.|. I Giorni della Verità .|.

8. Scelta d'Amore

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Aragorn guardava fuori dalla finestra il sole sorgere, risplendendo sull’ultimo giorno che la Compagnia avrebbe passato a Lothlòrien. Quella notte non aveva chiuso occhio, era rimasto seduto sul letto a contemplare il buio, il silenzio come se da essi potesse ottenere una risposta sul perché aveva agito in quel modo ma quello che cercava non era intorno a lui...era dentro di lui, nel suo cuore.

Abbassò lo sguardo e vide Arwen distesa accanto a lui, addormentata, forse aveva ancora bisogno di riprendere le forze perse durante il lungo viaggio, chissà cosa stava sognando?

Con una mano la scosse dolcemente

“Arwen è mattina...io devo andare a preparare tutto l’occorrente per domani...” sussurrò “...tu resta pure qui a riposare...”

Lei annuì senza aprire gli occhi. Il ramingo sorrise e gli diede un bacio sulla spalla poi si alzò dal letto infilandosi la tunica, prima di allacciarla si guardò la benda che usciva dai pantaloni, non sentiva nessun dolore, la ferita si era rimarginata perfettamente. Mise gli stivali e uscì dalla stanza.

 

Legolas era appoggiato ad un albero del giardino, quel giorno aveva indossato l’abito che usava per viaggiare, sperava che in quel modo i segni sul collo fossero meno visibili ma si sbagliava e comunque i lividi sul volto non potevano certamente essere nascosti. Il dolore al braccio era passato ma quello al cuore no...voleva rivedere Aragorn ma non poteva aspettarsi quello che sarebbe successo.

“Legolas...posso parlarti” disse Boromir raggiungendolo, quando l’elfo si girò verso di lui, l’uomo rimase immobile a bocca aperta.

“Ma...sono stato io a farti questo? Non ricordo niente tranne i tuoi occhi spaventati e...” sussurrò

“E’ passato Boromir, eri ubriaco, non eri in te, sto bene...” disse Legolas.

“Perché non mi hai colpito anche tu?” continuò l’uomo senza distogliere lo sguardo dai danni che aveva provocato all’amico “Se fossi stato al tuo posto io...”

“Io non sono un uomo ricordi...sono un elfo...” lo interruppe sorridendo “...non eri consapevole di quello che stavi facendo, non potevo colpirti...”

“Mi dispiace...potrai mai perdonarmi?” disse Boromir guardandolo negli occhi.

“Te l’ho detto va tutto bene...la prossima volta che hai intenzione di bere però avvertimi prima così non vengo a disturbarti...” rispose in tono scherzoso Legolas appoggiando una mano sulla spalla dell’uomo. I due compagni sentirono delle voci in lontananza e si voltarono.

Aragorn e Frodo li stavano raggiungendo ridendo tra loro, erano appena stati da Sam che finalmente si era svegliato ed ora non riuscivano più a farlo stare fermo così l’avevano mandato a preparare le provviste per tutti quanti in modo da tenerlo occupato per un po’. Quando arrivarono vicino ai due compagni il sorriso di Aragorn si spense sulle sue labbra.

“Cos’è successo? Chi ti ha fatto questo?” bisbigliò fissando Legolas. Aveva un livido sulla fronte, uno sullo zigomo sinistro e un segno intorno al collo. Anche Frodo lo guardò preoccupato, era strano vedere la pelle candida e perfetta dell’elfo rovinata in quel modo.

Legolas abbassò lo sguardo come se volesse nascondersi ai suoi occhi

“Sto bene...è stato un incidente...” sussurrò.

“E’ colpa mia...” disse Boromir quando vide la reazione dell’elfo “...ho bevuto e Legolas ha cercato di aiutarmi ma...”

Non riuscì a finire la frase, il ramingo lo prese per l’abito e lo sbatté violentemente contro l’albero, gli occhi fissi in quelli del cavaliere.

“Come hai osato fargli del male?” gridò “Come hai osato toccarlo?”

“No Aragorn...” sussurrò tra sé l’elfo e si avvicinò velocemente ai due cercando di farli allontanare.

Frodo fece un passo indietro a bocca aperta, non aveva mai visto Aragorn così arrabbiato.

