.|. Loss - Neve .|.

8. Tiepida Luce

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“Estel…”

Mi volto a guardarla, distraendomi dal silenzio che mi aveva assorbito.

E’ meravigliosa, così vicina a me, così splendente e radiosa…

“Nei suoi occhi troverai le risposte che cerchi…”

Forse mio padre aveva ragione, forse tutto ciò che ho sempre più desiderato al mondo non è poi così lontano e così difficile da raggiungere.

E’ semplicemente lì davanti a me, pura ed innocente come la più fresca delle aurore… una persona che conosco da tempo e che mai mi tradirebbe… mai mi tradirebbe…

“Se lo desideri, io ti resterò accanto!”

Le sorrido.

“Sì, Arwen, lo desidero!”

E’ felice. La vedo. Pare che abbia atteso quelle parole da lunghi anni.

Le prendo le mani e le porto alle mie labbra, baciandogliele dolcemente… la sento tremare appena.

Mentre io… io sono fermo, immobile nella mia posizione… il mio cuore sussulta un poco, ma non sento le gambe cedere dinanzi alla sua bellezza, non sento i sensi venire meno, non sento nulla di tutto questo.

Cerco di non pensarci.

“Perdonami se non sono venuto da te in questi giorni, perdonami se non sono stato con te…”

“Ssht… non parlare adesso…” m’interrompe, posandomi due dita sulle labbra “Il passato è passato, ora siamo qui, insieme, con l’assenso di mio padre, e… siamo soli…”

“Sì… siamo soli…” ripeto come ammaliato da quelle parole.

I miei occhi si concentrano improvvisamente sui suoi occhi, e dopo poco sulle sue labbra.

Il calore che tanto attendevo mi raggiunge e m’invade tutto… ora sì, ora ho chiari l’immagine in testa e il mio desiderio.

“Arwen…” le sussurro prima di baciarla.

Non resisto più, non indugio oltre, la bacio e li finisce tutto.

E come quel giorno in corridoio le sue labbra sanno placare le mie inquietudini, sanno cancellare il tormento dal mio corpo, e mi ridanno la pace.

Dopo poco lei si scosta da me, ma io continuo a tenerla fra le mie braccia.

Credo non aver mai visto una luce così splendente nei suoi occhi, così limpida… non l’ho mai vista così felice.

“Ti amo Estel, ti ho sempre amato… fin quando eravamo bambini, allora non capivo questo sentimento, allora lo tenevo nascosto… l’ho capito quando te ne sei andato, l’ho capito per tutto il dolore che la tua assenza mi ha provocato!”

Le sorrido dolcemente. Non posso fare altrimenti. Sono felice delle sue parole, sì… lo sono… lo devo essere.

“Da quando me ne sono andato sono cambiate tante cose, vero?” domando, senza pensare.

“Sì, è cambiato qualcosa nel cuore di tutti noi…”

“Di tutti?” esclamo, spalancando gli occhi.

“Sì… la tua partenza ha fatto una specie di miracolo, tu eri importante per noi, come lo sei tutt’ora!”

Continuo a guardarla, ma non riesco a vederla.

Le sue parole ruotano veloci nella mia mente…

Molte cose sono cambiate, ma se allora questo è vero perché nel momento del bisogno, lui si è comportato esattamente come un tempo… indifferente, distante, arrogante, così lontano da me che mi ha fatto male.

“Forse la tua partenza era segnata dal Destino, come molte volte mi ha ripetuto mio padre, quando io non volevo lasciarti andare…”

“Sì, forse…” mormoro, guardando pensoso fuori dalla finestra “Forse…”

“E il Destino ha anche deciso il tuo ritorno qui, ed ha anche deciso… di noi due…”

“Noi due?” esclamo, voltandomi di scatto verso di lei.

Annuisce. Sembra convinta.

“Sì, Estel…” allunga una mano verso la finestra fino a sfiorare un raggio di sole che entra nella stanza, Chiude gli occhi “Non lo senti? Non lo senti questo calore…?”

“S..si, lo sento…”

“Io lo provo quando sono accanto a te… solo quando sono accanto a te!”

