.|. Il Destino nello Specchio .|.

Capitolo X

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I timidi raggi di un sole appena sorto rotolarono veloci dentro la grotta.

La terra, ancora bagnata dalla pioggia della notte, li accolse benevola… anch’essa aveva bisogno di riscaldarsi.

Gli esili fili d’erba rilucevano sotto il chiarore dell’alba, ondeggiando lentamente ad ogni scossa di vento.

Alcune goccioline, rimaste in bilico sulla roccia per tutta la notte iniziarono a cadere lente e cadenzate sul terreno, con un ritmo regolare… instancabili.

Una… due… tre… e poi ancora… una… due…

Forse fu quel rumore quasi impercettibile ma costante, oppure il torpore del sole sulla sua pelle a svegliare il Ramingo dal suo sonno profondo e senza sogni.

Aveva dormito soltanto, perché il sogno l’aveva consumato poche ore prima, nella realtà, assieme a Legolas.

Si guardò per un attimo intorno, spaesato. Non si rese subito conto di dove si trovasse, le luci dell’alba rendevano tutto così chiaro e sfumato, come se un frammento dell’aria di Lorien si fosse trasferito in quel luogo sconosciuto.

D’un tratto Aragorn percepì un forte calore sotto di sé, si mosse un poco e con il suo corpo sfiorò quello dell’Elfo.

Abbassò gli occhi e sorrise nel vederlo ancora beatamente perso nei suoi sogni, come già molte volte aveva visto nel letto di Lorien o nelle notti dopo le battaglie.

“Credevo aveste più resistenza voi Elfi…” rise, scostandogli dolcemente il braccio che ancora gli cingeva la vita “Beh, mi sbagliavo!”

Con un balzo fu in piedi, alzò le braccia sopra la sua testa e si stiracchiò, liberandosi dell’intorpidimento del sonno.

Dopodiché si rimise seduto accanto a lui. Non poteva fare a meno di guardarlo, così perso nel sonno era ancora più bello.

“Dolce principe…” mormorò, sfiorandogli il volto con le dita “…le luci dell’alba sanno renderti giustizia…” respirò profondamente, come a trattenere quell’emozione che aveva ripreso a invadergli il cuore “Bellissimo…”

Chiuse gli occhi. Ripensò agli istanti trascorsi insieme.

Cosa aveva fatto per meritarsi l’amore di una creatura così rara e bella?

Una goccia di rugiada scivolò via dalla roccia e cadde a terra.

Aragorn poté sentirla distintamente. Ebbe un fremito… la pioggia… le gocce del suo sudore… la luce della luna… ancora la pioggia… il suo fruscio spezzato dalla dolcissima voce del compagno che lo chiamava a sé.

“Legolas…” mormorò l’Uomo come per riportare alla memoria quegli istanti.

I suoi occhi… che si chiudevano per nascondere il piacere… troppe emozioni per uno della sua razza… la sua luce… il suo abbandono… i segreti che svelava tramite i suoi gemiti… quelli no, non poteva trattenerli… erano la sua invocazione… la sua poesia… “Legolas…”…il tuo sguardo… sguardo attento contro i nemici… sguardo penetrante… “il tuo desiderio…” …esprimeva il desiderio… scrutava gli avversari… tradiva la sua voglia di raggiungere l’estasi… il limite… e spezzarlo “A..Aragorn…” Valar… ancora quella voce…” le sue grida a Moria… “A..Aragorn…” …il fuoco che stava per esplodere… i sospiri… la lotta… la fatica… l’amore… “A..Aragorn…”  …il suo corpo che si muoveva vorticoso… il suo corpo che crollava a terra… esausto… vinto dal piacere… “Amami!” … la fiamma danzante… la ferita che bruciava “Amami come l’ho fatto io!” …come resistergli… quasi fosse una preghiera delle più innocenti… invocata da quegli occhi innocenti “Amami!” …e scivolare in lui… le sue dita che graffiavano la terra… la terra che scivolava via dalle dita… l’eccitazione, il calore, il desiderio che scivolava nel suo corpo e pulsava… pulsava… pulsava… fino a farlo schiavo dei suoi sensi… “Estel!” …i suoi gemiti “E..Estel!” …le sue labbra morbide… le sue labbra bagnate… le sue labbra che si dischiudevano per parlare… per fermare, ma erano solo capaci di sospiri… sempre più intensi… sempre più profondi… I suoi occhi chiusi “Voglio guardarti…” …i suoi occhi… la Luna… i suoi occhi… l’argento… i suoi occhi… l’azzurro del mare… li aveva aperti… i suoi occhi “Soltanto così potrò dire di aver amato veramente! …Amato?” Persi l’uno nell’altro… un unico sguardo… i suoi occhi … i miei… lo specchio… quale specchio? Il suo sguardo… l’acqua… il suo sudore… la pioggia… la luce… Galadriel… il nulla!

