.|. Quello che voglio... .|.

by Lilith

Nuova Zelanda, due attori  e come, forse, è cominciata la storia che tutte noi non ci stanchiamo mai di ascoltare…

Commedia/Sentimentale | Slash | Rating NC-17 | One Piece

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Maledetto, maledetto costume…

Orlando si strappò letteralmente di dosso la parrucca di Legolas, buttandola in malo modo sul tavolo del trucco, mentre con l’altra mano staccava l’arco dalla maniglia della porta in cui si era impigliato per poi gettarlo a terra.

Maledetto costume, maledetta parrucca, maledetto arco e soprattutto maledetto, maledetto Legolas. Lui e la sua insopportabile impassibilità, la sua voce sempre bassa e dolce e la sua odiosissima grazia.

Lui non era Legolas, non lo sarebbe a mai stato, lui non era un guerriero senza macchia e senza paura, lui aveva bisogno di muoversi, di ridere e di urlare tutto quello che pensava e provava…

Con uno sbuffo si lasciò affondare nella sedia davanti allo specchio e guardò la sua faccia ancora truccata da elfo.

Quella di quella notte era stata la performance più patetica di tutta al sua vita. Non aveva mai recitato tanto male prima di allora e non erano necessari gli strilli di Peter, che echeggiavano per tutto il fosso di Helm, per saperlo, se ne era reso conto benissimo da solo…

-Che cosa stai facendo?- chiese alla sua immagine, ma non seppe che rispondere.

Non aveva  la più pallida idea di cosa gli stesse succedendo.

Quella era molto più che l’occasione di una vita, quel film, quella parte erano meglio che vincere alla lotteria. Qualsiasi altro attore sano di mente avrebbe dato un braccio per far parte di quel cast e lui…lui si permetteva di recitare come un principiante qualsiasi solo perché…perché…

Già doveva convivere con il peso di essere l’attore più inesperto del gruppo, persino il giovanissimo Lij aveva frequentato ben più set di lui,gli ci mancava solo di farsi al nomea di quello poco professionale per rovinargli la carriera ancora prima di cominciare.

Un’altra nottata come quella e probabilmente PJ stesso gli avrebbe caricato le valigie sul primo aereo per Londra.

Quanto odiava il fosso di Helm! Settimane intere di riprese notturne, di pioggia, combattimenti e  freddo e poi quella maledetta scena.

Aragorn e Legolas che si riappacificano prima della battaglia mentre gli orchetti marciano sulla fortezza.

Cinque minuti di girato, una manciata di battute e un paio di sguardi ben fatti…tutto lì…

Solo che lui non c’era riuscito.

Aveva continuato a sbagliare battuta e tempi o peggio ancora a trasmettere l’intensità di un pesce rosso fino a quando Peter al colmo dell’esasperazione aveva rimandato tutto all’indomani.

E tutto solo per…

-Idiota- disse a voce alta…ma non si sentiva un’idiota..si sentiva incasinato fino al midollo e spaventato e incapace di fare i conti con quello che continuava a passargli per la testa e…

-Hey, Elf-boy, tutto bene?-

“No, non va tutto bene…Fa tutto schifo!”

Orlando non rispose.

Viggo gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla e chinandosi verso di lui. I loro occhi si incrociarono nello specchio.

-Guarda che capita a tutti una giornata storta.-gli disse

-Si?-chiese Orlando ma tutti i suoi pensieri erano fissi su quella mano sopra la sua spalla e sui brividi che gli percorrevano al schiena e il collo e sul suo stupido cuore che all’improvviso si era messo a battere come un martello pneumatico…Maledizione Viggo…non toccarmi, non lo vedi che non ce la faccio? Che, a volte, faccio fatica anche a guardarti?

-Ma certo!- disse l’uomo, stringendolo un po’ di più -La stanchezza, il vivere come vampiri ormai da mesi… -

-Ok…-rispose solo Orlando “Ma tu leva quella mano o io non rispondo di me…spostala o mi verrà un infarto davanti ai tuoi occhi…”

Viggo si tirò su e iniziò a levarsi il costume da ramingo.

-Vuoi che ti dia una mano a riprovare la scena?- gli chiese,mentre si slacciava la giacca e la posava sull’appendiabiti dietro di lui assieme al mantello –secondo me è solo questione di intensità…Magari così risolviamo il problema- e intanto si sfilò la tunica rimanendo con addosso i soli pantaloni scuri.

“Tu sei il problema,maledizione! Tu e il modo in cui ti muovi, in cu mi guardi e il tuo profumo che tutto attorno a me e il tuo corpo mezzo nudo riflesso nello specchio che io non riesco a smettere di guardare e…”

-No!- sbottò Orlando schizzando in piedi e allontanandosi dall’amico.

Viggo lo guardò stupito e sotto il suo sguardo il ragazzo sentì le guance infiammarsi –Io…preferisco non pensarci ora…sai…staccare un attimo…- buttò lì, nella speranza di apparire credibile, anche se non ci contava molto.

Viggo disse -Come vuoi- e si sedette davanti allo specchio cominciando a struccarsi, mentre lui rimase in piedi, impalato alle sue spalle a seguire i movimenti delle sue mani chiedendosi che effetto dovesse fare averle su di se, sentirle muovere contro la sua pelle affondare tra i propri capelli.

-Qualcosa non va?- gli chiese improvvisamente l’americano facendolo sussultare. Cosa diavolo gli prendeva? Possibile che avesse totalmente perso il controllo di se?

-Niente…- disse –io…io vado…-

Era già mezzo fuori dal camper quando la voce dell’uomo lo inchiodò sulla soglia.

-Stasera sei dei nostri?-

“No” gli gridò una saggia vocina in testa “Scordati di passare un’altra serata a far finta di interessarti alle conquiste di Dom e Lij, quando invece tutta la tua attenzione è su quello che Viggo sta facendo o dicendo o bevendo…tanto vale che ti spari un colpo in testa…di sicuro sarebbe meno doloroso”

-Andiamo al solito pub- stava dicendo l’uomo –Allora, vieni?-

“Non ci pensare neppure Viggo…mi rifiuto di ubriacarmi a morte solo per cercare di non vedere Sean che non ti molla un attimo…e tu che lo lasci fare…magari ti piace…Questa volta non vengo, non sono pazzo..”

