.|. Strade .|.

by Stregababablu

Durante le riprese de “Il Signore degli Anelli" Viggo e Orlando si mettono insieme. Purtroppo per una serie di eventi vari, la storia finisce o almeno sembra. Poi però le loro strade si incrociano nuovamente…

Sentimentale | Slash | Rating NC-17 | One Piece

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Viggo era entrato silenziosamente nella camera. Orlando non lo aveva sentito arrivare. Era  sul balcone, seduto su una sedia. Le braccia conserte appoggiate alla balaustra, il suo mento poggiato su di loro. L’ espressione assorta. Accanto a lui un bicchiere quasi vuoto di vino bianco.

 Viggo si fermò alle sue spalle e per un attimo si perse in contemplazione del tramonto. Il sole stava calando all’orizzonte tingendo di rosso il cielo. Cominciavano a comparire le prime nuvole scure della notte, che a poco a poco, avrebbero coperto gli ultimi sprazzi di chiaro. Infine il buio  sarebbe stato rischiarato dalla miriade di stelle che avrebbero ammiccato  luminose a chiunque le avesse osservate.  Sospirò.

Orlando si girò verso di lui.

“ Viggo, non ti avevo sentito entrare.”

“ A cosa stavi pensando?” gli chiese. Lo abbracciò da dietro, passandogli le braccia intorno al collo e appoggiando il mento sulla sua spalla.

“ Stavo ripensando a questi ultimi anni della mia via. A come mi sono perso per strada.”

“ Hai voglia di parlarne?” chiese Viggo, facendolo alzare dalla sedia, per prendere il suo posto e poi, farlo sedere sulle sue ginocchia.

 

Due giorni prima aveva ricevuto una telefonata da Orlando e, si era precipitato da lui. Nonostante questi l’avesse lasciato sei mesi prima, aveva percepito il suo bisogno e, ancora una volta gli era accanto.

Dal suo arrivo non avevano ancora parlato. Viggo aveva capito che Orlando non era ancora pronto. Aveva deciso di aspettare che si aprisse da solo, senza forzature.

Orlando gli passò le braccia intorno al collo e appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla.

Il suo profumo gli penetrò nelle narici, risvegliando in lui un mare di sensazioni.

“ Solo adesso mi rendo conto di quanto tu  mi sia mancato.” Esclamò Orlando

“ Tutto di te mi è mancato. Il tuo profumo, il tuo calore, il sapore dei tuoi baci.”

Viggo rimase in silenzio. Continuava a tenerlo stretto, cullandolo nelle sue braccia, come si fa con un bambino spaventato. Certo le reazioni del suo corpo a quel contatto, parlavano diversamente, ma non voleva affrettare le cose. Per quello c’era tempo.

Orlando alzò la testa e lo fissò negli occhi e poi cominciò a raccontare:

 

“In questo ultimo periodo  mi capita spesso di fermarmi a riflettere sulla mia  vita. Ho cominciato a tracciarne un bilancio.

 A 27 anni, già faccio bilanci!. Ma non posso fare diversamente.

Ormai devo prendere una decisione.

Sto lavorando come un pazzo, un film dopo l’altro. In pochi anni e

sono arrivato già a quota dieci. E la mia vita mi stava sfuggendo dalle mani. Mi sono chiesto spesso perché faccio tutto questo. Non riesco  a darmi una risposta. O meglio, si. Ma è una risposta che mi lascia con l’amaro in bocca. Mi piace il mio lavoro, ho raggiunto il successo…vado forte.  E sono diventato ricco. Ecco, ho raggiunto la sicurezza. Quella che mi è  sempre mancata, e che ho sempre cercato. Il mio futuro è assicurato. Ma il resto? Questa mia continua ricerca della sicurezza, dove mi  ha portato? Questa strada che ho imboccato, non porta a niente. Ho preso la direzione sbagliata? Forse si, forse no. Quello che ho sempre desiderato, quando ho scelto di fare l’attore  adesso ce l’ho : un futuro  tranquillo… sereno. E allora perché non sono felice? Perché sento che la mia vita è vuota? Perché è così! Ho i soldi… la fama… il successo. I fan mi adorano, le donne cadono ai miei piedi. Tutto questo dovrebbe gratificarmi, ma invece, io mi sento insoddisfatto.  Mi sono reso conto che mi manca l’unica cosa che veramente conti per me: l’amore. Ma non l’amore in generale. Ho quello della famiglia, degli amici. Mi manchi tu Viggo!”