“Non ti avvicinare mai più a lui! Hai capito! Non ti azzardare nemmeno a sfiorarlo!” continuò spingendo più forte Boromir contro il tronco.

“Aragorn smettila...ci siamo già chiariti...” disse Legolas alzando la voce ma il ramingo non lo stava ascoltando. Sperava con tutto il cuore che Boromir stesse calmo e non rispondesse ed era, infatti, ciò che il cavaliere aveva intenzione di fare, altrimenti le cose sarebbero peggiorate.

“Sei fortunato se questa volta ti lascio andare via con le tue gambe...ma ti giuro che se solo provi a...”

“Basta Aragorn lascialo!” gridò l’elfo afferrando per un braccio l’uomo e spingendolo lontano.

“E’ meglio che vai ora...me ne occupo io...” sussurrò a Boromir che annuì e si allontanò velocemente.

Legolas guardò l’espressione spaventata sul volto di Frodo

“Tutto bene?” gli disse dolcemente. L’hobbit fece cenno di sì col capo anche se il suo cuore non voleva rallentare.

Si avvicinò ad Aragorn fissandolo intensamente

“Cosa ti è preso? Sei impazzito?” gli disse seriamente “Tu non hai niente a che vedere con questa storia!”

“Legolas mi dispiace ma...quando ti ho visto così...è stato più forte di me” gli rispose l’uomo dolcemente, tutto la rabbia che prima c’era nella sua voce era sparita.

“Sto bene hai capito? Sto.bene!” sussurrò l’elfo. Aragorn lo guardò sfiorando con le dita la sua fronte e la sua guancia e notò la smorfia di dolore sul suo viso.

“Perché non ti sei curato subito? Il dolore sarebbe passato...”

“Ieri notte non ci riuscivo, il braccio mi faceva troppo male, ora però va meglio...” disse Legolas.

“Perché non ti sei difeso? Se solo fossi stato con te...” e gli accarezzò l’altro lato del viso.

“...saresti stato colpito anche tu...” lo interruppe sorridendo l’elfo “...comunque ho cercato di difendermi ma non volevo fargli troppo male, non capiva quello che stava facendo e tu avresti fatto la stessa cosa...ti conosco...”

Il ramingo abbassò lo sguardo per un attimo e poi lo rialzò incrociando quello del compagno

“Legolas ieri notte...”

“No...non dirmi niente” sussurrò l’elfo scuotendo la testa “Non voglio sapere niente...ti prego non dirmelo...”

Aragorn gli sorrise e fece passare la mano dolcemente sui suoi capelli sfiorando l’orecchio.

“Forse possiamo ancora fare qualcosa per quei lividi...mi sembra di ricordare un rimedio...”

Legolas chiuse gli occhi, muovendo la testa contro la mano dell’uomo

“E’ quello che ci dicevano da bambini...con un bacio passa ogni male...” bisbigliò quando sentì il viso del ramingo avvicinarsi al suo.

“...veramente ne conosco di più efficaci...quello non ha mai funzionato...” gli sussurrò Aragorn “...ma è sempre meglio provare...e provare...e provare...” e lo baciò con dolcezza, passione, stringendolo a sé, assaporando le sue labbra morbide come se fosse un frutto proibito che solo lui poteva assaggiare.

Frodo era rimasto ad osservare la scena sorridendo, i due amici si erano completamente dimenticati di lui ma non gli importava, era felice per loro. Forse adesso però era meglio lasciarli soli e tornare dagli altri così si voltò ma fece solo un passo...quando alzò lo sguardo vide Arwen in piedi dietro di lui.

 

“Ops!” disse Frodo senza accorgersene, adesso sì che le cose si facevano più complicate. Vide che gli occhi di Arwen erano immobili sui due compagni poco distanti da lui ma non riusciva a capire cosa c’era in quello sguardo, non era rabbia sembrava tristezza, rassegnazione.

“Bene, io me ne sto andando...” disse alzando la voce per farsi sentire da Aragorn e Legolas che sicuramente non si erano ancora accorti dello spettatore inatteso. Iniziò a correre ma dopo un po’ si fermò nascondendosi tra gli alberi.

Quando sentirono la voce di Frodo, il bacio finì e i due compagni si guardarono sorridendo poi si voltarono verso di lui.

