.|. Questione di Sguardi .|.

 

Parte II

~

Arrivò il mattino, anche se il sole era ancora nascosto dietro alle montagne, in quella che doveva essere una delle ultime giornate di riprese.

Nessuna luce filtrava nel trailer dove due amici erano ancora addormentati, l’uno vicino all’altro, stretti in qualcosa che, una volta, avrebbero definito solo un semplice abbraccio. Ma dopo la notte che avevano vissuto…non sarebbe più stato così.

Viggo si mosse leggermente, alzando una mano sul viso come se qualcosa lo stesse disturbando…e all’improvviso aprì gli occhi. Gli ci volle qualche secondo per comprendere cosa ci faceva in quel posto e perché avesse passato la notte lì…ma una debole pressione sul petto, gli ricordò ogni cosa.

Abbassò lo sguardo sul giovane disteso al suo fianco, con la mano sinistra appoggiata sulla sua spalla e il volto nascosto contro il suo collo…e non poté fare a meno di sorridere. Gli sembrava un bambino che si nasconde tra le braccia del padre per paura del buio…non l’Orlando spericolato che si buttava in ogni impresa senza il minimo timore. Ma forse l’impresa più grande e pericolosa era quella. Quel mondo in cui da poco il giovane attore inglese si era gettato…quel mondo che in pochi mesi l’aveva fatto diventare il ragazzo più desiderato e richiesto, quel mondo che aveva costruito un castello di mezze verità attorno a lui…ma anche quel mondo nel quale Orlando doveva vivere, accettandolo nel bene o nel male.

Alzò una mano e prese quella del compagno, giocando per qualche istante con le sue dita…ma ad un tratto la sua attenzione cadde sull’orologio che portava…e si rialzò di scatto seduto…

“Oh no!” mormorò tra sé, scuotendo debolmente il giovane “È tardi!”

Si mise in piedi, scavalcando come meglio poteva il corpo di Orlando che, come se niente fosse successo, si raggomitolò su se stesso, trovando lo spazio disponibile sul divano.

“Orlando svegliati!” esclamò, raggiungendo a grandi passi il bagno “Alzati!”

Si gettò nella piccola doccia, lasciando cadere a terra gli abiti che ancora indossava dal giorno prima, e dopo qualche minuto ne uscì, asciugandosi rapidamente come poche volte gli era capitato fare, prima di andare alla ricerca di qualcosa da indossare.

Orlando si girò su se stesso e si strinse nella coperta, mugugnando qualcosa di incomprensibile, dopo che i rumori provocati dall’uomo l’avevano svegliato. Rialzò lentamente le palpebre, e vide Viggo infilarsi la camicia rossa di Aragorn e dirigersi verso la macchina del caffè posizionata su un piccolo ripiano di legno.

“Orlando alzati! Muoviti!” gli gridò l’uomo quando si accorse di quello sguardo su di lui “Tra meno di un’ora saranno tutti qui! Sono quasi le sette!”

“Oh cazzo!” ribatté il giovane alzandosi stancamente in piedi con gli occhi ancora assonnati. Si guardò attorno, come per cercare qualcosa da indossare…ma si ritrovò sul viso una maglietta nera a maniche lunghe e i pantaloni stretti di Legolas che il compagno gli aveva gettato.

“Muoviti! Va a lavarti!” ripeté Viggo fissandolo senza però riuscire a trattenere una debole risata per l’espressione intontita del compagno.

Passati ben dieci minuti, Orlando uscì dal bagno e, dopo essersi infilato gli stivali del personaggio che interpretava, si sedette sullo sgabello vicino al ripiano dove l’uomo aveva preparato due tazze piene di caffè.

“Non ci ho mai messo così poco a prepararmi!” esclamò, appoggiando i gomiti sul tavolo e la testa tra le mani “Potevi svegliarmi prima…”

“Ringraziami di essermi svegliato piuttosto!” replicò Viggo bevendo un lungo sorso “Altrimenti ci avrebbero trovato ancora abbracciati su quel divano con addosso di tutto!”

Orlando rise, prendendo tra le mani la tazza…

“Chissà che faccia avrebbero fatto? Ti immagini…?”

“Già…”

“Dom e Lij devono essere usciti mentre dormivamo…” disse Orlando appoggiando di nuovo il caffè “…in bagno non c’erano…”

Viggo alzò le sopracciglia perplesso, ma non riuscì a fare a meno di scoppiare a ridere…

“Sembri più ubriaco la mattina appena sveglio che dopo sei bottiglie di birra!”

Il giovane sorrise, facendo girare la tazza tra le mani, con lo sguardo fisso sul liquido nero al suo interno…

“Ieri sera non abbiamo bevuto tanto però…”

“Stranamente!” sussurrò l’uomo annuendo…ma rialzò gli occhi su di lui, appena udì quelle parole…

“…perché…ricordo tutto quello che è successo e…sono contento di averlo fatto…anche se non dovesse capitare mai più…”

Ogni frase era intervallata da profondi sospiri e Viggo rimase in silenzio, in attesa che finisse…

“…e so che…quello che abbiamo fatto non cambierà quello che c’è tra noi…continueremo ed essere quelli di prima…non…cambierà niente…”

…solo allora lasciò sul ripiano la tazza e si spostò dietro di lui. Vide Orlando chinare la testa in avanti, così gli mise le mani sui fianchi e, dolcemente, gli baciò il retro del collo…sfiorando con il naso i corti capelli scuri.

“Vuoi parlarne?” gli sussurrò, appoggiando delicatamente la fronte sulle onde castane.

“Non…saprei cosa dire…”

“Hai già detto qualcosa e mi sono sembrate cose giuste”

“Sono solo le…solite cazzate che si dicono dopo…per convincere se stessi che è tutto a posto e che non è successo niente di strano…”

“Sei pentito? Non vorresti averlo fatto?”

Orlando sospirò, chiudendo per qualche secondo gli occhi, prima di mormorare…

“Vorrei solo averlo fatto prima!”

Viggo strinse istintivamente le labbra, facendo scivolare le braccia attorno alla vita del giovane…

“Orlando…”

“Non…non in questi ultimi giorni…non adesso quando tutto deve finire!”

“Niente deve finire per forza!” ribatté l’uomo continuando a sussurrargli contro la pelle, ma subito si accorse del sospiro per niente convinto del giovane, così lo strinse a sé, cominciando a dargli teneri baci sul collo come aveva fatto poco prima “Hai ancora i capelli bagnati!”

“Non li ho asciugati…” mormorò Orlando accennando un sorriso al tentativo del compagno di cambiare discorso…alzò un braccio e con la mano gli accarezzò la testa “…e nemmeno tu!”

“Lo so…” bisbigliò Viggo scendendo con le labbra sulla spalla leggermente scoperta. Gli piaceva. Dio, quanto gli piaceva quel momento…restare con Orlando a parlare di niente, con la semplice intenzione di tenerlo stretto a sé.

Ad un tratto sentì la mano del giovane sulle proprie, e si accorse delle voci che provenivano dall’esterno…risate che potevano appartenere solo a quattro persone…

“Vig…” sussurrò l’interprete di Legolas rialzando lentamente la testa…erano vicini ormai…i quattro amici sarebbero entrati da un momento all’altro, ma non voleva che l’uomo lo lasciasse…ed infatti non gli permise di allontanare le mani fino a quando sentirono dei colpi alla porta.

Solo allora, respirando intensamente, Viggo si voltò…

“Avanti! È aperta!”

 

Billy e Elijah entrarono per primi, seguiti da Sean e Dom che stavano animatamente discutendo su alcune scene che avrebbero dovuto girare quel giorno.

“Ecco! Lo sapevo che avevano dormito qui!” esclamò l’interprete di Pipino indicando il divano con un’espressione soddisfatta sul viso “Ci avrei scommesso ogni cosa che si sarebbero addormentati ubriachi persi!”

“Ehi!” salutò Elijah con un sorriso dopo l’amico “Per fortuna non abbiamo scommesso allora!”

“Avanti! State ancora bevendo il caffè!” intervenne Sean avvicinandosi a loro per guardare le tazze “Non è che ne è rimasto un po’?”

Dom restò sulla porta, alzando solo una mano per salutare. Guardò timidamente verso Viggo e quando incrociò i suoi occhi, non riuscì a fare a meno di abbassare lo sguardo con una punta di imbarazzo. Non che gli importasse più di tanto in fondo…certo, Viggo sapeva di quello che era successo con Elijah, ma la stessa cosa valeva per lui nei loro riguardi…non aveva nessun motivo di sentirsi in imbarazzo o nervoso…e magari non l’aveva nemmeno detto a Orlando, come lui, di certo non aveva riferito a Lij che erano stati scoperti. E con Viggo i segreti erano sempre stati al sicuro…fino a quel momento almeno.

 

Poco dopo vennero chiamati tutti sul set preparato per la scena dell’incoronazione di Aragorn. Dopo aver indossato i costumi adatti a quel momento, i quattro hobbit si misero in piedi tra le centinaia di comparse che dovevano rappresentare il popolo di Gondor. Mentre Viggo e Liv vennero condotti poco più lontano, da dove avrebbero iniziato la loro camminata come nuovi Re e Regina.

“Cos’hai?” mormorò Elijah all’interprete di Merry fermò al suo fianco “È tutta mattina che non apri bocca!”

