.|. I Giorni della Verità .|.

7. Quella Notte

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Il sole si stava alzando nel cielo e tutta la popolazione di Lothlòrien si stava risvegliando. Legolas osservava i raggi che iniziavano ad illuminare la stanza, aveva passato la notte stringendo Aragorn tra le sue braccia, accarezzandogli i capelli, si sentiva felice perché in quei momenti il ramingo era solamente suo, non apparteneva a nessun altro...avrebbe voluto far durare quegli attimi in eterno ma...sentì bussare violentemente alla porta, Aragorn si risvegliò e si alzò di scatto guardando il compagno.

“Legolas...sono Frodo...rispondimi, Sam si sente male, non si vuole svegliare e...Aragorn non è nella sua stanza...ho bisogno d’aiuto!”

L’elfo rimase in silenzio per un attimo poi, iniziando a rivestirsi gli gridò.

“Torna da lui Frodo, vado a cercare Aragorn e...”

L’hobbit era in preda al panico, aveva paura per l’amico e ogni momento che passava poteva essere troppo tardi

“Legolas ti prego...io...so che è lì con te” continuò Frodo abbassando un po’ la voce “Vi ho visti giorni fa...manterrò il segreto ma adesso vi prego venite ad aiutarmi...”

I due compagni si guardarono a bocca aperta, immobili...Aragorn capì che ormai il danno era stato fatto, non c’era tempo per preoccuparsi adesso e si rivestì velocemente.

“Entra Frodo!” disse. Legolas lo fissò senza parlare.

Frodo aprì la porta, non fece caso all’uomo che si stava allacciando i pantaloni, nella sua mente tutti i pensieri erano rivolti a Sam

“Non riusciamo a svegliarlo, respira ma non sì sveglia...” disse.

“Andiamo...” sussurrò il ramingo facendo un cenno con la testa all’elfo.

 

Pipino e Merry continuavano a scuoterlo ma era tutto inutile. Aragorn si sedette sullo sgabello di fianco al letto e iniziò a chiamarlo ma non ottenne nessuna risposta. Gli toccò la fronte, ma non aveva febbre, era fresco, sembrava stare bene.

“Aragorn guarda...” disse Legolas prendendo in una mano un piatto dove c’erano ancora alcune bacche rosse “Ha mangiato queste ieri sera?” chiese preoccupato a Frodo.

L’hobbit annuì “Tutti lo abbiamo fatto ma poi lui si è preso il piatto e credo che le abbia finite...erano velenose?” bisbigliò sperando con tutto il cuore in una risposta negativa.

“No, non sono velenose ma...” iniziò il ramingo, diede un’occhiata a Legolas che annuì e uscì velocemente dalla stanza.

“Se assunte in quantità elevate possono causare anche la morte, per fortuna non è il caso di Sam, queste bacche vengono utilizzate dagli Elfi per fare degli infusi che aiutano a riposare e a rilassare il corpo ma sono mischiate ad altre erbe...”

L’elfo tornò con una tisana che versò lentamente nella bocca di Sam “Questo lo aiuterà a riprendersi” disse.

Aragorn guardò i tre hobbit che lo stavano osservando “Si riprenderà, state tranquilli, andate pure adesso, non ha bisogno di niente”

Pipino e Merry annuirono e in silenzio uscirono. Frodo però non voleva muoversi

“Potrei restare un po’ con lui, se si dovesse svegliare...” sussurrò fissando il ramingo.

“Frodo non preoccuparti, non si alzerà dal letto prima di questa sera e quando lo farà non vorrà tornarci per un bel pezzo, vai con gli altri, starà bene” gli disse sorridendo Aragorn, accarezzandogli la testa.

Frodo sorrise a sua volta e lasciò gli amici richiudendo la porta, anche se avrebbe voluto restare con Sam, l’uomo aveva ragione, non poteva fare niente lì.

Legolas si mise dietro al compagno osservando il volto di Sam.

“E’ stato fortunato, se ne avesse mangiate delle altre...” sussurrò.

“Sì, ma non dirlo a Frodo, è già abbastanza preoccupato” disse Aragorn appoggiando indietro la testa sul corpo dell’elfo “Non mi piace svegliarmi in questo modo...”

“Non ti piace risvegliarti tra le mie braccia?” disse sorridendo Legolas appoggiando le mani sulle spalle dell’uomo e iniziando a massaggiarlo “Rilassati...”

“Sai cosa intendevo, non è bello essere svegliati da un amico che sta male e...come puoi pretendere che mi rilassi se mi tocchi così...” bisbigliò il ramingo, ad ogni movimento sentiva un brivido di piacere.

