.|. Il Destino nello Specchio .|.

Capitolo II

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Un raggio di sole penetrò improvviso e inaspettato nella finestra della stanza, solleticando dolcemente i rami di legno.

Il Ramingo, guardava i colori del paesaggio sottostante con aria pensierosa. Sobbalzò.

La luce gli penetrò lo sguardo. E si fuse con lui.

Appoggiò le mani contro il legno e abbassò la testa, come se volesse eviatare quel chiarore.

"Aragorn..." mormorò Legolas, destandosi.

L'Uomo si voltò lentamente soffermandosi ad osservare l'amico avvolto tra le lenzuola.

"Buongiorno principe!" rispose dolcemente.

Il Ramingo sorrise divertito nel vedere l'Elfo comodamente raggomitolato sul cuscino. Faceva fatica ad aprire gli occhi.

"Il sole è già alto, la strada ci attende..." disse ancora.

"No..." boffonchiò Legolas, girandosi dall'altro lato.

Il sole scivolò sulla sua schiena. L'Elfo potè sentire il suo calore.

"No...?" esclamò Aragorn meravigliato "Avanti, dobbiamo metterci in cammino! A cosa può servire un Elfo placidamente nascosto sotto al calore delle coperte...?" continuò ridendo.

"Non dobbiamo partire, Estel... non ancora!" biascicò Legolas.

"Non dobbiamo partire?" esclamò l'altro "Legolas, avanti, smetti di scherzare e alzati! Abbiamo già perso troppo tempo!"

"Al contrario mio... tu hai potuto dormire tutta la notte!" soggiunse l'Elfo.

"Perchè... tu cosa hai fatto, invece?"

"Sono stanco!"

"Stanco per cosa?" domandò Aragorn, avvicinandosi a lui.

Legolas non rispose. Si limitò a guardare un punto immaginario sulla parete dinanzi a sè.

"Non hai dormito quì stanotte...?" chiese ancora l'Uomo, incuriosito.

Legolas si voltò. Si coprì gli occhi con un braccio per nascondersi ai raggi del sole che brillavano proprio sopra al suo volto.

"Ho riposato solo parte della notte, mentre l'altra metà..."

"L'altra metà...?"

Legolas sorrise.

"Avanti, parlami! Sai quanto sono curioso! Dove sei stato?" rise " Te la sei svignata mentre stavo dormendo, eh...? Non ti starai approfittando un po' troppo delle mie rudi orecchie umane?!" abbassò la testa sconsolato, "Non riesco proprio a percepire i tuoi passi...!"

"In un certo senso..." mormorò l'Elfo " Meglio così, no...?"

Risero. Poi, di colpo, Legolas si zittì, facendosi cupo.

Il Ramingo l'osservò ancora per qualche istante, infine anche il suo sorriso morì sulle sue labbra.

"Legolas... cos'hai?" sussurrò, scrutandolo.

L'Elfo non rispose.

"E' forse avvenuto qualcosa, stanotte, di cui io non sono a conoscenza...?" domandò, grave.

Ma Legolas continuava a tacere.

L' Uomo, senza smettere di guardarlo, si sedette sul letto accanto a lui.

 Cominciò ad essere preoccupato. Legolas sembrava che non stesse scherzando.

"Vorrei sapere cosa ti stà succedendo...?" disse, scuotendolo. "Ma non sei costretto a dirmelo. Inoltre... è davvero tardi... io credo che saremmo già dovuti partire..." mormorò, guardando fuori dalla finestra.

"No!" rispose, finalmente l'altro "Non dobbiamo partire... dobbiamo attendere ancora..."
"Attendere...?" l'interruppe il Ramingo " E perchè?"
"Attendere... un giorno, questo giorno e una notte ancora..." continuò, come ipnotizzato "Qui, nei confini di Lothlorien, finchè non sorgano le luci dell'alba di domani..."
"Come lo sai...?" domandò l'Uomo perplesso, "Chi te l'ha detto...?"

"Galadriel!" rispose Legolas.

"Galadriel...?" esclamò Aragorn."E' lei che hai incontrato stanotte?"

"Si..." mormorò l'Elfo, tirandosi su a sedere, "In verità... sono già diverse notti che ci incontriamo, Aragorn... davanti al Ruscello di Cristallo..." continuò, alzando gli occhi su di lui e appoggiandosi nuovamente su di un fianco. "Durante il giorno non si fa mai vedere, tu stesso non l'hai più vista dopo che abbiamo scacciato gli orchi di Sauron, non è vero...?"

L'Uomo annuì e continuò ad ascoltarlo in silenzio.

