.|. L'Ultimo Dono .|.

9. Tra le Verdi Foglie della Speranza

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Aragorn si raggomitolò nel letto sorridendo, quando sentì il dolce profumo di Legolas tra le lenzuola e sui cuscini, era ovunque…tutto intorno a lui…non era stato un sogno, ma c’era qualcosa…qualcosa mancava…distese un braccio verso l’altro lato del letto, senza riaprire gli occhi per paura di vedere quello che sentiva già con la mano…il vuoto…non c’era nessuno accanto a lui…era solo…quando quel fatto divenne limpido nella sua mente, si rialzò di scatto, mettendosi seduto con gli occhi spalancati…il suo respiro veloce tanto quanto il cuore che gli batteva nel petto…

“Legolas…” bisbigliò tra sé, doveva essere un richiamo, ma il terrore di non udire una risposta gli impedì di gridarlo.

Si guardò attorno sperando di trovare qualche indizio che gli confermasse il contrario ma non ne trovò…se n’era andato…e quella sensazione che sentiva, gli diceva che non aveva solo lasciato quella stanza…ad un tratto si accorse di qualcosa, appoggiato sopra una delle poltrone…

Lentamente, come se non avesse il pieno possesso del proprio corpo, si mise in piedi, trascinandosi, insieme alle coperte, ancora avvolte attorno a sé, fino alla poltrona…e vide la vestaglia del colore del cielo stellato accuratamente piegata e sopra di essa, una lettera…la prese con una mano, aprendola con le dita, mentre con l’altra stringeva il lenzuolo…

 

Perdonami Estel,

non ho potuto attendere il tuo risveglio, perché allora, non avrei più trovato la forza per alzarmi da quel letto ed uscire da quella porta.

Mentre scrivo queste parole, non riesco a smettere di guardarti. Sembri così sereno e felice…e mi chiedo come farò a passare solo un giorno senza vedere il tuo sorriso.

Ma dovrò riuscirci, anche se ora, il solo pensiero che quello che ti darò, sarà l’ultimo bacio, mi riempie di angoscia e paure.

Sono sicuro che comprenderai il motivo della mia decisione, forse non subito ma tra non molto tempo, quando tutto ti sarà più chiaro. Non posso restarti accanto, e non perché non lo desideri, ma perché il tuo popolo, a cui devi la tua protezione e il tuo amore, non comprenderebbe.

La tua amicizia e il tuo amore sono stati i doni più preziosi che potessi farmi e non passa un solo momento in cui non ringrazi le Stelle per averli potuti conoscere. Un tempo credevo che il Destino ci avesse fatti incontrare e ci avesse permesso di restare insieme per l’eternità…forse mi sbagliavo, ma sono ancora convinto che quello che abbiamo avuto e che abbiamo condiviso, sia stato il Fato a volerlo.

Ti auguro ogni felicità, mia giovane stella. Ti conosco, conosco il tuo cuore e so che sarai in grado di affrontare il tuo futuro con coraggio e volontà, come hai sempre fatto…e forse un giorno, ci incontreremo di nuovo, oltre il Grande Fiume, tra gli alberi del mio Bosco, sotto la calda luce di Anor…là dove la nostra amicizia è iniziata, e dove non cesserà mai di esistere.

Come non cesserà mai di esistere l’amore che provo per te. Ti amo Aragorn, anche se non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, nemmeno questa notte, quando la mia anima voleva gridarlo ad ogni tuo gesto e ad ogni tua parola.

Spero che il tuo cuore possa perdonarmi per aver agito in questo modo. Per essere fuggito come un ladro ai primi raggi di Sole. Ma proprio come un ladro, anch’io avevo paura di perdere il mio tesoro…quel tesoro che per anni avevo bramato di possedere e che finalmente era diventato mio. Il tuo cuore, il tuo amore, tu.

E continuerò a vivere sognando che questo tesoro sia veramente mio.

Ricordati di me quando, la notte, guarderai le nostre stelle…ricordati che io sarò sempre lassù a proteggerti. Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò.

