.|. Il Destino nello Specchio .|.

Capitolo IX

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Quando Aragorn si risvegliò, il fuoco bruciava ancora accanto a lui.

Doveva essersi nuovamente riaddormentato, dopo che Legolas aveva lasciato la grotta.

La ferita gli faceva male, bruciava in profondità come se si fosse riaperta.

Aveva forse perso i sensi?

La guardò per un istante, sembrava intatta, la sfiorò con le dita, non gli provocò dolore, non in quel punto. Doveva trattarsi di un’altra ferita allora, una più profonda, invisibile, che l’aveva avvolto tutto.

Il suo corpo era ancora intorpidito, non appena si era risvegliato le sensazioni di poche ore prima avevano ripreso a mescolarsi dentro di lui; aggrottò la fronte, quel bacio ricomparve nitido nella sua mente.

Che cosa ho fatto…?” pensò, prendendosi la testa fra le mani “Ho sbagliato tutto… ho perduto un amico… sciocco… sciocco… sciocco!

Non riusciva a capacitarsi della sua azione.

Si tirò su a sedere, appoggiandosi debolmente contro la nuda roccia, lo sguardo perso nel vuoto, impegnato a non pensare.

L’immagine del volto dell’Elfo biondo gli apparve davanti, sembrava confondersi col fuoco.

Perché Legolas?Perché proprio tu, amico mio…? E’ stato forse il tuo profumo ad inebriarmi a tal punto da desiderarti…?

Desiderarlo…questa era la verità, egli desiderava il suo più caro amico, desiderava il suo corpo, il suo calore, il contatto con la sua pelle, ad occhi aperti o in sogno gli ritornavano alla mente le immagini di un loro possibile amore… era crudele… era doloroso… era intenso ed eccitante quasi da far male.

Eppure non poteva impedire i suoi pensieri, né al suo cuore di battere ogni qualvolta lo ritrovava accanto.

“Ma per te non è così… per te non potrà mai essere così…” chiuse gli occhi, sentì il suo corpo infiammarsi ancora “Illuso! Illuso!L’ho perduto per sempre!”

Scosse la testa, come a voler cacciare quella tortura che s’imponeva nella sua mente, sussultò, lo desiderava ancora… non riusciva ad arginare le sue emozioni…

Faceva caldo, un caldo insopportabile attorno a lui, il calore proveniva da dentro e… da fuori.

Riaprì lentamente gli occhi, vide la fiamma danzare offuscata, tendendo verso l’alto, di più, sempre di più…

Chi aveva riattizzato quel fuoco?

Voltò la testa alla sua destra e il suo cuore prese a battere con forza.

“Legolas…” sussurrò.

L’Elfo era tornato. Se ne stava appoggiato contro la roccia, proprio sulla bocca della grotta, la testa rivolta contro il cielo ad osservare la pioggia cadere ritmata. Aragorn potè scorgere il suo profilo, i suoi occhi erano diversi dal solito, non enigmatici e indecifrabili, bensì pensierosi… trasudavano malinconia…

Goccioline scivolavano via dai vestiti inzuppati, era completamente bagnato, anche i capelli parevano pesanti e non risplendevano dorati, ma erano opachi e densi d’acqua.

Sulle sue guance si poteva scorgere ancora un lieve rossore, come di chi aveva appena terminato una lunga corsa, le labbra gli tremavano lievemente forse per il freddo,o forse per le emozioni che anch’egli cercava di trattenere.

L’Uomo rimase a fissarlo per alcuni istanti, ammaliato dalla sua bellezza e dalla malinconia che sprigionava tutt’attorno.

Quanto avrebbe voluto condividere i suoi pensieri…

Si alzò lentamente da terra, e cercando di non far rumore si sollevò contro la roccia, si sentiva ancora debole e provato dal dolore della ferita, ma doveva raggiungerlo, doveva avvicinarsi al suo Elfo e parlargli… lo guardò come se fosse un miraggio lontano e bellissimo.

Mosse qualche passo nella sua direzione e quando gli fu dietro (E NON PROVARE A FARE COMMENTI!!! LA SITUAZIONE E’ MOLTO DRAMMATICA!!!) indugiò ancora un istante prima di parlare.

Legolas pareva non averlo udito minimamente, era assente, perso tra i suoi pensieri.

“Perdonami…” gli disse in un sussurro.

L’Elfo non rispose. Continuò a guardare dinanzi a sé.

“Legolas io… ti prego, perdonami!”

L’Elfo sospirò, ma non si voltò neppure.

Aveva quasi smesso di piovere. Le ultime gocce di un violento temporale sembravano cadere ormai stancamente sulla terra scura e la Luna aveva iniziato a farsi largo lentamente fra le nubi.

“Non so proprio cosa mi sia preso, io…”

“Perdonarti, dici?” l’interruppe Legolas. Nessuna emozione traspariva dalla sua voce.

Aragorn scosse la testa, ma non ebbe la forza di continuare, vide l’Elfo di colpo lontano da sé… l’aveva davvero perduto? Quel tono nelle sue parole l’aveva gelato.

Finché Legolas non si voltò un poco verso di lui.

“Perché…?” sussurrò. Questa volta la sua voce pareva essersi improvvisamente impregnata di una strana dolcezza “Perché Estel…?” disse ancora, voltandosi del tutto.

