.|. Addio e' per Sempre .|.

5. Tra le Pareti di un Sogno

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31 luglio 1381

 

Erano inseparabili.

Non c’era giorno che non trascorressero qualche lunga ora insieme, si dividevano soltanto quando mio padre doveva presiedere ad un Consiglio, o i suoi impegni di re lo trattenevano lontano dal palazzo.

Se fosse stato per lui avrebbe portato Legolas con sé, ovunque.

Si vociferava tra la servitù che il re di Gondor nutrisse un affetto profondo per il principe di Bosco Atro, tanto da aver quasi sostituito il sentimento che lo aveva legato per anni alla sua regina.

Le persone più maliziose insinuavano il dubbio che tra loro due vi fosse qualcosa di più di una semplice amicizia, ma io, ancora perduto tra i miei giochi e la gioia di vedere mio padre ritornato vigoroso e felice come un tempo, non badavo a quei discorsi, non capivo cosa potessero significare…

 

 

Il sole filtrò dolcemente tra le tende della stanza del re, rotolando tra le lenzuola bianche del suo letto.

Aragorn si destò all’istante, poiché non aveva mai sopportato la luce mattutina sugli occhi troppo a lungo, si sollevò su di un fianco, e si voltò dall’altra parte del letto.

Allungò una mano e andò a sfiorare quel corpo nudo disteso accanto a sé.

L’accarezzò a lungo, tracciandogli linee immaginarie sulla schiena, lasciò scivolare via il lenzuolo che lo ricopriva fino al bacino, per scoprirlo del tutto.

Lo sfiorò in ogni suo punto, scendendo e risalendo con le dita.

Poteva sentirlo?

Molte volte faceva solo finta di dormire per godere in silenzio di quel piacere che il compagno amava regalargli ogni mattina.

D’un tratto si mosse un poco, Aragorn sollevò la mano di scatto come per paura di averlo disturbato nel sonno, mormorò qualcosa e si acquietò nuovamente, stringendo con più forza il cuscino tra le mani.

“Sei sveglio…?” sussurrò l’uomo dolcemente.

Non ottenne risposta.

“Non importa… va bene anche così…” quindi riprese ad accarezzarlo e a guardarlo con quello sguardo in cui si mescolano desiderio e tenerezza allo stesso tempo.

Ne era innamorato.

Tanto. Follemente.

Dal primo istante che lo aveva rivisto, qualcosa aveva preso a bruciare dentro di lui: il fuoco della vita, o forse, una fiamma ben più intensa.

Passò ancora una volta la mano sulla sua schiena, fino a raggiungere i suoi capelli, biondi, lunghi, dorati, che gli scivolavano tra le dita.

Si morse un poco le labbra.

“Eppure tu sei un uomo…” mormorò, guardando intensamente le sue fattezze.

In quell’istante Legolas si mosse e si voltò lentamente verso di lui.

Si passò una mano sul volto. Sorrise.

“E con questo…?”

“Eri già sveglio allora?” mormorò Aragorn interrompendo le sue carezze.

“Come sempre…” sorrise l’Elfo. Si accostò a lui, appoggiando il viso al petto del compagno “Mmm… non smettere…”

Aragorn riprese ad accarezzarlo nuovamente.

“Ti stupisce che stai amando un altro uomo…?” riprese a dire Legolas.

“È forse un po’ strano… non fraintendermi… è bellissimo, straordinario, forse proprio per questo non riesco a definirlo…” girò lo sguardo verso la finestra “E la cosa più incredibile è che… un tempo non potevo neppure pensare che esistesse un amore pari a quello che provavo per Arwen, mentre ora…” si voltò nuovamente verso di lui, gli baciò dolcemente le labbra.

“Invece io… semplicemente non ho mai amato così…” soggiunse Legolas “E non importa se chi amo sia un uomo o una donna…noi Elfi facciamo la nostra scelta soltanto quando siamo convinti di aver trovato un compagno con cui condividere per sempre la vita…”

Per sempre…

Quella parola risuonò come un boato nella mente dell’uomo.

Per sempre…

Ripeté il vento.

Aragorn, come se si fosse improvvisamente intimorito, si scostò un poco da lui.

“Aspetta! Ho detto qualcosa di sbagliato?” saltò su Legolas, trattenendolo.

“N..no, tu non…” si lasciò ricadere sul letto “È solo che…”

“Solo che…?” mormorò l’Elfo, sgranando i suoi limpidi occhi blu.

“Solo che… la parola ‘per sempre’ non ci appartiene, Legolas…” mormorò Aragorn turbato.

“Lo so… non era questo che intendevo…” rispose dolcemente il compagno “Allora… faremo buon uso del tempo che ci viene concesso!”

“Come diceva il buon vecchio Gandalf!”

“Già!”

Risero insieme, e quella risata riuscì a spezzare la tensione che si era creata a causa delle parole di Legolas.

Ma dopo poco, Aragorn tornò ad essere pensieroso.

Doveva dirglielo.

Doveva avvertirlo prima che fosse stato troppo tardi, prima che l’elfo gli donasse del tutto il suo cuore.

Era un po’ di tempo che erano divenuti amanti, intimi come non mai, si confidavano ogni sorta di cosa, ma il segreto, il segreto più oscuro che Aragorn serbava dentro di sé, non era ancora emerso, e giorno dopo giorno, invisibile e silenzioso, s’ingrossava.

Forse non gliel’aveva mai detto perché serbava ancora in sé la speranza che i Valar non l’avessero ascoltato.