-Certo che vengo- sentì la sua voce rispondere da sola e quando Viggo sorrise in risposta a lui non resto che girare su se stesso e andarsene continuando a maledire quell’atroce giornata che sembrava non volerne sapere di finire.

 

*****

 

Appena messo piede nel locale Orlando non poté che chiedersi come si potesse essere tanto stupidi da fare sempre e comunque la cosa più sbagliata tra tutte…

Gli era bastato uno sguardo alla sala per vedere che la serata sarebbe andata proprio come nelle sue più fosche previsioni.

Gli hobbit stavano giocando a biliardo, mentre ad un tavolino poco distante Viggo e Sean parlottavano di qualcosa…O meglio Vig parlava perché Sean si limitava a pendere dalle sue labbra…idiota…come se davvero gli interessasse qualcosa di pittura e poesia…

Si girarono a salutarlo e Orlando rispose con un veloce cenno della testa sterzando decisamente verso il biliardo. Non era assolutamente in grado di reggere una conversazione con loro due, ora.

Già si vedeva a tentare di non fare la figura del ragazzino davanti all’uomo sotto lo sguardo divertito di Sean. Si, perché, se anche Viggo non sembrava accorgersi affatto di quello che lui provava,lo stesso purtroppo non poteva dirsi di Sean.

L’inglese sembrava aver perfettamente chiaro quello che lui pensava, sperava, sognava…e la sola idea sembrava divertirlo un sacco.

“Di certo non teme la mia concorrenza.”Pensò Orlando con una punta di amarezza “non gli viene neppure in mente che potrei arrivare al Danese prima di lui…il che immagino la dica lunga sulle mie possibilità di riuscita...”

Magari, visto che era tanto sicuro di se, a Sean non sarebbe dispiaciuto spiegare a Viggo la natura dei suoi sentimenti…magari poteva chiedergli di fargli questo piacere…di certo le cose per lui non sarebbero andate peggio…anzi, forse dopo essersi levato tutti quei segreti da dentro si sarebbe sentito meglio e sarebbe riuscito,almeno, a non mandare a quel paese anche la sua carriera.

Meglio ancora…già che c’era poteva dirlo direttamente lui a Viggo.

Perché no? Una bella dichiarazione, in piena regola –Ciao Vig…sai mi sono innamorato di te!- Pulita, chiara, concisa e efficace.

Il solo pensiero lo fece sorridere e arrossire fino alla radice dei capelli.

Confessare a Viggo la verità, i suoi sentimenti, mettere definitivamente fine ai segreti, agli imbarazzi, ai gesti abortiti ancora prima di essere compiuti.

Lui e Vig assieme…non riusciva neppure a pensarla una cosa del genere.

-Hey Orl, che faccia hai?- lo apostrofò d’improvviso Lij

-Niente- tagliò corto lui sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori –Vado a prendere qualcosa da bere e poi vengo a insegnarvi come si gioca…-

 

*****

 

Un paio di ore e molti bicchieri dopo Orlando stava cercando di battere Dom in quella che tra una cosa e l’altra si stava rivelando la partita più lunga che mai fosse stata giocata. Era assolutamente certo di essere sempre stato un ottimo giocatore eppure per quanto si sforzasse, quella sera, ogni volta in cui cercava di colpire una delle sfere ancora sul tavolo verde, rischiava sempre di accecare qualcuno con la stecca.

-Sei ubriaco- lo prese in giro Billy all’ennesimo colpo mancato.

Orlando ghignò. Elijah non stava meglio di lui e se possibile, Billy e Dom erano conciati ancora peggio.

L’indomani almeno non sarebbe stato l’unico attore con l’aria di essere stato appena sputato da una lavatrice.

Lij stava cercando di arrivare al suo bicchiere senza alzarsi dallo sgabello e Orlando lo vide perdere l’equilibrio, fece appena in tempo a stendere una mano per aiutarlo che già erano finiti in terra tutti e due tra le risate generali.

Era ancora seduto sul pavimento che cercava di districarsi dalle gambe di Elijah quando sentì la voce di Sean subito dietro di lui.

-E’ ora che ve ne torniate  a casa impiastri- disse mentre tirava in piedi Lij.

D’improvviso tutto il buon umore di Orlando svaporò. A Bean bastavano quattro parole per farlo sentire un’idiota di fronte all’uomo che amava…perché non se ne andava e non li lasciava in pace? Perché doveva sempre stare lì a ricordargli che era solo un ragazzino troppo vivace? Sentì due braccia stringerlo e aiutarlo a rialzarsi e d’istinto si divincolò. Non voleva farsi guardare da Viggo mentre Sean lo rimetteva in piedi, mentre lo tirava su come un sacco di patate.

Solo in quel momento si accorse che non era Sean che lo stringeva, ma Viggo.

Le braccia di Viggo attorno al suo corpo, il suo respiro su collo, le sue mani…Improvvisamente fu troppo da sopportare.

Orlando ruotò su se stesso ancora stretto tra le braccia dell’uomo fino ad incontrare i suoi occhi. Le sue labbra erano lì…talmente vicine e lui le aveva sognate per così tanto tempo…

-Vig…ti voglio! E tu mi vuoi?-

Sentì Dom scoppiare a ridere e gli altri due Hobbit unirsi a lui.

-Il ragazzino è ubriaco- lo canzonò Sean, ma Orlando aveva sentito un tremolio nella sua voce e un qualcosa che sembrava quasi timore.

L’unico che rimase zitto fu Viggo.

Continuava a guardarlo senza dire una parola, ma il suo sguardo era distante e freddo.

-allora Vig…- riprese Orlando incapace di controllarsi. Improvvisamente il suo cuore batteva a mille. L’aveva fatto, gli aveva confessato i suoi sentimenti, ma l’altro non diceva nulla, come se non gli importasse e lui ora aveva paura…una paura tremenda.