Ad Aragorn mancò il fiato. Gli occhi di Legolas erano appena sopra i suoi, il suo sguardo lunare brillava di una luce che non aveva mai visto prima, o forse si, in sogno… sentì il suo respiro sulle sue labbra, il volto dell’Elfo era tanto vicino al suo che poteva quasi sfiorarlo.

Pareva che la Luna, ormai libera dalle nubi si fosse posata sul suo volto…

“Mi chiedi di perdonarti… perché?” ripeté l’Elfo, senza smettere di guardarlo.

L’Uomo non riuscì a rispondere, era completamente incantato, immerso nello sguardo di Legolas.

Non te ne stai andando, tu non…

“Aragorn…” lo chiamò ancora, impaziente di sentire una risposta.

Il Ramingo non riuscì più a sostenere quello sguardo. Chiuse gli occhi, respirò profondamente l’odore dell’erba bagnata dalla pioggia.

“Estel…”

Dolcissima… dolcissima e dolorosa quella voce… quell’invocazione…

“Ho… ho sbagliato tutto…” sussurrò riaprendo gli occhi “Non avrei mai dovuto, mellon nîn… non so cosa mi sia…”

“Non sai cosa ti sia preso, Estel…?” l’interruppe, avvicinando ancor di più il volto a quello del compagno “Davvero non lo sai…? Io non credo…”

Chiuse gli occhi e senza aggiungere altro gli prese le labbra tra le sue, restituendogli quel bacio che poco prima Aragorn gli aveva rubato.

Legolas…

Ancora quel sapore così dolce, ancora quella bocca morbida, e quel calore di cui ormai pareva non poterne più fare a meno… no, non se n’era andato.

“Legolas… ma tu non vuoi… tu non puoi…”

“Ssht…” sussurrò l’altro prima di chiuderlo nuovamente in un bacio.

Sentì la lingua dell’Elfo iniziare a cercare la sua per un contatto più profondo, il suo sapore bagnato succhiargli avidamente dalle labbra, chiudendo nella sua bocca ogni suo sospiro, ogni suo gemito, ogni tentativo di pensiero… finché non fosse ceduto… completamente… all’irrazionale di quegli istanti.

Aragorn, istintivamente, prese a carezzare i fianchi del compagno, tremando nel sentire il suo profilo tutto bagnato, gli abiti incollati alla pelle, come se non ne avesse.

Quando Legolas si spinse più a fondo nella sua bocca, quando lo sentì non trattenere più un gemito di piacere, una violenta scarica di calore l’avvolse tutto e strinse con forza a sé il compagno.

Gemettero all’unisono, gettando indietro la testa.

La loro eccitazione si era finalmente incontrata e premeva da sotto gli abiti chiedendo di più, molto di più.

L’Uomo serrò il compagno contro il suo petto e Legolas gettò le braccia attorno al suo collo iniziando a muoversi contro il suo corpo, aprendogli con i suoi movimenti sempre di più la casacca, bagnandolo con la freschezza della pioggia.

“Oh Valar!” ansimò l’Uomo nel vedere quella creatura spingersi sempre più su di lui, inarcare la schiena e aggrapparsi alle sue braccia, colto da un desiderio violento e inaspettato.

Legolas si tirò nuovamente su e riprese a baciarlo profondamente, avido di quelle labbra calde e carnose tanto diverse dalle sue , le lambì con la lingua, scivolò a cercare nuovamente quella del compagno e fuggì via di nuovo.

Senza prestare attenzione alle sue false preghiere di fermarsi si staccò di colpo da lui, scese sul suo collo e ne percorse il profilo con le labbra e con piccoli morsi, sentì i muscoli di Aragorn tendersi con forza… aveva trovato il suo punto debole.

L’Uomo tremò. L’abito del guerriero cadde a terra, il suo controllo, l’emozione trattenuta, i desideri segreti, celati e dimenticati vennero risucchiati da una voragine fatta di quegli occhi azzurri, dei movimenti sensuali di quella creatura di luce, della sua voce dolcissima che si perdeva in gemiti sempre più frequenti, dell’odore della terra bagnata che si confondeva con il profumo sempre più intenso dell’Elfo, dell’audacia del suo compagno, del suo bisogno d’amore…

Legolas iniziò ad assaporare sempre più velocemente il suo collo e il lobo del suo orecchio, allargò un poco le gambe e si spinse contro di lui, per sentire di più, gli morse una spalla, ne carezzò un’altra con la stessa intensità.

“Im aniron le… im aniron le…” ripeteva ad occhi chiusi senza fermare i suoi movimenti.

Aragorn non resistette più, lo bloccò di colpo, facendolo vacillare per un istante, lo spinse contro la roccia, gli afferrò una gamba, sollevandogliela contro i suoi fianchi.

“Ah, si!” gemette Legolas, aggrappandosi alle sue spalle.

Ma Aragorn non glielo permise. Gli afferrò i polsi e glieli portò stretti nella sua mano sopra la testa contro la roccia, spinse il suo bacino contro quello dell’Elfo e gli prese le labbra tra le sue per soffocare ogni sua parola.

Legolas si dimenò. Il desiderio del compagno cresceva istante dopo istante sempre di più. Riconobbe in lui l’ardore del guerriero, ma quella che stavano combattendo non era una battaglia per decidere di chi fosse la supremazia… quell’ardore, Aragorn glielo stava donando.

“Estel… Estel… ancora…” ansimò l’Elfo chiudendo gli occhi.

