.|. Ti Sento .|.

by Ginny

Una forte nevicata, un incidente, la paura di perdere chi si ama. Orli e Viggo saranno capaci di ritrovarsi, ma ammettere i propri sentimenti verso l'altro sarà molto più difficile... 

Drammatico/Sentimentale | Slash | Rating PG-13 | One Piece

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PREMESSA: giuro che non voglio gufare su nessuno! Lungi da me! Infatti questa storia è altamente improbabile per decine di particolari, e sono certa che non potrebbe riproporsi un fatto simile nella realtà…

Inoltre non insinuo niente sulle preferenze sessuali di Viggo Mortensen (che preferisco etero…sapete nel caso lo incontrassi…) o Orlando Bloom (a cui, se lo incontrassi, dovrei dare una cifra infinita di numeri di telefono di varie amiche…). Tutto ciò che è in queste righe è pura fantasia e basato solo su deliri e perversioni di un gruppo di folli… (hihihi…qualcuno vuole mica negare che lo siamo? ) quindi Vig, tesoro, perdonami! Anche tu Orly…

È la mia prima fan fiction con questi due personaggi e che include LOTR, su cui non sapevo molto sino a poco tempo fa, quindi se ci sono degli errori fatemeli notare, e se fa schifo ditemelo! Grazie!

 

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Viggo bevve un altro sorso di quella schifosa bibita ipocalorica ed energetica che gli propinavano sul set, poi lasciò il bicchiere di carta sul tavolino lì accanto, perdendo il suo sguardo tra le innevate montagne neozelandesi. Era incredibile che si trovasse di nuovo lì. Aveva una vita, aveva dei nuovi film da girare…eppure era di nuovo sul set del signore degli anelli perché al regista in fase di montaggio non erano piaciute alcune scene… classico comportamento che si sarebbe aspettato da Peter. Ma in fondo la cosa non gli spiaceva affatto. Si era sempre divertito su quel set, e queste due settimane gli sarebbero servite per staccare un po' la mente da tutto il resto. Quel mattino avrebbe dovuto rigirare alcune scene con Miranda, mentre la prima unità, diretta da Peter, avrebbe girato un paio di scene di battaglia. Quella mattina aveva incrociato Orlando e john (n.d.Ginny per le ignoranti come la sottoscritta che è dovuta impazzire per capire decine di ff…john Rhys-Davies è Gimli) che all’alba salivano in auto per raggiungere il set e sembravano piuttosto entusiasti. Al contrario di lui che non aveva nessuna voglia di girare scene di coppia…si sentiva più propenso ad una bella battaglia accanto a legolas… gli sarebbe anche andato bene rigirare la scena della Evenstar con Legolas, ma le scene con Eowyn proprio non gli andavano.

-viggo se quando hai finito di sospirare sugli errori della tua vita ci degni della tua presenza…- lui si girò sorridendo sarcastico

-sempre simpatica cara Eowyn…- lei annuì

-ma prenditela pure comoda, immagino che alla tua età gli errori siano molti…anche solo un paio per anno…mmm, ma non perdi il conto?- viggo sorrise, ma subito si sforzò di mantenere un’aria seria

-dici che se cambio la trama e Aragorn uccide Eowyn Peter si arrabbia?-

-lui non lo so, ma pensa al resto del cast che deve rigirare tutto…-

-ok ok, andiamo a lavorare…-

ancora una volta Viggo stava bevendo quella schifosa bibita. E pensare che ogni volta giurva che piuttosto sarebbe morto di sete. Era seduto a terra, cercando di non pensare al caldo tremendo che gli teneva il costume sotto i riflettori dello studio, ma era inverno, e fuori aveva iniziato a nevicare. Sean Austin (n.d.Ginni Sam) , capitato per caso sul set, era seduto di fronte a lui, mezzo assonnato e di tanto in tanto gli tirava qualche pallina di carta ricavata da un copione ormai in disuso. Nessuno dei due parlava, entrambi esausti dalle continue levatacce e non certo aiutati dal tempo cupo. Si limitavano a stare lì seduti giocando come bambini e osservando Miranda che, piena di energie come sempre, chiacchierava con una truccatrice. Quando una porta sbatté alle loro spalle entrambi sobbalzarono. Viggo impiegò qualche secondo a riconoscere l’addetto alle luci che si era fermato con le mai sulle ginocchia, ansimante, davanti a loro. Sembrava preoccupato, ma non aveva abbastanza fiato per parlare. Mortensen si alzò in piedi andandogli incontro.

-tutto a posto?- l’altro alzò lo sguardo

-penso di no. Mi hanno appena telefonato che Orlando stava girando una scena e…- Viggo provò uno strano vuoto allo stomaco e per un secondo si sentì mancare

-cosa è successo ad orly?- chiese immediatamente, senza neppure rendersene conto

-era a cavallo, ha iniziato a nevicare e faceva freddo e….- l’attore iniziò ad innervosirsi

-che diavolo gli è successo?- disse alzando la voce, tutti all’interno del capannone si voltarono, intanto anche Sean si era avvicinato ai due

-non lo so, so solo che il suo  cavallo è scivolato sul ghiaccio e …-

-ok vado là- disse secco Viggo senza neppure ascoltare il resto della spiegazione, ma sentì qualcuno che lo bloccava per un braccio, nervoso si voltò di scatto –Miranda lasciami-

-no Viggo. Ragiona, non ha senso. È pericoloso, non arriverai mai laggiù con questo tempo, e poi a cosa pensi di servire là?-

-devo andare da Orlando, devo vedere come sta-

-telefoniamo. Chiamiamo Peter sul cellulare, o john e…- disse Sean, ma subito il tecnico lo interruppe

-non si può, la nevicata probabilmente ha fatto qualche danno, il telefono è isolato e i telefonini non hanno campo-

-appunto, io devo andare-

-cazzo viggo ragiona! È pericoloso! Che senso ha che tu vada a rischiare di ammazzarti in macchina per poi tanto non fare nulla. Stai calmo, sono sicura che è tutto a posto e che non si è fatto niente-

-lasciami Miranda. Lui è un mio amico e devo andare. Ha bisogno di me- si liberò con uno strattone e si diresse a grandi falcate verso l’uscita, ma subito Sean lo raggiunse

-vig pensa a quello che stai facendo…aspetta almeno la fine della nevicata…-

-siamo in Nuova Zelanda, potrebbe nevicare per giorni. No Sean, non devo pensare, devo raggiungere il mio amico-

- vengo con te-

-no- rispose secco prima di scansarlo ed uscire.

