.|. Schegge di Follia - take 2  .|.

Nota: All’inizio, “Schegge di follia” era il nome che davo ad un gruppo di fic che volevo scrivere in inglese   (tre per la precisione) e che non avevano nulla in comune, se non l’elemento di follia onirica delle trame e   delle ambientazioni. Questa seconda ‘scheggia’ che vi presento può però essere considerata sia una storia a sé,  che il seguito della prima. =)

Nota 2: Questa fic è molto, molto dark. Credo che la definizione giusta sia Gothic horror… diciamo che si nota molto che ultimamente ho letto solo libri del Maestro King…-_-;; Non uccidetemi… volevo sperimentare le mie capacità con una storia horror, ed ho esagerato…
 

1. Sogni di Sangue

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In the darkness

The dragon wakes.

The dragon awakens.

To a heart that is numbed with cold the dragon takes.

 

With you at my side the dragon sleeps.

On dragon wing your wishes will leap.

 

Your wishes can bring forth a destructive future.

Or you can bring salvation.

 

- From Vision of Escaflowne – “Sora” (Sky)

 

“Non devi preoccuparti più di nulla,” disse Galadriel con voce melliflua, e si avviò a passo lento verso il suo specchio. Passò una mano amorevolmente sopra la superficie liscia delle acque, e morbide increspature di luce bianca le saettarono sul volto. Aragorn rimase a fissarla dal bordo della radura, le mani chiuse a pugno strette sui fianchi.

“Ho sistemato io stessa la… seccatura in cui eri rimasto coinvolto.” Scoccò al Ramingo un’occhiata veloce, ed increspò le labbra in un sorriso. Qualcosa si agitò dentro di lui, come nuvole di tempesta che si affacciano all’orizzonte sul mare tranquillo. Tremò.

“Cosa intendete, Madama?” le chiese, quasi ringhiando, rendendo pungenti parole che avrebbe dovuto essere rispettose. La Dama dei boschi rise, un suono che era come quello di un calice di cristallo battuto da un cucchiaino d’argento.

“Ho parlato con Legolas,” gli spiegò come ad un bimbo particolarmente disattento. “E gli ho chiarito cosa c’è tra te e lui. Come ho detto, non dovresti più avere problemi.”

Aragorn rabbrividì ancora. Si sentiva attanagliato dal gelo e da una strana, stillante, furia. Ma mai, nemmeno per un momento, rimpianse di averla seguita lì. Doveva sapere perché Legolas lo evitata sin dal loro arrivo nei boschi del Lòrien.

Doveva.

E sapeva che la responsabile poteva essere solo lei.

“Che cosa c’è tra noi? E cioè?” Galadriel si voltò verso di lui, intrecciando le mani all’altezza del ventre. “Cioè che tu ami Arwen, e che qualsiasi sentimento tu abbia professato per lui durante il vostro viaggio era solo il prodotto di una mente offuscata dalla fatica e dalla lontananza del vero amore.” Scrollò le spalle in un movimento armonico che fece ondeggiare il lungo mantello bianco.

“Ho ritenuto opportuno ricordare al Principino la sua posizione, e la tua; e gli ho spiegato che lui non conta nulla per te. E’ stato facile fargli comprendere che un mortale può parlare d’amore anche quando ciò che lo muove è mera lascivia. E ancora più facile è stato fargli comprendere che tu non potresti mai volere qualcosa da lui. Soprattutto quando il cuore della Stella del Vespro ti appartiene. Ma non temere.” Il suo sorriso era dolce e fasullo e ad Aragorn ricordò un paesaggio visto una volta di spogli rami contorti, protesi tra spire di nebbia venefica verso un cielo che non sarebbe mai stato loro.

“Gli ho spiegato che potresti pretendere, un giorno, il suo conforto – che potresti ordinargli di sottomettere il suo corpo alle tue carezze. D’altronde, non ha un Re diritto di pretendere qualsiasi cosa da un suo vassallo, foss’anche la sua anima? Poverino, credo che il suo orgoglio l’avesse portato a credere che tu l’amassi davvero. Ma ormai è tutto sistemato. Legolas sa che tu non provi nulla per lui, né mai lo proverai.” Rise ancora. “A meno che qualcuno non annoveri il desiderio fisico tra i sentimenti.”

Aragorn non pensò di farsi avanti, né di attraversare la radura a testa bassa fino allo specchio. Tanto meno pensò di afferrare Galadriel per le braccia e scuoterla, ringhiandole contro come ad una malefica apparizione.

