.|. Loss - Neve .|.

5. Scoperte

~

Come può una creatura così meravigliosa essere lo stesso ragazzino impertinente di un tempo?

Non riesco a smettere di domandarmelo.

Tiro ancora una boccata dalla mia pipa, e il fumo si condensa visibilmente nell’aria gelata.

E’ stato incredibile rivederlo… l’avevo riconosciuto sì, eppure, in un certo senso non era la stessa persona.

Quel corpo perfetto, quel volto etereo simile alla neve stessa, e quegli occhi, quegli occhi che avevano perso tutta la loro arroganza, come se fossero stati provati dalle esperienze più dure…

Cos’è che l’aveva cambiato fino a questo punto?

Non che mi dispiaccia, intendiamoci, ma questa cosa mi confonde. Prima, lui aveva il suo ruolo ed io avevo il mio, ora invece… ora invece… tutto sembra mescolarsi, i sentimenti di rancore e rabbia continua che nutrivo nei suoi confronti, sembra che si stiano trasformando in qualcosa che ancora non riesco a definire.

Ed io, detesto non riuscire a definire le cose.

“Un Mortale non rischia di star male, qui tutto solo al freddo e sotto questa tempesta di neve…?”

Mi volto lentamente, e d’istinto afferro un po’ di neve da terra, lanciandola alle mie spalle.

Lo colpisco alle ginocchia, ed essa, scivolando lungo le sue gambe, si scioglie ai suoi piedi.

“Vedo che non hai perso la tua sagacia, Legolas…” mormoro, sorridendogli.

“E tu non hai perso le vecchie abitudini…” risponde, ripulendosi dalla neve e avvicinandosi a me “Posso disturbare la tua quiete, ramingo?”

“L’hai sempre fatto, non credo che se lo fai ancora cambi molto!”

Sorride.

Non riesco a smettere di guardarlo.

Sono come calamitato, come quando si vede qualcosa di talmente bello e raro che desideri che il tempo si faccia più lento, affinché questa cosa tardi ad andarsene.

Si siede accanto a me, poggiando le mani sulla neve, con soltanto un leggero abito addosso.

“Ma… non hai freddo…?”

Ride soddisfatto.

“Oh no, e lo sai bene…”

Rimaniamo qualche istante in silenzio, continuando a contemplare i fiocchi bianchi che cadono su di noi e tutt’attorno.

“E’ passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti…”

“E sono cambiate tante cose…” gli faccio eco io.

“Siamo cambiati noi, Estel, ed è finito il tempo dei giochi!”

Abbasso la testa, indeciso se fargli quella domanda o meno.

“Legolas…” prendo coraggio dopo un istante “Cosa… cosa ti è successo in questi anni per renderti così diverso da allora…?”

Non risponde.

“Oh, perdonami, io non…”

“E’ la vita , la vita che ti cambia, Estel, sono… gli errori che fai che ti cambiano…”

Gli errori… perché stava parlando di errori?

Raccoglie un po’ di neve fra le mani, ne fa una piccola palla e la lancia lontano, colpendo dolcemente un albero.

“A loro piace, sai…” riprende a dire, cambiando discorso “Amano quando nevica, si sentono come protetti…”

“Anch’io amo quando nevica, e anch’io mi sento protetto, come in questo istante!” rispondo istintivamente.

Si volta a guardarmi, e sento le mie guance divampare di un forte calore. I suoi occhi chiari sembrano scrutarmi fin dentro l’anima.

La capisce. Lui la capisce la neve.

E’ in perfetta sintonia con essa, è simile a quei fiocchi.

Lui la ama la neve. E prova le mie stesse sensazioni nel guardarla, nel toccarla.

Credo di non essermi mai sentito così completo come in questo momento.

Vedo le sue mani appoggiate sulla terra bianca e provo il forte impulso di prenderle fra le mie, di riscaldarle, di lasciare che mi riscaldino.

“Non riuscivi a dormire stanotte, vero…?” mormora dopo poco.

La sua voce mi distoglie dai miei assurdi pensieri.

“C’è qualcosa che ti preoccupa, Estel?”

Tiro un profondo sospiro e annuisco.