“Niente, sono solo stanco! Se non sbaglio non abbiamo dormito molto stanotte…”

“Cazzate! Non è quello!” ribatté il giovane lanciandogli un’occhiata “È qualcos’altro…” si guardò attorno e vide che gli né gli altri amici, né nessun altro era abbastanza vicino per sentirli, così continuò, abbassando però il più possibile la voce “…è per quello che è successo vero? Ti sei reso conto di aver fatto una stronzata e non sai come dirmelo? ”

“Ma vaffanculo Lij!” lo interruppe Dom avvicinandosi a lui con gli occhi fissi nei suoi “Non sono un deficiente che ragiona a scoppio ritardato! Lo volevo…e se fosse possibile lo rifarei anche subito! Forse sei tu ad aver capito di aver fatto una…”

“No!” lo interruppe subito Elijah, scuotendo la testa “Per niente! Io…sono contento che sia successo…e non farei niente per…impedire che accada ancora…”

Dom lo fissò qualche istante in silenzio, mentre sulle sue labbra si formava un sorriso malizioso…

“Bene…allora…”

“Sì…bene…” gli fece eco l’interprete di Frodo voltandosi verso il regista che, da lontano, aveva gridato loro di prepararsi….strinse le labbra cercando di rilassare il viso e smettere di sorridere, ma quando ci riuscì, si rivolse ancora all’amico…

“Dom…”

“Cosa…?”

“Levati quell’espressione da scemo dalla faccia!”

 

“E…stop!” gridò Peter rialzandosi dallo sgabello “Credo possa andare…anche se…Viggo! Dovresti sembrare più felice…hai appena riavuto la donna che ami, stai per iniziare una nuova vita con lei…”

“Sì, certo…vuoi rifarla?” chiese l’uomo annuendo. Ma cosa gli prendeva quella mattina? Guardava Liv, la splendida Liv in quel costume che la faceva sembrare un sogno…e la sua mente andava da Orlando! Pensava a quello che il ragazzo stava facendo in quel momento…e alla scena dell’incontro tra Legolas e Aragorn che avrebbero dovuto girare a breve. Scena che non era inizialmente prevista nel copione, ma che Pete, Fran e Philippa avevano voluto inserire per dare più spessore all’amicizia tra i due personaggi. Non sapeva ancora di cosa si trattasse precisamente, gli era solo stato detto di camminare e, dopo essersi chinato in saluto a Éomer, avrebbe dovuto incontrare Legolas, posare una mano sulla sua spalla e dire quella semplice battuta. Semplice. E allora perché era così nervoso?

“No…non importa…sono solo pochi secondi, nessuno ci farà caso, possiamo rifarci con il bacio che viene prima…” esclamò il regista sorridendo “…ora finiamo con gli Hobbit e ci spostiamo dall’altra parte! Fate preparare Karl e Orlando!”

 

Viggo era immobile, davanti alle guardie di Gondor che dovevano seguirlo, pronto a partire al grido di Peter. È semplice…continuava a ripeterselo, ma il solo pensiero di rivedere Orlando nei panni di Legolas lo innervosiva sempre di più.

“E…azione!”

“Coraggio!” si disse, e partì.

Passo dopo passo raggiunse Karl e voltò la testa verso di lui, chinandola in segno di saluto…poi la rialzò e rivolse lo sguardo in avanti…e, nonostante le sue gambe continuassero a muoversi, sentì un tuffo al cuore e un brivido intenso lungo il corpo.

Orlando…Legolas stava camminando lentamente verso di lui, seguito da alcuni elfi…ed ogni parola per descriverlo era troppo limitata. Il suo corpo snello e perfetto era fasciato in un abito candido e regale, e sulla sua fronte era posata una sottile corona argentata, mentre i lunghi capelli biondi erano legati solo da una treccia sul retro, a differenza di come era sempre apparso nelle altre scene. E il suo viso…dio, sul suo viso c’era una luce che non aveva mai visto…risplendeva, oscurando ogni altra persona attorno a lui. Una luce però, velata da qualcosa…vedeva tristezza in quegli occhi, tristezza e una punta di rassegnazione, nonostante le labbra fossero inclinate già in un debole sorriso.

Come per magia, si ritrovò davanti a lui…magia, sì, perché non si era nemmeno reso conto di stare camminando. Il suo sguardo non aveva mai lasciato quello di Orlando, ed ora che era ad un passo da lui, si accorse di stare sorridendo…qualche istante…perso in quella visione, con il timore di alzare la mano e toccarlo, per paura che svanisse…quell’angelo che gli aveva fatto mancare il fiato fin dal primo attimo. Ma…doveva farlo…così gli posò una mano sulla spalla, abbassando per un secondo lo sguardo…e sentì la stessa cosa su di sé, un tocco leggero a differenza del pesante costume che portava. Ed incrociò ancora i suoi occhi…

Hannon le…” disse lentamente, tentando di ritrovare quel respiro che aveva perduto poco prima, nel momento stesso in cui l’aveva visto.

Grazie…grazie per cosa? Solo in quell’istante se lo chiese. Perché Aragorn avrebbe dovuto ringraziare Legolas? Legolas e nessun altro? Perché? Ringraziarlo per essergli restato accanto sempre e comunque, per averlo aiutato, confortato…e salvato, in ogni modo possibile. Era per quello? O per qualcosa di diverso…?

E Legolas sorrise. Mai aveva visto sorriso più dolce su quel viso stupendo. E quegli occhi velati dalle lenti blu, sorrisero a loro volta…uno sguardo pieno di felicità, rispetto, devozione, affetto…e amore incondizionato. Amore di amico. Amore di compagno. Amore di amante.

Era Legolas a sorridergli? O era Orlando…?

Quello che gli sembrò essere un lungo momento, non fu però altro che qualche secondo…presto le palpebre del principe di Bosco Atro, perché principe era, in quella circostanza, si abbassarono un istante…chinò lievemente la testa e indicò alle proprie spalle con un sospiro…

Ma di nuovo Viggo si ritrovò perso nei suoi occhi e su quelle labbra ancora incurvate nel sorriso più luminoso che avesse mai visto…

 

“E…stop!” gridò Peter incrociando le braccia sul petto.

   

Viggo e Orlando abbassarono all’improvviso lo sguardo, voltandosi verso il regista, alla moglie e a Philippa, che erano rimasti immobili con strane espressioni sui visi.

“Cosa ne dite?” mormorò Peter, passandosi una mano sul mento.

“Perfetto! Veramente perfetto!” rispose Philippa sorridendo.

“Non è troppo…fuori luogo? Certo, serve per introdurre Arwen e gli altri Elfi ma…come ringrazia Legolas dovrebbe ringraziare anche Gimli…mi sembra…forzata, come se dessimo più importanza a loro due che al resto…”

“Secondo me ci sta bene…” ribatté Fran “…e i loro sguardi sono perfetti…quel misto di amicizia e devozione l’uno per l’altro…”

 

Mentre i tre discutevano, Liv si avvicinò ad Orlando e Viggo, con un sorriso divertito…

“Ehi! Elfo cattivo! Stai cercando di rubarmi il marito?”

“Ma smettila!” ribatté il giovane sorridendo “Non fare la principessina viziata!”

“Quanto scommettiamo che guardando questo pezzo tutti salteranno fuori con qualche…‘Oh ma che fa, sposa Legolas?’…o cose simili?”

“Arwen è gelosa a quanto sembra!” mormorò Viggo facendo un passo verso di lei “Avanti torna al tuo posto…ora c’è la scena del bacio che toglie ogni dubbio!”

“Come no! Guarda che si capisce molto di più da uno sguardo che da un…ahi…bacio! Smettila!” ribatté Liv ridendo e tentando di allontanarsi quando l’uomo iniziò a pizzicarle i fianchi.

Ad un tratto Peter si rialzò in piedi…

“D’accordo…potere alle donne…va bene, la teniamo così…pronti per il resto!”

 

La scena successiva dell’incontro tra Aragorn ed Arwen, e del loro bacio, venne girata diverse volte perché Peter non sembrava mai essere soddisfatto dell’intensità di quel gesto d’affetto…voleva qualcosa di passionale, ora che tra i due non c’era più nessun ostacolo che li divideva. E solo quando Viggo, dopo aver rialzato con la mano il viso di Liv, si avventò su di lei, baciandola e stringendola tra le braccia, si ritenne soddisfatto e mise fine alle riprese.

Nessuno, in quei momenti, fece caso ad Orlando che, pur avendo terminato la sua parte, era rimasto immobile sul set. E nessuno badò alle sue labbra che si stringevano, ogni volta che quelle di Viggo sfioravano Liv…o alle sue mani che si chiudevano a pungo, quando quelle di Aragorn stringevano il corpo di Arwen a sé…o ai suoi occhi che si chiusero quando l’uomo si avventò sulla compagna in quell’ultimo bacio passionale che il regista voleva.

Quando quel giorno di riprese terminò, il giovane si diresse verso il trailer dove poteva cambiarsi e dove presto, le truccatrici lo avrebbero raggiunto per liberarlo da orecchie a punta e parrucca bionda.

Lentamente entrò, e vide Viggo seduto davanti allo specchio, mentre una delle truccatrici gli toglieva la barba finta che gli avevano aggiunto per quelle riprese, visto che quella naturale dell’uomo non era abbastanza per far apparire Aragorn come Re Elassar.

“Ehi!” salutò il giovane facendo qualche passo.

“Ehi…” rispose l’uomo guardandolo tramite lo specchio.

