.|. Sorpresa! .|.

by Elf Lady

E’ il compleanno di Orlando e lui è tornato a casa per passare alcuni giorni con la sua famiglia. Una sorpresa, però, lo attende…

Commedia/Sentimentale | Slash | Rating PG-13 | One Piece

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Questo è un lavoro di fantasia. Purtroppo non conosco Orlando Bloom e gli altri personaggi citati.

Ho scritto questa fan-fiction come “Orlando’s thoughts”. In prima persona. E’ il lavoro di una giornata particolare…^^

Non so nemmeno cosa sia uscito… Ma non soffermiamoci su queste sottigliezze! ;-p

Inoltre, aggiungo che la poesia non è mia, ma di Viggo. Io ho solo tagliato qualche punto.

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                                                                         Canterbury (Kent), 13 gennaio 2004

 

 

“Ehi, dormiglione! Svegliati!”

Mia sorella non ha perso la sua solita gentilezza nel venirmi a svegliare.

“Buon compleanno fratellino!”

La sua voce cristallina riempie tutta la stanza, così come i raggi del sole che entrano dalla finestra appena aperta. Sono caldi, gentili, soffici.

Apro gli occhi e vedo Samantha seduta vicino a me. Mi prende il viso tra le mani e mi da un sonoro bacio sulla guancia.

“Ti voglio bene Orlandino…”

Le sorrido e, con un piccolo scatto, l’abbraccio.

“Anch’io te ne voglio Samy…”

 

“Buongiorno tesoro! Auguri!”

Sonia, mia madre, si affaccia sulla porta. Ha un sorriso colmo di amore, affetto e soddisfazione. Lentamente mi viene incontro e, come mia sorella, mi abbraccia forte e mi copre di baci.

Mi sembra di tornare bambino, quando ogni 13 gennaio mia mamma non la smetteva di stringermi e sbaciucchiarmi! Lo faceva anche altre volte, ma quel giorno era peggio degli altri!

Però non mi ha mai dato fastidio, anzi: era ed è il suo modo di dimostrarmi tutto l’affetto che prova per me.

Samantha e Sonia: le mie due donne!

Sono la mia famiglia e niente potrà portarmi via da loro.

 

Samantha continua:

“Forza: è ora di alzarsi! Per stasera abbiamo invitato alcuni amici per festeggiarti…”

Perché queste parole mi sono indifferenti?

La guardo, senza lasciar trapelare alcuna emozione, ma lei non se ne accorge e, rialzandosi, mi dice di non metterci molto a scendere: ha fame e vorrebbe fare colazione!

Sorrido. Non è per niente cambiata, benché cominci ad essere una donna adulta. Anzi, ormai lo è!

Eppure è questo suo aspetto perennemente infantile a renderla divertente e speciale!

Mia madre è l’ultima a uscire, richiudendo la porta dietro di sé.

Mi sdraio di nuovo sul letto, con le mani sotto la testa, e guardo fuori dalla finestra.

E’ una giornata serena e abbastanza calda, considerando il periodo e, soprattutto, il luogo! Anche se Canterbury non è mai stato come la grigia Londra…

Il cielo è azzurro, ricoperto da poche nuvole bianche, e il sole splende come non mai.

O forse sono io a vederlo così, anche se…

 

* Driiiiiiiiiiinnn *

[Nota: ok…dovrebbe essere il cel, ma non so come poter scrivere le note di una suoneria!]

 

Era Elijah! Il piccolo Hobbit si è ricordato di farmi gli auguri!

L’anno scorso era “arrivato” con tre giorni di ritardo e si era sentito un verme, povero!

Quest’anno, però, ha vinto la battaglia contro la sua memoria e, neanche a dirlo, è stato il primo a chiamarmi! Grazie Lij, mi ha fatto tanto piacere!

 

Mi alzo di malavoglia e, lentamente, comincio a spogliarmi per andare a farmi una doccia rigenerante.