-Smettila di fare l’idiota- gli rispose l’uomo,bloccandogli il respiro mentre lo allontanava da se.

Con la cosa dell’occhio Orlando poté vedere gli Hobbit che si dirigevano verso la porta. Si appoggiavano l’uno all’altro per non cadere e sembravano così allegri.

Lui invece era lì, impalato davanti all’uomo che amava mentre pian piano iniziava a rendersi conto di cosa aveva fatto. Sapeva che Sean era ancora dietro di lui, gli occhi fissi sulla sua schiena e in quel momento lo odiò con tutto se stesso.

“Ti piace guardarmi mentre vado a fondo?”pensò, mentre i suoi occhi non riuscivano a lasciare il viso severo di Viggo.”Ti piace sapere che alla fine hai vinto tu, vero?”

-Vig io…- riprovò Orlando. Non poteva davvero finire in questo modo...forse Viggo non aveva capito…forse…

-Ma cosa pensavi di fare?- non c’era più freddezza nei suoi occhi. C’era rabbia e lui proprio non capiva perché.

Che avesse frainteso..che in realtà l’altro…

-Io…io credevo…- provò a spiegare ma dalla sua bocca uscì solo un patetico balbettio

-Che fossi gay?- lo apostrofò Viggo

-No…bè…però…tu…- Dietro di se Orlando sentì uno sbuffo divertito di Sean che, se possibile lo confuse ancora di più. Era come stare in mezzo all’oceano in tempesta senza salvagente. Il ragazzo non sapeva più bene cosa dire o cosa fare. Era bisessuale. Sapeva che Viggo era bisessuale…lo sapevano tutti…Viggo non aveva mai fatto mistero del suo atteggiamento molto liberale nei confronti del sesso. Orlando non aveva mai avuto dubbi in proposito, ma ora…sembrava talmente arrabbiato che il ragazzo cominciò a chiedersi se fosse poi certo di queste cose. Dopotutto non ne avevano mai parlato direttamente e  forse lui aveva frainteso degli atteggiamenti…

Orlando si portò una mano alla bocca imbarazzato…Dio cosa aveva fatto…

-Scusa Vig…io pensavo che tu…sai anche gli uomini…-

-Pensavi giusto.- lo freddò l’altro.

-E allora?- adesso Orlando era molto più che confuso..se effettivamente l’americano era attratto dagli uomini che problema c’era se lui…ma improvvisamente un nuovo pensiero si fece strada nella sua testa, mentre lui si sentiva gelare…perché così era ancora peggio di quello che aveva pensato fino ad allora…

Non erano gli uomini che non piacevano a Viggo. Era lui.

-Vuoi dire che…sono io…- balbettò

-Che sei tu quello che non voglio? Vedo che finalmente l’hai capito!-

Orlando sentì la testa girargli e fece un passo indietro inciampando nei sui stessi piedi.

Viggo non lo voleva…ma dopotutto doveva aspettarselo…erano così diversi…lo aveva sempre saputo, ma questo non gli aveva impedito di sperare, di sognarlo, di immaginare come sarebbe stato…

-Perché?- chiese prendendolo per un braccio. Doveva sapere.

-Perché sono un po’ troppo grande per giocare con te- rispose l’uomo prima di voltarsi ed andarsene.

 

*****

 

Quando Viggo entrò nel camper la sera dopo, Orlando provò l’impulso di scavare una fossa e di buttarcisi dentro di testa.

Per la prima volta da quando erano inziate le riprese ringraziò il trucco che lo trasformava in Legolas e lo faceva sentire un po’ meno scoperto, meno vulnerabile.

L’uomo si limitò ad un frettoloso saluto generale prima di abbandonarsi alle mani dei truccatori in completo silenzio.

Neanche orlando riuscì trovare qualcosa da dire, qualcosa che potesse rimediare anche solo in parte a quello che era successo al sera precedente…e così entrambi rimasero zitti, senza guardarsi ne considerarsi, la tensione che saliva ogni attimo di più.

-Orlando tu sei pronto- quelle parole non erano ancora state pronunciate che il ragazzo era già schizzato in piedi pronto ad uscire dal camerino prima possibile…

-ci vediamo al fosso…- disse solo prima di sparire. Non voleva che qualcuno della troupe si mettesse a spettegolare sui contrasti che si potevano essere creati tra di loro e soprattutto non voleva andarsene senza aver almeno tentato di parlare con Viggo.

Ma l’uomo non rispose. Era alle prese con i parrucchieri e probabilmente non aveva neppure udito le sue parole.

O, pensò Orlando mentre si arrampicava sulle mura della fortezza, più semplicemente non aveva nessuna voglia di avere a che fare con lui.

 

*****

 

-Ma si può sapere che hai oggi??- sbottò Elijah all’ennesima rispostaccia di Orlando .

-Scusa Lij- fece lui, lo sguardo fisso sulla birra che teneva in mano.

Ci mancava solo che cominciasse a prendersela con gli voleva bene e cercava solo di stargli vicino. Ma non riusciva proprio a fingere un buon umore che non aveva.

Le riprese al fosso di Helm si erano concluse due notti prima e lui sperava che tornare ad una vita normale, assieme hai suoi amici lo avrebbe aiutato a dimenticare quello che era successo tra lui e Viggo meno di una settimana prima.

Ma ovviamente le cose non stavano andando come lui aveva sperato…quel giorno meno che mai.

Non bastava aver passato la giornata ad uccidere mannari inesistenti, non bastava che da giorni Viggo gli rivolgesse la parola solo per recitare le sue battute, no ora doveva anche starsene ad un barbecue tra amici a godersi lo spettacolo di Sean che tentava spudoratamente di sedurre Viggo davanti agli occhi di tutti. E di Viggo che lo lasciava fare.

