Epilogo
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“E così ci si vede ancora, Glorfindel di
Gondolin, Singore della Casa del Fiore d'Oro, Sterminatore del Balrog..
Devo pensare che le mie Sale dell’Attesa ti piacciano molto.”
Glorfindel guardò il Vala e, per quanto fosse molto più alto di lui, e
inquietante con quegli occhi neri che sembravano due pozzi senza fondo,
provò un desiderio fortissimo di rispondergli a tono: non gli era mai
piaciuto il senso dell’umorismo di Mandos.
“Con tutto il rispetto, mio Signore, se fosse stato per me, mi sarei
guardato bene dal fare ritorno in questo posto!”
Mandos scoppiò a ridere facendo tintinnare le pareti di cristallo
dell’immensa sala vuota.
“Vedo che non hai perso il tuo coraggio, Glorfindel di Gondolin,
Sterminatore del Balrog.”
La sua risata si spense di colpo e il Vala sembrò mutare di fronte ai
suoi occhi.
“Ti ho chiamato per parlarti di lui.”
Glorfindel sentì le ginocchia cedere e tutta la sicurezza di prima
abbandonarlo.
“Erestor... avete sue notizie, mio Signore? Dov’è? Vi prego...”
“Calmati, figliolo, lui è qui, sta bene. Sta dormendo, e dormirà ancora
a lungo.”
L’elfo portò le mani alla faccia, poi tornò a guardare il Vala.
“Posso... posso vederlo? Vi supplico.”
“Mi dispiace, Glorfindel, ma il vostro tempo non è ancora giunto.” Vide
la disperazione e il dolore distorcere i bei lineamenti del guerriero e
decise che aveva giocato abbastanza.
“Il vostro amore era molto forte, così forte che nemmeno la morte è
riuscito a distruggerlo. Infatti è ancora vivo, nel cuore di Erestor e
nel tuo. Per questo ho deciso di darvi un’altra possibilità. Perché
qualcosa di così bello e puro non merita di essere seppellito per
l’eternità in questo posto.”
Glorfindel non si mosse,: gli sembrava di
essere in un sogno eppure sapeva che quello che stava accadendo era
reale.
“La notte che visitai Erestor in sogno mi supplicò di prendermi cura di
te. Gli dissi che l’avrei fatto se lui avesse accettato di morire
subito.
Ma quando mi resi conto che anche tu stavi
morendo, che nemmeno il mio potere ti avrebbe potuto tenere in vita,
capii che non ero stato capace di mantenere la mia promessa. E decisi
che dovevo, in qualche modo rimediare.”
L’elfo lo fissò in silenzio.
“Potrai ritornare fra i vivi, ricominciare una nuova vita, e aspettarlo:
un giorno lui tornerà da te. Ma non si ricorderà nulla, né del suo
passato, ne di te. Sarà compito tuo fare sì che il vostro amore rinasca.
Se fallirai, morirete entrambi. Se ci riuscirai, potrete continuare la
vostra vita insieme.”
Glorfindel cercava di dare un senso a quelle parole. Che cosa gli stava
dicendo? Che cosa voleva dire? Si stava prendendo gioco di lui?
“Allora, figliolo, qual’è la tua risposta?”
La testa gli ronzava, come sul punto di svenire.
“Accetto.” Le parole uscirono prima che
riuscisse a fermarle. Cadde a terra in ginocchio, esausto, e sentì il
proprio cuore tornare a battere.
“Attento, Glorfindel, potrebbe passare tanto, tantissimo tempo prima che
Erestor arrivi da te. Tempo che spenderai da solo, in una terra che non
conosci, in mezzo a gente che non conosci... Sei sicuro?”
“Accetto.”
Mandos piegò la bocca in quello che sembrava un sorriso e fece un cenno
di assenso.
“Molto bene. Dove vuoi andare?”
Glorfindel lo guardò senza capire.
“Come...?”
“Dove vuoi andare? Puoi scegliere dove e quando rinascere, te lo
concedo.”
L'Elfo rimase un attimo in silenzio, con lo
sguardo perso nel vuoto e i ricordi che si rincorrevano nella sua mente,
poi alzò gli occhi sul Vala.
“Lontano di qui, il più lontano possibile.”
Mandos sorrise. Del resto lo sapeva già.
Fu così che iniziai il mio viaggio, in un mondo che non conoscevo, in
un tempo che non conoscevo, con un solo pensiero per la mente:
aspettarlo.
FINE
Elfico:
Posto mae, melamin, Gûren ninnatha nanarad as achên len: dormi,
amore mio, il mio cuore piangerà fino a che non ti avrò ritrovato.
Voglio concludere con quella bellissima
poesia scritta da Tao, che non ringrazierò mai abbastanza per
avere racchiuso in poche parole il senso del racconto.
Il mondo si stava chiudendo attorno a
quella stanza,
le urla ad un tratto sembrarono
lontane eppur vicine
la paura palpabile
oramai dissolta,
lasciando posto alla disperazione,
tutto il loro mondo era lì,
come sfidare il tutto e il
niente che avrebbero
potuto cancellarlo in un attimo.
In un battito di ciglia,
in un battito d'ali,
in un battito sempre più lento,
fino a fermarsi.
Si ode soltanto
il ticchettio delle lancette
del tempo che crudele
scorre via.
Il loro mondo era lì,
pronto a farsi cancellare,
eppur le sue fondamenta
resistevano,
contro una rabbia cieca, sorda
a qualsiasi altra cosa.