.|. The Observer .|.

by LoLL

A qualcuno piace guardare...

Commedia/Sentimentale | Slash | Rating NC-17+ | One Piece

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Dedicata a Fiorella, fedelissima del “trio del Cunterbago”. Grazie per tutto, girl!

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Mi piace osservare le persone. Guardarle quando si muovono, quando parlano, quando mangiano, perfino quando dormono.
Mi piace immaginarle, pensarle e farle muovere con la mia immaginazione secondo una trama nota a me soltanto.
Scelgo i miei soggetti in base alle relazioni che stabiliscono fra di loro: uomo-donna, uomo-uomo, donna-donna, questo è poco importante; ciò che conta è la capacità che queste interazioni hanno di nutrire le mie fantasie.
Da un po’ di giorni la mia attenzione è stata completamente catturata dalla complessa dinamica che si sta stabilendo fra due dei miei soggetti preferiti. Li ho potuti osservare molto da vicino, da una posizione privilegiata, che mi ha consentito di vedere molto di più di quello che qualsiasi altro osservatore avrebbe colto. Li ho studiati in quel loro particolare gioco che li porta a stuzzicarsi di continuo, sul set e fuori, un gioco innocuo, in apparenza, che non ha un vinto e non ha un vincitore ma che, ai miei occhi allenati, ha rivelato in modo limpido chi è la vittima e il carnefice. Metaforicamente parlando, naturalmente.

Percepisco il cambiamento nel loro rapporto ogni giorno che passa: comincia ad essere spiazzato, le parole che lui gli sussurra all’orecchio, quando sono abbastanza lontani dagli altri per non farsi sentire ma non abbastanza perché la gente non si accorga di questo scambio, in qualche modo lo turbano, non so cosa gli dica posso quasi immaginare la pelle d’oca formarsi sul collo, là dove il suo respiro si è fatto sentire insieme alle parole.
Lo cerca con lo sguardo quando crede che nessuno se ne accorga, e lo abbassa immediatamente non appena i loro occhi si incrociano, anche solo per un attimo. Perfino il suo atteggiamento, così aperto e solare, sta cambiando quando sono vicini: non gli si butta più addosso come fa con tutti, in quella sua costante ricerca del contatto fisico, ha quasi paura di toccarlo eppure lo desidera con tutto il corpo, si vede dal modo con cui i suoi occhi lo seguono e come il suo sguardo si allarga quando gli si avvicina. Lo sguardo di un cucciolo adorante che non aspetta altro che essere ricompensato dal suo padrone ma che non vuole chiedere per paura di essere punito.
Credo che anche lui si sia accorto dell’effetto che gli sta facendo e credo che stia giocando, lo sta portando all’angolo per poi sferrare l’attacco finale. L’ho visto poco fa, mentre scherzavano fingendo di lottare e lui lo atterrato e si ci si è messo sopra con tutto il corpo, in mezzo alle sue gambe: un movimento veloce ma deciso del bacino, una spinta e poi si è ritratto subito, alzandosi come se nulla fosse, e se ne è andato verso il set, lasciandolo lì, a terra, con le guance rosse e le gambe aperte. Non ho potuto fare a meno di guardare: ce l’aveva così duro che si vedeva benissimo attraverso il costume di scena. Non ho difficoltà ad immaginare perché sia stato in bagno così a lungo dopo, poveretto!!!
È un gioco perverso ma mi piace, mi piace così tanto che ho deciso di parteciparvi. Ho deciso che li voglio e li voglio tutti e due. Non importa quanto devo aspettare, il tempo non mi manca e comunque guardare mi piace, quindi, fino a che non si presenta l’occasione giusta continuerò a osservare dal mio posto il padrone che accarezza il cucciolo e il cucciolo che lecca la mano del padrone in attesa di una ricompensa più consistente. Sono così belli ed eccitanti in questo gioco che non mi stancherei mai di guardarli.
Sto parlando di Viggo e Orlando, naturalmente, i miei compagni del Cunterbago.

