.|. I Giorni della Verità .|.

1. Speranza a Lothlòrien

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"Riposati ora" disse Legolas avvicinandosi lentamente al luogo dove Frodo sedeva.

Sapeva quanto il giovane hobbit fosse affezionato a Gandalf e sapeva quanto stava soffrendo anche se aveva versato una sola lacrima. Quegli occhi azzurri rivelavano la sua tristezza e la facilità con cui era riuscito a leggergli nella mente, poco prima, era un chiaro segno che non solo il suo corpo, ma anche la sua anima e il suo cuore avevano bisogno di un po' di tranquillità e riposo. 

"In questo posto potrai finalmente trovare un po' di pace" sussurrò l'elfo inginocchiandosi di fianco a Frodo. Sam, Pipino e Merry stavano già dormendo e nemmeno un gruppo di feroci orchetti con le loro grida sarebbero riusciti a svegliargli ma Legolas non voleva comunque disturbare il loro sonno.

"Forse hai ragione ma...mi manca, mi manca immensamente!" gli occhi dell'hobbit si stavano riempiendo di lacrime. Legolas accarezzò dolcemente i suoi capelli.

"Lo so..." disse "manca a tutti noi"

"Sei sicuro? Anche ad Aragorn? Non si è fermato nemmeno un momento a pensare alla sua morte..." Legolas lo guardò intensamente, nella voce di Frodo però non c'era rabbia ma solo dolore, lo stesso dolore che aveva scorto negli occhi di Aragorn appena usciti da Moria.

"Doveva pensare a salvarci, gli orchetti potevano circondarci...anche lui era molto legato a Gandalf e sta soffrendo come tutti noi" gli rispose l'elfo continuando a mantenere quel tono di voce dolce e tranquillizzante. Frodo alzò lo sguardo incontrando quello dell'amico

"Certo, scusa, non intendevo dire una cosa del genere...sono solo rimasto molto sorpreso dalla sua reazione...adesso dormirò un po’...grazie Legolas" L'hobbit sorrise, si sdraiò girandosi su un fianco e chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime che non aveva versato fino a quel momento. Il dolce suono delle parole del suo amico lo avevano rincuorato un po', Sam aveva proprio ragione, gli Elfi sono creature meravigliose, anche se non hanno il potere di rimarginare in fretta le ferite del cuore.

 

Legolas si alzò, incamminandosi verso la fontana dove doveva posare l'anfora che portava con sé. Non aveva detto niente a Frodo, ma anche lui aveva pensato al comportamento di Aragorn, ormai lo conosceva da una vita e le sue parole appena usciti da Moria non esprimevano quello che c'era nei suoi occhi. Ormai però tutto pesava sulle sue spalle, con la scomparsa di Gandalf toccava al ramingo guidare la compagnia e lasciarsi andare ai sentimenti in quella situazione li avrebbe solamente rallentati se non portati alla rovina. Raggiunse la fontana e posò l'anfora lì vicino, rimase per un momento a fissare la sua immagine riflessa, disturbata dalle piccole onde create dallo scorrere dell'acqua. Si sentiva strano, in pochi giorni erano successe tante di quelle cose...non era ancora riuscito a razionalizzare tutto. La sua mente tornava indietro nel tempo, la perdita di Gandalf, la battaglia di Moria, il Consiglio di Elrond con la formazione della Compagnia e l'incontro con Aragorn...

A quel punto l'elfo si svegliò come da un sogno, era da quel giorno che non parlava più con Aragorn, o almeno non più da solo con lui...

"No" si disse. Non doveva pensare a lui, lo aveva promesso a se stesso, fino a quando la loro missione non fosse giunta alla fine. Alzò lo sguardo cercando un posto tranquillo dove passare la notte, gli Elfi di Lothlòrien avevano pensato a tutto, preparando per ognuno di loro dei giacigli comodissimi, ma non se la sentiva di tornare con gli altri, voleva stare solo. Vide in lontananza due alberi che, con le loro radici, formavano una conca nella quale era caduto un manto di foglie, 'Perfetto' pensò.