“Credo sia rimasto ancora dell’unguento se ne hai bisogno...” continuò l’elfo senza interrompere il massaggio.

“Mmm...non tentarmi...” disse Aragorn alzando una mano e appoggiandola indietro sul braccio dell’elfo

“Ti fa ancora male?” e iniziò ad accarezzarlo.

“No, te l’ho già detto...e poi io sono più forte di te, non puoi farmi male” gli rispose Legolas.

Il ramingo alzò lo sguardo per incrociare quello del compagno

“Non è vero...cos’è una sfida?” disse sorridendo

“Tu cosa credi?” bisbigliò l’elfo abbassandosi per baciargli la fronte

“Vai a prendere i tuoi pugnali...ti aspetto nel bosco vicino al solito albero” ribatté Aragorn prima di alzarsi e uscire dalla stanza sotto gli occhi divertiti del compagno.

 

Il vento soffiava dolcemente tra gli alberi e muoveva i capelli dei due compagni in piedi uno di fronte all’altro

“Inizia tu!” disse Aragorn impugnando la spada.

“Come vuoi” annuì Legolas e velocemente alzò il pugnale.

Il suono provocato dallo scontro echeggiava nel bosco e le lame brillavano al sole.

“Cosa facciamo con Frodo?” disse.

“Cosa vuoi fare tagliargli la lingua? Non ha detto niente a nessuno fino ad ora non preoccuparti” lo rassicurò Aragorn.

“L’hai vista?” disse l’elfo continuando ad attaccare.

“Chi?” rispose il ramingo parando i colpi del compagno.

“Sai chi...” sussurrò Legolas che ora doveva difendersi.

“No...non la vedrò prima di questa sera...” continuò l’uomo.

L’elfo ricominciò ad attaccare e questa volta la lama del suo pugnale si fermò a pochi centimetri dal corpo del ramingo, bloccata dalla spada.

“Ehi...i colpi bassi non valgono” si lamentò Aragorn sorridendo

“Ma se li hai fatti fino ad ora...” disse Legolas muovendo leggermente la gamba per non perdere l’equilibrio. Un raggio di sole si riflesse sulla sua lama colpendo negli occhi il ramingo che girò la testa indietreggiando, il pugnale scivolò sulla spada finendo contro il corpo dell’uomo.

“Aragorn!” gridò l’elfo quando vide il compagno appoggiarsi alla spada per sostenersi con una mano sul ventre.

“Va tutto bene, è solo un graffio...”disse Aragorn abbassando lo sguardo, ma quando vide la mano sporca di sangue sentì le gambe indebolirsi “...o forse no...” sussurrò.

Legolas lasciò cadere a terra le armi e afferrò l’uomo appoggiandolo ad un albero

“Fammi vedere...” disse mentre la paura si dipingeva sul suo volto. Il ramingo tolse la mano mentre l’elfo gli slacciava gli ultimi lacci della tunica

“Non è profondo però dobbiamo medicarlo subito, riesci a camminare?”

“Sì certo...però non chiedermi di correre...” rispose sorridendo Aragorn appoggiandosi al compagno mentre si avviavano verso le stanze.

“Aragorn mi dispiace, non avrei mai voluto...” sussurrò Legolas.

“Non è colpa tua, può succedere, è stato il riflesso del sole a disorientarmi, la prossima volta ci sfidiamo di notte” disse l’uomo.

 

Quando arrivarono nella camera, Aragorn si sedette sul letto, Legolas lo aiutò a togliersi la tunica e lo fece sdraiare poi andò a prendere delle bende e delle erbe per disinfettare la ferita.

“Dimmi se ti faccio male...” disse mentre gli slacciava i pantaloni abbassandoli leggermente.

“Quando le tue mani si avvicinano a quella parte del mio corpo sento tutto fuorché dolore...”disse sorridendo il ramingo.

“Non sto scherzando Aragorn...” sussurrò Legolas iniziando a ripulire la ferita.

L’uomo alzò la testa per vedere il danno subito “Però...se mi colpivi poco più sotto potevamo dire addio ai nostri incontri...”

L’elfo lo guardò con un’espressione seria sul viso “Lo trovi così divertente? Mettiti a sedere adesso”

“Legolas non è niente, domani sarà già rimarginata...ho solo perso un po’ di sangue” continuò il ramingo sedendosi sul letto.