“Aspetta veniamo anche no...” ma Aragorn non riuscì a terminare la frase, le parole gli si fermarono nella gola quando vide davanti a sé un volto diverso.

“Arwen...” sussurrò.

Legolas rimase immobile, sentiva mancargli il fiato come la sera precedente quando la mano di Boromir lo stringeva.

“Ora capisco...” iniziò Arwen senza distogliere lo sguardo da quello del ramingo “...capisco ieri notte...non era per la ferita, vero Aragorn? E capisco i pensieri di Legolas...” la sua voce era calma ma gli occhi lucidi la tradivano “...e soprattutto capisco perché non porti più al collo il medaglione che ti ho donato...”

A quelle parole Aragorn si portò istintivamente la mano sul petto...il medaglione...l’aveva tolto quella notte nella torre e non l’aveva più rimesso, se n’era completamente dimenticato...oppure semplicemente non voleva farlo.

“Arwen ascolta...” disse il ramingo facendo un passo verso di lei.

“Non dire niente...ti prego...” sussurrò Arwen indietreggiando. Chiuse gli occhi e una lacrima gli scivolò sulla guancia “Tu eri promesso a me...”

“E lo sono ancora Arwen...” continuò l’uomo.

“Sì...e ci sposeremo, è così Aragorn?” riaprì gli occhi fissandolo “Ed anche in quel momento penserai a lui? Come hai sempre fatto...” le ultime parole uscirono dalle sue labbra così debolmente che solo Legolas riuscì a percepirle.

“Arwen ti prego non...” il ramingo non sapeva cosa dire, non poteva mentirle anche ora.

“Tu appartenevi a me...” disse lei, il viso rigato di lacrime.

“Lui non apparteneva a...” la interruppe Legolas alzando la voce ma quando lo sguardo di Arwen incrociò il suo, si fermò di colpo. Rimasero a fissarsi intensamente per un lungo momento mentre Aragorn chiuse gli occhi, lei gli parlò in silenzio...

'Iston ha...Estel na lîn...ho mêl le...le amarth tîn...'

“Bene, io partirò tra poco con mio padre...ci rivedremo quando la vostra missione sarà terminata” sussurrò Arwen voltandosi, con la mano si asciugò il volto e si allontanò.

Il ramingo rimase in silenzio a osservarla, l’aveva persa...l’aveva persa per sempre.

“Lo sapeva...” sussurrò Legolas con gli occhi spalancati “...l’ha sempre saputo...”

Aragorn lo sentì bisbigliare ma non intese le sue parole

“Va da lei Aragorn...devi parlarle...corri...” disse l’elfo.

L’uomo lo guardò, non capiva ma forse era la cosa migliore da fare, cercare di parlare con Arwen prima che ripartisse per GranBurrone.

 

Riuscì a raggiungerla appena in tempo, stava finendo di sellare Asfaloth mentre re Elrond parlava poco lontano con Galadriel e Celeborn. Le si avvicinò e accarezzò la criniera del cavallo.

“Arwen dobbiamo parlare...” disse cercando di incrociare il suo sguardo ma lei teneva la testa bassa.

“Non dobbiamo dirci niente Aragorn...torna da lui...” sussurrò.

“No, adesso la dovete smettere, tutti quanti, di dirmi cosa devo fare!” continuò il ramingo alzando la voce “Sono in grado di prendere le mie decisioni, di fare le mie scelte...”

“E per quanto ci riguarda lo hai già fatto molto tempo fa...” lo interruppe Arwen alzando gli occhi su di lui. Il suo volto non era più rigato di lacrime, era solare come sempre.

“L’ho sempre saputo Aragorn...” iniziò accennando un sorriso “...sapevo che provavi qualcosa per lui ancora prima che tu te né accorgessi...”

L’uomo la guardava a bocca aperta senza capire.

“Lo vedevo nella tua mente, nel tuo cuore...sei riuscito a nasconderlo a tutti per molto tempo, anche a te stesso...ma non a me...”

“Ma...Arwen se tu sapevi...” sussurrò Aragorn

“Perché ti ho donato il medaglione? Perché ho scelto di rimanerti accanto rinunciando alla mia immortalità?...Perché ti amo...con la stessa forza, la stessa passione con cui tu ami Legolas...e ho sperato...” chiuse gli occhi per un istante sospirando “...ho sperato per tutta la vita che i tuoi sentimenti per me cambiassero ma non è stato così...e adesso che vi ho visto insieme, adesso che entrambi siete consapevoli del vostro amore...so che non cambieranno mai...”

