.|. Sense and Sensibility .|.

Parte Prima

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“Chi ci sta per una capatina al Sirius stasera?”, esclamò Dom, spalancando la porta del trailer ed entrando. “Dicono che stasera l’alcool andrà a fiumi!”
“Oh beh. Io pensavo di farmici un giro”, disse Sean senza nemmeno alzare gli occhi dalle carte che aveva in mano.
“Mmm”, borbottò Elijah, stravaccato da qualche parte in un angolo. “Io passo. Ieri per me è stato anche troppo…”
“Oh, andiamo Lij” Orlando sollevò gli occhi dalle carte. “Anch’io ero nel tuo stesso stato, amico! Da quand’ è che sei diventato così vecchio?” scherzò.
“Da quando ho capito che non ci tengo a vedere il mio fegato come un colabrodo”, scherzò Elijah di rimando.
Viggo sedeva al tavolo, poco distante da Sean e Orlando. Si erano dati tutti appuntamento nel trailer degli hobbit per un paio di giri di carte e qualche birra, giusto per rilassarsi un po’ dopo una delle lunghe giornate di riprese.
Ma lui non partecipava. Se ne stava soltanto lì, a guardare Orlando cercare inutilmente di battere Sean L’invincibile.
Sei paia di occhi si puntarono sul piccolo Elijah, e lui non poté fare a meno di annuire, sconfitto.
“E va bene, e va bene”, sospirò. “Allora ci troviamo lì”, disse, tentando faticosamente di alzarsi dal divano e di dirigersi verso il bagno.
Dom rise. “E visto che il nostro Orlando qui conoscerà un sacco di ragazze come al solito... beh, amico, ce ne lascerai qualcuna?”scherzò innocentemente.
Sean sentì Viggo irrigidirsi accanto a lui. Gli altri sembrarono non farci caso. In fondo si trattava soltanto di una delle solite battute di Dom…
Orlando ridacchiò nervosamente.
“Ma forse l’ altra sera eri troppo ubriaco per ricordarti il nome di quella biondina che ha insistito per lasciarti il suo numero”, continuò Elijah, facendo capolino dalla porta del bagno. “Volevo chiederti di passarla a me!”scherzò.
Tutti risero, prendendo in giro Orlando amichevolmente.
Accanto a Sean, Viggo sospirò, e si alzò in piedi. I suoi occhi si erano scuriti, e Sean era sicuro che l’amico si stesse sforzando non poco per nascondere i suoi sentimenti in quel momento.
“Beh, io vado a riposarmi. Ci sentiamo, ragazzi”, Viggo annunciò. Senza voltarsi raggiunse la porta, ed uscì.
“Abbiamo detto qualcosa di sbagliato?”, chiese Dom, confuso.
Orlando si morse il labbro, e guardò negli occhi Sean, chiedendogli silenziosamente il permesso di interrompere la loro partita.
L’ amico annuì. Aveva già capito, e sapeva che il ragazzo doveva assolutamente andare a parlare con Viggo.
Orli si passò una mano tra i ricci scomposti, si alzò ed uscì dal trailer, come qualche secondo prima aveva fatto Viggo.
Sean guardò i visi confusi degli altri e capì che era necessario spostare l’ attenzione da ciò che era appena avvenuto e dalla possibili considerazioni che potevano scaturirne.
“Allora”, esordì, la sua voce allegra spezzò l’ improvviso silenzio. “Chi vuole essere il prossimo a perdere una partita con me?”

Orlando entrò nel trailer che lui, Viggo e Sean condividevano. Fu sollevato nel constatare che Viggo non aveva chiuso la porta dall’ interno. Buon segno. Almeno non era così arrabbiato da non voler vedere nessuno.
L’ interno era immerso nella penombra. Orli lasciò che i suoi occhi si abituassero, e poi lo vide. Era seduto sul loro piccolo divano, e stava leggendo un libro. O, almeno, fingeva di leggere. Orlando era sicuro che la mente dell’uomo non fosse affatto concentrata sulle pagine su cui erano invece fissi i suoi occhi.
“Vig”, sussurrò il ragazzo, avvicinandosi. “Ti prego non essere arrabbiato con me”.
Viggo sollevò lo sguardo su di lui, poi, con un sospiro, lo riabbassò sul libro.
“Orlando, torna dagli Hobbit.” mormorò, apparentemente calmissimo.
Il ragazzo si morse nuovamente il labbro e si avvicinò di più, cocciuto.
“Ascoltami, per favore Vig. Voglio spiegarti.”
“Ho detto torna dagli Hobbit.” Viggo ripeté, più fermamente stavolta, fissando i suoi occhi di ghiaccio in quelli spaventati di Orlando. Gli sembrava quasi di riuscire a sentire il cuore del ragazzo che batteva forte. Odiava essere duro con lui. Odiava vedere i suoi occhi lucidi. Ma stavolta sentiva di non poter sorvolare così, senza dirgli nulla.
Dopo qualche secondo, Orlando si avvicinò ancora, e si accucciò sul divano accanto al compagno, attento a lasciare un po’ di distanza tra loro.
“Non mandarmi via, ti prego”, sussurrò, guardando il viso dell’uomo, che continuava ad evitare il suo sguardo.
“Quello che ha detto Dom è vero. E’ successo ieri sera. Ma è stata lei a volermi dare il suo numero, ed io non l’ ho nemmeno tenuto. Credimi, Vig”, spiegò il ragazzo, cercando di mantenere ferma la voce.
Doveva comportarsi da adulto. Doveva comportarsi da adulto, anche se ora aveva davvero paura che Viggo avesse cambiato idea sulla loro relazione. Dio, era iniziato tutto da meno di una settimana, non poteva già finire così...
"Orlando, noi abbiamo parlato". Orlando fu sorpreso nel sentire la voce di Viggo, estremamente calma. "Ti ho spiegato cosa una storia tra noi avrebbe comportato. Se tu non te la senti, possiamo ancora..."
"No!"lo interruppe il ragazzo con decisione, nonostante stesse tremando. Viggo lo stava già lasciando!No!Non poteva perderlo così!Doveva fare qualcosa, dirgli quanto per lui fosse importante. Non poteva lasciarlo andare via così...

“...No...” ripeté, con la voce quasi rotta da un pianto incombente. Tra i due cadde il silenzio.
Viggo voltò lo sguardo verso il ragazzo, con il terrore che stesse piangendo. L’ultima cosa che desiderava era vederlo soffrire, ma... ogni volta che qualcuna si avvicinava ad Orlando, al SUO Orlando, gli sembrava di morire: era giovane, non aveva motivo di non cedere alle avances di una bella ragazza e, a quel punto, pensò l’uomo, sarebbe stato lui a soffrire.
Ad un tratto, fu proprio Orlando a scattare in piedi. “No, non ci sto! Non è giusto!!” esclamò, con i pugni stretti e le labbra tremanti.
“Come?” biascicò Viggo, spaesato,
“Non ci sto, non puoi troncare la nostra storia in partenza, solo perché sei geloso di una ‘biondina’ spuntata dal nulla e che nel nulla è tornata!” disse il ragazzo con determinazione, “E’ un comportamento immaturo, Vig. Che tu stai nascondendo dietro la tua aria paterna del cazzo.”
Viggo ora fissava Orlando stupito, celando più o meno male il disorientamento. I due si squadrarono l’un l’altro per un’interminabile decina di secondi, al termine della quale Vig si alzò a sua volta ed abbracciò Orlando, appoggiandogli la testa sulla spalla.
“Hai ragione, honey, sono geloso, geloso da morire, ma non ne posso fare a meno...” sussurrò, “Ho troppa paura di perderti, per non essere geloso. Ho sbagliato, okay? Perdonami...”
I pugni stretti di Orlando si dischiusero e ricambiarono l’abbraccio. “Sei già perdonato.” disse, accarezzando i capelli di Vig, “Ora che mi hai detto di essere davvero geloso sono contento, perché vuol dire che a me ci tieni...”

