.|. I Giorni della Verità .|.

2. Tiro con l'Arco

~

Il sole era già alto nel cielo quando Legolas decise di tornare dagli altri. Aveva passato la notte ripensando a ciò che era successo, gli sembrava un sogno e invece era tutto vero. Le emozioni che aveva provato erano reali, chiuse gli occhi per un attimo e sentì di nuovo le labbra di Aragorn sulle sue…sicuramente lo avrebbe rivisto quella mattina, e cosa avrebbe potuto dirgli? Non riusciva a pensare a niente, forse era stato solo un momento di debolezza da parte di entrambi dovuto alla situazione, l’uomo aveva bisogno di conforto…ma chi voleva prendere in giro? Aveva sentito come il ramingo lo stringeva, la passione con cui lo baciava...non era una richiesta di aiuto, non solo. Riaprì gli occhi, era ora di andare. S'incamminò verso il luogo dove gli altri erano riuniti, sperava di riuscire a mantenere la calma ma il solo pensiero di rivedere l’amico lo agitava.

 

“Guardate un po’ chi è tornato a trovarci!” disse Boromir sorridendo “Pensavamo di averti perso nei boschi!”

“No, io...stavo riposando” disse l’elfo guardandosi intorno.

Merry e Pipino stavano facendo colazione, probabilmente la seconda, visto l’ora, Gimli si era unito a loro mentre Frodo e Sam erano seduti su un muretto lì vicino. Abbassando lo sguardo vide Aragorn. Era accovacciato ai piedi di un albero e stava fumando la pipa. Il ramingo alzò la testa e gli sorrise

“Vuoi mangiare qualcosa?” gli disse “Pipino ha preparato tante di quelle cose che possono bastarci fino a domani”

“Ehi!! Questa è solo una colazione, dovreste vedere la mia bravura nel preparare il pranzo o la cena!” disse Pipino mentre passava a Gimli un altro piatto.

“Ah Mastro Elfo, dovresti assaggiare queste leccornie! Non credevo che la cucina degli hobbit fosse così deliziosa” gli disse il nano addentando un pezzo di pane.

“Grazie ma non ho appetito” rispose Legolas appoggiandosi con la schiena a un albero vicino ad Aragorn.

“Beh, vorrà dire che gusterai quello che preparerò per cena...Merry lascia subito quel piatto! L’ho preparato per me, non toccare...” gridò Pipino mentre cercava di allontanare le mani dell’altro hobbit dalla sua colazione.

“Allora piccoletti...” disse Boromir “...vogliamo continuare il nostro allenamento?” e prese la sua spada.

Merry e Pipino si guardarono “Toccava a me attaccare...no toccava a me...” e così dicendo presero velocemente le armi e si prepararono al combattimento. Sam lanciò un’occhiata a Frodo, seduto vicino a lui, e impugnò anche lui la spada

“Coraggio Padron Frodo, vediamo chi vince!!”

L’hobbit rise “Ma Sam...e va bene...però combatterò contro di te solo se Gimli mi lascerà usare la sua ascia!” Sam lo guardò preoccupato, forse non era stata una buona idea!

“E no, giovane hobbit!” disse il nano “non è così facile come sembra maneggiare un’arma come la mia, prima devo insegnarti qualche trucco!” e così dicendo andò a prendere la sua ascia.

 

Legolas guardava divertito gli amici lottare tra  loro e sentiva le risate di Aragorn vicino a lui.

“Tu non vai a combattere?” gli disse il ramingo continuando a ridere “Potresti batterli tutti col tuo arco...”

“No, per questa volta non mi intrometto! E poi sono già in troppi...secondo me vincerà Frodo” gli rispose l’elfo sorridendo

“Veramente??” disse l’uomo guardandolo stupefatto. Ed entrambi non riuscirono a trattenere una risata. Aragorn fissò l’elfo, lo vedeva raramente ridere e rimase sorpreso da quanto era affascinante anche in situazioni comiche come questa.

Legolas notò lo sguardo dell’amico, era bello vederlo felice nonostante tutte le preoccupazioni che affliggevano il suo cuore.

“Ti senti meglio?” disse l’elfo continuando a guardare i vari incontri davanti a lui.

“Sì, e lo devo a te” rispose il ramingo, con lo sguardo fisso sui compagni.

Legolas sentiva il cuore battere più forte, doveva restare calmo, ma era così difficile...

“Io volevo...quello che è successo ieri sera...credo...” non riusciva a trovare le parole.