Fece alcuni passi in quella direzione fino a quando sentì delle voci al di là di alcuni alberi. Non riusciva a distinguere le parole ma le voci erano quelle di due uomini, una la conosceva bene, era quella di Aragorn, mentre l'altra, andando per esclusione, doveva essere quella di Boromir.

Si avvicinò al luogo dove i due stavano parlando, e rimase ad osservarli senza farsi notare, cosa estremamente facile per un Elfo. Boromir sembrava scosso, aveva gli occhi lucidi come stesse per scoppiare in lacrime da un momento all'altro, invece Aragorn era tranquillo ma al tempo stesso partecipe del dolore dell'amico. Legolas non riusciva a capire completamente il loro discorso, anche perché il suo sguardo era continuamente attratto dal volto del ramingo...nella sua mente si facevano strada i pensieri che poco prima aveva cercato di sopprimere. Chiuse gli occhi cercando di dimenticare ma l'immagine del suo ultimo incontro con Aragorn era vivida e le sue parole risuonavano ancora nella sua testa e nel suo cuore...

(FLASHBACK)

Erano ancora a Gran Burrone, il Consiglio di Elrond era finito e i membri della Compagnia dell'Anello si stavano preparando alla partenza. Frodo era andato da Bilbo per gli ultimi saluti, Boromir e Gimli erano nelle loro stanze a preparare le armi mentre Sam, Merry e Pipino stavano passeggiando qua e la sotto i portici ricoperti di fiori. Legolas era già pronto, aveva indossato gli abiti più comodi che aveva portato e nella sua faretra le frecce erano in attesa di essere lanciate. Sistemò i due pugnali e l'arco e uscì all'aperto. La giornata era splendida, il sole risplendeva nel cielo, l'elfo sentiva i suoi raggi caldi sulla pelle come carezze, com'era strano dover lasciare quel posto per andare incontro all'oscurità e al male, ma doveva farlo, lui era il principe di Bosco Atro ed era suo dovere cercare di salvare la Terra di Mezzo e i suoi abitanti dalle tenebre di Mordor.

Scese rapidamente le scale che aveva di fronte a sé arrivando in uno splendido giardino, si guardò intorno, percepiva qualcosa...anzi qualcuno. Alzò lo sguardo e vide Aragorn che lo fissava da un balcone.

"Finalmente ti sei accorto di me" gli disse l'uomo sorridendo "credevo di dover restare qui per ore, i tuoi sensi da Elfo devono essersi indeboliti ultimamente"

Legolas lo fissò per un attimo spalancando gli occhi color del mare 'si sta prendendo gioco di me!!' pensò, poi cercando di mantenere un'espressione severa sul volto disse

"Molto divertente Uomo, io ho a disposizione un secolo intero per accorgermi di te, sono immortale ricordi? Sei tu quello ad avere problemi di tempo"

Legolas accennò un sorriso, nonostante tutta la situazione Aragorn era rimasto di buon umore e questo lo faceva sentire meglio, affrontare il lungo viaggio con lui lo faceva sentire meglio, stare vicino a lui lo faceva sentire meglio.

"Allora!" disse in tono di sfida il ramingo "Credi di riuscire ad arrivare fin qui prima che diventi vecchio...avrei qualcosa da dirti!" e, sempre sorridendo si voltò e rientrò nella stanza.

L'elfo rimase un momento immobile poi si avviò verso le scale che portavano al piano superiore fino alla stanza dell'amico. La porta era aperta e poteva scorgere l'uomo che camminava da una parte all'altra con una strana espressione sul viso.

"Entra pure" disse Aragorn "chiudi la porta"

Legolas fece come gli era stato detto e si diresse al centro della stanza senza distogliere lo sguardo dall'amico.

"So già che non mi ascolterai e farai comunque di testa tua" iniziò Aragorn fermandosi a pochi passi dall'elfo, continuando però a fissare il pavimento "Conosco il tuo coraggio e la tua bravura con l'arco ed i pugnali, e conosco la tua forza di volontà, la tua tenacia, ti conosco Legolas, da molti anni, e non è facile per me dirti questo..."

