.|. Salvami .|.

E così alla fine, eccomi qui a scrivere una nuova fic da aggiungere in questo meraviglioso angolo del web creato da Leia…

Eh si!! Che dire?! Alla fine il mondo dello slash ha preso anche me, e quindi eccomi qui a proporvi una fic un po’ particolare che parla in particolar modo del mondo degli adulti…

Ma non voglio anticiparvi niente, per non rovinarvi la sorpresa!! (Ehm…scusa?! E chi ti dice che ci stai facendo una sorpresa?!...Nd tutti…………Oh, bhè, è quello che spero!!...Nd Legobaby coi lucciconi)

Spero di ricevere tanti commenti; mi sproneranno a scrivere altre fic!!

Io adoro scrivere, mi è sempre piaciuto!!…E allora voi vi domanderete perché mi sono decisa solo adesso a scrivere una fic!!

In realtà questa non è la prima fic con cui mi cimento: è la seconda!! La prima infatti, l’ho scritta per partecipare al concorso indetto da Leia, il “Summer WG contest 2004”; il cui disegno e le cui frasi, mi avevano talmente ispirata che mi sono detta: “Ecco un buon modo per iniziare; non posso non cogliere al volo questa occasione!!” E così ho fatto!! E una volta terminata quella fic, non sono più stata capace di fermarmi; e quindi ecco a voi la mia seconda fic, e allo stesso tempo, prima fic a capitoli!!...Spero che vi piaccia, e che vi coinvolga come ha coinvolto me mentre scrivevo!!

Come adoro scrivere, adoro anche Orlando Bloom e Viggo Mortensen; perciò, prima o poi, avrei senz’altro iniziato a scrivere fic su di loro, e non limitarmi semplicemente a leggerne di altre; e, come già detto, il concorso di Leia è stata la cosa che mi ha spinto ad iniziare, senza rimandare oltre!!

Premetto che tutto quello che troverete scritto qui, è pura invenzione; tutto frutto di una mente fantasiosa, e per quanto ne so io, ogni cosa qui raccontata, non è mai accaduta!! Non voglio fare quindi, insinuazioni, né sulla vita, né sui caratteri, né tanto meno sulle preferenze sessuali di nessuno!!

Bene, ho detto tutto quello che c’era da dire; quindi non mi rimane che augurarvi:

buona lettura!!

Legobaby

 

Capitolo 1

~

**Orlando**

 

 

Sono in questa stanza da molto, troppo tempo…

 

Giro come un coglione, ormai da mezz’ora senza tregua; avanti e indietro, avanti e indietro, per il salone da passeggiata privato, di questa cazzo di sweet imperiale, all’attico di questo dannato, dannatissimo albergo ultra-lusso nel centro di New York, la “Grande-Mela”, come la chiamano qui; stile Luigi XIV o non so che…

 

Se ci fosse qualcuno, in questo momento, che mi stesse osservando da fuori, senz’altro dovrei apparirgli come un perfetto idiota…

 

Mfff…

 

Scuoto la testa…In fondo, è quello che sono: un perfetto, fottuttissimo, maledetto idiota!!!

 

Ah già!! Dimenticavo!!...

 

Io sono il mitico, inarrivabile, irraggiungibile Orlando Bloom, l’idolo ammirato, acclamato e applauso in tutto il mondo; il sogno proibito di un oceano di ragazzine urlanti e strepitanti che, ad un solo cenno della mia testa, si getterebbero felici ai miei piedi; sono l’oggetto di contesa di grandi produzioni cinematografiche e registi famosi, l’astro nascente di Hollywood, ma…

 

Se agli occhi della gente risulto essere tutto questo, io so che la verità è ben diversa; o, almeno, la verità che conta per me…

 

La sola ed unica verità che, adesso conta per me…

 

Sono solo un perfetto idiota, un ragazzino senza un minimo di palle, uno stronzetto qualunque che ha avuto solo la grande fortuna di azzeccare il provino giusto; e soprattutto…

 

Sono solo!...

 

Fumo.