“Orlando…” esclamò la ragazza sorridendo “…ti dispiace se torno più tardi per le tue orecchie? John ha avuto ancora problemi per l’allergia…dobbiamo liberarlo dal silicone il prima possibile e gli altri sono occupati con le comparse…”

“Sì…certo…va pure, non c’è problema!” rispose subito Orlando sorridendole “Non mi danno fastidio!”

La ragazza uscì di corsa, dopo aver salutato. Ed allora Viggo si passò il panno bagnato sul viso, finalmente libero da quella barba finta che non sopportava, poi si voltò sulla sedia verso il giovane…

“Devi restare Legolas ancora per un po’…”

“Non fa niente…” rispose Orlando, tenendo lo sguardo basso “…ci sono abituato!”

“Hai visto? Ti hanno messo anche la corona…ora sei una bambolina perfetta!” esclamò l’uomo sorridendo, ma si accorse che il compagno non aveva reagito a quella battuta, così, aggrottando le sopracciglia, si rialzò lentamente dalla sedia, con una certa difficoltà visto il pesante costume di Aragorn che ancora aveva addosso.

“Cos’hai?”

“Niente…cosa dovrei avere?” ribatté subito il giovane, accennando un sorriso nervoso “Sono solo un po’ stanco…”

“E…?”

“E…niente! Nient’altro!”

“Sicuro?”

“Sì!” esclamò Orlando alzando la voce, ma appena vide che l’uomo, annuendo, si era voltato di nuovo, la riabbassò “Perché…non si può essere…gelosi di qualcosa che non esiste…”

A quelle parole, Viggo sentì una strana sensazione, e si girò lentamente verso il compagno, fermandosi davanti a lui…

“Geloso…di cosa?”

Il giovane si lasciò sfuggire una risata, come se servisse per allentare la tensione…

“Se te lo dico mi prenderai per idiota! E…forse è giusto perché è quello che sono…perché…non si può voler essere al posto di qualcuno durante un bacio finto e…”

Ma le parole di Orlando si persero in un gemito nella bocca dell’uomo, quando Viggo si avventò su di lui, come poco prima aveva fatto, recitando, con Liv…ma questa volta, il bacio fu tutt’altro che cinematografico. Subito le lingue si cercarono, si lambirono e lottarono con ardore, mentre il giovane si aggrappava al compagno, una mano sulla spalla e l’altra dietro alla sua testa. Dopo pochi secondi si sentì rialzare da terra e girare sul posto, prima che l’uomo gli sussurrasse sulle labbra…

“Liv è più leggera…”

Orlando si mise a ridere, scuotendo divertito la testa…

“E tu sei troppo…vestito…come diavolo ha fatto ad abbracciarti?”

Viggo gli sorrise, accarezzandogli il viso con la punta delle dita…

“A questo si può rimediare…anche subito…” sfiorò la corona d’argento sulla sua fronte “…se solo riuscissi a smettere di guardarti! Dio…ma cos’hai oggi? Sei così bello da impazzire!”

“È merito dei costumisti e delle truccatrici…” sussurrò Orlando con una punta di imbarazzo “…non certo mio…”

“Sì invece…sono i tuoi occhi a guardarmi così…”

“…ma ho le lenti…” ribatté il giovane sorridendo divertito…soffocando però un gemito quando Viggo lo baciò di nuovo con forza per zittirlo.

“…e sono le tue labbra a sorridermi così!”

Orlando si sentì all’improvviso trasportato verso la porta e si accorse che l’uomo la stava chiudendo con una mano. Subito un brivido di eccitazione lo attraversò…ancora chiuso lì dentro con Viggo…ancora insieme. Non riusciva a capire le intenzioni dell’uomo e non poteva sentire il suo corpo, nascosto sotto quello spesso costume…ma sentiva il proprio che ardeva dal primo contatto con le labbra bollenti del compagno…e quelle parole gli tolsero ogni dubbio…

“Aiutami a togliere questa roba!”

 

Dopo qualche minuto, le varie parti dell’armatura di Re Elassar, la cotta di maglia e il mantello, più vari accessori, erano sparsi sul ripiano e sulle sedie davanti allo specchio.

“Cazzo…non è per niente eccitante spogliare un Re!” esclamò Orlando sbuffando, prima di voltarsi verso l’uomo che ora aveva addosso solo una tunica bordò e i pantaloni scuri “Devi togliere ancora qualcosa?”

“Vieni qui Legolas!” fu la repentina risposta di Viggo, dopo essersi seduto su quel divano che già li aveva accolti la notte prima “Vieni dal tuo Re!” e con le mani si picchiettò le gambe, per indicargli di sedersi su di esse.

Orlando scosse la testa ridendo e, delicatamente, appoggiò il lungo abito che si era tolto, su una sedia, restando solo con la maglietta nera e i pantaloni che aveva indossato quella mattina…poi si avvicinò lentamente al compagno…

“Solo se ne ho voglia!” mormorò “Non prendo ordini da un Mortale!”

“Oh…ma so che ne hai voglia…” ribatté Viggo sorridendogli “…quella stoffa non nasconde molto…”

Il giovane abbassò lo sguardo su di sé, sussurrando un “Cazzo…” imbarazzato, ma prima ancora di accorgersi che l’uomo l’aveva afferrato per i fianchi, si ritrovò seduto sulle gambe del compagno, le cosce strette contro le sue.

“E adesso?” gli bisbigliò, guardandolo negli occhi. Si accorse però che Viggo non aveva tolto la corona di Gondor, così con delicatezza gliela sfilò, allungando un braccio per appoggiarla sul tavolino poco lontano.

“Niente più Re!” aggiunse, sorridendo.

L’uomo gli sorrise a sua volta, sfiorandogli con entrambe le mani, le guance, le orecchie e la sottile corona sopra di esse…lo tirò a sé e, prima di baciarlo gli bisbigliò…

“Ma tu sei ancora il mio principe!”

Orlando si lasciò andare tra le sue braccia, perdendosi per qualche attimo in quel bacio, ma quando sentì le dita del compagno scivolare tra i capelli biondi della parrucca che portava, chinò la testa, allontanando le labbra da lui…

“Vig aspetta! Non così!”

L’uomo rialzò lo sguardo su di lui, senza riuscire a smettere di accarezzare quel viso angelico…

“Cosa c’è?”

“Tu vuoi…” iniziò il giovane sospirando “…cazzo, tu vuoi fare questo con Legolas, non con me!”

“Come…?” replicò Viggo ridendo debolmente “Tu sei Legolas…”

“Sì ma…lo sento da come mi tocchi e…stai toccando lui, non me…ed io non sono lui, io non sono così!”

“Orlando cosa diavolo stai dicendo?”

“…dio…” bisbigliò il giovane rialzandosi dal compagno con una mano sulla fronte “…lo so che è una stronzata ma…non voglio fare sesso con te come Legolas…ma come me stesso…” si rese conto dello sguardo perplesso dell’uomo e chiuse gli occhi per qualche secondo “….cazzo questo…questo non sono io, è solo il personaggio che devo interpretare e se…sembra che Legolas voglia scoparsi Aragorn è solo perché sono io che…” si bloccò sospirando, senza riuscire a trovare il coraggio per andare avanti…ed allora fu Viggo a rialzarsi dal divano e fare un passo verso di lui, cercando di incrociare i suoi occhi…

“Non sono una parrucca bionda, un paio di lenti o due orecchie a punta a farmi sentire così, ogni volta che ti sto vicino…sei tu…è quello che sei! E quello che provo…lo provo per te…non per quel personaggio per cui tutti hanno perso la testa o per quell’ideale di ragazzo perfetto che sei diventato! Mi dispiace di averti fatto credere il contrario…ma forse…se sembra che Aragorn si senta attratto da Legolas piuttosto che da Arwen, è perché sono io a…provare questa attrazione per te…”

Orlando alzò timidamente lo sguardo su di lui, mentre il cuore continuava a battergli all’impazzata nel petto…

“Scusa…io…non…” ma si fermò, quando Viggo, posandogli una mano sul viso, gli diede un dolce bacio sulla guancia, vicino al lobo dell’orecchio…

“Vado a portare il costume al suo posto…” gli sussurrò, prima di voltarsi.

Il giovane restò in silenzio ad osservarlo mentre raccoglieva le varie parti, indossandone alcune per essere più comodo, e solo quando l’uomo uscì dalla porta, si lasciò cadere seduto sul divano, con il viso nascosto tra le mani.

 

Quella sera, il gruppo al completo si riunì per la cena dell’addio ufficiale, visto che la mattina dopo Liv, Miranda e Ian sarebbero ripartiti definitivamente. Gli altri attori, come gran parte della troupe invece, dovevano restare altri due giorni per terminare ancora qualche piccola inquadratura.

Gran parte della serata passò allegramente, tra una risata e una battuta, anche se in alcuni momenti la tristezza prendeva il sopravvento sulla volontà di dimenticare che tra poche ore tutto sarebbe finito. Restarono tutti insieme fino a molto tardi perché nessuno riusciva a trovare il coraggio di alzarsi ed uscire da quella stanza…ma poi fu Ian a dare l’esempio, ed iniziarono i saluti e gli abbracci.

Quando il loro turno passò, Dom raggiunse Elijah e si accorse che i suoi grandi occhi azzurri erano velati…così si mise dietro di lui e gli cinse la vita con le braccia, visto che comunque erano tutti abbracciati e nessuno ci avrebbe fatto caso…

“Se solo ti azzardi a piangere giuro che non ti rivolgo più la parola!” gli bisbigliò all’orecchio, posando dolcemente il mento sulla sua spalla, per continuare a guardare gli amici.