Il vento gelido gli sferzava il viso mentre la neve fresca si schiacciava sotto la sua corsa rapida. Indossava solo il costume di scena, decisamente troppo leggero per quel clima, ma non si accorgeva del freddo. Era come se a quella notizia qualcosa si fosse spezzato dentro di lui. Non era più riuscito a pensare a nient’altro se non che doveva correre da Orly, che aveva bisogno di lui. E poi il suo viso lo tormentava. Continuava a vederselo davanti con quel suo sorriso incantevole. Non aveva mai provato una paura simile per qualcuno in nessuna circostanza. Era qualcosa che gli attanagliava il cuore e gli impediva di battere, qualcosa che lo paralizzava. Raggiunse in fretta il fuoristrada che aveva affittato per quel periodo e partì. Fortunatamente avendo visto i nuvoloni che si addensavano su di loro, quel mattino, aveva chiesto ad un costumista, suo amico, di montargli le catene. Premette l’acceleratore fino in fondo, sforzandosi di vedere la strada bianca che si confondeva nel mezzo di una vera e propria bufera. Sapeva anche lui quanto fosse pericoloso viaggiare a quella velocità ed in quelle condizioni, ma non poteva aspettare. Aveva bisogno di sapere, di vedere Orlando. In condizioni normali ci avrebbe messo una quarantina di minuti a raggiungere l’altro set, così ci sarebbero volute un paio d’ore.

Viaggiava già da un po', ma non avrebbe saputo dire quanto. Il cuore batteva sempre più forte, e la preoccupazione per l’amico aveva occupato ogni suo pensiero, tanto che non vide la curva davanti a se e tirò dritto. L’auto fece un balzo e scivolò lungo il pendio per un po', sbattendo contro i numerosi alberi. Viggo si limitò a chiudere gli occhi, neppure spaventato più di tanto. Poi urtò contro un albero più grosso degli altri e si sentì sbalzare in avanti. Maledizione al suo non mettere le cinture. Pensò soltanto, senza rendersi conto di cosa accadesse, prima di svenire.

 

-è passata più di un’ora e mezza da quando è uscito, dobbiamo fare qualcosa-

-stai tranquilla Miranda, sono sicuro che è già arrivato là e che va tutto bene. Viggo è uno che sa il fatto suo…-

-Sean come fai ad essere così tranquillo! Potrebbe aver avuto un incidente o magari…-

-Mir stai tranquilla, ha ragione Sean, Viggo se la sa cavare bene. E poi non possiamo fare nulla. I telefoni sono isolati e anche noi siamo bloccati qui dentro dalla nevicata- disse uno dei truccatori lanciando un’occhiata fuori da una piccola finestra. Si erano riuniti tutti, dopo che viggo era uscito, probabilmente sentendosi un po' colpevoli di non essere riusciti a trattenerlo.

-non riesco a stare tranquilla, ho paura. Sono sicura che gli sia successo qualcosa…sennò avrebbe trovato il modo di darci notizie…-

-non c’è modo di mettersi in contatto, comunque sono sicuro che sia tutto a posto, io stesso stamattina gli ho montato le catene… vedrai che al più tardi domattina ci chiamerà…-

-nessuno potrebbe sopravvivere ad una notte lì fuori- sospirò la donna, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia.

 

Viggo era steso sulla neve, a qualche metro dai resti della sua povera macchina. Il corpo era ormai coperto da un centimetro di soffice neve, ma il candore era spezzato da una piccola chiazza rossa accanto alla sua testa.

L’attore mosse una mano, a fatica, tutto indolenzito. Il freddo lo stava letteralmente paralizzando, e la testa gli faceva un male d’inferno. Con uno sforzo immane si tirò seduto, sfiorandosi la fronte e poi guardando la mano insanguinata. Diede un’occhiata anche alla neve accanto a lui. Doveva avere proprio un bel taglio, ma le donne trovavano sempre sexy le cicatrici su un uomo, scherzò tra di se per sdrammatizzare la situazione. Si guardò intorno. Non era, probabilmente, molto distante dalla strada, ma non aveva idea di quanto fosse distante dal set, e sentiva di non poter resistere molto in quelle condizioni. Per un attimo chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dal freddo intenso, e desiderò solo abbandonarsi sulla neve a riposare, ma appena abbassò le palpebre gli comparve davanti il volto di Orlando. Non poteva fermarsi, doveva raggiungerlo, doveva vedere come stava… non poteva restare lì, no, sarebbe stato un dolore troppo grande per Orly… con le sue ultime forze si alzò ed iniziò a risalire il ripido pendio.

 

-VIGGO!- urlò Orlando, svegliandosi di soprassalto e saltando seduto sull’improvvisato lettino. Immediatamente Peter ed un uomo sulla trentina gli andarono vicino

-stai calmo, era solo un sogno…- gli disse il regista poggiandogli una mano sulla spalla e respingendolo steso. Aveva una gamba rotta ed erano stati necessari diversi punti sia sulla fronte che su un braccio, doveva stare tranquillo. 

-no, è successo qualcosa a Viggo…-

-orlando stai tranquillo, era un incubo…probabilmente è colpa dell’antidolorifico che ti ho somministrato…-

-non è quello, ho una strana sensazione addosso…sono quasi certo che sia successo qualcosa a Viggo, lo sento…per favore chiamatemelo-

-purtroppo non possiamo, le linee sono isolate. Ma stai tranquillo. Viggo è sull’altro set e sono sicuro che va tutto bene-

-no, mandate qualcuno a cercarlo…vi prego so che sta male…lo sento…- cominciò a dire ad alta voce, agitandosi nel letto. Portava ancora la parrucca di legolas, e i capelli ora erano arruffati attorno al suo volto. Il medico prese per un braccio Peter e lo trascinò da parte

-credi che sia possibile quello che dice?-

-e per fortuna sei tu il medico. No, è solo agitato per lo shock e i medicinali… viggo è al sicuro sull’altro set…-

-ok, ascolta gli do un po' di calmante. Se continua a dimenarsi così peggiora la situazione della gamba…- il regista annuì, ed entrambi tornarono accanto ad Orlando.

 

Viggo proseguì per la strada. Ormai era notte e lui non aveva neppure una torcia. La neve era sempre più alta, ad ogni passo affondava fino al ginocchio, e le energie iniziavano a scarseggiare. Per la millesima volta cadde carponi, ma in questa occasione ci mise decisamente di più a rialzarsi. Appena fu in piedi riprese a camminare, ma dopo una decina di passi fu di nuovo col volto nella neve. Aveva freddo, non poteva rialzarsi, non sentiva più le gambe… chiuse gli occhi, il volto di Orlando che gli occupava la mente, una lacrima che gli si ghiacciava sulla guancia. Violenti brividi s’impossessarono di lui, mentre anche le ultime forze lo abbandonavano.