Abbasso gli occhi. Non posso mentirle, non posso dirle che anch’io provo calore, che anch’io sto bruciando quando lei mi è accanto, perché ciò che sento in me dinanzi al giorno e al suo volto è tiepidezza, è tiepido affetto.

“Aragorn…” sussurra, rialzandomi il volto “Non aver paura, non temere l’amore… nel momento in cui fuggi esso t’insegue fino a raggiungerti…”

La guardo. Eppure sì, sì, questo tipo d’amore a me fa paura.

E’ troppo chiaro, troppo limpido, troppo visibile.

Io lo desidero profondo e nascosto.

“Ti prego, stanotte, vieni da me…” si allontana, ma prima di andarsene definitivamente si volta un attimo “Non lasciarmi sola…”

 

Non lasciarmi sola…

 

“No, non ti ci lascerò, Arwen, non temere…”

Stringo forte il bordo del davanzale e abbasso la testa.

Il sole mi riscalda e la sua luce m’infastidisce.

“Perché io, perché invece io mi sento così solo…? Perché?”

Mi viene quasi da piangere. E non capisco per cosa sta soffrendo il mio cuore.

Rabbia? Paura? Malinconia?

Sento come di aver perduto qualcosa… o qualcuno.

Non capisco. Non riesco a capire. Tutto sembra perfettamente sistemato affinché noi due stiamo insieme… tutto avviene alla luce del giorno, con la benedizione di nostro padre, tutto sembra perfetto… ma presto io dovrò partire, e allora? Chi le starà accanto in quei giorni? E anch’io sarò solo in quei momenti, e il ricordo del suo amore lontano mi farà ancora più male.

“Non capisco cosa vuoi dirmi…” sussurro, rivolgendomi ad un interlocutore invisibile “Ma farò così, se è questo che è stato scritto per me… in fondo, non mi sono mai opposto al Destino…” sospiro “Verrò da te, Arwen, stanotte… verrò da te…”

E mi allontano dalla finestra, con la consapevolezza che in quella notte sarà decretata la nostra unione, e lei… diverrà finalmente mia.

 

Nevica.

Poco. Appena.

I fiocchi neppure riescono a ricoprire con un sottile strato la terra, che subito si sciolgono su di essa.

Il tempo della neve sta terminando.

Ed io non posso che lasciarlo andare e attendere una primavera che non desidero.

Perché mi sento così malinconico?

Io, il mio calore l’ho trovato nella neve, e nessun sole potrà essere altrettanto caldo.

Afferro il mio abito blu, uno dei miei abiti migliori, e con le dita sfioro un poco il velluto con piccole carezze… quel velluto mi ricorda qualcosa che non potrò avere più, che è stata solo un’illusione credere di conquistare.

Lo indosso lentamente e mi guardo allo specchio.

E lo specchio riflette tutto… sembro un viaggiatore, un principe, un re, immerso nella notte… la mia figura scura si staglia su uno sfondo lievemente bianco di fiocchi che carezzano l’aria… gli ultimi tenaci fiocchi che non vogliono smettere di cadere.

Manca ancora un po’ al mio appuntamento con Arwen, così decido di concedermi qualche passo, fuori nei giardini, di godermi ancora, per quanto possibile, la neve.

Esco in silenzio, prima dalla mia stanza, poi dal palazzo, e una volta che sono fuori, a contatto con il freddo che punzecchia la mia pelle, mi sembra di rigenerarmi.

E sono anche più felice al pensiero di vedere lei.

“Almeno ci ameremo in una notte d’inverno!”

L’amerò e guarderò la neve scendere.

Saluterò quella neve. La mia neve.

Inizio a camminare verso i giardini, e non appena intravedo il mio albero, contro il quale solitamente mi siedo, lo raggiungo, nella speranza di trovare lì un po’ di pace e qualche risposta.

Mi appoggio alla sua corteccia, chiudo gli occhi e lascio che i fiocchi cadano sul mio volto.

Sorrido. Mi sento improvvisamente felice.

La melodia della neve riesce ad invadermi ancora.

Tornerò a casa e sarò più forte.

Nevica. E mi sento esplodere dalla gioia.