“E tu promettimi che quando sarà il tuo turno, te ne andrai senza salutarmi!” mormorò Elijah accennando però un sorriso “Perché non credo che riuscirei a sopportarlo…”

“Già…e poi sarebbe complicato…” ribatté Dom “…se io ti saluto e tu ti metti a piangere…poi non ti devo più rivolgere la parola…ma se tu ti metti a piangere prima, io come faccio a salutarti? Sarebbe inutile farlo visto che non devo parlarti…” sentì la debole risata del compagno e lo strinse a sé…casualmente il suo sguardo si posò sulle persone proprio davanti a loro e sorrise.

Viggo aveva posato una mano dietro al collo di Orlando, in piedi al suo fianco, e lentamente aveva iniziato ad accarezzarlo, per poi scendere sulla schiena e risalire…era un gesto del tutto amichevole e innocente, ma sapeva bene che, da un lato…era molto di più. Forse aveva avuto la sua stessa idea…lui stesso si era avvicinato a Lij per fargli sentire la sua presenza, per fargli capire che erano ancora insieme…ed era una cosa stupida ma, forse in quei momenti, la più importante.

 

Il giorno seguente, Orlando e Dominic si ritrovarono nel solito bar dove, ormai, erano abituati a fare colazione. Con loro c’erano anche Billy e Sean, che però li lasciarono quasi subito per andare a fare qualche ultima compera. Così i due ragazzi si ritrovarono soli, in un silenzio alquanto imbarazzante, fino a quando l’interprete di Legolas esordì con un…

“Allora…cosa si fa di bello stasera? Avete già in programma qualcosa?”

“Mmm…niente di particolare credo…volevamo fare un’uscita tra Hobbit per concludere insieme quello che abbiamo iniziato insieme, sai…”

“Sì, giusto…”

“E voi altri invece?” chiese subito Dom per sviare il discorso da se stesso. Era dalla sera prima che pensava a quella notte…da quando Elijah gli aveva detto che avrebbe organizzato lui qualcosa per entrambi, e non stava più nella pelle per la curiosità.

“Noi…beh, credo che andremo in qualche locale poco incasinato…” rispose Orlando sorridendo “…sempre che Viggo non cambi idea e non costringa me e Karl a qualche gita nel bosco per fotografare gli alberi…”

Dom rise, appoggiandosi contro lo schienale della sedia…

“Conoscendo Viggo…finirete nel bosco!”

“No veramente è…comunque divertente…” ribatté Orlando con un sorriso “…a volte abbiamo in programma di andare in qualche posto alla moda o simile…ma poi Viggo cambia idea e…io non posso certo preoccuparmi per questo, così lo seguo e finiamo a parlare per tutta la notte seduti su qualche panchina in…qualche parco sperduto, con una birra in mano…”

Dom inclinò la testa, continuando a fissare l’amico che, con lo sguardo perso sul piatto davanti a lui, continuava a sorridere e a parlare con quella voce sognante…

“…ed io mi sento un completo idiota perché lo seguo senza dire niente…mi ripeto sempre che sto facendo delle stronzate…ma poi lui mi guarda ed io mi ritrovo a fare quello che vuole perché è…fantastico…e riesce a farmi sentire vivo e speciale…”

Un momento di silenzio, poi Orlando scoppiò a ridere debolmente…

“…dio…non riesco a credere come tutto questo mi faccia sembrare innamorato di lui!”

A quelle parole, Dominic si alzò lentamente dal tavolo con ancora un sorriso divertito stampato in faccia. Si chinò verso l’amico e gli mise una mano sul braccio…

“Forse lo sei!” gli mormorò “A volte diciamo la verità, facendola passare per uno scherzo, solo perché abbiamo paura di affrontarla…ma più ci impegniamo a riderci sopra, più questo scherzo diventa reale” e con quelle parole, si avviò verso l’uscita del locale, sotto lo sguardo stupito di Orlando. Quando mise la mano sulla maniglia della porta, aggrottò le sopracciglia e, ripensando a quello che aveva appena detto all’amico, bisbigliò tra sé…

“Che cazzo c’era nel caffè?”

 

Il sole era appena tramontato, quando Orlando sentì dei colpi alla porta della stanza. Uscì dal bagno, dove stava finendo di asciugarsi i capelli dopo la doccia, e raggiunse l’entrata.

“Chi è?”

“Sono io Orlando…chi vuoi che sia!” rispose Viggo, entrando non appena il giovane aprì. Fece qualche passo, osservando il compagno che, rapidamente, stava indossando una leggera camicia semi-trasparente di un colore che variava tra il blu e il verde, sopra alla canottiera bianca che già aveva, il tutto corredato da dei jeans blu scuro e le inseparabili scarpe da ginnastica.

“Sei pronto?”

“Forse…” ribatté Orlando mettendo le mani sui fianchi “…non mi hai detto dove vuoi andare e non sapevo cosa mettere…”

“Così vai bene!” mormorò Viggo sorridendo “E ricordati che stai parlando di look alla persona sbagliata!”

Il giovane scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i capelli ancora leggermente umidi, e guardò l’uomo, anche lui vestito semplicemente, con una camicia blu a righe più scure, portata fuori dalla cintura e dei jeans chiari.

“Ti sei…tagliato la barba però!” esclamò con un sorriso “Allora…dove andiamo?”

“Lo vedrai…” rispose Viggo facendo segno al compagno di uscire “…inizia a salire in macchina!”

 

Dominic bevve l’ennesimo sorso di birra, appoggiando la bottiglia sul tavolo davanti a sé con un sospiro annoiato. Era più di un’ora che aspettava Elijah in quel posto…seduto a quel tavolo nell’angolo, proprio dove l’amico gli aveva detto di mettersi. Ed ora stava iniziando a stancarsi di vedere gente di ogni tipo entrare ed uscire, intrattenersi con le ragazze del locale o bere bicchieri su bicchieri. Se almeno Lij l’avesse avvisato del tipo di locale, si sarebbe sicuramente vestito in qualche modo strano per divertirsi…non con quei semplici jeans e quella camicia bianca fin troppo elegante per un posto simile. Anche la musica iniziava ad infastidirlo, nonostante variasse dai generi più diversi, dalla dance, al rock, al metal, passando anche attraverso ballate melodiche…e più di ogni altra cosa, era infastidito dal ragazzo, nel tavolo poco lontano, che si stava divertendo con ben due ragazze poco vestite, e tutti e tre sembravano aver dimenticato il senso della parola pudore.

Ad un tratto si accorse che una delle ragazze aveva aperto i pantaloni dell’uomo e aveva iniziato ad accarezzarlo, ed anche le mani dell’altra erano sparite chissà dove tra i tre corpi intrecciati.

“…cazzo…” bisbigliò tra sé ridacchiando, bevendo un altro sorso di birra per dimenticare quel brivido che, inevitabilmente, l’aveva scosso, raggiungendolo tra le gambe. Si guardò attorno e notò che quello spettacolo non era l’unico disponibile nel locale…in diversi tavoli stava succedendo la stessa cosa, ma il suo sguardo si fermò su due ragazze, probabilmente ospiti fissi del posto, visti i loro vestiti succinti, sedute su un divanetto davanti a lui, indaffarate ad accarezzarsi e a baciarsi sensualmente.

Bevve di nuovo, fino all’ultima goccia, e si appoggiò allo schienale, aprendo leggermente le gambe per liberarsi un po’ dalla pressione dei jeans. Ma dove diavolo era Lij? Era tutto il giorno che si sentiva elettrizzato per quella serata, e quegli spettacoli erotici di certo non lo aiutavano…e la situazione non migliorò quando le due ragazze, staccandosi per qualche momento, si accorsero di quegli occhi puntati su di loro e si alzarono dal divanetto.

Dom si rese conto immediatamente di aver attirato la loro attenzione con quelle occhiate insistenti, e abbassò lo sguardo, fingendo di giocare con la bottiglia ormai vuota…ma era tardi.

Le due ragazze scivolarono accanto a lui, una su ogni lato, con un sorriso malizioso sul viso.

“Ehi…cosa fai qui da solo?” gli bisbigliò una di esse all’orecchio, facendo in modo di sfiorargli il viso con i capelli rossi scuri che le raggiungevano le spalle in morbide onde.

“Sto…aspettando un amico…” rispose Dom con un sorriso nervoso, cercando in ogni modo di non entrare in contatto con i loro due corpi “…non ho bisogno di compagnia ma…grazie del pensiero…”

“È in ritardo questo amico a quanto sembra…” continuò la ragazza avvicinando le labbra al suo collo esposto.

“Già…a quanto sembra…ma solo di un’ora…è normale…si sarà…addormentato!” ribatté il giovane tentando di allontanarsi, ma con scarso risultato visto che era circondato.

“Avanti…ti facciamo compagnia noi fino al suo arrivo…”

Dom chiuse gli occhi con un sospiro, quando sentì le labbra della ragazza salire lungo il collo fino a raggiungere il lobo dell’orecchio…istintivamente alzò una mano, facendo scivolare le dita tra i suoi capelli, per tentare, ancora una volta, di allontanarla da sé…ma non ci riuscì…

“Ragazze…veramente…non…”

…fu però la voce dell’altra a fargli riaprire lentamente gli occhi…

“Ehi…è quello il tuo amico?”

…e quando lo fece, vide la ragazza indicare con la bocca spalancata qualcuno tra la folla che, lentamente, si stava avvicinando a loro.    