Per la verità, non pensò niente di niente. La rabbia, l’indignazione, lo avevano privato di ogni pensiero cosciente, ed il Ramingo si mosse come in sogno, la vista annebbiata dalla furia, col rombo della sua voce che gli risuonava nelle orecchie, estranea, ed assordante come le cascate del Rauros.

“Io lo amo, lo amo, e voi, come avete osato voi dirgli tutte quelle bugie, ferire colui che per me è più importante della vita stessa?” Aveva le dita affondate dolorosamente nella bianca carne della Dama, ma quella lo squadrava impassibile, lasciandosi scuotere come se la forza di lei non superasse la sua di mille e mille volte.

“Sin dai tempi della mia infanzia lui è stato il mio sogno irraggiungibile. Anni ed anni mi ci sono voluti per trovare il coraggio, per farmi avanti, per dirgli una volta e per sempre che il mio cuore gli appartiene, e voi avete reso tutto nullo!”

“Non sai quello che dici. E’ Arwen che ami, non Legolas. Lui è solo un amico, un infatuazione passeggera, un desiderio che una volta appagato ti getterai alle spalle. Io gli ho solo detto la verità, risparmiandoti la seccatura di parlargliene tu stesso.”

“Verità? Seccatura? Voi… Megera! Maledetta strega!” Aragorn non era più padrone di sé stesso. Come spiegare altrimenti il suo comportamento? Lui, che aveva sempre rispettato profondamente quella Dama, seguito ogni suo consiglio, accontentato ogni sua minima aspettativa?

“Voi sapevate dei miei sentimenti per lui, come sapete tutto quanto! Lo sapevate e avete distrutto tutte le mie speranze! Per colpa vostra Legolas mi evita, per colpa vostra non sopporta più nemmeno di posare il suo sguardo su di me!”

“Non hai bisogno di preoccuparti. E’ solo libidine la tua, non amore. Solo libidine. Libidine.” cantilenò lei. Nei suoi occhi brillava una luce strana, atta a ipnotizzare, e la cadenza mormorante della sua voce gli risuonava nella testa come un eco gorgogliante. Aragorn scoppiò in una risata graffiante, un latrato cupo e sferzante, simile ad un singhiozzo asciutto, e la spinse indietro.

“Ah, come potete anche solo pensare di potermi incantare al punto di farmi confondere i miei stessi sentimenti? Io lo amo. E niente di ciò che potrete dire cambierà questo fatto.”

La Dama si raddrizzò, e parve aumentare di statura. La luce dello specchio riflessa sul suo volto e nei grandi occhi scuri era abbacinante.

“Non importa cosa credi di sapere. Io non ti permetterò di abbandonare la mia piccola Arwen.”

La sua voce, la sua dolce voce, sempre così sommessa e sussurrante, era ora un sibilo venefico. Aragorn le rise in faccia.

“E’ questo il motivo che vi spinge? Ebbene, io l’ho lasciata andare! Non avete forse spiato il nostro addio dalle acque del vostro specchio?” Si portò una mano tremante alla bocca. “Quante altre scene avete dissacrato col vostro sguardo importuno? Quanti altri amori avete distrutto? Quante calamità avete orchestrato per i vostri scopi? E io che vi credevo un icona di bontà… che illuso!” La fissò da sotto le ciglia abbassate. “Vi odio. Io vi odio, strega.

“E tu? Che cosa sei allora tu? Per la passione di un momento rifiuteresti colei che ti darebbe prestigio agli occhi del tuo popolo? Colei con cui generare un figlio valoroso? Le tue sciocche illusioni potrebbero condurre la Terra di Mezzo alla rovina, te ne rendi conto?”

“Oppure col mio amore potrei riscattarla dalla Tenebra. Perché no?”

“Ah, vorresti forse dirmi che Legolas ricambia questo tuo ‘amore’? No, non è vero? Ammettilo! Sei solo in questa follia!”

“Io non so cosa provi Legolas. Ma non mi arrenderò. Lo amo, e lo conquisterò.”

“Ormai è tardi. Gli ho mostrato chiaramente che lui per te è solo un giocattolo. Ha visto chiaramente la fine che lo aspetta nelle tue mani.” Gli occhi di Aragorn lampeggiarono.

“Ha visto ciò che voi avete deciso di mostrargli! Il futuro non è deciso, siamo noi a crearlo con le nostre scelte! Ed io scelgo Legolas a dispetto di quanto voi ed il vostro maledetto specchio possiate volere.” La Dama strinse gli occhi.

“Attento alle tue parole, figlio di Arathorn.”

“Voi l’avete stregato per i vostri scopi! Quale veleno gli avete somministrato? Quale ignobile menzogna? L’avete incantato con le vostre parole di miele e gli occhi rilucenti di stelle? L’avete fatto impazzire sussurrando nella sua mente con voce di madre? Oppure è lo specchio la fonte del vostro potere? Siete una nullità senza di esso, è così? Una nullità!”