“Credo fosse inevitabile” disse lentamente Aragorn “Tra noi c’è qualcosa, qualcosa che va oltre l’amicizia e lo sappiamo tutti e due...”

Legolas rimase senza parole, più di quanto già non lo fosse, sentì però se stesso pronunciare una frase

“Credi che succederà ancora?” poi come ritornato alla realtà disse “...no, volevo dire...”

“Lo spero” sussurrò il ramingo.

L’elfo chiuse gli occhi, non si aspettava una risposta così, non sapeva come reagire, sentiva il bisogno di scappare ma al tempo stesso di girarsi e prendere l’uomo tra le sue braccia. Poi capì che la seconda cosa non era possibile al momento quindi disse

“Bene...io...vado ad allenarmi” e senza guardare Aragorn andò a prendere il suo arco e una freccia e si allontanò nel bosco.

Il ramingo lo fissò per tutto il tempo poi sorrise teneramente, si aspettava una reazione del genere, quelle parole erano uscite dal suo cuore, non era riuscito a nascondere le sue emozioni, nonostante ciò si sentiva bene. Lasciò passare un po’ di tempo poi spense la pipa, prese in mano una mela e si incamminò nella direzione presa poco prima dall’elfo.

“Vado a fare un giro” gridò in direzione di Boromir.

“Si, va bene...non aiutarmi mai quando ne ho bisogno!!” rispose il cavaliere che faticava a tener testa ai due hobbit che lo attaccavano in continuazione.

Aragorn gli sorrise “Io mi fido di te, sono sicuro che ce la farai!” e si allontanò.

 

Legolas si fermò davanti a una quercia, fece un profondo respiro, doveva calmarsi, forse qualche tiro lo avrebbe rilassato un po’, gli avrebbe tolto dalla mente le parole dell’amico. Indietreggiò fermandosi a pochi passi da un altro albero e si mise in posizione per lanciare. Tese l’arco e avvicinò il volto alla freccia, non sapeva cosa colpire esattamente, l’importante era distrarsi. Mirò a un ramo del grande albero, si preparò a lasciare la presa quando...sentì dei passi dietro di sé. L’elfo si girò di scatto con l’arco ancora teso e la freccia puntata in direzione del rumore e si trovò di fronte Aragorn che lo guardava sorpreso.

“Visto che non trovavi un bersaglio migliore hai deciso di utilizzare me?” gli disse il ramingo “Prova a colpire questa...” si avvicinò alla quercia  e alzandosi in punta di piedi mise la mela su un ramo.

Legolas inclinò la testa da un lato, osservando i movimenti dell’uomo

“Forza!” gli gridò Aragorn appoggiandosi al tronco dalla parte opposta a dove aveva posizionato il frutto. L’elfo sorrise tendendo l’arco in quella direzione, fissò per qualche istante l’amico poi il suo sguardo tornò sul bersaglio.

Il ramingo guardava fisso l’arciere, quanto gli piaceva quando si preparava a tirare, aveva un’espressione decisa, sicura, le mani erano immobili, niente sembrava disturbarlo...ad un tratto sentì un tonfo, abbassò lo sguardo e vide a terra la mela trafitta dalla freccia.

“Complimenti” disse, riprese la freccia e rimise il frutto nella posizione iniziale, poi si avvicinò all’elfo. Legolas lo guardava con un misto di soddisfazione e di timore negli occhi, perché gli stava riportando la freccia? Sapeva bene che quello era solo un gioco ma perché tirare per due volte allo stesso bersaglio?

“Cosa c’è?” disse l’arciere sorridendo “Non l’ho colpita perfettamente al centro?” e tese di nuovo l’arco nella stessa direzione.

“Certo, ora però riprovaci” disse Aragorn mettendosi dietro di lui, con una mano slegò la benda nera che teneva legata al polso “Così...” alzò le braccia e mise la benda sugli occhi dell’elfo annodandola dietro la sua testa.

Legolas sentì un brivido quando le mani dell’uomo strinsero il nodo, non aveva mai tirato in quel modo, non sapeva se ci sarebbe riuscito, ma non era quello che gli interessava in quel momento.

“Non...non so se miro nella direzione giusta” disse l’arciere, la voce gli tremava e non solo quella.

Strinse più forte l’impugnatura quando sentì una mano del ramingo sul fianco mentre l’altra gli accarezzava il braccio fino ad arrivare alla mano che teneva l’arco

“Devi spostarti un po’ sulla destra” gli sussurrò all’orecchio. Aragorn sentì il braccio dell’elfo tremare sotto il suo e sorrise, guardò il suo volto: la pelle chiarissima sotto la benda nera e la bocca chiusa, le labbra morbide che l’avevano baciato la sera precedente...

