.|. Ton Étoile .|.

Introduzione:

Prima di tutto abbiate pietà di me,non voglio morire giovane!

Una fanfiction un po’ insolita,vedrete il nostro Legolas (sbav sbav!) in una situazione nuova. Spero di essere convincente!! Ah,qui l’elfuccio non ha partecipato alla Guerra dell’Anello. Potrebbe accadere che nel corso degli altri capitoli vi siano tratti non proprio attinenti alla storia originale del Signore Degli Anelli.

Disclaimer:i personaggi non mi appartengono(ah,è dura la vita!),sono bensì opera di quel geniaccio di Tolkien,che adesso sarà in preda a fischi di orecchie acuti! Non intendo offendere nessuno(ci penseranno gli altri a offendere me quando leggeranno sta cosa!!!!) Se innavertitamente la mia idea è già stata sviluppata in qualche altra storia,sappiate che non è mia intenzione copiare nessuno! :-P

By  Rohana

 

Capitolo Uno

~  

-Ehi,venite un po’ qui a vedere!- esclamò il soldato gondoriano.

Gli altri due accorsero subito al suo richiamo.

-Cosa succede..?-

-Guardate, guardate cosa ho trovato…!-rispose l’uomo,con aria soddisfatta e un po’ incredula,mostrando inorgoglito ciò per il quale li aveva chiamati.

Solo allora si accorsero che l’uomo stringeva i polsi di qualcuno in una forte morsa…e rimasero ammaliati da ciò che videro. Lo fissarono per un periodo interminabile di tempo e non riuscivano a scuotersi.

Il viso nascosto dai capelli. Il loro colore poteva essere paragonato unicamente all’oro,al solo guardarli ogni essere vivente credeva di avere davanti il sole.

Un sole bellissimo,lucente, che contrastava con la luna. Si, perché era questo che pareva essere la sua pelle. Piena di un bagliore argenteo,platinata e rosata allo stesso tempo,sembrava cambiare sfumatura ad ogni suo minimo movimento.

Si riuscivano ad intravedere due occhi di zaffiro,splendenti ed espressivi,carichi di determinazione .

Respirava intensamente e male,il petto che si contraeva rapidamente,celato da una tunica da viaggio leggera,probabilmente in comodo panno. I pantaloni erano dello stesso colore della tunica: marrone scuro.Indossava anche un mantello verde.

-Beh,che diavolo fate?Vi siete incantati?-li richiamò l’uomo agitandosi. Non poteva certo rimanere così…stava stringendo qualcuno che pareva essere forte,anche se non ne era sicuro,dato che non aveva ancora reagito. E questo lo preoccupava maggiormente;non sembrava il tipo di persona che restava immobile di fronte a simili situazioni. Anche se ovviamente sperava di sbagliarsi.

A malincuore gli altri due spostarono lo sguardo da quella creatura magnifica,entrambi non sapevano che fare e provavano imbarazzo di fronte a quello stato di trance nella quale sembravano essere piombati.

Alla fine uno dei due parlò:

-Dove…dove l’hai…trovato?-

-Ne parliamo dopo, per ora mi preme di più legarlo. -rispose il gondoriano e fece cenno all’altro di prendere la corda che sporgeva dalla bisaccia,attaccata alla sella del cavallo. Era il più giovane di tutti ed era emozionato per aver catturato qualcuno…la sua prima impresa!

-Non avrai intenzione di farlo realmente?!-lo redarguì l’altro,non obbedendo minimamente. Era un uomo alto,dai capelli scuri e dall’espressione ghiacciata. Gli occhi erano altrettanto bui. Era soldato da tanti anni,ormai. Non si sarebbe certo lasciato sopraffare da quel novizio e tanto meno avrebbe preso ordini da lui.

L’uomo strinse la creatura ancora più forte,aprì la bocca per ribattere,ma il terzo soldato lo anticipò:

-E tu non vorrai certo lasciarti scappare una bellezza simile!.-

Era anche lui un nuovo entrato nell’arma,era piuttosto giovane e aveva capelli ramati lunghi fino alle spalle,con riflessi castani. Aveva detto quella frase quasi senza accorgersene.