“Ancora cosa…?”

“Spingiti su di me… di più… voglio sentirti…”

Aragorn sorrise e di colpo si staccò da lui. Sentì uscire dalle sue labbra un gemito di frustrazione.

“No… mi sentirai Legolas, ma non subito…”

Senza dargli il tempo di rispondere, aprì del tutto la sua tunica e le sue mani poterono finalmente toccare la sua pelle umida e fresca di pioggia.

Vide delle goccioline scivolare ancora sul suo petto, si chinò e gliele ripulì con la lingua.

Legolas scosse la testa contro la roccia, come per sfuggire da quella dolce aggressione, ma Aragorn non esitò ancora: risalì con la bocca sul suo collo e quando sentì i sospiri dell’Elfo farsi sempre più intensi, strinse tra le dita i suoi capezzoli, senza dargli tregua né respiro.

Spezzò così i suoi gemiti, poté sentire il corpo di Legolas tendersi con violenza e ricadere senza forze sul suo, per poi tendersi di nuovo ad ogni scarica di calore.

“Saes, Estel, saes… non resisto… non resisto più…”

Ma l’Uomo rimase indifferente a quelle preghiere, non gli concesse pause, mosse le dita più velocemente su di lui e quando sentì la voce dell’Elfo spezzarsi prima di un grido lo lasciò di colpo e risalì con le mani fin sopra le sue spalle, gliele carezzò dolcemente, stringendole e attirandole verso di sé, gli baciò ancora il collo e gli rubò i suoi sospiri. Lo vide finalmente abbandonato tra le sue braccia, i lunghi capelli biondi inermi sul petto, le labbra tremanti, gli occhi chiusi, la fronte rilassata quasi stesse sognando.

Valar quanto l’aveva desiderato così…

Il fuoco continuò a scoppiettare allegramente dentro la grotta, ma essi non percepirono il suo calore, ormai troppo immersi nel proprio. Creava intensi giochi di luce ed ombra, rendendo ancora più voluttuosa quell’atmosfera.Li proteggeva con la sua aura dorata, tenendoli lontani dal mondo e dalla sua asprezza.

“Cosa… cosa ci sta succedendo Estel…?” mormorò d’un tratto Legolas, aprendo un poco gli occhi.

“Non lo so…” rispose l’Uomo senza smettere di baciarlo “non lo so, ma non riesco a fermare le mie mani…”

“Allora non fermarle!” ansimò l’Elfo, spingendosi contro la roccia “Toccami ancora!”

Aragorn perse ragione di sé. Quelle parole, quell’ordine pronunciato da Legolas come una preghiera era troppo, troppo per lui.

Sentì le sue ginocchia cedere improvvisamente. Le assecondò e in un batter d’occhio si ritrovò a trattenere tra le mani i fianchi del compagno. Li sentì umidi, li sentì tremare…

Avvicinò lentamente le labbra al suo ventre ed iniziò a sfiorarlo con piccoli baci.

Poteva sentire il suo calore, poteva sentire la sua pancia vibrare ad ogni carezza, ad ogni contatto.

Rialzò lo sguardo e vide Legolas completamente perso nelle sue sensazioni: muoveva lentamente la testa da un lato e da un altro, mormorava dolcemente nella sua lingua, forse preghiere, forse semplici parole, con una mano stringeva forte la roccia nuda, come per trattenersi, come per non perdere subito il contatto con la realtà.

Era bellissimo vederlo abbandonarsi in quel modo e fu allora che Aragorn decise che quella notte avrebbe osato tutto ciò che desiderava osare…

Chinò nuovamente la testa sul suo ventre e riprese a baciarlo con dolcezza, ma questa volta assieme ai baci, scivolò sulla pelle anche con la lingua, lentamente… sempre più lentamente, da un lato all’altro del suo bacino.

Sentì Legolas spingersi impaziente verso la sua bocca, sorrise, e dopo essersi staccato da lui per un istante, l’accolse nelle sue labbra.

L’Elfo gli afferrò i capelli con una mano, li strinse forte come se stesse per crollare da un momento all’altro. Il calore fu fortissimo, il piacere rapido a salire.

Aragorn lambì dolcemente la sua eccitazione, sentì i gemiti del compagno farsi sempre più intensi, il desiderio di prenderlo era divorante, ma voleva trattenersi, voleva portare Legolas alla prima esplosione di piacere senza perdere del tutto la testa.

Voleva sentirlo, voleva godere di ogni suo gesto, voleva assaporarlo per imprimere nella sua mente il suo sapore, voleva perdersi nella sua voce simile ad una pioggia di stelle che s’infrangeva luminosa sopra il suo capo.

Sentì la presa della sua mano farsi più forte tra i suoi capelli, Legolas strinse il pugno su di lui e l’Uomo non resistette più, accelerò i movimenti, lasciando che l’Elfo si spingesse ormai senza timori dentro di lui.

Gli bloccò i fianchi con le mani, affinché quell’esplosione fosse violenta, intensa, indimenticabile.

Vide il compagno gettare indietro la testa, inarcarsi con forza e gemere esausto il suo nome.

Aragorn bevve, bevve da lui senza lasciarlo in quegli ultimi istanti di piacere. Per la prima volta scoprì il sapore dell’intimità del suo compagno, la fece sua, e quel nettare dolcissimo che gli riscaldò le labbra e il cuore, divenne la linfa di cui avrebbe per sempre avuto bisogno.