Non te ne andare… non ora… che finalmente ti ho trovato…” …l’acqua… il nulla…

I suoi occhi…

“Buongiorno mio re!”

Aragorn si voltò di scatto, vide Legolas sorridere ancora assonnato, ma quel sorriso fu contagioso e disarmante.

“Buon… buon giorno a te, Legolas…”

L’Elfo alzò una mano e andò a carezzargli dolcemente il volto. Il suo sguardo si riempì di una grande tenerezza.

“Il sole è già alto nel cielo?” domandò senza smettere di sorridere.

Il Ramingo baciò quelle dita che aveva imparato da poco ad amare e guardò fuori dalla grotta.

“No… non ancora…” mormorò, prendendogli la mano nella sua.

“Questo vuol dire che abbiamo riposato poco… perché non ti stendi un po’ accanto a me?” soggiunse l’Elfo, cingendogli il collo con un braccio e attirandolo a sé.

“Solo un attimo…” mormorò Aragorn rialzandosi “Fa freddo!”

“Vuoi riaccendere il fuoco? Non c’è più legna, ed io non ho intenzione di alzarmi per andarla a cercare…!” esclamò Legolas borbottando, e con fare annoiato si voltò verso il terreno, a pancia sotto.

Fece scivolare un braccio sotto al mento e allungò l’altro sulla terra.

“Almeno così avrò l’impressione di trovarmi su un comodo letto, abbracciato al mio cuscino…” mormorò, movendosi un poco contro il terreno.

“Legolas…” sospirò l’uomo che si era fermato a guardarlo “Dì la verità… lo stai facendo apposta…?”

L’Elfo nascose un sorriso e continuò a muoversi lentamente, come se dovesse trovare una posizione.

“Mmhh… apposta cosa…?”

“Per i Valar! Tu forse  non ti rendi con…”

Ma le parole gli morirono sulle labbra, quando vide il compagno intrecciare le gambe, inarcare un poco il bacino e tendersi per poi lasciarsi nuovamente andare rilassato a terra.

Aragorn chiuse gli occhi.

“Cosa ho fatto di male? Cosa ho fatto di male?” gemette, asciugandosi la fronte, che già si stava ricoprendo di goccioline di sudore.

Sentì l’Elfo soffocare una risata e quella voce dolce e cristallina l’invase ancora, carezzandogli dolcemente il cuore.

D’improvviso un’immagine più nitida che mai gli tornò alla mente: il loro letto! A Lorien!

Questa volta però la scena era piuttosto diversa: intravide Legolas cadere sul materasso e affondare la testa su dei grandi e morbidi cuscini… stava ridendo, illuminato dai raggi del primo sole. Il suo corpo veniva avvolto e scoperto dalle bianche tende svolazzanti che si muovevano sulla finestra.

Ed egli lo guardava, lo guardava sorridere come aveva fatto pochi attimi prima, prima di chiudere gli occhi, prima che l’immaginazione lo tradisse!

Com’era bello, felice e raggiante, pronto per l’amore, fragile e sensuale, su quell’immenso letto bianco!

Lo stesso letto che avevano condiviso soltanto da amici…

Il suo ventre era ricoperto appena da un lenzuolo che stringeva tra le gambe, ed egli come se stesse vivendo un eterno gioco si girava e rigirava tra i lembi bianchi.

D’un tratto anche Aragorn si ritrovò nel letto assieme al suo Elfo e anch’egli prese parte a quel gioco lieve e sfuggente, anch’egli rideva rotolandosi da una parte e dall’altra.

Soltanto quando Legolas si ritrovò sopra di lui il suo volto divenne serio… il lenzuolo ricopriva la loro intimità, ma non vi era nulla sotto di esso che impedisse ad entrambi di sentirsi…

L’Uomo lo trattenne a lungo su di sé, mentre le tende avvolgevano i  loro corpi, gli strinse i fianchi da sopra la stoffa, e l’Elfo iniziò a muoversi lentamente e in segreto dentro di lui…

Presto il vento soffiò più forte, le tende divennero vertigine, il vento divenne sospiri e i sospiri si tramutarono in gemiti lievi e liberi nell’aria…

“Devo smetterla!” mormorò Aragorn riaprendo gli occhi.

Sentì il suo corpo caldo, le sue mani tremare e i pantaloni appena indossati erano divenuti ancora una volta troppo stretti!

Ma la realtà che aveva davanti agli occhi non gli fu d’aiuto.