“Adesso puoi lanciare” disse senza distogliere lo sguardo da lui, si spostò al suo fianco, i suoi capelli biondi si muovevano leggermente alla brezza mattutina, indossava ancora quell’abito azzurro che lo faceva sembrare così perfetto, puro, come l’acqua che scorreva nel fiume non molto lontano da loro, quanto desiderava toccare quel corpo, sentire la sua pelle...

“Allora? L’ho colpita?” disse Legolas, abbassando l’arco e girando la testa. Non sopportava il buio, voleva slegare quei nodi che gli impedivano di vedere, di vederlo...

“Cosa?...” sussurrò Aragorn perso ancora nei suoi pensieri.

“La mela, l’ho centrata?” ripeté l’elfo.

“Sì certo...” gli rispose il ramingo senza però guardare il risultato del tiro, si era messo davanti a lui, non riusciva a distogliere lo sguardo da tanta bellezza.

L’elfo sorrise soddisfatto, posò a terra l’arco “Adesso posso...” e alzò le braccia dietro la testa per sciogliere i nodi della benda.

“No...aspetta...” disse l’uomo alzando a sua volta le braccia e afferrando i polsi di Legolas prima che le mani arrivassero ai nodi.

L’elfo sentì il corpo di Aragorn vicino al suo, sentiva la sua stretta, voleva liberarsi ma la sensazione era troppo bella...

"Legolas..." bisbigliò l'uomo "...io mi sento...vorrei..." stava dicendo parole senza senso e se ne rendeva conto ma vide la bocca perfetta dell'elfo muoversi.

"Sì..." sussurrò Legolas "...anch'io..."

A quelle parole il ramingo si avvicinò ancora di più e posò le labbra sulle sue, sentiva il suo calore, lo voleva...

Senza riuscire a resistere oltre spinse Legolas contro l’albero dietro di lui, continuando a tenere i suoi polsi, dalla sua bocca uscì un gemito. Le braccia erano alzate, appoggiate sopra la testa dell’elfo e con le dita gli accarezzava i palmi delle mani. Lo baciò di nuovo con più passione e Legolas rispose, le lingue si sfioravano, cercando di ottenere tutto quello che potevano...

“Vediamo se anche il resto di te e dolce come la tua lingua...”disse Aragorn sospirando.

 

Lasciò le labbra dell’elfo e scese sul collo, il profumo lo inebriava, i capelli morbidi gli sfioravano il viso, continuò a baciarlo, sfiorando ogni parte dolcemente. Poi si fermò, lasciò i polsi dell’amico e avvicinò le mani ai lacci dell’abito, guardò il suo viso, aveva la bocca socchiusa e respirava velocemente; dolcemente gli passo la lingua sulle labbra e sussurrò

“Se faccio qualcosa...di troppo azzardato...fermami...”

Legolas annuì, ma era come se non avesse capito le parole dell’uomo, la sua mente l’aveva lasciato attimi prima, quando aveva sentito di nuovo il suo calore, sentiva l’eccitazione di Aragorn crescere contro il suo corpo mentre lo baciava ed ora le sue mani slacciarono ad uno ad uno i lacci che tenevano chiuso l’abito. Prima con le dita e poi con lingua, il ramingo percorse il petto nudo dell’elfo, sentendo i muscoli vibrare ad ogni suo tocco...scendendo, s'inginocchiò...

“A...Aragorn” sussurrò Legolas, più che un richiamo sembrava un gemito, ma il ramingo alzò lo sguardo.

“Non...” disse l’uomo.

“Non è quello...posso togliere...” continuò l’elfo indicando la benda.

Aragorn sorrise “Puoi fare tutto quello che vuoi...” disse dolcemente mentre con la lingua scendeva sull’ombelico...

Legolas slegò i nodi con più difficoltà del previsto dato che non solo le sue mani, ma anche tutto il suo corpo tremava sotto i baci dell’uomo, lasciò scivolare la benda a terra e abbassò lo sguardo.

Finalmente lo vide di nuovo, vide quello che aveva sentito sulla sua pelle fino a quel momento, il ramingo aveva gli occhi chiusi e con la lingua percorreva il profilo dei suoi pantaloni...