-Quando se ne va Bean?- chiese cupo

-Qualcuno la sta prendendo proprio male, o sbaglio? – lo derise Karl che seduto poco più in là aveva sentito

-Va all’inferno Urban!- scattò Orlando

-Ma senti che grinta…non male per uno che sembra stia per scoppiare in lacrime da un momento all’altro- continuò imperterrito l’altro, ignorando l’occhiataccia di Billy

-Non dire cazzate.- rispose Orlando un tremolio nella voce che non prometteva niente di buono. Poteva dire quello che voleva, ma sapeva bene di essere ad un passo dalle lacrime.

Ci sarebbe mancato solo quello. Lui che scoppiava a piangere come un adolescente nel pieno di una festa tra amici…Gli sembrava quasi di vedere la scena…e soprattutto di sentire i commenti…Come se non si fosse già reso ridicolo a sufficienza in quel pub sere prima. Sapeva bene che il resoconto della serata era già ampiamente circolato...Sean si era personalmente incaricato di far arrivare il racconto delle sue prodezze fino al più sperduto angolo della Nuova Zelanda.  

-Ancora due parole e finiresti a disperarti sulla spalla di uno dei tuoi cari amici…-

-Lascialo in pace Karl- ringhiò Elijah

-Perchè non ti fai un giro?-gli fece eco Dom –E poi Bean è qui solo per girare un paio di scene aggiuntive…tra un paio di giorni sarà già a casa- aggiunse dando una paca sulle spalle di Orlando e riuscendo a strappargli a sua volta il primo sorriso della giornata.

-Io non ci conterei se fossi in te..- lo contraddisse Karl un sorrisetto divertito mentre si alzava dalla sedia –Ieri PJ mi diceva che Bean ha appena affittato una casa qui. Sembra voglia rimanere a farsi un vacanza…indovina un po’ cosa lo trattiene?- e se ne andò verso la grigliata

-Lascialo perdere…Lo sai, lui e Sean sono amici- provò a consolarlo Lij –E poi guarda Bean ci prova, ma Viggo non sembra poi così interessato…-

-Ah no?- chiese lui, il morale ormai sotto le scarpe mentre la voglia di piangere iniziava a diventare difficile da controllare.

Certo, Viggo non aveva ancora platealmente ceduto alle lusinghe di Bean, ma cosa ne sapevano loro di cosa succedeva in privato??Quando lui gli aveva detto d’amarlo Viggo l’aveva spinto lontano da sé come se fosse infetto…ora non stava certo facendo la stessa cosa con Sean…anzi…

Chissà forse quella notte Sean sarebbe riuscito nel suo intento e si sarebbe finalmente infilato nel letto dell’americano.

La voglia di piangere si fece improvvisamente spaventosa all’idea che qualcuno, di lì a poche ore, potesse veramente scoparsi l’uomo lui che amava…

-Io vado- disse Orlando e prima ancora che uno degli hobbit avesse avuto il tempo di rispondere era già corso via.

Maledetto stupido Viggo…come si permetteva di fargli così male…e maledetto Sean che si divertiva guardarlo mentre sotto i suoi occhi tentava di sedurre l’uomo che gli aveva rubato il cuore.

Ma soprattutto maledetto lui che era così stupido da starci male.

-Hey, ragazzino guarda dove vai!- lo apostrofò una voce subito prima che lui andasse a sbattere contro qualcuno.

Ian.

-Posso chiedere cos’è che ti fa scappare come una lepre?- lo apostrofò l’uomo prendendolo per un braccio e impedendogli di fondarsi verso al sua macchina

-niente- borbottò lui –vado a casa…-

-E abbandoni il campo così velocemente?- gli chiese ammiccando l’altro

-Tanto sono finito al tappeto ore fa…-Ian rise di gusto mentre gli allungava una pacca sulle spalle

-Quante volte ti ho detto che i ragazzini inesperti dovrebbero imparare ad ascoltare gli anziani facendo tesoro dei nostri consigli?-

-Me l’hai detto migliaia di volte- rispose Orlando, ed era vero..fin da quando era arrivato sul set Ian l’aveva preso sotto la sua ala protettrice, l’aveva consigliato e indirizzato e aiutato–Ma pensavo ti riferissi solo a come si gira un film, non a come si vive la propria vita-

Ian rise ancora, quella risata così particolare, al risata di un uomo di più di sessanta anni, che ha visto molte più cose di quanto lui stesso sia disposto ad ammettere, ma che da qualche parte nasconde ancora lo spirito di un bambino ribelle.

-Mi riferivo SOPRATTUTTO a come si vive la propria vita- gli disse prendendolo sotto il braccio e riportandolo verso gli altri.

-E tanto per cominciare, sappi che una ritirata ingloriosa non è MAI una buona soluzione.-

-Tu che ne sai?- chiese Orlando, lo sguardo sempre fisso a terra. Non voleva che Ian potesse leggergli negli occhi quanto stupido e inadeguato si sentisse in quel momento.

Ma l’altro ignorò la sua domanda.

-Immagino che a sconvolgere tanto il tuo giovane e tenero cuoricino sia il tentativo di seduzione che si sta perpetrando sotto gli occhi di tutti noi…- disse invece, indicando col mento Viggo seduto ad un tavolo che ascoltava l’oceano di parole che Sean gli stava rovesciando addosso dall’inizio della serata.

-No, è vedere l’uomo che amo che preferisce un altro…- confessò lui alzando solo un secondo lo sguardo.

-Ah,- fece Ian con noncuranza–Tu vedi questo?-

Questa volta gli occhi di Orlando si fissarono in quelli dell’altro che gli sorrise.

-Personalmente- continuò –io vedo solo Bean che corteggia disperatamente il nostro bel Danese. Che da parte sua non sembra minimamente intenzionato a cedere-

-Cosa?- e improvvisamente Orlando guardò nella direzione dei due uomini, chiedendosi cosa fosse successo. Ma niente era cambiato. Erano ancora lì, a parlare, da soli e lui proprio non capiva da cosa Ian deducesse le sue impressioni.

-Perché dici…cioè io non…vedo…insomma…loro…-

Ma l’altro lo interruppe impaziente.