Legolas si trovava ancora lì, disteso a terra, non aveva cambiato posizione, non sembrava essersi mosso, oppure si era addormentato nell’attesa che il Ramingo lo raggiungesse?

Aveva chiuso gli occhi e dischiuso appena le labbra… respirava silenzioso…

La luce del mattino creava delicati giochi d’ombre sulla sua schiena, liscia e dorata, vellutata simile alla rosa. Femminile…

Aragorn si passò una mano tra i capelli e si avvicinò lentamente a lui.

“Ho amato tante donne, ho stretto tra le braccia una della tua stessa razza, ma mai… tale bellezza, mai…” sospirò “Eppure tu non sei una donna, sei un uomo… non avrei mai creduto che… amando un uomo… amandoti… mi sarei sentito così… così come…?” si chinò su di lui e prese a carezzargli la schiena con le dita “Chi sei dolce principe…? Prima la tua bellezza mi fa bruciare, non faccio in tempo a distrarmi, che un istante dopo mi fa commuovere…”

Sentì un forte impulso di prenderlo tra le braccia e stringerlo a sé.

“Che cosa mi sta accadendo…?” mormorò, mentre dubbi inutili gli assalivano la mente.

Tuttavia li scacciò, impedendo che gli raggiungessero il cuore.

“Non voglio una risposta…! Non voglio sapere perché desidero tanto averti accanto… ieri eri il mio compagno di battaglia… soltanto… oggi il mio amante… perché? Non posso saperlo… lascerò al silenzio la risposta… soltanto esso saprà custodire la magia di ciò che sento crescere in me…” sorrise, gli spostò i capelli dalla schiena “Voglio solo restare così, a guardarti, e pensare, sperare che sia stato il Destino a scrivere questa storia per noi…” si portò il mantello su di sé e vi avvolse anche il compagno “Saremo sempre uniti, dolce principe… te lo prometto!” gli sussurrò ad un orecchio.

Sentì Legolas mormorare qualcosa, sperò che le sue parole gli avessero raggiunto il cuore e lo stessero riscaldando come stava facendo lui con quel mantello.

Lo strinse forte a sé e attese che l’alba cedesse il posto al giorno.

“Estel…”

“Cosa…?”

Legolas si voltò lentamente verso di lui.

“Ho fatto un sogno…”

“Hai dormito allora…?” sorrise il Ramingo, carezzandogli le guance.

Legolas annuì.

“Ti va di raccontarmelo…?”

L’Elfo appoggiò la testa sulla sua spalla e iniziò a guardarlo con occhi colmi di meraviglia. Assomigliava ad un bambino.

“Dimmi…”

Ma Legolas non parlò. Rimase in silenzio a guardarlo a lungo. Aragorn ebbe l’impressione di specchiarsi in quegli occhi azzurri, lontani da ogni male, così diversi da quando bruciavano di desiderio, eppure egli era la stessa persona.

Provò anche un lieve senso d’imbarazzo, come se non fosse degno di accogliere quell’innocenza, così diretta, così dichiarata.

C’era uno strano sentimento in quegli occhi, un sentimento che Aragorn stentava a riconoscere o forse aveva paura di riconoscere.

Poi lo vide sorridere, un sorriso radioso, tanto simile a quello che aveva immaginato pochi istanti prima, e comprese che era per lui, comprese che Legolas non avrebbe esitato a donargli tutto sé stesso.

“Desidero restarti accanto…” disse all’improvviso.

L’Uomo sorrise e gli carezzò il volto.

“Lo stai già facendo… lo hai sempre fatto…” abbassò gli occhi sulla sua spalla “Io non dimentico, Legolas!”

L’Elfo sorrise.

“L’amore vince sul Male, l’amore vince su tutto, come questa purifica dal dolore…!”

Prese l’ampolla di Galadriel e guardò il liquido chiaro che ondeggiava dentro, riluceva filtrato dai raggi del sole.

“Vorrei poter ringraziare la mia Regina…” sospirò “Credi che la rivedremo mai…?”

“Chissà… forse si… forse un giorno…” rispose Aragorn, rassicurandolo “Credo che lei veglierà su di noi durante questo viaggio…” si voltò a guardare il bosco fuori dalla grotta “…e oltre…!”

Legolas si strinse forte a lui.

“E’ stato terribile, Estel… credevo che non ci sarebbe più stata speranza…” sospirò chiudendo gli occhi “Non so cosa avrei fatto se ti avessi perso… senza di te…ormai non posso più pensare la mia vita senza di te…” i suoi occhi divennero improvvisamente malinconici “Sai una cosa… la felicità è qualcosa di crudele, ti marchia per sempre e una volta vissuta se la si dovesse perdere, tutto apparirebbe spento e grigio…”

“Legolas…”

“Si, Estel… se un giorno dovessimo… dovessi… io, vivrei del tuo ricordo!”