Tuo per sempre, nel bene e nel male.

Con immenso amore

Legolas

 

Aragorn rialzò gli occhi, e solo allora si accorse di essere caduto a terra. Le gambe non avevano retto e si era accasciato al suolo mentre ancora stava leggendo…lacrime silenziose gli scivolavano sulle guance e nella stanza, risuonavano i suoi respiri lenti e profondi.

Solo.

Era solo. L’unica cosa che la sua mente riusciva a razionalizzare in quel momento era quello.

Socchiuse le labbra in un sospiro di dolore, mentre, senza rendersene conto, inclinò la testa in avanti…i capelli castani gli scivolarono sulle guance, e con lo sguardo si ritrovò a fissare quella lettera…tutto quello che gli rimaneva della persona che aveva amato e che amava con tutto se stesso. Una lacrima cadde accanto alla firma, sciogliendo in parte l’inchiostro nero…e mentre quel nome, lentamente, svaniva, si rese conto che aveva perso, non solo colui che amava, ma una parte di sé, una parte della sua anima…non sarebbe mai stato completo senza di lui…era la sua forza, la sua sicurezza, la sua gioia…come poteva vivere senza di esse?

Ad un tratto…un rumore lontano…dei colpi…ma no, non era lontano, era molto, molto vicino…qualcuno stava bussando alla porta…con un movimento che sembrò interminabile, Aragorn voltò la testa in quella direzione, senza però trovare la forza per parlare…

 

“Vostra Maestà! Vostra Maestà! È molto tardi! Dovete scendere per prepararvi…dovete indossare l’abito! Vostra Maestà!”

 

Chi era?

Non riusciva a riconoscere la sua voce…non gli importava farlo…l’unica cosa che aveva importanza era la lettera che stringeva nella mano tremante e il dolore atroce che lo soffocava…ma quell’uomo continuava a chiamarlo…ancora e ancora…e infine, pronunciò quella parola…matrimonio

Come se qualcosa si fosse risvegliato in lui, il ramingo spalancò gli occhi lucidi, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui conosceva…una certezza, una sicurezza…

“Arwen…” sussurrò con un filo di voce…doveva prendere in sposa Arwen, era il giorno delle nozze…doveva legarsi a lei.

Lentamente si alzò, lasciando che le lenzuola bianche scivolassero sul suo corpo nudo…prese i primi abiti che vide e li indossò, poi, barcollando, raggiunse la porta e la aprì di colpo, con grande sorpresa dell’uomo che lo attendeva all’esterno.

“Oh…mio signore…per fortuna…” esclamò Theared  “…abbiamo solo poche ore prima del grande evento…” attese che il sovrano lo raggiungesse e si incamminò velocemente lungo il corridoio “…dovete indossare il vostro abito e scendere nel salone dove Sire Elrond e Gandalf vi attendono per…” si fermò di scatto quando notò che non c’era nessuno al suo fianco, si voltò e vide che il Re lo stava seguendo lentamente, passo dopo passo, con lo sguardo perso nel vuoto “…Vostra Maestà vi sentite bene?”

Aragorn posò per qualche momento gli occhi su di lui, come se fosse lui stesso ad attendere una risposta, poi, debolmente sussurrò

“No…”

“Mio signore…posso capire che siate agitato per quello che deve accadere ma…” ribatté Theared raggiungendolo, appena vide i suoi occhi arrossati dal pianto però, cambiò subito tono di voce “…ma posso dire agli altri di inventarsi qualche scusa, prendetevi tutto il tempo che vi occorre…la cerimonia può essere posticipata di qualche ora…non è importante quando avverrà, ma che avverrà…raggiungete tranquillamente la stanza per cambiarvi…avviserò io Sire Elrond e Gandalf…” e con quelle parole corse via.