***
La fortuna sembra volermi bene.
Sono passati solo tre giorni da quando ho preso la mia decisione ed ecco che sembra essersi presentata l’occasione perfetta in questa serata al pub in cui Orlando ci ha trascinati entrambi, me e Viggo, e, cosa decisamente insolita, Viggo ha accettato di venire.
E così mi trovo qui, da circa due ore ad osservare Viggo che non perde d’occhio un Orlando sufficientemente sbronzo da avere perso ogni forma di inibizione ma non così sbronzo da non rendesi conto degli occhi di Viggo che non lo lasciano un secondo.
Ogni tanto mi chiedo se Orlando sia consapevole dell’effetto che fa sulle persone o se vive tutto come un gioco. Ma anche se fosse così? È giovane e questo lo scusa di tutto.
Sono talmente assorto nei miei pensieri che per un attimo il mio sguardo si perde nel nulla e ora che lo riporto a concentrarsi su Viggo mi accorgo che anche lui mi sta guardando e solo io riesco a capire il significato di quella leggera incurvatura all’angolo della sua bocca. Se non fossimo in un locale pubblico gli chiederei di aprire le gambe e comincerei a succhiarlo fino a fargli uscire l’anima, ma purtroppo sono inglese e l’esibizionismo non fa parte della mia natura.
Propongo di andarcene, un bicchierino della staffa di vero Scotch a casa mia prima della buonanotte. Accettano entrambi, Orlando con il suo solito entusiasmo, Viggo con un cenno del capo e quella smorfia sempre presente sulla faccia.

***

Orlando ha parlato per tutto il viaggio di ritorno, Viggo non ha detto una parola mentre guidava. A me sta venendo mal di testa ma sono sicuro che non appena Orlando la smetterà di parlare mi passerà.

Non faccio in tempo a chiudere la porta e a voltarmi che sono già uno di fronte all’altro. Viggo lo sta fissando, senza parlare, poi mormora qualcosa con quella sua voce bassa; Orlando apre appena la bocca, per rispondere ma poi deglutisce. Le sue labbra tremano leggermente.
Poi, la mano di Viggo si solleva e con la punta delle dita gli sfiora il viso, le labbra, il collo. Credo che se non mi metto dietro di lui, Orlando finisce per terra prima di rendersene conto.
Lo prendo per le spalle e lo tiro leggermente verso di me. La sua schiena si appoggia al mio petto, ma devo stare attento a non forzare troppo il contatto, non voglio che si accorga di quanto sono eccitato, non ora, almeno.

Orlando alza una mano, per toccare Viggo, ma Viggo si ritrae di poco e con un cenno del capo mi fa capire quello che vuole.
Prendo entrambi i polsi di Orlando e li porto dietro la sua schiena, sono così sottili che li posso tenere tranquillamente con una sola mano, mentre appoggio l’altra sulla sua fronte e lo tiro leggermente verso di me. Nel momento in cui la sua nuca si appoggia sulla mia spalla, sento il contatto della sua pelle sulla mia; si gira appena, con la fronte contro la mia guancia e le labbra che mi sfiorano il collo e il suo respiro un po’ affannato mi sta dando alla testa. Sarà più difficile di quello che avevo immaginato.

Viggo si avvicina di nuovo, ora gli è addosso; per un attimo ignora Orlando, che è intrappolato fra i nostri corpi, mi fissa e si bagna il labbro inferiore con la punta della lingua, un gesto volutamente provocatore a cui non ho bisogno di rispondere: la sua bocca è sulla mia e sento la sua lingua che si muove piano sulle mie labbra. É un bacio lento, a cui non rispondo, voglio concentrarmi solo sulle sensazioni, tenendo gli occhi chiusi.
Riesco a sentire il sangue che pompa nel cuore e in basso, verso l’inguine. Mi appoggio piano contro Orlando perché ora sono io quello che rischia di cadere. Uno sbuffo d’aria calda accompagnato da un debole lamento mi sfiora il collo.
Viggo si stacca da me, all’improvviso e mi costringo ad aprire gli occhi.

Sento la gola farsi secca e devo deglutire più volte per riuscire a respirare in modo quasi normale: Viggo ha appoggiato il bacino a quello di Orlando e sta iniziando a muoversi, lentamente, molto lentamente, inguine contro inguine, ruotando i fianchi.
I mugolii che escono dalla gola di Orlando sono una delle cose più eccitanti che abbia mai sentito; cerco di riprendere quel poco di autocontrollo che mi è rimasto perché voglio osservare la scena con tutta l’attenzione che merita.
Viggo ha appoggiato le mani sui fianchi di Orlando e ora lo guida in questo suo movimento senza fine, ma senza premere troppo, sfiorando, strusciando appena, tessuto contro tessuto.