Cercò di mettere a fuoco l’immagine e, tra le luci soffuse e il fumo denso che riempiva il locale, lo vide. Era completamente vestito di nero, stivali, pantaloni leggermente stretti sulle cosce e una camicia a maniche lunghe che gli coprivano in parte le mani. L’unica eccezione era una cravatta di seta rossa con dei ricami, all’apparenza floreali, annodata distrattamente al collo. E sulla testa portava un cappello, anch’esso nero, calato sugli occhi.

Dom trattenne il respiro mentre guardava l’amico avvicinarsi, perché se solo avesse respirato, avrebbe perso il controllo del proprio corpo in quel preciso istante…e ci andò molto vicino quando vide Elijah rialzarsi leggermente il cappello dagli occhi con la mano destra, mormorando con determinazione quelle parole…

“Il ragazzo è mio!” (E quanto avrei voluto scrivere in inglese per metterci “The boy is mine!”…sapete a cosa mi riferisco e al modo in cui lo dice)

Le due ragazze, senza smettere di fissare il nuovo arrivato, si alzarono dal divanetto, allontanandosi lentamente, ed allora Elijah si sedette accanto all’amico con un sospiro di sollievo…

“Dio, che vergogna!” bisbigliò, tamburellando nervosamente con le dita sul tavolo “Ho bisogno di bere!” afferrò la bottiglia, portandosela alle labbra ma la riappoggiò subito con un lamento “No, uffa…l’hai già finita!” si lasciò ricadere indietro contro lo schienale, e solo allora si accorse dello sguardo del compagno che non l’aveva mai lasciato.

“Smettila di guardarmi con quella faccia da scemo!” esclamò sorridendo.

“Tu…sei…pazzo!” disse Dom, scandendo lentamente ogni parola, senza smettere di fissarlo “Lo sai cosa mi stavi facendo con questa…entrata ad effetto?”

“Ti ho sorpreso?” chiese Elijah alzando le spalle.

“Cazzo, mi hai sorpreso eccome! Mi stavi facendo venire in mezzo a tutti!” gli sussurrò l'interprete di Merry all'orecchio “Non che qualcuno se ne sarebbe accorto...ma ho sempre la mia dignità!”

In quel momento però, vide l'amico rialzarsi e cercare qualcosa nella tasca dei pantaloni...

“Dove vai...?” gli chiese con una certa apprensione nella voce...non voleva certo rimanere ancora solo.

Elijah strinse nel pugno le chiavi che aveva con sé, prima di fissare il compagno negli occhi...

“Perché tu e la tua dignità non mi seguite adesso...?”

 

“Cosa c'è qui dietro?” chiese Orlando attaccandosi con le mani al finestrino posteriore della macchina, dopo che Viggo l'aveva parcheggiata poco prima di un sentiero.

“Non guardare e seguimi!” esclamò l'uomo prendendolo per un braccio e trascinandolo con sé. Dopo qualche minuto, raggiunsero la riva di un torrente che la luna, alta e piena nel cielo, illuminava completamente di una luce naturale e bellissima. A qualche passo da loro c'era un tavolo  e due panche, fatti con assi di legno scuro...un posto perfetto per un pic-nic all'aria aperta, se solo non fosse quasi notte...

“È bello qui!” disse Orlando sorridendo, continuando per qualche momento a rimirare il paesaggio “Vuoi fare un pic-nic di mezzanotte?”

“L'idea era più o meno quella...” mormorò Viggo “...ora però resta qui e continua a guardare dall'altra parte del torrente...torno subito!”

Il giovane annuì, continuando a sorridere mentre osservava il compagno avviarsi rapidamente per il sentiero. Quando rimase solo, incrociò le braccia sul petto con un sospiro e alzò gli occhi verso il cielo limpido e costellato di stelle...stava per vivere nuovamente un momento-alla-Viggo...uno di quei momenti che non avrebbe mai dimenticato...e l'avrebbe vissuto con lui...loro due da soli...

Un brivido gli percorse piacevolmente la schiena. Forse era vero quello che aveva detto a Dom quella mattina...ci scherzava sopra ma, in fondo, era innamorato veramente di Viggo...non nel senso più stretto della parola...o forse sì...in ogni caso, provava qualcosa per lui e, qualsiasi cosa fosse, gli piaceva.

“Ora puoi voltarti!”

Quel sussurro all'orecchio lo fece sobbalzare, si era così immerso in quei pensieri da non essersi accorto dei rumori e dei passi dietro di lui. Quando si girò su stesso e vide quello che l'uomo aveva preparato sul tavolo, non riuscì a trattenere un sorriso...

“Dio Vig! Quando hai fatto tutto questo?”

Il suo sguardo passava dai due piatti già pronti, ai diversi contenitori con le più svariate verdure e altre pietanze che non riusciva a riconoscere...oltre, ovviamente, alle immancabili lattine di birra.

“Mezz'ora prima di passare a chiamarti...in uno dei ristoranti tipici della zona...mi hanno assicurato che è tutto vegetariano…” rispose Viggo con un sorriso imbarazzato “...comunque ora siediti...prima che gli insetti mangino tutto quanto!”

I due amici iniziarono a cenare, parlando e scherzando come facevano sempre, senza però toccare, forse volontariamente, nessun argomento troppo personale. Quando terminarono anche l’ultima portata, entrambi si alzarono e ripulirono il tavolo, mettendo i resti e i contenitori nel grande cesto che l’uomo aveva portato.

“Non era necessario…” disse Viggo appoggiandolo su una delle panche “…potevo fare da solo!”

“Andiamo…hai già fatto tutto questo…lascia almeno che ti aiuti a sistemare!” ribatté Orlando sorridendo, prima di sedersi sul tavolo appena pulito, appoggiando i piedi sulla panca rivolta verso il torrente “Dio è fantastico qui!”

L’uomo lo raggiunse, sistemandosi al suo fianco con una lattina di birra tra le mani. Ne bevve un lungo sorso e poi la passò all’amico…

“È l’ultima…” mormorò.

Orlando la prese, finendola in pochi secondi, per poi sporgersi verso il cesto e gettarla al suo interno…e sentì la mano di Viggo che, all’istante, gli aveva afferrato la cintura, come per evitare che cadesse…

“Non sono così ubriaco da rotolare giù dal tavolo!” disse ridendo quando si rimise seduto, anche se quel gesto, in realtà, gli aveva fatto piacere.

L’uomo non rispose ma iniziò ad accarezzargli dolcemente la schiena, intrufolando la mano sotto la camicia che il giovane teneva aperta. Ed Orlando iniziò a sentire dei brividi piacevoli lungo il corpo, onde di calore che risvegliavano ogni sua singola fibra…

“Stai cercando di farmi fare ancora le fusa?” mormorò e come risposta ottenne una risata divertita…

“Ci sto riuscendo?”

“Abbastanza…”

“Mmm…senti che silenzio…” sussurrò Viggo “…solo i nostri respiri e lo scorrere dell’acqua…”

A quelle parole, Orlando sentì un tuffo al cuore e lentamente scese dal tavolo, mettendosi in piedi davanti al compagno.

“Vuoi andare?” gli chiese l’uomo, aggrottando le sopracciglia, ma il giovane scosse la testa e si mise in ginocchio sulla panca di legno, tra le sue gambe. Senza dire niente, posò le mani ai lati del collo di Viggo e avvicinò le labbra alle sue, iniziando a baciarlo dolcemente.

L’uomo chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dai quei movimenti appena accennati e solo quando sentì le labbra di Orlando schiudersi, come una richiesta silenziosa, fece scivolare la lingua tra di esse per incontrare la sua. Tentò di stringerlo a sé, ma in quel momento udì un lamento soffocato…

“Ah…aspetta!” bisbigliò il giovane sorridendo “Posizione sbagliata…” si mise lentamente in piedi sulla panca, aiutandosi con le gambe del compagno, e si massaggiò le ginocchia “…ci voleva un cuscino!”

Viggo rise, spostandosi sul tavolo per far spazio al compagno, prima di sdraiarsi…

“Mettiti qui…”

Orlando non se lo fece ripetere e si distese al suo fianco, reclamando di nuovo le sue labbra, come poco prima. Dopo qualche minuto, Viggo rialzò le palpebre e, con un sorriso, interruppe il bacio…

“Aspetta…guarda!” mormorò, indicando con la mano il cielo sopra di loro.

Il giovane si voltò sulla schiena e, dopo qualche secondo di silenzio, sospirò…

“Dio, quanto mi mancherà tutto questo! Restare sdraiato con te su un tavolo a guardare le stelle…i campeggi con tutti gli altri…il nostro trailer…”

“Incontrerai tanta altra gente…” ribatté l’uomo “…farai amicizia con altri compagni di lavoro e ti divertirai con loro come è successo con noi”

“No…non…non è la stessa cosa…” sussurrò Orlando rimettendosi di scatto seduto con le gambe incrociate davanti a sé “…voi siete…tu sei speciale…non sei come chiunque altro in questo fottuto mondo!” si passò una mano tra i capelli nervosamente “Cazzo io…non riesco a pensare di dover vivere mesi e mesi senza poterti vedere…quando qui, tutto quello che dovevo fare, era uscire dalla porta…e tu eri lì!”