 

Fumo e bevo come un dannato…

 

Si, è vero, ti avevo promesso che avrei smesso di fumare, e che avrei rinunciato a qualche birra di troppo; e l’ho fatto, eccome se l’ho fatto; Dio solo sa se ho mantenuto la mia promessa…ma adesso…adesso non posso proprio farne a meno, e, tutto sommato, il mantenimento di quella promessa che ti feci tempo addietro, non ha più senso, non ha più ragione di essere valida, perché…

 

Adesso; ora come ora, un NOI, non esiste più…

 

Voglio rovinarmi, voglio rovinarmi con le mie stesse mani; voglio logorarmi il fegato e i polmoni, e se non posso farlo davanti alla gente, perché come direbbe la mia super, efficientissima manager: “Orli, hai un’immagine pubblica da mantenere, e a quella devi attenerti!!...” almeno in privato, voglio poter fare quello che mi pare; e d’altronde è ben poca cosa rispetto a quello che mi meriterei in realtà, anche se con un intero pacchetto di sigarette ci faccio mezza giornata, e sei bottiglie di birra da un litro non arrivano fino a sera…non è niente rispetto a quello che mi merito; tutte le pene dell’inferno messe insieme, non basterebbero a riscattarmi dal male che ti ho fatto; dall’averti fatto soffrire…

 

Proprio tu, la creatura più dolce e meritevole di questa terra; l’unica persona con la quale ho imparato ad amare, a rispettare me stesso e gli altri, e tutto quello che ci circonda, l’unica persona attraverso la quale ho appreso a fondo il significato della parola felicità…l’unica persona che ha saputo amarmi donandomi tu sé stesso, senza risparmiare niente per sé…l’unica persona sulla faccia della terra che mi ha amato non per quello che rappresento, o per i zeri del mio conto in banca, ma per quello che sono dentro, per quello che è il mio carattere, per quelle che sono le mie gioie, i miei vizi, le mie abitudini e le mie debolezze…

 

Per l’uomo che sono!!..

 

…Vig…

 

L’unica persona che io abbia mai amato…

 

Mi guardo intorno: c’è un casino allucinante dappertutto; bottiglie di birra vuote sul tavolino, per terra; è da giorni interi che nessuno rifà il letto o apre una finestra; i miei vestiti sono smessi e buttati qua e là senza un minimo di ordine, posacenere carichi di cicche sono sparsi un po’ ovunque…un puzzo denso di fumo impregna l’intera sweet…

 

Nel vedere l’arredamento della lussuosa camera d’albergo in cui mi trovo: mobili antichi intagliati nel legno più pregiato, quadri risalenti l’epoca di Luigi XIV, letto a baldacchino ricoperto di sontuosa seta; non posso fare a meno di scuotere la testa, una risata amara lascia le mie labbra, e i miei pensieri vengono formulati a voce alta:

 

“Ma dove cazzo sono?! Sono per caso finito nella reggia di Versailles?!...”

 

Mi butto a peso morto sul divano, e imperterrito continuo il mio monologo:

 

“Adesso non sono neanche più capace di fare un passo senza quell’arpia della mia manager…Le ho detto che venivo a New York con una settimana d’anticipo, e lei prima di rispondermi di non preoccuparmi, che l’avrebbe prenotato lei l’albergo per me; ha fatto storie come suo solito, dicendomi che non c’era alcun bisogno di partire per New York una settimana prima, che dovevo prima sottostare agli ultimi impegni lavorativi che avevo a Londra: servizi fotografici per alcune riviste…ma che è andata a scegliere?! Ha per caso fatto una ricerca sull’epoca di Luigi XIV prima di prenotare l’albergo?!...Roba da matti!! Io avrei scelto senza dubbio, una sistemazione senza troppe pretese, e non questo inutile sfarzo luccicoso di cui farei volentieri a meno!!...”