Legolas si inginocchiò davanti a lui e fece passare la benda attorno ai fianchi dell’uomo cercando di ricoprire la ferita come meglio poteva dato che la zona non era delle più accessibili. Aragorn lo guardava sorridendo, quando le mani dell’elfo iniziarono a richiudere i pantaloni le ricoprì con le sue fermandole. Legolas alzò lo sguardo su di lui respirando profondamente

“Mi dispiace...”sussurrò

Il ramingo avvicinò il volto al suo fino a quasi a sfiorare le sue labbra

“Lo sai che ti am...”

In quel momento sentirono qualcuno entrare dalla porta socchiusa, nella fretta Legolas non l’aveva richiusa dietro di sé.

 

L’elfo si alzò di scatto andando a sbattere contro il tavolino dove era appoggiato l’unguento che aveva usato per medicare il compagno.

“Aragorn stai bene?” disse Arwen avvicinandosi a lui e sfiorandogli la fronte con la mano “Mi hanno detto che ti sei ferito...”

“Sì...ma non è niente...ci stavamo allenando e per colpa del sole ho perso la concentrazione...” rispose l’uomo cercando di riprendere il fiato che aveva perso poco prima quando l’aveva sentita entrare.

Arwen abbassò lo sguardo sulla benda e poi lo rialzò incrociando quello di Legolas

“L’hai medicato tu?” poi sorridendo si rivolse di nuovo al ramingo “Bene, allora guarirai prestissimo, Legolas è sempre stato molto bravo...”

Aragorn annuì, si sentiva svenire, non per la perdita di sangue ma per la situazione che si era creata.

Arwen notò l’espressione sul suo viso

“Forse è meglio lasciarlo riposare un po’ ora, non credi?” disse guardando l’elfo in piedi di fianco a lei.

“Sì, è meglio andare...” sussurrò Legolas e fece qualche passo in direzione della porta, prima di uscire sentì le parole che Arwen stava bisbigliando all’orecchio del ramingo.

“Riposati, verrò da te più tardi come ti avevo promesso...”

Chiuse gli occhi e uscì dalla stanza seguito poco dopo da Arwen.

“Sono contenta che ci sia tu con lui” disse lei. Si avvicinò a Legolas e lo abbracciò appoggiando la testa sulla sua spalla.

“So che lo ami quanto lo amo io e non desidererei vedere nessun altro al suo fianco che si prendesse cura di lui se non te...”

Legolas rimase immobile sorpreso da quel gesto e da quelle parole, non riusciva a parlare ma un pensiero si fece strada nella sua mente 'Arwen se solo sapessi quanto il nostro amore per lui è simile...'

Arwen alzò la testa e lo guardò negli occhi intensamente.

 

La sera stava scendendo lentamente sul bosco di Lothlòrien e un altro giorno se ne andava lasciandone alla Compagnia ancora pochi da passare in quel luogo, la data della partenza si avvicinava.

Aragorn era in piedi davanti alla finestra e guardava il giardino sotto di sé, era rimasto a letto tutto pomeriggio a pensare a quella notte ed ora che era giunta non aveva ancora idea di come affrontarla. La luce della luna illuminava la sua pelle rendendola chiara quasi quanto la benda che gli cingeva i fianchi; la ferita si era quasi rimarginata ma non era quello che turbava la sua mente.

Sentì la porta aprirsi e richiudersi e poco dopo le mani di Arwen iniziarono ad accarezzargli la schiena per poi proseguire sul suo petto. Chiuse gli occhi per un istante cercando di capire i sentimenti e le emozioni che si stavano risvegliando in lui, quando li riaprì lo vide...

Legolas stava passeggiando nel giardino con lo sguardo rivolto al cielo, come se le miriadi di stelle sopra di lui avessero la capacità di alleggerire la pena che provava in quel momento.

Aragorn respirò profondamente quando sentì le labbra di Arwen sulla pelle e le sue mani scendere sul ventre

“Non posso...” sussurrò.

 

Legolas continuò a camminare inoltrandosi nel bosco, doveva fare qualcosa, doveva tenere la mente occupata per non pensare a lui...a loro. Ad un tratto sentì dei rumori provenire da dietro un albero, si avvicinò lentamente e vide Boromir seduto in terra con in mano una borraccia.

L’uomo alzò lo sguardo e lo vide “Guarda...guarda...un elfo, che strano vedere un elfo da queste parti...” e iniziò a ridere bevendo lunghe sorsate.

Legolas capì da quel tono di voce che era ubriaco e che la borraccia non conteneva semplice acqua.

“Dove hai preso quel vino Boromir?Lo sai che è pericoloso berne troppo...” disse cercando di mantenere un tono di voce calmo.