“Anche stanotte non riesci a dormire…?”

Quella voce… non può essere… non ora… non adesso…

Riapro gli occhi e mi volto lentamente.

Dischiudo le labbra in un’espressione di sorpresa…

E’ un sogno, non… può… essere… altrimenti…

Un’immagine generata dall’inverno, una figura magica sorta dalla neve che avanza attraverso i fiocchi, o forse è la neve stessa che ha acquisito una forma, una delle più belle forme che potesse prendere.

“Anch’io non riesco a dormire… c’è qualcosa… c’è qualcosa che sembra non darmi pace…”

Si avvicina e si ferma dinanzi a me.

Sento salirmi le lacrime agli occhi nel vedere quanto è bello.

Ricoperto appena da una leggera tunica bianca, lieve e perfetto… non tanto diverso dai fiocchi che gli ricadono sulle braccia nude senza lasciar traccia.

I capelli biondi, scossi appena dal vento, luminosi, seppur sia notte, come se ogni piccolo raggio di luna si fosse posato su di essi…

Il suo volto… i suoi occhi che hanno mutato qualcosa… che sembrano abbiano qualcosa da dire e…

Non può essere vero… io me lo sto solo immaginando, me lo sto solo…

Solleva una mano e si appoggia all’albero dinanzi a me, iniziando a sfiorarne la corteccia con la punta delle dita.

“A loro piace…” sorride.

Da quando te ne sei andato sono cambiate tante cose…

Non posso che ripensare a quelle parole.

“Li ami, Legolas?” domando, indicando l’albero.

“Amo ogni cosa che ha un’anima, ogni cosa che vuol parlarmi…” s’interrompe un istante, indugiando “Non vorresti parlarmi, Estel…?”

“I..io?” sgrano gli occhi “Io non so… non saprei cosa dirti, io non…”

Lascia cadere il braccio lungo un fianco.

“Potresti iniziare da ciò che volevi dirmi oggi al Consiglio… oppure, ho sbagliato così tanto da non meritare più la tua confidenza e tutto ciò che abbiamo vissuto in questi giorni?”

Cerco di scacciare le numerose immagini che affollano la mia mente.

“Vuoi sentirti dire che oggi mi sono sentito tradito da te?”

“Forse si…” risponde, chinando la testa “Ed è giusto che sia così, io infatti…”

“Tu sapevi tutto!” esplodo “Sapevi di ciò che mi avrebbe detto Elrond, sapevi del corso delle cose, sapevi di… di Arwen!”

“Sì, conosco i suoi sentimenti da anni…”

“Perché non mi hai mai detto niente?”

Alza lo sguardo su di me. Sembra confuso. Dispiaciuto. Ed io devo fare un enorme sforzo  per non prenderlo fra le braccia e fargli passare ogni paura.

“Perché l’avresti capito da solo!”

“Capito cosa?”

“Che la ami!”

“Legolas…”

Le sue parole sono uscite decise e dure dalle sue labbra, come se stesse dicendo la più autentica delle verità.

Mi fa male. E anche lui sta male.

Ma non possiamo parlarci sinceramente. Non possiamo rivelarci cosa nascondono i nostri cuori, perché io sono convinto, sono convinto che lui nasconda le stesse emozioni che provo io.

Tutto deve finire, come del resto sta per terminare questo inverno.

“Sì, la amo…” mormoro, abbassando la testa “Ma tra breve dovrò anche lasciarla… io la amo, ma… rimarrò solo, in battaglia non ci sarà lei al mio fianco, non ci sarà lei a curare le mie ferite e a riscaldarmi nei momenti più freddi e più duri…” vedo i suoi occhi che mi guardano intensamente “Perché lei, Legolas? Perché?”

Sembra destarsi di colpo, scuote la testa, si allontana un poco da me.

“Non… non lo so, Estel, ma così è stato deciso… così…”

“Perché lei?” incalzo, riavvicinandomi all’elfo “A cosa può servire un amore così lontano? Potrei perdere la mia vita in quelle battaglie, e quale mano stringerò nell’ultimo momento prima di lasciare questa Terra? Quale?”

