.|. Heleg Urui - Ghiaccio Bollente .|.

Piccola premessa, poi non vi stresso più…

Gli Elfi: ognuno immagina queste creature splendide e immortali in un certo modo…lo stesso faccio io…questa volta però ho voluto lasciare da parte la mia idea di Elfo e pensarli in un altro modo…

In questa storia gli Elfi sono le creature più pure e innocenti sotto ogni punto di vista, al tempo stesso però sono molto solitari, introversi e freddi…da piccoli crescono con l’amore dei genitori ma quando diventano fanciulli vengono privati di quelle tenerezze che avevano invece ricevuto da bambini, per imparare ad affrontare da soli la vita, tenendo a bada i sentimenti riescono così a superare ogni situazione e ogni difficoltà. Questo significa che dopo una certa età l’unico gesto d’affetto che si scambiano è al massimo una mano sulla spalla, niente di più…niente abbracci, niente carezze, niente…i sentimenti li comunicano con gli occhi, lo sguardo, le parole ma non con i gesti. E questo significa che ovviamente ogni tipo di rapporto fisico, dal semplice bacio a…molto di più, è completamente inesistente.  Solo quando incontrano l’anima gemella e decidono volontariamente di legarsi a lei per l’eternità, lasciano che quel velo di ghiaccio che si sono creati attorno inizi a sciogliersi. È una cosa del tipo ‘rimanere vergini fino al matrimonio’…non però come scelta ma come uso del loro popolo. Quindi questi Elfi non hanno mai, e sottolineo mai, provato niente che sia in qualche modo legato a cose fisiche e tanto meno al sesso,  e lo stesso vale per i desideri riguardo questo aspetto della vita. 

Da qui parte la storia…un Elfo, che per più di duemila anni non ha mai ricevuto un abbraccio o una carezza, si ritrova ad affrontare un lungo viaggio per distruggere l’Anello del Potere, e con lui ci sono Uomini, Nani e Hobbit…tre popoli diversi dal suo per usanze e tradizioni. E cosa accadrà se, durante le veglie notturne, gli capitasse di assistere a qualcosa…qualcosa tra due abitanti della Contea, che sono legati tra loro da un sentimento che va oltre l’amicizia? Cosa accadrà se in lui si risvegliassero delle emozioni e dei desideri che invece dovevano rimanere ancora congelati?

E questa volta, oltre ai miei due adorati, entrerà in scena la coppia per eccellenza con il loro dolcissimo e intensissimo rapporto di amicizia/amore…Frodo e Sam (in onore delle Hobbit’s Fans…hi hi hi)

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1. Pensieri e Domande

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“A cosa starà pensando?”

Quando udì la voce dell’uomo seduto al suo fianco, Aragorn rialzò la testa

“Come?”

Da quando avevano lasciato Moria, si era ritrovato spesso a pensare, isolandosi dagli altri, non fisicamente ma con la mente…ora era lui la guida della Compagnia, l’aveva voluto Gandalf prima di cadere nel vuoto, ma sarebbe stato in grado di adempiere a questo compito? Per anni aveva vagato per quelle Terre, ma mai prima di quel momento si era sentito così…insicuro, spaventato forse…delle vite dipendevano da lui, però, proprio per questo motivo doveva restare calmo e fare le scelte giuste…o almeno doveva provarci…

“Non ti sei mai chiesto a cosa pensa in continuazione?” disse Boromir indicando con un cenno del capo la persona che aveva attirato la sua attenzione.

Aragorn guardò da quella parte, continuando però ad affilare la lama della propria spada.

“Insomma…” continuò il cavaliere “…posso capirlo ora…abbiamo appena perso un Compagno…ma è da quando siamo partiti che si comporta così…se ne resta da solo per ore senza cercare nemmeno un semplice contatto con noi…”

“È un Elfo, Boromir…” rispose rapidamente il ramingo “…è il suo modo di essere, il suo modo di affrontare le situazioni…”

“Sì ma…non comprendo come possa vivere in questo modo…sembra non gli importi di niente e di nessuno…”