"Ma la sera... dopo la cena, quando è calato il buio e mi sto per addormentare, ecco che sento un fruscio improvviso sull'erba, così mi desto di colpo! Mi guardo intorno, ma non c'è nessuno..."
"Sei sicuro che sia quel fruscio a destarti o non... beh... come dire... il mio respiro un po' pesante...?" insinuò ironico il compagno.

"Oh no... a quello mi ci sono abituato!"
"Ah... grazie tante, principino!" esclamò l'Uomo.

"E comunque... tutto questo è molto strano... non capisco proprio come faccio a sentirlo, perchè la nostra stanza è molto alta rispetto alla terra, è chiusa e riparata inoltre, ma io... quel rumore lo sento distintamente..."

"Di cosa ti stupisci, Legolas... al tuo fine udito non sfugge nulla... tranne il mio respiro a quanto pare!!" si fermò a pensare "Ma sei proprio sicuro di non sentirmi o sono io che ho finalmente smesso di russare...?!"

"No...no... tu non hai smesso affatto... solo che dopo mesi che ti ho accanto... ci ho fatto l'abitudine..." rise divertito "... dovevo pur sopportarti in qualche modo...!"

"Se ti do tanto fastidio..." biascicò l'Uomo.

"Oh... noi elfi siamo pazienti!"

"No!"esclamò l'altro "Voi elfi siete..." s'interruppe "... impertinenti!"

Legolas gli mise una mano sulla spalla.

"Andiamo...sto scherzando... lo sai quanto sono felice di essere al tuo fianco..." lo guardò aprendo i suoi grandi occhi azzurri "... e dopo tutto ciò che abbiamo condiviso quì, lo sono ancor di più!" mormorò.

Aragorn sorrise e abbassò la testa. Si sentì stranamente imbarazzato. Per cosa poi? In fondo lui la pensava allo stesso modo.

In quel perido che avevano trascorso a Lothlorien si era molto legato a Legolas, aveva conosciuto il guerriero e le sue arti di guerra, ma anche e soprattutto il suo animo, aveva condiviso nei momenti di quiete i suoi sentimenti.

E si era accorto di quanto i sentimenti di un Elfo potessero essere profondi e tenaci.

Rialzò gli occhi.

"Continua il tuo racconto, mi sta incuriosendo..." prese a dire il Ramingo.

"Dunque... stavo dicendo... quel fruscio... mi sveglia e mi attira tremendamente. E' una specie di richiamo, Aragorn, così ammaliante che non riesco a farne a meno. Così mi alzo e lo seguo, mi sento come incantato, ipnotizzato, completamente avvolto dalla sua scia che si perde nell'aria..." sospirò " Ed ogni notte... è come se fosse la prima volta, mi ritrovo davanti alle sponde del Ruscello d'Argento e attendo.

Finchè dopo un po' da dietro un albero spunta la nostra regina, in silenzio si avvicina a me, così iniziano i nostri colloqui..."

"Sembra che la cosa ti spaventi, Legolas..." disse l'Uomo.

"Al contrario!" saltò su l'Elfo "E' tutto così strano, questo è vero, ma allo stesso tempo è meraviglioso..."chiuse gli occhi e un'espressione di piacere gli attraversò il volto "Sono attratto incredibilmente da quel rumore, così melodico, così... penetrante... e il mio corpo mi dice di andare, di fare in fretta... sono come assetato...

Questo ardore si placa soltanto nell'istante in cui inizio a parlare con lei. La sua voce mi disseta...la sua luce mi sazia..." continuò l'Elfo, parlando con un tono trasognato.

"E' bellissimo...!" mormorò Aragorn, osservando il compagno "Ma perchè Dama Galadriel chiama proprio te...? Cosa vi dite nei vostri colloqui, se è lecito saperlo...?"

"Non ricordo!"

"Cosa...?" esclamò l'Uomo stupito "Trascorri quasi tutta la notte con lei e poi non ricordi nulla... andiamo non scherzare..."

"Non... non sono tanto le sue parole o quello che dice che è importante... di questo la mie mente trattiene solo piccoli frammenti, ma... " sorrise incantato " ...è ciò che mi lascia, una volta che se n'è andata..." guardò il compagno " E' assurdo, Aragorn, lo so, ma... io non ricordo mai nulla, finito il nostro colloquio... tutto scompare, ad ogni parola scandita, ma allo stesso tempo... so che quelle parole entrano in me, mi penetrano l'anima e... me la trasformano..."
"Non riesco davvero a capirti, amico mio..." mormorò perplesso l'Uomo.