“Estel…”

“E con chi riderò? Con chi parlerò, e scherzerò? Con chi… brucerò? E chi amerò? Perché sai bene che un uomo senza amore non può vivere…” appoggio una mano al tronco dell’albero, siamo così vicini… labbra e occhi così vicini “Se hai una risposta Legolas, ti prego dammela…”

“Aragorn…”

“Non… fare come questa mattina… non tenere lo sguardo basso per poi andartene e lasciarmi solo… ti prego… guardami, ti prego…”

I suoi occhi sembrano essere immensamente grandi, posso sentire il suo respiro sulle mie labbra, rapido, veloce, come se fosse stato colto da un’emozione improvvisa e violenta.

“Aragorn io…” sussurra d’un tratto “Non ho le risposte che cerchi…”

“Ah, davvero…?” mormoro, avvicinando il mio volto al suo volto “E allora vuoi dirmi cosa sei venuto a fare a Gran Burrone?”

“Io…” abbassa gli occhi “…sono solo venuto a salutare coloro che amo!”

“Coloro che ami, eh?”

La mia voce ha assunto un tono colmo di rabbia. Vorrei sbatterlo contro quell’albero e picchiarlo come quando eravamo ragazzini.

Ma non riesco a fare uno di questi gesti.

Mi sento paralizzato, dalla sua mancanza di coraggio, dal fatto che rinuncerebbe così facilmente a me.

“Se è stato solo questo il tuo scopo, allora potevi anche restartene a Bosco Atro, e attendere che la guerra finisca e che coloro che ami abbiano imbrattato con il loro sangue i campi di battaglia!”

“Aragorn!” mi grida dietro, ma io mi sono già allontanato.

“Andrò da lei ora, questa notte ci uniremo in un amore che porterò con me ogni giorno che verrà…” vedo le lacrime nei suoi occhi “Allora addio, Legolas! A quanto pare il tuo compito è finito!”

Così mi allontano più velocemente che posso, affinché lui non veda le lacrime che hanno preso a scorrere sul mio viso.

Lo odio, sì, lo detesto, ma odio tanto più me stesso.

Entrambi siamo stati dei vigliacchi. Entrambi abbiamo preferito fuggire e dimenticare.

Lo lascio lì, pallida statua di neve, in attesa che venga il sole del mattino a cancellare la sua presenza.

Lo lascio lì. Solo.

 

Chiudo sbattendola la porta del palazzo alle mie spalle e mi ci appoggio contro.

Ora sì… ora sì che le lacrime possono scorrere via libere ed indisturbate.

L’ho lasciato, ho lasciato i miei desideri malsani e sbagliati fuori da quella porta. In fondo io e Legolas eravamo sempre stati rivali, quello era il nostro ruolo. Ci detestavamo a vicenda. Quello era il nostro sentimento.

Cerco di riprendermi un poco e cerco di pensare a ciò che mi attende.

Mi asciugo le lacrime dal volto e mi avvio verso la stanza di Arwen.

Questa volta non sono in ritardo. Questa volta non l’ho fatta attendere inutilmente.

Attraverso il lungo corridoio che mi sembra infinito ed esasperante come i miei passi che paiono muoversi rallentati, a fatica.

Molte volte penso che potrei tornare indietro… basterebbe così poco… gettarmi sulla neve fresca e portare Legolas con me.

Ma cancello questi pensieri e mi avvio verso ciò che mi è stato destinato, verso ciò che fondamentalmente amo e che, sono convinto, prima o poi mi renderà felice.

Raggiungo la sua stanza. La porta è appena aperta. Intravedo un filo di luce uscire da essa. Luce chiara e rossastra. Luce di candele.

So cosa sono andato a fare. Non è la prima volta, ma… lo è con lei.

Mentre apro lentamente l’uscio tante immagini del mio passato mi ritornano davanti agli occhi… io e lei quando eravamo bambini… i nostri giochi… i nostri scherzi… il suo affetto.

Ed ora…

L’amore. Forse.

“Ti stavo aspettando, Estel!”

Mi fermo un istante a guardarla. E’ seduta su una grande seggiola di legni intrecciati, dinanzi ad uno specchio… si sta spazzolando i capelli… la sua pelle chiara e liscia risplende al chiarore della luce.