Viggo si mise a sua volta seduto, e teneramente fece passare un braccio dietro al collo del giovane che, istintivamente, appoggiò la testa sulla sua spalla…

“Dobbiamo andare tutti avanti, Orlando…e non c’è il bisogno di dire addio ma ognuno di noi ha una vita e un futuro che lo aspetta…tu per primo! Hai già fatto altri film e molte altre parti ti aspettano…so che sarà difficile all’inizio non ritrovarci più tutti qui ma…quello che abbiamo vissuto insieme resterà per sempre nei nostri cuori, lo porteremo con noi ovunque andremo!”

“È…è difficile…” bisbigliò Orlando chiudendo gli occhi per lasciarsi cullare dall’abbraccio dell’uomo.

“Lo so…”

“No è…è difficile vivere in questo mondo…leggere sui giornali tutte le cazzate che scrivono su di te e non poterle negare per non rovinare quella immagine che ti hanno creato attorno…fingere di essere qualcuno che in realtà non sei…”

“Non darci peso…” mormorò Viggo con un sorriso rassegnato “…tu sai cosa è vero e cosa non lo è, non importa cosa pensano gli altri…resta fedele a te stesso e non dimenticare mai chi sei.”

Sentì il compagno sospirare come se stesse trattenendo le lacrime, ed allora lo scosse dolcemente

“Andiamo adesso! Si sta facendo troppo buio! Rischiamo di non vedere il sentiero e di perderci…”

Orlando annuì, sorridendo, e si lasciò scivolare giù dal tavolo, seguito dall’uomo…mormorando…

“Non sarebbe la prima volta!”

 

Dom seguì in silenzio l’amico lungo un corridoio sul retro del locale, ancora si chiedeva se potevano passare di lì, ma aveva visto un uomo annuire ad Elijah, quando gli aveva mostrato le chiavi, così non aveva fatto domande inutili. E finalmente raggiunsero una porta ed entrarono.

Si guardò attorno, mentre Elijah chiudeva a chiave, e per un attimo si sentì mancare il fiato.

La stanza era illuminata da una strana luce blu proveniente da alcune lampade agli angoli, ed era praticamente vuota, ad eccezione di una grande poltrona con lo schienale quasi completamente inclinato all’indietro, uno sgabello e un tavolino con sopra uno zaino…zaino che riconobbe subito…

“Quello è tuo…” esclamò con una punta di stupore, indicandolo.

“Sì…” rispose Lij posando le chiavi vicino ad esso “…non crederai che sia venuto fin qui vestito in questo modo…tu non mi hai visto perché eri troppo occupato a guardare altro ma è da più di mezz’ora che sono arrivato. Sono rimasto a guardarti per un po’ e poi mi sono cambiato qui.”

Dom si morse il labbro inferiore, chiudendo un secondo gli occhi…cazzo, l’aveva visto…e sicuramente si era accorto di come aveva divorato con gli occhi le due ragazze e non solo.

“Ah…e non…ti sei fatto strane idee vero?” mormorò, infilando nervosamente le mani nelle tasche dei jeans “Voglio dire…è questo posto che…”

“Strane idee?” ripeté Elijah ridendo mentre, lentamente si sedeva sullo sgabello che aveva sistemato ad una certa distanza, davanti alla poltrona “A parte che ti ecciti nel guardare due donne…no, non mi sembra…”

L’interprete di Merry si lasciò sfuggire una risata agitata…

“…ah ah…divertente…” fece qualche passo e non trovò altra soluzione che sedersi sulla poltrona, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia “…allora…che si fa?”

“Hai mai pensato…” iniziò Elijah, girando leggermente sullo sgabello “…che come a te piace guardare loro…forse anche ad alcune ragazze può piacere l’idea di due ragazzi insieme?”

“Beh…non credo ci sia niente di male…” rispose Dom passandosi una mano tra i capelli “…ma non me lo stai dicendo perché quelle due ci stanno guardando adesso, vero?”

L’interprete di Frodo sorrise divertito, scuotendo la testa…

“No…me lo sono solo chiesto poco fa. Forse a qualche nostra fan piacerebbe vederci…insieme…ed è per questo che tutte quelle voci su di noi continuano a girare…”

“Allora sono molto più di una…vista la consistenza delle voci!” ribatté Dom ridendo mentre si lasciava cadere indietro contro lo schienale…le palpebre leggermente abbassate mentre continuava a guardare l’amico. Restò un attimo in silenzio ad osservarlo…affascinante e misterioso come poche volte l’aveva visto…il cappello ancora calato sugli occhi come per nasconderli, ma da quel punto riusciva a vederli brillare…azzurri e velati da quello stesso desiderio liquido e incandescente che sentiva scorrere dentro di sé. Così, sorridendo, mormorò “Non vorremo deluderle vero? Tutte quelle ragazze che…credono in noi due…”

Elijah si fermò, immobile, con le mani sulle ginocchia e lo sguardo fisso negli occhi dell’amico…

“L’ultima cosa che vorrei…è deludere una mia fan!” tirò un profondo respiro e aggiunse “Dimmi cosa vuoi che faccia!”

Dom deglutì, restando per qualche secondo imbambolato a guardarlo…e solo allora ricordò…

“Non lo stai facendo per quel…sogno che ti ho raccontato vero? Quello dove qualcuno mi bendava e mi portava in una stanza e…faceva tutto quello che io dicevo...non…non è per quello che tu…”

“La prossima volta sta attento a quello che racconti!” sussurrò l’interprete di Frodo sorridendogli.

“Cazzo Lij…è imbarazzante!”

“Oh per te? E io cosa dovrei dire?” ribatté Elijah spalancando la bocca stupito “Muoviti! O devo bendarti per farti parlare?”

No cazzo…l’ultima cosa che voleva era essere bendato e privato di quella visione, così, dopo aver ripreso fiato…mormorò…

“Slacciati la camicia!”

Vide le mani di Elijah aprire lentamente, uno ad uno, tutti i bottoni, con gli occhi sempre fissi nei suoi, e poi fermarsi di nuovo, immobile.

“Avvicina due dita alle labbra!”

Attese e poi aggiunse…

“Dentro!”

E trattenne il respiro quando vide l’amico iniziare a succhiarsi le dita sensualmente, facendole scivolare dentro e fuori dalla bocca per poi lambirle con la lingua…non si rese conto di quanto rimase ad osservarlo mentre il sangue gli pulsava nel corpo al pensiero di sentire quelle stesse labbra su di sé, ma ad un tratto udì un richiamo, soffocato da quelle stesse dita…

“Dom…!”

Ed allora si riprese, facendosi però scivolare la mani sulle cosce per allentare la morsa dei jeans contro l’inguine…

“Falle…scendere su di te fino alla cintura!”

Elijah aggrottò un istante le sopracciglia quando non comprese subito quel sussurro che aveva lasciato le labbra dell’amico…ma poi ne immaginò il significato, e si fece scivolare le dita bagnate sul petto, sul ventre e quando incontrò l’ostacolo della cintura, si fermò. Riusciva a sentire il respiro rapido del compagno e, anche se all’inizio si sentiva in imbarazzo e fuori luogo, ora quella situazione iniziava a piacergli…soprattutto Dom, disteso su quella poltrona, con le gambe aperte e le mani sulle cosce, gli piaceva. Non udì altri ordini, così improvvisò, accarezzandosi il ventre e facendo scivolare le dita sotto la cintura…ed allora lo sentì…

“Aprirli! Toccati!”

“Ah Dom!” si lamentò con un sospiro “Devi sempre arrivare subito lì? Non ti viene in mente nient’altro?”

“Fanculo Lij!” ribatté l’interprete di Merry rialzando la testa “Come cazzo faccio a pensare con la testa?”

“Dio come sei limitato!” esclamò ridendo Elijah “Dai, c’era la camicia…la cravatta…il cappello…prima di arrivare a…”

“Sta zitto!”

L’interprete di Frodo rimase a bocca aperta quando sentì quell’ordine e guardò negli occhi l’amico con un’espressione stupita…ma si accorse che stava sorridendo maliziosamente…

“Mettiti in ginocchio!” disse Dom risoluto, e quando Elijah, scivolando giù dallo sgabello, lo fece, proseguì “Metti a terra le mani…e vieni qui!” e rimase in silenzio mentre il compagno si avvicinava lentamente…e solo quando fu ai suoi piedi, mormorò “Sopra di me!”

Non allontanò mai lo sguardo dal suo viso, nemmeno quando sentì le mani di Elijah scivolargli sulle cosce…ma non riuscì a trattenere un gemito di piacere quando il giovane si lasciò cadere su di lui, il viso ormai a pochi millimetri dal suo…e notò un sorriso divertito…

“Ti sei pulito le mani nei miei jeans?” gli chiese spalancando gli occhi, e la risata di Elijah gli diede la conferma.

“Mi sembra giusto! Va a lamentarti col padrone del locale per la pulizia!”

“Sei un bastardo!” esclamò Dom senza riuscire a trattenere una risata. Risata che però si spense quando sentì chiaramente l’eccitazione del compagno contro la propria…ed allora posò le labbra, con forza, sulle sue, stringendolo a sé e spingendo con ardore la lingua nella sua bocca…e sentì su di sé quello che prima Elijah aveva fatto con le sue dita. Fece scivolare una mano lungo la sua schiena e raggiunse il collo per tirarlo ancora di più contro di sé…ma allora il giovane si staccò leggermente con un sospiro…

“Attento al cappello! Se me lo rovini ti faccio fuori!”

“D’accordo!” ribatté subito Dom con un sorriso sensuale mentre spingeva il bacino contro il suo “Qui…fuori…dove vuoi!”