“Orlando! Allora!”

Certo che a Samy la voce non manca!

Apro la porta e le dico che vado in doccia e che, quindi, può cominciare a mangiare.

Voci famigliari, rumori di cucina, profumo intenso di caffè…sono tornato a casa!

 

 

Lascio che l’acqua mi scorra lungo tutto il corpo e che ogni parte di esso venga risvegliata da quelle delicate e piccole gocce…calde, fredde, tiepide.

Mi bagno i capelli e il viso. Sospiro e poi sussurro un nome.

Viggo.

Spalanco gli occhi. Perché ho detto il suo nome? Forse perché non mi ha ancora chiamato e vorrei che lo avesse già fatto…o forse semplicemente perché mi manca.

Sorrido, un po’ nervoso.

Viggo.

Comincio a pensare a vari momenti trascorsi con lui, in Nuova Zelanda, sul set, fuori, alle premiere, ai party, alle cene… Sono bellissimi e dolcissimi ricordi, che non mi abbandoneranno mai.

Spalmo il bagnoschiuma, lasciando che il suo delicato profumo mi inebri… Ma…quell’odore…

Prendo la bottiglia e vedo che è quello che avevo preso a Viggo due mesi fa, quando, insieme con gli altri ragazzi della Compagnia, eravamo andati a fare una gita in montagna. Ero entrato in camera sua per andargli a prendere una felpa e sul comodino vidi quella bottiglia. La aprii, curioso di sentirne il contenuto, e mi piacque! Tanto che gli chiesi di prestarmelo.

Bhè…me lo regalò direttamente!

Non ricordavo di averlo lasciato qui.

Ma ora eccolo.

Lui. Vig.

Sì perché, inevitabilmente, questo profumo me lo ricorda.

Chiudo gli occhi e mi ritrovo il suo viso davanti.

Pian piano compare anche il suo corpo: atletico, ben scolpito, magro. Bagnato e nudo…come il mio.

I suoi occhi, azzurri e profondi come il mare, mi stanno fissando.

Tremo di fronte alla sua presenza e bellezza. Mi sento anche in imbarazzo.

Poi, però, mi sorride, come solo lui sa fare, e il mio animo si tranquillizza.

Si avvicina…lentamente.

E’ così sensuale, affascinante…eccitante.

Continua ad avanzare verso di me, con fare sicuro. Io sono immobile. Non riesco a muovermi…o forse non voglio farlo. Lo voglio aspettare. Voglio che mi raggiunga.

Mancano pochi centimetri…

Eccolo: è davanti a me e continua a guardarmi e posso vedere i suoi occhi colmi di…desiderio!

Mi abbraccia  e stringe, senza farmi male, avvicinando le sue labbra alle mie.

Sento l’eccitazione crescere dentro di me e la mia mano mi scivola tra le gambe.

Riapro di colpo gli occhi e ritorno alla realtà.

Ma che sto facendo? A cosa sto pensando? Ma sono diventato matto? Perché questi pensieri di me e Viggo insieme? No, Orlando… Non devi… Non può essere.

Apro l’acqua fredda, cercando di riprendere il controllo del mio corpo e della mia mente e lasciando che la mia eccitazione, scatenata da quei pensieri, si spenga, come la fiamma di una candela con un soffio.

 

 

Dopo aver pranzato, decido di andare a fare un saluto a mia nonna, approfittando anche del bel tempo per fare una passeggiata.

In questo ultimo periodo non sta molto bene e starle vicino mi sembra il minimo che possa fare.

Lei è l’altra donna della mia vita: energica, sicura di sé, forte e anche un po’ testarda.

E’ stata lei ad aiutare mia mamma a crescere me e mia sorella.

E’ stata lei ad essere sempre presente nei momenti del bisogno.

Io e la mia famiglia le saremo sempre grati.

Rimango con lei un paio d’ore, poi mi riavvio verso casa, che non dista molto dalla sua abitazione.