Poggia la spazzola accanto allo specchio, si alza e viene da me.

Soltanto allora vedo che indossa una vestaglia leggera che mi permette di guardare oltre, che sottolinea tutte le sue forme.

“Sono felice che sei venuto…” sussurra, carezzandomi il viso “Sei freddo!”

“Sì… sono… stato a fare due passi fuori sulla neve!”

Mi sorride dolcemente, poi mi prende per mano e mi accompagna verso la finestra.

“L’immaginavo… queste sono le ultime sere d’inverno… so che non vorresti separartene…”

“T’infastidisce… il mio amore per lei?” mormoro, circondandole la vita con le braccia.

“No, e non t’impedirei mai di amare la neve!”

Rimaniamo così per qualche istante. Entrambi dinanzi alla finestra a guardare fuori e alle spalle la luce tremante delle candele. Io la tengo stretta a me e mi sembra che per un attimo le sue parole e il suo calore riescano a rassicurarmi.

“Tra due giorni ci sarà il Consiglio…”

“E tra tre, se accetto, dovrò partire!”

Abbassa la testa e si volta verso di me.

“Lo so…” mi prende per mano “Vieni!”

Mi conduce verso il letto. Vorrei indugiare ancora un poco, ma non appena la vedo stendersi dinanzi a me ed aprire le braccia invitandomi a raggiungerla, ogni mia difesa crolla a terra rovinosamente.

Mi stendo accanto a lei su di un fianco ed inizio a carezzarle il volto e i capelli.

E’ una strana emozione quella che provo. Una dolcezza particolare si sta facendo largo nel mio cuore. Non è come tenere fra le braccia una donna delle taverne o qualche avventuriera incontrata per caso sulla propria strada, sebbene anch’esse siano degne di tutto il rispetto di un uomo, per Arwen è… è tutto diverso… incredibile… profondo.

Come se entrambi sapessimo che prima o poi quel momento sarebbe comunque giunto.

La vedo chiudere gli occhi e sorridere sotto al mio tocco.

Dopo un istante, prende la mia mano e la porta sul suo petto… posso sentire il suo respiro veloce e i battiti del suo cuore.

“E’ da sempre che attendo tutto questo…” mormora d’un tratto.

“Sono qui…”

Valar… mi sembra di amarla, di amarla profondamente in quegli istanti.

Mi chino su di lei ed inizio a baciarla.

Un bacio lieve, infine protratto, poi lungo, intenso, infinito.

E d’improvviso, nella mia immaginazione… il suo volto muta le sue fattezze, i suoi occhi si riaprono e divengono profondi come il mare, misteriosi come l’oceano, i suoi capelli si trasformano in lunghi fili di seta biondi… e quell’immagine, quell’immagine che disperatamente tento di dimenticare ritorna inesorabilmente, sostituendosi al volto di lei.

Sento le sue mani scorrere lungo i miei fianchi e raggiungere attraverso i lacci, con le dita, la mia pelle nuda.

Un brivido…

Legolas…

Devo proseguire.

Voglio dimenticare.

“Estel…” sento che mi chiama.

Inizio a carezzarle ogni parte del suo corpo, con dolcezza, delicatamente… la sento sospirare… proseguo… la sua schiena si tende e i suoi capelli d’oro volano in aria… affondo le dita sulla sua pelle… geme ancora il mio nome… ma non è la sua voce… non è quella voce che desidero sentire…

Mi fermo un istante, sento le sue labbra sfiorarmi il collo… chiudo gli occhi… posso dimenticare ancora…

Mi lascio liberare dal mio abito, le apro la tunica e i nostri corpi entrano in contatto, sfiorandosi, premendo l’uno contro l’altro, riscaldandosi… bruciando.

Un lamento sfugge dalla mia bocca.

Alzo di scatto la testa per vederla e per non immaginare più lui, per vedere il volto di Arwen e non quello di Legolas, per capire che è lei che sto per amare, ma l’unica cosa che i miei occhi riescono a catturare sono i fiocchi di neve fuori dalla finestra che, incessanti, continuano a cadere.