“Legolas, no!” saltò su l’Uomo, prendendogli il volto tra le mani “Perché?”

“Perché io non voglio rinunciare al sole, non voglio rinunciare alla luce che ho appena scoperto…”

“Ti prego…”

“Quella luce sei tu!”

“Legolas…”

Aragorn si prese la testa fra le mani. La convinzione con cui l’Elfo pronunciava quelle parole lo spaventava. Non seppe perché. Quel concepire tutto in visione dell’eterno era qualcosa che non riusciva a comprendere, che lo intimoriva.

Gli occhi di Legolas erano fissi sui suoi, lo guardavano sereni, come se non ci fosse niente di strano nelle sue parole.

“So qual è la condizione della tua razza, Estel…” riprese d’un tratto l’Elfo, intuendo i pensieri del compagno “Sei un Mortale, ma questo non mi spaventa!”

Aragorn lasciò cadere lentamente le braccia lungo i fianchi.

“Cos’hai detto…?” mormorò con un filo di voce.

“Niente potrà ormai cambiare quello che abbiamo appena vissuto, nulla cancellerà i ricordi e i profumi di questa notte, Estel… guardami, ti prego guardami…”

L’Uomo, seppur titubante alzò lo sguardo su di lui. Vi scorse serenità, tenerezza e…

“Che senso avrebbe rinnegare tutto…?Che senso avrebbe…?”

Aragorn scosse la testa, ma non trovò una risposta a quella domanda.

“Vieni qui…” gli sussurrò dolcemente Legolas attirandolo a sé “Non lasciarmi… fin quando il tempo ce lo concederà, non lasciarmi…” gli baciò la fronte “E io, non avrò più paura di nulla…”

Sentì l’Uomo appoggiare il volto sul suo petto, quasi volesse nasconderlo, lo sentì scuotersi, finché qualcosa di bagnato e di caldo scivolò via sulla sua pelle.

“Perché piangi Estel…? Ci siamo amati, dovresti essere felice… l’amore fa sorridere… ricordatelo sempre…”

Aragorn rialzò il volto, guardò il compagno con occhi lucidi, ma non erano soltanto lacrime.

“L’amore è doloroso…” gli carezzò il volto, rise tra i singhiozzi “E’ doloroso per quanto è bello!”

Legolas lo guardò per un istante come se non riuscisse a capire cosa dicesse, perché stava piangendo? Perché sorrideva commosso allo stesso tempo? Cosa c’era di doloroso in una cosa tanto bella?

Il suo sguardo di Elfo non poteva far altro che mostrargli ciò che stavano vivendo nella sua essenza più semplice. Eppure un moto di tenerezza gli salì al cuore, nell’incontrare quei sentimenti umani, intensi e fragili, coinvolgenti e forti, forti come nient’altro riusciva ad esserlo nella loro apparente debolezza.

“Sai una cosa…” proseguì il Ramingo abbracciandolo “Credo che tutto abbia un senso… se ciò è accaduto significa che doveva succedere… anche il Male ha un suo ruolo in questo mondo… la luce si alterna alle ombre, il suono al silenzio… se ciò non accadesse non conosceremmo il ritmo… non ci sarebbe vita…”

“Non ti ho mai sentito parlare in questo modo…” mormorò l’Elfo, guardandolo stupito “Questo che parla non è il guerriero pronto ad uccidere tanti nemici, non è l’uomo solitario che credevo di conoscere, che preferiva il silenzio ai dialoghi… tutti ti vedono come un eroe, tutti… tranne me…”

Aragorn sorrise.

“Perché nessuno di noi è un eroe, Legolas, o meglio… lo siamo tutti, si, nei nostri silenzi, nelle nostre piccole imprese, nelle nostre paure e fragilità… nell’accettare che il Fato abbia tracciato una strada per noi…”

“E questa è la parte più difficile, vero…?”

“Si lo è! E il mio cuore non cessa di ribellarsi ogni giorno!”

Legolas lo guardò profondamente.

“E’ stato l’esilio ad averti insegnato a parlare in questo modo…?”

“No…” sussurrò il Ramingo scuotendo la testa, senza nascondere un sorriso “Sei stato tu, sono state tutte le persone che ho incontrato in questi anni di vita, tutte persone che mi hanno aiutato a scegliere tra il Bene o il Male, tra Sauron o…” s’interruppe e fissò i suoi occhi su quelli del compagno “…qualcosa di intenso e a volte doloroso, ma immensamente grande…!”

L’Elfo continuava a guardarlo come incantato, rapito dalle sue parole, anche se non riusciva a coglierne pienamente il senso.