Un po’ mi spiace andarmene così presto, ma oggi, benché dovrebbe essere un giorno felice, mi sento strano.

Sulla via del ritorno mi perdo a guardare la natura e il paesaggio campestre che si estende per alcuni ettari davanti a me. Nulla sembra essere cambiato. Tutto è rimasto come dieci anni fa, quando lasciai questi posti per andare a studiare a Londra.

Eppure ne è passato di tempo…

Ma forse questo è ciò che rende Canterbury speciale. 

E’ la mia casa, il luogo a cui appartengo.

 

Una nuvola passeggera oscura per un momento il sole, che sta lentamente perdendo il suo calore.

Fisso ancora l’orizzonte e rabbrividisco: una fredda folata di vento mi percorre tutto il corpo.

O forse sento freddo perché…mi sento solo.

E’ strano, ma è così. Sono a casa, con la mia famiglia, con i miei vecchi amici, eppure manca qualcosa.

Mi mancano le risate di Lij e Sean, gli scherzi di Dom e Billy, gli insegnamenti morali di Ian e John, i pantaloncini corti e sempre uguali di PJ, la dolcezza di Liv e… E poi… Mi manca lui.

Il mio compagno d’avventure per diciotto mesi e anche del tempo dopo le riprese.

Il mio migliore amico, sempre presente e pronto a rassicurarti, ascoltarti e consigliarti.

L’uomo intelligente…artista. Capace con il suo spirito d’infondere libertà, sicurezza  e protezione.

Capace di dare consigli, ma non di elargire doveri e comandi.

Capace di farti sentire speciale…amato.

Già…

Amato.

Così mi ha fatto sentire Viggo; in un modo mai provato nella mia vita: amato come persona, amico, compagno.

Compagno…

Compagno di cosa, Orlando? Ma che stai dicendo!

Eppure quella volta… Quando soli, io e lui, andammo a vedere il tramonto…

Il sole, le sue parole, la brezza, le sue mani, il cielo, la sua bocca, le stelle, le sue carezze.

Il calore del suo corpo, il mio completo abbandono, il suo respiro sul mio collo, il mio respiro sulle sue spalle. Il suo sapore, il suo profumo di erba, di pelle, di uomo, di vita.

Io e lui. Insieme.

Dio! Quanto vorrei che fosse qui, che mi prendesse tra le braccia e mi dicesse: “Va tutto bene. Ci sono io con te.”

Ma forse sto fantasticando troppo e il sole, ormai, è scomparso, lasciando spazio a nuvole cariche di pioggia. E poi inizia a fare freddo. E’ meglio rientrare.

--

L’ora di cena si sta avvicinando ed è arrivato il momento di prepararsi per l’arrivo di parenti, vicini e amici.

Opto per dei pantaloni neri non troppo attillati, una camicia rossa di raso, scarpe comode e un po’ di gel nei capelli, ma non troppo: devono stare leggermente sistemati, ma sembrare il più possibile naturali.

“Posso?”

La testa di Samantha fa capolino dalla porta.

“Oddio, Orli! No! Ancora con la camicia rossa!”

“Ehi, si può sapere che vuoi? Dicono che stia molto bene col rosso! E poi questa camicia mi piace e…mi dona!”

“Mmmmmmm…Tutto perfettino il mio fratellino!”

“Tra poco scendo…”

“Va bene, ma vedi di non fare come stamattina! Tra non molto dovrebbero arrivare gli ospiti e vorrei che fossi tu ad accoglierli…”

“Ok, capo!” Le rispondo schernendola, portandomi la mano sulla fronte.

“Ha ha ha…spiritoso… Muoviti!” Ribatte ironica, socchiudendo la porta.

Mi riguardo ancora allo specchio.

“Sì, Orlando: sei perfetto!” Mi dico, sistemandomi il colletto.