 

-ok, ora dorme-

-già, ma sembra decisamente agitato, non puoi dargli ancora qualcosa?-

-meglio di no. Non preoccuparti, tra qualche minuto passerà tutto. Deve solo riposare…-

-certo che quella cosa di Viggo era ben strana…vabbè, meglio non pensarci, sicuramente era effetto dei farmaci…- il medico annuì ed uscì dal suo campo visivo, mentre Jackson si sedeva a terra accanto al lettino di Orlando. Lo osservò per un po', sembrava molto agitato, continuava a ripetere il nome di Viggo, poi di colpo sembrò calmarsi…

 

basta, era finita, lo sentiva. Il sonno si stava impossessando di lui e sapeva che sarebbe stata la fine. Poi gli sembrò di sentire la voce di Orlando. Un’allucinazione sicuramente… aprì gli occhi e fu certo di intravedere nella bufera una figura vestita di verde e marrone con lunghi capelli biondi

-orl…-

-alzati viggo. Alzati e vieni da me…-

-orlando io non…-

-non mollare. Ti prego ho bisogno di te, lo sai. Sei il mio eroe, sei tu quello forte. Non puoi cedere adesso. Alzati viggo e raggiungimi. Ci sei quasi, solo un altro piccolo sforzo..-

-per favore…-

-basta Viggo! Alzati! Fallo per me!-

la figura scomparve, a fatica l’uomo si alzò sulle ginocchia, e poi, con un’enorme sforzo, si mise in piedi. Barcollando riprese a camminare. Ma presto la strada si fece sempre più confusa.

-ti prego…non ce la posso fare! Dio ti prego…- la figura verde ricomparve

-seguimi Viggo-

-orly perché…come…?-

-perché io ti amo Viggo. Forse consciamente non lo so, ma io ti amo-

-quello che stai dicendo…io…non so…-

-zitto viggo. Qualsiasi cosa tu voglia dirmi lo farai di persona. Ora seguimi, ti farò strada- camminò nella neve per un tempo che a lui parve infinito, poi vide finalmente le luci del set. La figura davanti a lui scomparve. Sorridendo viggo accelerò il passo, fino a mettersi a correre.

 

Orlando si svegliò e anche questa volta scattò seduto, ma a differenza di qualche ora prima, sorrideva.

-peter manda qualcuno a prendere Viggo, è qui fuori-

-uff, Orlando ancora con questa storia..era solo un  sogno…-

-Cazzo Peter, prima che mi arrabbi vai-a-prendere-Viggo- disse scandendo le parole. Senza neppure capire il motivo il regista si alzò e si diresse verso l’uscita del grande capannone in cui si erano accampati. Camminò per un paio di minuti, il freddo gelido lo stava convincendo dell’irrazionalità dell’essere lì e dell’effetto dei medicinali, quando il raggio di luce della sua torcia illuminò una figura scura. Corse verso la sagoma fino a riconoscerla.

-Viggo!- l’attore sorrise, correndogli incontro

-Peter- ansimò, la voce era solo un debole gemito. Subito il regista gli passò un braccio intorno alle spalle a sorreggerlo.

-va tutto bene. Ora ti porto dentro…-

-Orly. Come sta Orly?- chiese ansioso, trattenendo il respiro nell’attesa della risposta. Era da quando quella strana sagoma gli si era presentata davanti che temeva il peggio. Somigliava troppo ad un…un…un fantasma. No, non avrebbe potuto sopravvivere a questo. Era sopravissuto ad una tormenta di neve, ma non poteva vivere senza Orlando, senza il suo amico.

-sta bene, non ti preoccupare. Sei tu che sembri messo maluccio…- Viggo sorrise, sentendosi come se gli fosse stato tolto un macigno dal cuore

-sto bene, portami da lui- il regista annuì.

Dopo pochi minuti erano dentro al capannone adibito a set. All’improvviso cambio di temperatura Viggo sentì un leggero malessere, e barcollò accasciandosi su Jackson, che lo invitò a sedersi. Ma lui rifiutò. Voleva vedere il suo amico. Era l’unica cosa di cui gli importasse. Appena si avvicinò al letto, prima ancora di vedere il ragazzo, il suo cuore accelerò.

 

Orlando si mise seduto più comodo. Se si fosse seduto all’arrivo dell’amico lui avrebbe visto la smorfia di dolore probabilmente inevitabile, e si sarebbe preoccupato. Lui non voleva questo. Sapeva che stava arrivando. Non sapeva spiegarsi i sogni e tutto il resto, ma sapeva perfettamente cosa fosse successo a Viggo e cosa avesse fatto. Era come se entrambi fossero usciti dai loro corpi, o almeno lui, e si fossero incontrati. Il suo spirito era andato oltre per aiutare il suo ami…no, era andato oltre per aiutare la persona cui teneva di più al mondo. Avrebbe preferito mille volte morire sotto le zampe di quel cavallo piuttosto che perdere Viggo. Era duro da ammettere, ma probabilmente quello che gli aveva detto durante quella specie di sogno era vero. Lui lo amava. Si, lo amava. Ma probabilmente lui non ricambiava. Altrimenti non sarebbe stato così esitante in sogno. Stava per morire, eppure non aveva avuto il coraggio di dirgli quelle due parole. Erano legati da profonda amicizia, ma per Viggo non andava oltre a questo.

 

Vide orlando sedersi sul letto e notò una lieve smorfia sul suo volto. Era molto pallido, e aveva un grosso cerotto sulla fronte, ma sembrava stare abbastanza bene. Si liberò dalla presa dell’amico e accelerò il passo verso il letto.

-ciao orly…- sussurrò. Orlando sorrise.

-meglio tardi che mai. Che brutto aspetto- disse, poi entrambi sorrisero all’involontaria citazione del film. I sorrisi si spensero dolcemente mentre si fissavano negli occhi. Quante cose da dirsi. Quante cose che probabilmente non si sarebbero mai detti…

-vedo che anche agonizzanti i miei attori sono sempre calati nella parte- scherzò il regista affiancandosi a Viggo e rompendo il loro momento idilliaco.

-credo che se il dottor Ross non si sbriga a dare un’occhiata a Viggo tra un po' dovrai trovarti un altro Ramingo. Ha un’aria tutt’altro che sana…- Peter annuì e si allontanò, mentre stremato Viggo si sedeva sul bordo del letto.

-come ti senti Orly? Cosa è successo?-

- il cavallo è scivolato sul ghiaccio e mi è caduto addosso. Sto bene davvero, sono solo un po' drogato dagli antidolorifici. Viggo hai rischiato a venire qui, non dovevi- alle ultime due parole un nodo gli strinse il cuore. Era quello che pensava? Non era importante la sua presenza? E poi se non aveva nominato del bosco…beh, significava che era stata solo un’allucinazione. Orlando non gli aveva mai detto di amarlo. Orlando non lo amava. Lui invece iniziava a rendersi conto di poter dare tutto, anche la vita, solo per un suo sorriso.