Mi blocco incantato. Mi fermo disperato.

E’ una piccola tempesta quella che vedo, forte e struggente come il sentimento che in quell’istante porto dentro.

E d’improvviso, senza una spiegazione, le lacrime tornano a rigare il mio volto e a cadere copiose sul petto nudo di lei.

“Perdonami! Arwen, perdonami, ti prego!” esplodo, crollando sul materasso.

Non risponde nulla, la vedo soltanto prendere i lembi della sua tunica e richiuderli su di sé.

“Non… non guardarmi così… io…”

“E come dovrei guardarti, Estel? Io ti amo… e questo è l’unico sguardo che posso regalarti…” sospira “Ma tu ami la neve, io lo so… l’ho sempre saputo…”

“Io non… la neve non…” balbetto

“Fin da bambino, ti fermavi le ore a guardarla e intorno a te cercavi qualcosa che potesse rassomigliarle, qualcosa che… ti rendesse completo…”

Non riesco a parlare, posso solo restare lì a guardarla mentre mi dice quelle cose come se mi stesse narrando un racconto. Sorride, amaramente, eppure sembra serena.

“Ho desiderato più che mai questo momento con te, ma non posso cambiare la verità delle cose…”

“Di che verità parli, Arwen?”

“Non posso cambiare il tuo cuore!” allunga una mano fino a carezzarmi il volto “Presto l’inverno finirà e tu avrai bisogno di qualcuno che ti dia quel calore freddo, quando la neve si scioglierà, avrai bisogno di qualcuno che te la ricordi, che diventi neve per te, ed io… non posso farlo…”

“Non… non ti capisco Arwen…”

“Io resterò qui, mentre tu sarai in viaggio e in battaglia… ti conosco bene, Estel, tu non puoi vivere senza amore, allora sarà l’amore ad accompagnare te!”

Mi avvicino a lei titubante. Ho il cuore che mi batte all’impazzata e non capisco il perché.

“Di che cosa stai parlando…?”

“Legolas, sarà lui a restarti accanto, a venire con te!”

“Legolas?” grido sconvolto “No! Io e lui ci odiamo!”

“L’odio è l’altra faccia dell’amore, Estel! Nella vostra rabbia, nel vostro rancore di ragazzini ribelli si nascondeva qualcosa di più, per chi sei tornato dopo tutti questi anni?”

“Arwen, per il Consiglio, per…”

“Con chi hai voluto passare la maggior parte del tuo tempo?” m’interrompe “Perché stai così male nel lasciare Gran Burrone? Te lo sei mai chiesto?”

Vorrei ribattere, ma ogni parola sembra che si sia bloccata tra le mie labbra.

Non riesco più a guardarla negli occhi, abbasso la testa. Vorrei essere lontano da lì, lontano da tutto. Da solo, in esilio.

“Non temere, Estel…” sussurra, rialzandomi il volto “Tutto si farà presto chiaro in te… fidati di lui.”

“Lui se n’è andato!” mormoro con la voce rotta.

Arwen scuote la testa e mi sorride teneramente.

“L’inverno sta per finire, non lasciare che termini senza che tu te ne accorga… non lasciare che la neve si sciolga sotto ai tuoi occhi senza averla prima sentita, senza… aver bruciato con essa!”

“Che… devo fare…?”

“Va da lui… e credete nel sentimento che vi unisce, come un tempo avete creduto in quello che vi divideva!”

“Arwen…”

“Dormi ora, riposa accanto a me e lascia che i timori abbandonino il tuo cuore…”

“Mi sento stanco… molto… stanco…” sussurro, accoccolandomi accanto a lei.

“Dormi…”

“Sta… smettendo… di nevicare…”

“Nevicherà ancora, un’altra notte… domani notte…”

Sento gli occhi pesanti, il suo tiepido e rassicurante calore, le sue carezze sul mio volto, la stanchezza e la quiete che lentamente scendono sul mio corpo.

E le sue ultime sussurrate parole:

“Lui ti starà accanto per sempre nei giorni che verranno, io ho solo quest’ultimo momento assieme a te… lasciami sognare ancora un poco, Estel… lasciami sognare…”