"Intendo dire...i miei sentimenti sembrano essere purificati da quei dialoghi, si rimescolano fra di loro, vibrano dentro di me, accanto ai vecchi se ne aggiungono dei nuovi, rapidi, rapidissimi, così veloci che la mia coscienza resta muta in balia di essi..." soggiunse l'Elfo con emozione crescente nella voce.

"Vuoi dire che Dama Galadriel sta forse cambiando qualcosa dentro di te? Cancella sentimenti e ne ricrea dei nuovi a suo piacimento? Nella notte ti trasforma e il giorno dopo ti rende uguale a quello che eri...? Ti osservo, Legolas, parlo con te, ma...a me sembri essere quello di sempre!" commentò il Ramingo perplesso e confuso.

"Infatti. E' ciò che provo io. Ogni mattina, quando mi sveglio mi sembra che non sia accaduto niente ed ogni notte quando cala la luce tutto ricomincia daccapo... lo stesso segnale... gli stessi movimenti... lo stesso luogo... forse le stesse parole, non saprei dirtelo! Un rito che si ripete, incessante..."
"E' molto strano tutto questo..." mormorò Aragorn, facendosi pensieroso "...strano soprattutto perchè è stata dama Galadriel ad averlo deciso! E se lo ha fatto non è stato sicuramente per puro caso..."
"Si, lo penso anch'io, Estel..."
"Ma io mi chiedo perchè l'abbia fatto... non ti ricordi proprio nulla dei dialoghi, Legolas...?"

"No... è difficile... io non..." sussurròl'Elfo, scuotendo la testa come un bambino.

"Ma poco fa mi hai appena detto che non dovevamo ancora partire, che era stata proprio la Regina ad avertelo detto, che..."

"...dovevamo attendere fino alla prossima alba..." l'interruppe Legolas "Si, si, questo lo ricordo! Non capisco il perchè di questa attesa, ma le sue parole sono state chiare!"

"Non riesco a comprendere proprio la sua decisione...gli Orchi sono stati ormai cacciati, il Regno è al sicuro per il momento, ma soprattutto ci aspetta la Missione, l'Anello deve essere distrutto al più presto! Perchè indugiare ancora?" mormorò l'Uomo innervosendosi.

Ci fu un breve attimo di silenzio.

“Aragorn, stanotte è accaduto qualcosa di diverso dal solito…” disse d’un tratto l’Elfo interrompendo quel silenzio.

“Di che cosa stai parlando…?”

Una strana ansia di conoscenza mista ad inquietudine si insinuò sotto alla sua pelle.

Negli occhi di Legolas brillava una luce strana, estasiata ma al tempo stesso sinistra, come se non fosse lui a parlare.

Il suo sguardo fissava il vuoto, sembrò come improvvisamente lontano da quel luogo, come se stesse raccontando di eventi futuri, ombre di cui egli stesso non ne era ancora a conoscenza.

“Ricordo cosa è avvenuto davanti al Ruscello di Cristallo. Ricordo le parole della Dama… una profezia, sembravano una profezia…” s’interruppe un istante. Proseguì. “Sarai lo specchio di un doppio destino, a te caro, inaspettato e… vicino…” ripetè come ipnotizzato.

“Lo specchio di un doppio destino…? E che cosa significa?” domandò il Ramingo sempre più incuriosito.

“Non lo so. Erano parole che parlavano di morte e della vita che si ricreava… una nuova storia nasceva da quella vecchia… sembravano parlarmi, mi sono sentito invaso da esse, come se mi riguardassero in qualche modo, anche se… non sono riuscito a comprenderne il significato…”

L’uomo poggiò il mento sulle mani e si fece pensieroso.

“Chissà… forse ha voluto preannunciarti qualcosa che avverrà durante il viaggio, qualcosa che capirai soltanto in seguito…” disse.

“Un preludio, dici…? Forse. Infine mi ha offerto la protezione degli Elfi e mi ha consegnato…”

“Quell’ampolla?” l’interruppe Aragorn, indicando con lo sguardo sul tavolo accanto al letto.

Legolas si voltò ed effettivamente vide la piccola ampolla con dentro l’acqua del Ruscello di Cristallo, che brillava, filtrata dai raggi del sole.

“Si… questa è dunque la prova che non è stato un sogno…” mormorò l’Elfo“Quest’acqua… per curare ferite che mi sembreranno troppo profonde da medicare…”

“Cosa…?” domandò l’Uomo.