Viggo rise. Orlando era così intelligente, ma a volta riusciva ad essere contemporaneamente così naive...
Il ragazzo lo guardò, confuso, mettendo su subito il suo splendido broncio.
"Perché mi prendi in giro, Vig?"
"Oh Angelo. Non potrei mai prenderti in giro..." Viggo rispose, allungandosi a baciare quel labbro inferiore che sporgeva giocosamente in avanti. Orlando gli rivolse un altro sguardo scettico, e Viggo sorrise ancora.
"D'accordo, magari qualche volta sì...ma lo sai che non lo farei mai per ferirti..." commentò scherzosamente.
Orlando sospirò e lasciò che l'uomo lo riprendesse fra le braccia, tornando serio.
"Mi...mi dispiace Vig. Io...ho preso sul serio la nostra relazione...davvero. Non voglio che tu debba pensare il contrario", sussurrò, la testa poggiata sulla spalla dell'uomo che semplicemente lo ascoltava, tenendolo tra le braccia.
"A me piace uscire con gli Hobbit, ma non lo faccio per fare il cretino in giro con le ragazze. Io ho già chi voglio. Io...ho già te".
Viggo restò silenzioso per qualche secondo. La sua mano continuò a tracciare cerchi leggeri sulla schiena del ragazzo, appena appena sfiorando il tessuto leggero della T-shirt.
Cosa dire? Non poteva dire di non essere geloso. Non poteva, la sua reazione l'aveva dimostrato e poi l'aveva ammesso lui stesso. Contemporaneamente non poteva pretendere da Orlando più di quello che lui poteva dargli. Insomma. Orlando era così giovane, e bello, e...ci sarebbe sempre stato qualcuno pronto a portarglielo via.
Non sentendo alcuna risposta, il ragazzo si scostò leggermente dall’abbraccio per guardare negli occhi il compagno, un'espressione piena di preoccupazione sul suo bel viso.
"Vig?"
Un attimo di silenzio.
"Orlando, io..." Viggo cominciò, allungando una mano a sfiorare dolcemente la guancia del ragazzo. "Ti credo. Lo so che vuoi semplicemente uscire con gli Hobbit. Sono tuoi amici e ti adorano. Non hai bisogno di giustificazioni."
Orlando fece un respiro profondo, sollevato, e sorrise lievemente. Allora era tutto risolto, giusto?
Viggo ripensò a pochi secondi prima. A come la sua reazione aveva reso agitato Orlando, a quanto doveva averlo spaventato. Non lo aveva mai visto alzare la voce con nessuno...
"Prima, ero andato via semplicemente perchè...avevo bisogno di riflettere un attimo. Io sarò sempre geloso di te, Orlie. Sempre. Ma tu...non hai fatto nulla di male..." Viggo spiegò, passando la sua grande mano fra i ricci scuri di Orlando e guardando con tenerezza i lineamenti del ragazzo distendersi con sollievo.
Si trattava solo di aspettare. Aspettare e vedere, vedere ciò che sarebbe successo e come la loro storia avrebbe superato gli inevitabili problemi.
Ma Viggo non aveva intenzione di lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, non aveva intenzione di rischiare di perdere quell’angelo che per un vero miracolo ricambiava i suoi sentimenti....
Orlando sembrò leggergli nel pensiero. Con un balzò gli gettò le braccia al collo e lo baciò sulla bocca, una, due volte, tre volte, sorridendo.
"Ho avuto tanta paura...avevo paura che mi lasciassi!", esclamò, stringendosi forte al compagno.
Viggo sorrise a sua volta e ricambiò il bacio, passandogli una mano tra i capelli e tirandolo ancora più vicino.
"Ok, voi due!"
Sean aprì la porta con uno scatto ed entrò, cercando di non guardarli e di trattenere un ghigno. "Sono venuto soltanto a riprendere la mia giacca. Tutto ok?"
Orlando e Viggo si staccarono, e il ragazzo guardò divertito il loro Boromir.
"Hey Beanie!Hai finito di derubare i poveri Hobbit?"
"Direi di sì", rispose altrettanto scherzosamente Sean, andando a recuperare la sua giacca buttata sul divano. "Tra l’altro Billy mi avanza ancora del contante e quindi stasera offre lui, occasione unica! Se vuoi approfittarne ti conviene muoverti, ragazzo!Tra mezz'ora siamo lì".
Con questo, Sean uscì.

Orlando si girò verso Viggo, invitandolo con lo sguardo a parlare.
"No dai, sono troppo vecchio per queste cose!" disse lui, con un sorriso di circostanza,
"Guarda che senza di te non mi muovo!"
"Questo è un ricatto!" commentò il danese, portando entrambe le mani ai fianchi,
"Eh già..." replicò Orlando, con un sorrisetto malizioso da ragazzino stampato in faccia, "Daidaidaidaidaidaidaidaidaidai!!!!!!!!"
Orlie era adorabile, quando faceva il bambino, e Viggo non poté fare a meno di ridere. Non poté neanche permettersi di rifiutare e, infatti, un minuto dopo si stava infilando la giacca e stava uscendo insieme ad un gasatissimo Orlando.

"Dai, un altro!" esclamava Dom esaltato come un gatto davanti ad un gomitolo di lana che rotola, mentre Elijah tracannava l'ennesimo drink,
"Dom, stai tentando di ammazzarlo?" domandò allora Viggo,guardando il povero Lij con compassione,
"E su Vig, non fare il coglione! Bevi!" fu la risposta che ottenne, "Non vorrai rovinare questo bel festino?"
"Infatti, Vig!" gridò Orlie, già piuttosto brillo, con una serie di 'amichevoli pacche sulle spalle' che quasi gli sbriciolarono le scapole, "Lasciati un po' andare! Non puoi restare sempre calato nella parte del ramingo-ghiacciolo! Sembri quasi un prete, quando fai così! Facciamo casino, invece!!!"
"Ragazzi, propongo un brindisi!" annunciò ad un tratto Billy,
"Un brindisi a cosa?" chiese Beanie, agitando un po' il bicchiere che teneva in mano,
"Brindiamo al nostro Orlando, che dopo solo un'ora e mezza che siamo qui è gia ubriaco come una cucuzza!!!" rispose l'altro, sollevando il bicchiere come se tenesse il sacro Graal e fosse in procinto di benedire il mondo intero,
"A questo punto brindiamo alle cucuzze, scusate!" obiettò Orlando, senza capire neanche tanto cosa stava dicendo,
"ALLE CUCUZZE!" esclamarono tutti, più o meno in coro,
"Ehi, ehi Dom!" disse subito dopo Elijah, con quel poco di lucidità che gli restava, "Gruppo di stangone da far mancare il fiato, mandate direttamente dal Signore, a ore 3!"
"Eh?" ribatté l'altro, dopo una breve pausa di riflessione,
"Guarda alla mia destra..." spiegò Lij, indicando un gruppetto di ragazze entrate da qualche minuto e che avevano cominciato a guardare nella loro direzione...

Dom si voltò, e gli bastò un nanosecondo per capire che finalmente anche per quella sera il divertimento era iniziato.
"Buon occhio mio piccolo Elwood!"rise, dando un colpetto sulla spalla di Elijah. "Andiamo Orlando, non vorrai perderti questa occasione!" disse poi, afferrando il braccio del giovane inglese e tirandolo senza troppi complimenti, ansioso di seguire Elijah che si era già infiltrato tra la folla.
Orlando tentò di fare resistenza, fermandosi davanti al tavolo e cercando freneticamente gli occhi di Viggo.
Sean, seduto accanto al danese, decise di intervenire.
"Dom, io non credo che Orli sia..."
"No, va tutto bene." Sean sentì Viggo interromperlo, con decisione, la voce leggermente più bassa per far sì che Dom non lo notasse troppo. Ma in ogni caso Dom era così brillo che non si sarebbe accorto di nulla, nemmeno se l'uomo si fosse messo a urlare.
Sean tacque e si voltò verso l’amico, interdetto. Aveva pensato di intervenire per evitare altri problemi...
"E' tutto ok. Davvero, Sean." Viggo ripeté invece. La sua voce era decisa e calma, e l’uomo sollevò gli occhi verso Orlando, annuendo impercettibilmente.
Il ragazzo lo guardò indeciso. Non voleva andare con Dom e Lij. Voleva starsene lì al tavolo con Sean e Viggo, stare seduto lì accanto al suo Viggo e magari rubare un bacio veloce quando nessuno li stava guardando...
"Andiamo dai Gibbo!" disse Dom, tirandolo ancora per il braccio. "Finirà che Elijah se le becca tutte quelle ragazze!"
Viggo continuò a fissare Orlando dritto negli occhi. Il ragazzo si morse il labbro inferiore, fece un sorriso tirato e seguì Dom fra la folla.

Qualche drink dopo, Dom e Elijah avevano già dimenticato i nomi di quelle belle ragazze, ma questo non impediva loro di blaterare allegramente discorsi alticci nel disperato tentativo di fare colpo. Orlando sedeva al tavolo con loro, bevendo il suo cocktail a piccoli sorsi e lasciando che il suo sguardo vagasse perso intorno a lui.
Non riusciva a smettere di pensare a Viggo, e voleva trovare una scusa per mollare lì i suoi amici hobbit e tornare da lui.
"Hey ragazzi, questa è bellissima!"la voce di una delle ragazze squittì improvvisamente mentre le note di una canzone dance dal testo in francese risuonavano nel locale. "Dovete venire a ballare con noi!"
Ecco, l'occasione giusta. Orlando guardò Dom e Lij balzare in piedi e seguire le ragazze verso la pista, troppo brilli per curarsi di lui.
Il ragazzo si alzò, e si fece largo fra la folla danzante, finche non raggiunse l'altra parte del locale, dove Viggo e Sean erano seduti qualche minuto prima.
Qualche minuto prima, già. Perché ora il tavolo era occupato da altre persone, e i due uomini non c'erano più.
Orlando si guardò intorno, nervoso. Erano già andati via? Com'era possibile? Erano passati solo dieci minuti da quando lui e...Orlando guardò l' orologio e si morse il labbro. Erano passate due intere ore, e lui non se ne era nemmeno accorto. Come era potuto succedere?
Si voltò di scatto e sorprese Sean, che parlava con qualcuno vicino all’uscita.
"Beanie!"guaì Orlando, precipitandosi verso di lui. "Beanie, dov'è Viggo?"
"Hey ragazzo". Sean si voltò verso di lui, sorridendo. "Pensavo ti fossi perso".
Orlando deglutì, impaziente. "Dov'è Viggo?"
"Oh, lui...è andato via, qualche minuto fa. Ha detto che era stanco".
Sean guardò il ragazzo fare un respiro profondo, e capì il suo nervosismo.
"Lui... era arrabbiato?"Orlando chiese, timoroso.
Sean sorrise ancora. "No, piccolo. Ha detto di dirti che ti avrebbe aspettato a casa sua. Sempre se non sei troppo stanco..."
Orlando fece un sorriso tirato.
"Grazie Sean", disse, mentre si avviava verso l'uscita.