“Quello che provo per te...” disse l’uomo guardandola negli occhi.

“Non è amore...” lo interruppe Arwen “...o anche se lo fosse non è lo stesso tipo di amore che provi per lui, tu mi ami come una sorella, come un’amica...o forse di più...puoi ingannare te stesso ma non puoi ingannare me, lo sento, quando mi guardi, quando mi parli, quando mi...tocchi, e ti ho visto con lui...”

Passò davanti al muso di Asfaloth e si avvicinò al ramingo.

“Oh Aragorn ho visto il fuoco che brucia nei tuoi occhi quando sei con Legolas e non sai quanto desidererei vederlo anche adesso, qui davanti a me...ma non è così...”

Aragorn alzò una mano e le accarezzò i capelli

“Cosa succederà adesso? Cosa faremo?”

Arwen gli sorrise posandogli una mano sulla guancia dolcemente

“Quello che dobbiamo fare...quello che ci siamo promessi...quando la missione sarà finita, quando tornerai da me, noi ci sposeremo...per il tuo e per il mio popolo, per il regno di Gondor e per tutta la Terra di Mezzo, tu diventerai re e governerai con saggezza per molti e molti anni ed io resterò al tuo fianco...seguiremo il corso del nostro destino...io ti ho donato il mio cuore...anche se il tuo appartiene ad un altro...”

Il ramingo si avvicinò a lei e le diede un bacio sulle labbra

“Non avrei mai voluto farti soffrire...” le sussurrò.

Arwen lo guardò negli occhi per un momento poi prese le briglie di Asfaloth e fece qualche passo voltandosi.

“Addio Aragorn...ci rincontreremo quando tutti i popoli saranno salvi o anche prima se le circostanze lo richiedono ma fino a quel momento presta attenzione a ciò che fai e guardati le spalle...e porta un messaggio a Legolas da parte mia...digli che ciò che gli ho detto fuori dalla tua stanza era vero, l’ho sempre pensato e sempre lo penserò...”

Detto questo si allontanò ed il ramingo non vide le lacrime che iniziavano di nuovo a scorrerle sul viso.

 

Lord Elrond e Dama Arwen partirono da Lothlòrien mentre la maggior parte degli Elfi era occupata nei preparativi per l’altra partenza che sarebbe avvenuta il pomeriggio successivo. I membri della Compagnia stavano discutendo seduti tra gli alberi quando Legolas li raggiunse.

“Dov’è Aragorn?” chiese Pipino

“Credo stia assistendo alla partenza di re Elrond e Arwen...” rispose l’elfo appoggiandosi vicino a Frodo.

“Va tutto bene?” gli sussurrò l’hobbit alzando lo sguardo su di lui.

“Certo...” rispose Legolas sorridendo “...più di quanto sperassi...” bisbigliò tra sé.

Poco dopo arrivò anche Aragorn, si guardò intorno incrociando gli occhi blu dell’elfo

“Allora, sapete tutti che partiremo domani...questa è l’ultima giornata che passeremo in questo posto meraviglioso, almeno per un bel po’ di tempo, quindi divertitevi, riposatevi fate ciò che più vi aggrada perché una volta partiti la strada che percorreremo sarà difficile, pericolosa, piena di difficoltà, il nemico manderà qualcuno a cercarci, a rallentarci, e noi lo combatteremo...e dovremo essere tutti nel pieno delle nostre forze...sia fisiche che mentali...”

I compagni si guardarono tra loro sorridendo anche se la seconda parte del discorso non era molto incoraggiante.

Il ramingo si fermò davanti a Boromir con aria seria, appena Legolas lo vide dirigersi verso il cavaliere si avvicinò velocemente a loro.

“Boromir...devo chiederti scusa per il mio comportamento...” iniziò Aragorn “...Legolas mi ha spiegato tutto e...non dovevo reagire così senza sapere come si erano svolti i fatti...”

Boromir sorrise stringendogli la mano

“Se c’è qualcuno che deve chiedere perdono quello sono io” disse.