Fece per avvicinarsi per guardare bene il prigioniero in volto,ma questi si scostò sprezzante.

-Oh,abbiamo un bel caratterino,vedo-e allungò una mano per sfiorargli il mento. Fu allora che la creatura rivelò la sua forza:improvvisamente si liberò della stretta dell’uomo,gli diede un forte spintone,facendolo cadere a terra. Poi si ritrovò ad affrontare il soldato che aveva avuto l’ardire di provare a toccarlo.

Non rifletteva in quei momenti,le azioni venivano da sole; lo spirito guerriero fuoriusciva e lo invadeva. Sapeva che non era stato il momento giusto per agire, stava aspettando intenzionalmente che la stretta dell’uomo si facesse più debole e che gli altri due fossero presi da altre faccende, ma l’istinto, quel benedetto istinto, lo spingeva a fare cose inconsiderate. Per fortuna era successo solo durante le lotte… Ma ora non era tempo di pensare, voleva solo sistemare quell’uomo di fronte a lui, ancora incapace di comprendere appieno, a causa dei movimenti troppo rapidi di quella creatura. Gli assestò facilmente un pugno sulla mascella,e salì velocemente a cavallo. Sentì una morsa stringerli la gamba. Aveva completamente dimenticato l’altro soldato,quello che gli era sembrato avere più esperienza. Gli si era avvinghiato sopra,con entrambe le braccia e cercava di farlo cadere.

Voleva liberarsi,voleva cavalcare libero per i prati e poi sorridere di quegli stupidi e rozzi Uomini. Tentò ancora di scrollarselo di dosso…ce l’aveva quasi fatta!Iniziò a sussurrare parole d’incitamento al cavallo,ma non riuscì a terminare ciò che aveva in mente che sentì un dolore lancinante al braccio…

Si voltò e vide il giovane dai capelli ramati impugnare un piccolo coltello e si rese conto dalla sua espressione che non si sarebbe limitato solo a quello…difatti l’uomo lo strattonò forte facendogli perdere l’equilibrio. La creatura si afferrò alla criniera del cavallo, tanto che questo nitrì di dolore,ma fu tutto inutile e cadde per terra. Improvvisamente si vide due uomini sopra, che lo fecero rialzare brutalmente e lo strinsero forte. Sentì una fitta acuta percorrergli tutto il braccio, ma non gemette,non lo avrebbe mai fatto. Non si sarebbe mai abbassato al livello di quegli Uomini.

Già,perché loro appartenevano a quella razza…ma lui no…lui era un…

I suoi pensieri furono interrotti dalle grida del soldato più anziano:

-Che ti è saltato in mente?Hai perso la ragione? …Perché diamine l’hai ferito?-

-Mi sembrava che tu non ce la facessi da solo…-rispose l’altro soldato, e gli scoccò un occhiata di derisione.

A quel punto il soldato sentì una rabbia potente crescergli dentro…come aveva osato insultarlo?Gli si avvicinò e lo schiaffeggiò.

-Cerca di parlare in modo più rispettoso ad un tuo superiore-

-Superiore solo d’età…-gli sibilò di risposta il gondoriano.

Il superiore udì e non riuscì più a controllarsi. Gli si avventò sopra,continuando a picchiarlo e a ripetergli:-Come osi?COME OSI!

Il terzo soldato, che era rimasto in disparte fino a quel punto, notò che la situazione stava degenerando e cercò di farli calmare. Non poteva dividerli,perché era troppo occupato a tener fermo  prigioniero.

-Fermi,FERMI! Che vi prende,non è il momento di litigare!-fece una breve pausa e diede un occhiata nervosa ai due uomini che si stavano rimettendo in piedi.   -Avete dimenticato questo?-continuò poi,e con un cenno del capo indicò il prigioniero.

Sembravano tutti molto indecisi…cosa ne dovevano fare? Era questa la domanda muta che passava per le menti del trio.

Il soldato più anziano allora disse:

-Non abbiamo alcun diritto di trattarlo in questo modo. E’ forse proibito circolare nel reame di Gondor?-.