Elijah lo guardò perplesso ma solo quando sentì le mani del compagno sul fondoschiena, collegò quello che aveva detto e si mise a ridere…

“No, intendevo…”

Le sue parole si spensero però in un gemito, quando Dom fece scivolare le proprie gambe tra le sue, obbligandolo ad aprirle e a sedersi sopra di lui.

“Cazzo Lijah…facciamolo!” gli bisbigliò sulle labbra “Adesso!”

L’interprete di Frodo chiuse un istante gli occhi ma poi, con un sospiro, si rialzò dal compagno, restando però seduto sul suo bacino. Passò le mani sul suo petto, ancora coperto dalla leggera camicia bianca e sentì il suo cuore battere prepotentemente…poi, senza dire niente, allungò una mano e, sporgendosi, afferrò lo zaino che aveva portato. In quell’istante però, Dom si mise seduto a sua volta con un’espressione incuriosita, così il giovane perse l’equilibrio e lasciò cadere lo zaino a terra, rovesciandone una parte del contenuto.

“No merda!” bisbigliò Elijah spalancando gli occhi. Tentò di sporgersi per raccogliere tutto ma era troppo in alto rispetto al pavimento, allora l’interprete di Merry lo precedette, afferrando con una mano gli oggetti caduti e posandoseli sulle gambe, tra sé e il compagno.

“No…lascia! Non fa niente!” mormorò nervosamente, cercando di gettarli di nuovo nello zaino ma Dom gli bloccò i polsi, lanciandogli un’occhiata divertita…

“E smettila!” sussurrò, prima di guardare cosa aveva raccolto. Un profumo, gel per capelli, un pacchetto di salviettine di carta…una scatola di preservativi e…una bottiglietta di plastica che prese in mano, leggendone il contenuto…olio lubrificante per il corpo

“Merda!”

Udì di nuovo l’imprecazione del compagno e rialzò lo sguardo su di lui con le labbra socchiuse. Vide che Elijah teneva la testa bassa e i suoi occhi erano nascosti dal cappello, ma dal suo respiro estremamente rapido comprese che si sentiva alquanto in imbarazzo. Sentì improvvisamente la gola secca e deglutì…dio…voleva farlo veramente…voleva arrivare fino in fondo…e sentì una esplosione di calore dentro di sé. Prese lo zaino e gettò all’interno il profumo e il gel, buttandolo poi a terra, e tenne sulle gambe gli altri tre oggetti…

“Quale…quale di questi stavi cercando?” mormorò.

Elijah tirò un profondo respiro e, lentamente, afferrò la confezione con le salviettine di carta, muovendola tra le mani con un debole sorriso. In quell’istante, Dom lo tirò a sé in un altro bacio passionale, mentre lasciava cadere sul pavimento gli oggetti rimanenti.

L’interprete di Frodo si lasciò sfuggire un gemito sorpreso, e appena il compagno si rialzò, portandolo con sé, spalancò gli occhi, aggrappandosi come meglio poteva alle sue spalle…e si ritrovò disteso sulla poltrona, il cappello caduto sul pavimento per lo spostamento improvviso, e l’amico tra le gambe che continuava a baciarlo intensamente.

“Cosa vuoi che faccia?” gli bisbigliò Dom sulle labbra “Dimmelo Lijah!”

“È la mia battuta questa!” ribatté il giovane con un sorriso, ma un altro bacio lo fece rimanere senza fiato…tanto quanto le parole del compagno…

“Sul serio…basta giocare!”

Elijah aprì la bocca per rispondere ma non riuscì a far altro che gemere il suo nome quando iniziò a sentire le spinte del suo bacino tra le gambe…con una mano lo strinse a sé mentre l’altro braccio ricadeva sul lato della poltrona, lasciando cadere a terra la confezione di carta che ormai aveva stritolato nel pugno.

“…dio…Lijah…dimmelo!” gli sussurrò Dom all’orecchio, prima di sfiorarlo con la punta della lingua “Vuoi…vuoi scopare con me?”

La sola pronuncia di quella parola provocò dei brividi lungo i corpi di entrambi ed Elijah strinse nella mano la camicia bianca del compagno, prima di mormorare…

“No! Non voglio scopare con te qui!”

Dom rallentò i movimenti e rialzò leggermente la testa per guardarlo negli occhi…e solo allora Elijah continuò…

“Voglio…fare l’amore con te…ma non in questo posto!”

Per qualche secondo restarono entrambi immobili a guardarsi, ma poi l’interprete di Merry sorrise, rialzandosi lentamente dal corpo del compagno.

“Allora andiamo!”

“Dove…?” gli chiese Elijah con un filo di voce, richiudendosi la camicia sul petto.

“Non lo so…dovunque…”

L’interprete di Frodo si mise in piedi, buttando gli ultimi oggetti nello zaino e, rimettendosi il cappello in testa, mormorò…

“C’è una…stanza…in un Hotel a dieci minuti a piedi da qui…ed è…prenotata fino a domani…”

Dom spalancò la bocca stupito e scoppiò a ridere…

“Cazzo sei pazzesco! Hai progettato tutto quanto!”

“No! No io…ho solo pensato ad un’alternativa nel caso…”

“…nel caso avessi deciso di venire a letto con te?” finì l’interprete di Merry sorridendo “Mmm…mi piace come alternativa…ma c’è solo un problema…”

“Cosa?”

“Non ci arrivo in questo stato a quell’Hotel! Non dopo quello che mi hai…costretto a farti fare!”

“Oh…”

“Ecco bravo…oh!” lo schernì Dominic passandosi una mano tra i capelli, sospirando “Quindi…dammi qualche minuto e…un bagno…tu aspettami pure fuori!”

Elijah abbassò un istante lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore…ma poi sussurrò…

“Siediti!”

“Scusa…?” chiese Dom aggrottando le sopracciglia, ma quando l’amico ripeté l’ordine alzando la voce, non poté far altro che ubbidire…

“Siediti lì!” esclamò ancora una volta Elijah indicando la poltrona, e quando finalmente Dom lo ascoltò, si mise davanti a lui. Lentamente si inginocchiò, lasciandosi scivolare tra le sue gambe e avvicinò le mani alla sua cintura.

Per qualche momento Dom lo guardò stupito, senza muovere un muscolo, ma quando si rese conto di quello che stava per fare veramente, gli bloccò i polsi…un attimo prima che il compagno gli abbassasse i boxer sui fianchi come già aveva fatto con i jeans aperti.

“Non devi!” mormorò guardandolo intensamente negli occhi “La mia non era una richiesta di questo tipo! Era solo…”

“Sta zitto!” lo interruppe Elijah con un’espressione risoluta sul viso…quando sentì la presa sui polsi allentarsi, sorrise e si inumidì le labbra con la lingua. 

“…cazzo…” sospirò Dom, abbassando lo sguardo sulle mani del compagno…e subito le sentì su di sé, dopo aver abbassato la stoffa dei boxer. Una di esse si chiuse su di lui, iniziando a muoversi lentamente, mentre l’altra era ferma sulla sua coscia “…Lij…basta…non…”

Sapeva che quei richiami non servivano e se ne rese conto definitivamente quando vide Elijah chinare la testa verso di lui, dopo essere rimasto per qualche momento a guardare ciò che stava facendo. Strinse le labbra per soffocare un gemito, quando sentì quelle del compagno sfiorare la sua eccitazione, e chiuse di colpo gli occhi, quando ad esse si aggiunse la lingua. Timidamente Elijah aveva iniziato a lambire quella carne bollente come aveva fatto con le proprie dita poco prima, giocandoci come un bambino fa, innocentemente, con un lecca-lecca, ed ogni più piccolo contatto era così intenso da poter essere l’ultimo.

Dom rialzò lentamente le palpebre e afferrò il cappello del compagno, mettendoselo sulla propria testa, per potergli accarezzare i capelli finalmente liberi, resistendo però all’impulso di tirarlo verso di sé per affondare completamente in quella bocca che mai, prima di quel momento, aveva fatto qualcosa di simile. Dio…era il primo…solo in quell’istante se ne era reso conto…il primo a violare quelle labbra che mai avevano desiderato fare quel gesto così intimo…e il fuoco gli esplose nelle vene, facendolo pulsare per l’eccitazione.

“…Lijah…cazzo…spostati…” gemette con il respiro affannoso, mentre si aggrappava con la mano alla poltrona per controllarsi “…sto per…” ma non riuscì a terminare la frase…Elijah, invece di allontanarsi, iniziò a succhiarlo con forza senza dargli tregua e, senza riuscire a fare niente per impedirlo, Dom esplose nella sua bocca, gettando indietro la testa con un sospiro di piacere.

Ma dopo qualche secondo, spalancò gli occhi, mentre ancora le onde dell’orgasmo lo percorrevano, e abbassò lo sguardo sull’amico che si era spostato indietro.

“…dio…scusa…” bisbigliò, ancora con il respiro rapido. Si guardò attorno e afferrò lo zaino, cercando al suo interno la confezione con le salviette di carta. Quando finalmente le trovò, ne prese alcune e si chinò verso Elijah, ancora immobile con il dorso della mano contro la bocca e un’espressione lievemente disgustata sul viso.

“Tieni! Cazzo Lij scusa…”

L’interprete di Frodo abbassò la mano, ripulendosi la bocca e il mento con i fazzoletti di carta, senza riuscire a trattenere dei colpi di tosse…

“Mmm…” mugugnò, deglutendo.