“Il Consiglio, Legolas… quello che ne scaturirà, quello che attende la nostra Terra…”

“E poi?”

E poi… poi cosa?

Lo guardo interrogativo.

“Tu temi qualcosa di più profondo…”

Chiudo gli occhi, come se un fardello troppo pesante gravasse sul mio cuore.

“Sì… temo di non farcela…”

Continua ad osservarmi.

“Io… ho già un ruolo in tutto questo… io… non posso esimermi… io…”

“Non sarai solo, Estel…” m’interrompe, guardandomi profondamente.

Sospiro. Le sue parole in quegli istanti di paura non mi sono molto di consolazione.

“Dovrò partire, lasciare tutto ciò che mi è più caro, fare qualcosa che non ho mai fatto, e se fallisco…” alzo gli occhi su di lui “Ho visto Minas Tirith, l’ho vista prossima alla rovina… e forse l’ho vista troppo tardi, e troppo tardi mi sono accorto che mi apparteneva!”

Legolas non mi risponde. Si limita ad appoggiarmi una mano sulla spalla e a scuotermi un po’.

‘Coraggio’ forse voleva dirmi. Ma non riesce. Non può. Qualcosa forse non è cambiato in lui… fa ancora fatica ad esprimere i suoi sentimenti.

“Quasi… rimpiango le nostre battaglie di ragazzi, ci colpivamo a palle di neve, rotolavamo a terra, forse ci picchiavamo un po’, ma poi finiva tutto… ora invece… non è più un gioco!”

“Sarà un gioco invece, Estel, se non perderai il tuo sguardo limpido di ragazzo… e in fondo, in ogni cosa… tutto quello che ha un inizio, ha anche una fine!” (Frase rubata spudoratamente a Matrix!!!!!)

Lo guardo un po’ perplesso… Legolas che sta consolando me? La stessa persona che anni addietro mi aveva rivelato la verità sul mio passato con tanta cattiveria…

I suoi occhi sono incoraggianti, come di chi sapesse cosa ci avrebbe riservato il futuro.

Eppure non riesce a cancellare comunque i miei timori, la paura di perdere coloro che amo, la paura di non essere all’altezza…

“Sarai degno della tua città, Re di Gondor!” mi dice d’improvviso.

“Non… non chiamarmi con quel nome, ti prego…”

“E non perderai coloro che ami, se anche loro ti amano!”

Spalanco gli occhi. Mi ha letto nella mente!

E le sue parole rimbombano come un tuono dentro di me.

Le persone che amo… si ho paura… ho paura di perdere mio padre, ho paura di perdere i miei vecchi amici, ho paura di veder morire a causa di un mio sbaglio coloro che erano stati i miei compagni di viaggio, ho paura di perdere… la mia mente tenta in tutti i modi di formulare l’immagine del volto di Arwen, ma non ci riesce, è sfocata, e per quanto bella… è lontana…

Come può essere? Quando l’avevo rivista il mio cuore aveva battuto per lei, io avevo pensato di…

“Non perderai coloro che ami…”

Legolas…

Il suo volto.

Il suo volto dinanzi a me e nella mia mente.

Legolas.

La paura della sua assenza. Quest’unico pensiero e il mio cuore si stringe. Esattamente com’era successo anni addietro nell’istante in cui avevo lasciato Gran Burrone.

“Anch’io ho paura di perderti, Estel…” mi sussurra d’un tratto.

Io mi volto e vedo che i suoi occhi si son fatti ancora più profondi.

“Legolas, ma che cosa dici…?”

Vedo il suo petto sollevarsi in rapidi respiri, sembra fare fatica a controllare una strana emozione che pare averlo appena colto.

“Ho paura di perderti…” dice ancora “Non voglio ripetere gli stessi errori…”

Gli stessi errori…

Ma di che cosa sta parlando…?

La sua voce risuona dolcissima e lieve, il suo sussurro si confonde con l’aria, e un fiocco di neve, come attirato da quel respiro impaziente si posa sulle sue labbra, e forse per la prima volta mi accorgo di quanto siano attraenti, così chiare e morbide.

