.|. Addio e' per Sempre .|.

7. Silenzi

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10 Agosto 1381

 

Quando quella mattina aprii gli occhi, non riuscii ad alzarmi subito come facevo di solito.

Non ero elettrizzato, non avevo voglia di fare nulla.

Normalmente, dopo la colazione, appena potevo m’incamminavo verso il mio rifugio fra i cespugli, ma non quella mattina… non sentivo più l’esigenza di andare a nascondermi laggiù.

Forse perché quel luogo ormai non era più mio, o forse perché, lentamente, in quei giorni, i segreti di ognuno erano stati svelati.

Tutti meno che uno. Percepivo, e non so spiegarmi la ragione, che restava un segreto ancora insoluto… sospeso nell’aria.

Legolas e mio padre…” pensai fissando il soffitto.

Era stato strano vederli insieme, sembravano due fanciulli ceduti al sonno subito dopo una corsa, dopo un’intensa complicità vissuta assieme… sembravano esausti.

Ma la dolcezza che avevo visto sul volto di mio padre mentre teneva stretto a sé quell’elfo, era qualcosa che da molto tempo non riuscivo più a ricordare.

Volevo conoscerla di nuovo quella dolcezza. Volevo che fosse anche per me.

Ero molto geloso di lui.

Saltai giù dal letto ed iniziai a vestirmi… mentre guardavo fuori mi tornò alla mente che quel giorno avrebbe tenuto Consiglio, quindi decisi di raggiungerlo nella Sala prima che arrivassero gli altri ospiti e consiglieri.

Solitamente quando egli indiceva un Consiglio si creava una bellissima atmosfera nel palazzo… veniva gente da regni vicini, dalle terre di Rohan, ospiti da lontani paesi, si udiva un gran vociare e il rumore di passi veloci, dei lunghi vestiti delle dame che strusciavano a terra, si udivano risate e parolone affascinanti che io a malapena capivo ma riuscivano comunque ad intrigarmi e ad incuriosirmi… e tutto durava fino a sera, culminando in una grande cena.

Io amavo quel genere di giornate, quell’aria frizzante che avvolgeva tutto e mi piaceva intrufolarmi tra i nuovi arrivati una volta terminato il Consiglio.

Potevo sempre sedere accanto a mio padre durante la cena, e tutti mi guardavano con stupore e crescente ammirazione… più il tempo passava e più divenivamo simili, come due gocce d’acqua.

Lentamente però, con lo scorrere dei giorni, le occasioni di festa si diradarono sempre di più… il Re si avvaleva unicamente dei suoi consiglieri personali che vivevano a palazzo e poche persone negli ultimi tempi avevano raggiunto Gondor.

In molti dicevano che la magia e la fioritura del Regno degli Uomini si erano spente con la partenza della regina Arwen, con la scomparsa delle Creature Immortali dalla Terra di Mezzo.

Così su quelle terre aveva preso a gravare un’ aria troppo pesante e scura, e mio padre aveva iniziato a privilegiare la solitudine come compagna, trascorrendo la maggior parte del suo tempo rinchiuso nella Sala del Trono assieme ai suoi silenzi.

Unicamente Legolas aveva deciso di restare nel nostro Regno e di rimanergli accanto, ed ora… avevo anche compreso il perché.

Fin dalla notte precedente avevo sperato di poter rivivere almeno per un giorno quell’atmosfera di festa, per questo il mattino seguente mi stupii amaramente della quiete quasi irreale, immobile, statica che regnava a palazzo… non vi erano voci straniere, non vi erano scalpitii di zoccoli, non vi era l’andirivieni delle cuoche… tutto appariva come una giornata non diversa dal solito con nulla di speciale.

Mi chiesi se mio padre fosse davvero intenzionato a dare Consiglio quel giorno.

Tuttavia raggiunsi la grande Sala ed entrai.

Lo trovai seduto al suo solito posto, all’altra estremità di un lungo tavolo, una mano appoggiata alla fronte e gli occhi chiusi.

Lo guardai meglio e notai che c’era qualcosa di diverso in lui.