**-invece io…dovevo…-

-perché?-chiese orlando timoroso, con una debole speranza che prendeva vita in fondo al suo cuore mentre vedeva paura e timore negli occhi dell’amico

-beh, ecco io…orly io…-

-allora, eccolo il nostro eroe delle nevi!-

-dottor Ross!- disse Viggo voltandosi e sperando di nascondere l’espressione amareggiata che gli si era dipinta sul viso.

-vediamo di rimetterti in sesto…tu e Orly mica vorrete passare le prossime settimane in una stanza d’albergo a giocare a carte…- istintivamente entrambi si guardarono. In realtà era una prospettiva più che piacevole, ma nessuno dei due poteva ammetterlo.

-beh, conoscendo Peter è l’unico modo per avere un po' di vacanze…-scherzò Orly, per sfuggire dallo sguardo interrogativo del collega

-ok, Viggo togliti questo costume bagnato che facciamo una bella visita. Penso che orly non si offenda se usiamo un po' del suo letto…- Mortensen cercò lo sguardo dell’amico. Non sapeva perché ma in quella situazione trovava imbarazzante spogliarsi. Non voleva costringere Orly a guardare il suo corpo. Sia per i segni per cui forse si sarebbe sentito in colpa, sia per via di quello strano clima che c’era tra loro. Tuttavia non poté farne a meno.

Quando vide Viggo che lentamente, per via dei mille dolori dovuti all’incidente, si spogliava, Orlando provò una strana sensazione. Era attratto incredibilmente da lui. Non era solo una cosa fisica, anzi era qualcosa di profondo, ma l’istinto che provava di avvicinarsi e toccarlo era maledettamente forte. Avrebbe voluto accarezzare e massaggiare quei muscoli perfetti ora martoriati da lividi ed escoriazioni. Avrebbe semplicemente voluto sentire la sicurezza che solo l’abbraccio di Viggo poteva dargli. Si erano abbracciati un paio di volte, ovviamente soltanto come gesto amichevole, e mai come in quei momenti Orly si era sentito al sicuro. Non immaginava che anche per il collega fosse stato lo stesso.

Per tutto il tempo della visita Viggo tenne gli occhi nel vuoto, cercando di evitare lo sguardo di Orly, temendo di trovarvi ribrezzo ed imbarazzo. Fu un sollievo quando, dopo un rapido controllo e cinque punti di sutura sulla fronte, il dottor Ross gli porse abiti asciutti col permesso di rivestirsi.

-beh, visto che hai fatto tutta sta strada per vedere Orly e che questo letto è improvvisato direi che ora ci organizziamo a farvi un due piazze così vi tenete un po' compagnia- Viggo spalancò gli occhi fissando il regista

-io…io non ho bisogno di stare a letto! Sto benissimo!- non poteva. Non sarebbe mai riuscito a stare lì, solo, accanto ad Orly, senza fargli capire ciò che provava, senza dirgli che era solo grazie all’idea di dichiarargli il suo amore che era vivo

-si, si stai benissimo. Se non contiamo la febbre e la costola incrinata…non fare storie e- finì di stendere un materassino gonfiabile e di metterci sopra una coperta –mettiti sdraiato-

-io non voglio!- protestò Viggo assumendo l’aria di un bambino capriccioso.

Per un istante Orlando dovette lottare per ricacciare dentro le lacrime. L’uomo che amava più di ogni altra cosa temeva addirittura l’idea di dormire nella sua stessa stanza! Eppure non era mai stato così…erano sempre stati affiatati… maledizione probabilmente aveva capito i suoi sentimenti e… e l’aveva perso per sempre. Chiuse gli occhi un secondo e deglutì a fatica

-Orlando tutto bene?-

-eh? Ah, si si dottor Ross… credo di aver bisogno di dormire. Scusatemi- disse rimettendosi steso e tirandosi la pesante coperta di lana sul volto. Una lacrima scese lenta sul viso ed andò a morirgli sulle labbra. Dolcemente lui la raccolse con la lingua, assaporando tutta l’amarezza del suo amore impossibile.

Nel vedere quel gesto Viggo credette di morire. Era un chiaro rifiuto, non poteva essere più esplicito di così. Non ne sapeva il motivo, ma Orly evidentemente ce l’aveva con lui. Col magone che gli impediva di respirare salutò gli altri due e si mise steso, coprendosi anche lui il volto con la coperta di lana. Il regista e il medico lasciarono l’angolino che avevano messo su per dare un po' di riservatezza ai due.

Restarono a lungo entrambi svegli, accoccolati sotto le coperte, senza il coraggio di uscire ed affrontare la realtà. Viggo non sapeva spiegarsi l’allucinazione di qualche ora prima, certo poteva essere semplicemente che in un momento molto critico la sua mente aveva evocato la cosa più importante per farlo reagire, ma era come se sapesse che c’era qualcosa di molto più profondo.

Orly invece si chiedeva perché avesse rischiato la vita, perché fosse andato fin lì, solo per poi evitarlo. Sentì l’amico dare due colpi di tosse e sbirciò oltre la coperta. Dunque era sveglio e veramente si nascondeva da lui. Ma perché? Non poteva semplicemente comportarsi come sempre? Era così idiota da temere che gli saltasse addosso? No, tutto questo non aveva una logica. Viggo continuò a tossire, colpa, evidentemente, di tutto il freddo preso fuori. Preso per raggiungere Orlando. Facendo fatica a respirare, e continuando a tossire si sedette sul letto. Subito si tirò su anche orlando, sporgendosi verso l’amico che non accennava a smettere, preoccupato. Dopo un paio di minuti gli diede qualche leggera pacca sulle spalle. Ancora tossendo viggo cercò il suo sguardo e lo fissò negli occhi. Dopo qualche minuto la crisi passò. Orly rimase un po' con la mano poggiata sulla spalla dell’amico, ma appena se ne rese conto la ritirò di scatto. Viggo, ovviamente, non reagì, ed entrambi interpretarono il comportamento dell’altro come un segno che confermava i loro dubbi.

-tutto bene Viggo?- chiese preoccupato Orly, con quella sua aria dolce tanto sensuale

-si…credo di si (ma andava decisamente meglio quando potevo sentire la tua mano calda su di me). È solo un po' di tosse- il ragazzo annuì, poi calò di nuovo il silenzio

-perché l’hai fatto?- disse orlando dopo qualche minuto, ma dopo quella che sembrò essere un’eternità

-cosa intendi?-

-perché sei venuto qui?- Viggo trattenne il fiato. Quanto avrebbe voluto dirgli “perché non posso vivere senza di te”, ma non poteva

-io sono venuto perché – “dai Viggo, ce la puoi fare, diglielo…” –beh perché io…- ma la tosse si impossessò di nuovo di lui. Questa volta il più giovane rimase immobile a fissarlo. Nel suo sguardo aveva intravisto qualcosa che… non sapeva definirlo, ma era qualcosa che gli aveva dato una speranza dentro. Era istintivo. Sapeva che forse si stava sbagliando, ma era quasi certo che lui stesse per dirgli…

-io sono venuto fin qui perché io ti…-

-allora, che succede qui? Ti abbiamo sentito tossire fin laggiù!-  senza potersi trattenere orlando lanciò un’occhiata fulminante al medico, che purtroppo Viggo, occupato a riprendere a tossire, non poté cogliere.