L'elfo lo fissava, cercava di incrociare il suo sguardo ma non ci riusciva, cosa c'era nella mente del ramingo, cosa lo preoccupava, cosa stava cercando di nascondere, cosa...

"Non voglio che tu venga con me in questa missione" dopo averlo detto, Aragorn si sentiva quasi sollevato, ma non riusciva ancora a guardare negli occhi l'amico che conosceva da sempre.

A quelle parole Legolas si sentì raggelare, molte domande con relative risposte gli passavano per la mente, ma l'unica cosa che riuscì a dire fu un semplice "Perché?"

Il ramingo fece alcuni passi nella sua direzione, alzò la testa e guardò fuori dalla finestra

"E' pericoloso, molto pericoloso, Legolas, dovremo affrontare dei nemici con poteri che né tu né io possiamo immaginare, rischieremo di morire ogni momento della giornata, dovremo mettere la sicurezza dell'Anello e di Frodo davanti alle nostre vite e davanti a tutto ciò a cui teniamo, davanti a tutto ciò che amiamo..." le ultime parole uscirono dalle sue labbra come un sussurro...

In quel momento il suo sguardo cercò quello dell'elfo.

"Preferisco saperti qui al sicuro piuttosto che con me a rischiare la vita"

Legolas rimase in silenzio per un lungo istante, come perso negli occhi di Aragorn che finalmente aveva ritrovato. Era consapevole di tutto quello che gli aveva detto ed era pronto a sacrificarsi, però non capiva perché...perché non lo voleva con lui. Anche restando a Gran Burrone avrebbe corso un rischio non indifferente, si stava scatenando una guerra e tutte le popolazioni della Terra di Mezzo dovevano prepararsi al peggio.

"Anche se decidessi di restare..."sussurrò l'elfo.

"Lo so" lo interruppe l'uomo senza distogliere lo sguardo dal suo "non saresti comunque al sicuro, ma almeno non andresti incontro al male come invece dovrà fare la Compagnia e..."si fermò come se fosse rimasto senza voce, sapeva che le sue parole erano inutili, l'elfo aveva già deciso la strada da percorrere ma doveva provarci, doveva fare questo tentativo, teneva troppo a lui, se gli fosse successo qualcosa durante il viaggio, se fosse stato ferito o peggio se fosse...non avrebbe sopportato la sua perdita. Non riusciva a spiegarsi questi sentimenti contrastanti, voleva averlo vicino ma al tempo stesso lo desiderava il più lontano possibile...

Legolas gli si avvicinò lentamente e posò delicatamente una mano sulla sua guancia. Il tocco dell'elfo riportò Aragorn alla realtà, alzò il braccio e a sua volta accarezzò il volto dell'amico.

"E' tutto inutile vero?" gli disse, fissandolo intensamente. Legolas sorrise

"Io verrò con te. Ho fatto la mia scelta e seguirò il corso del mio destino..." sussurrò "...qualunque esso sia"

Restarono così per un lungo momento. Non erano mai stati tanto vicini ed entrambi rimasero sorpresi di quanto la cosa non li disturbasse per niente anzi...Aragorn spostò lentamente la mano dalla guancia al collo di Legolas, nel farlo gli sfiorò l'orecchio. L'elfo sentì un brivido percorrergli tutto il corpo, non riusciva a comprendere le emozioni che sentiva, non capiva cosa stava succedendo...

L'uomo si accorse che nello sguardo dell'amico c'era qualcosa che non aveva mai notato prima d'ora o forse non aveva mai voluto vedere veramente...la stessa cosa che molto probabilmente l'elfo aveva già notato nei suoi occhi. Avvicinò il viso a quello di Legolas appoggiando la fronte contro la sua.

"Desidero averti al mio fianco più di chiunque altro" sussurrò "ma non voglio perderti"

Aragorn sorrise e si allontanò dall'amico.

"Ora vai, raggiungi gli altri, è ora di partire"

L'elfo rimase per qualche istante immobile, non gli aveva mai detto queste cose, erano molto amici ma non sapeva quanto il ramingo tenesse a lui. Si voltò e usci silenziosamente dalla stanza, avrebbe voluto dire molte cose ma non riusciva a pronunciare una parola, sentiva ancora la calda mano di Aragorn sul suo volto...