-Santo cielo bambino svegliati! Viggo è maggiorenne e vaccinato e soprattutto esperto…credi davvero che se volesse veramente Sean sarebbero ancora lì a parlare? Sarebbero già a scopare come dannati nel primo letto disponibile…-

Questa volta Orlando rimase letteralmente a bocca aperta. Ma allora neppure Sean…

Non sapeva da cosa Ian traesse le conclusioni, ma erano talmente belle… ed era così facile credervi di fronte alla pacata sicurezza dell’uomo.

-E ora dimmi- riattaccò l’altro con una strana espressione divertita negli occhi –Ti va di sapere cosa pensa un vecchio attore di tutta questa storia?-

-Si- rispose solo Orlando

-Penso che il nostro Re abbia qualche problema a fare la pace con i suoi desideri più nascosti- buttò lì e per un secondo gli si strinse il cuore di fronte all’espressione sinceramente sconvolta che lesse negli occhi di Orlando.

-Desideri nascosti?- chiese il ragazzo –Che desideri?-

-Mio Dio!- Sbottò Ian alzando gli occhi al cielo –TU, idiota! Sei tu il suo desiderio inconfessato…solo TU-

-N..no…ti…ti sbagli i…i..io…- balbettò Orlando le guance improvvisamente infuocate e gli occhi che saettavano dall’uomo al suo fianco a Viggo…Non era possibile, Viggo lo aveva allontanato quando lui gli aveva dichiarato i suoi sentimenti, non era possibile che…Ian questa volta si sbagliava, era un’idea assurda…avrebbe dato qualsiasi cosa pur di crederci ma lui sapeva  bene come stavano le cose…

-Ma per favore, ti vuoi svegliare?- tagliò corto l’attore più anziano –qui lo sanno tutti…- e quando vide gli occhi di Orlando spalancarsi per lo stupore rincarò la dose.

-Si, tutti! Ogni cameramen, attrezzista, attore o truccatore di questo film lo sa, e lo sapresti anche tu se ti decidessi a mettere in moto il cervello che sicuramente madre natura ha infilato in quella tua decorativa testolina. Ma no, tu preferisci andartene in giro con il cuore in frantumi e l’aria di un cucciolo spaventato piuttosto che alzarti e andare a prenderti quello che ti spetta.-

-Mi ha rifiutato- provò a spiegare il ragazzo –io gli ho detto cosa provavo e lui mi ha rifiutato, davvero…-

-Pfui !….- sbuffò l’altro facendo un gesto con la mano come a scacciare una mosca –Si..lo so…Me l’hanno raccontata questa tua performance. In un bar. Ubriaco da non reggerti in piedi. …Cazzo ragazzino vuoi metterti ad usare la testa o no? Perché se non lo fai lo perderai. Non rimarremo in Nuova Zelanda per sempre, e quando ce ne andremo da qui tutto sarà molto più complicato.-

-Non…davvero…io non capisco…-e questa volta negli occhi di Orlando c’era una tale confusione che l’altro sentì il cuore stringersi.

-Lui se sta là a combattere contro tutto quello che lo spinge verso di te per un motivo…perché sei giovane…hai quasi 20 anni meno di lui e una carriera tutta ancora da vivere pronta li davanti a te…E ha paura di ostacolarti, di forzarti, di approfittare della tua fiducia e della tua giovinezza…lo capisci?-

Orlando accennò di si con la testa…Lo capiva, lo capiva benissimo…Viggo non sapeva se lui era pronto a tutte le conseguenze…se lui fosse abbastanza maturo per gestire tutto quello che sarebbe successo dopo…ma lui lo era. Sapeva di esserlo.

-Che devo fare?- vide Ian sorridere ancora una volta e strizzargli l’occhio maliziosamente.

-Che ne dici di dimostrargli che non sei poi così innocente?-

Questa volta anche Orlando sorrise.

-Ah, e già che ci sei…io comincerei con l’impedire al buon Sean di portarselo a casa questa sera-

 

*****

 

Mentre chiudeva la porta della stanza dietro di se Orlando sentiva il cuore battere all’impazzata. Ancora non riusciva a credere di averlo fatto veramente.

Sentiva a testa girargli come se avesse bevuto troppo e forse un po’ ubriaco doveva esserlo davvero se era stato in grado ad arrivare fino a quel punto.

Ma sapeva bene che non era così…non riusciva ancora a dare un nome a quello strano coraggio che aveva scoperto dentro di se, ma sapeva che un giorno o l’altro avrebbe dovuto ringraziare Ian e quel suo modo di guardarti come se tutto fosse possibile e  a portata di mano…Senza di lui avrebbe finito al sua serata da solo, a rimuginare e a lasciarsi andare ancora una volta al dolore…

E invece…

Invece meno di un’ora prima aveva sorriso all’anziano amico e aveva attraversato l’intero prato puntando diretto su Viggo e Sean seduti su una panca di legno, vicino al fuoco.

Mentre camminava aveva incrociato Karl, c’era una smorfia divertita sulla sua faccia mentre con la testa gli indicava i due uomini sempre presi dalla loro conversazione, ma lui non aveva perso tempo a rispondergli. Si era limitato a regalargli uno dei suoi sorrisi più allegri e a tirare dritto.

Sean lo aveva visto arrivare per primo…aveva fissato gli occhi su di lui e fatto una smorfia…sembrava così sicuro di se in quel momento.

Ma lui aveva continuato a camminare lo stesso..anzi se possibile il sorriso sulla sua faccia si era allargato ancora di più.

Si era fermato accanto a loro e aveva steso un braccio fino a posare la mano sulla spalla di Viggo. L’altro si era voltato e aveva fissato quei suoi occhi incredibilmente azzurri nei suoi. Non un solo muscolo del suo viso si era mosso, non un’espressione era trapelata da lui, ma per un secondo appena ad Orlando era parso di sentirlo rabbrividire sotto al suo tocco.Era stata quell’impressione a dargli il coraggio per andare avanti.