Mi basta sporgere appena la testa per vedere il gonfiore nei jeans di Orlando.
Faccio un cenno a Viggo e lui, obbediente, si allontana un po’. Orlando farfuglia qualcosa in segno di protesta e apre gli occhi. Lo sguardo leggermente appannato dall’alcol è reso ancora più erotico dall’eccitazione. Vorrei toccarlo, ma non è ancora il momento.
L’immagine di Orlando, così, con la testa abbandonata sulla mia spalla, gli occhi socchiusi e la bocca umida, i fianchi spinti in fuori alla disperata ricerca del corpo di Viggo stanno facendo effetto anche sul nostro stoico Danese di Ghiaccio. Comincia a cedere. Lo sento da come respira, da come le sue mani, nervosamente, si aprono e si chiudono sulla stoffa dei jeans, dai piccoli movimenti del bacino, di cui, probabilmente, non si rende nemmeno conto, dalla potenza della sua erezione che si intravede attraverso la stoffa tesa.

Bene, le cose stanno andando alla grande.

“Toccalo ancora.”

La mia voce gli arriva come uno schiaffo; alza gli occhi di scatto ma si ferma di fronte al mio sorriso condiscendente. So come trattare le persone, so esattamente cosa dargli.

“Ti prego Viggo....”
Il mio tono di voce si è abbassato, dando forza alla mia supplica.

Gli occhi di Viggo si fermano per un istante su di Orlando, che sembra non rendersi nemmeno conto di questo scambio fra di noi, poi allunga la mano e, con un tremito impercettibile, passa la punta delle dita sul capezzolo che si intravede attraverso la T-Shirt; le sue dita lo sfiorano appena, fino a farlo diventare duro e sensibile, a poi la sua bocca che si avvicina e comincia a stuzzicarlo con la lingua.

Ecco, ora lo sta succhiando, piano, quasi con reverenza; così bravo Viggo, fallo impazzire, fallo supplicare...

Riesco a intravedere il movimento lento e circolare della lingua intorno a quel piccolo pezzettino di carne che preme contro il tessuto e l’areola scura attraverso la stoffa bagnata, i denti di Viggo che lo stringono e lo sfregano, rendendolo dolorosamente sensibile, un piccolo fascio di nervi che manda scosse direttamente in mezzo alle gambe. Orlando ha il respiro affannato e il petto sale e scende velocemente; si sta lasciando completamente andare. Mi piace così, arreso, eccitato ed eccitante, con quella sua piccola bocca imbronciata appena aperta e le labbra umide...

Viggo sta continuando il suo viaggio personale attraverso il corpo di Orlando, con le dita che sfiorano piano senza una meta precisa. Lo sta torturando e lo spettacolo è veramente sublime. Povero piccolo... non ha più controllo, lo sento da come ormai deve completamente appoggiarsi a me per sorreggersi, lo vedo da come il suo corpo trema e lo sento dai suoi gemiti singhiozzati.

“Sta buono Orlando, o mi tocca lasciarti così....”

Lo sento irrigidirsi alla parole di Viggo e percepisco lo sforzo disumano che sta facendo per non muoversi; ci sono delle piccole gocce di sudore sulla sua fronte e non riesco a trattenermi dallo sfiorarla con la punta della lingua, per sentire il sapore della sua pelle mischiato a quello della sua eccitazione.

“E bravo il nostro Orli; lo vedi Sean com’è obbediente? Io credo che meriti una ricompensa.”

Non riesco a trattenere un sorriso, Viggo si è calato nella parte al di là di ogni mia aspettativa.

“Hai ragione, hai in mente qualcosa?”

Gli occhi di Orlando stanno cercando di mettere a fuoco questo nostro scambio di battute ma vedo che è una battaglia persa in partenza: l’eccitazione e l’alcol hanno completamente distrutto le sue difese, non gli resta che arrendersi all’urgenza del suo desiderio.

“Stavo pensando a questo....”

La sua mano si sposta lentamente, in modo quasi annoiato dal fianco all’inguine e con il pollice comincia a sfregare in circolo rigonfiamento che preme contro i jeans. È un tocco delicato, riesco quasi a sentire la sensazione di eccitazione mista a dolore che sta provando Orlando, la sua carne che pulsa.

“Vorresti di più, vero Orlando?”

La voce di Viggo si è fatta ancora più roca, i suoi occhi sono scuri e posso vedere la sua pelle luccicare. Sta facendo il gioco duro ma mi basta guardare in mezzo alle sue gambe per capire che anche il suo autocontrollo ha un limite. Si tratta solo di scoprire qual’è.