Il fiocco diviene goccia, e la goccia scivola via a lato della sua bocca, bagnandogliela leggermente.

“Oh Valar…” mormoro con voce strozzata, senza più riuscire a staccare gli occhi da lui.

Rimaniamo così, incantati, terribilmente attratti l’uno dall’altro, inermi dinanzi a quella forza che pare avvicinarci inesorabilmente.

La neve è diventata bollente, ne richiudo un po’ nel pugno della mia mano e questa si scioglie, scomparendo tra le mie dita.

Forse sono io ad essere diventato bollente.

Forse sto bruciando.

Ma perché…?

 

D’un tratto un pensiero, d’un tratto un’immagine… il volto di Arwen si fa nitido nella mia mente, forse per aiutarmi, forse per difendermi da quell’onda sconosciuta di emozioni che mi sta rendendo vulnerabile… e quel pensiero mi da la forza per staccarmi da lui, alzarmi, avvolgermi nel mio mantello e andarmene via senza aggiungere nessun’altra parola.

Prima di raggiungere il palazzo, mi volto un istante e l’intravedo ancora seduto a terra, immobile e scosso da violenti sospiri, a fissare il vuoto dinanzi a sé.

“Che cosa sta succedendo?” mormoro, prima di scomparire al di là della grande porta.

 

Completamente immerso nelle vicende di quella notte, non mi sono reso conto che sulla terra di Gran Burrone ha iniziato a sorgere il sole.

Un raggio dorato mi taglia la strada, mentre cammino sul lungo corridoio per tornare alla mia stanza.

Mi fermo di colpo, come se quel raggio si fosse posto come ostacolo al mio passaggio.

E senza pensare mi avvicino alla finestra per guardare fuori.

Lo spettacolo che si presenta ai miei occhi è incredibile.

Ha smesso di nevicare, e mentre la neve si scioglie sugli alberi e nei giardini divenendo lentamente acqua, il sole la filtra rendendo ogni cosa surreale, ridipingendola di rosa e d’oro… un incanto per gli occhi.

“E’ da tanto che non vedevi uno spettacolo del genere, vero?”

Mi volto di scatto, e quasi viene a mancarmi il fiato.

“Arwen…”

E’ completamente immersa nella luce del mattino, i raggi giocano sul suo volto e sul suo corpo, circondandola di un’aura speciale.

Sembra una statua di creta, perfetta, meravigliosa.

Ho quasi timore ad avvicinarmi, per paura di rovinare, con i miei modi rudi, qualcosa.

Ma lei mi tende la mano, e come sempre accade, gliela prendo, attirandola verso me.

“Dove sei stato, stanotte?” mi dice d’un tratto.

“Non riuscivo a dormire, avevo bisogno di pensare…”

Sorride e abbassa un po’ gli occhi.

“Ero venuta a cercarti nella tua stanza…”

“Davvero?” mormoro sorpreso “Perché?”

Si morde un poco le labbra, non risponde.

Le alzo allora il volto con due dita e la costringo a guardarmi negli occhi.

“Arwen… perché…?”

“Estel…” sussurra con un filo di voce.

“Dimmi perché…” ripeto, avvicinando un poco le labbra alle sue.

Chiude gli occhi, incapace di reggere una tale tensione.

Sento un intenso calore scorrermi in corpo, sento l’istinto di abbracciarla, vedo quelle labbra, i suoi occhi chiusi, sento…

E senza aggiungere altro la bacio dolcemente.

Non oppone resistenza. La sua lingua morbida lambisce la mia, ed entrambi ci perdiamo in quel bacio fuori dal tempo.

Mi sento in pace in quel momento, sotto ai raggi del sole nuovo, mi sento per un istante lontano dalla confusione e dal furore di quelle strane emozioni della notte passata.

Per un attimo mi sento nel giusto, e allontano da me dubbi e paure… quelle strane parole, le strane parole di Legolas.

Forse l’ho sempre amata, Arwen, forse l’ho sempre desiderata, ed ora si sta soltanto compiendo il destino che ci ha scelti.

Tutto appare così perfetto.

Legolas… un amico, Arwen la mia compagna…

Questi sarebbero i ruoli giusti…

Sarebbero…