-Scusami Vig…avrei bisogno di parlarti- e una parte di lui aveva fatto a tempo a meravigliarsi del tono sicuro e pacato della sua voce prima di udire quella di Sean

-Non credo nessuno qui abbia voglia della solita gara a chi regge meglio l’alcool- lo aveva interrotto con una risatina antipatica –Ogni tanto dovreste comportarvi da adulti…- aveva aggiunto. Orlando aveva pensato quante di queste battute aveva sentito negli ultimi mesi. A quante volte, Sean aveva tentato di far risaltare la sua immaturità di fronte a Viggo. E lui glielo aveva sempre permesso battendo in ritirata prima ancora provare a ribattere.

-Veramente non c’è nessun gioco in programma…ho solo bisogno di parlare con Viggo - aveva rispose tranquillo gli occhi puntati in  quelli dell’altro inglese.

-Non credo questo sia il momento adatto Orl…- ma questa volta l’uomo non aveva fatto in tempo a finire la sua frase.

-Dimmi pure- Viggo si era alzato e lo stava guardando dritto negli occhi.

-In privato…- era riuscito a dire ancora lui, sebbene sotto lo sguardo dell’americano avesse sentito il cuore fare le capriole nel suo petto e molta della forza che lo aveva guidato fino a là, dileguarsi rapidamente.

-Allora a più tardi Sean. Scusaci.-

Orlando non si era quasi reso conto di aver girato su se stesso e di aver seguito Viggo che si era già allontanato.

Era appena riuscito a raggiungerlo sul prato quando l’altro aveva voltato a testa verso di lui.

-Dove vuoi andare?- gli aveva chiesto e in un soffio lui aveva sentito al sua voce rispondere

-A casa mia.-

 

E ora erano lì, lui appoggiato alla porta mentre Viggo si levava la giacca e rimaneva fermo in mezzo alla stanza.

-posso spostare qualcosa?- gli chiese e per un secondo l’inglese non capì a che cosa si stava riferendo. Quando realizzò che non c’era un solo angolo libero per sedersi arrossì fino alla radice dei capelli.

-Si…scusa…non pensavo di avere visite…- disse tuffandosi letteralmente a spostare una pila di vestiti dal divano.

Mentre Viggo si sedeva lui rimase in piedi a guardarlo, gli indumenti tra le braccia chiedendosi dove diavolo li avrebbe infilati e soprattutto cosa mai avrebbe detto.

-Aspettami un secondo…-fece mentre afferrava alla cieca magliette e pantaloni, un paio di scarpe e i pugnali di legno che usava per allenarsi e dopo essersi guardato intorno indeciso si fiondava in bagno. Buttò tutto nella vasca pregando che Viggo non decidesse di aver bisogno di entrarvi, mentre mentalmente malediva Ian e le sue iniezioni di coraggio.

Certo, lo stato di grazia in cui lo avevano catapultato le sue parole, era servito a portare via l’americano dalle lusinghe di Sean e a farlo sedere nel suo disordinatissimo salotto, ma ciò non toglieva che ora lui  non avesse la ben che minima idea di cosa fare…

Inspirò profondamente un paio di volte sforzandosi di calmarsi e poi si costrinse ad uscire dal bagno.

Viggo era ancora sul divano e lo guardava senza dire una parola…

Non sembrava curioso di sapere cosa lui avesse da dirgli…anzi a differenza sua sembrava perfettamente rilassato, a suo agio come sempre…e un lieve sorriso comparve sulle labbra di Orlando a  quel pensiero: dopotutto quello era uno dei tanti motivi per cui lo amava, anche se ora vederlo un minimo teso, o innervosito lo avrebbe aiutato non poco.

-Tutto bene?- chiese d’improvviso l’uomo

Orlando sussultò penosamente. Doveva darsi una calmata o nel giro di dieci minuti l’altro sarebbe stato costretto a chiamargli un’ambulanza…e farsi venire un infarto ancora prima di cominciare a parlare non veniva considerata da nessuno come una brillante tecnica di seduzione.

Ian di certo non avrebbe approvato.

Il pensiero di cosa avrebbe detto l’anziano amico se avesse potuto vederlo in quel momento lo fece sorridere per un attimo.

Era meglio che si sbrigasse a trovare una soluzione se non voleva subire il suo sarcasmo fino alla fine delle riprese.

-Ti va un the?- chiese sperando di riuscire a trovare un modo per rompere il ghiaccio.

Viggo fece segno di si con la testa e lui si precipitò sul bollitore mentre la sua bocca cominciava a muoversi per conto proprio parlando a raffica.

Mentre trafficava con tazze e cucchiaini riuscì a toccare ogni argomento a portata di essere umano, dai continui cambi alla sceneggiatura del film che stavano girando, al buco dell’ozono, passando per la guerra in medio Oriente e le avventure amorose di tutti gli Hobbit.

Quando finalmente tornò in salotto con le due tazze di the in mano e la zuccheriera in bilico su una di esse si accorse che Viggo stava ridacchiando in silenzio…

Senti le guance che gli bruciavano…era così difficile controllarsi quando era  teso.

-Scusa…come al solito ho parlato troppo…- disse

Ma l’altro scosse al testa. Non sembrava innervosito ne scocciato. Sembrava…divertito…

-Orlando, dimmi cosa vuoi- gli chiese all’improvviso. E la sua voce era dolce.

Lui lo guardò e gli si sedette di fronte.

-Non so da che parte cominciare- ammise ed era vero. Sapeva cosa voleva, ma dirlo, dirlo nel modo giusto…quello era tutto un altro discorso.

-Allora sarà meglio che sia io a cominciare- disse l’uomo –Scusami per come ti ho trattato negli ultimi giorni-

-Perché l’hai fatto?- chiese lui in un soffio. Ancora una volta le cose andavano in una direzione completamente diversa da quella che lui aveva pensato. Si era aspettato di dover convincere Viggo di qualcosa, di dover perorare  la sua causa …non certo di ricevere delle scuse.