 

Orlando raggiunse Viggo veloce come un lampo. Era terrorizzato all'idea di trovarlo di nuovo arrabbiato. Viggo lo stava aspettando. Il fatto di vedere di nuovo il suo Orlie circondato da altre oche che non facevano altro che mangiarselo con gli occhi lo aveva decisamente contrariato, ma stavolta era diverso, si fidava di più di lui, ed aveva incaricato il fidato Beanie di avvisarlo. Non era stato bello lasciare il locale senza farsi vedere, ma non poteva certo avvertirlo, immerso com'era fra Dom, Lij e tutte quelle ragazze. Adesso, invece, avrebbero potuto starsene un po' da soli.
"Vig, ci sei?" domandò Orlando, intrufolandosi dalla porta, lasciata semiaperta, ed ottenendo come risposta solo le note di una canzone dal ritmo orientaleggiante, "...Vig?" ripeté, brancolando nel buio della stanza, finché due mani gli si poggiarono sugli occhi.
"Sorpresa..." sussurrò Viggo, comparendogli alle spalle quasi dal nulla,
"Temevo ti fossi arrabbiato..." disse Orlie, togliendosi dal volto le mani dell'uomo e voltandosi verso di lui,
"Non mi arrabbio mai due volte per lo stesso motivo." replicò l'altro, "Siediti. Stiamo un po' per conto nostro."
"E Birdenbiré come ci aiuta in questo?" (è una canzone turca n.d.Aarien)
"E' una bella canzone, no?"
Adesso Viggo stava accarezzando i capelli di Orlando, mentre erano tutti e due seduti sul divanetto, a guardarsi negli occhi a vicenda, e lasciavano che la musica li spedisse con la mente in mondi lontani. Orlando poggiò la sua mano su quella con cui Viggo lo stava accarezzando, tenendosela ferma sul viso. Viggo cominciò ad avvicinarsi di più ad Orlie, lentamente, come un predatore che non vuole spaventare la sua preda.
I due si sciolsero in un bacio. Orlando portò entrambe le mani al collo di Viggo, mentre gli mordicchiava appena il labbro inferiore; Viggo lo sovrastava e si chinò in avanti, fino a ritrovarsi praticamente sdraiato su di lui.
Si baciarono più e più volte, e Orlie stringeva Vig a sé, mentre le mani dell'uomo gli sbottonavano la camicia e gli accarezzavano il torace, scorrendo sensuali come il tocco di un serpente. Ad un tratto, però, Orlando scostò violentemente Viggo, divincolandosi dal suo abbraccio. Lo aveva allontanato appena aveva sentito che gli stava slacciando la cintura.
Respiravano entrambi affannosamente, come un sonnambulo quando viene svegliato di colpo, forse perchè la magia del momento si era bruscamente interrotta.
"Scusami, Vig..." mormorò Orlie, riabbottonandosi la camicia, "Ancora non ce la faccio... il fatto è che è diverso, con te... cioè, io non ho mai.."
"E' tutto ok, honey." lo interrupe Viggo, con la sua voce calda e rassicurante, "Non è successo niente..."
Orlando non sapeva perchè, nonostante amasse Viggo alla follia, non riusciva a lasciarsi andare del tutto con lui. Eppure lo voleva, lo voleva da morire, ma non ci riusciva. Forse perchè la loro era iniziata da poco ed aveva paura di sciupare tutto, oppure... chissà...
Viggo, da parte sua, era molto comprensivo con il ragazzo. Orlie era giovane e gli riusciva più difficile abituarsi alla situazione; questo lui lo capiva e non voleva forzarlo. Non gli importava di cosa ne avrebbe pensato una donna come quelle che aveva frequentato in passato, di quando e come farlo, ma gli importava se la persona con cui avrebbe condiviso il rapporto era Orlando. Lui doveva sentirsi a suo agio, in tutto e per tutto. Quindi, per quanto fosse snervante l'attesa, Viggo era disposto ad aspettare.

 

Orlando aprì un occhio, poi l'altro. Sollevò un poco la testa, cercando di capire dove si trovasse.
Era su un letto. Non era sotto le lenzuola, ma semplicemente appoggiato sopra. Le tende alla finestra non riuscivano a coprire completamente la luce della luna, e i raggi argentati gli permisero di vedere la figura addormentata sul letto accanto a lui.
Viggo!
Ora ricordava, si. Ora ricordava...
Il loro discorso in salotto. La sua paura, e la voce calma di Viggo che lo tranquillizzava, che gli diceva che andava tutto bene. Che non doveva tremare. Che non c'era nessuna fretta.
"Non faremo nulla che tu non voglia." gli aveva detto. "Aspetterò, finché non sarai pronto. Andrà tutto bene. "
Il suo tono era così calmo e rassicurante ed i suoi occhi così sinceri che Orlando non aveva potuto non credergli.
Era Viggo. Non gli avrebbe mai fatto del male, giusto?
Orlando allungò una mano e sfiorò la guancia dell'uomo. Le labbra, il mento.
"E' proprio vero che gli elfi non dormono mai..
Senza aprire gli occhi, Viggo sorrise, e baciò quelle dita che lo avevano sfiorato quasi impercettibilmente.
Orlando si sollevò sui gomiti e avvicinò il viso a quello dell'uomo.
"Non volevo svegliarti, mi dispiace..."
"Shhh". Viggo allungò una mano, e la passò dolcemente fra i ricci scomposti del compagno. "Non devi scusarti Angelo. Non mi dispiace affatto svegliarmi se ci sei tu accanto a me..."
Orlando sorrise, arrossendo. Le parole di Viggo riuscivano sempre a confonderlo. Ancora non riusciva a credere che un uomo così perfetto e meraviglioso riuscisse a trovare qualcosa di bello in un ragazzetto come lui...
Viggo si scostò leggermente, e il ragazzo chinò appena la testa, unendo le loro labbra. La grande mano dell’uomo si spinse di più fra quei ricci scuri e raggiunse la nuca, attirando il giovane ancora più verso di sé, con forza.
Orlando chiuse forte gli occhi e si sforzò di lasciarsi andare. Perché diamine non riusciva a comportarsi da adulto per una volta, perchè non riusciva a ricambiare Viggo come si meritava?

Viggo si staccò da lui, e lo guardò con occhi inteneriti e divertiti.
"Torniamo a dormire ElfBoy? Ti va?"
Orlando si sforzò faticosamente di riaprire gli occhi.
"Oh...si...ok, Vig". Diavolo. Non riusciva nemmeno a formulare una frase senza balbettare.
Viggo sorrise ancora e sollevò il braccio destro in un silenzioso invito. Il ragazzo ricambiò il sorriso, sforzandosi di essere il più naturale possibile, anche se dentro di sé sentiva un terremoto di emozioni. Non riusciva a capire se stesso, e a volte gli sembrava di non riuscire a capire nemmeno Viggo.
Cosa ti aspettavi, Orlando? Che insistesse? Gli hai detto chiaramente che non vuoi spingerti più in là...”
Sospirando, si accucciò sotto quel braccio protettivo, e Viggo lo strinse a sé.

"Dio, stamattina sarei volentieri rimasto sotterrato sotto le coperte", brontolò Sean.
Viggo si allungò a spegnere la piccola radio nel loro trailer, mentre con l'altra mano si allacciava uno stivale.
"Lo so amico, e condivido...ma tanto tra poco avremo una settimana libera perchè Peter deve lavorare sulle ultime scene quindi potremo riposarci..."
"Chi ha parlato di settimana libera?!"
John entrò dalla porta del trailer che era rimasta aperta.
"Hey John, buongiorno!", lo salutò Sean. "Vuoi un po’ di caffè?"disse, versandosene una tazza.
Viggo guardò l'uomo, già vestito di tutto punto da nano Gimli. Era fin troppo alto per essere un nano, pensò divertito. Si domandava come avrebbero fatto quelli della Weta a farlo apparire basso, sullo schermo...
"Uh, oh, no grazie amico". John si avvicinò a Viggo, e lo guardò mentre finiva di allacciarsi tutte le innumerevoli stringhe degli stivali di Aragorn.
"Ascolta Viggo io...so che potrebbe sembrare che non mi faccio gli affari miei. Ed affettivamente si, forse è meglio che..."
"John. Che succede?" Viggo chiese, sollevando la testa, perplesso.
John abbassò il tono di voce, anche se era sicuro che Sean era perfettamente in grado di sentirli lo stesso.
"Beh... io... so che sta succedendo tra te e quel ragazzo. Voglio dire, me ne sono accorto, non è che me l'ha detto qualcuno", si affretto a precisare, notando gli occhi pieni di stupore del collega.
Viggo lasciò perdere gli stivali e lo guardò in faccia. Si sentiva allarmato. Improvvisamente aveva una gran voglia di sapere dove sarebbe andato a parare quel discorso.
"Ma quello che voglio dire è...insomma, Viggo, è...è un ragazzino...soltanto un ragazzo immaturo, insomma, lo vedi anche tu...". John si fermò un secondo, sospirando.
"Quello che voglio dire è che...sarebbe pericoloso se...insomma, se si venisse a sapere. Queste cose ci mettono pochissimo tempo per circolare e diventare di dominio pubblico e.."
"JOHN!! Diamine, ecco dov'eri!" La voce argentina di Fran interruppe il loro discorso. La donna fece capolino dalla porta del trailer.
"Non siete nudi ragazzi, vero? Ok, allora posso affacciarmi! John per favore puoi venire un secondo, Peter ha bisogno di te! E voi ragazzi pronti che fra venti minuti iniziamo!"
Come era apparsa, Fran sparì. Viggo avrebbe ritenuto comico quell'intervento, se non fosse che ora il suo pensiero non era affatto rivolto alle battute di Fran.
"Ehm io...Ora devo andare. Per favore non prendertela a male ok Viggo? Era solo un mio consiglio....".
L'uomo uscì velocemente, chiaramente imbarazzato dal suo stesso discorso.
Viggo restò per un attimo interdetto. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Si alzò in piedi, confuso. Non sapeva come interpretare quello che John gli aveva appena detto. Insomma... lui lo sapeva. Se n'era accorto, aveva detto. Allora magari sul set lo sapevano tutti? Magari se n'erano accorti tutti, e nessuno gli diceva nulla...magari era diventato lo zimbello di tutto il film, e quel che era peggio, aveva messo anche Orlando in quell'orribile situazione.
Ma soprattutto, un paio di parole in particolare gli erano rimaste impresse, pensò con tristezza. "E' un ragazzino....un ragazzo immaturo...."
Mio Dio. Forse aveva fatto lo sbaglio più grande della sua vita.

"Vig! Allora, muovi quel culo o no?" lo chiamò Sean da fuori il trailer, "Dai, vediamo cos'ha in serbo Pete per noi, oggi!"
Viggo biascicò un vago ed incomprensibile insieme di parole che avrebbe dovuto essere un "Sì, arrivo subito" e raggiunse l'amico.