-Finchè si è disarmati di certo no…ma guardate là…-e così dicendo,il più giovane indicò una faretra di frecce,che era appoggiata al tronco dell’albero dietro di loro.

-La portava lui…-continuò a spiegare il gondoriano.

Il soldato dai capelli rossi la prese e iniziò a squadrarla. La teneva lontana dal volto,quasi avesse paura.

Il superiore allora gliela tolse sgarbatamente di mano e prese ad ammirarla ed ad esaminare il suo contenuto.

Il prigioniero sembrò agitarsi quando toccarono la sua faretra,così l’uomo dovette tenerlo più saldamente.

-Ottima fattura- dichiarò infine,e guardò la creatura con aria investigatrice e pensierosa. Che diavolo ci faceva armato?Da quando era finita la Guerra dell’Anello nessuno adoperava più frecce o pugnali in quella parte della Terra di Mezzo. Era completamente priva di pericoli!

Riportò lo sguardo sulla creatura. I capelli dorati gli ricadevano nuovamente sul volto e quindi era ancora impossibile scorgere bene le sue fattezze;ma non aveva il coraggio di spostarli:temeva una reazione violenta come la precedente.

Rimase a riflettere ancora un po’,mentre gli altri due fissavano la creatura. Per uno era impossibile vedere qualcosa,riusciva a guardare solo i suoi capelli da dietro…Notò con stupore che era più alto di lui:prima non ci aveva fatto caso. Finora non aveva mai trovato qualcuno che lo superasse in statura,nemmeno il superiore lo raggiungeva…

 

Il soldato dai capelli ramati era rimasto invece a fissare rapito quella creatura,ma presto i pensieri presero il sopravvento e fu come se non lo vedesse più,sebbene il suo sguardo fosse ancora poggiato su di lui…come aveva potuto rivolgersi così al suo superiore?Non aveva mai avuto molta stima in lui,ma era pur sempre il comandante di quel drappello.

Erano dunque tutti immersi nei propri pensieri,anche il prigioniero. Non poteva scappare:erano in 3 e il braccio gli doleva fortemente. Ripensò a come si fosse cacciato in una simile situazione.

 

FLASHBACK:Era preoccupato, suo padre non lo aveva mai mandato a chiamare nella sala del trono. Sorrise all’idea,suo padre era un Re, Re  Thranduil, per la precisione.

Non lo chiamava mai con l’appellativo “sire”, gli suonava assurdo e ridicolo. Difatti suo padre non si comportava mai come un sovrano di fronte a lui, parlavano con tranquillità e senza formalismi. Nonostante questo aveva un portamento regale e un espressione fiera che tradivano le sue origini. Legolas, lo aveva chiamato,non aveva ancora capito il motivo,ma adorava il suo nome e amava anche colui che glielo aveva dato. Era deliziato dal padre e lo stimava come nessun altro al Mondo,come un’autorità suprema. Discutevano sempre. A volte lo facevano per interi pomeriggi,fiumi di parole scorrevano nel terrazzino dove erano soliti sedersi. Era un rapporto abbastanza gratificante il loro,basato principalmente sul rispetto.

 

Immerso in queste riflessioni attraversò il lungo e ampio corridoio,fermandosi spesso ad accarezzare il muro di marmo…sentiva scorrere la superficie liscia sotto alle sue mani,restava lì per alcuni minuti,poi si ricordava del suo impegno e riprendeva il cammino. Ma l’istinto era troppo forte e si ritrovava di nuovo con il palmo posato su quella base fresca e lucente. Adorava toccare,il tatto era uno dei sensi che preferiva di più. Apparteneva ad una razza che percepiva ogni minima cosa, la razza elfica ; eppure mai nessuno gli aveva parlato di quanto fosse bello accarezzare qualcosa e studiarne tutti i suoi piccoli particolari. Gli altri esaltavano specialmente il dono di una vista acutissima, e spesso descrivevano di come fosse servita loro nelle situazione più svariate, ma alla fine si cadeva sempre nella banalità. Lui invece venerava le cose che spesso passavano inosservate.