L’elfo appoggiò una mano sulla testa di Aragorn, passando le dita tra i suoi capelli e involontariamente lo strinse più forte a sé...quando sentì le mani dell’uomo slacciare il bottone sotto al suo ombelico richiuse gli occhi e appoggiò la testa al tronco dell’albero...

Aragorn guardò di nuovo in alto e vide l’espressione di piacere sul volto dell’elfo, sorrise compiaciuto e si rialzò...raggiunse le sue labbra e lo baciò con passione.

Legolas aprì gli occhi e lo fissò...il ramingo capì subito cosa c’era in quello sguardo e sorridendo bisbigliò

“Non ancora...abbiamo tempo” e ricominciò a baciargli il collo e la spalla, la sua mano destra scese lungo il petto fino a raggiungere il ventre.

L’elfo si sentiva bruciare, sentiva il suo corpo cedere sempre di più ad ogni bacio, ad ogni carezza e quando la mano di Aragorn scivolò sotto la stoffa dei pantaloni...

“Aragorn...aspetta...” gemette.

“Scusa...vuoi che mi fermi?” bisbigliò l’uomo fermando la mano ma continuando a baciare il suo collo.

“Sì...cioè no...è solo che...” l’elfo rimase senza fiato quando la bocca del ramingo raggiunse il suo orecchio.

Aragorn sorrise continuando a baciare il lobo del suo orecchio, la mano continuò il suo percorso fino a raggiungere ciò che cercava...

Quando Legolas sentì le dita dell’uomo muoversi su di lui respirò profondamente cercando di trattenere la passione che aveva dentro di sé...

“...Boromir...” gemette l’elfo, aggrappandosi con le mani al tronco, cercando di non lasciarsi andare al piacere. Aragorn si fermò di colpo e guardò preoccupato l’elfo

“Come Boromir?” chiese il ramingo con uno strano tono di voce.

“Boromir ti sta chiamando...lo sento...” disse Legolas che era riuscito a riprendere un po’ di fiato “Sta arrivando”

L’uomo mise la testa sulla spalla dell’amico “No, non adesso...” sussurrò. Ma poi, sapendo che ormai non c’era più tempo, allontanò la mano e tutto il resto del suo corpo da Legolas.

Quando sentì il ramingo allontanarsi, dalle labbra dell’elfo uscì un lamento

“Lo so” gli disse teneramente Aragorn “Mi dispiace...ma è meglio che vada da lui...forse c’è qualche problema...” e lo baciò. L’elfo vide l’uomo incamminarsi verso il luogo dove gli altri erano rimasti. Poco dopo sentì distintamente la voce di Boromir...

“Eccoti finalmente! Ma dov’eri finito?”

Aragorn gli sorrise senza dire una parola

“Frodo dice che Dama Galadriel ha urgenza di parlarti della strada che dovremo percorrere...” aggiunse il cavaliere.

Legolas si lasciò scivolare a terra, aveva ancora l’abito aperto e l’eccitazione era ancora in possesso del suo corpo, si chiedeva fino a dove sarebbero arrivati se non li avessero interrotti e forse per la prima volta in tutta la sua vita sentì un forte sentimento di rabbia nei confronti della Dama.

Rimase immobile per un lungo istante, perché Dama Galadriel voleva parlare col ramingo con tanta urgenza? Che cosa era successo? Ma poi altri pensieri presero il sopravvento...Aragorn...i suoi baci, le sue mani...Fece un respiro profondo, doveva alzarsi, cercare di dimenticare quelle sensazioni almeno per il momento; chiuse gli occhi e appoggiò la testa all’albero, sentiva lo scorrere del fiume lì vicino, forse un bagno era quello che ci voleva per rilassarsi. Si mise in piedi e s’incamminò, aveva ancora l’abito aperto e sentiva l’aria rinfrescante del mattino sulla sua pelle.

Arrivato al corso d’acqua si tolse lentamente i vestiti lasciandoli cadere a terra e s’immerse. L’acqua era fredda e l’elfo sentiva i brividi che lo scuotevano dolcemente.

 

“Non volevo disturbarti” disse Boromir che aveva intuito qualcosa di strano nello sguardo di Aragorn “Ma Frodo mi ha detto che la Dama voleva vederti subito...”

Continuando a parlare i due uomini s’incamminarono verso la radura con passo spedito.

“Vedermi subito?” disse il ramingo “Resteremo in questo posto ancora qualche giorno, non dobbiamo ripartire domani...”