 

Un piccolo sorriso increspò le sue labbra.

“ Tu che mi hai   amato sopra ad ogni cosa, senza condizioni, con il tuo modo di essere un po’ fuori dalle righe. Tu che mi sei  stato accanto in silenzio, appoggiandomi nelle mie scelte, sostenendomi nei momenti più difficili. Mi hai  donato il tuo cuore e, io l’ho gettato via. Come si fa con le cose che non servono più, che hanno fatto la loro parte.  Già! E tu  ti sei ritirato in silenzio… senza proteste… senza fare storie. Semplicemente hai accettato la mia decisione, le mie stupide motivazioni. Non una parola fuori luogo, un accenno di protesta. Solo quel tuo doloroso silenzio, che è valso più di mille parole. Quanto male ti ho fatto? Non lo so nemmeno io. Non riesco nemmeno a immaginarlo.  Ma  c’è una cosa che non sono mai riuscito a dimenticare, che non posso e non voglio dimenticare. I  tuoi occhi, quando ti ho detto addio. Erano diventati due pozzi profondi colmi di dolore. Avevano perso la loro luminosità. Avevo spento il loro calore. Tu non sai quanto mi abbia perseguitato il tuo sguardo. Quante volte l’ho sognato.

 

Avevo bisogno di distrarmi.

Una sera Kirsten mi chiese: < Orli,hai voglia di andare da qualche parte?>

Ci pensai un attimo. Forse era quello che mi serviva.

Accettai.

Passammo parte della serata in un bar, cominciando a bere. Poi ci spostammo in un club gay. Bevemmo, fumammo e ballammo tutta la notte. Per una volta  cercai di sentimi come un ragazzo qualunque. Fuori con gli amici a divertirmi, senza pensieri e preoccupazioni.  Era tanto che non lo facevo più e, per qualche ora ci riuscii.

La mattina dopo mi sentivo uno straccio.

La notte brava non era servita a niente. Fui  impegnato sul set tutto il giorno. Il lavoro è l’unica cosa che mi faccia sentire bene. Mi aiuta a non pensare, riesco ad accantonare i miei pensieri. Solo quando lavoro sono più sereno. Forse anche per questo, ho accettato tanti impegni.  Senza avere il tempo di fermarmi e prendere fiato. Ho bisogno di sentirmi… di tenermi impegnato.

 

La sera rimasi nella mia stanza. Era troppo stanco. Volevo solo riposare. Ma ancora una volta, i pensieri mi assalirono. E’ sempre così. Più cerchi di fuggire dai ricordi, più questi ti assalgono.

La mia mente ritornò a un episodio in particolare della nostra storia. La nostra prima volta.

Ricordi?”

Viggo annuì sorridendo e per un attimo taquero, ripensando a quella giornata.

 

**** Flash Back

 

Le riprese del “ Il Signore degli Anelli” erano iniziate da quasi un anno. Orlando si era accorto di amare Viggo. Ma lo teneva nascosto. Aveva paura ad esternare i suoi sentimenti. Non voleva perdere la sua amicizia. Anche Viggo provava gli stessi sentimenti e, come lui, cercava di nasconderli.  Le motivazioni erano le stesse per entrambi.

Quel giorno avevano girato le scene dell’ingresso nella montagna alla ricerca dell’esercito degli spettri. Come al solito si erano presi in giro a vicenda. Era diventato un gioco per loro. Orlando decantava le qualità del suo Elfo e, dal canto suo Viggo cercava di evidenziare le doti del Ramingo. Come in quel momento. Indossavano ancora gli abiti di scena, stavano  aspettando che si liberasse una qualche truccatrice. Erano fuori, dietro alla roulotte trucco. Orlando in piedi davanti a Viggo con un sorriso canzonatorio e l’indice puntato verso di lui gli stava dicendo: “ Stai attento a quello che dici Ramingo, altrimenti questo Elfo ti fa…”

“ Mi fa cosa?” chiese Viggo. Aveva voglia di baciarlo. Tutte le volte che se lo trovava vicino, il suo corpo reagiva in maniera evidente. Fortunatamente il costume di scena celava tutto. Però niente poteva fare per i suoi occhi. Quegli occhi che si posavano con amore su Orlando, che non erano in grado di celare i suoi sentimenti. Orlando li fissò per un attimo e quello che vi lesse gli fece accelerare i battiti.

“ E se fosse…?” si chiese. Decise di provare a tastare il terreno.