Aragorn annuì quando l’uomo ormai era già lontano, poi lentamente, si incamminò verso il luogo che gli era stato indicato…camminava con lo sguardo fisso davanti a sé, come se non si rendesse conto di quello che stava facendo…come se fosse spinto dal dovere e non dalla volontà…fino a quando aprì quella porta…

Entrò nella stanza, dove, alle pareti, erano appesi diversi tipi di tessuti, come tutt’intorno, appoggiati su sedie e tavoli, mentre, dall’altro lato, in fronte a quella che aveva appena aperto, c’era un’altra porta semiaperta, che dava su un corridoio…al centro, su un manichino di legno imbottito per raffigurare il corpo di un uomo, c’era l’abito che avrebbe dovuto indossare…una tunica lunga fin sotto le ginocchia in leggero velluto bianco, con ricamate, sulle maniche e sui lacci, delle foglie verdi e dei fili d’argento, mentre i pantaloni erano di un grigio scuro, come il cielo prima di un temporale.

Si avvicinò ad esso e, senza poterne fare a meno, alzò una mano e con le dita sfiorò le foglie verdi che lo adornavano attorno ai lacci…una ad una…fino a quando un debole sorriso comparve sulle sue labbra…le aveva scelte perché anche Arwen avrebbe indossato un abito nelle tonalità del verde, o almeno così aveva fatto credere ai sarti…la realtà era ben diversa, le aveva scelte perché gli ricordavano Legolas...così, in quel momento, sarebbe stato come averlo accanto…chiuse gli occhi all’istante, sospirando…come poteva essere stato così cieco verso i propri sentimenti? Da tempo sapeva di quell’amore, da tempo conosceva i propri desideri…ma era stato zitto, in silenzio ad osservare quel destino che credeva scritto, non aveva mai fatto niente per cambiarlo…ed ora stava per fare la cosa peggiore…negare nuovamente quello che provava, ora che lo aveva ammesso apertamente.

Con la coda dell’occhio vide qualcuno avvicinarsi lentamente, qualcuno che era entrato dall’altra porta, di fronte a lui…ma solo quando quella persona fu ad un passo da lui, alzò lo sguardo e, con la voce ancora segnata dal pianto, mormorò…

“Cosa fai qui? Dovresti essere nelle tue stanze a…indossare il tuo abito…”

“Dovrei?” sussurrò Arwen guardandolo “Credo invece che quel momento non sia ancora giunto”

Aragorn annuì, pur non comprendendo quelle parole…la fissò a lungo in silenzio, poi, cercando di sostenere il suo sguardo, aprì il suo cuore…

“Non posso sposarti, Arwen…io ti amo, e molto ma…”

“…non mi ami come invece ami lui…” finì la dama sospirando, quasi con sollievo, per aver finalmente sentito la verità, abbassò lo sguardo qualche istante, prima di rialzarlo sull’uomo con un debole sorriso “…ti ringrazio…grazie per essere stato sincero con me…alla fine…non avrò il tuo cuore ma almeno ho il tuo rispetto…”

“Mi dispiace…” sussurrò Aragorn, allontanò gli occhi dal suo viso e solo allora si accorse del modo in cui era vestita “…Arwen per…quale motivo indossi quell’abito e quel mantello?”

“Sto partendo…” rispose la dama “…mi recherò ai Porti Grigi, Eledhel mi accompagnerà, e in quel luogo attenderò mio padre e chi, del mio popolo, attraverserà il mare…” vide l’espressione stupita dell’uomo e continuò “…io sapevo già cosa avresti deciso…ne ero a conoscenza già da tempo…ne ho avuto la conferma più volte…”

“Tu non mi hai mai detto…”

“…niente? No, Aragorn…volevo che te ne rendessi conto da solo e che tu stesso facessi questa scelta liberamente…”

“Non avrei mai voluto farti soffrire…”

“Soffrire?” ripeté Arwen accennando un sorriso “Ho smesso di soffrire Estel…ora mi attende solo la felicità…come la auguro a voi…” fece un passo verso di lui, e gli diede un dolce bacio sulle labbra “…sarete felici insieme…addio…”

“No…lui è…” iniziò Aragorn chiudendo gli occhi quando sentì ancora le lacrime, ma la dama lo interruppe subito…

“Shh…i ‘lass i Amarth lîn…teithar aen ned Elin (la felicità è il vostro Destino, è scritto nelle Stelle)” e con quelle parole si allontanò, uscendo dalla porta, senza però richiuderla dietro di sé.