***-niente tutto bene…- sussurrò appena riprese fiato, spostando lo sguardo sul suo amico e maledicendo il medico per averlo interrotto. Ma forse era meglio così piuttosto che sentire un rifiuto.

 

Erano passate diverse ore da quando era arrivato lì, ed era già pomeriggio inoltrato. La nevicata non accennava a diminuire, cosa piuttosto consueta da quelle parti, ed erano ancor a bloccati sui vari set al coperto. Lui e Orly erano sempre rimasti a letto, stesi a pochi centimetri l’uno dall’altro, ma non avevano scambiato che poche parole necessarie. Entrambi assorti nei loro pensieri e dubbi, entrambi a crogiolarsi nel dolore che l’idea di non essere ricambiati in quello strano, e un po' spaventoso, sentimento. Poi, finalmente, sbuffando Orlando si mise seduto

-cazzo non ce la faccio più!- Viggo lo guardò senza capire, poi, con una smorfia di dolore, si voltò su un fianco, poggiandosi sul gomito

-ti fa male la gamba, vuoi che ti chiami il medico?- chiese un po' preoccupato, cercando lo sguardo dell’amico che però abbassò gli occhi

-no maledizione! Mi fai male tu! Perché diavolo sei venuto fin qui per poi evitarmi?- chiese, mentre tutte le sue paure gli esplodevano in petto nell’attesa della risposta. Sapeva che sarebbero bastate poche parole per distruggerlo, ma era meglio che quel limbo in cui si trovava da ore.

-Orly io non ti sto evitando affatto- disse tranquillo –ti stai sbagliando. Sono venuto per vedere come stavi…-

-è solo questo?- chiese speranzoso, poi si rese conto del tono che aveva usato ed arrossì –insomma... hai rischiato la vita solo per sapere come stavo?- il suo cuore accelerò, e notò subito quello strano lampo negli occhi di Viggo

-sei mio amico, sei importante per me. Non potevo immaginarti qui, ferito, senza sapere cosa avessi…-

-sei caduto nella neve decine di volte e ti sei rialzato, e solo per sapere cosa mi ero fatto? Solo per assicurarti della salute di un collega?- chiese sottovoce, per paura di sentire la risposta. Una risposta che forse non voleva affatto. Una risposta che non arrivò. Con gli occhi lucidi Orly cercò lo sguardo dell’amico, ma lui fissava un punto indistinto del pavimento. Ovviamente era imbarazzato dalla domanda.

Non poteva dirglielo. Non poteva dirgli che era andato fin lì solo perché non poteva fare a meno di lui, della sua risata, dei suoi occhi un momento allegri e scherzosi e quelli dopo profondi e seri. Non poteva fare a meno di vederlo impegnato sul set, con le frecce che scorrevano lente tra le dita (n.d.Ginny se non mi evoco questa scena almeno una volta ogni due ore vado in crisi di astinenza, scusatemi!) oppure mezzo ubriaco a scherzare con Elija e gli altri “hobbit”. E questo semplicemente perché…perché…perché lo amava. Ma per lui, con le sue mille donne, ovviamente non era lo stesso. Se quel sentimento lo terrorizzava figurarsi l’effetto che avrebbe fatto sul giovane Orlando. Non aveva il suo cuore, non poteva perdere anche la sua amicizia. Il silenzio era l’unica possibilità. Eppure era così strano che insistesse…ehi, ma lui come faceva a sapere delle cadute? Sconvolto alzò la testa e lo fissò

-aspetta un attimo, cosa stai dicendo?-

-mi sto solo chiedendo perché hai fatto tutto questo per poi evitarmi così…-

-no, no…come fai a sapere delle cadute?- Orlando spalancò gli occhi e capendo il significato di quel gesto venne spontaneo farlo anche all’uomo più anziano –Orly tu…tu eri lì?- chiese esitante, la voce che gli tremava dall’emozione

- v-vig intendi dire che nel bosco tu…- la frase gli morì in gola e anche l’altro trovò solamente le energie per annuire. Questo cambiava decisamente le cose. Com’era possibile che… ma i pensieri di Viggo furono bruscamente interrotti da un altro ricordo, e non poté fare a meno di chiedere

-orlando, quello che tu mi hai detto…il motivo per cui eri lì…è…è…così?- la voce tremava ed il cuore gli sembrava esplodergli in petto. Forse c’era davvero una speranza…

-io..beh ecco…ma non importa. Il tuo silenzio è stato più che eloquente- rispose amareggiato, ma lieto di spostare il discorso da lui. Non poteva ammettere i suoi sentimenti se il cuore di Viggo era chiuso. L’altro esitò senza rispondere nulla. Non sapeva cosa dire. Ciò che provava lo terrorizzava e non era certo di poterlo ammettere così. Dopo un paio di secondi Orlando, con le lacrime agli occhi fece per voltarsi, ma una forte mano sulla spalla lo trattenne

-guardami Orly- sussurrò l’uomo, ma il ragazzo continuò a guardare a terra, cercando invano di nascondere la lacrima che gli percorreva la guancia. Perché il contatto con quella mano gli faceva provare quel dannato brivido pure ora! –orlando guardami- ripeté a voce più alta scrollandolo leggermente, questa volta lui ubbidì –forse non ti ho detto nulla, forse ho esitato, ma non credi che l’essere qui sia una risposta sufficiente?-

-sei qui ma mi eviti…vorresti essere altrove…-

-è solo perché ho paura Orly. Ho paura di…- si bloccò. Non poteva dirgli quelle cose non…ma lui interruppe i suoi pensieri

-Viggo io sono semplicemente terrorizzato, ma…-sospirò –penso sul serio quello che ti ho detto nel bosco…- l’altro sgranò gli occhi

-Orlando anch’io…anch’io provo le stesse cose. Solo l’idea che tu potessi essere ferito…credevo di impazzire… e poi l’incidente e…-

-shh non dire altro, adesso è tutto a posto, è tutto finito. Ho avuto tanta paura che tu non…- ma viggo lo interruppe accarezzandogli con dolcezza una guancia e sfiorando col pollice il piccolo taglio che aveva sul labbro. Uno strano ed intenso brivido attraversò il ragazzo. Ansimando, avendo perso ormai il controllo su qualsiasi suo pensiero, col cuore che esplodeva dalla gioia, si sporse contro di lui. Le loro labbra  a pochi millimetri. Esitarono un attimo, incerti del significato di quel gesto. Fissandosi negli occhi. Ma poi ad entrambi fu chiaro ciò che provava l’altro…