“ Sai, Vig? Spesso, ci ho pensato… ho pensato a come sarebbe stato se, fra di noi, le cose fossero andate in modo diverso…”

“ Diverso come?” chiese Viggo. Le parole di Orlando lo stavano confondendo. Che anche lui…?

“ Non lo so, diverso…” Orlando esitò un attimo.

“ Non so nemmeno se migliore o peggiore di come stiamo adesso, però…quando mi guardo indietro, vedo così tante strade lasciate vuote. Strade delle quali non riesco a vedere la fine, ma sempre assolate. E rassicuranti…”

“ Rassicuranti?”

“  Si, Viggo. Perché in ognuna di quelle strade vedo te.” Ecco l’aveva detto. Certo in maniera un po’ contorta, ma non era riuscito a dire in altro modo quello che provava. Si era bloccato, per paura.

 

Viggo sentì la gioia esplodere in lui. Si avvicinò a Orlando e lo abbracciò.

“ Sono le più belle parole d’amore che mi siano mai state dette”

Orlando sorrise. Aveva capito.

Alzò il viso verso di lui e,  gli offrì le labbra per un lungo e interminabile bacio. Le loro bocche, le loro lingue si cercavano con bramosia, volevano assaporare ogni angolo recondito. Volevano bere l’una l’essenza dell’altra,come un assetato che trova l’acqua. Quasi volessero cancellare il ricordo delle frustrazioni provate tutte le volte che si erano desiderate e, mai sfiorate.

Orlando rovesciò il capo all’indietro e offrì il collo alla bocca di Viggo, che non si fece pregare e cominciò a riempirlo di baci, mentre la sua lingua ne tracciava i contorni.

Il suo corpo fremeva. Dalle sue labbra aperte, uscivano piccoli gemiti di piacere. Una sensazione di calore stava invadendo il suo corpo. Lingue di fuoco partivano dai punti dove la lingua di Viggo lo lambiva, per trasmettersi in tutto il suo corpo e focalizzarsi in un unico punto. La dove il tessuto dei pantaloni stava cominciando a essere troppo stretto.

Improvvisamente Viggo si staccò da lui. Orlando protestò.

 

“ No, Orlando.” Disse Viggo. “ Non adesso”.

Poi lo guardò intensamente e gli diede un tenero bacio.

“ Io voglio fare l’amore con Orlando. Perdermi nei suoi occhi color cioccolato. Tuffare le mie mani nei tuoi riccioli scomposti. Voglio Orlando, non il suo alter ego Legolas!”.

Detto questo andò a togliersi il costume di scena.

Quella sera, una volta soli, ripresero da dove avevano interrotto. Fu  la loro prima volta.

 

****

 

Una lacrima cominciò a scendere sul  viso di Orlando. Non voleva  piangere. Non poteva permetterselo.

La colpa di tutto era solo sua. Non c’era spazio per i pentimenti.

Viggo gli accarezzò il viso e gli asciugò le lacrime. Orlando riprese a raccontare.

“ Il giorno dopo la mia uscita con Kirsten, ricevetti una telefonata da Kate. Era  alquanto arrabbiata, per quello che aveva letto su alcuni giornali.

Infatti, la nostra sortita in quei locali  non era passata inosservata. Per di più come al solito i giornalisti avevano ingigantito la cosa.

< Orlando, esigo una spiegazione.> La voce di Kate tremava di rabbia a stento trattenuta.

“ Ma Kate, non è stato niente. Una semplice uscita.”  risposi tranquillamente. In effetti era stata una semplice e innocente serata.

“Semplice! Quella ha fama di farsi tutti i suoi colleghi!”

“ Senti Kate, Non ho voglia di discutere. Ti ripeto, non c’è stato niente.  Se la pensi diversamente, non so cosa dirti. Devo andare.”  E chiusi la telefonata.

Kate! Mi soffermai per un attimo a pensare a lei. Ecco  un’altra eredità della mia  vita attuale. Abbiamo la stessa agente. Non so  nemmeno io come sia successo , ma mi sono  ritrovato  fidanzato con lei .

Fidanzata!  Oddio ogni persona con un paio di buoni occhi, si potrebbe rendere conto   che non siamo innamorati. Le foto parlano chiaro. Si è mai visto un fidanzato sempre serio e imbronciato. Quasi mai un gesto tenero… una carezza… un bacio rubato. Insomma niente di tutto quello che è il tipico atteggiamento della persona innamorata e felice. Niente di tutte quelle piccole cose, quei teneri gesti che mi sono sempre scambiato con te.