"No, no... Così non va!" rimproverava bonariamente Peter, avanzando verso la riva del fiume, "Sean piantala di urtare la barca di Orlando e Brett, o finirete tutti a mollo!" uno scambio di boccacce fra Beanie e Orlie fece capire al regista che quei due non avrebbero smesso di punzecchiarsi, così preferì passare oltre: "E tu Viggo..."
"Sì?" domandò lui, cadendo dalle nuvole,
"Sei... un po' troppo distratto... sei stato distratto tutto il tempo..." fu la risposta, "Ma dove hai la testa? Non sei convincente.. diamine, hai sempre vissuto da esule ed ora stai ammirando le statue degli Antichi Re! Dovresti mostrare un po' di trasporto, o quanto meno interesse, per ciò che stai guardando..."
"Ok... va bene, scusa, adesso sono concentrato..." disse allora Viggo, voltandosi un istante verso Orlando, "Torniamo indietro e rifacciamola..."
"D'accordo, tutti laggiù..." indicò Pete, "Speriamo che sia la volta buona..."
"Ma che cos'avrà, oggi, Vig?" si chiese Dom, mentre si apprestavano a rifare la scena, "Tu lo sai, Beanie?"
Sean scosse un po' la testa, interdetto.
"Si comporta in modo molto strano, ultimamente..." aggiunse Billy, "Dev'essere successo qualcosa..."
Contemporaneamente, Orlando, in barca con la controfigura di Gimli, interpretava un Legolas abbastanza incupito, il che aiutava, al momento, visto che doveva 'sentire la presenza degli Uruk', come gli aveva detto Pete... Da quando erano usciti dal trailer, Vig non gli aveva quasi rivolto la parola, rispondeva a monosillabi alle domande... "Cosa può essergli accaduto?" diceva a se stesso "In cos'altro hai sbagliato, stupido avanzo di essere umano travestito da Elfo?"
Le riprese furono lunghe e faticose, come al solito, ma alla fine riuscirono a buttar giù quel che serviva e a terminare la giornata.
Come ogni sera, riunione nel trailer degli Hobbit per rilassarsi e fare i cretini. Orlando, stancato non tanto dalle riprese quanto da tutte le preoccupazioni, si era abbattuto sul divanetto di Lij, con la testa che penzolava all'ingiù, oltre il bordo dei cuscini, mentre tutti si scambiavano battutine, commenti sulla giornata e stronzate del genere, sorseggiando le solite birre.
Viggo ancora non si vedeva. "Arrivo subito." aveva detto... e invece chissà quanto tempo era che il giovane inglese lo aspettava, riflettendo, in quell'inusuale posizione, su quanto fosse snervante non riuscire a capire cosa l'uomo provasse.
Le note di una canzone interruppero i pensieri del ragazzo, mentre Billy faceva il verso alla cantante: "WHEN THE ROAD GETS DAAARK...
AND YOU CAN NO LONGER SEE.... JUST LET MY LOVE THROW A SPAAAARK... AND HAVE A LITTLE FAITH IN MEEEEEE...."
"Billy, per amor del Cielo e per tutto ciò che è sacro, spegni quella cazzo di radiolina!" esclamò Orlie, ad un tratto, in tono supplichevole,
"Perché? Non ti piace la musica di John Hiatt?" domandò l'altro, "E non ti piace nemmeno come la canto?"
"NO! Quella canzone è molto stupida!" rispose Orlando, un po' irritato dal testo della canzone, "E tu non canti meglio di mia nonna quando prepara la crostata!"
"A me piace la crostata!" ribatté Billy, in un perfetto 'Pippin style',
"Non ti incazzare, Orlie.. è solo una canzone!" interloquì Dom, sorpreso dal cattivo umore dell'amico, "Rilassati un po', prendi una birra..."
"No, grazie, stasera io non..." Orlie si interruppe di colpo, quando una celestiale apparizione, seppure vista sottosopra, entrò nel trailer:
"Ai na vedui, Hobbit e non! Scusate se vi ho fatto attendere!" esclamò Viggo, passando fra i suoi amici, ridendo e scherzando come sempre, e fermandosi inginocchiato davanti al divano su cui giaceva Orlie.
"Le abdollem." mormorò il ragazzo, a voce bassa, sorridendo dolcemente al suo ramingo,
"...Sai, detto con la testa sottosopra non fa tanto effetto!" rispose il danese, a voce più alta, ridacchiando e facendo passare il tutto per uno dei loro innumerevoli siparietti comici, "La prossima volta che vuoi uscirtene con l'elfico, almeno ricorda di mettere la parrucca bionda!"
Orlando capì e continuò a scherzare, girandosi e sistemandosi in una posizione più normale, per poter ricevere l'inevitabile testata di Viggo, andando avanti a battutine pungenti, senza interrompersi nemmeno quando si accorse che Vig gli aveva infilato un pezzo di carta in tasca...
"Hey, il nostro Orlie è resuscitato!" commentò Sean, uscendo dal bagno, "Questo è un bene, temevamo di aver perduto il nostro biondelfo!"
"Ero solo un po' stanco, mio paffutello amico Hobbit!" replicò il giovane, ridendo, "Una pausa in stato vegetativo sul divano mi ha fatto recuperare le forze!"

La serata andò avanti come al solito, anche se Vig se ne andò un po' prima, ma comunque amichevole e sorridente, lanciando una strana occhiata ad Orlando, che passò più o meno inosservata.
Il ragazzo, quando fu sicuro di non essere visto, lesse il biglietto che gli era stato dato:
"Ho bisogno di parlarti. Ti aspetto accanto a quella grossa quercia poco lontano dal nostro trailer. Non tardare troppo."
"Ok, ragazzi..." esordì, stiracchiandosi ed improvvisando la parte dell'assonnato, "E' giunta l'ora della nanna anche per me... se volete scusarmi..."
"No, dai, resta a cazzeggiare un altro po'!" obiettò Dom, nel bel mezzo di una mano di carte non proprio fortunata,
"Lasciatelo andare, gli do io il permesso..." disse Beanie, sghignazzando mentre metteva sul tavolo il suo full, "E' giustificato perchè stamattina gli ho speronato la barca tanto da poterci fare un frullato di Elfo, chissà come sarà ridotto, povero Legsie!"
Fra le risate generali, Orlie accennò un sorriso ed uscì, pensando che non avrebbe mai ringraziato abbastanza il buon Boromir, che gli aveva permesso di correre dal suo Vig, per capire finalmente cosa diavolo era successo....

 

La notte era stellata, ma senza luna. Orlando sollevò per un attimo la testa, godendosi l'aria fresca.
Un attimo di respiro prima di affrontare tutte le sue preoccupazioni. Si sentiva così agitato e nervoso, anche se continuava a ripetersi che forse stava esagerando. Insomma...lui non aveva fatto nulla di male...stava andando tutto bene...no?
Camminando un po’ più velocemente, fece un respiro profondo e si morse il labbro inferiore non appena la quercia apparve nel suo campo visivo. Era arrivato.
"Vig?"chiamò.
L' uomo si voltò verso di lui, con un'espressione indecifrabile sul viso. Orlando si bloccò a qualche passo da lui, mordendosi ancora il labbro.
"Orli".
Orlando guardò dritto in quel viso, in quegli occhi colore delle acque neozelandesi, e del cielo che li accoglieva ogni mattina al risveglio. Ogni volta si chiedeva come potesse essere possibile...come poteva essere possibile che un essere umano riuscisse a rubare il verde della natura, il celeste della vita, e tenerlo con sé... nei suoi occhi...
Fece un altro respiro profondo.
"Vig. Volevi parlarmi? Che cosa c'è?"
Nel silenzio della notte sentì soltanto il sospiro dell'uomo. Vide i suoi occhi che si abbassavano e poi si risollevavano, mostrando una nuova, triste luce. Viggo fece un passo verso di lui.
"Orlando...tu...sei molto importante per me. Lo sai questo vero?"
Orlando si avvicinò a sua volta, e continuò a guardarlo, senza capire.
"Vig?"
"Sei diventato una delle cose più importanti della mia vita ma... io credo che dovremmo rallentare un po’..."
Gli occhi scuri del ragazzo si spalancarono. Perché gli stava dicendo quelle cose?
"Aspetta aspetta...io non voglio perderti...soltanto... non voglio.. che questo sia un errore..."
No. Orlando non poteva credere alle sue orecchie. Che razza di discorso era?? E perchè tutto ad un tratto questo cambiamento??
Si morse ancora il labbro, maledicendo i suoi occhi già lucidi. Al contrario, dentro di sé sentiva una gran rabbia.
"Viggo, ma cosa stai dicendo? Quale errore?" chiese, cercando di trattenersi.
"Non...non possiamo essere precipitosi. E' una cosa importante, entrambi dobbiamo esserne consapevoli...voglio che tu ne sia consapevole. Sei così giovane..."
"Allora è questo il punto?", Orlando lo interruppe, alzando il tono di voce in rabbia malcelata. "E' questo quello a cui volevi arrivare. Io sono soltanto un ragazzino che non è in grado di capire nulla!"
Viggo scosse la testa. "Orlando, io non..."
"Cosa stavi cercando di dirmi altrimenti? Andiamo, sii almeno sincero". Il ragazzo sbottò, senza riuscire a trattenere una nota di sarcasmo. Oh, quanto si sarebbe pentito di quelle parole avvelenate, dopo. Ne era sicuro. Le lacrime premevano per uscire, e il cuore gli batteva forte.
"Orlie, calmati. Quello che intendo è che...ciò di cui stiamo parlando è qualcosa di molto serio. Ti prego, cerca di capirmi...è difficile anche per me..", Viggo tentò. No. Si era aspettato una reazione del genere dal ragazzo, ma decisamente le cose non stavano andando come previsto. “Spera almeno che sia la cosa più giusta da fare, vecchio.” la sua coscienza lo rimbrottò. Altrimenti...oh si, altrimenti stava davvero per rovinare tutto.
"Dovevo capirlo da come mi hai trattato oggi. Dovevo capirlo da tutto...tu mi consideri soltanto un ragazzino stupido!" Orlando continuò.
Si allontanò da Viggo, e si sedette ai piedi della quercia, stringendosi le ginocchia al petto. Si era accorto di stare tremando, e una lacrima già scendeva lieve lungo la sua guancia bianca. Ecco, perfetto. Una bella figura da stupido, giusta per mostrare a Viggo ciò che davvero era...
In un momento, l' uomo era già accucciato accanto a lui.
"Oh, Orlie...io non penso affatto che tu sia stupido", sussurrò, facendogli sollevare il viso. Anche i suoi occhi erano lucidi, e Orlando se ne accorse. Il cuore gli fece male, e lui si voltò, non riuscendo più a reggere quello sguardo.
"No." disse Viggo, costringendolo a guardarlo in viso. "Guardami. Tu sei un ragazzo eccezionale. Sensibile, dolce, pieno di vita. Tu... meriti il meglio e io... io forse ora non sono il meglio per te".
Un'altra lacrima rigò la guancia di Orlando e lui singhiozzò, incredulo.
"Vig... per favore non lasciarmi..." sussurrò.
Viggo cercò di resistere, anche se gli si stava spezzando il cuore. Dio. Stava facendo soffrire Orlando...lo stava facendo soffrire, ma lo stava facendo per il suo bene... si... per il suo bene...
Allungandosi verso di lui Viggo unì le loro labbra. Sentì Orlando rispondere tra le lacrime, spingersi contro di lui come se stesse affogando, e lui non poté fare a meno di ricambiare con uguale ardore e disperazione quel loro ultimo bacio.
Viggo si staccò da lui, riluttante.
"Andrà tutto bene...vedrai. Te lo prometto", sussurrò, prima di andare via.