Tutto procedeva bene da quando Legolas era giunto nel regno, tutto era tornato ad essere sereno e tranquillo, il sole si sostituiva alla luna con la regolarità di sempre, Aragorn vedeva suo figlio crescere, e anche lui stesso cresceva nell’amore che provava per il compagno.

Forse i Valar gli avevano concesso una seconda possibilità.

Chiuse gli occhi, ma i suoi pensieri furono interrotti da un sapore umido e dolce sulle labbra.

E come sempre, quel sapore riuscì a cancellare tutto dalla sua mente.

Ancora una volta stava rientrando nella dimensione da sogno che Legolas sapeva creare quando gli era accanto.

Mantenne chiusi gli occhi, e con le mani prese il volto del compagno e iniziò a ricambiare quel bacio con sempre più intensità.

Gli succhiò avidamente le labbra, l’allontanò un poco, e quando sentì il suo respiro farsi più affannoso sul suo viso, lo baciò di nuovo, cercando la lingua dell’elfo, lambendola con la sua, riaprendo di tanto in tanto gli occhi per vedere la sua espressione di abbandono farsi sempre più profonda.

I loro sospiri si confusero, il loro petto prese a sollevarsi con più velocità.

Sentì le gambe di Legolas intrecciarsi alle sue, lo sentì sfiorare la sua pelle con la propria, e quando percepì l’eccitazione del compagno bruciare contro il suo ventre, si morse le labbra e gettò indietro la testa.

L’amava, l’amava e perdeva la ragione, ancor più in quei momenti, quando i loro corpi si fondevano, e il mondo attorno a loro scompariva.

“Anch’io non voglio perderti! Anch’io vorrei che fosse per sempre!” ansimò Legolas inarcandosi all’indietro e tremando tutto nel sentire la mano del compagno scivolare lungo il suo corpo.

Aragorn a quelle parole chiuse gli occhi.

L’amore quasi disperato gli premeva nel cuore quasi da farlo esplodere.

Senza più riuscire a trattenersi a quella dolce tortura, l’elfo aprì lentamente le gambe e si posizionò sopra di lui.

“Adesso…!” ansimò, e con un gesto deciso costrinse l’uomo a scivolare con un’unica spinta nel suo corpo.

Si tesero entrambi, l’uno per il piacere violento, l’altro per una fitta di dolore, ma dopo poco si rilassarono, sorrisero, e Legolas iniziò a muoversi su di lui.

Chiuse gli occhi, poggiò le mani dietro alla schiena, e si lasciò andare più a fondo nel vigore del compagno.

Si morse le labbra, ma sorrise.

Era dolore, ma al tempo stesso gioia profonda rasente la commozione.

“Si… così… ah si… continua… non… fermarti…” ansimò.

Sentire l’eccitazione del compagno esplorarlo in ogni parte del suo corpo gli faceva perdere del tutto la ragione.

Aragorn si sollevò a sedere, abbracciò con forza il suo elfo, e senza interrompere quella danza, appoggiò la testa sul suo petto.

Legolas strinse forte i suoi capelli, per entrambi il piacere era vicino… prossimo all’esplosione.

Asciugò il sudore dalla fronte del compagno, chiuse gli occhi, e sognò… perso nei suoi gemiti.

Aragorn premette con forza le dita sulla sua schiena, mancava poco, molto poco, ma nell’ultimo istante di piacere, desiderò portare Legolas all’apice di quella follia.

Prese un suo capezzolo tra le labbra, lo mordicchiò succhiandolo con avidità, solleticò con la lingua il suo petto, mentre si faceva sempre più largo nel suo corpo.

“V..voglio…la tua… essenza… voglio… dentro di me…”

“L’avrai!” bisbigliò l’uomo con voce roca, e con un colpo deciso invertì le posizioni, mettendosi sopra il compagno.

Gli portò le braccia sopra il cuscino, dietro la testa, intrecciò le dita alle sue, lo tenne stretto, con forza, contro di sé, non voleva lasciarlo andare, mai, mai più.

Appoggiò un orecchio alle sue labbra ormai umide, chiuse gli occhi, si lasciò inebriare dai suoi gemiti dolcissimi, si spinse con forza, con forza decisiva dentro di lui.

Esplose… tempesta violenta, poesia struggente… si donò a lui piangendo…

Lui… la sua unica ancora di salvezza.

Lui… la sua crudele illusione.

“Ti amo…” gemette in un sussurro.

Legolas gli afferrò il volto, baciò più volte quelle labbra e quegli occhi che tanto adorava, lasciò che si rilassasse, lasciò che uscisse dal suo corpo ancora tremante, e lo fece adagiare su di lui, racchiudendolo tra le sue gambe.

“Anch’io ti amo Estel… e che Arwen mi perdoni per quello che ho fatto…”

Aragorn chiuse gli occhi, vinto dal piacere e dalla stanchezza, si strinse a lui, lasciandosi andare a quelle carezze che tanto lo rassicuravano.

Sentì il suo cuore battere ancora impetuoso, sentì il suo sangue scorrergli nelle vene, il sudore dell’amore appena consumato, il suo respiro.

Come poteva la morte vincere su tutto questo?

Si convinse che la morte e il distacco non li avrebbero mai raggiunti.

Si convinse per un istante di essere Immortale.

 

Dopo pochi attimi sollevò il volto e guardò a lungo il compagno, passò le dita fra i suoi capelli, e lo strinse a sé.

“Voglio che tutto questo non abbia mai fine, stanotte ti porterò in un posto…”