-Perché a volte ti comporti come un maledetto idiota- rispose l’americano, ma nel modo in cui lo disse non c’era rancore o riprovazione..solo una tenerezza che Orlando era certo di non aver mai udito.-E non sempre io sono abbastanza sereno da sopportarlo.-

-Non eri sereno quella sera?- e quando gli vide scuotere la testa chiese –Perché?-

-Perché non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso, e non potevo smettere di invidiare gli hobbit, sempre con te, sempre pronti a abbracci, sorrisi, sempre così vicini…-

-E tu vorresti essermi più vicino?-

Ma questa volta Viggo non rispose. Lo guardò invece dritto negli occhi e chiese ancora

-Orlando..dimmi cosa vuoi- e lui questa volta non ebbe nessuna esitazione.

-Voglio te…- l’attimo di silenzio che seguì gli sembro infinito e quando Viggo aprì la bocca per parlare per un secondo lui fu certo che stesse per rifiutarlo ancora. Che ancora una volte l’avrebbe allontanato,che sarebbero ricominciati quei silenzi laceranti, quelle giornate in cui non si guardavano se non per esigenze di scena. La paura lo travolse in un attimo.

-Perdonami…-sbottò prima ancora di rendersene conto–lo so che non vuoi sentirmelo dire…e se vuoi da domani non lo ripeterò mai più…ma io devo farti capire…quella sera non ero ubriaco…cioè si lo ero, altrimenti non avrei avuto il coraggio di fare quello che ho fatto, ma non lo ero così tanto da non rendermi conto di cosa stavo facendo. Ti amo veramente, ma è così difficile dirlo…e poi dirlo a te che sembri sempre così sicuro di tutto e mi sentivo talmente inesperto…cioè non proprio inesperto..capiamoci, lo so di cosa stiamo parlando..l’ho già fatto un sacco di volte…Ok, va bene, magari un sacco no, diciamo qualcuna e…cioè veramente una sola, ma comunque io…-

-Orlando, taci!- e lui si zittì di colpo

-So cosa vuoi…e io voglio la stessa cosa- gli disse l’uomo e quando lo vide spalancare gli occhi sorpreso alzò una mano facendogli cenno di rimanere in silenzio-Lo voglio anche io…Ma voglio anche essere sicuro che tu ne conosca le conseguenze-

-Le conosco…- sussurrò lui, ma l’altro scosse la testa impaziente prima di continuare

-Sei giovane e con una carriera davanti…-

-Non mi importa- protestò lui

-Ma dovrebbe-

-Dimmi che non mi ami- lo interruppe Orlando e questa volta c’era un fuoco nei suoi occhi che costrinse l’altro al silenzio -Dimmi che non mi vuoi. Soffrirò, ma saprò accettarlo. Ma non cercare di convincermi che devo rinunciare a noi per una carriera, perché non ha nessun senso. Non decidere per me. Non trattarmi come un bambino che non sa cosa è meglio per se stesso. Non sono un bambino, Vig.-

-Io ho quasi vent’anni più di te-

-Si- disse lui..gli occhi fissi a terra che si riempivano di lacrime. Non aveva il diritto di fargli questo..non aveva il diritto di spezzargli il cuore sostenendo di farlo solo per il suo bene

-Potrei essere tuo padre-concluse Viggo. Ma questa volta Orlando non si limitò ad assentire. Alzò lo sguardo. Una sola lacrima gli scivolò lungo una guancia, ma lui non fece nulla per nasconderla.

-Ma non sei mio padre…Sei l’uomo che voglio…sei l’uomo che amo.- e improvvisamente, mentre lo diceva, si rese conto che era quella l’unica cosa importante…non quello che non potevano o avrebbero dovuto essere, ma solo e soltanto quello che effettivamente erano l’uno per l’altro.

E Viggo sorrise.

Non un sorriso di circostanza, non il sorriso che precede una rinuncia, ma un sorriso vero, pieno  che lo scaldò completamente.

Non lo stava abbandonando…non lo avrebbe fatto.

Timidamente stese una mano e toccò la guancia dell’uomo che rimase fermo sotto quella carezza.

Orlando pensò a tutte le volte in cui per lavoro o anche solo per amicizia si erano toccati e a come ogni volta il suo corpo gli avesse chiesto di più.

Altre carezze, altri abbracci…sentire il sapore della sua pelle, il suo corpo sfregare contro il proprio, affondare le mani nei suoi capelli…Sentì un calore improvviso farsi strada attraverso di lui, il desiderio che si impossessava di ogni cellula del suo corpo…Dio quanto lo voleva!…

-Vig…posso baciarti?-

E la risata di Viggo riempì la stanza. Una risata calda e bellissima. La risata dell’uomo che lui amava.

-devi…- gli sussurrò mentre si avvicinava ancora un po’, ma senza ancora unire le labbra alle sue.

Era lì, a un respiro da lui, Orlando poteva sentire il calore del suo corpo sul proprio viso eppure continuava a non muoversi…una tortura dolcissima…

Le mani dell’uomo risalirono lungo il suo collo, giocarono con i suoi capelli e poi si spostarono sul suo viso.

Viggo continuava a tenere gli occhi fissi nei suoi mentre gli accarezzava le guance e passava un dito sulla sua bocca ritraendolo subito prima che lui potesse accoglierlo in bocca.

Al ragazzo sfuggì un lieve gemito seguito subito da un altro quando sentì l’eccitazione del compagno sfiorare la propria una volta e ancora una ed una ancora…mentre ancora gli negava le proprie labbra.

“Baciami…baciami…ti prego baciami…” non riusciva a pensare ad altro.

Si chiese quanto ancora avrebbe potuto sopportare…e in quel momento sentì le mani di Viggo lasciare il suo viso e spostarsi sul suo petto.

Gli stava sbottonando al camicia mentre lentamente sfregava le labbra contro le sue continuando a guardarlo…”non smetterà fino a che non mi sentirà pregare…” pensò improvvisamente lui, mentre una lucida vocina gli sussurrò all’orecchio che l’avrebbe fatto…avrebbe pregato se davvero era questo che Viggo voleva…non c’era niente che non sarebbe stato disposto a fare o dire  per un suo bacio…

Intanto, l’uomo, gli stava sfilando la camicia, mentre continuava a spingere i loro corpi l’uno contro l’altro.