“Sei così eccitato che basterebbe solo la punta della mia lingua per farti venire, o forse quella di Sean. Che cosa ti piacerebbe che ti facessimo? Vorresti che uno di noi si inginocchiasse di fronte a te e incominciasse a succhiarti, ma non con forza, piano, sulla punta, perché sei così eccitato che stai per esplodere, ce l’hai così duro che ti fa male... Dimmi Orli, chi vorresti che ti facesse venire per primo?”

Ma non aspetta la risposta, il bastardo. So che mi ammazzerebbe se solo osassi prendere il suo posto ora....
Ma, come ho già detto, io preferisco guardare e, credetemi, se foste voi al mio posto capireste perché.

Con un movimento veloce Viggo apre la zip dei jeans di Orlando, dalla mia posizione riesco a vedere perfettamente la sua erezione spingere violentemente contro la stoffa leggera dei boxer, finalmente libera dalla costrizione dei jeans. Comincio a sfiorarlo distrattamente con la punta della lingua lungo il collo, soffermandomi nel punto in cui si congiunge con il lobo dell’orecchio. Comincio a succhiare piano e i gemiti che stanno uscendo dalla sua bocca sono il suono più erotico che si possa sentire.

“Ti piace, Orli?” Sussurro piano, come se fosse una cosa solo fra di noi.

Orlando muove la testa. Prendo questa riposta come un sì.
Sento il mio uccello così duro e gonfio che mi chiedo quanto ancora potrò resistere.
È ora di muovere il gioco.

Lascio i polsi di Orlando, e sposto le mie mani in avanti, sfiorandogli lentamente la vita e poi i fianchi; sono delicati, quasi femminili. Muovo le mani ancora fino a che con la punta delle dita incontro i muscoli contratti del ventre e comincio ad accarezzarlo, delicatamente, dolcemente, spostandomi sempre più in basso, fino a che non incontro l’ostacolo dei boxer.

“Sean....”

Cos’è? Ho percepito un fondo di supplica disperata nella voce di Viggo? Oh, sì, certo che sì....

“Shh. Guarda Viggo, non è lo spettacolo più eccitante del mondo?”

Lo guardo e sorrido, con il mio più innocente dei sorrisi, come se stessi parlando di un bel paesaggio o di un branco di cavalli selvatici. E lo vedo, il desiderio, violento, bruciante, che lo sta consumando. Mi guarda per un attimo mentre cerca di controllare il respiro, poi non può fare a meno di tornare a guardare quello che sto facendo ad Orlando: le mie dita che lo accarezzano attraverso i boxer umidi, là dove le prime gocce della sua ormai incontrollata eccitazione stanno cominciando ad uscire.

“Puoi toccarti, se vuoi.” Lo dico con condiscendenza, e lo so che in questo momento mi sta odiando. Ma questo è il mio gioco e queste sono le mie regole.

Torno a dedicare la mia attenzione ad Orlando, infilando la mano nei boxer e concedendogli finalmente quel contatto carne contro carne che gli abbiamo negato così lungo; vengo ricompensato da un gemito prolungato e lo sento spingere disperatamente contro la mia mano. Accarezzo la punta del pene e lo sento pulsare violentemente; continuo a strofinare con i polpastrelli e la sento gonfia e bagnata dalle prime gocce di sperma che cominciano a fuoriuscire dalla piccola fessura. Potrei continuare all’infinito, farlo venire così.
I muscoli delle cosce si contraggono e spinge con forza i bacino verso l’alto.

“Piano, piano Orli... così finisci subito...” Non riesco a nascondere l’ironia nella mia voce.

“Oddio, Sean... ti..... devo venire... mi fa male, ti prego....”

Sento la frustrazione nella sua voce: è quasi sull’orlo delle lacrime, povero piccolo, ma io so fino a che punto posso spingermi.

Sento un gemito soffocato e alzo la testa. Per un attimo rischio di essere io quello che perde il controllo: Viggo ha seguito il mio consiglio alla lettera, la sua mano infilata nell’apertura dei jeans si muove ritmicamente su e giù, su e giù.... ha gli occhi chiusi e la testa appoggiata contro la parete mentre succhia con determinazione due dita dell’altra mano. Non ho difficoltà ad immaginare cosa rappresentino quelle dita.
Poi, socchiude gli occhi e ci guarda e la sua mano scivola lentamente dalla bocca e comincia a sfiorarsi la punta di un capezzolo, fino a che non lo vedo tendersi, duro e bagnato fra le sue dita.

“È... questo... che vuoi.... vero Sean?”

Riesco a sentire la disperazione nella sua voce.

“Sì....” Sì, è esattamente questo, Viggo.