 

“Sei pronta per partire?” le sussurrò Eledhel mettendosi dietro di lei e cingendole timidamente la vita con le braccia.

“Non ancora…” rispose Arwen sorridendo, appoggiandosi lentamente a lui.

 

Aragorn rimase immobile per un lungo momento, poi si avvicinò ad uno dei tavoli ricoperti da decine di stoffe colorate…non c’era un motivo particolare…niente aveva più senso ormai…si sentiva vuoto, indifeso, incompleto…e aveva paura…una tremenda paura del futuro…fece scivolare la mano destra sul tessuto morbido…il cuore gli batteva con forza mentre quell’angoscia e quella sofferenza aumentavano…di più, sempre di più…improvvisamente sentì una fitta alla mano che stava sfiorando la stoffa…potente, penetrante…gli percorse il braccio fino a raggiungere il cuore e poi tornò indietro…afferrò il bordo del tavolo con l’altra mano per sostenersi, senza però riuscire a trattenere un grido di dolore…le forze però gli vennero a mancare e cadde a terra, trascinando con sé tutte lo stoffe.

“Oh Valar!” gemette a denti stretti per trattenere un altro grido quando una nuova fitta lo fece tremare. Il cuore gli batteva all’impazzata, gli sembrava che potesse esplodere da un momento all’altro, allo stesso tempo, non riusciva a respirare, come se qualcosa glielo impedisse.

Con fatica, alzò il braccio, che teneva stretto contro il ventre, e si guardò la mano…sul palmo c’era una ferita…come di un pugnale…

“…no…” esclamò disperatamente…quella ferita…quella notte…quella promessa…quella magia che li aveva uniti durante la Guerra dell’Anello…

Il dolore diventava sempre più intenso, quasi insopportabile…tentò di alzarsi ma era impossibile…era completamente senza forze, così ricadde di nuovo tra le stoffe…si appoggiò con la schiena alla gamba del tavolo di legno e chiuse gli occhi, stringendosi il polso…continuava ad aumentare…ancora e ancora…e le lacrime iniziarono di nuovo a rigargli le guance, lacrime per quel dolore fisico che stava diventando insostenibile e per quello che invece sentiva nel cuore…poi tutto si unì in qualcosa di atroce e accecante che non gli diede più respiro…e dalle sue labbra uscì un sussurro…

“Legolas…”

…che poi divenne un grido…un ultimo e disperato grido…

“Legolas!”

 

Legolas stava cavalcando velocemente, il vento tra i capelli ancora sciolti…non aveva avuto il tempo per intrecciarli…non poteva aspettare…aveva preso gli abiti nella sua stanza ed era partito, dopo aver riportato il dono di Arwen nella camera di Aragorn e avergli dato un ultimo, dolce bacio sulle labbra…e da allora, da quando si era lasciato alle spalle i cancelli di Minas Tirith, non si era più voltato indietro…e non si era fermato…anche se le lacrime che avevano iniziato a scorrergli sulle guance come un fiume in piena gli impedivano di vedere la strada davanti a sé. Era terribile quello che provava, se lo aspettava ma non così…era qualcosa di indescrivibile…potente e violento…in grado di spezzargli il cuore…era quello il dolore? Quel dolore per il quale la sua gente poteva morire? Ma non era quello che voleva…non voleva morire…ma forse era qualcosa di inevitabile…qualcosa che non poteva scegliere…

Ad un tratto una fitta lancinante gli trafisse la mano destra e si lasciò sfuggire un grido…spalancò gli occhi, cercando di rallentare l’andatura del cavallo, tirando le redini con l’altra mano ma un’altra fitta, questa volta più forte, gli fece perdere il controllo dell’animale, che si alzò sulle zampe posteriori, nitrendo…