Sembrava che un pittore avesse ridipinto le sue sembianze con i colori dell’inverno.

“Posso entrare…?” mormorai, avvicinandomi di qualche passo.

“Eldarion!” esclamò accennando un sorriso “Ma certo… entra pure!”

Lo raggiunsi e mi fermai accanto alla sua sedia.

Mi accarezzò dolcemente il volto, ma rimase a lungo in silenzio.

“Dove sono i Consiglieri, padre? Dove sono gli ospiti?” chiesi fissandolo.

Era così strano.

“Parli del Consiglio, Eldarion? Inizierà tra poco!”

“E gli ospiti?”

“Non ci saranno ospiti ma i miei soliti amici…” rispose pacatamente.

“Ma io credevo che sarebbero venuti! Credevo che ci sarebbe stata la grande cena e tutto sarebbe stato come una volta!” mi lamentai storcendo le labbra in una smorfia di disappunto.

“Non può essere più come una volta, lo sai bene… alcune cose sono cambiate…” si arrestò un istante “Nella vita si va sempre avanti!” disse, come se volesse convincere se stesso.

“O ci si ferma!”

Si voltò a guardarmi stupito. Non si aspettava quella risposta. Non dalla bocca di un bambino.

“Cosa vuoi dire…?”

Alzai gli occhi su di lui…e per la prima volta, tutta l’ammirazione che provavo nei suoi confronti si era tramutata in rabbia.

“E’ da quando mia madre se n’è andata, vero?” dissi stringendo i pugni sui braccioli della sedia.

Mio padre rimase in silenzio, ma prese a guardarmi in modo molto profondo.

“E’ da allora che hai smesso di vivere… di pensare e di amarci, non è così?” gridai “E’ allora che ti sei fermato!”

Continuò a fissarmi senza dir nulla, a guardare dolcemente il mio volto rigato dalle lacrime, dopodiché poggiò le sue mani sulle mie e mi fece allentare la presa dai braccioli, avvicinandomi a sé.

“Hai ragione, figlio mio… forse quando tua madre se n’è andata, io mi sono fermato a quel giorno… ma sappi una cosa, Eldarion… nonostante il mio dolore, io non ho mai smesso di amarti… mai!”

Una luce attraversò i suoi occhi facendoli brillare, poi tornarono ad essere velatamente malinconici.

“Vieni qui…” sussurrò, tirandomi su e facendomi sedere sulle ginocchia.

Mi accomodai su di lui e gli circondai il collo con un braccio.

“Sei stato il dono più prezioso che tua madre potesse farmi… in te, il sangue delle nostre due razze così diverso e così lontano, vivrà fuso insieme… per sempre!”

“Allora perché quando lei ti ha lasciato solo hai smesso di sorridere… di giocare con me… di portarmi al villaggio… di… amarmi…?” sussurrai a fatica.

Mi carezzò dolcemente la testa e proseguì.

“Perché a volte l’assenza d’amore può cambiare un uomo…”

“Ma anche la scoperta di uno nuovo può cambiarlo ancora!” ribattei interrompendolo.

A quelle parole, parole che ancora oggi ricordo distintamente bene, spalancò di colpo gli occhi, come se io fossi riuscito in un qualche modo a leggergli nell’anima.
Abbassai lo sguardo, rendendomi conto che forse avevo parlato troppo, ricordai il giuramento fatto a me stesso… non volevo venir meno a quella promessa, non volevo dirgli nulla di ciò che avevo visto, anche se avrei voluto parlargli di Legolas, anche se avrei voluto chiedergli molte cose.

“Si… scoprire un nuovo amore può cambiare un uomo… può cambiarlo per un infinitesimo numero di volte…” sospirò “Scoprire di… saper amare ancora… può… farti vedere la vita in modo diverso e… per quanto crudele possa essere… non puoi più tornare indietro… non puoi dimenticare e fingere di non vedere… in ogni occasione sei costretto ad andare avanti… perché…” mi sorrise dolcemente “vale sempre la pena tentare ancora… capisci, Eldarion…?”

No, non compresi appieno le sue parole, ma non potei fare a meno di aggrapparmi al suo petto e cingere con forza il suo collo.

