.|. Schegge di Follia - take 3 .|.
2.
Parte Seconda:
la città è assediata dalle ombre ~
La città è assediata
dalle ombre. C’è un’atmosfera oppressiva, un senso di gelida desolazione
che riempie il cuore di paure, e trasforma le ombre appollaiate nei
recessi più tranquilli in mostri fantastici, creature dell’oscurità
pronte a balzarti addosso e sbranarti, ridendo a bocca larga mentre lo
fanno.
Io, fin da piccolo, ho
sempre avuto un sesto senso per le situazioni innaturali. E
l’addestramento da Ramingo, assieme coi lunghi anni passati nelle Terre
Selvagge, hanno acuito questo dono, affinandolo in una sorta di potere
fantastico.
Per questo ci tengo a
ribadire che me n’ero accorto che c’era qualcosa di veramente
sbagliato nell’aria, ieri sera. Solo, non mi sono svegliato in tempo
per dirlo. Sicuro.
Prima che possa farlo
infatti, qualcosa, o meglio qualcuno, si getta a peso morto sul mio
petto, rischiando più di farmi chiudere gli occhi per sempre, che di
aprirli. Tossendo e inghiottendo aria a bocca aperta -come un uomo che
affoga- balzo a sedere sul letto. O meglio: ci provo. I pesi sul mio
petto diventano due, e poi tre – e ce ne sarebbe stato un quarto, se
solo Sam non si fosse addormentato a metà strada tra la porta ed il mio
letto e non stesse ronfando quietamente sul tappeto, una mano protesa
verso di me, e l’altra accoccolata sotto la guancia.
Ormai l’avrete
indovinato: mi sono svegliato con una manica di Hobbit saltellanti sul
petto. Non sono ancora abbastanza lucido per capire ciò che gridano a
velocità supersonica, ma il loro panico (dis)organizzato è abbastanza
strano da svegliarmi quel che basta per lanciare un’occhiata preoccupata
fuori dalla finestra.
D’accordo. Sono una
persona sincera, e so riconoscere un errore quando lo faccio.
E guardare il cielo è
stato un grande, grande, grande errore.
Le stelle si stanno
spegnendo tranquillamente, ad una ad una, come candele esauste. Oh,
dev’essere senz’altro uno scherzo della mia mente assonnata. Eppure,
quando riapro gli occhi, accuratamente stropicciati, non c’è una sola
luce in cielo; e spero, spero davvero, che si tratti solo della più
estesa ed uniforme coltre di nubi che la storia ricordi.
Oppure… oh.
Oh, ho capito.
Sto dormendo, e tutto
questo è solo un incubo.
Perciò mi giro su un
fianco, tiro le coperte fino al mento, e torno a dormire. Devo smetterla
di stare alzato fino a tardi a bere miruvor e a mangiare lembas imbevuti
nel miele (sebbene non ci sia spettacolo più estasiante che vedere
Legolas succhiarsi via quel miele dalle dita, lentamente, per poi
ripulirsi le labbra con la lingua agile, rendendole umide e lucide come
frutta dolcissima scaldata al sole d’estate…)
Tra le grida concitate,
le lacrime appena represse e i piccoli pugni sbattuti incessantemente
contro il mio petto, le mie orecchie captano l’unica parola che avrebbe
potuto strapparmi dalle mie contemplazioni. Per un attimo il mio cuore
si blocca con un tonfo assordante, e ciò ci porta al vero incubo:
sono sveglio, e le stelle sono morte, e qualcosa di terribile è accaduto
a--
“LEGOLAS!”
Provate *voi* ad alzarvi
di scatto quando avete tre Hobbit paffutelli ed in preda al panico
seduti addosso, e *poi* ditemi se riuscite a non impigliarvi
teatralmente tra le lenzuola ed a ricadere sul pavimento in un ammasso
non meglio identificato di gambe e braccia che si agitano, occhioni
lacrimosi, coperte e cuscini.
Le cose sono a un punto
tale che ci vuole ben più di qualche minuto perché tutto torni a posto:
le coperte ed i cuscini sul letto, io seduto con le spalle al materasso,
ed i tre Hobbit seduti in semicerchio davanti a me. Sam ancora sta
dormendo: anzi, ha iniziato anche a russare.
“Si tratta di Legolas…”
ripete per l’ennesima volta Pipino, mentre si massaggia il naso
dolorante. Merry fa cenno di si con la testa, sebbene non smetta neanche
un attimo di guardarmi con furia accusatoria. Frodo è l’unico ad essere
sia sveglio che comprensivo, e con efficiente diligenza mi porge gli
abiti e le scarpe, sebbene si rifiuti di darmi anche la spada.
Mi infilo nella tunica
senza slacciarla, e mi lancio fuori dalla porta a piedi nudi, il cuore
colmo di un orrendo panico.
“Allora,” dico mentre
scivolo giù per il corridoio come una palla di cannone, “spiegatemi
cos’è successo.”
Frodo si affretta a
superarmi per fare strada, evitandomi per un soffio di sbagliare
corridoio. La sua faccia è preoccupata, e le guance tutte rosse mentre
rivela:
“E’ Legolas.” No, su
serio? Non l’avevo capito.
“E?” Frodo si gira,
nascondendomi il volto.
“Beh, ecco lui… lui…”
inizia Pipino, per poi scuotere la testa. Merry si morde il labbro, ma
non dice nulla. E’ Sam, che trotterella assonnato qualche passo dietro
di noi a rivelarmi infine cosa stia succedendo:
“Sta dormendo,” dice.
“Legolas sta dormendo.”
Ed io, come starete
sicuramente facendo voi in questo momento, tirerei un gran, bel, lungo
sospiro di sollievo, se solo non sapessi che, per gli Elfi, dormire
equivale all’ultimo stadio del processo che li fa svanire.
Dormire è il primo passo
verso la morte.
* * * * *
|