“Non so” ribatté il cavaliere “Forse c’è qualche cambiamento nel tragitto, qualche pericolo lungo la strada che dobbiamo percorrere...”

“E non poteva aspettare questa sera per comunicarmelo?” continuò Aragorn, parlava a bassa voce, come stesse dialogando con se stesso “Che fretta c’è? Tanto lei è immortale non credo che qualche ora possa fare molta differenza...”

Boromir lo guardava incuriosito, capiva che qualcosa non andava, il ramingo non aveva mai usato quel tono nei confronti di Galadriel, e la situazione quasi lo preoccupava…

“Mi dispiace io...”

“No, scusa tu” gli disse Aragorn, quando si accorse che i suoi discorsi erano stati uditi da Boromir “Non è colpa tua e solo che...stavo riflettendo su alcune cose molto importanti e non è piacevole essere interrotti”

I due uomini arrivarono nelle vicinanze delle scale che portavano da Galadriel

“Bene” disse il ramingo sorridendo all’amico “Andiamo a sentire cos’ha di così importante da dirmi...” e salì velocemente gli scalini. Boromir rimase a guardare Aragorn per un po’, si era comportato veramente in modo molto strano voleva capire cosa lo turbava, così decise di andare da qualcuno che lo conosceva molto bene.

 

Legolas si era immerso fin sopra la vita, camminava avanti e indietro con gli occhi chiusi cercando di rilassarsi, cercando di far dimenticare al suo corpo quello che aveva provato poco prima. Ad un tratto sentì la presenza di qualcuno, dei passi...si girò, i lunghi capelli biondi si mossero, ricadendo pochi istanti dopo sulla pelle nuda e il suo sguardo incrociò quello di Boromir.

“Eccoti qui” disse “Dove può essere un Elfo se non tra gli alberi o vicino ad un torrente...”

Il cavaliere notò lo sguardo perplesso dell’elfo

“Scusa...ti devo parlare” continuò, sedendosi su una roccia.

Legolas lo guardò incuriosito ma un momento dopo si ricordò di essere completamente nudo, l’acqua limpida e cristallina non lo nascondeva.

“Di cosa vuoi parlarmi?” chiese l’elfo cercando con lo sguardo i suoi abiti e facendo qualche passo in quella direzione.

“Oh, non preoccuparti “ gli disse Boromir che aveva notato il comportamento dell’amico “Ho già visto altri uomini fare il bagno, non c’è bisogno che ti rivesti...anche se tu sei un elfo non un...”

Legolas lo fissava indeciso su cosa fare

“Comunque...” continuò l’uomo schiarendosi la voce “...volevo parlarti di Aragorn...”

Nel sentire quel nome il cuore dell’elfo ebbe un sussulto, cercando di nascondere l’emozione chiese “Aragorn? Perché? Cosa ti preoccupa?”

“Gli ho parlato poco fa, lo stavo cercando perché Dama Galadriel voleva vederlo, solo che...mi sembrava strano, ha detto delle cose nei suoi confronti, erano parole scherzose ma...ha usato un tono di voce duro come se in quell’istante la stesse odiando...”

Legolas ripensò al momento in cui erano stati interrotti, in cui aveva udito la voce di Boromir, anche lui prima aveva provato una specie di odio nei confronti della Dama, però non riusciva a credere che Aragorn si fosse comportato così. Nemmeno lui sapeva spiegarsi perché ma la cosa lo divertiva, si lasciò sfuggire un sorriso.

“Non credo ci sia niente di preoccupante” disse l’elfo cercando di rilassare il volto “Aragorn è fatto così, certe volte lascia che le emozioni prendano il sopravvento sulla sua mente ma sono sicuro che non era odio quello che hai scorto nelle sue parole...”

“Sì certo” rispose Boromir “Però ho preferito parlartene, tu lo conosci meglio di me...sai, per un attimo ho creduto che il potere dell’anello...”

“Non è niente di così pericoloso” lo interruppe Legolas “Ne sono certo, credimi Boromir, qui siamo al sicuro” e gli sorrise dolcemente.

“Già” disse l’uomo rispondendo al sorriso “Se lo vedi, più tardi, prova a parlargli se vuoi. Ora vado, così potrai continuare il tuo bagno”

Boromir si alzò, fece un cenno di saluto con la mano e si voltò ritornando da dove era venuto.

Legolas sorrise di nuovo, anche se le intenzioni del cavaliere erano diverse, il suo discorso l’aveva rallegrato. Lentamente uscì dall’acqua e si rivestì continuando a pensare ad Aragorn.