 

Ma ho un attimo di ripensamento, così continuo:

 

“Ah, già!! Ma ormai non posso neanche più muovermi senza il parere o il consiglio di Eléne…non sono neanche più in grado di scegliermi e prenotarmi una camera d’albergo da solo!!...Ah!! Ma almeno sulla settimana d’anticipo l’ho avuta vinta io; gliel’ho detto chiaramente che non volevo sentire storie in proposito e che niente mi avrebbe fatto cambiare idea al riguardo…i servizi fotografici potevano aspettare, tanto sarebbero usciti solo sulle riviste dei prossimi mesi…E poi avevo bisogno di staccare un po’!!”

 

Interrompo il mio monologo; sospiro…afferro uno dei cuscini del divano, lo stingo tra le braccia, e riprendo a parlare:

 

“…Ma adesso che ci penso, è ben magra consolazione quella di averla avuta vinta…Sono qui senza far niente da ben tre giorni, stravaccato sul divano, in mezzo al mio casino, e quel che è peggio; mi sembra di impazzire!!...Oh Cristo Santo!! Devo essere proprio impazzito se continuo ancora a parlare da solo!!”

 

Ma cosa credevo di fare?! Per quale motivo sono venuto a New York con una settimana d’anticipo?! Credevo forse che così magari, avrei avuto tutto il tempo di prepararmi psicologicamente, e andare a bussare alla porta dell’appartamento di Vig; quello stesso appartamento che un tempo fu la nostra alcova d’amore, così, come se niente fosse?! E poi?! Poi cosa gli avrei detto, una volta faccia a faccia?!... “Ciao Vig!! Sono Orli, ti ricordi di me?! Una volta ero il tuo dolce amante; vogliamo ricominciare?! Iniziamo col fatto che mi fai entrare e mi offri da bere!!”

 

Ah, basta!! Non farò mai una cosa del genere…è solo una cretinata bella e buona…non posso presentarmi a casa sua come se niente fosse; e d’altronde, cosa più importante di tutte, non ho le palle per fare una pazzia simile…forse un tempo lo avrei fatto; già, un tempo, quando ancora ero un ragazzo ingenuo e inesperto; con un’acconciatura di capelli improponibile, appena uscito dalla scuola di recitazione; quando ancora ero un ragazzo che si accingeva ad inoltrarsi verso una strada che lo avrebbe condotto ad un qualcosa più grande di lui; e che lui, mai si sarebbe immaginato…un ragazzo che appena ha incrociato i tuoi limpidi occhi celesti, si è perdutamente ed irrimediabilmente innamorato di te; te, così grande, così fiero, così sicuro di te stesso; lo stesso che fin da subito mi ha preso sotto la sua ala protettiva, che mi consigliava, mi consolava, mi coccolava ogni qualvolta io ne avessi bisogno, ogni qualvolta credevo di non farcela, di non riuscire a sostenere il peso che gravava sulle mie spalle, così come sulle tue e su tutte quelle di coloro che lavoravano alla trilogia; e ti sei fatto carico, senza pretendere nulla in cambio, anche del mio…e sei diventato il mio mentore, il mio maestro, il mio più caro amico, e infine…il mio amante; la persona dalla quale correvo ogni volta che avevo bisogno di una mano, di un sostegno, di un consiglio; anche quando avevo solo bisogno di piangere e di sfogarmi, magari per paura di non riuscire ad essere all’altezza delle innumerevoli aspettative che tutti nutrivano nei miei riguardi: mia madre, mia sorella, gli insegnanti della Guildhall, gli amici, PJ, i colleghi, i fan…io correvo da te, dalle tue braccia forti e calde, pronte ad accogliermi amorevolmente, io correvo da te, dalle tue mani premurose pronte ad asciugare le lacrime che scendevano copiose sulle mie guance, e correvo da te, dalla tua voce melodiosa, pronta a dettarmi dolci parole di conforto che scendevano a consolarmi fin nel più profondo dell’anima; fino a quando, sicuro e rasserenato, smettevo di piangere, e mi addormentavo cullato nel tuo stretto abbraccio, dalle tue dolci parole e dal profumo della tua pelle…

 

Ma ora, ora non sono più lo stesso ragazzo di un tempo, quello stesso ragazzo che si buttava giù dai ponti, senza pensarci due volte, con solo un elastico legato alle caviglie, o che andava a fare surf con gli Hobbit, quando le onde erano alte almeno dieci metri…