L’elfo rimase a fissare i due amici, per fortuna tutto si era sistemato.

“Bene...ed ora...” disse il ramingo prendendo il braccio di Legolas “...andiamo a sistemare quei brutti segni che hai sul viso...” L’elfo lo guardo negli occhi ma non fece in tempo ad aprire bocca, Aragorn si incamminò velocemente portandolo con sé.

“Aragorn aspetta...”sussurrò cercando di fermarsi ma l’uomo non gli diede retta continuando a tirarlo per il braccio.

I compagni li guardarono allontanarsi, a bocca aperta, ultimamente quei due si comportavano in modo molto strano. Frodo sorrise.

 

“Resta qui...” disse Aragorn aprendo la porta della stanza dell’elfo e spingendolo dentro “...torno subito...”

Legolas rimase fermo per un attimo poi si mise a ridere sedendosi sul letto, era strano vedere l'uomo comportarsi così.

Sentì la porta aprirsi e vide il ramingo entrare con due barattoli ed un panno tra le mani, li mise sul tavolino di fianco al letto poi sparì di nuovo...per tornare poco dopo con una bacinella piena d’acqua.

L’elfo osservava tutti i suoi movimenti chiedendosi che cosa voleva fare, quando vide l’uomo aprire i barattoli ed il loro contenuto capì.

“Sei sicuro che quella polvere appartenga proprio a quel tipo di fiore?” gli disse “Ci sono delle piante che invece di far diminuire il dolore lo fanno aumentare e...”

“Mi sono mai sbagliato?” lo interruppe Aragorn sorridendo “Ora togliti tutti quei vestiti, ti servono per viaggiare...non vorrei rovinarli...”

Legolas non fece in tempo a muovere una mano che il ramingo l’aveva già anticipato iniziando a slacciargli i bracciali di pelle finemente lavorati. Senza dire una parola continuò, sfilandogli la casacca e togliendogli la tunica azzurra. L’elfo lo guardava, rabbrividendo ogni volta le mani dell’uomo sfioravano la sua pelle nuda.

Aragorn versò una parte del contenuto del primo barattolo in quello contenente la polvere grigia, prima di appoggiarlo di nuovo sul tavolo però lo avvicinò alle labbra e con la lingua ne ripulì il bordo...Legolas respirò profondamente e sentì un calore in tutto il corpo.

Con le dita mischiò il tutto insieme sedendosi di fianco al compagno.

“Chiudi gli occhi...” disse l’uomo “...non vorrei che qualche goccia scivolasse fino a loro...”

L’elfo ubbidì e qualche attimo dopo sentì le dita del ramingo sulla sua fronte.

“Quando ero bambino...” iniziò Legolas “...andavo matto per il miele, non potevo farne a meno, ricordi?”

“Certo che mi ricordo...ricordo ogni cosa di te...”sussurrò Aragorn sorridendo, prese tra le dita dell’altro unguento e le passò dolcemente sullo zigomo

“Ai!” si lamentò l’elfo “...fai piano...”

“Scusami...ho quasi finito...” disse l’uomo “...tirati indietro i capelli...” e mentre l’elfo con la mano faceva come gli era stato detto, iniziò a passare l’unguento sui segni che aveva sul collo.

“Oh Legolas in questo punto ha proprio esagerato...ma a cosa stava pensando...”

L’elfo non parlò, il solo pensiero di quei momenti lo spaventava.

“Ecco...” disse il ramingo appoggiando il barattolo e pulendosi la mano nell’acqua “...tra qualche istante ti ripulisco ed abbiamo finito...”

“Così presto? E’ così bella la sensazione che sento...” sussurrò Legolas.

Aragorn sorrise sedendosi di nuovo al suo fianco con il panno e l’acqua

“Lo so...ma non deve penetrare troppo altrimenti perde il suo effetto...”

Bagnò il panno e lo avvicinò al volto del compagno

“Continua a tenere chiusi gli occhi...” disse e dolcemente iniziò a passargli il panno sulla fronte e sulla guancia, poi arrivò al collo. Legolas sentiva delle gocce d’acqua scivolargli lungo il petto ed ogni volta rabbrividiva.

Quando ebbe finito, il ramingo allungò il braccio verso il tavolino appoggiando la bacinella dell’acqua e prendendo il barattolo col miele.