 Era così per tutto, notava ogni minima sfumatura che qualsiasi cosa potesse assumere. Riusciva a trovare minuzie ignote ad ogni persona e scovava sempre il lato positivo. Da questo ne traeva gioia, spesso celata; non la dimostrava sul suo viso, non voleva. A lui bastava essere felice nell’anima.

 

Molti lo invidiavano per la sua serenità interiore e lo ammiravano allo stesso tempo.

Come poteva essere così…così…divino?

Si,perché lo era. Era Divino come solo lui lo sapeva essere. Tutti a palazzo quando lo incontravano si rallegravano, speravano anche solo di poterlo vedere di sfuggita.

…quella luce  che sprigionava…

Sempre gli dicevano che lui rappresentava l’incontro impossibile tra il Sole e la Luna. Sole,per i suoi capelli, per la sua felicità,  Luna per la sua pelle,  per il suo imbarazzo nel dimostrare i suoi sentimenti.

 

Suo padre quando sentì quell’affermazione rise e disse:-A quanto pare in questa volta celeste mancano solo le stelle! Ne basterebbe anche solo una per poter cambiare l’intero cielo…-e continuò a sorridere dolcemente.

Legolas guardò la sua espressione enigmatica e non capì, allora aprì un po’ di più gli occhi,m com’era solito fare quando non comprendeva qualcosa.

Allora il padre ripetè:

-Vedrai,quando arriverà quella stella cambierà tutto il cielo. Il Sole e la Luna diventeranno accencanti, brilleranno e splenderanno più di ogni altra cosa.-

Legolas capiva sempre di meno e allora disse:

-Ada,quando parlate così mi fate paura!-e rise a sua volta.

 

Legolas infine si decise e corse fino alla porta che chiudeva l’accesso alla Sala del Trono. Sapeva che se non avesse fatto così si sarebbe fermato come minimo altre mille volte!

Si fermò e aprì con forza il portone e si ritrovò per una volta ad osservare quella stanza:era enorme,le volte del soffitto erano decorati da magnifici affreschi che rappresentavano tutte le più grandi gesta elfiche. Guardò dall’altro lato della sala e vide alcuni Elfi intenti a dipingere. Già,stavano imprimendo su quel muro gli episodi della Guerra dell’Anello. Anche lui avrebbe voluto prendervi parte,ma il padre glielo aveva impedito.

Si era arrabbiato come mai in vita sua. Voleva combattere, non intendeva rimanere per il suo popolo solo “Il Sole e la Luna”! Desiderava dimostrare a tutti la sua abilità con l’arco, già nota ai pochi che lo avevano osservato.

Istintivamente accarezzò il muro per sentirlo,notò che era più ruvido di quelli nelle altre stanze.

-Legolas!-. Sobbalzò al richiamo del padre e voltò lo sguardo verso lui. Era seduto su uno splendido trono intarsiato,con l’imbottitura color porpora e rifinimenti in oro. Poi  lo guardò in viso e vide che portava una corona! Aprì la bocca e sorrise al contempo,ammirandola.

-Cosa c’è?-gli chiese il padre,notando la sua espressione.

-No…nulla…solo che non vi avevo mai visto con quella -e alzò timidamente una mano per indicarla,mentre ritirava la testa nelle spalle. Si sentiva intimorito in quel luogo,vi regnava una solennità enorme,si sentiva quasi soffocare.

Il padre notò il suo sguardo pieno d’imbarazzo e quell’aria che aveva assunto:quella di un bambino che ha fatto qualcosa di cui si vergogna. Piegò leggermente le labbra in un sorriso e gli disse con aria di finto rimprovero:

-Ma dove sei stato? Credevo che ti fossi perso!-

-Io non mi perdo mai!- ribattè Legolas,con aria leggermente corrucciata.

Re Thranduil si morse le labbra per non ridere. Ma poi si ricordò il motivo per il quale lo aveva fatto chiamare e ritornò serio. Lo fece sedere accanto a lui e cominciò ad introdurgli l’argomento…

-Ti piace qui?-

-Oh si,molto- Legolas abbassò gli occhi e osservò il tappeto rosso sotto i suoi piedi

-Bene. Ho fatto del mio meglio per renderla gradevole,ma non so se sono riuscito nel mio intento…comunque tu potrai apportare cambiamenti a tutto quello che vorrai…-

Legolas lo guardò sbalordito,gli prese la mano e disse in un sol fiato:

-Ada,ma che dite?! Siete forse uscito di senno?Quando dovrei modificare tutto?-

-Legolas…lo sai che un giorno ho intenzione di lasciare tutto a te e…-

-Quel giorno è ancora lontano- ribattè quasi stizzito l’Elfo,alzandosi in piedi.