“A...ancora...” La voce di Orlando mi aiuta a recuperare per un attimo la lucidità necessaria per portare a termine il mio gioco.

Sento il risucchio d’aria sul collo e un balbettio senza senso che esce dalle sue labbra.

“Hai sentito, Viggo? Perché non accontentarlo?”

“Cosa vuoi che faccia, Sean, ....dimmelo.”

Non riesce a nascondere il tremito della sua voce.

Lo so che faresti qualsiasi cosa ormai, potrei chiederti di inginocchiarti davanti ad Orlando e di succhiarlo fino all’ultima goccia e lo faresti, solo per poter avere il permesso di poter spegnere quel fuoco che ti sta bruciando dentro.

“Voglio vederti scopare Orlando fino a farlo gridare, ti voglio vedere venire dentro di lui e lui venire addosso a te.”

“E.... e tu?”

C’è una nota di stupore mista a frustrazione nella voce di Viggo. Sorrido:

“Io voglio guardare.”


****

Mi sono dovuto sedere, e ho afferrato la sedia per resistere alla tentazione di prendere in mano il mio uccello e di masturbarmi fino a perdere conoscenza.
Li ho guardati per un tempo che mi è sembrato infinito, e mi chiedo ancora adesso come ho fatto a resistere.

Viggo in ginocchio sul pavimento, seduto sui talloni, il suo sesso duro come il marmo, che punta verso l’alto, bagnato, gonfio.

Orlando, in piedi di fronte a lui, con le mani appoggiate sulle sue spalle per non cadere, le ginocchia piegate, i muscoli delle cosce che si contraggono mentre le labbra di Viggo continuano a stuzzicarlo, sfiorando la punta del pene, raccogliendo con la lingua le gocce di liquido che escono dalla piccola fessura, spargendole con cura lungo tutta la lunghezza.

Ogni volta che Orlando tenta di spingersi nella sua bocca le mani di Viggo aumentano la presa sui fianchi, tenendolo immobile.

La mano di Viggo che si sposta lungo la schiena di Orlano, sfiora la cicatrice, scende verso il basso e si insinua fra le natiche.

Gli occhi di Orlando che si chiudono, la bocca che si apre in una O muta mentre le dita di Viggo, bagnate di saliva e del suo stesso seme, cominciano a sfiorare il piccolo anello di muscoli muovendosi in circolo, ancora e ancora....

Deve essere stata una sensazione meravigliosa e terribile allo stesso tempo, povero Orlando. L‘ho visto da come la sua testa ricadeva in avanti, completamente abbandonata, l’ho sentito dai sui gemiti continui e senza senso, sapevano di supplica e di piacere.

Poi, un movimento deciso della mano di Viggo mi ha fatto capire che si era spinto dentro di lui e ho visto le sue dita muoversi avanti e indietro, dentro e fuori e ruotare, fino a che gli occhi di Orlando si sono spalancati e la O muta è diventata un grido. Viggo deve averlo toccato nel punto giusto.

L’immagine di Orlando che cavalca le dita di Viggo, con una foga quasi disperata, è stato quanto di più sono riuscito a sopportare. Ho allargato le gambe e inarcato la schiena, chiudendo gli occhi per un attimo e lasciando che la stoffa ruvida sfregasse contro la pelle tesa e sensibile del mio sesso, creando un attrito così intenso che sono quasi venuto nei pantaloni.
Ho aperto gli occhi richiamato dei gemiti sempre più forti e mi sono accorto che parte dei gemiti erano miei.

Ho visto Orlando scivolare dalla mano di Viggo e inginocchiarsi a cavalcioni su di lui, le gambe ormai incapaci di sorreggerlo, e appoggiare la fronte su quella di Viggo, sfinito.

Ho visto il suo sguardo disperato rivolgersi a Viggo con una supplica muta, le guance rigate di lacrime.

Ho visto Viggo mordersi le labbra e cedere a quello sguardo; l’ho visto mentre afferrava Orlando per la vita, portandoselo in grembo. L’ho visto mentre continuava la sua tortura sfiorandogli l’interno delle cosce, le sue belle, lunghe dita muoversi avanti e indietro, senza mai toccarlo dove ne aveva più bisogno, ignorando volutamente il suo sesso.

Ho sentito le grida di Orlando, di piacere, di dolore... non lo so... appena Viggo si è spinto con violenza dentro di lui, squarciandolo. L’ho visto tremare, immobile, cercando di recuperare il respiro e poi muoversi piano, guidato da Viggo. I loro occhi non si solo lasciati per un istante.