 

Il tempo va avanti, la vita va avanti; e la vita e il tempo, ti scolpiscono dentro e fuori inesorabilmente, senza che tu possa farci niente, senza che tu possa fare niente per fermare l’impronta marchiata a fuoco e la firma indelebile che ti lasciano dentro; e così ti svegli una mattina, consapevole che sei cresciuto, che non sei più un bambino, che sei un adulto maturo, e in quanto tale, ti devi far onere delle tue responsabilità senza poterle accollare a nessun altro; e così certe cazzate iniziano piano piano a sparire, senza che tu neanche te ne renda conto, certi atteggiamenti vengono messi da parte per poi, col tempo, sparire del tutto; lo scintillio aggraziato dello stupore, della gioia e della sorpresa che si dipinge negli occhi dei bambini quando si trovano davanti a un qualcosa di nuovo, come se si trovassero di fronte a un qualcosa di magico, negli occhi di un adulto maturo, non si dipinge più…ma, in fondo, il mondo degli adulti è questo: ognuno preso dalla frenesia di questo pazzo mondo che, a volte, sembra girare all’incontrario, e se tu non sei pronto a scattare, e a corrergli dietro alla velocità e nel senso che più gli aggrada, sei un essere perduto; nel mondo degli adulti, ognuno è preso dalla propria vita, dal proprio profitto, dai problemi della vita di tutti i giorni; e quel che è peggio, crescendo, nella maggior parte dei casi, si diventa anche più egoisti, individualisti e aridi di cuore…

 

Ora sono un uomo maturo, non mi butto più giù dai ponti, le mie proposte strampalate hanno cessato di esistere, e anche i miei capelli sono acconciati secondo i canoni che rientrano nei parametri della normalità adulta…ora sono un grande attore, conosciuto e ammirato in tutto il mondo; e ce l’ho fatta, sono riuscito a tener fede alla promessa che mi feci tanti anni addietro, quando a soli sedici anni lasciai Canterbury per andare a trasferirmi a Londra, e promisi a me stesso che presto sarei diventato un attore acclamato in ogni angolo del globo; sono riuscito ad essere all’altezza di tutte quelle innumerevoli aspettative di cui avevo così tanta paura, e sono riuscito ad andare anche oltre a quelle; ho più di tutto quello che avessi mai osato sperare, e se ce l’ho fatta, è stato anche e soprattutto grazie a te, ma…a che prezzo ho avuto tutto questo?! Forse, il conto che mi è stato presentato, era fin troppo salato, ma io, senza pensarci neanche una volta, su quel conto, ci ho posto la mia firma, ho pagato il mio tributo al mondo, ed è stato quasi come aver firmato la mia condanna a morte, perché ora…ora, ne sto scontando tutte le pene che ne sono derivate; ed è come vivere in una prigione dorata, circondato da tesori di immenso valore, senza però poter toccare né cibo né acqua, e appena fuori della mia prigione, scorre un fiume dalle acque fresche e limpide, ma è troppo lontano perché le mie mani riescano a raggiungerlo, e portarne così qualche goccia alle mie labbra aride e assettate…le sbarre dorate mi impediscono di spingermi oltre; e sopra la mia prigione, si stagliano verdi rami di un albero rigoglioso, carichi di frutti maturi, ma sono troppo in alto perché le mie mani possano riuscire a staccarne anche uno soltanto, e sfamare così il mio corpo debole e stanco…ancora, le sbarre dorate mi impediscono di spingermi oltre…

 

È come ritrovarsi in mezzo a una folla di gente, e tu sei lì, che urli e strepiti e scalci disperatamente, ma nessuno sembra fare caso al tuo dolore, nessuno si gira a chiederti che ti è successo, se hai bisogno di una mano, nessuno si cura di te, perché tutti sono sordi al tuo grido disperato, e continuano ad andare avanti, ognuno per la sua strada…

 