“So che è per te difficile capirlo … tu sei un Elfo e stare dalla parte del Bene non è una scelta, è una cosa naturale, mentre per me invece… il potere e l’oscurità mi sono vicini, sempre pronti ad irretirmi, eppure…” alzò il volto e guardò con intensità il bosco ancora bagnato di rugiada “…non mi spaventa…” si voltò nuovamente verso di lui “Non più! Ho trovato la luce per combatterlo!”

“Non te la farò mai mancare!” mormorò Legolas d’istinto “Quanto a questa…” prese l’ampolla con dentro l’acqua del Ruscello “…ora so a quali ferite si riferiva… ne è rimasta ben poca ormai…” sorrise “Ma non credo che una ferita e un timore tanto grande bruceranno ancora nel mio petto…!”

“No, non credo anch’io…” disse l’Uomo, appoggiando la testa contro la sua “E se dovesse accadere saprò come proteggerti!”

L’acqua nell’ampolla vibrò per un istante. Non era stata mossa da nessuno. I due non si accorsero di nulla, per loro era appena iniziato da vivere il tempo della felicità.

“Grazie Legolas… grazie per avermi salvato… grazie per la tua luce…” gli sfiorò dolcemente le labbra con un dito “…e per il tuo calore e con esso… la Vita!”

E l’amore, Aragorn…!” pensò il giovane Elfo, accostando le labbra alle sue.

Ora più che mai voleva sentire il suo essere, la sua presenza, quei sentimenti così diversi dai suoi che l’attiravano tanto.

Sentì l’Uomo tremare sotto quel bacio dolce e senza pretese ed egli, di riflesso, strinse forte l’ampolla tra le dita… era bellissimo sentire nuovamente il suo sapore, la barba del compagno che gli pizzicava il volto, la sua lingua cercare in ogni angolo della sua bocca e lambire, lambire ogni frammento che incontrava, senza forzature, senza avidità.

Era bello fino alla commozione.

Ancora una volta quell’arcana magia, quell’attrazione senza spiegazioni, né limiti stava scendendo su di loro.

Durante quegli istanti tutto scompariva attorno a loro, tutto appariva possibile… l’amore tra due uomini, l’amore tra un Mortale e una creatura destinata a vivere per sempre… la grotta li richiudeva nel proprio grembo, il terreno aspro e duro scompariva sotto di loro, lasciandoli come sospesi nel vuoto, il fuoco ormai spento aveva ripreso ad ardere invisibile… danzava come per miracolo su una lastra di ghiaccio, e il giorno si fondeva in un atto d’amore con la notte.

L’acqua chiara dell’ampolla tremò ancora, l’Elfo iniziò a scivolare su di essa con le dita, stringendola nel pugno ad ogni scarica un po’ più intensa di calore.

Aragorn appoggiò una mano sul petto del compagno e lentamente lo spinse indietro sulla terra.

Legolas sentì il suo cuore accelerare i  battiti, sentì il desiderio crescere… tutto insieme, così, improvvisamente…

Sospirò, chiuse gli occhi, scosse la testa da un lato all’altro quando sentì le labbra dell’Uomo poggiarsi nuovamente sulla sua pelle e dal collo scivolare verso il basso, soffermandosi sui capezzoli, assaggiarli e scendere ancora di più.

“N..no, fermati!” mormorò, quando sentì quelle labbra raggiungergli il ventre “Estel non… ah!”

Non doveva, non doveva cedere subito, ora tutto gli era chiaro nella sua mente, ricordava tutto, le notti di Lorien, ma soprattutto lo specchio, aveva riconosciuto quegli occhi, li aveva sempre cercati, li amava , doveva dirglielo!

“A..Aragorn, aspetta!” disse, spostandolo contro voglia da lui.

“Cosa c’è…?” chiese l’Uomo meravigliato “Ho fatto qualcosa di sbagliato…?”

“No, no… è che…”

“Dimmi, Legolas…” gli sussurrò avvicinandosi alle sue labbra “Dimmi…”

“Io…”

Aragorn sorrise.

Perché non riusciva? Perché era incapace di rivelare le sue emozioni? Aveva forse paura che il compagno se ne andasse?

“Ascoltami…”

“Ti ascolto…” rispose l’altro, mentre con una mano aveva ripreso a carezzargli il petto.

Legolas chiuse un istante gli occhi, quel tocco gli faceva perdere completamente la ragione e gli impediva ancor di più ogni parola.

“Sono qui… dimmi tutto…” gli sussurrò l’Uomo sensualmente ad un orecchio.

“Aragorn io…”

Scese con le dita tra le sue gambe, gliele accarezzò, toccandogli la pelle delicata.

“Tu cosa…?” continuò il compagno, iniziando a sfiorargli lentamente la sua eccitazione.