L’elfo cadde a terra, rotolando su se stesso nell’erba fino a fermarsi…cercò di mettersi seduto e, tremando, si guardò la mano…la ferita…quell’antica ferita, si era riaperta…e bruciava, continue fitte, sempre più acute e insopportabili…strinse le labbra per resistere ma presto i gemiti di dolore infransero quella barriera…

“…Estel…” fu l’unica cosa che riuscì a sussurrare…era in pericolo? Era per quello che provava quel dolore atroce? Ma non era mai stato così…abbassò di nuovo lo sguardo sulla ferita e vide che alcune gocce di sangue stavano scivolando sul suo polso…cosa stava succedendo?

Senza attendere un solo istante di più iniziò a rialzarsi, cercando di rimettersi in piedi, anche se sentiva le forze scivolare via da lui, attimo dopo attimo…raggiunse barcollando il cavallo bianco che si era fermato poco distante e, con un ultimo sforzo, si rimise in sella…

“Bado Arod! Noro lim! Ad togo nin na hon! (Va Arod! Corri veloce! Riportami da lui!)” esclamò spronandolo.

Il destriero partì al galoppo, correndo, se solo fosse stato possibile, ancora più velocemente di poco prima…Legolas si reggeva con una mano alla sella, mentre teneva l’altra contro il petto, cercando di fermare il sangue contro agli abiti…sapeva che l’animale l’avrebbe portato a destinazione, così chiuse gli occhi, cercando di resistere a quel dolore straziante e, come in un sogno, rivide quello che aveva vissuto con Aragorn fino a quel mattino…dal loro incontro, all’instaurarsi della loro amicizia…le prime carezze, i primi abbracci…e l’amore che avevano vissuto la notte precedente…quasi un intera vita in pochi momenti…pochi momenti che però gli fecero comprendere ogni cosa. E quando riaprì gli occhi vide davanti a sé i cancelli del palazzo.

 

“…Legolas…” gemette ancora una volta Aragorn con il poco fiato rimasto…ora il dolore era così forte da cancellare ogni volontà…desiderava solo che smettesse…desiderava essere risucchiato in quell’oblio e smettere di soffrire…soffrire per quell’amore che era la sua unica ragione di vita e che invece non poteva avere…che ragione c’era per combattere quell’oscurità che lo stava inghiottendo?

Improvvisamente sentì dei rumori…un colpo, come di una porta che sbatteva con forza contro la parete e poi dei passi, veloci ma instabili…una presenza si stava avvicinando a lui…ma non voleva aprire gli occhi, non voleva essere salvato…poi una luce…poteva vederla, nonostante tutto…poteva sentirla…

 

“Estel!” sussurrò Legolas lasciandosi ricadere davanti a lui, vide le labbra dell’uomo tremare e abbassò lo sguardo…la tunica era intrisa del sangue che ancora scorreva dalla ferita sulla mano…spalancò gli occhi ma senza attendere un solo istante di più, gli afferrò la mano con la propria…come quella notte…e se la portò sul petto, chiudendo gli occhi.

Lentamente, quel dolore che lo stava lacerando, svanì…come l’aria fredda del mattino viene spazzata via dal calore del Sole…e iniziò a respirare profondamente, come se da tempo, non fosse riuscito a farlo…riaprì stancamente gli occhi e vide che Aragorn stava facendo lo stesso…il suo respiro era molto debole ma regolare…

“Sono…morto e i Valar mi hanno concesso di poterti rivedere?” mormorò il ramingo con un filo di voce.

L’elfo non riuscì a trattenere un sorriso raggiante, anche se sulla sua guancia scivolò ancora una lacrima…

“No…non lo sei…o forse lo siamo entrambi…perché è così che mi sono sentito quando mi sono allontanato da te…mi sono sentito morire, il mio cuore si stava spezzando dal dolore…”

“Cos’è…” iniziò l’uomo mettendosi a fatica seduto  “…cos’è accaduto? Era terribile…” strinse più forte la mano del compagno “…non avevo provato mai niente di così straziante…prima mi sentivo completamente vuoto e perso…poi la ferita e…”

“Shh…è stato lo stesso per me…” lo interruppe Legolas accarezzandogli il viso con l’altra mano.