Legolas si accasciò sulle sue spalle e l’Uomo chiuse gli occhi ascoltando il suo respiro che stava tornando ad essere regolare.

Rimasero così per alcuni istanti, a preservare in silenzio ogni istante di ciò che avevano appena vissuto, ma dentro di loro il fuoco non si era ancora spento.

“Aragorn…”

Il Ramingo si sollevò in piedi, trascinando l’Elfo con sé e come risposta al suo richiamo lo baciò teneramente sulle labbra.

Sentì Legolas muovere la lingua su di lui, sorrise in silenzio…

“Si… questo sei tu, è la tua essenza… il tuo sapore… è ciò che mi ha fatto perdere la ragione, è ciò che…” gli prese una mano e gliela appoggiò sul proprio cuore “…mi fa battere questo così forte ogni volta che tu mi sei vicino!”

L’Elfo lo guardò per un istante come se non capisse ciò che stava dicendo, dopodiché anch’egli imitò il suo gesto, premendo la mano dell’Uomo contro il proprio petto.

“Credi che il mio battito sia tanto diverso dal tuo, Estel…?”

Aragorn scosse la testa… non poteva essere vero, quello era un sogno, quelle erano le parole che aveva desiderato sentire da tanto… era un sogno soltanto, presto si sarebbe risvegliato…

“Ti sbagli… ti sbagli… non stai sognando…” gli sussurrò d’un tratto Legolas come se gli avesse letto nella mente “Anch’io provo le tue stesse sensazioni!”

“Ma tu, quando ti ho baciato… te ne sei andato, sei fuggito…”

“Era solo paura, Estel…” rispose Legolas, riprendendo a baciarlo intensamente. Avrebbe voluto che quegli attimi non terminassero mai “Paura di sbagliare, paura di perderti, paura di non poter più tornare indietro…”

Aragorn non fece caso alle ultime parole pronunciate dall’Elfo, tanto il suo profumo e il suo sapore avevano ricominciato ad avvolgerlo.

Era inebriante… distruttivo… folle e doloroso… era la sua linfa… era la sua droga… agiva contro la sua volontà!

“Ti desidero ancora!” disse d’un tratto, staccandosi bruscamente da lui.

Legolas si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa, ma poi alla voce sostituì un sorriso di soddisfazione.

Anche lui lo desiderava.

L’Uomo prese ad accarezzarlo con intensità, senza tralasciare nulla, gli strappò l’ultimo lembo di tunica e con uno scatto veloce lo voltò.

L’Elfo sentì improvvisamente il freddo della roccia contro il suo viso, la sua durezza, tutta la sua materia, strinse forte la pietra tra le dita e lasciò che i capelli gli scivolassero all’indietro fino a solleticargli la schiena.

Aragorn glieli scostò e lentamente si avvicinò a lui. Legolas sentì il suo respiro farsi sempre più vicino e più caldo all’altezza dell’orecchio… gli scivolò dentro come un brivido… Aragorn scese con le labbra lungo il suo collo e iniziò a morderglielo come aveva fatto pochi istanti prima.

L’Elfo strinse forte la roccia nei pugni, il calore aveva preso ad invaderlo nuovamente.

Il Ramingo si accostò ancora di più, fino a sfiorare la sua schiena con il proprio petto, poi iniziò a muoversi lentamente e impercettibile contro di lui, fin quando non gli strappò il primo gemito di piacere.

“Cosa senti…?” gli sussurrò sensualmente all’orecchio.

“Sento te…”

Aragorn appoggiò la testa sulla spalla del compagno, senza smettere di muoversi.

“Dimmelo ancora… parlami…”

Legolas chiuse gli occhi, tendendosi contro di lui, per arginare il fuoco che lo stava invadendo.

“Sento la tua pelle contro la mia… sento il tuo calore… sento… ah!”

“Ti piace sentirmi…?” domandò ancora l’Uomo dilettandosi di quella dolcissima voce, impregnata di desiderio.

L’Elfo sorrise e si passò la lingua sulle labbra.

“Adoro sentirti…!”

“Ma davvero…?” continuò il Ramingo e lentamente iniziò a scivolare su di lui con piccoli baci a fior di pelle.

Sentì il corpo di Legolas tremare e i suoi sospiri aumentare velocemente; si chinò un poco finché non raggiunse la linea della sua schiena e iniziò a rinfrescarla con la lingua… scivolando lentamente verso il basso, per poi risalire vorticoso e catturargli il collo tra le labbra.

“Ah… ah… n..non… A..Aragorn…” ansimò l’Elfo, iniziando a scuotere la testa, troppo debole per subire ancora una volta quella tortura.

“Chiamami ancora…” gli sussurrò l’Uomo, scivolando nuovamente verso il basso.

“Aragorn…”

“Si… così…”gli afferrò i fianchi, aprendogli lentamente le natiche “…lasciati andare stanotte!”

Legolas gettò indietro la testa, i capelli d’oro volarono liberi nell’aria… si sentì bruciare…

L’Uomo si risollevò in piedi e gli cinse la vita con le braccia, appoggiando la testa alla sua schiena.

Erano uniti, uniti come non mai in quegl’istanti… i loro corpi si fondevano, bruciando insieme.