 

Orlando osservò Viggo allontanarsi, finché la sua figura si confuse con il buio della notte. Rimasto solo, ai piedi della quercia, esplose in un pianto silenzioso, singhiozzando mentre, caduto in ginocchio, scagliava violenti pugni al terreno. Il giovane pianse a lungo, quella notte, ed aveva molti motivi per farlo. Pianse perché aveva perso il suo grande amore, pianse per non essere riuscito a convincerlo a restare con lui, pianse per non essere riuscito a comportarsi da adulto ma, soprattutto, pianse perché si rese conto di non aver tentato di fermarlo mentre andava via.

Quando tornò nel trailer Viggo e Sean già dormivano da parecchio, così cercò di dormire un po’ anche lui, anche se senza grossi risultati.

 

“Ehi dormiglione, sveglia!”

“Huh? Cos? E’ già mattina?” mormorò il ragazzo, in risposta alla voce di Sean che lo chiamava già da diversi minuti,

“Si può sapere che diavolo ti è successo?” domandò l’uomo, tirandolo su, “Vig è tornato qui e si è rintanato nel letto senza dire una parola, tu non ti fai vivo prima di chissà che ora e ti trovo appisolato sul divanetto... ma che vi succede a tutti e due?”

“Ehm... non è.. non è niente, Beanie, adesso sono sveglio...”

Sean sospirò. Orlando era sicuramente troppo assonnato per mentire, e quella mattina gli era riuscito davvero male. Scosse la testa pensando che era sicuramente successo qualcosa di grave e disse: “Ok, ok, comunque preparati e fiondati dalla truccatrice, Pete vuole rifare l’incontro con Haldir!”

“Ho capito, arrivo, arrivo!”

Guardandosi intorno, Orlando vide che Viggo era già uscito. ‘E’ ovvio...’ pensò, ‘Sono quasi le 7 e mezza, è tardissimo... Però... ho una brutta sensazione... sarà che mi sono talmente calato nella parte che ho le fisime come Legolas, oppure... no, non posso restare in questo stato! Devo trovare la forza di parlargli, non posso stare senza di lui...’

 

Mae Govannen, Legolas Thranduilion...”

... ... ...

“...Legolas, guarda che sta parlando con te!” esclamò ad un tratto Peter, “D’accordo, stop... Orlando, sei sicuro di stare bene?”

“S-sì Pete, è stato solo un attimo di stordimento... adesso è tutto ok...” balbettò Orlie, rivolgendosi poi a Craig, “Ok, fammene un’altra, stavolta giuro che ti rispondo!”

“Sicuro, ragazzo? Guarda che se stai male facciamo una pausa e ti riposi...” interloquì John, “Si vede che non sei in forma, sei pallido, ma non come un Elfo: come un morto!”

“Ho detto che sto bene! E’ stato solo un volgarissimo capogiro.” ribatté risolutamente Orlando,

“Ok, allora adesso riprendiamo.” tagliò il regista, “Ricomincia dal ‘Mae Govannen’, Craig!”

La mattina andò avanti come tutte le altre, e nessuno fece caso al fatto che Orlando e Viggo non si erano quasi parlati, eccezion fatta per le battute da recitare o per domande e risposte a monosillabi. O meglio, quasi nessuno: Beanie, sforzandosi di sapere cosa stava succedendo, sperava di strappare qualche informazione a Viggo, durante la pausa pranzo...

 

"Ok ragazzi, per questa mattina abbiamo finito! Andate a mangiare qualcosa e ci rivediamo fra un'ora!"
Sean sospirò all'annuncio di Peter. Un'ora non era molto ma era pur sempre una pausa, e Dio sa se ne avevano bisogno.
Era stata una mattinata difficile. Orlando non era concentrato. E Viggo era sfuggente come il vento, e un vento freddo, per giunta.
"Ok, vediamo un po’ di scoprire cosa diavolo sta succedendo qui..." si disse lui, sospirando ancora.
Viggo non si era nemmeno avvicinato alla tenda del pranzo, e sembrava non averne nemmeno intenzione. Se ne stava seduto su una delle panche poco distante, le mani sul viso e il corpo immobile.
"Hey Vig!" lo salutò Sean, sedendosi accanto a lui con una birra in mano.
Viggo si voltò.
"Ma allora è vero che voi Inglesi bevete come spugne!", ridacchiò. "Bene. Vorrà dire che oggi mi divertirò a vedere Boromir ubriaco".
"Ah-ah. Amico andiamo, lo sai benissimo che io reggo l' alcool. E poi una birra sola non mi farà nulla, tant'è vero che Peter me la lascia bere tranquillamente!!", replicò Sean, infervorato.
Viggo ridacchiò ancora, voltandosi a guardare la foresta davanti a sé e godendosi la dolce brezza del primo pomeriggio.
Sentì Sean schiarirsi la voce.
"Viggo, ascolta...so che è successo qualcosa. Tra te e il ragazzo intendo. Oggi eravate tutti e due sulle nuvole, per non parlare di stanotte, lui è rientrato tardissimo e ha dormito sul divano..."
Viggo chiuse per un attimo gli occhi. Non voleva sentirne parlare. Per un po’ voleva soltanto cercare di distrarsi e di sfuggire ai problemi. Chissà, magari ignorandoli sarebbero andati via da soli...
"Sean, ti prego, non voglio parlarne. E' meglio così."
Sean annuì. "Certo. Come no. Ma tu credi che vedere due miei amici che soffrono mi faccia stare bene? Insomma, se posso fare qualcosa io..."
"No, Sean", lo interruppe Viggo, guardandolo dritto negli occhi. "Lo so che ti preoccupi per noi... per me e Orlando, voglio dire, ma davvero, andrà tutto bene. Non c'è nulla di cui preoccuparsi".
Sean sospirò. Cocciuto come sempre, eh?
"D' accordo, come vuoi. Ma se proprio devo essere sincero, a me non sembra che Orlando stia bene. E nemmeno tu. E credo di sapere anche il perché."
Viggo si voltò d' improvviso verso Sean.
Dietro di loro, i membri del cast e della troupe stavano uscendo lentamente dalla tenda, e l' aria cominciava a riempirsi del chiacchiericcio e delle risate dei ragazzi.
"Sean, io.." sussurrò Viggo, come temendo che qualcuno potesse sentirlo.
"Ho sentito quello che John ti stava dicendo. E' per questo che ti stai comportando così? Eh, Viggo?"
L'uomo guardò negli occhi verdi dell' amico. Non sapeva cosa rispondere. Era la verità, ma era così
difficile da spiegare...
La voce di Fran li interruppe bruscamente.
"Ok, pausa finita! Non lamentatevi su, prima ricominciamo e prima finiamo! Ognuno alle sue posizioni!"
Sean sospirò. Fran, che maledetto tempismo!
"Ne parliamo dopo?"chiese silenziosamente a Viggo. L' amico annuì lentamente, non troppo convinto. I suoi occhi sembravano oscurati, del colore del mare in tempesta.
"Ok, oggi facciamo la scena tra Boromir e Aragorn, visto che Orlando non si sente bene. Quindi gli interessati vadano subito dalle truccatrici per i ritocchi!"
Sean sollevò un sopracciglio, e con un passo si avvicinò a Peter.
"Orlando non sta bene?"
Il regista sollevò gli occhi dai fogli del copione che teneva fra le sue grandi mani.
"Non stava tanto bene, esatto. Ho pensato che fosse meglio mandarlo a casa per oggi, così si può riposare un po’...".
Sean si voltò subito, e il suo sguardo preoccupato incontrò quello sconsolato di Viggo.

 

“...E la guardia della Torre leverà il grido: ‘I signori di Gondor sono tornati!’

“STOP! Buona!” gridò Pete, nel sollievo generale, “Adesso facciamo una piccola pausa, poi chiamatemi Elijah e Sean che facciamo la scena della barca...”

 La parola pausa era sempre come una musica soave, per tutta la troupe, e Viggo ne approfittò per mettersi in macchina e fare un salto da Orlie a vedere come stava.

 

“Orlando? Sei in casa?” domandava l’uomo a gran voce, mentre bussava,

“Mi scusi, ma lei ha un appuntamento?” chiese di rimando il ragazzo, mentre con una mano apriva la porta e con l’altra si aggiustava i capelli un po’ arruffati, “Chi devo annunciare?”

“Non scherzare, non è il momento.” ribatté Viggo, “Hai fatto preoccupare tutti, sai?”