“Non andartene di nuovo ti prego!” mormorò Aragorn fissandolo intensamente, senza riuscire a trattenere le lacrime “Resta con me! Resta qui! Non mi importa cosa accadrà! Sarò pronto ad affrontarlo…ma solo con te al mio fianco potrò riuscirci…non lasciarmi…”

L’elfo strinse le labbra e come risposta riuscì solo ad abbracciarlo, tirandolo a sé con il braccio libero e subito sentì la stessa stretta da parte del compagno…

“Legolas ti supplico…” bisbigliò Aragorn tra le lacrime “…non sono forte e coraggioso come credi…ho bisogno di te…della tua amicizia…del tuo amore…”

“Non potrei mai lasciarti Estel…” gli sussurrò l’elfo all’orecchio “…mai…l’ho creduto possibile…ho creduto possibile vivere senza di te ma mi sbagliavo…io sono legato a te, ti appartengo e niente e nessuno potrà mai spezzare questo legame…” fece un profondo respiro e pronunciò quelle parole “…ti amo…con tutto me stesso…e non ti lascerò…resterò al tuo fianco fino alla fine…”

Aragorn si allontanò leggermente da lui per guardarlo negli occhi e gli sorrise

“Sei ancora e sarai sempre la mia stella valorosa?”

“Sempre Èlneth…” rispose dolcemente Legolas “…la tua stella valorosa che ti proteggerà e scaccerà ogni ombra…”

Il ramingo gli mise la mano dietro al collo, tirandolo a sé e appoggiando la fronte contro la sua…

“E l’hai fatto…” bisbigliò “…poco fa, l’oscurità mi stava inghiottendo ma tu sei arrivato e l’hai scacciata, riportando la luce…”

Si fissarono intensamente per qualche momento, poi entrambi, abbassarono lo sguardo sulle mani ancora unite…lentamente le separarono e videro che le ferite erano di nuovo rimarginate, sparite come dopo quella notte…

“Erthennin uin iâr (Uniti dal sangue)” sussurrò Aragorn accennando un sorriso.

“Berthennin na dharthad go (Destinati a restare insieme)” gli fece eco Legolas, prima di inclinare la testa e posare le labbra sulle sue. Entrambi sentirono il sapore salato delle lacrime sulla bocca dell’altro ed allora quel bacio divenne ancora più appassionato, per sigillare per sempre quella promessa d’amore. 

 

“Ora possiamo andare” disse Arwen rialzandosi il cappuccio sulla testa.

Eledhel le sorrise annuendo, fece qualche passo e si fermò davanti alla porta semiaperta…vide Legolas ed Aragorn che, lentamente, si stavano rialzando, aiutandosi l’un l’altro…quando furono di nuovo in piedi, l’elfo biondo strinse ancora l’uomo a sé, in un abbraccio dolce, protettivo e colmo di amore…e alzò lo sguardo oltre le sue spalle…

Eledhel rimase immobile qualche istante ad osservarlo, poi gli sorrise, chinando lievemente la testa in segno di saluto…e subito, anche le labbra di Legolas si incurvarono in un sorriso…si fissarono per un lungo momento fino a quando l’elfo di Bosco Atro chiuse gli occhi, mentre quello di Granburrone abbassò lo sguardo, prendendo tra le sue, le mani di Arwen, prima di incamminarsi con lei, lungo il corridoio.