(RITORNO AL PRESENTE)

Legolas riaprì gli occhi, cos'era successo quel giorno, cos'era cambiato? Non voleva pensarci ma era più forte di lui. Guardò i due uomini al di la degli alberi, stavano ancora parlando "Meglio andare" si disse e s'incamminò verso il rifugio che aveva trovato poco prima.

Si sdraiò sul manto di foglie che ricoprivano il terreno e alzò lo sguardo al cielo, doveva cercare di dormire, non voleva ammetterlo a se stesso ma ne aveva bisogno, anche se gli elfi riposano in modo diverso dagli umani in circostanze normali questa volta doveva fare un'eccezione. Chiuse gli occhi e si addormentò con l'immagine di Aragorn ancora nella mente.

 

"Adesso devi proprio cercare di dormire Boromir" disse Aragorn posando una mano sulla spalla dell'amico "Domani ti sentirai un po' meglio"

"Ci proverò" annuì il cavaliere. Aragorn gli sorrise e si avviò verso il bosco lì vicino. Era molto stanco ma non voleva dormire, non era il suo corpo ad avere bisogno di riposo, era il suo cuore. Gandalf se n’era andato e non l'avrebbe più rivisto, non avrebbe più sentito la sua voce, i suoi consigli; ora doveva guidare lui la Compagnia, ma sarebbe stato all'altezza di questo compito?

Sentiva crescere dentro di sé la paura come non gli era mai successo, si sentiva perso, avrebbe voluto gridare, piangere, lasciare uscire tutto quello che aveva tenuto nascosto da quando avevano lasciato Moria e Gandalf...ma non poteva, non davanti a Frodo e agli altri, si sarebbero spaventati più del dovuto, lo vedevano come un guerriero forte e senza paura, l'erede al trono di Gondor, non poteva farsi vedere debole, non adesso, non in quella situazione.

"Gandalf perché..." disse a bassa voce fissando il cielo stellato "...cosa farò adesso?" gli occhi azzurri si stavano riempiendo di lacrime.

"No, no" si disse e si incamminò velocemente tra gli alberi fino ad arrivare ad una radura. Si fermò improvvisamente, vide qualcuno sdraiato tra due alberi non lontano da lui.

Le labbra del ramingo accennarono un sorriso, fece ancora qualche passo.

"Leg..." disse ma non continuò, si accorse che l'elfo aveva gli occhi chiusi. Raramente lo aveva visto dormire, il più delle volte rimaneva immobile con gli occhi spalancati a fissare il vuoto...ma quella sera... 'Deve essere esausto' pensò, e silenziosamente si avvicinò al rifugio di Legolas.

Sì, stava proprio dormendo, era disteso con un braccio piegato dietro la testa, indossava quello splendido abito celeste che creava un contrasto bellissimo con i capelli biondi. Aragorn sospirò, conosceva bene la bellezza dell'elfo ma ogni volta era come se la riscoprisse di nuovo. Si sdraiò di fianco a lui continuando a guardarlo, gli piaceva quella situazione, Legolas sembrava così indifeso, innocente, avrebbe potuto fargli qualsiasi cosa...ma sapeva che non era così...era molto più forte e determinato di quello che appariva esteriormente. Sorrise, il volto dell'amico aveva un'espressione seria, come quando si preparava a lanciare una freccia. Il ramingo alzò lentamente una mano e con le dita sfiorò dolcemente la fronte di Legolas, poi le sopracciglia, così perfette che sembravano dipinte da un'artista. Seguì con l'indice il profilo del naso fino alla bocca, passò più volte il dito su quelle labbra che gli regalavano sorrisi così dolci. Si sentiva strano, perché il suo cuore batteva così forte ogni volta che stava vicino all'elfo, ogni volta che sentiva la sua voce, ogni volta che lo toccava...

Ad un tratto Legolas piegò leggermente la testa verso quella dell'uomo, bisbigliando qualcosa, probabilmente stava sognando ma Aragorn trattenne il respiro, non voleva svegliarlo, non voleva che quel momento finisse, ma non poteva fare a meno di toccarlo...