“Io? Io l’ho detto di star bene, è stato Pete a non credermi...” fu la risposta, “Puoi andare ora, non abbiamo nulla da dirci.”

Viggo osservò il ragazzo con malcelata tristezza. Orlie si era chiuso in un guscio di indifferenza per non far vedere che soffriva e sentirsi rispondere con quel tono fu, per il danese, come una coltellata.

“Piantala con questa cattiveria immotivata e fammi entrare.” disse, risoluto, “Abbiamo molto da dirci, invece.”

“Tu vuoi proprio parlare?” domandò il giovane, facendogli strada, chiudendo la porta alle sue spalle, e sedendosi su una delle poltrone della stanza, “E allora parliamo. Direi di cominciare da quando mi hai strappato il cuore e lo hai dato in pasto ai Mannari.”

“Non dire queste cose, io...” Vig esitò un istante, prima di sedersi a sua volta, vedendo gli occhi del ragazzo celare a fatica le lacrime, “Io te l’ho già detto ieri notte, è che non voglio che la nostra storia sia uno sbaglio...”

“Da quando in qua l’amore è uno sbaglio?”

“Ci sono momenti in cui si crede soltanto di amare... magari per un’amicizia profonda scambiata per amore, o perché si è confusi, oppure...”

“Vig, se vogliamo ricondurre il tutto al fatto che tu hai paura che io sia troppo infantile per amarti davvero, allora quella è la porta, torna quando sarai rinsavito.”

Orlando tirò un respiro profondo. Stavolta ci stava riuscendo, stava mantenendo la calma. Stava cercando di comportarsi da adulto. Sembrava quasi che i loro due ruoli si fossero ribaltati, una volta tanto: Viggo temporeggiava sulle parole, insicuro su ciò che doveva dire, mentre Orlando parlava con voce flebile, ma calma.

“Non è per questo, honey, è che... non sono più tanto sicuro che ciò che condividiamo sia proprio amore, insomma, anche il fatto che non abbiamo mai...”

“Ah, è questo il punto? Non ho mai fatto sesso con te e per questo non sono capace di amarti?”

“No, cazzo, non è questo il punto, fammi finire!”

“Allora finisci dicendo qualcosa di sensato, almeno.”

“Vedi, la questione è che... io... ti sento, in un certo senso, lontano...” Vig si passò più volte una mano fra i capelli, cercando di trovare le parole giuste, “Quello che voglio dire è che non ho più quella sensazione di calore inebriante e meravigliosa che provavo le prime volte che ti ho baciato, quando ci sembrava di poter andare insieme fino alle stelle ed anche oltre... non vedo più la forza del nostro amore, io... ho perso di vista i nostri sentimenti, ecco...”

“No, Vig...” mormorò Orlando, alzandosi in piedi e fermandosi di fronte a lui, “Tu hai perso di vista i tuoi sentimenti, non quelli di tutti e due.” aggiunse, senza smettere di fissare l’uomo negli occhi,

“E... quindi?” domandò Viggo, completamente in balia dello sguardo di Orlando,

“Io non ho nessuna intenzione di perderti...” sussurrò il ragazzo, portando le braccia al collo del danese e sfiorandogli appena le labbra con le sue, “Ti amo e ora te lo dimostrerò.”

“No... Orlando tu non..” Viggo fu costretto ad interrompersi, perché Orlie l’aveva intrappolato in un bacio cui non poté resistere, così non oppose resistenza nemmeno quando il ragazzo, sopra di lui, cominciò a liberarlo dei vestiti e a chiuderlo in un caldo abbraccio.

Ormai era la perdita di ogni ragionevolezza. Con quel poco di lucidità che gli restava, Viggo pensò che Orlando era impazzito, per questo si comportava così, oppure che forse il pazzo era lui, che tentava di resistere ai baci e alle carezze che a lungo aveva desiderato, o forse che ad essere anormale era l’intera faccenda.

Orlando, da parte sua, si sentiva quasi male, mentre spogliava il suo amore, si accingeva a donarsi a lui del tutto, aveva una paura folle, ma non poteva lasciare che Viggo lo abbandonasse, ed era disposto a superare qualunque incertezza, per lui. Strinse a sé il corpo dell’uomo, quando si rese conto che aveva finalmente ceduto e cominciava a ricambiare le effusioni, ed ebbe un ultimo sussulto di paura, mentre Vig gli baciava il collo e poi il torace, dopo avergli sfilato la maglia.

Stavolta nulla li interruppe e, mentre i loro respiri, i loro corpi e le loro anime si fondevano per diventare una cosa sola, ognuno dei due capì di non poter fare a meno dell’altro, di non poter rinunciare alla magia e all’intenso calore di quegli istanti, e smisero, almeno per un momento, di pensare ai pro e ai contro della situazione. Adesso esistevano soltanto loro due, ansimanti, sudati, magari pensavano che tutto quello che stavano facendo era uno sbaglio, ma, almeno, erano insieme.

 

...Viggo aprì lentamente gli occhi. I suoi pensieri vacillavano come i passi di un ubriaco, ma l'uomo, pian piano, riuscì a rimetterli in ordine: lui... orlando... la litigata... la poltrona...

"Oh mio Dio!" si disse, alzandosi e guardandosi intorno, "Non era un sogno, è successo davvero... Orlando... honey, dove sei?"

"Qui..." rispose il ragazzo, con voce dolce e pacata, arrivando dalla cucina, vestito soltanto dei suoi boxer color canarino, con due tazze in mano, "Caffè?"

"Hm? Ah, grazie, ne ho proprio bisogno..." ringraziò Viggo, prendendo la tazza che l'altro gli porgeva,

"Lo credo bene, con quello che hai combinato..." commentò il ragazzo, sorridendo malizioso da dietro la tazza che stava portando alla bocca, "Ma hai davvero dormito sulla poltrona?" aggiunse, dopo aver tirato un sorso abbondante,

"Penso... penso di sì..." fu la risposta del danese, che sorseggiava il caffè, guardando il Orlando, un po' a disagio...

Viggo si sentiva stranamente.... strano. Gli bastava guardare gli occhi di Orlie per avere un tuffo al cuore, il semplice suono della sua voce lo faceva arrossire... inoltre, era bastato il lieve contatto delle dita del giovane, mentre gli passava la tazza, a farlo sentire in fiamme; ma non era una sensazione spiacevole, anzi... era un calore dolce, inebriante...

“Che cosa c’è?” domandò ad un tratto Orlando, sorridente, dopo quasi mezzo minuto di silenzio, “Non fissarmi come un baccalà, dì qualcosa!”

Viggo sospirò. Non aveva più dubbi... aveva ritrovato ciò che aveva perso.

“Grazie, Orlie.” fu tutto ciò che disse, ricambiando il sorriso del ragazzo,

Stavolta fu Orlando a scrutare negli occhi dell’uomo. Quegli occhi grigi e all’apparenza impenetrabili gli rivelarono il vero significato di quelle semplici parole. L’atmosfera, però, si stava scaldando un tantino ed il ragazzo pensò bene di ricominciare a scherzare:

“E di che?” chiese, bevendo l’ultimo sorso della sua tazza, “Se avessi saputo quello che mi perdevo mi sarei deciso prima!”

“Vuoi recuperare il tempo perso?” gli chiese di rimando Vig, facendo la caricatura di una voce sensuale,

“A me piacerebbe, ma non si può per due motivi...”

“Sarebbero?”

“Motivo numero uno: mi sembri piuttosto stanco, e dato che hai un’età, preferisco non spupazzarti troppo...” rispose il ragazzo, raccogliendo i panni sgualciti lasciati in giro,

“Impertinente, come ti permetti, eh?!?” domandò ridendo Viggo, “Comunque, motivo numero due?”

“Motivo numero due...” continuò Orlando, “Sono quasi le cinque del pomeriggio, il che vuol dire che sei stato qui due ore e mezza, ormai ti avranno dato per disperso e/o Beanie non sa più che scuse trovare per evitare che ti cerchino qui...”

“OH CAZZO HAI RAGIONE!!!” esclamò l’uomo, andando verso la porta, “Devo tornare dagli altri!”

“Non è meglio se ti rivesti, prima?” domandò allora Orlie

“Ah, sì, i vestiti, dove li ho...”

“Eccoli, eccoli, te li ho pesi io... Che faresti senza di me?”

“Grazie, honey!” disse Vig, prendendo gli indumenti, “Se non ci fossi tu a prendermi i vestiti, andrei in giro in mutande!”

“E neanche sarebbe una cattiva idea!”    (hihi! n.d.Aarien)

“Hm, spiritosone! Ok, ora sono vestito, scappo... mi raggiungi tra un’oretta?”

“Ok...”

Viggo schizzò fuori correndo come il vento, dopo aver salutato Orlie con un tenero bacio sulle labbra, mentre il ragazzo, rimasto in casa, andò in cucina a mangiare qualcosa, leggero e felice come una farfalla.

 

Viggo giunse sul set in un secondo. Era arrabbiatissimo con sé stesso. Come aveva potuto addormentarsi, addormentarsi per due ore e mezza!! Cosa avrebbero pensato ora gli altri di lui? Che figura ci avrebbe fatto?
Viggo, quello che vive vestito da Aragorn perchè è così professionale da non voler mai abbandonare il suo personaggio...Viggo, quello che è sempre puntuale, quello che non dimentica mai una parola delle sue battute! Maledizione...
Passandosi una mano fra i capelli si guardò intorno. Subito localizzò Sean, intento a fissare apparentemente con grande interesse uno dei monitor sotto il tendone.
In un attimo fu accanto a lui.
"Sean!Cos'è successo, io...Peter...oh diamine!"
Sean si voltò verso di lui.
"Ehi Vig! Tutto ok amico? La squadra di ricognizione ti ha trovato vedo. "
Viggo spalancò gli occhi.
"Quale squadra di ricognizione? Maledizione Sean, dimmi cos'è successo in mia assenza! Peter è furioso non è vero?"
Sean ridacchiò davanti agli occhi di un Viggo sempre più confuso e preoccupato.
"No che non è furioso. Vig, stavo scherzando. Quando non ti ho visto tornare ho immaginato e ho detto a Peter che Orlando ti aveva chiamato e tu eri andato da lui per vedere come stava. E il nostro magnanimo e infinitamente paziente capo ha commentato che per questa volta eviterà di staccarvi la testa, visto che per questo pomeriggio non gli servivate..."
Viggo sospirò, accorgendosi soltanto in quel momento di aver trattenuto il respiro.
"Oh, grazie Sean!! Non saprò mai come ringraziarti", cantò, poggiando le mani sulle spalle dell' amico e facendogli un sorriso largo da orecchio a orecchio.
"Si, certo", commentò Sean, annuendo ironico. "E come sta il nostro giovane elfo? Scommetto molto meglio di prima. "
"Lui...si, sta meglio."
Sean annuì ancora, lentamente, mentre le sue labbra si curvavano in un sorriso.
Riportò gli occhi al monitor, dove si susseguivano le immagini del Consiglio di Elrond.
Per una volta, era decisamente riuscito a mettere Viggo in imbarazzo, pensò, continuando a ridacchiare tra sé e sé.