Certo con lei sto bene, ma l’amore! E’ tutta un’altra cosa.  Dovevo fare qualcosa. Non potevo continuare così.

 

Quella stessa  sera finite le riprese, andai a fare una passeggiata nel parco, lì vicino al set.

Il tempo stava cambiando. Era stata una giornata serena e molto afosa.  Adesso nuvolosi neri carichi di pioggia si  stavano addensando all’orizzonte.

Entrai nel parco e mi guardai attorno. Attraverso gli alberi secolari, potevo scorgere sprazzi di cielo illuminato dai lampi, mentre i tuoni facevano  da sottofondo, con un costante brontolio. Si era alzato il vento. Le fronde degli alberi si muovevano aventi e indietro.

Passai vicino al palazzo Ducale illuminato dai fari. Lo sguardo mi cadde in un angolo. Era uno scorcio stupendo. Lì dove finiva l’angolo della casa, si vedeva il cielo grigio scuro che faceva da sfondo ad un gruppo di piante, mosse dal vento. Sembrava si muovessero a passo di danza, seguendo la melodia dei tuoni. Mi venisti in mente tu. < Se ci fosse stato Viggo> pensai  <avrebbe subito scattato una foto.> Tu! Sempre tu.

 

Mai come in quei giorni, il tuo pensiero mi aveva tormentato.

Proseguii la mia passeggiata tra i viali del parco, di fine ghiaia bianca, fermandomi ad ammirare i monumenti. Le persone camminavano veloci verso casa, per evitare il temporale che stava per scoppiare.

Il vento si era fatto più forte. Dai rami degli alberi, cadevano foglie secche. Guardai in alto. Sembravano tante farfalle. Scendevano volteggiando, per venire a posarsi su di me  e cadere a  terra.

Si erano accesi i lampioni. La loro luce sembrava creare un’atmosfera surreale.

Cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia. Una si fermò sulle mie labbra. La leccai, per assaporarne il gusto. L’aria si andava impregnando di quello strano profumo tipico della pioggia. Un profumo unico e irripetibile.

 

Mi fermai in mezzo al viale, a braccia aperte. Lasciai che la pioggia, che aveva cominciato a cadere fitta, mi bagnasse.

Sentivo le gocce cadere sui miei abiti, e poi passare sotto la loro sottile barriera e  arrivare sul mio corpo.

Stavo lì, figura solitaria, che si stagliava al centro della luce dei lampioni, assumendo quei contorni sfocati, tanto da farmi sentire quasi un angelo.

La pioggia, che bella sensazione mi provocava il sentirla scorrere su di me.

Sembrava lavasse via tutta la mia tristezza…  le mie paure… le mie incertezze.

All’improvviso seppi cosa  dovevo fare. Avevo aspettato anche troppo. Avrei dovuto farlo molto tempo prima, ma forse non ero pronto. Non avevo ancora percorso la strada della comprensione. Adesso c’ero arrivato.

 

Tornai di corsa all’albergo. Mi precipitai in camera. Il cellulare. Dove diavolo l’avevo cacciato. Possibile che non abbia ancora imparato a tenere in ordine le mie cose. Finalmente lo trovai, nascosto sotto la maglietta che usavo per dormire. Ero così agitato che non riuscivo a comporre il numero. Lo sbaglia un paio di volte. Poi finalmente, riuscii a farlo.

Aspettavo impaziente che rispondessi.  Continuavo a girarmi intorno al dito una ciocca di capelli, mentre camminavo avanti indietro nella stanza.

Uno squillo.

Due squilli.

< Ma perché non risponde?> ero sempre più nervoso.

Tre squilli.

Poi finalmente la tua calda e rassicurante voce

<Pronto>

<Ho bisogno di te> dissi soltanto.

< Arrivo.> Fu la tua semplice risposta.

Percepii tutto il tuo amore in quella sola e unica parola e, questo pose fine definitivamente alla mia tristezza.

Sapevo che mi avresti capito.

Mi ritornarono in mente quelle parole:

“ …quando mi guardo indietro, vedo così tante strade lasciate vuote. Strade delle quali non riesco a vedere la fine, ma sempre assolate. E rassicuranti…”

Ho intrapreso alcune di quelle strade, forse un po’ tortuose e complicate; ma alla fine, assolate e rassicuranti…perché in fondo avrei ritrovato di nuovo te.”

 E l’immagine del suo viso mi riempì il cuore.”