L’Elfo si morse le labbra. Si sentiva morire. Percepiva distintamente il suo calore, il suo desiderio, e la sua voce così ammaliante non faceva altro che accrescere il suo.

Eppure non poteva più tacere, doveva gridarglielo, gridargli tutto il suo amore, senza paura di nulla… l’Uomo gli succhiò la punta dell’orecchio… Legolas tremò… gridarglielo, si… Aragorn mosse un poco le dita proprio su quel punto… Legolas sussultò… si spinse istintivamente nella sua mano… il cuore sembrava scoppiargli… tutti i suoi sentimenti… “Sei stupendo!”… accelerò i suoi movimenti… gli strappò il primo gemito… il suo amore… doveva… parlare…ora… inarcò la            schiena… il fuoco era troppo intenso… si lasciò andare sotto la guida del compagno… gemette… aprì la bocca per parlare… ancora un sospiro… riuscì a parlare, per dirgli…

“Co..continua…”

Aragorn sorrise soddisfatto, si passò la lingua sulle labbra e continuò senza esitazioni a dare piacere al compagno.

Con una mano tirò su di loro il mantello e come era avvenuto nella sua immaginazione , lasciò che quel desiderio si consumasse in segreto, nascosto ai loro occhi.

Potevano soltanto sentire…

Il Ramingo fu percorso da violenti brividi… era una tortura poter sentire soltanto e non vedere, presto il suo petto fu coperto da goccioline di sudore, il desiderio di far suo il compagno e la sua intimità era fortissimo.

Legolas, come se non si accorgesse di nulla, ormai capace solo di vivere il suo piacere, non esitava a muoversi sempre più velocemente nella sua mano, sollevando il petto contro quello dell’amante per poi ricadere giù tremante.

Aragorn sentiva bruciare la sua eccitazione, ad ogni contatto sempre più vicina alla fine, pulsava umida tra le sue dita, non poteva fare a meno di sfiorarla, di sentirla in ogni sua parte, di stringerla e rilasciarla, per strappare anche un solo gemito di piacere, una sola preghiera di non fermarsi da quelle labbra morbide e sensuali.

D’un tratto, più crudele che mai lasciò andare la mano, vide Legolas spalancare gli occhi, lo guardò come se avesse avuto bisogno di lui più che mai in quel momento.

Era ciò che voleva vedere…

Ma l’Elfo non aveva intenzione di soffrire, né di attendere ancora, si mise di scatto in ginocchio, il mantello scivolò via, piegò le gambe strette ai suoi fianchi e si lasciò andare all’indietro.

Afferrò la mano del compagno e la costrinse su di sé, si spinse in essa con forza e la trattenne con la sua, muovendosi senza concedersi respiro.

“Ah, si… così!” gemette Aragorn mordendosi le labbra.

Carezzò con intensità il volto del compagno, lasciò scivolare le dita nella sua bocca, Legolas le succhiò con avidità… tutto, tutto del suo amante doveva essere suo… finché non gli cinse la vita con il braccio e lo sollevò attirandolo a sé.

Sentì il corpo dell’Elfo scuotersi con violenza, sentì la sua mano stringergli la propria, terrorizzato all’idea che lo abbandonasse proprio in quel momento, sentì i suoi gemiti, li soffocò con dei baci profondi, i suoi muscoli si contrassero, aggrottò la fronte, un’espressione di massimo piacere, simile al dolore si dipinse sul suo volto, finché una cascata di capelli biondi, pieni di luce esplose nell’aria.

Legolas si liberò, si liberò in tutta la sua intensità e bellezza nella mano del compagno, stretto al suo corpo, completamente suo; Aragorn, si sentì vacillare quando quell’essenza scivolò tra le sue dita e vide Legolas crollare esausto sul terreno.

L’Elfo non aveva liberato soltanto il suo piacere, ma anche qualcosa di più profondo.

L’ Uomo rimase per un istante appoggiato un fianco a guardarlo, come per capacitarsi che ciò che stava vivendo non fosse realmente un sogno, poi senza dire nulla si distese sopra di lui.

Legolas spalancò gli occhi e le guardò stupito, ancora non aveva ripreso fiato per ciò che aveva appena provato.

“Estel… cosa vuoi fare…?”

Aragorn gli sfiorò dolcemente le labbra, l’Elfo poté sentire chiaramente la sua eccitazione premere contro il suo ventre.

“Voglio prendermi il mio piacere!” rispose l’altro e con una mano iniziò ad aprirgli le gambe.

Legolas si morse le labbra, adorava il compagno quando gli parlava in quel modo così deciso.

Sorrise.