La luna cominciava a fare capolino tra le pieghe vellutate della notte neozelandese.
Orlando guardò verso il Cuntebago. Era appena tornato da una delle solite serate con gli Hobbit, a cui aveva partecipato giurando e spergiurando di sentirsi benissimo.
E infatti era così, e i rimproveri degli altri erano soltanto bonarie prese in giro per essere riuscito a saltare una giornata di lavoro.
Ora era solo. Guardò l'orologio: quasi le quattro di mattina.
Usando le sue chiavi, aprì la porta del piccolo trailer immerso nel silenzio.
Come prevedeva, Viggo era disteso sul letto, addormentato. Orlando sapeva che Viggo lo avrebbe aspettato lì...
Sorridendo tra sé e sé, il ragazzo si tolse le scarpe e la maglietta, e si arrampicò sul letto, stendendosi accanto all' uomo e cercando di essere il più silenzioso possibile.
Lentamente, lentamente, sollevò il braccio abbandonato sul materasso e si accucciò sotto di esso, contro il corpo di Viggo, nascondendo il viso contro quel petto forte, nel punto in cui la camicia si apriva.
Ben presto, il sonno lo colse.

 

Il Sole stava sorgendo, sul set della Terra di Mezzo, salutando con i suoi raggi una moltitudine di persone già sveglie ed immerse nel lavoro. In quel colorito viavai di Elfi, Umani e Hobbit, l’instancabile Pete dava le istruzioni del giorno. “D’accordo, ragazzi, oggi ci muoviamo tutti, voglio tutta la Compagnia!” gridava , camminando avanti e indietro, “Facciamo la partenza da Rivendell e poi la scena delle spie di Saruman!”

Orlando era in sala trucco con gli Hobbit, che stavano ricevendo gli ultimi ritocchi al make-up.

“Che figata, avete sentito???” chiese Dom ai suoi amici, mentre una truccatrice finiva di mettergli i piedi finti, “Allora oggi c’è anche Mamma Ian, con noi!”

“Se ti sentisse...” commentò Sean, mentre gli sistemavano la parrucca da Sam, “Ti riempirebbe di mazzate col suo bastone!”

“Ancora non s’è visto, però... Possibile che sia ancora a dormire?” domandò allora Orlando, già vestito di tutto punto da Elfo, “Se davvero è ancora a letto lo vado a svegliare io!”

“Bravo, così t’ammazza e oggi usiamo Morgan, al tuo posto!” ridacchiò Elijah, alle prese con fondotinta e polverine varie,

Tutti risero, pensando all’espressione di Ian, la mattina presto. “Non preoccuparti, Lij!” disse ad un tratto Billy, “Credo che ormai Sir McKellen sia abituato all’Orli-sveglia!”

 

“Iaaaan...” sussurrò Orlando, avvicinandosi lentamente al letto su cui la sua vittima dormiva,

“Mmmmmm...” gemette l’altro, nel meglio del sonno, “Chi è???”

“Sooono la tua Orli-sveglia...”

“*Yawn*, e che vuoi?”

“Che voglio? Come sarebbe che voglio? PAPAPARAPAPARAPAPPAPPAAARAAA!!! PAPPAPARAPAPARAPAPARAPAPPAPPA!!!!” gridò all’improvviso il ragazzo, facendo letteralmente saltare giù dal letto il povero Ian, “Sveglia, messer Gandalf!!! Siete proprio un dormiglione!”

“E voi siete proprio uno scocciatore, messer Legolas!” bofonchiò di rimando il baronetto, preparandosi per avviarsi al trucco, “Cosa deve fare un povero vecchio per non essere così bruscamente svegliato?”

“Hai due alternative...” fu la risposta, “Alzarti prima, oppure trasformarmi in qualcosa che non parla!”

“Saresti un’incantevole portafiori!”

“Ok, credo che basti così! Vieni, Mamma Ian, che Pete ci aspetta!”

 

 

Viggo sedeva su una sedia accanto alla tenda del pranzo. I fogli spiegazzati del copione in una mano, la tazza del caffè bollente nell'altra, il viso concentrato sulle righe delle sue battute per quel giorno.
In realtà, la mente dell' uomo non stava pensando affatto alle battute.
Viggo rifletteva, come al solito. La sua mente iperattiva non smetteva mai di lavorare.
Sospirando, Viggo poggiò a terra il caffè e i fogli, passandosi poi le mani sul viso e sui suoi stanchi occhi chiari che cercavano soltanto un po’ di oblio per potersi riposare. Quella notte non aveva dormito quasi per nulla...si era accorto di Orlando che si arrampicava sul suo letto, e quando il ragazzo era sgusciato fra le sue braccia, Viggo non era riuscito a riaddormentarsi, ed era rimasto a guardare quella creatura stupenda che dormiva contro di lui.
Viggo si chiese se fosse giusto non dire nulla a John, dopo quello che era avvenuto. Insomma, era stata sua la colpa della loro discussione, per così dire...Viggo fece una smorfia silenziosa. Dio, a 42 anni non era nemmeno capace di dire agli altri di farsi gli affari loro, e di non lasciare che il giudizio altrui condizionasse i suoi comportamenti. Diamine.
La loro storia apparteneva soltanto a lui e a quell'angelo di nome Orlando. A loro, e a nessun' altro.
Anche se lui aveva lasciato che qualcun'altro dicesse la sua, beh, questo non sarebbe più successo. Ora era tutto risolto. Ma come poteva...come poteva il sesso risolvere le cose? Come poteva...
Oh, basta, Viggo si disse, alzandosi, e dirigendosi verso gli altri. Non voleva pensarci. Almeno per ora.

La giornata era passata velocemente. Viggo non aveva visto Orlando per quasi tutto il tempo, poiché lui era stato al fiume a girare le scene della "quasi-morte" di Aragorn.
Ora tutto il cast si trovava su un piccolo aereo di linea di Wellington, diretto a Melbourne, Australia.
Peter li aveva avvertiti soltanto poco tempo prima, quel giorno. Il tempo di correre al residence, preparare una valigia veloce, e si erano trovati all'aeroporto.
Peter aveva spiegato che tutto il cast più il regista era atteso per un servizio fotografico, in vista della prossima uscita della Compagnia dell'anello.

Viggo non ne era stato eccessivamente entusiasta. Almeno questa volta avrebbero volato su un aereo, e non su un elicottero, come quella volta in cui Sean era quasi morto di paura e aveva in più rischiato di frantumare la mano del povero Orlando che cercava di rassicurarlo.

Dal sedile accanto, Orlando si sporse su di lui, sforzandosi di guardare fuori dal finestrino.
"Oh Vig!!" esclamò, come al solito allegro e pieno di curiosità. "Andiamo in Australia! Ti rendi conto??"
Viggo ridacchiò.
"Tesoro sono quasi otto mesi che siamo in Nuova Zelanda. Era chiaro che prima o poi saremmo capitati anche in Australia. Sono vicine, sai."
Orlando gli rivolse uno sguardo fintamente annoiato.
"Vig! Lo so! Ma io non ci ero mai stato, sai? E non ho mai nemmeno fatto un servizio fotografico!", disse, sporgendosi ancora verso il finestrino, con rinnovato entusiasmo.
"Dio, non posso credere che questo stia succedendo davvero a me".
Viggo lo guardò, intenerito da quella ammissione.
"Oh, angelo. Presto vorranno farti talmente tante foto, che non le potrai più sopportare..." sussurrò, scostandogli dolcemente un ricciolo ribelle dalla fronte.
Orlando ridacchiò, soprappensiero, senza spostare gli occhi dal quadrato blu cielo del finestrino.
Viggo continuò a guardarlo, rapito. Come poteva resistere a qualcosa di così bello? Così giovane, così vivo...
"Orlando. Baciami." disse all' improvviso, abbassando leggermente la voce.
Il ragazzo si voltò verso di lui, confuso.
"V-Vig, ma... noi...gli altri..."
"Nessuno ci sta guardando" lo interruppe Viggo, impaziente. "Baciami, ho detto".
Orlando deglutì. Si spinse un po’ indietro sul sedile, per recuperare un po’ di stabilità, e poi lentamente, avvicinò la bocca a quella dell'uomo.
Con un movimento deciso, la grande mano di Viggo si poggiò sulla nuca del ragazzo e l'uomo lo tirò a sé, unendo le loro labbra.
"Mmmmm...", Viggo mormorò, spingendosi contro di lui. Orlando chiuse gli occhi e si lasciò andare....

 

“C’è una vista da sturbo, eh Lij?” domandò Dom, dando un’occhiatina veloce al finestrino e un’amichevole pacca sul braccio dell’amico, seduto accanto a lui,

“Già...” rispose l’amico, “Mi domando cosa ne pensino gli al-   Oh mio Dio!”

Parlando con Dominic, il giovane Elijah aveva fatto l’errore di voltarsi verso sinistra, facendo entrare nel suo campo visivi Orlie e Vig, che sedevano dietro di loro.