“Aragorn…” immagini confuse … immagini vorticose… immagini passate che si confondevano con quelle presenti “…il consiglio di Elrond… Aragorn… il ramingo… Kazad- dum… la morte di Gandalf… Aragorn il guerriero… il guerriero… la tua pelle… Aragorn l’amico… il tuo cuore… batte così forte… la guida… l’uomo malinconico e solitario… le nostre dita intrecciate… la roccia che brucia e si scioglie…Aragorn il compagno di viaggio… il mio compagno… spingiti ancora… vorrei averti dentro di me… Aragorn il re… Elassar… il re…l’amante…” spalancò gli occhi “Galadriel! Galadriel… lo specchio… Galadriel… il richiamo… il tuo corpo… il tuo sudore…si, contro di me… quel richiamo… quegli occhi… lo specchio… i suoi occhi…”

“Estel!”

“Ma cosa…?”

L’Elfo non gli lasciò il tempo di parlare, gli prese il volto tra le mani, guardandolo profondamente.

Ancora le gote gli brillavano sotto il colore della fiamma ed erano tinte di rosso, non riuscì a parlare subito. Il Ramingo era intenso e statuario nella sua bellezza, ancora il petto si sollevava ansimante di quel desiderio trattenuto, non esploso.

Si guardarono e l’ombra d’imbarazzo che aveva attraversato i loro occhi scomparve, si sentirono attratti terribilmente l’uno dall’altro, ancora, di nuovo, come se una forza superiore agisse su di loro.

La Luna brillò nel cielo e come un fulmine d’argento squarciò la notte, ferendo il volto dell’Elfo, rendendolo visibile ed etereo.

Si riconobbero.

“Estel, lo specchio!” disse d’un tratto Legolas, senza lasciargli il volto.

“I tuoi occhi…”

“I tuoi…”

“I nostri…”

“Eravamo noi dunque…?”

“Riflessi nell’acqua…?Si…”

L’Elfo allentò lentamente la presa, ma non smise di fissarlo.

“Non credevo… che li avrei mai incontrati…” sussurrò, cercando di arginare l’emozione che stava prendendo possesso di lui.

Aragorn scosse la testa e abbassò lentamente lo sguardo per seguire le dita di Legolas che scivolavano sul suo petto.

“Neppure io…” sussurrò, chiudendo appena gli occhi.

“Non credevo…” proseguì Legolas, stringendo tra le mani la cintura dei suoi pantaloni e attirandolo a sé “…che potessero esistere da qualche parte…”

“Nello specchio…” ansimò l’Uomo.

“Dinanzi a me…” gli sussurrò l’altro sulle labbra.

“Dinanzi a te…” ripeté Aragorn, baciandolo teneramente.

Legolas rispose sensualmente a quel bacio.

“Hai… una risposta per tutto questo…?”

“Non credo…” sussultò l’Uomo, chiudendo gli occhi “ E… tu?”

“No davvero… so solo, so solo che…”iniziò a slacciargli i bottoni dei pantaloni “…ora sei qui con me e non ti lascerò andare così facilmente…”

“Un re non può essere prigioniero di un principe…” sorrise Aragorn, mordendosi le labbra.

“Sarà una dolce prigionia, Elassar…!” concluse Legolas, lasciando cadere l’abito a terra.

Si spinse contro di lui e quando la loro eccitazione s’ incontrò per la seconda volta, l’Elfo dovette far appello a tutto il suo controllo per non cedere immediatamente.

Iniziò a muoversi esperto e delicato, sfiorandolo con la sua pelle.

Lentamente…

Sensuale…

“Ho da sempre desiderato quegli occhi… quello sguardo su di me… e…”

“Ah… così mi farai morire… fe..fermati…”gemette l’Uomo

“Ora non posso che desiderare colui a cui appartengono!” disse infine Legolas, chiudendo le parole, i rifiuti dell’Uomo nel pugno della sua mano.

Aragorn si spinse contro la roccia, aggrappandosi alle braccia del compagno… quelle dita… quei movimenti lenti… quegli occhi azzurri e bagnati di lussuria fissi sui suoi…

“Non ce la faccio… non ce la faccio…” ansimò Aragorn, scuotendosi contro la pietra.

 Legolas gli cinse la vita con un braccio e l’attirò a sé, il Ramingo inarcò la schiena per raggiungere il calore del corpo del compagno, ma l’Elfo si scostò, lasciando andare anche la sua mano.

“N..no…” gemette l’altro, come se fosse stato privato della stessa aria.

“Sshht…” sussurrò Legolas, poggiandogli due dita sulle labbra, gliele carezzò un poco per baciargliele poi dolcemente “Non ti farei mai del male…”

Vide gli occhi dell’Uomo chiudersi per un istante, e quando li riaprì colse il suo desiderio che non poteva essere trattenuto oltre.

Per un momento provò un senso di timore, si era forse spinto troppo avanti? Neanche per un attimo aveva pensato a dove li avrebbero condotti quelle sensazioni.

D’un tratto sentì la mano di Aragorn carezzargli dolcemente il volto, incontrò il suo sguardo e tutti i pensieri scomparvero dalla sua mente. Mosse la guancia contro le dita del compagno e sorrise, come soltanto una creatura di luce è capace di sorridere… ogni frammento del proprio corpo era divenuto una parte di terra da donare ed esplorare.

Un richiamo invisibile li univa quella notte, li attraeva l’un l’altro senza riposo. Tutto attorno a loro scomparve, nulla pareva essere destinato ad una fine, ma ad ogni istante tutto si ricostituiva come un eterno inizio e cresceva più intenso di prima.