 

* Plin plon *

Ecco, ci siamo: è ora di andare. Vai, Orlando, e…su col morale! E’ il tuo compleanno!

--

Non ce la faccio più! Ho bisogno di una boccata d’aria!

C’è troppo caos qui dentro!

Tutti che ti chiedono, che vogliono sapere, che ridono, che scherzano, che bevono, che mangiano.

Nessuno che si interessa a come stai veramente.

Mi fa piacere che siano venuti, però, sotto certi aspetti, esagerano!

Basta, devo uscire.

Mi alzo da tavola e, con permesso, vado a prendere la mia giacca  ed esco in giardino.

Finalmente un po’ di pace!

Peccato che non si riescano a vedere le stelle…

Faccio un lungo sospiro, mi metto le mani in tasca e inizio a passeggiare.

 

Perché non mi ha ancora chiamato?

Che si sia dimenticato? No, non credo. Eppure mi hanno già telefonato tutti tranne lui.

“Sarà impegnato…” Dico ad alta voce.

No, Orlando, non iniziare anche a parlare da solo! Non è il caso…

Ma possibile che sia lui a farmi questo effetto? Possibile…sì.

In questi ultimi mesi non faccio altro che pensare a lui e, soprattutto, a noi due. Il fatto è che non so quali siano i suoi pensieri! E se mi stessi sbagliando? E se avessi frainteso i suoi segnali di interesse per me, che spesso ci sono stati, e stessi solo fantasticando su un qualcosa che non accadrà mai?

E se rischiassi di perderlo? E se…

No, fermati Orlando! Non può essere. Non puoi aver capito male. Eri nel pieno delle tue facoltà quando un mese fa, a Wellington, dopo il party, sei andato nella sua stanza e…hai fatto l’amore con lui!

“Abbiamo fatto l’amore, cazzo, non posso aver frainteso!”

Questa volta ho leggermente gridato. Ma ho voglia di farlo: di urlare al mondo intero quanto ami quell’uomo e quanto lo voglia disperatamente nella mia vita!

Ho fatto l’amore con te Viggo…

E le tue parole sussurrate nel mio orecchio: “Mi sono innamorato di te, Elf boy…Ormai da tempo…”

Parole che mi hanno fatto sciogliere come neve al sole.

Da quella notte mi sono donato a te. Sono tuo.

Ma allora perché è tutto così difficile e complicato?

 

Improvvisamente un lampo.

Alzo gli occhi al cielo e, pian piano, cominciano a cadere le prime gocce, disegnando i contorni del mio viso.

Non mi muovo: voglio sentire l’acqua su di me e lasciare che penetri fino nel profondo della mia anima, dove c’è un barlume di speranza per un amore che, forse, non esisterà mai.

La pioggia aumenta, ma io non muovo un passo. I miei capelli iniziano ad essere umidi, bagnati, freddi.

Sento il rumore di un’auto, una portiera che si chiude e poi di nuovo la macchina che riparte. Ma non mi giro a guardare. Non so nemmeno se quei suoni sono provenuti da vicino o da lontano. Sono troppo assorto nei miei pensieri.

“Guarda che così ti prenderai un malanno…”

La sua voce.

No, non è possibile! Cazzo, Orlando, stai impazzendo! Possibile che adesso inizi a sentire le voci come Giovanna d’Arco?

“Non vorrai stare male in un giorno speciale come questo, eh? Elf boy…”

Ancora quella voce calda, rassicurante.

Poi due braccia che mi cingono la vita e un bacio sul collo.

Non posso crederci!

 

“Vig!” Mi giro di scatto e lo abbraccio, così forte da togliergli il respiro.

“Ehi, Orli…Un po’ più piano…”

“Oh, scusa…Non volevo. E’ che…non mi aspettavo…”

“Di vedermi qui? Bhè…Sorpresa! E pensare che sono pure in ritardo! Sarei dovuto arrivare nel primo pomeriggio, ma il mio volo era in ritardo. Comunque, ora, sono qui…” Mi dici, accarezzandomi i capelli, ormai inzuppati d’acqua. “Perché non andiamo sotto il portico?”