 

Aveva finito. Un’atmosfera strana  si era instaurata tra loro. Come l’atmosfera che si percepisce prima dell’arrivo di una tempesta. Quella calma piena di elettricità, che deve sfogarsi.

E la tempesta arrivò. I loro sensi si erano acuiti,  si stavano svegliando. Come un orso a primavera esce dal letargo, così i loro corpi cominciavano a reagire a quella vicinanza. Viggo prese il volto di Orlando tra le mani e con le dita ne seguiva i delicati contorni. La sua bocca si abbassò ad assaporare quelle labbra che per così tanto tempo gli erano state negate. La sua lingua ne tracciò il contorno per poi insinuarsi dentro di esse per assaporare il nettare di quella cavità. Le loro lingue si intrecciarono  e si assaporarono.

Le mani di Orlando si erano insinuate sotto la maglia di Viggo e percorrevano il suo torace, come a volerne riprendere la conoscenza. La sua mano si insinuò fra le gambe di Viggo e cominciò a massaggiarlo strappandogli un gemito di piacere.

 

Viggo lo sollevò tra le braccia e rientrò nella stanza. Lo depose delicatamente sul letto e cominciò a spogliarlo. I suoi gesti erano così dolci e teneri, quasi avesse paura che un tocco meno gentile potesse danneggiarlo. Si sdraiò accanto a lui e cominciò a tracciare delle linee indefinite lungo tutto il suo corpo, senza mai staccare gli occhi dal suo viso.

Voleva vedere i suoi occhi incupirsi di desiderio, la sua bocca aprirsi, la sua lingua inumidire le sue labbra, la testa che si rovesciava all’indietro lasciandosi andare al piacere che il suo tocco gli provocava. La sua mano infine si chiuse sulla sua erezione, strappandogli un gemito di piacere.

Si mise a cavalcioni su di lui e cominciò a leccare e mordicchiare i suoi capezzoli finché non si ersero duri e prepotenti. La sua mano intanto continuava a massaggiarlo, e fu ben presto sostituita dalla bocca.

 

Orlando gemette ancora più forte, mentre le volute del piacere lo stavano portando all’estasi. Spinse il bacino verso la bocca di Viggo per affondare ancora di più in lui.  Era al limite, ma cercava di controllarsi. Avrebbe voluto prolungare quel piacere all’infinito ma sapeva che non avrebbe potuto resistere ancora a lungo.

“ Prendimi Viggo” gli sussurrò “ voglio sentirti dentro di me, voglio essere tuo.”

Viggo si bagnò le dita con le gocce del seme di Orlando che avevano cominciato a uscire.  Si avvicinò al cerchio del piacere e cominciò a inumidirlo, poi introdusse le dita raggiungendo subito il punto.

“ Si…… ahhhhh. Si Viggo….. mi stai fac….endo …..im…paz…zire” le parole uscivano come suoni inarticolati dalla bocca di Orlando.

“ Ad…adesso…” gli disse.

Orlando appoggiò le gambe sulle sue spalle, mentre Viggo entrò in lui con un’unica spinta.

La bocca di Orlando si spalancò in una smorfia di dolore, mentre le sue mani afferravano il lenzuolo. Ma fu solo un attimo. Ben presto la sensazione di dolore, fu sostituita dal piacere.

Viggo si spingeva dentro di lui e con lo stesso ritmo muoveva su lui la sua mano chiusa a pugno. Ben presto tutti e due arrivarono all’apice. Viggo sentì il seme di Orlando bagnargli le mani e lo stomaco. Diede un’ultima spinta e Orlando sentì il calore del suo compagno invaderlo.

 

Viggo si sdraiò al fianco di Orlando e lo prese tra le braccia. Questi gli mise un braccio sul torace e appoggiò, come era solito fare, la testa sulla sua spalla. Viggo gli accarezzava i riccioli. Stettero così per un po’. Non c’era bisogno di  parole per esprimere quello che avevano condiviso.

Orlando alzò leggermente la testa. Fece girare il viso del compagno verso di lui e poi labbra su labbra gli sussurrò

“ Ti amo.”

“ Ti amo.” Rispose Viggo. Gli occhi di entrambi erano pieni di lacrime. Stavolta però erano lacrime di felicità.

Tante erano le strade che avrebbero potuto percorrere, di nessuna vedevano la fine. Sapevano però con certezza che le avrebbero percorse insieme, perché adesso niente li avrebbe più divisi.