-ecco la cena ragazzi!- disse Peter arrivando. I due si allontanarono di colpo. Ansimando leggermente, una smorfia di dolore si dipinse sul viso di Viggo –ragazzi tutto a posto? Sembrate strani…-

-si si, tutto ok…è solo che…-

-stavamo provando una delle ultime scene…Sai com’è, per noi grandi attori il lavoro non si ferma mai- disse Orly sforzandosi di sorridere

-spiritosi. Forza mangiate…- rise, porgendogli due piatti di carta con dentro quello che, con un po' di fantasia, si sarebbe potuto chiamare passato di verdure. I due mangiarono in silenzio, mentre il regista, entusiasta di un paio di nuove idee per le ultime scene da girare, parlava di nuovi set e ambientazioni. Di tanto in tanto i due si guardavano di sottecchi, non ancora certi di aver colto del tutto l’importanza di quelle parole. L’uomo se ne andò solo dopo un paio d’ore, quando entrambi, da bravi attori, iniziarono a dare segni di stanchezza. I due amici si fissarono per un po', insicuri sul da farsi, poi di colpo la luce principale si spense. Viggo sentì orlando sospirare. Sembrava di sollievo

-cosa c’è orly?- il ragazzo sorrise

-niente, è solo che credo che così sia più facile… Viggo cosa ci sta succedendo?-

-non lo so. È irrazionale tutto questo. È irrazionale la mia voglia di te, di stringerti di parlarti…io non credevo possibile una cosa simile…-

-siamo in due allora. Provo lo stesso. Sono intensissime le sensazioni anche quando ti sento solo parlare dei tuoi quadri…con tutta la tua passione…-

-non intendere male Orly, ma non credo sia la situazione migliore per parlarne…-

-perché?- chiese lui, il tono della voce allarmata

-non siamo lucidi, e abbiamo bisogno di dormire… Orly ne parliamo domani. Ora riposa- il ragazzo fece per rispondere, ma sentì che Viggo si stendeva e tirava su la coperta. Una strana angoscia gli strinse lo stomaco. Che ci avesse ripensato? No, era impossibile. Gli aveva ben detto che era andato fin lì, nella tormenta, rischiando la vita, solo per assicurarsi che stesse bene, solo per un suo sorriso. Non era possibile che bastasse un semplice minestrone e qualche sguardo rubato per fargli cambiare idea. Non doveva preoccuparsi. Si voltò e si mise a sua volta sotto le coperte. Sopraffatto dalle mille emozioni e dai medicinali scivolò subito nel sonno.

Viggo invece di dormire proprio non ne voleva sapere. Continuò a lungo a rigirarsi nel letto. Provava una gioia indicibile nel cuore, e non poteva fare a meno di maledire Peter per averli interrotti prima che potesse sfiorare le labbra sensuali del suo amico. Eppure c’era qualcosa che lo faceva soffrire. E anche se non voleva ammetterlo sapeva cos’era. Era la coscienza che non avrebbe mai potuto esserci un futuro. Lo amava con tutto il suo cuore, ed ora sapeva che anche per Orlando era lo stesso. Solo un amore forte poteva andare oltre i limiti fisici com’era capitato a loro. Doveva essere un sentimento fortissimo se aveva permesso ad Orlando di uscire dal suo corpo per guidarlo alla salvezza. Ma questo non sarebbe bastato a superare i mille ostacoli che avevano davanti. Sarebbe scoppiato uno scandalo, la carriera di Orlando sarebbe andata distrutta, ed assieme a questa il sogno di una vita. Il ragazzo ne avrebbe sofferto immensamente e lui non poteva permetterlo. Preferiva sacrificare il loro amore, la sua gioia e forse la sua stessa vita piuttosto che la felicità del suo amato. Doveva troncare adesso, finché la cosa era solo all’inizio.

****i due giorni che seguirono furono, per entrambi i più brutti e difficili della loro vita. Ogni volta che Orlando cercava di riprendere il discorso di loro due, Viggo, se pur a malincuore, cambiava argomento o trovava una scusa per fingere di mettersi a dormire. Gli faceva male questo, sentiva ogni volta qualcosa lacerarsi dentro di lui, ma doveva farlo per la felicità del suo amico. Era disposto anche a questo per lui.

Anche orlando soffriva. Si sentiva tradito. Come poteva avergli detto tutte quelle cose, come poteva averlo illuso così su loro due per poi…per poi niente. Semplicemente il silenzio. Un silenzio che feriva più di mille parole. L’aveva preso in giro? Sembrava impossibile che si fosse preso gioco di lui, dei suoi sentimenti, eppure era l’unica spiegazione plausibile. Se, come aveva detto, fosse andato fin lì per lui, fosse sopravissuto per lui, beh, allora era semplicemente impossibile un cambiamento d’idea come quello. Si conoscevano da troppo tempo perché Viggo potesse innamorarsi e farsela passare nel giro di tre giorni. Se provava qualcosa per lui era nato nel tempo passato assieme, nel conoscersi, e qualunque cosa detta o fatta in quelle ore non poteva aver compromesso tutto. Con voce tremante chiamò il suo nome per parlargli ma l’amico, pur sentendo benissimo, non rispose. Orlando strinse i pugni sulle coperte. Doveva restare calmo, non poteva farsi prendere dalle emozioni. Qualunque cosa stesse succedendo non poteva mostrarsi debole. E poi forse era solo un sentimento passeggero, non era possibile che lui amasse un uomo. No, non un uomo: Viggo.

Quando Peter arrivò entrambi fingevano di dormire, assorti nel loro dolore. Il regista sorrise, poi buttò un sacchetto sul letto, che sobbalzò, facendoli voltare entrambi di soprassalto

-ma che diavolo…-

-bentornato tra noi Viggo! Non ti ho mai visto dormire tanto come in questi giorni.. buone notizie, ce ne andiamo. Vestitevi. Qui ci sono i cappotti e tutto l’occorrente, tra venti minuti partiamo- orlando si stropicciò gli occhi sbadigliando. Non aveva dormito quasi niente negli ultimi due giorni e ora la stanchezza iniziava a farsi sentire. Il regista si allontanò ad organizzare le mille cose prima della partenza, a causa dell’imprevista nevicata non sarebbero tornati lì per un po', e viggo iniziò a vestirsi, rabbrividendo nell’uscire dalla soffice coperta. Era quasi pronto quando vide che il suo amico lottava impacciato per mettersi i pantaloni, scuciti, sul gesso. Esitò un secondo, cercando di ignorare il brivido che lo aveva percorso nel vedere il corpo del ragazzo coperto solo da aderenti boxer neri. L’ultima cosa di cui aveva bisogno adesso era che, oltre al dolore di doverlo perdere, si aggiungesse il desiderio fisico. Finendo di infilarsi il maglione si avvicinò a lui, sporgendo le mani verso i suoi pantaloni. Orly trasalì.