Ma l’Elfo era di nuovo assente, perso tra i suoi pensieri, che clandestini avevano ripreso ad invaderlo… la radura tra gli alberi… il dialoghi della Natura… l’acqua del Ruscello che tratteneva il respiro… il senso d’attesa e… quella voce, la voce cristallina che si era levata tra i rami e l’aveva infine invaso, propagandosi ovunque.

Inavvertitamente strinse a sé le lenzuola del letto.

Un dolce sorriso gli ammorbidì il volto e i suoi grandi occhi si spalancarono colmi di meraviglia.

“Legolas…” lo scosse il Ramingo.

Ma l’Elfo non rispose.

Prese a guardare fuori dalla finestra, lasciandosi trasportare dalla luce che illuminava quel nuovo giorno.

Ebbe l’impressione di essere sollevato da una mano invisibile e gettato laggiù… nel chiarore infinito.

“Er glir… er meleth glir…” mormorò, voltandosi verso Aragorn come incantato.

Il ramingo continuò ad osservarlo, ma lentamente il chiarore che sprigionava il volto dell’Elfo iniziò a contagiare anche il suo sguardo.

I due amici restarono così, immobili, a contemplarsi l’uno con l’altro senza vedere, senza vedersi.

Ognuno, specchio della luce riflessa dell’altro.

Legolas chiuse gli occhi, respirando profondamente l’aria attorno e il profumo che sprigionava la pelle dell’Uomo.

D’un tratto gli sembrò di sentire ancora una volta la melodia di quella voce che l’aveva incantato la notte precedente.

Ritornava… come tacito sussurro e come un filo d’erba gli solleticava dolcemente il petto.

Un sorriso ancora più struggente del primo gli si dipinse sulle labbra e un’espressione incantevole e trasognata gli s’impresse sul volto per alcuni istanti, arrestando la fuga del tempo.

Aragorn fu come calamitato da quella grazia e da quella bellezza, non riuscì a distogliere lo sguardo dagli occhi chiusi dell’Elfo.

Attese che li riaprisse…

Desiderò che li riaprisse…

Infatti, poco dopo, Legolas sgranò nuovamente i grandi occhi color del mare e li fissò su quelli dell’amico dinanzi a sé.

Un lungo dialogo muto ebbe inizio.

Una magia più grande di loro si posò sui loro corpi e la voce femminile, quel lamento elfico sconosciuto sembrò dileguarsi via tra le fessure della finestra, così com’era venuto.

Tutto tacque. Ancora una volta.

E Legolas fu nuovamente invaso da quella straordinaria sensazione di completezza e di armonia.

Ma non si mosse.

Questa volta non era necessario stringersi in un abbraccio solitario con se stesso per sentirla a fondo.

In quegli istanti gli bruciava fin nelle viscere.

“Er… meleth… glir…” sussurrò ancora, perdendosi nello sguardo del Ramingo.

Aragorn fu percorso da uno strano calore.

“Un canto degli amanti…” rispose.

Conosceva quelle parole. Conosceva la lingua degli Elfi.

“Aragorn!” esclamò di colpo Legolas, saltando su e mettendosi a sedere.

Spalancò il palmo della mano e il lembo di lenzuolo che stringeva tra le dita gli ricadde sulle gambe, scoprendogli il petto nudo e chiaro.

Riflessi di luce giocarono sulla sua pelle, illuminando tutto il suo candore.

Aragorn sorpreso da quel grido si destò di colpo e quasi senza accorgersi il suo sguardo scivolò sulle spalle nude dell’Elfo.

I biondi capelli si appoggiavano scomposti su di esse, solleticandogli la pelle.

L’Uomo rialzò subito gli occhi, scosso da un moto d’imbarazzo, guardando nuovamente l’amico.

“Co..cosa vuoi dirmi…?” mormorò, cercando di riprendere il controllo sulle sue emozioni.

Finalmente si osservarono di nuovo, accorgendosi della presenza dell’uno e dell’altro.

Legolas si accorse di essere quasi completamente nudo e velocemente afferrò il lenzuolo avvolgendoselo attorno alla vita.

Aragorn si voltò verso la finestra e guardò fuori.

Sospirò.

I suoi occhi si macchiarono di ricordi e maliconie.

Li chiuse per un istante, ma li riaprì non appena sentì Legolas parlare nuovamente.

“Ricordo tutto ora…” prese a dire l’Elfo “…la profezia, il dono dell’ampolla e, mentre stavo ritornando verso casa… una strana voce in mezzo alla radura…”

“Quale voce…?” domandò l’Uomo senza distogliere lo sguardo dalla finestra “ La voce delle foglie…? I canti intonati dai rami…? I lamenti degli animali notturni…? Quale voce, Legolas…?”