So che non vuoi soltanto il mio piacere… è il mio cuore che stai cercando…” si disse, portandosi le braccia sopra la testa.

Aragorn fece scivolare la mano lungo il suo corpo, senza tralasciare nulla, chiuse gli occhi e la sua immaginazione corse lontana…

Si soffermò su ogni particolare e ogni particolare corrispondeva ad una reazione di piacere dell’Elfo…

“Ho percorse molte strade…” sussurrò sensuale, senza smettere di accarezzarlo “Ma terre come questa non ne ho mai visitate…”

Legolas gettò lentamente indietro la testa, mentre il tocco dell’Uomo gli raggiungeva il collo.

Si soffermò ancora una volta sulle sue labbra, ne tracciò il contorno con il pollice, Legolas le dischiuse e gli solleticò la punta delle dita con la lingua.

“Voglio condurti… in un luogo… a cui pochi è concesso entrare…”ansimò gemendo “Là… dove quelli della mia razza perdono la ragione…”

Aragorn iniziò a succhiargli lentamente, molto lentamente la punta dell’orecchio… lo sentì tremare… sorrise soddisfatto…

“E voi… mio caro principe, la state perdendo la ragione…?”

“Mmhh… temo di sì…” mormorò l’altro, cercando di sfuggire a quella dolce tortura.

Senza aggiungere altro aprì ancora un po’ le gambe per permettere al compagno di sentire di più… sentire che il momento in cui l’avrebbe fatto suo si stava avvicinando.

Aragorn spalancò gli occhi e cercò di farsi largo con le ginocchia, ma Legolas glielo impedì.

“Cosa vedo… un Ramingo colto alla sprovvista…”

“Un… un Ramingo impaziente di conoscere la vostra terra…” rispose l’altro con un moto di disappunto nella voce.

Legolas sorrise e s’inarcò all’indietro, ma non permise ancora al compagno di entrare.

“Desiderate dunque varcare questi confini, straniero…?”

“S..si… tremendamente…” ansimò l’Uomo. La voce gli tremava. Non credeva che gli Elfi sapessero giocare così sporco, aveva sempre creduto che quella fosse una prerogativa degli Uomini!

“Legolas…”

L’Elfo poteva sentire che Aragorn non sarebbe riuscito a trattenersi a lungo, ma quella volta voleva prendersi la rivincita.

Si spostò un poco all’indietro e sentì un gemito di frustrazione uscire dalle labbra del compagno.

“Siete curioso, straniero…”

L’Uomo lo afferrò per le spalle e ritornò sopra di lui.

“Audace è la parola esatta…!” gli sussurrò, lambendogli il lobo dell’orecchio.

Legolas tremò, Aragorn nonostante tutto sapeva come far abbassare le sue difese.

“Da..davvero…” ansimò l’Elfo, cercando di liberarsi dalla stretta delle sue braccia “Per poter essere… a..accolto, dovrete avere il… consenso del re!”

“E chi siete voi, per poter affermare certe cose?”

“Sono il re!” sorrise Legolas impertinente.

“Voi siete il re…? Allora… sareste così benevolo da… accordarmi il vostro consenso…?” rispose l’Uomo, iniziando a tormentargli il collo con la sua lingua.

Legolas trattenne a stento un gemito, non voleva dargliela vinta!

“Il… il mio… ah… consenso… non è così facile da ottenere…”

“Dite di no…?” proseguì Aragorn, lasciando scivolare le dita verso il suo ventre “Io non credo…”

“Voi non…” ma un altro gemito spezzò le parole “Estel…”

Il Ramingo aveva ricominciato a portarlo verso una nuova scarica di piacere, e allo stesso tempo, approfittando del suo momento di debolezza, si stava spingendo su di lui.

Legolas sentì l’eccitazione del suo compagno iniziare a spingersi dentro di lui, appena un po’, ma quel tanto bastò per fargli tornare alla mente un pensiero.

“No! Fermati!” esclamò, allontanandolo da sé.

“Legolas!”

“Ti prego… non… non così…”

“Aspetta… aspetta un momento…” disse l’Uomo, spaventato, si riavvicinò a lui “Dimmi dove ho sbagliato… se ho fatto qualcosa di male, ti prego, perdonami…!”

Legolas scosse la testa, gli prese una mano e la strinse con forza nella propria.

“Non è colpa tua, tu non c’entri…”

“E allora cosa c’è…? Ti prego dimmelo!”

L’Elfo alzò il volto e lo guardò a lungo.

Glielo stava chiedendo. Perché non riusciva a parlare.

“Perché non posso conoscere la tua terra…?” gli sussurrò dolcemente il Ramingo, carezzandogli il volto.

Legolas si scostò un poco, come se quelle carezze rendessero tutto molto più difficile.