-credo che tu abbia bisogno di una mano- disse sottovoce, sorridendo un pochino. L’altro deglutì. Era così strano avere le mani di viggo così vicine al suo corpo semi nudo. no. Non doveva dimenticare quello che quell’uomo gli stava facendo

-ce la faccio da solo- rispose freddo, ricominciando a lottare coi pantaloni. Abbassando lo sguardo Viggo arretrò di un paio di passi. Orlando lo stava odiando. Probabilmente si stava sentendo usato e preso in giro… ma non poteva fare niente. Avrebbe voluto con tutto il cuore sorridergli, dimostrargli il suo amore, ma non poteva. Era la cosa giusta. Anche se il prezzo era forse troppo alto. Tornò a sedersi sulla sua parte del letto, la costola gli faceva un male tremendo, ma non voleva farlo capire a nessuno, tantomeno ad Orlando. Senza farglielo capire lo osservò mentre finiva di mettersi i pantaloni, poi iniziò a trafficare con una maglia nera. Infilandola strusciò la ferita sul braccio, e non poté trattenere un “ahi”. Viggo si voltò di scatto. La benda si era subito sporcata di sangue, forse si era allentato un punto. Orlando chiuse gli occhi. Non era il dolore al braccio a farlo sentire così, o forse sì. Probabilmente erano tutte le emozioni negative di quei giorni… non lo sapeva, sapeva solo che voleva urlare e mettersi a piangere. Strinse le dita attorno alla maglietta, poi perse il controllo e la scagliò con rabbia sul letto

-vaffanculo!- urlò. Viggo chiuse gli occhi, sapendo bene che quell’insulto era in realtà diretto a lui. La macchia rossa sulla benda si stava allargando per il movimento brusco. Questa volta doveva aiutarlo. Doveva calmarlo. Carponi sul letto si avvicinò a lui, poi prese in mano la maglia

-lasciami in pace Viggo- disse tra i denti, nella sua voce odio e disperazione.

- ti lascio in pace, ma il braccio ha ripreso a sanguinare, e non puoi metterti questa maglia da solo-

-allora non me la metterò- disse voltandosi

-sapevo che eri giovane, non infantile. Non puoi permetterti una polmonite, già la tua gamba rallenterà abbastanza le riprese- orlando lo fissò negli occhi, cercando di non far trapelare il suo dolore

-è solo per quello che mi aiuti?- viggo si morse impercettibilmente il labbro

-si, è solo per quello- rispose freddo, poi iniziò a vestirlo, facendo attenzione a non fargli male alla ferita. Sentiva Orlando tremare sotto le sue mani, ma non riusciva a capirne la causa precisa. Rabbia? Dolore? O solo la sua stessa eccitazione? Ma neppure l’interessato in realtà lo sapeva. Quando fu del tutto vestito si alzò e gli porse le stampelle. Orly non disse nulla, si limitò ad un cenno della testa per ringraziare. Rimasero seduti ancora un po' sul letto, dandosi le spalle, poi finalmente arrivò Peter a rompere il lugubre silenzio

-ho due attori in lite?- chiese scherzando

- siamo solo stanchi. Andiamo?- rispose secco Viggo alzandosi. Peter lo guardò stupito, poi voltò lo sguardo su orlando che con aria cupa si alzava da letto. Il regista lo aiutò e lentamente si diressero verso l’uscita, l’attore più anziano dietro.

Si era sbagliato, non poteva. Non riusciva a stargli accanto e ad ignorare ciò che provava. Non poteva far finta che niente fosse accaduto, ma soprattutto non poteva guardarlo negli occhi e mentirgli. Ormai aveva preso coscienza di amarlo e non poteva più stargli accanto come niente fosse. Nonostante la costola dolorante accelerò il passo e si affiancò al regista

-peter aspetta, devo parlarti- l’uomo si fermò a guardarlo, continuando a tenere Orly per il braccio. Viggo respirò a fondo –senti ho avuto altre proposte di lavoro e…vorrei che girassimo le scene che mi coinvolgono al più presto- jackson non ne era sicuro, ma pensava di aver percepito un tremito in orly nel sentire quelle parole.

-vuoi lasciare il set Viggo?-

-si. Cioè, devo farlo…- ma il si sicuro era sufficiente a chiarire la situazione all’amico

- Viggo farò il possibile ma…-

-lascia perdere Peter. Lascialo libero, non vedi che freme dalla voglia di andarsene?- rispose arrabbiato Orlando, poi si liberò dalla presa del regista che lo guardava sconvolto

-orlando ma che ti prende?-

-dovresti chiederlo a lui- peter notò lo sguardo pieno d’odio del ragazzo, poi si voltò e vide quello dispiaciuto dell’uomo

-Orly non…- sussurrò appena

-Mortensen taci che è meglio- disse prima di allontanarsi correndo sulle stampelle. I due uomini lo osservarono un istante, imbarazzati dalla situazione. Viggo sentiva una strana sensazione di malessere. Mai come in quel momento era stato tanto certo di perderlo. Era quello che voleva, l’aveva scelto lui, eppure faceva più male di quanto immaginasse. Non aveva mai pensato di poterlo perdere realmente, ma era quella la cosa più ovvia. Non solo l’amore, ma anche l’amicizia che li legava sarebbe sparita per sempre e… no, doveva almeno parlargli. Non poteva lasciarlo andare così. Lui stava soffrendo. Dietro a quello sguardo d’odio c’era senz’altro un profondo dolore. Lo conosceva abbastanza da saperlo. Fece un passo avanti, ma si bloccò nuovamente. Cosa gli avrebbe detto? Non poteva spiegargli, ma non poteva neppure inventare una scusa… c’era una sola cosa che poteva dirgli, ma non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Non sarebbe mai riuscito a guardarlo negli occhi e a dirgli di non amarlo. Semplicemente avrebbe preferito morire. Sentì una mano sulla spalla e si voltò

-Vig, non so cosa sia accaduto tra voi, ma credo che dovreste chiarire. Siete troppo amici per rovinare tutto così- l’uomo lo guardò, poi sorrise di un sorriso triste ed annuì allontanandosi nella direzione in cui era andato Orlando. Ovviamente lo raggiunse subito. Gli andò accanto

-orly aspetta, ti devo parlare- il ragazzo sollevò leggermente la stampella per fargli segno di stare lontano e riprese a camminare – per favore…-