Ed è come vivere incatenati in un antro buio e profondo nelle viscere della terra, e solo da una piccola apertura nel terreno filtra un po’ di luce, ma tu sei lì che riesci ad intravedere solo un piccolo riverbero della luce del sole, e delle stelle e della luna, e non puoi goderne a pieno, così come non puoi godere a pieno del canto degli uccelli e dell’aria fresca sul tuo viso…

 

E tutto questo, piano piano, giorno dopo giorno, ti porta lentamente ed inesorabilmente alla pazzia più acuta, alla pazzia più disperata…alla morte dell’anima; se qualcuno, presto, non verrà ad aprire le sbarre della prigione dorata, se qualcuno, presto, non si girerà al tuo grido disperato, se qualcuno, presto, non verrà a spezzare le catene che ti tengono prigioniero, e ti aiuterà a risalire in superficie…

 

E io, io ho bisogno di qualcuno che mi venga ad aiutare; ho bisogno di Vig, di lui soltanto; della speranza e del coraggio che ha saputo infondermi, quella stessa speranza e quello stesso coraggio che mi sono stati portati via per mezzo di quella maledetta firma; quella stessa speranza e quello stesso coraggio che il mondo si è preso come tributo…

 

Ma no!! Non devo incolpare il mondo, devo solo incolpare il mio egoismo!! È a lui che ho pagato il mio tributo, e adesso, adesso, Dio solo sa quanto mi manca, e Dio solo sa quanto male gli ho fatto…e forse, questa, è la giusta punizione che mi merito: vivere imprigionato in una gabbia dalle sbarre dorate, urlare in mezzo a una folla di gente senza che nessuno si curi minimamente di me, vivere incatenato nelle viscere buie e profonde della terra…finché il mio corpo avrò vita.

 

Perché sento che l’anima e la mente…quelle…stanno quasi per cedere all’oblio eterno, se già non sono cadute del tutto, senza che io me ne accorgessi…

 

Tutto appariva di un colore così caldo e sgargiante con te accanto, tutto acquisiva un nuovo significato ai miei occhi; riuscivo a trovare il bello in ogni cosa, e il lato positivo anche nelle cose brutte, avevo imparato a godere a pieno della bellezza della vita, capendo che essa è degna di essere intensamente vissuta anche fino all’ultimo battito del cuore, fino all’ultimo dei respiri, e avevo imparato ad ascoltare non solo me stesso, ma anche gli altri, e a rispettare le loro opinioni e le loro idee, senza giudicarli, benché magari io fossi di un opinione differente; così come avevo imparato ad ascoltare la musica del mondo e i suoni della natura, e avevo imparato a rispettare ogni essere vivente e non, presente sulla faccia della terra…

 

Grazie a te, avevo imparato a fare tesoro dell’esperienza che si acquisisce giorno dopo giorno, mettendo ogni consiglio che mi venisse fatto, ogni cosa che mi fosse capitata di vedere, di leggere, di sentire, e qualunque cosa in cui mi fossi imbattuto; nel mio bagaglio culturale, e di conservarlo lì, come il più prezioso fra i tesori, insieme a tutti gli altri tesori che vanno a formare l’esperienza di una persona, per poi tirarla fuori e metterla in pratica all’occorrenza!!

 

E per tutto il tempo che mi sei rimasto accanto, mi hai salvato dall’arido mondo degli adulti, benché stessi comunque crescendo, ma…per riuscire a non caderci del tutto, ci vuole grande coraggio e una grande forza di volontà…

 

Tu ci sei riuscito:

 

sei un uomo adulto, ma non sei arido di cuore, non sei un egoista né tanto meno un individualista o un accentratore…

 