Lo sguardo del Ramingo si fece stranamente ancor più malinconico.

“Una… voce impercettibile… un canto, si… una eco, forse, una voce femminile, di donna o di elfo, più lieve delle note di un liuto e più intensa del vibrare dell’arpa! Sembrava venire da lontano, eppure… si è levata dal cuore della terra e ad un tratto, sembrava che salisse dal mio stesso ventre…” rispose Legolas, ancora ammaliato dai ricordi “E’ stata quella voce a travolgermi stanotte, Aragorn…!”

“E… ti ha travolto ancora, non è vero…?” disse l’Uomo voltandosi a guardarlo.

“Si, pochi istanti fa…” sorrise l’Elfo.

“L’ho visto, Legolas, io… si… l’ho sentito… ho potuto leggerlo nei tuoi occhi…” s’interruppe, mordendosi le labbra “ D’un tratto eri… d’un tratto sei diventato…” sospirò, cercando le parole giuste per definirlo “…il tuo volto è stato trasfigurato da un’espressione bellissima…” concluse, scivolando dentro di lui con lo sguardo.

Legolas abbassò gli occhi.

“Si… è strano… Non ho mai provato una sensazione così intensa prima d’ora…”

“Ed io…” soggiunse l’Uomo “…non ho visto qualcosa di altrettanto bello prima d’ora…!”

Rimasero in silenzio. Alcuni istanti.

D'un tratto tutte le parole e tutti i pensieri scomparvero.

Attesero che giungesse qualcosa dall'aria, qualcosa che s'intromettesse tra di loro.

Ma l'aria non li aiutò.

Taceva.

La stanza fu subito occupata dal gran vociare del Silenzio.

L'unico rumore che si potesse percepire erano il loro respiri che cadenzati, scandivano gli attimi che passavano.

"E' dunque questo ciò che fai durante la notte, mio caro Elfo?!" disse ironico Aragorn, spezzando quel silenzio.

"S..si..."

"E... non mi rendi partecipe?!" continuò, fingendosi indispettito.

"Credevi preferissi il sonno a passeggiate notturne per decifrare misteri nella notte!" commentò Legolas, divertito.

Ripensò a quando l'aveva visto addormentato, sereno, senza la maschera del guerriero.

Ma non gli disse nulla.

"Se sono queste le tue abitudini, mio caro amico, sarei felice che mi rendessi partecipe!"
Legolas rise.

"Ci resta poco tempo per scoprire le mie abitudini segrete...!" rispose stuzzicandolo.

"Abbiamo ancora una notte..." soggiunse il Ramingo.

"Ti addormenterai e non riuscirai a svegliarti quando uscirò dalla stanza...!"

"Ci riuscirò!" concluse Aragorn con aria di sfida.

Si guardarono. E risero. Insieme. A lungo. Della complicità che si era creata fra loro.

In quell' Uomo cos' scherzoso, Legolas dimenticò per un istante il guerriero instancabile e triste.

Così Aragorn, per la prima volta non vide l'Elfo nella sua tipica perfezione ed imperturbabilità, anche Legolas avrebbe preferito rimandare quel viaggio e godersi assieme alui la pace di quel luogo.

Un brivido gli attraversò la schiena a quei pensieri.

Non seppe darsene una ragione.

"Credo che la Natura abbia voluto dirti qualcosa stanotte!" disse d'un tratto il Ramingo, ritornando ad essere serio.

"Si... lo credo anch'io...! Se ne stava lì, in attesa. Sembrava mi stesse aspettando, soltanto per creare quella magia...!"

"Mi chiedo... soltanto perchè...?" continuò l'Uomo accendendosi la sua pipa.

"Sai molte cose sui messaggi segreti che Lei trasmette, non è vero Aragorn?"

Il Ramingo annuì e soffiò una prima nuvoletta di fumo.

"Si. Per questo avrei voluto esssere lì con te, per questo vorrei che tu mi rendessi partecipe di..."
"L'ho già fatto!" l'interruppe l'Elfo improvvisamente.

Aveva pronunciato quelle parole con ardore.

L'Uomo si voltò a guardarlo.

Provò timore e uno strano piacere nel ripensare alle sensazioni che l'avevano accomunati pochi istanti prima.

"Lo so..." mormorò e sorrise "...lo so...." ripetè, voltandosi nuovamente a guardare verso la finestra "Un'altra notte..." disse fra sè e sè "...e attendere ancora... ma perchè...?"