Si mise a sedere per un attimo, osservando il corpo quasi immobile dell'elfo, poi lentamente appoggiò la testa sul suo petto e rimase così, cullato dal movimento dei suoi respiri. Sentiva il cuore dell'amico battere ad intervalli regolari, chiuse gli occhi e gli tornò alla mente Arwen, la sua amata Arwen, chissà se stava bene, non ci aveva più pensato, anche se al collo portava sempre il medaglione, forse era la sua mancanza a fargli provare certi sentimenti nei confronti dell'amico, in fondo, erano tutti e tre come fratelli e provava per entrambi lo stesso affetto...No, lui amava Arwen ma quello che sentiva ogni volta che vedeva Legolas era diverso, forse non era amore, era qualcosa di diverso, qualcosa che andava oltre...Forse solo ora capiva il vero motivo per cui non voleva avere l’elfo accanto in questa missione, non era per tenerlo lontano dal pericolo, o almeno, non solo per quello...era per allontanarlo dal suo cuore... Aragorn era consapevole di ciò a cui sarebbe andato incontro affrontando il viaggio con l’amico, quello che provava sarebbe diventato troppo forte, troppo difficile da nascondere, a Gran Burrone volle negarlo a se stesso ma ormai non poteva più celare l’evidenza.

Il pensiero della morte di Gandalf tornò prepotentemente in cima ai suoi pensieri, quanto gli mancava la sua saggezza, il suo modo di vedere il mondo. Una lacrima gli scivolò sulla guancia, era difficile tenere nascosta anche la sofferenza, aveva bisogno di un sostegno, di qualcuno che poteva capirlo, in fondo non era solo Grampasso il misterioso o il futuro re, era un uomo con tutti i suoi difetti. Con una mano cercò di asciugarsi il viso ma le lacrime erano troppo difficili da trattenere ora, forse si sentiva al sicuro con Legolas, non doveva nascondersi con lui, l’amico di sempre l’avrebbe capito. Ad un tratto Aragorn sentì il cuore dell’elfo battere sempre più forte, alzò la testa e vide due occhi blu che lo fissavano

“Aragorn...”

“Mi dispiace” disse il ramingo, mettendosi a sedere “Non avevo intenzione di disturbare il tuo sonno”

Legolas si sedette a sua volta, cos’era successo? Perché Aragorn stava piangendo? Si era svegliato e aveva visto l’amico appoggiato al suo petto, alla sua vista il cuore aveva iniziato a battere all’impazzata, perché provava delle emozioni così forti ogni volta che lo vedeva?

“No, è raro per noi elfi dormire, e anche quando lo facciamo non dura molto, cosa...cosa c’è?” L’elfo lo fissò teneramente, era la prima volta che lo vedeva piangere.

“Da quanto tempo non parliamo?” disse Aragorn, le lacrime continuavano a scivolare sul suo bel viso “Mi sento...credo di avere paura Legolas...Gandalf ci ha lasciato ed io...non so se sarò in grado di condurvi…è così difficile senza di lui...io...” le suo parole furono interrotte dal pianto. Legolas si sentiva malissimo, aveva davanti a sé per la prima volta, non Aragorn il re, ma Aragorn l’uomo con i suoi timori e le sue debolezze, voleva aiutarlo, desiderava farlo, ma sapeva che la forza doveva ritrovarla da solo, in se stesso. L’unica cosa che l’elfo poteva fare era stargli vicino e sostenerlo...

“Aragorn, tu ce la farai, lo so” disse e con la mano accarezzò i capelli del ramingo, poi dolcemente si avvicinò a lui, in modo che l’uomo potesse appoggiare la testa sulla sua spalla

“Gandalf aveva fiducia in te, noi tutti ne abbiamo” l’elfo mise l’altro braccio sulle spalle dell’amico, stringendolo a sé.