Re Thranduil si mosse nervosamente sul suo seggio,si aspettava di certo una reazione negativa,ma non così. Allora cercò di riprendere coraggio e di tranquillizzare il figlio.

-Certo,non è ancora giunto il momento…- vide il volto di Legolas rilassarsi moderatamente -…ma è bene che tu conosca fin da ora i tuoi doveri.-

Legolas guardò un arazzo alla sua destra,elogiandone i finimenti per alcuni secondi,poi posò lo sguardo nuovamente sul padre e aspettò che lui parlasse ancora. Voleva imbarazzarlo con il suo silenzio. Era troppo presto,troppo. Gli altri Elfi lo chiamavano scherzosamente “moccioso” e ora lui gli veniva a dire che sarebbe dovuto divenire Re.Non poteva accettarlo,aveva ancora altre cose da fare da vedere;non era ancora il tempo di chiudersi in quella stanza asfissiante e d’impartire ordini.

Il Re continuò a guardarlo,vedeva benissimo che era arrabbiato,le sopracciglia s’incurvavano leggermente mentre gli occhi si restringevano;e il naso e le gote si avvampavano lievemente.

Tirò un profondo sospiro e socchiuse le palpebre. Doveva rassenerarlo, in qualsiasi modo.

-Legolas,ascolta,voglio solo informarti fin da ora che…- poi all’improvvisò un’idea gli illumino la mente. Fece una breve pausa e disse piano:

 –Voglio affidarti una missione…- si fermò e lo guardò intensamente. Notò che aveva aperto all’improvviso gli occhi e che lo fissava con attenzione. Sapeva che adorava gli incarichi.

-Che genere di missione?-chiese Legolas incalzante.

Il Re si accorse di essere riuscito a mettere la situazione sul piano adatto. Se gli avesse fatto credere che fosse una sfida avrebbe di certo accettato. Così continuò:

-Ecco,sappi che dovrai superare una prova con te stesso. Un giorno tu salirai al Trono e per quanto quel momento sia ancora distante,voglio che tu cominci a capire alcune cose. Prima di tutto, per regnare in modo giusto e saggio è necessario sentire le esigenze del popolo e fare di tutto per soddisfarle… e non c’è modo migliore per capire i suoi bisogni che diventare parte integrante di esso…-

Legolas lo guardava senza fare una piega,avrebbe accettato qualsiasi cosa,voleva dimostrare di meritare la stima di suo padre e di tutti. Udì il Re continuare:

-…quindi,tra qualche giorno tu partirai,andrai dove vorrai e ti comporterai come una persona comune. Dovrai unirti col popolo conducendo una vita normale e non dovrai MAI rivelare di essere il Principe…-

A questo punto Legolas parlò:

-Ma tutti a Bosco Atro sanno che io sono l’erede al Trono!-

-E allora non resterai qui. Andrai in un posto dove nessuno ti conosce…-il Re assunse un’espressione perplessa. Molti avevano sentito parlare di Legolas,sia per la sua bellezza che per la sua discendenza. Era noto tra tutti gli Elfi,quindi doveva mandarlo lontano. Chiuse gli occhi al pensiero di separarsene...avrebbe sentito un’atroce mancanza di suo figlio, delle sue parole,dei suoi discorsi intensi e profondi.Non sapeva neanche per quanto tempo doveva privarsi della sua compagnia;ma voleva che diventasse un sovrano acclamato dal popolo per la sua giustizia e imparzialità.

Ad un tratto capì che il luogo più consono era…

-Gondor! Andrai a Gondor!-

Legolas scosse la testa sbalordito.