Sei una persona forte e ammirevole, un adulto i cui occhi brillano ancora di quello scintillio tipico dei bambini, sei l’eccezione che conferma la regola imposta da questo mondo frenetico, e per riuscire ad esserlo, hai tirato fuori un grande coraggio, una grinta ammirevole e un’immensa forza di volontà; ovvero tutto quello che io non sono riuscito a sfoderare contro le lusinghe e le tentazioni del mondo adulto, e sono caduto…sono caduto nonostante tu mi tenessi stretto a te, nonostante avessi tentato in ogni modo di aggiungere al coraggio che mi hai saputo infondere, un po’ del tuo coraggio, ma…evidentemente non bastava, o forse non serviva, perché ognuno di noi, quel coraggio deve trovarlo da sé, come è giusto che sia; ed io, io non sono stato in grado di trovarlo, non sono riuscito ad essere forte come te, come tu ti aspettavi, e come anch’io mi aspettavo…perché, ti giuro…anch’io, anch’io ci ho creduto fino in fondo; anch’io credevo di farcela, ma all’ultimo, al momento della prova finale, ho ceduto, e sono cascato nel baratro infinito di un mondo adulto che mi ha accolto a braccia aperte, e mi ha messo a vivere dentro una prigione dorata, e ci sono stato bene all’inizio, lo ammetto e me ne vergogno, ma poi, poi ho iniziato ad avvertire la fame e la sete, e non c’era nessuno che mi aiutasse, come non c’è tutt’ora, nessuno che venisse in mio soccorso ad aprire le sbarre della mia prigione…

 

E come tu mi hai detto per telefono, nessuno può farlo…

 

Nessuno, tranne me stesso.

 

 

 

 

 

 

“Nessuno può salvarti Orlando…io ho tentato con tutto me stesso, ma adesso ho capito che l’unico che può farlo sei solo tu, devi solo volerlo con tutte le tue forze…Ricorda che il mondo, per quanto spietato possa essere, offre sempre più di una possibilità, ma…per quante possibilità ti possa dare, devi prima rendergli l’unica e giusta quota che chiede: il farcela da soli al momento della prova finale…tu sei caduto, è vero, ma non fartene una colpa, almeno non con te stesso…piuttosto prova a liberarti da solo dalla tua prigione dorata, e se non ci riesci, provaci ancora, e ancora e ancora, fino a quando non sarai libero…e se riuscirai a liberarti, allora sarà solo perché ce l’avrai fatta da solo, e il mondo considererà la sua quota pagata…”

 

“…Ma Vig!! Io il mio tributo al mondo l’ho già pagato!! Si è preso il mio coraggio, si è preso la mia speranza, e soprattutto mi ha allontanato da te, l’unica persona che io abbia mai amato!!...” Affermai con convinzione…

 

“No, Orlando…quel tributo, non l’hai pagato al mondo; l’hai pagato a te stesso, all’egoismo che ti ha preso quando sei caduto…”

 

“Vig, Vig…Ti prego, non dire così…perdonami per quello che ho fatto!! Ti prego, perdonami!!! Io ti amo, ti amo…dimmi che mi sarai accanto quando tenterò di liberarmi da questa maledetta prigione, dimmi che non mi lascerai solo…ti prego Vig…non allontanarmi da te…non mandarmi via!!” Iniziai a piangere disperatamente, quando sentii quella maledetta parola: ‘egoismo’…mi faceva troppo male, perché già lo sapevo da me di essere stato egoista, e sentirselo dire anche dalla persona che più si ama al mondo, era una vera tortura…iniziai a piangere, a piangere e a supplicarti di starmi vicino…

 

“Per favore Orlando…”

 

“Perché continui a chiamarmi Orlando?! Era Orli per te Vig!! Era Orli!!” Ti interruppi subito io tra le lacrime, e con una nota di rabbia nella voce…

 

“Orlando…per favore, non piangere, ti sembrerà strano, ma ancora mi si spezza il cuore quando sento che piangi…”

 

“Allora chiamami Orli…e dimmi che mi sarai vicino quando mi libererò, perché io lo farò Vig…te lo giuro, te lo giuro sul mio cuore…te lo giuro sul nostro amore…e lo giuro di fronte a questo dannato mondo!! Ci riuscirò da solo, ma tu devi promettermi che mi sarai comunque accanto…Non lasciarmi cadere di nuovo…” Non potevo crederci, anche se il mio Vig continuava ancora a chiamarmi ‘Orlando’, aveva appena finito di dire che ancora gli si spezzava il cuore nel sentirmi piangere; e la tua voce, da fredda e quasi indifferente che era all’inizio, ora sembrava più partecipe e commossa al mio dolore; al nostro dolore…per il nostro amore…forse c’era ancora qualche speranza…