Ho visto i loro movimenti, prima lenti, diventare sempre più convulsi e incontrollati. Ho visto la mano di Viggo chiudersi sul pene di Orlando e stringerlo, mentre con le dita dell’altra mano lo accarezzava sul ventre, con un gesto tenero, quasi a confortarlo.

Ho lasciato che la mia mano si infilasse piano nell’apertura dei pantaloni e ho sentito il calore dei miei lombi diffondersi in tutto il corpo. Ho cominciato a toccarmi nel modo che solo io conosco. Ho guardato il mio sesso pulsare sotto le carezze sapienti delle mia dita e l’ho visto diventare più gonfio e più duro, fino a che la sensazione sublime e dolorosa della carne che sta per esplodere è schizzata direttamente dai miei lombi al cervello.

È stato in quel momento che ho aperto gli occhi e ho visto che mi stava guardando: il suo bellissimo volto sudato, incorniciato dai capelli bagnati, gli occhi spalancati e il suo grido sopra tutto mentre raggiungeva l’orgasmo, inondando lo stomaco di Viggo con il suo seme.

In quel momento non ho capito più nulla, completamente perso nell’immagine dell’orgasmo di Orlando ho raggiunto il mio, appena consapevole dei fiotti caldi che mi bagnavano le mani, le cosce, lo stomaco.

Viggo è stato l’ultimo, l’ho sentito gridare il suo nome mentre con un’ultima spinta dei reni spegneva il suo fuoco nel corpo ormai esausto di Orlando.

Ho trovato la forza di sorridere mentre guardavo Viggo collassare stringendo Orlando sé come fosse la sua ancora di salvezza.

****

È mattina. Vedo la luce che filtra dalle tende.
Mi muovo piano nel letto, non voglio svegliare nessuno.
Sento la presenza di un corpo caldo vicino a me. Mi giro lentamente: è Viggo.

Sorrido. Sembra così giovane nel sonno, nessuno direbbe che è più vecchio di me, anche se di poco.
È girato su un fianco, una mano sotto la guancia e l’altra vicino alla bocca.
Sposto una ciocca di capelli e in quel momento si sveglia. Lo accarezzo, con dolcezza.

“Non volevo svegliarti. È ancora presto. Dormi ancora un po’.”

La mia voce è un sussurro. Mi accorgo che ha gli occhi rossi e gonfi. È stata una notte dura per lui, nulla in confronto a quello che ha passato Orlando.
Vedere Viggo supplicarmi disperatamente di farlo venire è stata un’esperienza sublime, quasi come scoparlo fino alle lacrime, quasi come vedere Orlando masturbarsi mentre ci guardava.

“Orlando se ne è andato.”

C’è qualcosa di stranamente indifeso nella sua voce mentre continuo ad accarezzargli il volto.

“Lo so, ora dormi un po’.”

Obbediente, chiude gli occhi e si rimette a dormire.
Lo copro con i lenzuolo prima di uscire dalla stanza.

Addormentato sul divano del soggiorno, rannicchiato su sé stesso e con addosso solo la sua T-Shirt stropicciata c’è Orlando.
Non riesco a fare a meno di toccarlo. Ha una pelle così morbida.
Mi chino e lo bacio sulla fronte. Apre gli occhi. Leggo tutto in quello sguardo. Vorrei prenderlo fra le braccia e stringerlo.

“Come ti senti?”

“Bene. Sono stato bravo?”

La voce è arrochita dal sonno e dalla stanchezza

Sorrido. Il mio Orli.

“Certo che sei stato bravo, come sempre.”

Sorride lui ora.

“Dici che ci ha creduto?”

“Certo, tutti ci credono. Te l’ho sempre detto che sei un grande attore.”

“Credi che dovremmo dirglielo?”

“Non so, tu cosa dici?”

Chiude gli occhi per un attimo, come per valutare la cosa con attenzione.

“Mmmmh... no, non è il caso.”

“Ok.”

Mi sorride.
 
“Ok.”
 
“Chi vuoi che sia il prossimo?”
 
Ci pensa per un istante, chiudendo ancora gli occhi, in un gesto tutto suo.
 
“Non lo so. Magari possiamo andare avanti ancora così un po’. Mi è piaciuto questa notte.”
 
“Eh, lo so, ho visto. Allora ok.”
 
Tende le braccia verso di me e mentre mi chino su di lui, completamente arreso al desiderio che vedo risvegliarsi nei suoi occhi, sorrido.
 
Sarà un lunga giornata.
 
THE END