Galadriel spalancò gli occhi, ed Aragorn si sentì colpire in pieno petto da una raffica invisibile. Stramazzò all’indietro contro la colonna di marmo, facendo ondeggiare lo specchio. Le acque si illuminarono, spandendo un bagliore spettrale nella raduretta. Le gocce d’acqua che ricaddero al suolo evaporarono in un fumo azzurrino, sibilando come le code di un serpente a sonagli.

“Non sopporterò oltre, Aragorn.”

Il Ramingo si tirò faticosamente in piedi, lottando contro l’oscurità che gli si allargava nella testa. Un esplosione di dolore lancinante alla nuca aveva accompagnato la sua caduta, lasciandolo disorientato e privandolo per qualche secondo della vista. Un mare di stelle gli ondeggiava dietro le palpebre chiuse, e sentiva il sapore ferroso del sangue in gola.

“Strega…” gracchiò. Con le mani strinse il bordo della colonnina e si piegò sopra lo specchio, respirando a bocca aperta. Calde gocce di sangue caddero dal suo naso nell’acqua, allargandosi come nubi rossastre. La luminosità dello specchio ne fu presto inghiottita, e nelle bruma cangiante sbocciarono e morirono fiori di un denso colore scuro.

Aragorn aprì gli occhi, e improvvisamente lo specchio pulsò di una crude luce rossa che colmò le sue orbite, affogando i suoi occhi in una marea fiammante.

Galadriel indietreggiò attonita, portandosi le mani al petto.

L’anello, pensò, possibile che sia opera dell’Anello? La mia follia…

“Aragorn allontanati!” urlò con quanto fiato aveva in gola, e la nota di disperazione nella sua voce avrebbe strappato Aragorn dallo specchio, se in quel momento un altro fiore oscuro non si fosse dischiuso al centro della bruma, rivelando una visione di orrore inaudito.

Aragorn urlò, un urlo agghiacciante, senza significato né forma. Tremò convulsamente, sudando e gelando al tempo stesso. Sentì un ondata di bile salirgli in gola. Gemette come se non sapesse dell’esistenza di parole concrete.

“Hrrnnn…”

E lacrime e sangue e fango e morte…

“Allontanati! Aragorn allontanati, presto!”

E grida e incendi e lame e ghigni…

La Dama tentò di raggiungerlo, ma la luce la pietrificava, rendeva vano ogni suo tentativo di movimento o pensiero; poteva solo gridargli, ancora e ancora, di allontanarsi, senza capire bene perché.

“Presto! Vieni via, svelto!”

E lava e fumo e ombra e bile…

“Hhhhhrnnnn…”

E amore e morte e requie e buio…

“Aragorn!”

Nello specchio, la visione raggiunse il suo culmine: una scena terribile che colpì Aragorn come una pugnalata al cuore.

E mani e bocca e un ultimo bacio e sapore di sangue…

Il Ramingo spalancò la bocca in un grido silenzioso. Il suo corpo si tese. L’odore di terra umida gli riempì le narici, l’odore asfissiante di un bosco marcio. Foglie morte sotto le mani. Fango negli occhi. Il gorgheggio di acqua avvelenata che scorre di lontano. Un guizzo dorato. Capelli biondi… capelli biondi nella melma…

Aragorn…

“Legolas! Legolas! No! NO!

“Aragorn! Non toccare lo specchio! Non farlo!”

Ma era troppo tardi. Irretito dalle acque sanguigne Aragorn aveva proteso le mani verso di esse, e le aveva toccate.

La superficie dello specchio era untuosa e mobile, come se quella non fosse semplice acqua ma il corpo molle di un essere freddo e gelatinoso. Sotto il suo tocco il liquido si attorcigliò come metallo fuso, lampeggiando nei crudi colori di una fornace. Si udì una risata tintinnate. Poi l’acqua rossa si apri, si alzò in viscidi tentacoli baluginanti e si chiuse attorno ai suoi polsi, mentre “Legolas!” Aragorn urlava, dibattendosi, quasi impazzito dall’orrore, “Non lui! Non lui, no! NO!”

Un esplosione di luce.

Una risata gracchiante.

Un gemito.

Il suo nome sussurrato sopra il denso scorrere del sangue da una ferita mortale.

Ti amo Aragorn. Ti amo! Và prima che sia tardi, amore mio! Và da lui! Và da lui!

Poi venne la tenebra. La benedetta tenebra. Ed Aragorn non vide né sentì più nulla.

 

* * * * *