“Cosa c’è?”

“Oh mio Dio...” ripeté il ragazzo, “Non voltarti, Dom, ma... ammenochè non sia un’allucinazione dovuta ai vuoti d’aria, credo che Orlando e Viggo si stiano baciando...”

“Cosa?!?” sussurrò Dom, avvicinandosi a Lij per evitare di essere sentito e voltandosi a guardare dietro di loro, “Cazzo è vero!” aggiunse, osservando i due piccioncini che si baciavano appassionatamente e ripetutamente, “E adesso?”

“Adesso che?” chiese Lij

“Adesso che facciamo?” domandò di rimando Dom,

“Adesso facciamo finta di niente...” fu la risposta, “Poi domandiamo a Beanie, lui di sicuro ne sa qualcosa...”

Sean si stava stiracchiando, quando, guardandosi intorno, si accorse a sua volta di quello che stava succedendo. La rapida successione di reazioni che portò dallo stupore al panico, fece in modo che l’uomo intervenisse rapidamente, appallottolando un pezzo di carta strappato dal suo taccuino e gettandolo, con mira impeccabile ed una buona dose di fortuna, proprio in testa a Viggo. Il danese si separò immediatamente da Orlie e, insieme, i due si voltarono nella direzione da cui la pallina di carta proveniva.

Gli occhi di Beanie esprimevano chiaramente un “Ma che cazzo fate??? Lo sapete che potrebbe avervi visti qualcuno???”

Gli occhi di Orlie passarono dal disorientamento alla preoccupazione e, infine, all’imbarazzo che portò il giovane inglese a nascondere la faccia nel colletto rialzato del giubbotto.

Gli occhi di Vig si preoccuparono di rassicurare quelli di Orlando, nonostante anche il danese fosse preoccupato e pentito della sovrumana cazzata che non aveva potuto evitare di fare.

“Orlie... honey, guardami...” sussurrò Viggo, forzando il ragazzo a guardarlo negli occhi, “Non è successo niente, ok? Se qualcuno ci ha visto ci sono un sacco di cose che possiamo dire: che lo abbiamo fatto perché io avevo scommesso che tu non saresti mai riuscito a baciare un uomo, o che giocavamo ad obbligo o verità per ammazzare il tempo, oppure ancora perché – ”

“Vig...” l’interruppe Orlando, che aveva fatto una breve pausa di riflessione, mentre l’uomo parlava, “Io... voglio smetterla di mentire.”

“In che senso?”

“Ieri, quando l’ho fatto con te sulla poltrona...” spiegò il ragazzo, “Non l’ho fatto per risolvere il nostro litigio... l’ho fatto per dimostrarti che, per te, sono disposto ad andare oltre qualunque blocco, abbattere qualunque muro...”

“Credo di aver capito dove vuoi andare a parare...” commentò Viggo, “Ed ho paura di come finirai la frase...”

“Da quando sto con te, sto cercando di comportarmi da adulto...” continuò Orlie, “E, durante le ore che ho passato da solo in casa, ci ho pensato: e che cazzo, siamo adulti e vaccinati, siamo liberi di fare quello che vogliamo e anche di amarci, perché dobbiamo nasconderci come due ladri???”

 

Il mormorio sommesso dei due non era passato inosservato a Dom e Lij, che non li avevano persi di vista un minuto.

“E’ come ti avevo detto! Sean sa tutto!” disse Elijah, con l’impeto di un perfetto Sherlock Holmes, ma più giovane e più carino,

“Tutto di che?” domandò l’altro, che ci capiva un po’ meno,

“Di quello che succede tra Orlando e Viggo!” fu la risposta,

“E... allora?”

“Allora??? Allora un cazzo, Dom! Io voglio vederci chiaro in questa faccenda, porca vacca, quei due si sono baciati!”

“Embè? Anche io una volta ho baciato Orlando, una delle sere in cui ci siamo ubriacati, tanto per fare l’idiota e cazzeggiare!”

“Ma non è lo stesso, cazzarola!” replicò Lij, agitato, “Per due ragioni: uno – sono entrambi sobri, due – non hai visto come si sono baciati? Io dico che davvero c’è qualcosa sotto...”

“Ma perché te ne interessi?” chiese allora Dominic, passandosi una mano sul collo, un po’ assonnato,

“Cristo, Dom! Sono nostri amici o no? Adesso capisco i tumulti degli ultimi giorni... se sta succedendo qualcosa tra loro due io voglio saperlo, perché se stanno tribolando da giorni e giorni possono aver bisogno d’aiuto! Gli amici servono a questo!”

Il ragazzo si voltò nuovamente verso Orlando e Viggo, notando che ora la discussione era finita e Vig si teneva una mano sulla fronte, come se fosse preoccupato di qualcosa, mentre Orlie gli voltava le spalle, con entrambe le mani poggiate sul finestrino e lo sguardo perso nel vuoto...

 

Viggo sospirò, voltandosi nuovamente verso il giovane.
"Orlando...per favore guardami. Non intendevo dire che dobbiamo nasconderci, noi...tu hai frainteso".
Orlando si voltò, e lo guardò con i suoi occhi d'ebano, grandi e lucidi.
"Tu dici, Vig? No, perchè la tua mi è sembrata una risposta da vero e proprio vigliacco", sibilò, prima di riuscire a trattenersi.
Lo sguardo di Viggo si poggiò su di lui, improvvisamente severo.
"Orlando. Non usare questo tono con me".
Il ragazzo si morse il labbro inferiore. Per un lungo, spiacevole attimo si accorse che attorno a loro era tutto più silenzioso, soprattutto i due sedili alle loro spalle, quelli di Elijah e Dom. Dio. Sperò di non aver alzato troppo la voce durante la discussione, la situazione era già abbastanza complicata così com' era.
"Mi dispiace, Vig", sussurrò, passandosi una mano fra i ricci, sospirando. Si sentiva stupido, e infelice.
"Io...non mi sto comportando esattamente da adulto, in questo momento", ammise.
L'uomo lo guardò intensamente, il suo sguardo nuovamente raddolcito.
Orlando sospirò ancora. "Ho...bisogno di fare due passi. Torno subito", sussurrò, alzandosi.
Viggo lo lasciò andare, seguendolo con lo sguardo lungo il corridoio fra i sedili.

Orlando si chiuse nel minuscolo bagno dell'aereo. Cercò di fare dei respiri profondi per calmarsi. Non era arrabbiato con Viggo, soltanto, non sapeva cosa stava succedendo...strinse forte le dita sul piccolo lavandino, guardando i rivoletti d'acqua scendere a spirale lungo le pareti del lavabo e sentendo le sue lacrime spingere per raggiungerli.

"Orli?"
Orlando si voltò, non senza difficoltà. La porta del bagno si aprì, e il viso di un giovane hobbit dagli occhi verdi fece capolino.
"Orli? Tutto ok?"
Elijah.
"Lij, io...si, tutto ok. Soltanto un po’ di mal d'aria".
Elijah si chiuse con attenzione la porta alle spalle, fissando le sue profondità colore dell' oceano nel nocciola lucido degli occhi dell' amico.
"Ne sei sicuro? Non hai mai sofferto di mal d'aria", chiese, con la massima delicatezza possibile.
Orlando sentì le lacrime minacciare di nuovo.
Ok. Arriviamo subito al punto.
"Tu ci hai visti, non è vero Lij? Viggo e me."
Elijah annuì. "E'...è successo qualcosa, Orli? Perché se posso aiutarti, io..."
"Io e Viggo stiamo insieme", Orlando confessò. Al diavolo le balle. Ne era stufo. Elijah era suo amico, perchè diavolo avrebbe dovuto nascondersi con lui...
"Abbiamo...abbiamo fatto l'amore, Lij. Ieri. E ora lui mi dice che vuole che nascondiamo questa cosa, che nessuno sappia, e io invece..."
L' emozione era troppa, e Orlando non riuscì a trattenersi, scoppiando in un pianto silenzioso.
"Shhh, è tutto ok Orli", sussurrò Elijah, abbracciandolo e cercando di calmarlo. "Shhhh".
Lentamente, i singhiozzi si calmarono. Il ragazzo sollevò gli occhi, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
"Ecco, tieni", mormorò Elijah, passandogli un fazzoletto.
Era rimasto colpito da quella ammissione, Elijah rifletté, guardando l'amico asciugarsi il viso. Certo, lui e Dom avevano già immaginato, li avevano *visti*, per la miseria, ma sentirlo confessare direttamente da Orli era tutta un'altra cosa.
Probabilmente ora ci sarebbe voluto un po’ di tempo per metabolizzare la cosa, ma al diavolo, non c'era nulla di male. Finché i suoi due amici erano contenti, a lui stava più che bene.
"Va meglio?"Elijah chiese.
Orlando si sforzò di sorridere. "Si. Scusami Lij".
"Non devi scusarti. A cosa servono altrimenti gli amici?"scherzò l'amico, cercando di sdrammatizzare un po’ l'atmosfera. "Adesso ascoltami. So che dovrei farmi gli affari miei, ma volevo solo dirti che...beh, datevi un po’ di tempo. Discutete con calma, sono...sono cose che si possono risolvere".
Orlando annuì. "Si. Io non sono arrabbiato con Viggo...avevo solo bisogno di allontanarmi per un attimo", disse, cercando di sembrare il più deciso possibile.
Elijah annuì a sua volta. "Viggo è pazzo di te, Orli", affermò dolcemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo. "Anche prima, quando non immaginavo di voi due insieme, io...l'ho sempre saputo".
Asciugandosi l'ultima lacrima, Orlando sorrise, meno forzatamente stavolta. La frase dell' amico gli aveva scaldato il cuore.
"Ok. Allora che ne dici di uscire da qui?" propose Elijah, dando un rapido sguardo all'orologio. "Fra nemmeno dieci minuti atterriamo! Meno male che me ne sono accorto, o ci avrebbero dati per dispersi. Vieni", disse, prendendo gentilmente Orlando per un braccio e guidandolo ai loro sedili.