.|. Risveglio .|.

by Francy

Ispirato a un brano del Signore degli Anelli (precisamente il secondo capitolo de ‘Le due Torri’: I Cavalieri di Rohan) dove Aragorn, Legolas e Gimli stanno inseguendo gli orchi che hanno portato via Merry e Pipino e al calare delle tenebre decidono di interrompere l’inseguimento per timore di perdere le loro tracce. Questa è la mia versione alternativa del risveglio di Aragorn (le frasi finali sono prese direttamente dal libro, ma ho fatto qualche piccola modifica per farle entrare nel contesto –chiedo perdono al divino Tolkien *_* - )

Drammatico/Sentimentale | Slash | Rating PG | One Piece

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Sospeso al confine tra coscienza e sogno. L’unico legame con la realtà che lo circondava era una dolce brezza mattutina che gli accarezzava il volto, ricordandogli con nostalgia il tempo trascorso a Rivendell prima che il suo destino lo forzasse prepotentemente a mettersi in viaggio e rinunciare a quella serenità.

Per un fugace istante ebbe l’illusione di trovarsi ancora in quel luogo fuori dal tempo, lontano dalle preoccupazioni, la voce soave di sua madre risuonava nelle sue orecchie mentre la sua pallida mano accarezzava teneramente i suoi capelli di bambino.

Aragorn aprì lentamente gli occhi, abbandonando le immagini di quel passato oramai perduto per ritrovarsi a fissare il cielo ancora ammantato del nero della notte morente, improvvisamente di nuovo consapevole di dove si trovava e del motivo che lo aveva portato in quelle terre. Con una fitta di rimorso ricordò la difficile decisione che aveva preso alcune ore prima: interrompere l’inseguimento dei rapitori per recuperare le forze ed evitare di perdere la pista a causa delle tenebre, ma rischiare così di dare loro troppo vantaggio o continuare fino allo sfinimento e mettere così a repentaglio la missione?

Scegliendo la prima opzione aveva preso la decisione più razionale, di questo era convinto, ma sentiva ugualmente crescere la preoccupazione per la sorte di Merry e Pipino e il suo cuore era colmo di inquietudine. Se gli orchi non si erano accampati durante la notte le possibilità di raggiungerli erano minime, ma dovevano comunque rimettersi in marcia al più presto.

Il ramingo si alzò e aguzzò la vista per penetrare le innaturali ombre che lo circondavano alla ricerca dei suoi compagni d’avventura. Identificò subito il Nano Gimli nella figura che giaceva addormentata poco lontano da lui, ma non riuscì a scorgere il figlio di Thranduil.

Inaspettatamente dietro di lui si levò un canto armonioso, appena sussurrato, simile a un ultimo caldo soffio di vento estivo che implori le non più verdi foglie degli alberi di Bosco Atro di resistere all’arrivo dell’autunno, carezzandole fugacemente al suo passaggio come un tenero amante. Aragorn fu colpito dalla malinconia di quella voce che con parole semplici e delicate come il cristallo esprimeva la sua stessa nostalgia per la propria terra e per un’epoca luminosa oramai scomparsa.

Si voltò per osservare la fonte di quella melodia e rimase incantato dalla bellezza di ciò che vide, come se i suoi occhi mortali scoprissero per la prima volta la grazia degli Elfi. Legolas sedeva sull’erba, le gambe sottili e forti piegate, circondate delicatamente dalle braccia bianche come le sponde delle Terre Immortali, i biondi capelli leggermente mossi dalla brezza incorniciavano i suoi lineamenti fini. Alle sue spalle brillavano ancora le pallide stelle tanto care al suo popolo e davanti a lui i primi raggi del sole nascente illuminavano il blu profondo dei suoi occhi saggi, ma al contempo pieni di innocenza come quelli di un fanciullo. La sua figura eterea sembrava segnare idealmente il passaggio tra notte e giorno, morte e vita, passato e futuro. Chiunque avrebbe pensato che quell’essere perfetto non potesse essere turbato da nulla, invece il suo volto era teso mentre scrutava l’orizzonte con apprensione.

Solo allora Aragorn si concentrò sul significato delle parole che scaturivano dalle labbra dell’elfo e comprese che Legolas stava affidando al vento la sua benedizione perché esso la portasse fino agli amici lontani e fosse loro di conforto nella prigionia. Quel canto non esprimeva solamente timore e tristezza come aveva creduto inizialmente, ma anche una calda speranza, che cullò il suo cuore stanco ridonandogli vigore. Inspirò profondamente, lasciando che quell’incantesimo si impadronisse di lui donandogli un momento di pace interiore. Un sentimento finora assopito iniziava a prendere forma nel suo animo, dolce e acre al tempo stesso, qualcosa di proibito e prezioso che doveva tenere nascosto profondamente nel suo cuore, pensò amaramente.

Nel frattempo Legolas si era alzato e aveva chiuso gli occhi, lasciandosi sfuggire un mesto sospiro, come se la speranza che aveva cantato fino a poco prima fosse scomparsa, simile a un miraggio. Il ramingo lo raggiunse e rimase immobile accanto a lui.

Fu Legolas a spezzare il silenzio.

“Sono molto molto lontani”, disse tristemente rivolgendosi ad Aragorn. “Il mio cuore mi dice che non si sono concessi alcun riposo questa notte. Solo un’aquila ormai potrebbe raggiungerli”.

“Noi ad ogni modo faremo del nostro meglio per seguirli” disse Aragorn poggiando una mano sulla spalla del compagno. Poi si chinò per svegliare il Nano. “Coraggio! Dobbiamo andare”, disse. “Le tracce stanno per scomparire”.