-Viggo non ho niente da dirti- disse brusco senza neppure voltarsi. Questa volta l’uomo gli si parò davanti, bloccandogli il passaggio

-cazzo, orly non fare il bambino! Dobbiamo parlare-

-negli ultimi due giorni non avevi tutta quest’ansia di farlo- disse sottovoce, l’angoscia che si stava impossessando di lui

-non è come pensi…io non…- ma si bloccò. Cosa gli voleva dire? Non lo sapeva neppure lui. Prima che potesse riprendere a parlare intervenne il ragazzo

-tu non provi quello che mi hai detto l’altro giorno. Va bene Vig, potevi pensarci prima però…- rispose, cercando di mantenersi tranquillo e scostante. Ma l’uomo poté chiaramente distinguere il tono di dolore nella sua voce

-non è così. Sai quello che provo per te, non è stato facile ammetterlo e non l’avrei di certo fatto per poi rinnegarlo. Ma non possiamo –sospirò, abbassando lo sguardo per non vedere l’espressione di Orlando –non è giusto. Distruggerebbe la tua carriera. Non posso permetterlo-

-tu…tu butteresti all’aria tutto questo per una carriera? E lo chiami amore questo?- iniziò la frase urlando, ma le ultime parole gli si spensero in gola. Viggo gli prese un braccio ma lui si divincolò.

-no, per la tua felicità. Lo so che sembra assurdo, ma è la cosa migliore…fa male anche a me, ma un giorno mi ringrazierai-

- no no no! Non puoi decidere così della mia vita! Io voglio stare con te, se vuoi mandare tutto all’aria non dare la colpa a me!- orlando sentiva il cuore battere veloce. Avrebbe voluto urlare, picchiare quell’uomo che lo stava ferendo così tanto…quell’uomo che non poteva fare a meno di amare. Per quanto lo ferisse, per quanto si sforzasse di odiarlo, l’unico risultato era che lo amava un po' di più.

Viggo strinse i pugni. Non credeva di poter soffrire così, non credeva che gli occhi lucidi di qualcuno avrebbero potuto spezzargli il cuore, frantumarglielo in tanti pezzi. Non dubitava del suo amore, ma orlando si, e non poteva fare nulla per dimostrargli la sua buona fede. Era questo che più lo faceva soffrire. Cercò le parole per rispondergli, per fargli capire che era la verità, ma non gli vennero. Riusciva solo a pensare a lui. A loro. Alla sua vita senza di lui. Non poteva, non poteva perderlo.

-sei rimasto senza parole?- ma l’uomo tacque – bene, direi che il tuo silenzio è abbastanza. Io adesso me ne vado. Se…- non poteva dirlo… ma doveva. Era difficile, ma lo doveva a se stesso –se esco da quella porta mi dimenticherò di tutto…-

-non lo fare, ti prego-

-cosa dovrei fare? Dimmelo tu… non possiamo stare assieme, ma non vuoi che dimentichi, cosa vuoi? Cosa?-

-ti amo orly- il ragazzo si sentì mancare a quelle due parole, e strinse le mani sulle stampelle

-evidentemente non abbastanza…- rispose tuttavia mestamente, anche se l’unica cosa che avrebbe desideratp fare era saltargli al collo

-maledizione! Lo sai che è così! Ma la cosa più giusta per te…-

-per me? Non sono neppure in grado di scegliere cosa è più giusto per me?- viggo fece per rispondere, ma orly gli fece cenno di no con la testa. Stava soffrendo troppo, non avrebbe potuto sopportare altre parole, non avrebbe più potuto stargli davanti mascherando quel dolore sordo che lo stava lacerando dentro –Viggo, basta. Non arriveremo mai a niente. Ci vediamo sul set se c’è da rigirare qualche scena- l’uomo  aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Solo quando lo vide allontanarsi riuscì a sussurrare un “aspetta”, ma Orlando lo ignorò e varcò la soglia. L’aveva perso. Per sempre. Gli aveva spezzato il cuore. La testa gli girò di colpo e si dovette poggiare ad alcuni scatoloni dietro di lui. Gli tornarono in mente tutti i momenti passati assieme, riprovò ogni singolo brivido lungo la schiena che gli dava l’abbracciarlo, lo sfiorarlo o semplicemente il guardarlo. Gli tornarono alla mente i terribili momenti nel bosco, tutta la paura e il dolore…ne era uscito solo grazie a lui… di colpo tutto gli fu chiaro. Non c’era carriera che tenesse, ne reputazione… non poteva fare a meno di lui per niente al mondo, e se aveva pensato che fosse così anche per un solo secondo…beh allora era più idiota di quanto pensasse. Non sapeva se era troppo tardi, ma doveva fare qualsiasi cosa in suo potere per rimettere le cose a posto. Tremante corse fuori, e vide Orlando che camminava rasente al muro. Sospirò, poi si avvicinò. 

-orly aspetta- il ragazzo sentì il cuore perdere un battito e il respiro fermarsi in gola. Un brivido di felicità lo percorse, ma subito lo represse. Non riusciva… non poteva…

-Viggo, non voglio sentirti. Non dire una parola- sussurrò. L’uomo si bloccò un istante, poi decise che questa volta non poteva fermarsi. Gli andò davanti e gli impose il suo sguardo. Uno sguardo che non lasciava spazio a dubbi. Uno sguardo che il cuore ferito di Orlando non poteva sopportare. Abbassò gli occhi, sapendo che Viggo se ne sarebbe andato. Non avrebbe lottato ancora, non importava così tanto per lui. Ma questa volta l’uomo lo stupì. Gli posò le mani sulle spalle e lo spinse indietro, contro il muro. Orlando dovette spostare di scatto le stampelle per mantenere l’equilibrio. Cercò nuovamente lo sguardo dell’amico, per capire, ma questo chiuse gli occhi e, prima che lui potesse rendersene conto, poggiò le labbra sulle sue. Un brivido percorse la schiena di entrambi. Viggo accarezzò dolcemente le labbra del ragazzo per qualche secondo, poi si scostò, poggiando la fronte contro la sua ed ansimando leggermente come a sostenere le troppe emozioni

- c-cosa significa?- Viggo scosse la testa e poggiò nuovamente le labbra sulle sue, ma questa volta quando fece per staccarsi Orly lasciò cadere una stampella e lo trattenne. Il bacio si fece sempre più appassionato, finché entrambi non rimasero senza fiato

-perdonami amore. Sono stato uno stupido…- orly scosse la testa, lasciando cadere anche l’altro sostegno e poggiandosi totalmente all’uomo

-non importa amore, ora siamo insieme, e lo saremo per sempre- Viggo sorrise, il cuore che batteva forte, poi si spinse ancora contro le labbra del ragazzo. Nulla aveva più importanza…

 

FINE?