 

“Legolas…” mormorò il ramingo senza allontanarsi dalle braccia del compagno “…Arwen sapeva tutto…lei aveva già deciso di partire prima ancora che le dicessi…”

“Shh…non dire niente Estel…” lo interruppe l’elfo accarezzandogli i capelli “…non ce n’è bisogno…prima o poi parleremo di tutto quanto ma non adesso…voglio solo tenerti stretto a me per tutto il giorno…”

Aragorn sorrise dolcemente

“Forse…dovremmo cambiarci d’abito però…c’è sangue ovunque…non è un bello spettacolo…”

“Questo significa che dovrò lasciarti…” si lamentò l’elfo “…non voglio…”

“Allora potremmo semplicemente togliere questi abiti e…” ma le parole dell’uomo furono interrotte da un’esclamazione improvvisa…

 

“Per i Valar! Cos’è accaduto qui? Vostra Maestà?”

 

I due compagni si allontanarono di scatto ma Aragorn afferrò comunque la mano di Legolas che lo fissò a bocca aperta…

“Va tutto bene Theared…” rispose “…non potrebbe andare meglio…”

“Ma mio signore…gli ospiti stanno attendendo nel salone da ore…voi non vi siete ancora cambiato e la vostra sposa non è nelle sue stanze… “

 

“Mia figlia è partita Theared…”

 

L’uomo si voltò di scatto e vide Elrond entrare nella stanza

“Partita? Ma sire cosa…”

“Il matrimonio che attendevate non sarà celebrato…” proseguì il re di Imladris “…Arwen non diventerà la vostra regina…” vide lo sguardo sbalordito dell’uomo e si lasciò sfuggire un sorriso divertito “…ma avrete in ogni caso due sovrani che governeranno in pace ed armonia…ora va a tranquillizzare gli ospiti e fa in modo che vengano intrattenuti con musica e danze fino al mio ritorno…”

Theared si guardò attorno con un’espressione ancora più perplessa ma annuì e corse via.

Elrond alzò lo sguardo su Aragorn e sorrise

“Non servono scuse di nessun genere Estel…” mormorò “…provo per te lo stesso amore che nutro nei confronti di Arwen, ti ho cresciuto come un figlio e non ho mai desiderato per entrambi, altro che la felicità…ma non era insieme che dovevate trovarla…il vostro destino era diverso…” fece un passo e si mise davanti ai due compagni, sorridendo di nuovo quando vide le due mani unite “…ora voi due però avete la possibilità di scegliere, non il vostro destino certo…quello come avrete sicuramente compreso è già scritto nelle stelle, ma la vostra vita…potete scegliere se regnare su Uomini ed Elfi come amici…o come compagni…”

Legolas abbassò lo sguardo all’improvviso, quando tutti quei dubbi e quelle paura gli riempirono nuovamente la mente ma Elrond gli mise una mano sotto il mento, rialzandogli delicatamente la testa…

“Siete entrambi forti, potete affrontare la debolezza della mente Umana e vincerla…sarà difficile all’inizio ma i vostri cuori hanno sopportato ben altro…dovete solo avere fiducia in voi stessi, nel vostro amore e in quello che molte persone provano per voi…per ogni Uomo pronto ad abbattervi ce ne saranno dieci pronti a sostenervi…” fisso l’elfo di Bosco Atro negli occhi e vide la speranza riaccendersi in lui, ancora oscurata però da un velo di timore così proseguì “…tuo padre è a conoscenza di ogni cosa Legolas…ho parlato con lui tempo fa e ci siamo scambiati molte lettere quando i primi dubbi iniziarono ad assillare il mio cuore…sperava mi sbagliassi ma in ogni caso, mi disse che non avrebbe ostacolato per nessuna ragione il volere dei Valar…se il destino di suo figlio era quello di legarsi ad un Mortale e regnare al suo fianco, l’avrebbe accettato, anche se con dolore…” notò l’espressione stupita sul suo viso e annuì “…sì, la scelta quindi dipende esclusivamente da voi…avete la possibilità di unirvi e riportare una nuova armonia a queste Terre, insieme, fino alla fine del tempo che vi verrà concesso…”

Restò un momento ad osservare i due compagni che tenevano lo sguardo basso, come per cercare delle riposte…poi, si voltò e uscì dalla stanza, richiudendo la porta.