“Che t'importa, non è tuo...e poi tra qualche giorno andremo incontro alla morte di nuovo che male può farmi...” rispose Boromir alzandosi in piedi barcollando “Moriremo tutti lo sai? Non possiamo fare niente contro di lui è troppo forte, nemmeno quel mezz’uomo con il suo Anello, ci distruggerà con una sola mano...” e bevve un altro sorso di vino.

“Boromir non dire così, sei ubriaco va a dormire, domani mattina ti sentirai meglio” disse Legolas dolcemente “Dammi quella borraccia...” e allungò una mano verso quella dell’uomo.

“No!” gridò il cavaliere allontanando la borraccia e colpendo con la mano libera il volto dell’elfo.

Legolas barcollò all’indietro portandosi una mano sulla guancia, non si aspettava una simile reazione, lo guardò spalancando gli occhi.

“Boromir sei ubriaco dammi la borraccia...” ma non riuscì a finire la frase. L’uomo lasciò cadere la borraccia, gli prese il braccio girandoglielo dietro la schiena e lo spinse contro un albero così violentemente da fargli battere la testa sul tronco. Un lamento di dolore uscì dalla bocca dell’elfo.

“Non dirmi cosa devo fare hai capito? Sei solo un piccolo elfo non sai niente di me, di quello che sto passando!” gridò Boromir senza lasciare il braccio dell’amico.

“Boromir...mi stai facendo male...” sussurrò Legolas, sentiva il volto in fiamme per i colpi che aveva ricevuto.

“Ah sì...posso farti anche molto peggio...”

L’elfo iniziava ad avere paura anche se non voleva darlo a vedere, sapeva che il vino degli Elfi non annebbiava solo la mente ma provocava anche un senso di eccitazione in tutto il corpo. Con un movimento veloce riuscì a liberarsi dalla stretta del cavaliere spingendolo indietro.

“Va via...non voglio lottare con te...” disse. L’uomo però si avvicinò e lo colpì di nuovo sul volto, Legolas non riuscì più a resistere e gli diede un pugno nello stomaco facendolo cadere a terra.

“Ma se mi costringi...” continuò “Adesso va a dormire...non sei in te...”

Boromir si rialzò ridendo

“Bene...bene...il piccolo elfo si sa difendere...” si avvicinò velocemente a lui e gli strinse una mano attorno al collo bloccandolo contro l’albero. Legolas non sapeva più cosa fare, non voleva colpirlo di nuovo, nonostante il suo comportamento era sempre Boromir e avrebbe potuto fargli veramente male, notò il viso dell’uomo poco distante dal suo, il suo sguardo e sentì il cuore iniziare a battere prepotentemente per la paura di ciò che stava per fare...

“Lasciami!”disse mettendo le mani sul braccio che lo stava stringendo ma il cavaliere era molto forte e più l’elfo cercava di liberarsi più la stretta aumentava.

“Ti ho detto che non devi darmi ordini...non avevo mai notato quanto fossi attraente...” disse l’uomo sorridendo “Dì un po’...è vero che voi Elfi non fate distinzione di sesso...”

Legolas cercò di dire qualcosa ma le labbra di Boromir si posarono violentemente sulle sue...non riusciva a respirare...

“Vuoi divertirti un po’...” gli bisbigliò l’uomo all’orecchio e fece scivolare la mano libera tra le gambe dell’elfo.

Legolas trasalì, non voleva lasciarlo fare.

“No...Boromir ti prego...no...” sussurrò col fiato che riuscì a recuperare, la mano sul suo collo stringeva sempre di più.

Boromir alzò lo sguardo su di lui quando sentì il tono supplichevole di quelle parole e incrociò i suoi occhi pieni di terrore, improvvisamente lasciò la presa e si allontanò.

“Ma cosa sto facendo?” bisbigliò come se solo allora si fosse accorto delle proprie azioni.

L’elfo si piegò sulle gambe tossendo e cercando di respirare lentamente

“Vai a dormire...”sussurrò

“Legolas...cosa...” disse l’uomo, sentiva la testa pesante e non riusciva a razionalizzare cosa stava succedendo.

“Non è niente...vai ora...” continuò Legolas cercando di mantenere la calma per quanto gli era possibile.

Boromir lo guardò per un attimo e poi si allontanò barcollando. L’elfo si incamminò lentamente verso la sua stanza, sentiva la testa battere quasi quanto il suo cuore, la parte sinistra del viso bruciava e quasi non riusciva a muovere il braccio ma...no...non poteva andare nella sua stanza, non quella notte.