La Natura da fuori la grotta pareva osservare quell’amore dettato dal Destino e in quella notte nessuno conobbe la parola morte.

I due amanti si strinsero l’un l’altro e smisero di parlare per un po’, decisero di sentirsi soltanto.

Le loro mani, le labbra, il loro respiro, il calore della loro pelle divennero il loro unico tramite.

Aragorn strinse a sé Legolas allontanandolo dalla roccia. Si ritrovarono al centro della grotta, proprio dinanzi alla fiamma viva del fuoco.

Le loro ombre iniziarono a danzare scure e sensuali sulla pietra chiara.

Lentamente il riflesso sulla roccia scivolò in basso fin quasi a scomparire.

Legolas percepì subito la terra ruvida e dura sotto la sua schiena.

Si abbracciarono ancora una volta e l’Elfo sfiorò con le labbra la ferita ormai guarita sul braccio dell’Uomo, come se volesse purificarla definitivamente.

“Mellon nîn…” mormorò Aragorn carezzandogli la testa.

Meleth nîn…” sussurrò Legolas nei suoi pensieri, sorrise, nascondendo una lacrima “Grazie, grazie mia Signora per averlo salvato…” osservò il suo profilo, i capelli neri abbandonati sulle guance, le sue labbra che si muovevano lentamente sul suo petto “Come avrei potuto rinunciare a te?”

Aragorn lo baciò, appoggiò la fronte contro la sua, sorrise emozionato…

Quel sentimento crebbe…

Era vivo, era lì stretto a lui, pronto ad amarlo e ad essere amato…

Amarlo… “grazie per il tuo amore Legolas…”

Ad essere amato…

L’Uomo gli cinse improvvisamente la vita con il braccio e con un gesto deciso invertì la posizione.

Legolas si trovò tra le sue gambe, le mani premute sulle spalle del compagno, la sua figura si stagliava contro la roccia.

Aragorn gli passò una mano sul petto, illuminato d’ombre dai giochi della fiamma appariva ancora più liscio, senza imperfezioni.

“Sei meraviglioso…” moromorò l’Uomo, nascondendo un sorriso.

Legolas si chinò su di lui e una pioggia di capelli biondi ricadde sulle braccia aperte del compagno, gli sfiorò la bocca con la lingua e Aragorn vide le sue labbra umide, illuminate dal rossore del fuoco che si dischiudevano appena per poi richiudersi morbide su di lui.

Il suo primo dono…

Il Ramingo carezzò dolcemente la sua schiena reclinata e lentamente aprì le gambe.               Legolas istintivamente iniziò a sfiorare il ventre del compagno con il suo, soffocando nella sua bocca i suoi sospiri sempre più caldi.

Dinanzi a lui la fiamma scintillava…

Legolas indugiava… non aveva mai amato un uomo…

“Non c’è nulla da temere…” gli sorrise dolcemente l’Uomo, quindi scivolò con le  mani sui suoi fianchi, glieli bloccò, inarcò più che poteva la schiena e prima che Legolas si accorgesse di ciò che stava accadendo, spinse lentamente il compagno dentro di sé.

“A..ah… Aragorn!” ansimò l’Elfo, serrando i pugni sulle sue spalle.

Un calore sconosciuto, violento e bruciante l’invase mozzandogli il respiro, i muscoli del suo corpo si tesero tanto da tremare, vide il volto dell’Uomo contratto in una maschera di dolore, ma ben presto anche quell’immagine divenne sfocata, quando sentì le mani dell’amante accompagnare i suoi movimenti, spingendolo più a fondo.

“E..Estel…”

“Chiamami ancora…”, lo tirò nuovamente dentro di sé “…ancora, ancora!”

Legolas aumentò i movimenti, senza più riuscire a tenere aperti gli occhi, il suo volto era in fiamme, sentiva il suo corpo scomparire ad ogni scarica di piacere, fondersi in qualcosa d’indistinto.

“Ti… faccio male…?Ho paura di… farti ah… del male…”

“Continua… continua…” l’incitò l’Uomo, spingendosi di più contro di lui “Libera tutto il fuoco che hai dentro!Liberalo!”

L’Elfo si sollevò di scatto sulle braccia, gettò indietro la testa, la Luna gli illuminò il volto e le labbra ansimanti, ricadde sul corpo del compagno, Aragorn intrecciò le gambe dietro alla sua schiena e Legolas si spinse a fondo dentro di lui, gemette e gemette ancora.

Ad Aragorn parve di perdere i sensi da un momento all’altro… dinanzi alla bellezza perfetta e selvaggia di Legolas… per quel corpo che si muoveva disperato e sensuale… per quella voce… per quei gemiti… per il piacere che gli stava procurando, spingendosi in un punto del suo corpo sensibile solo all’amore.

“Non resisto… non… saes… Estel… stringimi… stringiti di più a me… Estel… Estel…”

Quel nome risuonò in tutta la grotta, Aragorn serrò le ginocchia contro i suoi fianchi, intrecciò le sue mani a quelle del compagno, sentì Legolas stringerle e rilasciarle, stringerle ancora… il suo volto si contrasse… no, non poteva chiudere gli occhi, doveva vederlo, doveva vederlo all’apice del suo piacere…

“Gemi! Gemi fino alla fine, ti prego Legolas… ti prego!” gridò.