Quando rimasero soli, Legolas lasciò lentamente la mano dell’uomo e si appoggiò ad uno dei tavoli, come se faticasse a restare in piedi…

“Dove siamo finiti Estel?” sussurrò debolmente “Fino a ieri ero convinto che avrei dovuto passare l’eternità senza di te ed ora…posso addirittura legarmi a te con l’approvazione di mio padre…cos’è accaduto?”

“Io non lo so…” rispose Aragorn mettendosi davanti a lui e prendendogli il viso tra le mani, appoggiando la fronte alla sua “…ma ci stanno chiedendo di unirci per il bene dei nostri popoli, ci stanno chiedendo di restare insieme per sempre…ed io non…non so cosa sia accaduto ma è un sogno diventato realtà…o forse sto ancora dormendo ed in questo caso ti prego di svegliarmi adesso perché più passa il tempo e più sarà atroce l’impatto con la realtà…”

“Non stai sognando Estel…” mormorò sorridendo Legolas “…è tutto vero e…credi che possiamo forse rifiutare una simile opportunità? In tutti questi anni non ho desiderato altro che poterti restare accanto…”

“Sai cosa significa questo vero?” gli chiese il ramingo incrociando il suo sguardo “Se ti legherai a me dovrei restare per l’eternità su queste Terre, non potrai attraversare il mare e unirti al tuo popolo…”

“Ho fatto…questa scelta molto tempo fa Estel…” rispose l’elfo accennando un sorriso “…mi sono già legato a te, e quando ho unito il mio sangue al tuo, anche le nostre vite sono diventate una cosa sola…non temo l’eternità perché sarà al tuo fianco…io vivrò e…morirò con te…”

Aragorn spalancò gli occhi fissando stupito quelli blu del compagno

“Tu…sapevi cosa sarebbe accaduto quella notte…sapevi a cosa saresti andato incontro…”

“Ti ho donato una parte della mia vita eterna…” sussurrò l’elfo dolcemente “…da quel momento, nel tuo sangue, scorre anche la mia immortalità…e nel mio invece, scorre la tua linfa mortale…”

“La morte non ti appartiene Èlveren…” esclamò Aragorn accarezzandogli il viso “…non è nel tuo destino…”

“È un dono…” mormorò Legolas baciandogli il palmo della mano “…un dono che Ilúvatar aveva riservato agli Uomini…ma i Valar hanno assistito alla nostra unione, non l’avrebbero permesso se non fosse stato nel mio destino…”

“Non voglio che tu muoia a causa mia…” ribatté l’uomo debolmente.

“Ed io non voglio vivere senza di te…” gli mormorò l’elfo sulle labbra “…e poi…non morirò a causa tua…morirò con te…”

Aragorn si lasciò sfuggire un sorriso

“Non è in ogni caso confortante…” e sentì la debole risata del compagno, chiuse gli occhi un istante, poi li riaprì, fissandolo intensamente “Cosa dobbiamo fare Legolas?”

“Chiedimelo…” esclamò all’istante l’elfo “…chiedimelo di nuovo…”

Il ramingo rimase un istante sorpreso, ma poi comprese le parole del compagno e, dopo aver fatto un profondo respiro, mentre il cuore gli batteva all’impazzata, sussurrò…

“Vuoi sposarmi?”

“Sì Estel…” rispose sorridendo Legolas, senza mai allontanare lo sguardo dal suo “…voglio sposarti e restarti accanto per l’eternità, amarti e proteggerti nel bene e nel male, fino a quando la Morte ci unirà nel suo abbraccio e poi ancora oltre…”

Aragorn rimase a bocca aperta per un istante, poi un grande sorriso comparve sul suo viso e, senza attendere un solo attimo in più, strinse Legolas a sé, posando le labbra sulle sue…lo baciò con passione, dolcezza, desiderio, gioia…con la consapevolezza che da quel giorno sarebbero stati per sempre una cosa sola.