-Ma padre,Gondor…potrei andare a Lothlòrien.-

-Avevo anch’io considerato questa possibilità,ma sai bene che lì in molti conoscono la tua identità. Lo stesso dicasi per Imladris…solo gli Uomini non sanno chi sei…-

Gli Uomini? L’Elfo non aveva intenzione di andare a trascorrere chissà quanti giorni della sua vita in mezzo a loro…erano così lontani da lì e così diversi da lui. Poi si rese conto che stava rifiutando la missione. Dopotutto poteva adeguarsi a quella vita,sarebbe divenuto più indipendente e avrebbe finalmente condotto un’esistenza priva di persone che lo scrutavano con riverenza e paura. Era davvero una sfida ardua,ma aveva capito il motivo per il quale il padre gliela aveva proposta e lo ammirava.

-Se è questa la vostra volontà,mio signore,così sia;andrò a Gondor domani stesso. Non rivelerò a nessuno la mia identità. E ora,se volete scusarmi…- fece un profondo inchino e si congedò frettolosamente,lasciando il Re sbigottito per la sua decisone così rapida. Non era mai stato talmente formale con suo padre,ma comprese che era arrivato il momento di assumere certi atteggiamenti. Ormai era cresciuto e doveva affrontare le sue responsabilità. Chissà,magari a Gondor nessuno lo avrebbe chiamato “moccioso”!

 

PRESENTE:Improvvisamente i pensieri dei tre furono interrotti bruscamente dalle parole del superiore:

-Dobbiamo comunque portarlo al castello,è ferito e necessita di cure.-

Il soldato più giovane sorrise soddisfatto,sicuro di aver catturato un nemico del Regno o un bandito e si avviò velocemente verso il suo cavallo:

-Andiamo allora,tra qualche ora sarà il tramonto e il palazzo dista parecchio da qui-

Legolas fu fatto salire a cavallo con il superiore e ne fu felice:non voleva di certo condividere la sella con l’Uomo che lo aveva ferito! Se non fosse stato per lui ora sarebbe già stato lontano da quei soldati e da quella situazione. Avrebbe fatto ritorno in paese dopo alcuni giorni. Lanciò un’occhiata dietro…chissà che fine aveva fatto il suo cavallo. Per fortuna non lo avevano notato. Non voleva che finisse in una putrida stalla,lui non ci era abituato. Infatti Legolas lo lasciava spesso libero di cavalcare nel Bosco e il giorno dopo quando lo ritrovava lo salutava sempre con un cenno affettuoso e riconoscente del capo.

Presto il sole cominciò la sua discesa nel cielo,tracciando forti linee rosse, inondando di luce il prato e l’erba,che assumevano riflessi ramati. Ma il sole donava i suoi ultimi raggi anche ad un’altra figura:il castello di Gondor si ergeva di fronte a loro. Erano arrivati.

 

Bene,lo so che sto rischiando la lapidazione,probabilmente il prossimo capitolo lo scriverò da sotto un cumulo di pietre!!! SE lo scriverò…ho un’idea un po’ particolare in testa,non so se i vostri poveri cuori possano reggere il colpo!! J Comunque commentate,un’adolescente ha bisogno di convinzioni ed incitamenti(non valgono bestemmie ed insulti! J)

Comunque voglio dirvi che qui sono la più piccina di tutti!!Secondo voi,quanti anni ho?Dai,vi do un aiutino:meno di 2980!!!

Povera me,già così piccola con la mente pervertita…se lo sapesse mia madre,quando viene a controllarmi e mi trova a fare un innocente solitario(aperto di frettissima e sul momento!!)…già già.

Questo capitolo forse è il più barboso di tutti,credo che gli altri saranno più interessanti. Non dico cosa intendo con <<interessanti>>,però…meconilfaccinomaliziosissimo

Please,write me!  A chi commenta premio ultraspeciale:una mia gingomma che masticavo mentre scrivevo questa storia(vi assicuro che vale di più di quella di Britney Spears!Spero che non ci siano sue fans qui. Sto rischiando troppe volte di morire,oggi!!!!)

Vi prego,siate clementi,è la mia prima fanfiction.-e probabilmente anche l’ ultima dato che sarò morta prima di poter pensare a qualche altra scempiaggine!!-