 

“Non posso, non posso!! Dannazione Orlando!! Non posso più chiamarti Orli, né tanto meno posso starti accanto nel momento in cui deciderai di tentare di liberarti!!...E per quanto riguarda il nostro amore…quello, non esiste più!!...Mi dispiace…”

 

“Nooo!! Non dire così…non dire così…il nostro amore esiste, il nostro amore esiste!!...Non lasciarmi solo amore mio, ti scongiuro!!! Ti prego vita mia, promettimi che mi aspetterai…che aspetterai il mio ritorno!! Vuoi Vig?! Promettimelo!! Promettimelo!!...” Nella tua voce adesso, si distingueva chiaramente la rabbia…no, no!! Non doveva andare così…e a quell’affermazione poi, ‘e per quanto riguarda il nostro amore…quello, non esiste più’ incominciai a piangere ancora più forte, senza riuscire davvero a controllarmi, in modo totalmente isterico; sconnesso, spossato dai singhiozzi di disperazione e dolore…E così ti chiesi di farmi quella promessa…

 

“Io non posso più prometterti niente…mi fa troppo male quello che hai fatto Orl…”

 

“No Vig!! Viiiiig!!!! Ti prego perdonami, perdonami!!....Io ti amo, ti amo!!!” Ti interruppi bruscamente, non volevo sentirti un’altra volta chiamarmi col mio nome per esteso: ‘ Orlando ’, e d’altronde non volevo sentire nemmeno la conclusione di quella frase; così iniziai a gridare istericamente, colto da un improvviso attacco di panico…le lacrime sulle mie guance si facevano sempre più copiose, mentre supplicavo il tuo perdono, e ti gridavo con tutta la disperazione che avevo in corpo, che ti amavo…e ti amavo davvero, come ti amo adesso, con tutto me stesso…

 

“Lo so che mi ami, ma…non posso ugualmente perdonarti…non ci riesco…io ho tentato, ho tentato, dannazione, ma…”

 

“Mi dispiace, mi dispiace!!...” Avevo iniziato a ripetere come una macchinetta, sembravo un automa… i miei occhi avevano perso la loro luce, potevo avvertirlo chiaramente, il mondo intorno a me pareva essere scomparso, ed io ero avvolto unicamente dal mio dolore; si, era il MIO dolore, non più il nostro, perché un noi; se fino a quel momento avevo nutrito qualche speranza che potesse ricominciare ad esistere, era sparita in quel momento…non avevo più nessun desiderio, non avevo più nessuna debole speranza…la mia vita era finita nel momento in cui Vig mi disse che non poteva perdonarmi, perché lui stesso era la mia vita, e adesso, mi stava volgendo le spalle, senza che io potessi fare niente per fermarlo…

 

“Dispiace anche a me, non sai quanto…Adesso è meglio chiudere questa conversazione…”

 

“No Vig, ti prego aspetta!! Aspetta!!...” Incominciai a supplicarlo di nuovo, istericamente, in maniera totalmente incontrollata; preso com’ero da un attacco di panico acuto, quasi facevo fatica a respirare, le parole facevano fatica ad uscire dalla mia bocca, ma, tutt’ora non so come sia stato possibile, riuscivo a gridarle comunque…solo quelle parole, e nessun’altra riuscivo a pronunciare, ma quelle che riuscivo a dire, nonostante il nodo alla gola e il blocco allo stomaco, come di chi ha appena ricevuto un pugno fortissimo in piena pancia; che mi si erano formati, riuscivo a gridarle furiosamente…Con le mie suppliche, avevo buttato al vento anche le ultime briciole di amor proprio che mi rimanevano, ma non mi importava di perdere quello; l’unica cosa che mi interessava era il fatto che stavo per perdere l’unica persona che io avessi mai amato, la mia unica ragione di vita, e la colpa, la colpa di tutto questo, era unicamente mia e di nessun altro…della mia codardia e del mio egoismo…