L’Elfo l’assecondò, inarcò la schiena, prigioniero tra le sue gambe, il petto si sollevò scosso da prepotenti sussulti…

“Fammi sentire che ci sei!”

“A..Aragorn…” un ultimo gemito, un’ultima spinta, gli occhi bagnati di lacrime e piacere, finché si bloccò, lasciando che il fuoco lo divorasse.

In quell’istante l’Uomo chiuse gli occhi e sentì tutto il calore del compagno scivolargli dentro … ancora quella droga… ancora quella linfa… la sua vita…

Sorrise e accolse nel suo abbraccio l’Elfo ancora tremante ed esausto.

Mai aveva consumato un amore così intenso.

Cercò di parlargli ma non ci riuscì, gli baciò dolcemente il petto, sfiorò quel volto che non aveva ancora il coraggio di guardare.

Legolas non lasciò la mano del compagno, ma la osservò a lungo, era ancora intrecciata alla sua, dopo che gliel’aveva afferrata durante il piacere.

Non c’era niente di più bello, niente che potesse descrivere meglio quanto in quegli istanti fossero uniti.

“Aragorn…” mormorò d’un tratto l’Elfo sollevandosi un poco sopra di lui.

“Cosa…?”

Legolas faceva fatica a parlare, voleva dirgli tanto, ma le parole uscivano scomposte dalla sua bocca.

“Éstato… è stato bellissimo, non credevo…” proseguì “Non trovo il modo per dirti… non esiste qualcosa che lo descriva, Estel io…”

L’Uomo sorrise, gli sfiorò le labbra e lo strinse ancora a sé.

“Non c’è bisogno di dire niente, Legolas…” gli sussurrò all’orecchio.

Ma l’Elfo non voleva quel silenzio. Pregò il suo cuore di aiutarlo, ma questo tacque.

Due parole gli rimbombavano nella mente, due semplici parole, ma che avrebbero racchiuso tutto… forse erano troppo grandi?

Qualcosa sembrò impedirgli di parlare.

“Estel…”

“So cosa vuoi dirmi Legolas…” l’interruppe l’Uomo “E’ stato bellissimo anche per me!”

L’Elfo sospirò.

Non è questo ciò che desidero dirti Estel, io…” ma non riuscì più a pensare, si perse nel suo sguardo.

Aragorn doveva sapere, in qualche modo doveva sapere…

“Amami!” disse improvvisamente.

“Cosa?” sobbalzò l’Uomo.

“Amami Aragorn!” ripeté l’altro, voltandosi su di un fianco e portando il compagno con sé “Fallo tu adesso!”

“Legolas non… oh Valar!”

L’Elfo aveva iniziato a muoversi contro di lui, spingendosi lentamente all’indietro.

Se non riesco a dirtelo, almeno così forse lo sentirai…” si disse, iniziando a donarsi a lui.

Aragorn era ancora stanco e intorpidito dalle emozioni che gli aveva trasmesso prima il compagno, ma non ebbe il tempo di pensare o indugiare, che le sue mani avevano già cominciato a scivolare sul corpo dell’Elfo.

Legolas sprigionò immediatamente un intenso calore, la sua pelle lunare parve infiammarsi per un breve istante. Chiuse gli occhi sotto il tocco vigoroso dell’Uomo.

Ora tocca a te perdere la ragione… finalmente potrò sentirti mio e non desiderarlo soltanto…” pensò, mentre le carezze del compagno si facevano sempre più impazienti “Se solo avessi avuto il coraggio… prima…

Mentre l’Uomo sfregava la pelle contro la sua, Legolas ripensò alle notti di Lorien, quelle notti in cui era nato tutto, quelle notti che aveva vissuto in solitudine.

In quell’istante le stava rivivendo tutte, nel ricordo e nel presente… il richiamo misterioso… il lamento nel grembo del bosco… la voce accattivante… la stessa del suo incubo… del suo incubo…

Chiuse gli occhi stringendo la terra fra le mani, Aragorn si era spinto su di lui, aprendogli lentamente le gambe con le ginocchia.

Quella voce… i gemiti del Ramingo… quell’armonia… la candela mai spenta… il loro letto… le parole della Signora… Aragorn… il calore del compagno accanto a sé… lo stesso di quel momento… la voce cristallina… la voce… quale voce? La profezia… perché?

Aveva taciuto per paura di bruciarsi ed ora non era più capace ad arginare il fuoco.

“Estel!” gridò, crollando contro il terreno e spalancando le braccia.

L’Uomo si era spinto dentro di lui.

Sentì il suo corpo spezzarsi in due, si sentì per un istante violato da qualcosa di sconosciuto, ma dopo poco, mentre Aragorn rallentava i movimenti riconobbe quel calore.

Si sollevò un poco sul bacino, appoggiando la testa contro il suo petto, gettò all’indietro un braccio e gli cinse il collo, trattenendolo stretto a sé, affinché il contatto fosse più sentito.

Nulla doveva separarli…

Il Ramingo gli circondò la vita con un braccio e si spinse più a fondo.

“Ah, si! A..amami, amami come l’ho fatto io!” ansimò Legolas, tremando contro di lui.

Aragorn continuò a muoversi ancora per un po’ dentro di lui, ma appena sentì che si stava perdendo troppo velocemente nel suo piacere, si fermò per un istante.

“Cosa succede…?” gemette Legolas.

“Vuoi, vuoi davvero che io ti ami…?”