Annuisco sorridendo. Mi sento un ebete. Non mi esce una parola: ho solo il cuore che batte a mille!

“Ma che ci facevi fermo sotto la pioggia?”

“Aspettavo te…”

Viggo mi guarda, incredulo, ma poi mi sorride dolcemente, stringendomi di nuovo a sé.

Dio, quanto mi mancava il suo calore!

Appoggio la testa sulla sua spalla e una piccola lacrima mi scende sulla guancia.

“Grazie per la bellissima sorpresa… E’ il più bel regalo che potessi farmi…”

“ Eh no, caro mio…” Mi sussurri teneramente. “Sappi che sono venuto qui per regalarti le stelle…”

“Le stelle…” Faccio eco io, alzando la testa e fissandoti negli occhi. “Questa sera neanche si vedono…”

“No, ti sbagli… Le vedrai le stelle, Orli. Te lo prometto…”

Il mio cuore continua a battere sempre più forte e il sangue scorre bollente nelle mie vene.

Le nostre bocche si avvicinano.

Posso sentire il suo profumo ancora una volta.

Vado in estasi.

Sento il suo fiato avvicinarsi sempre più, fino a che le nostre lingue non diventano una cosa sola.

Una danza lenta e dolce, che si trasforma in un vortice violento e intenso.

Non riesco a stare in piedi, iniziano a mancarmi le forze.

“Andiamo in camera…Voglio fare l’amore con te!”

La mia bocca parla da sola, senza nessun controllo.

Viggo mi sorride e annuisce. Leggo la voglia anche nei suoi occhi, infiammati dall’amore e dalla passione… come i miei.

Entriamo in casa e corriamo su per le scale. Siamo passati inosservati e questo mi rincuora.

Non avrei voluto cominciare a fare le presentazioni!

Chiudo la porta a chiave e bacio Viggo con ancora più trasporto.

Lo voglio. Lo amo. Lo desidero.

Sento che anche lui è totalmente coinvolto e, dentro di me, scoppia una gioia immensa.

In preda alla passione ci togliamo tutto: giacca, camicia, pantaloni… Poi ci fermiamo.

“Non riesco a vedere dove sia il letto!” Mi dice Viggo ridendo.

Rido anch’io e, prendendolo per mano, lo guido verso quello che, stanotte, diventerà il nostro nido d’amore.

Ci sdraiamo sotto le coperte e allungo una mano per accendere la lampada sul comodino.

“Ora sì che posso vederti…” Mi dice, accarezzandomi il viso.

“Viggo…io ti amo!”

Ormai ho perso definitivamente il controllo di me stesso, ma non m’importa. E’ solo lui che voglio, non mi interessa altro.

“Anch’io ti amo, Orli… E sono venuto fino qui per questo e anche per chiederti se…”

“Se?”

“Se sei disposto ad iniziare una storia con me…Al di là di tutto quello che potrà succedere…”

In questo momento, Vig, mi sembri così diverso! Mi sembri un po’ spaurito, timoroso, agitato…tutto il contrario di come sei di solito.

Sorrido, con il cuore colmo di felicità.

“Sì…sì Vig: voglio stare con te!”

Mi guardi, ancora una volta incredulo, e poi mi baci. Teneramente.

Una scossa mi trapassa tutto il corpo: le tue mani hanno iniziato a toccarmi e a sfiorarmi.

Sono così calde, delicate, sicure.

Un gemito mi esce dalle labbra e poi un altro ancora.

“Non sai quanto aspettassi questo momento…” Ti dico a fatica, con un filo di voce.

“Anch’io…”

 

Mi aggrappo alle tue spalle e grido il tuo nome.

Non mi interessa se ci sentono.

