì Tom fuori dall’ufficio, lasciando Chuck insieme a Viggo.

 

“Va a casa Viggo” disse Chuck “E cerca di non essere troppo sconvolto dai postumi di una sbronza domani, hmmm?”

 

“Vedrò quello che posso fare…hey Chuck…”

 

“Dimmi…” Rispose Chuck mentre componeva un numero sul suo telefono.

 

“Grazie” Chuck si limitò a sorridere e Viggo lo interpretò come un arrivederci. All’esterno dell’ufficio trovò Orlando che flirtava sfacciatamente con la segretaria di Chuck, mentre lei indossava la giacca e metteva alcune cose in una borsa per i documenti.

Lei stava ridacchiando, mentre il giovane inglese si gongolava come uno stupido

Viggo scosse la testa “Il tuo manager non ti stava portando a  casa per metterti a letto?” chiese avvicinandosi.

 

Orlando lo guardò “Fanculo, amico” rispose

 

Viggo ghignò “Sherry non credevo che gli adolescenti fossero il tuo tipo” disse

 

Lei diede un’occhiata a Viggo “Bè…quando non ricevo proposte più allettanti… non mi chiami da secoli, Viggo…”

 

“Le mie più sentite scuse. Permettimi di offrirti qualcosa da bere, per rimediare” le disse, la voce roca grondante la promessa di sesso. Non si sentiva dell’umore di scopare con una donna. Non lo era stato per molto tempo. Solo amava l’idea di fregare Orlando. Dopotutto il ragazzino aveva bisogno di uno scacco all’ego.

 

Lei sorrise e si alzò “Bene, tanto per cominciare” disse. Lui le offrì il braccio e lei lo prese. “Felice di averti conosciuto Orlando.”

 

“Già, lo stesso per me, Orlando” disse Viggo, strizzandogli prima di sussurrare qualcosa all’orecchio di Sherry che provocò uno scoppio di risa. Viggo ancora rideva mentre la scortava fuori dall’ufficio.

 

Orlando rimase in piedi, sbalordito. Lui *non* aveva appena perso una conquista infallibile per colpa di quel vecchio fossile. Orlando passò velocemente la mano sulla scrivania mandando diverse cose  a infrangersi sul pavimento. Prima di uscire deciso a  raggiungere qualche club e a trovare qualcuno di giovane e sensuale da scopare fino a fargli perdere la testa.

 

Continua...