“Io ti starò vicino, ti aiuterò nei momenti difficili” disse. Le braccia dell’uomo gli cinsero la vita, abbracciandolo forte. Legolas sentiva le calde lacrime di Aragorn sul collo, si facevano strada sotto l’abito, le sentiva scivolare sul suo petto. Chiuse gli occhi, era così difficile vederlo soffrire e non poter far niente di concreto per aiutarlo, provava qualcosa per lui, qualcosa che andava oltre l’amicizia di anni e anni, non sapeva cosa fosse ma era sicuramente la stessa cosa che lo faceva tremare ad ogni suo tocco e gli faceva battere il cuore ogni volta che gli era vicino. Legolas aprì gli occhi e abbassò la testa fino a raggiungere il volto del ramingo.

“Avo bresto (Non preoccuparti)” disse l’elfo, baciandogli teneramente la fronte

“Mellon nîn (Amico mio)” continuò. Nel sentire le parole in elfico e le labbra calde, Aragorn aprì gli occhi e guardò intensamente Legolas, che ricambiò lo sguardo. Rimasero per qualche attimo così, persi l’uno negli occhi dell’altro.

Il ramingo avvicinò ancora di più il viso a quello dell’elfo, voleva sentire di nuovo il suo tocco, il suo calore…

Nella mente di Legolas i pensieri si fondevano insieme e i desideri prendevano il sopravvento, le emozioni che stava provando lo spaventavano, non riusciva a controllarle, non riusciva a controllarsi…

Ora le sue labbra potevano quasi sfiorare quelle dell’uomo

“Aphadathon le na i ‘urth ar athan (Ti seguirò fino alla morte e oltre)” sussurrò chiudendo gli occhi e teneramente posò le sue labbra su quelle di Aragorn.

Il ramingo sentì un brivido in tutto il corpo, le lacrime si fermarono improvvisamente, sopraffatte da un sentimento incredibilmente più potente del dolore; come muovendosi di volontà propria la sua mano lasciò la schiena dell’elfo, posandosi dolcemente sulla sua testa, le dita scivolavano tra i capelli biondi, sottili come la seta, mentre col pollice accarezzava l’orecchio. Legolas sentì il suo corpo sciogliersi tra le braccia dell’uomo, mai aveva desiderato così tanto qualcuno, tutto sembrava più chiaro adesso, cercava di ragionare ma la mano di Aragorn, le sue dita, lo portavano lontano dalla sua mente e quando le carezze raggiunsero il suo orecchio…

L’elfo strinse forte a sé il corpo del ramingo e senza esitare aprì lentamente la bocca, sfiorando con la lingua le labbra dell’amico. Aragorn aprì gli occhi, come sorpreso dal gesto di Legolas, poi li richiuse sorridendo senza però rompere l’incantesimo che si era creato. A sua volta aprì la bocca e fece la stessa cosa. Quando Legolas sentì la lingua dell’uomo sfiorare la sua si lasciò andare completamente. Il bacio divenne più appassionato, entrambi sapevano che prima o poi tutto doveva finire, ma erano decisi a fare durare quel momento il più a lungo possibile.

Aragorn sentiva il bisogno di respirare ma non voleva allontanarsi, le labbra morbide, la lingua di Legolas nella sua bocca, no, non poteva smettere, aveva paura di non poter rivivere più un momento simile.

Anche l’elfo aveva bisogno d’aria e sentiva che i suoi sensi stavano per superare quel limite oltre al quale è impossibile fermarsi.

Come se avessero letto l’uno nei pensieri dell’altro, il bacio finì. Entrambi aprirono gli occhi lentamente, come risvegliandosi da un sogno e si guardarono. Aragorn si allontanò dall’amico e si alzò in piedi, doveva dire qualcosa ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare erano quegli occhi blu che lo stavano osservando.

“Forse...forse...è meglio che vada ora” disse passandosi la mano tra i capelli “A domani mattina”

E voltandosi fece qualche passo in avanti. Legolas era completamente senza fiato, lo guardava senza riuscire ad aprire bocca

“Sì, a domani...” sussurrò.

Il ramingo sentì la voce dell’elfo, gli sembrava ancora più dolce di quanto non fosse di solito, chiuse gli occhi per qualche istante, la voglia di tornare indietro da lui era tanta, desiderava ancora le sue labbra...

"No" si disse “Non adesso...non questa sera”