Aragorn restò per un istante immobile e attonito a guardarlo.

“Ti prego, dimmi cosa ho fatto…! Parlami Legolas il tuo silenzio mi fa male…!”

“Tu non…”

“Io non volevo prendermi gioco di te… volevo… solo amarti!”

A quella parola l’Elfo chiuse gli occhi, come se fosse troppo bella e allo stesso tempo dolorosa da sopportare.

“Un modo forse ci sarebbe, Estel… una chiave…” disse d’un tratto, fissando su di lui i suoi grandi occhi blu che rilucevano umidi.

“Una chiave…?”

“Si, se desideri ancora conoscere la mia terra…”

L’Uomo lo guardò disorientato.

“Certo che lo desidero, ma… non voglio farti del male… se questo ti fa soffrire…”

“Voglio che tu prenda tutto di me, Estel! Io soffrirei, soltanto se tu non lo volessi…!”

Aragorn rimase un istante in silenzio. Legolas  a volte lo sconcertava.

“E’ quello che desidero fare… e forse lo sto già facendo…” gli sussurrò, sfiorandogli timidamente una guancia.

“Amami allora!” esclamò l’Elfo, prendendogli i polsi “Donami quell’amore che hai nascosto per anni, come ho fatto io! Prendi il mio corpo, prendi la mia anima, ama il mio mondo te ne prego!”

“Oh dolce principe!” gemette il Ramingo stringendolo con forza a sé.

Aveva una gran voglia di piangere, sarebbe stato forse l’unico modo per esprimere tutte le emozioni che in quel momento pulsavano dentro di lui.

“Mi hai letto nel cuore, Legolas…” gli mormorò, carezzandolo “Sei stato sempre più di un semplice compagno di viaggio, più di un fratello quando io ancora ero bambino… ed ora, comprendo perché…!” concluse, rialzandogli il volto per guardarlo negli occhi.

“Con te mi sento completo, Estel!” sospirò… era giunto il momento di dirglielo “Aragorn io…”

“Ti amo, Legolas!” l’interruppe l’altro.

L’Elfo spalancò gli occhi. “Ti amo”… era stato infine lui a pronunciare quelle parole “Ti amo”…scosse un poco la testa, ma non riuscì a parlare.

Sentì il suo cuore battere all’impazzata, tanto che il respiro faceva fatica a stargli dietro.                In quell’istante tutto rimase sospeso in un silenzio irreale, come se quelle parole e quei momenti dovessero imprimersi nella memoria di quella terra.

“Ri..ripetilo!”

“Ti amo, Legolas!”

“Dillo ancora!”

“Ti amo, Legolas!”

“Estel…”

“Ti amo…” gli baciò più volte le labbra “Ti amo…” gli prese il volto tra le mani “Ti amo, questa è la verità… e non posso farci nulla…” appoggiò la fronte contro quella del compagno “Ti amo, sono un Mortale e non posso far altro che aprirti il mio cuore con queste due parole d’eterno!”

“Meleth nîn…” sussurrò l’Elfo, al limite della commozione.

Sentì quelle parole affondare nella sua bocca, sentì l’Uomo ripeterle mentre lo copriva di baci, mentre l’accarezzava e lo stringeva a sé, senza più poter trattenere quelle emozioni, quel desiderio calamitante che lo spingeva verso di lui.

Si stesero a terra, Legolas sentì le lacrime e il sudore del suo compagno che sui confondevano con i suoi, sentì il suo calore, i suoi sentimenti, la sua disperazione, tutto l’ardore che aveva dentro.

Pianse con lui.

 

“Ora comprendo…” mormorò l’Elfo dopo poco “…le parole di Galadriel: sarai lo specchio di un doppio destino, a te caro, inaspettato e vicino…” guardò l’Uomo sopra di lui “Il doppio destino sei tu Estel, è il tuo cuore e la tua missione… Minas Tirith!” vide il compagno abbassare per un istante gli occhi “Io ti accompagnerò sempre!”

Aragorn rialzò il volto e lo scrutò seriamente.

“E’ davvero questo ciò che desideri…?”

“Più di ogni altra cosa… essere legato a te e alla sorte di Gondor, fino alla fine dei giorni…” gli sorrise dolcemente “Perché noi Elfi, quando amiamo è per sempre!”

Il sole era ormai già alto nel cielo, l’ora della partenza era vicina.

Ma accadde che in quella terra di nessuno il Tempo decise di attendere per qualche attimo in più e anch’egli rimase in silenzio ad ascoltare gli echi dolcissimi che provenivano da dentro una grotta.

“Ti amo, Legolas…!” mormorò il Ramingo, prima di chiudere gli occhi e spingersi finalmente dentro i confini di quella terra.