“Posso aprire gli occhi adesso? Hai finito?” disse l’elfo, l’unguento aveva funzionato, iniziava già a sentirne i risultati.

“...ù...daro...(no...aspetta)” sussurrò Aragorn infilando due dita nel barattolo “Edro ethir lîn...(apri la bocca…)”

Legolas rimase un attimo immobile poi ubbidì...sentì le dita del ramingo passare sulle labbra e poi il dolce sapore del miele, non riuscendo a resistere oltre si avvicinò con la testa alla mano dell’uomo, facendo scivolare la lingua tra le sue dita cercando di raggiungere ogni goccia di nettare che era rimasta.

Aragorn sentiva il proprio corpo tremare ogni volta che la bocca dell’elfo lo sfiorava...allontanò la mano da lui e prese dell’altro miele.

L’elfo piegò leggermente indietro la testa passandosi la lingua sulle labbra sorridendo poi la rialzò aprendo gli occhi e incrociando quelli di Aragorn

“Ad...(ancora…)”sussurrò.

Quando vide quello sguardo il ramingo sentì il cuore iniziare a battere prepotentemente e il suo corpo tremò quando Legolas avvicinò il volto alla sua mano e iniziò a succhiargli avidamente le dita coperte di miele.

Aragorn continuava a guardarlo ed ogni movimento dell’elfo lo faceva impazzire, sentiva un impulso fortissimo di baciarlo, di sentire quelle labbra dolci sulle sue...avvicinò il volto al suo e con la lingua catturò una goccia di miele che stava scivolando a lato della bocca di Legolas.

“Vi giuro che non ho visto niente...” disse una voce vicino alla porta. Il ramingo si girò di scatto mentre l’elfo si alzava in piedi ripulendosi la bocca con la mano.

“La porta era socchiusa, ho anche bussato ma nessuno mi ha risposto...” la voce di Frodo era piena di imbarazzo “...giuro che ho chiuso gli occhi ancora prima di entrare...”

I due compagni si guardarono senza riuscire a trattenere una risata

“Adesso puoi riaprirli” disse Aragorn “Cosa succede?”

Frodo aprì lentamente prima un occhio poi l’altro e respirò profondamente

“Mi hanno mandato a dirvi...veramente doveva venirci Sam ma alla fine mi sono offerto io...e ho fatto bene a quanto pare...che questa sera gli Elfi prepareranno la cena per tutti quanti in modo che domani possiamo ripartire completamente sazi, quindi dobbiamo ritrovarci tutti prima del tramonto...”

Guardò prima Aragorn e poi Legolas

“Bene...a dopo...scusate il disturbo...” e corse via velocemente chiudendo la porta.

L’elfo abbassò lo sguardo sul compagno seduto sul letto.

“Povero Frodo, un giorno a l’altro lascerà che gli altri ci scoprano...deve sempre assistere a...” disse Aragorn, ma si interruppe quando vide Legolas inginocchiarsi tra le sue gambe “Cosa vuoi fare?” chiese sorridendo.

“Adesso tocca a me curarti...” sussurrò l’elfo “...vediamo se la tua ferita si è rimarginata...” e iniziò ad aprirgli i pantaloni.

“Molto bene...” continuò lasciando scivolare a terra la benda “...sembra tutto a posto ma forse serve ancora un’ultima cosa...” e così dicendo prese il barattolo di miele dalle mani del ramingo.

Aragorn lo fissò mentre l'elfo metteva una mano nel barattolo e dopo pochi istanti sentì il nettare scivolargli sul ventre e poi sempre più in basso...

"Legolas...im ù iston...(io non so...)" ma le parole dell'uomo furono soffocate da un gemito quando Legolas iniziò a ripulire con le labbra e la lingua ogni parte del suo corpo.

"Mmm...lend...(dolce...)" bisbigliò l'elfo alzando lo sguardo su di lui.

"..ha gli...(è miele...)" sussurrò il ramingo sorridendo.

"...ù...le...(no...tu...)" rispose Legolas abbassando di nuovo la testa. Aragorn chiuse gli occhi, cercando di trattenere i gemiti e, in silenzio ringraziò Frodo per aver richiuso la porta dietro di sé.