“S..si…”

“Allora voltati!Vieni qui…” disse l’Uomo, aiutandolo a mettersi supino sotto di lui “Voglio guardarti Legolas… voglio vedere il tuo volto mentre raggiungo l’estasi… non voglio che questa sia solo passione!”

A quelle parole il cuore dell’Elfo prese a battere con forza.

“E che cos’è allora, Estel…?” domandò titubante.

Ma Aragorn non rispose, non riuscì a rispondere, una violenta lingua di calore l’aveva attraversato, non appena si era spinto ancora una volta dentro il suo corpo.

Sentì Legolas tremare, aveva paura di fargli del male, ma quando vide un sorriso sulle sue labbra si rilassò, senza mai smettere di guardarlo.

L’Elfo incrociò le gambe dietro alla sua schiena, Aragorn gettò indietro la testa, come se quel gesto soltanto bastasse a fargli perdere il controllo. Passò le mani sotto di lui, cingendolo in un abbraccio senza via di fuga, vide le sue spalle strette tra le sue braccia, il collo chiaro proprio dinanzi ai suoi occhi, il suo volto ridipinto dal piacere, capace soltanto di sentire.

“Voglio guardarti…” ansimò con un filo di voce “…soltanto così potrò dire di aver amato veramente…” accelerò i movimenti, vide una lacrima sfuggire via dagli occhi chiusi dell’Elfo… stava sentendo il suo amore, lo stava sentendo davvero… perché non riusciva a gridargli il proprio?

Legolas gettò indietro le braccia e le ultime gocce di pioggia, gli bagnarono il palmo delle mani.

Non si erano accorti che si erano spinti fino alla bocca della grotta.

“Tiro na nîn! Tiro na nîn, Legolas… è nel tuo sguardo… che… voglio perdermi…!”

“Ed io nel tuo!” disse l’Elfo, spalancando i grandi occhi blu.

Aragorn lanciò un grido, e finalmente esplose in lui all’apice dei suoi sensi.

Legolas rimase a guardarlo immobile: gli occhi spalancati contro il cielo, i capelli neri che ricadevano sulle sue spalle, il suo petto ansimante madido di sudore (AAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH MUOIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!)

Aveva guardato nel suo sguardo nel momento di massimo abbandono ed era stato crudele, irreversibile…

Aragorn era illuminato dalla luce della calda fiamma alle sue spalle, la sua pelle riluceva dorata, il suo essere, selvaggio.

Legolas era attraversato dalla luce lunare, sembrava una creatura invisibile tanto appariva fragile e perfetto.

Il Sole pareva aver posseduto la Luna… i due astri da sempre divisi si erano finalmente incontrati in un istante d’amore.

L’Elfo chiuse per un attimo gli occhi e quando li riaprì guardò la Luna, la sua compagna d’argento. Anch’essa sembrava che lo stesse osservando. D’un tratto qualcosa comparì, sfumato sulla sua sfera, all’Elfo parve di scorgere due misteriosi occhi dietro la pallida luce.

Lo stavano osservando.

“Galadriel…” mormorò “Dunque anche la Luna ha uno sguardo…?”

Gli occhi si fecero ancora più nitidi, azzurri su quei tratti d’argento.

Si fissarono su di lui.

“Tutto è racchiuso in uno sguardo…”sembrò dire una voce nell’aria “…bisogna soltanto avere il coraggio di guardare!”

Detto questo la voce si dileguò, gli occhi scomparvero dal volto dell’Astro ed esso tornò ad essere semplicemente Luna.

Sentì Aragorn sospirare, evidentemente stanco, lo strinse forte a sé in un abbraccio geloso.

La morte non ti ha rubato, è con me che dovevi restare… E’ questo ciò che vuole il Destino, dunque…? rialzò il volto e interrogò la Luna “Era questo ciò che volevi dirmi quella notte…?

ma non ottenne risposta.

Tutto sprofondò nel più irreale dei silenzi.

Molte cose erano mutate in quegli istanti; in una sola notte la Luna si era sostituita alla pioggia, aveva poi ripreso a piovere ed ora vi era nuovamente luce.

L’Astro era tornato ad essere padrone del cielo.

“Se questa è la strada che è stata tracciata per me, la seguirò, oh se la seguirò!” sussurrò sorridendo dolcemente “Anzi, la seguiremo insieme, Estel! Estel…?”

Legolas abbassò lo sguardo e vide che l’Uomo si era addormentato.

L’Elfo sospirò profondamente, iniziò a passare le dita tra i capelli del compagno, a carezzarlo dolcemente, e con gli occhi ancora sognanti immaginò il suo futuro e lo vide pieno d’amore.

“Mi appartieni Elassar!Mai prima d’ora ho avuto una certezza tanto grande…!”

Lanciò un’occhiata ai vestiti sparsi per terra, sorrise, come se su di essi ci fosse impressa la storia della loro passione.

“Per questa notte gli abiti di battaglia lasciamoli in un angolo…” sospirò sereno “Domattina… li indosseremo di nuovo domattina…”

Lasciarono così i due guerrieri riposare in disparte e restarono semplicemente loro,due amanti, stretti l’uno tra le braccia dell’altro, chiamati dal sonno.

 

Aragorn continuò a respirare piano sul suo petto per tutta la notte.

Legolas chiuse gli occhi.

Le loro ombre scomparvero dalla roccia.

E l’acqua nello Specchio bruciò.