Orlando chiuse gli occhi e si abbandonò contro di lui quando sentì le mani di Viggo risalire lungo la schiena, leggere, sfiorandolo appena, per poi ripercorrere a stessa strada coi palmi aperti…A fatica lui aprì gli occhi…

-C..che stai a…aspettando?- chiese e senti Viggo sorridere contro il suo collo.

-Voglio essere sicuro che sappia cosa stai facendo- gli rispose lui, di nuovo le loro labbra dolorosamente vicine…sempre negandogli quell’ultimo contatto.

-Ti ho già detto che non è la prima volta- ribatté lui, la voce ridotta ad un rauco bisbiglio…Dio quanto lo voleva…

-Ma non l’hai mai fatto con me!-

Orlando chiuse di nuovo gli occhi…

-Sarà tanto diverso con te?- chiese mentre un sorriso gli incurvava le labbra

E in quel momento Viggo lo baciò. Incollò le labbra alle sue mordicchiandolo leggermente e appena lui aprì un poco la bocca lo sentì entrarvi, con forza, passione, dolcezza..sprigionando una marea di sensazioni diverse, facendolo suo , soggiogandolo completamente…

Per poi lasciarlo all’improvviso…

-Tu che ne dici?-gli chiese l’uomo quando lui spalancò gli occhi in preda ala frustrazione.

-Dico che voglio essere tuo…ora- rispose lui spingendolo con forza sopra il divano.

L’altro scivolò indietro, cedendo all’assalto delle sua labbra, sospirando quando sentì le mani impazienti insinuarsi sotto la sua maglia e armeggiare con la cintura del pantaloni.

Sollevò un poco i fianchi permettendo ad Orlando di spogliarlo, mentre lui faceva la stessa cosa con il ragazzo.

Per qualche secondo rimasero a guardarsi prima che orlando si avventasse sul collo dell’amico…

-Hai un buon sapore…- gli disse mentre con la lingua scendeva fino alla spalla e poi tornava indietro verso l’orecchio, che prese poi a succhiare leggermente, aumentando l’intensità quando sentì i primo gemiti uscire dalla bocca di Viggo e il corpo dell’uomo muoversi sotto di lui.

Quei suoni gli diedero completamente alla testa…Viggo gemeva sotto di lui, a causa delle sue  carezze, era lui che lo faceva sospirare e sussurrare il suo nome ..erano le sue mani che strappavano quei suoni al compagno…Lui aveva quel potere immenso e  meraviglioso… La sola idea era incredibile…quasi devastante…da sola bastava eccitarlo come non era mai stato…

-Ti voglio…Vig ti voglio…- quasi non si rese conto della parole che uscivano come una litania dalla sua bocca, ma questa volta la risposta dell’altro non si lasciò attendere .

D’improvviso Viggo invertì le posizioni, facendolo stendere sul divano, insinuandosi tra le sue gambe, e mentre con una mano teneva la sua testa premuta contro il proprio petto, l’altra scese tra le sue gambe

Orlando prese a succhiare freneticamente i suoi capezzoli, mentre l’altro chiudeva il pugno su di lui con forza.

Presto il più giovane sentì di essere molto vicino, allora fermò il polso di Viggo che lo guardò perplesso.

-Preparami per te…- gli disse solo, stendendosi di fronte a lui.

L’uomo non se lo fece ripetere e lasciò che la sua mano raggiungesse le natiche del ragazzo.

Lo accarezzò lievemente mentre ricominciava a  baciarlo e quando lo sentì rilassarsi tra le sue mani spinse un dito dentro il suo corpo.

Orlando arcuò la schiena sotto di lui gemendo mentre Viggo cominciava a muoversi avanti e  indietro…

Bastarono pochi movimenti perché Orlando riprendesse a mormorare il suo nome e allora fu il momento dell’americano  di realizzare che non sarebbe riuscito a resistere ancora per molto.

Scivolò sul corpo del ragazzo, lasciando che le loro eccitazioni sfregassero l’una contro l’altra, aumentando ancora il piacere di entrambi e poi finalmente spinse fino ad entrare nel suo giovane amante…

Per un secondo si sentì talmente vicino all’estasi che dovette mordersi le labbra con violenza per non lasciarsi andare a quel calore, all’incredibile sensazione del corpo dell’altro stretto attorno al suo.

Sapeva che neppure il ragazzo avrebbe resistito molto, lo vedeva da come scuoteva la testa contro i cuscini, gli occhi chiusi, il viso imperlato di sudore, mentre muoveva le labbra senza però riuscire ad emettere alcuna parole, solo gemiti indistinti

Allora accelerò il ritmo stringendo con forza il pugno su di lui fino a quando non lo sentì gridare il suo nome e sciogliersi tra le sue mani, un attimo prima di arrivare esso stesso al culmine del piacere.

Rimasero fermi a guardarsi, come non credendo a  quello che era appena successo, mentre i loro respiri si calmavano fino a tornare alla normalità.

Solo allora Viggo si sdraiò al suo fianco, attirandolo a se. Lui si accoccolò tra le sue braccia nascondendo la testa nell’incavo del suo collo.

L’uomo ascoltò il respiro del compagno farsi via via più lento e regolare, e si rese conto di essere anche lui vicino a scivolare nel sonno.

-Vig?- farfugliò il Orlando, la voce impastata di sonno e le palpebre che pesanti si ostinavano a richiudersi

-Dimmi piccolo- rispose l’uomo, posandogli un lieve bacio sui riccioli scomposti.

-Domattina…domattina sarai qui con me?- e l’uomo poté chiaramente udire una sottile paura nascosta dietro le parole del più giovane.

-Si, sarò qui con te- rispose e sentì la stretta attorno al suo petto intensificarsi a quelle parole -Sarò qui per te- aggiunse ancora, prima di chiudere gli occhi a sua volta e abbandonarsi al tenero abbraccio del suo amore.