Sei entrato in me ed è la sensazione più bella che abbia mai provato.

Cominci a muoverti lentamente, lasciandomi il tempo di abituarmi al tuo corpo, poi, via via, aumenti.

Mi baci.

“Ti amo Orlando.”

Continui a muoverti.

“Ti amo anch’io, Vig…”

Sempre più forte.

“E lo farò per sempre…”

I nostri gemiti si moltiplicano.

“Ah…Vig…continua…”

I respiri sempre più rauchi.

“Così, ancora…”

La pelle sudata che si tocca.

“Ci sono quasi…”

Le nostre mani unite.

“Anch’io…continua…”

Una spinta un po’ più forte e poi una scossa. Un fremito. Una scintilla. Le stelle.

I nostri nomi gridati.

Il nostro amore.

 

Ricadiamo esausti, ma soddisfatti, sul letto.

“E’ stato fantastico…” Ti dico ansimando. “E grazie per avermi fatto vedere..le stelle!”

Non mi rispondi, mi guardi negli occhi. Ma non ho bisogno che tu dica niente: posso leggere tutto nel tuo sguardo.

“Ti amo…” Ci diciamo insieme e sorridiamo.

Mi rannicchio vicino a te, che mi abbracci e mi baci sulla fronte.

“Orli…sei stupendo. Nessuno mi ha mai fatto sentire così…”

“E nessuno mi ha mai fatto provare le emozioni che provo quando sono con te… Così intense, reali, forti. Solo tu mi fai sentire vivo…”

Ti guardo ancora. Non smetterei mai di fissare quegli occhi sinceri ed espressivi, che mi infondono coraggio, speranza e sicurezza.

Ti bacio dolcemente, assaporando ancora una volta la tua bocca e le tue labbra.

Voglio non dimenticarmi mai il tuo sapore.

Poi, con tenerezza, ti scosti e mi chiedi:

“Fino a quando saresti stato sotto la pioggia per aspettarmi?”

Sapevo che me l’avresti chiesto, ma la risposta non l’avevo preparata:

“Fino a quando l’inferno non si fosse ghiacciato e fino a che non avessi sentito il suono di una piuma cadere su un pavimento di cristallo…”

--

Tanti piccoli baci sulle spalle e sulla schiena mi svegliano dal sonno.

Mi giro verso di te e ti sorrido.

“Che bello….” Mi dici piano.

“Cosa?”

“Il sapere che, d’ora in poi, ogni mattina potrai regalarmi uno dei tuoi splendidi e raggianti sorrisi…”

“Anche per me è lo stesso… Amore mio…”

Mi alzo leggermente e catturo le tue labbra tra le mie.

Dopo qualche istante, mi stacco per chiederti:

“Che si fa? Andiamo giù insieme?”

Mi guardi, con aria divertita, poi mi dai un foglio.

“Ho già preparato il discorso per tua madre e tua sorella!” Dici sorridendo.

Prendo il foglio in mano e inizio a leggere…

 

 

“He sat down across from me and said he was in love. That he just wanted to enjoy it for as long as it lasted; that he didn’t want to judge the feeling– compare it to other times, with other partners. ‘All that does is rob you of better times spent in new arms,’ he said. There wasn’t anything for me to say; I listened, and imagined the memorable summer he was having. Felt how easily his breathing came. He seemed stronger than I remembered.

 I forgot about my work, my family, the weather– everything.
Walking slowly across the park, in no hurry to get back to the office, I couldn’t think of anything except his hands.”

 

 

Sei sensazionale!

Ti abbraccio e ti bacio.

Sono tanto orgoglioso di averti al mio fianco!

La mia vita sarà come una favola, ora che sei entrato tu a farne parte.

Non c’è che dire: questo compleanno è stato il più bello di tutta la mia esistenza e lo ricorderò sempre per la bellissima e inaspettata sorpresa che mi ha portato.

 

 

§ Fine §