 

“Ti auguro buona fortuna per tutto…chissà?! Magari un giorno, ci rincontreremo…”

 

“N non dire…non dire addio…non dire addio…” Ancora, mi ero trasformato completamente in un automa, incapace di dire qualunque altra cosa che non fosse ‘non dire addio’, e incapace di smettere di piangere…non potevo credere davvero che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei sentito la tua voce; non potevo crederlo assolutamente, ma…

 

“Devo dirlo, devo dirlo…ADDIO ORLANDO…buona fortuna…” E così dicendo attaccasti il telefono…

 

“Nooooo!!!! No Vig, Vig!!! Amore mio, no!!! VIIIIG!!!...” Iniziai ad urlare e a strepitare, e a piangere sempre più forte…ti chiamavo inutilmente, tu tanto, non avresti potuto sentirmi: avevi riagganciato il telefono, e questa volta, per sempre…volevo spaccare il mondo intero, volevo sfogare la mia rabbia contro qualcuno o qualcosa, ma non riuscivo assolutamente ad alzarmi dal divano, a riprendermi dallo stato di catalessi in cui ero caduto…tutti i miei muscoli si erano intorpiditi, sembravo perso in uno stato di morte apparente, se non fosse stato per le lacrime che continuavano a sgorgare impetuose dai miei occhi, e dal respiro irregolare…non riuscivo neanche più a gridare, tanta era la mia disperazione; non avevo più la forza di fare qualunque cosa, neanche il movimento più piccolo…avrei solo voluto sparire, essere inghiottito dal nulla, scomparire per sempre dalla faccia della terra, ed essere dimenticato da tutto e da tutti; così il mio amore, se non si fosse più ricordato di me, non si sarebbe più neanche ricordato del male che una volta, un giovane ragazzo di nome Orlando, gli fece; mentre io invece, scomparendo, avrei smesso una volta per tutte di patire le pene dell’inferno…

 

Mentre ancora ero letteralmente buttato sul divano, con il viso completamente bagnato di lacrime e affondato in un cuscino, mi assalì improvvisamente un lampo di rabbia furibonda, ed il mio corpo iniziò a reagire: mi alzai di scatto senza riuscire a pensare; così iniziai a prendere a calci qualunque cosa mi capitasse a tiro, a lanciare rabbiosamente contro il muro oggetti di ogni tipo; soprammobili, libri, CD…qualunque cosa…qualunque cosa era buona per sfogare la mia rabbia, ma nessuna cosa sarebbe stata in grado di colmare l’abbisso profondo in cui erano cadute la mia mente e la mia anima…

 

 

 

 

 

 

 

Quella fu l’ultima volta che ti sentii, e da allora…sono già passati nove mesi; nove mesi d’inferno in cui ho tentato e ritentato di liberarmi dalle sbarre d’oro che costituiscono la mia prigione, ma…tutto è valso a un bel niente, ed io, poco a poco sto perdendo anche le ultime speranze e le ultime forze che, le tue ultime parole hanno saputo destare in me: non riesco a liberarmi da solo, o perlomeno, non ci riesco senza che io abbia te al mio fianco…

 

Lo so…

 

Te l’avevo giurato, e l’avevo giurato a me stesso di fronte al dannato mondo come testimone, ma…ancora una volta non sono riuscito a mantener fede alla parola data, come invece riuscivo a fare una volta, quando ancora ero un ragazzino sedicenne scappato a Londra, quando ancora ero un ragazzo ingenuo e inesperto appena arrivato in Nuova Zelanda, quando ancora avrei sicuramente avuto il coraggio di venire a bussare alla tua porta…

 

Quando ancora l’egoismo del mondo adulto; arido e spietato, non mi aveva trascinato via con sé, in un baratro senza fine…

 

E la mia anima…lentamente muore…

 

E la mia mente…lentamente si spegne…

 

Tutto era così semplice quando tu eri accanto a me, che non mi accorgevo di stare poco a poco cadendo, in quel baratro senza fine, da cui non riesco a scappare…