Rimanemmo entrambi in silenzio, cullati dal nostro stesso respiro.

Sorrisi e una lacrima, fuggita via dai miei occhi, bagnò il suo abito… avrei voluto che quegli attimi non terminassero mai. Con le sue parole era riuscito ad infondermi una forza immensa.

“Non sono stato un buon maestro di vita per te, vero?”

Scossi la testa.

“E’ da te che voglio imparare, padre! Non m’importa il resto, non m’interessa se ti sei dimenticato di me per un po’… adesso però…” appoggiai la mia piccola mano sul suo petto “voglio che tu mi stia sempre accanto…”

Mi guardò per un momento che sembrò essere interminabile e d’improvviso i suoi occhi si velarono di lacrime… appariva spaesato, dolce e distrutto allo stesso tempo… non capivo il perché… non riuscivo a capirlo.

“Eldarion…” mormorò con voce rotta “Oh Eldarion!”
Mi strinse forte a sé, come se non volesse più lasciarmi andare. Sentii il suo petto sussultare, scosso dai singhiozzi… le sue lacrime mi bagnarono le guance… ascoltai muto il grido silenzioso che proveniva dal centro della sua anima…

Mi lasciai andare…

Non pensai a nulla. Riuscii soltanto a sentire il suo calore fondersi ancora una volta con il mio. E fui felice.

Mi baciò più volte la fronte, come se si dovesse imprimere nella memoria quel gesto, dopodiché, asciugatesi le lacrime, mi allontanò un poco da sé e mi sorrise.

“Ti starò sempre accanto! Non dubitarne! Qualunque… cosa… accada!”
Scandì con fervore quelle ultime parole, come se fossero di vitale importanza. Avvicinò il mignolo della sua mano destra al mio e l’intrecciò come per sigillare un patto che sarebbe durato a lungo.

“Questa è una promessa, Eldarion!” concluse, guardandomi seriamente.

Annuii e mi fece scendere dalle sue gambe. Si appoggiò stancamente alla sedia… fu allora che vidi qualcosa d’insolito in lui… le sue mani avevano preso a tremare leggermente e i suoi capelli stavano lentamente mutando colore.

Avrei voluto chiedergli che cosa avesse, ma non mi dette il tempo di farlo e con lo sguardo m’indicò la porta.

“Tra poco inizierà il Consiglio… ora vorrei riposarmi un po’!”

Mi allontanai come ipnotizzato, ma non smisi di guardarlo finché non raggiunsi l’uscio.

Uscii rapidamente e lo richiusi alle mie spalle.

Sospirai, mi portai le mani alla testa… che cosa stava succedendo?
Avevo sì ritrovato mio padre, ma al tempo stesso, la sensazione che egli mi stesse sfuggendo tra le dita si faceva sempre più largo dentro di me.

Feci per andarmene, ma andai a sbattere contro qualcuno. Alzai gli occhi e vidi il volto di Legolas sopra di me.

Era dalla mattina in cui li avevo scoperti insieme che non me lo ero ritrovato così vicino… da allora avevo fatto di tutto per evitarlo.

Ma quell’azzurro limpido ed infinito del suo sguardo parve infondermi per un istante la quiete che cercavo.

“Il Re è in quella stanza…?” mi domandò, scompigliandomi i capelli in un gesto amichevole.

Annuii e mi spostai per farlo passare.

Non avevo più intenzione di fermarlo o di allontanarlo da mio padre… qualcosa era cambiato nel mio cuore.

Lo guardai un’ultima volta senza dir nulla e feci per andarmene.

Vidi il suo volto cambiare espressione e guardarmi interrogativo. Forse anche Legolas aveva percepito qualcosa quella mattina.

Mossi le labbra come per dire qualcosa, ma allo stesso tempo mi allontanai lentamente da lui.

Mi seguì con lo sguardo…

“Lui… sta male…” dissi d’un tratto “Ti prego, non lasciarlo solo…”

“Eldarion!” gridò.

Ma non lasciai che mi raggiungesse.

Corsi via nell’ombra silenziosa delle scale.