“…dovevo avvisarti…”

“Idiota!” sussurrò all’ennesima scusa del compagno che lo fissava come se gli avesse fatto chissà cosa.

“…hai ragione…scusami…sono stato uno stronzo…”

“No…idiota!” ripeté Elijah accennando un sorriso “Se non avessi voluto sentirlo, non l’avrei fatto, non credi?”

Dom socchiuse le labbra quando sentì le parole che lui stesso aveva pronunciato qualche sera prima, ma non riuscì a trattenere un sorriso…e, abbassandosi, tirò il compagno a sé in un bacio profondo che gli diede modo di assaporare la propria essenza, in quella bocca che gli aveva dato piacere.

Dopo qualche secondo però, Elijah lo allontanò, sospirando…

“Possiamo andare ora? Altrimenti credo che sarò io a non riuscire ad arrivare in quell’hotel…” vide l’amico annuire, rialzandosi, ed allora gemette con un filo di voce “Dom…? Hai una gomma possibilmente alla menta…?”

 

Viggo continuava a guidare tranquillamente, lanciando di tanto in tanto delle occhiate al compagno seduto al suo fianco. Ma più lo guardava, e più quella tranquillità si trasformava in ansia e nervosismo per quello che sarebbe potuto succedere, una volta tornati nelle loro stanze. Non si aspettava niente di preciso…ma inevitabilmente alcuni pensieri avevano iniziato a tormentarlo…ed anche Orlando sembrava avere qualcosa. Aveva appoggiato il ginocchio contro la portiera, il braccio piegato contro il finestrino e la testa chinata su di esso, mentre con gli occhi seguiva il paesaggio che gli sfrecciava a lato.

“Siamo quasi arrivati…” disse l’uomo guardandolo di nuovo, ma l’unica risposta che ottenne fu un semplice… “Mmm…”

“Sei silenzioso…non ti senti bene?”

“Sto pensando!” ribatté allora Orlando accennando un sorriso.

“Posso sapere a cosa?”

“A quello che mi hai detto prima…”

“E…cosa ne hai concluso?”

Il giovane tirò un profondo sospiro…

“Che si fottano! Tutti quanti! Non mi importa cosa pensano di me! Che credano ciò che vogliono…io so la verità, le persone che mi amano e che…io amo sanno la verità…il resto non mi interessa! Se questo mondo è un gioco…allora giocherò…ma non dirò mai qualcosa che…”

Una frenata improvvisa…ed Orlando spalancò gli occhi, appoggiando le mani davanti a sé per lo spavento…

“Che cazzo…” ma Viggo non gli diede il tempo di parlare. Si slacciò di colpo la cintura e si chinò verso di lui, posando le labbra sulle sue con ardore. Quando la lingua dell’uomo lasciò la sua bocca, il giovane posò lo sguardo su di lui con un’espressione perplessa e terrorizzata al tempo stesso…

“Tu sei pazzo! Lo sai questo?”

Viggo sorrise divertito, si riallacciò la cintura di sicurezza e ripartì…solo dopo qualche secondo di silenzio, durante i quali Orlando non aveva mai smesso di fissarlo, sussurrò…

“Questo è l’Orlando che conosco…non quello che si vede sulle copertine dei giornali con gli occhi pieni di tristezza…”

“E…perché ti sei fermato in mezzo alla strada per baciarmi?”

“Ne avevo voglia…” rispose l’uomo alzando le spalle…ed allora il giovane scoppiò a ridere, scuotendo la testa divertito, mentre mormorava quelle parole…

“Tu sei pazzo! Cazzo…sei pazzo davvero!”

Ad un tratto però, tornò serio, e poco prima di un incrocio esclamò…

“Fermati! Fermati allo stop!”

Viggo rallentò fino a fermarsi e si guardò attorno incuriosito…

“Per tornare da noi si va a sinistra…” disse, voltandosi verso il compagno.

“…e a destra si arriva in un Hotel…” sussurrò Orlando continuando a guardare fisso fuori dal finestrino “…dove c’è una stanza…prenotata per…noi, fino a domani…” 

L’uomo strinse inconsciamente le mani sul volante, e per un momento rimase immobile con gli occhi fissi su di lui…vedeva i pugni del giovane chiudersi in continuazione per la tensione…e sentiva quella stessa tensione scivolare nel proprio corpo. Toccava a lui scegliere, Orlando lo stava lasciando libero di decidere…sinistra, il ritorno a casa e a qualcosa ancora da definire, o destra, verso una notte che, in un modo o nell’altro avrebbe cambiato il loro rapporto.

Silenzio. E si accorse del respiro veloce del compagno…unico suono all’interno della macchina. Doveva fare qualcosa…dove decidere. Una stanza…con Orlando…per l’intera notte. Poteva accadere di nuovo, come qualche sera prima…il suo corpo…o forse…poteva accadere anche qualcosa di diverso…

Un improvviso rombo li fece sobbalzare…e Viggo si rese conto di aver premuto con forza l’acceleratore senza accorgersene…ma ora Orlando lo stava fissando, aveva girato la testa di scatto verso di lui. Ed incrociò quegli occhi dolci e profondi…occhi che celavano una supplica silenziosa.

Ed allora l’uomo guardò di nuovo la strada davanti a sé e ripartì…girando il volante verso destra.

Orlando abbassò per qualche secondo le palpebre con un sospiro, ma subito tornò a guardare fuori dal finestrino, senza impedire ad un debole sorriso di apparire sul suo viso.

Per tutto il tragitto regnò ancora il silenzio, interrotto solo dalle indicazioni del giovane quando finalmente raggiunsero l’Hotel.

“Sei sicuro sia questo?” mormorò Viggo seguendo l’amico nella hall. Era elegante…fin troppo elegante, e sicuramente tanto elegante quanto costoso. In un’altra situazione avrebbe impedito al giovane di spendere dei soldi per una camera in un posto simile quando avrebbero potuto sistemarsi diversamente…ma qualcosa gli diceva che non era giusto farlo. Così rimase ad osservarlo mentre ritirava la chiave, sorridendo alla ragazza dietro al bancone, e solo quando rimasero di nuovo soli, sull’ascensore, parlò…

“Non credevo fosse questo tipo di Hotel…”

“Non costa così tanto come potrebbe sembrare!” ribatté Orlando tenendo lo sguardo basso sulla chiave che rigirava nelle mani “È…è all’ultimo piano…”

“E quanti piani sono?”

Orlando si mise a ridere, voltandosi verso la pulsantiera…

“Non lo so…tanti…non li contati…”

“Hai schiacciato quello più in alto?” gli chiese l’uomo sorridendo e quando lo vide annuire, si mise a ridere a sua volta…ma si accorse che ancora Orlando aveva abbassato lo sguardo, così all’inizio tentennando, fece un passo verso di lui e chinò la testa, cercando di avvicinare le labbra alle sue.

All’improvviso però le porte dell’ascensore si aprirono, ed entrambi dovettero uscire.

“È questa…” disse il giovane aprendo la porta, per richiuderla subito dopo, quando anche l’uomo lo seguì. Mise le chiavi sul tavolino e guardò per qualche istante davanti a sé. C’erano due scalini che dividevano una specie di anticamera dalla camera vera e propria dove il pavimento era ricoperto da una moquette bianca. “Credo sia il solo hotel dove sei praticamente obbligato a togliere le scarpe e a…andare in giro per la camera a piedi nudi…almeno in queste stanze”

Viggo guardò a bocca aperta il compagno e sorrise…

“Hai chiesto questa caratteristica prima di prenotare?”

“Non…non mi ricordo…forse…” mugugnò Orlando chinandosi per slacciare le scarpe “…adesso togli gli stivali e sali!”

“E poi sono io quello pazzo…” mormorò tra sé l’uomo continuando a sorridere.

 

“È questo…?” esclamò Dom guardandosi attorno a bocca aperta non appena mise piede nella hall.

“Sì!” rispose subito Elijah avvicinandosi al bancone per ritirare la chiave.

“Ma sei pazzo? Costa una fortuna! Non possiamo stare qui!”

“Smettila! Siamo in viaggio da questa mattina…e siamo stanchi…questo era l’hotel più vicino…” ribatté l’interprete di Frodo fissando l’amico.

“Oh…sì…sì…certo!”  mormorò Dom annuendo alla finta storia di copertura dell’amico. Fece qualche passo con le mani nelle tasche dei jeans, mentre Elijah finiva di firmare i vari moduli…e ad un tratto, guardando fuori dalla vetrata che dava nei parcheggi coperti, spalancò gli occhi…

“Oh merda!”

Indietreggiò rapidamente e raggiunse di nuovo il compagno che proprio in quel momento aveva ritirato la chiave…

“Andiamo via!” gli sussurrò, tirandolo per un braccio verso di sé.

“Ma cosa?”

“Sono anche loro qui! C’è la macchina di Viggo parcheggiata là fuori!”

Elijah lo fissò per qualche secondo come se fosse pazzo, ma poi si avvicinò lentamente alla vetrata “Come fai a sapere che è la sua?”

“Cazzo Lij, l’abbiamo vista questo pomeriggio!”

“Forse ci assomiglia…”

“…ci assomiglia ed ha anche la stessa targa?”

“E anche se fosse? Lasciali stare!” esclamò Elijah prima di voltarsi verso l’ascensore, ma si rese conto che Dom non lo stava seguendo, così lo richiamò…ma ormai l’interprete di Merry aveva già raggiunto il bancone…

“Quei due che sono arrivati con quella macchina…che stanza hanno?”