“Non preoccuparti…” lo interruppe Aragorn rialzandosi “…almeno non del comportamento di Legolas…abbiamo altri problemi…dobbiamo raggiungere il bosco di Lothlórien prima che scenda la notte, altrimenti gli orchi che ci siamo lasciati indietro ci saranno addosso…” rimise la spada nel fodero e lanciò un’occhiata all’elfo biondo che era appoggiato, in silenzio, ad un albero e gli sembrò di incrociare il suo sguardo, pur essendo lontani…in quel momento non voleva ammetterlo ma lui stesso aveva pensato centinaia di volte all’atteggiamento estremamente riservato dell’amico, lo conosceva da anni e altrettanto bene conosceva il modo di vivere degli Elfi, ma gli capitava spesso di sentire il desiderio di andare da lui e parlargli, per capire i suoi pensieri, per capirlo completamente…e forse per aiutarlo a fare amicizia con quelle persone che stavano affrontando con lui quella missione, aiutarlo ad abbassare quel muro che era abituato ad alzare sulle sue emozioni per mantenere la distanza dagli altri…lo faceva sempre con tutti…con tutti ma non con lui…

Ma probabilmente Legolas non aveva bisogno di aiuto, era forte, ed aveva imparato ad esserlo da solo per centinaia di anni…

“Riprendiamo il cammino!” esclamò alzando la voce e notò che Legolas era già pronto sul sentiero, con lo sguardo fisso tra gli alberi.

“Ma ci siamo appena fermati!” si lamentò Pipino rialzandosi stancamente in piedi.

“Forse questo luogo non è abbastanza sicuro…” disse Merry facendo qualche passo, poi si voltò verso Frodo e Sam che si stavano mettendo in piedi “Come state?”

“Non lo so…” mormorò Frodo tenendo lo sguardo basso e incamminandosi lungo il sentiero.

Sam guardò un lungo momento l’amico che si allontanava, poi lanciò un’occhiata a Merry e Pipino, scuotendo debolmente la testa,  prima di seguirlo.

 

Camminarono a lungo tra gli alberi che via via si facevano più numerosi, erano già lontani da Moria ma non ancora abbastanza vicini al cuore del Regno degli Elfi per essere completamente al sicuro.

Il sole stava per tramontare e Frodo sentiva crescere dentro di sé il peso del dolore, aveva cercato di tenere la mente lontana da quello che era accaduto nelle miniere ma adesso che anche la stanchezza fisica iniziava a farsi sentire, non aveva più la forza per farlo…l’ultimo sguardo di Gandalf e le sue parole…nonostante tutto però aveva visto qualcosa nei suoi occhi, era come se avesse voluto rassicurarlo in quel breve istante…ma non ci riusciva…non riusciva a credere che ci fosse una luce in fondo a tutta quell’oscurità che lo circondava e che si faceva strada nel suo cuore.

Ad un tratto udì le parole di Merry e Pipino…si stavano ancora lamentando ma d’altro canto non avevano tutti i torti…erano stanchi e affamati, e come lui stavano soffrendo…doveva fare qualcosa, ne sentiva il bisogno…aumentò il passo, ignorando il richiamo di Sam, superò Gimli e Boromir e si affiancò ad Aragorn.

“Dovresti restare accanto agli altri” disse il ramingo continuando a camminare.

“Io mi stavo chiedendo…” iniziò Frodo faticando a restare al passo dell’uomo “…se fosse possibile…fermarci per qualche momento…?” ma la risposta di Aragorn lo fece rimanere senza parole.

“No…non fino a quando raggiungeremo il cuore del Bosco…dobbiamo arrivare in quel luogo prima che cali la notte”

Frodo, demoralizzato, rallentò il passo fino quasi a fermarsi, mentre respirava profondamente per riprendere fiato.

Boromir lo superò velocemente guardandolo, e vide la sue espressione sconvolta dalla fatica e dal dolore, così si avvicinò ad Aragorn, afferrandogli un braccio per fermarlo.

Il ramingo si voltò verso di lui incuriosito ma anche irritato da quel gesto, e incrociò lo sguardo deciso del cavaliere di Gondor.

“Ma cosa ti prende?” esclamò Boromir “Ti ha chiesto solo qualche momento per riposare, non mezza giornata!”

“Riposeranno quando saremo al sicuro a Lothlórien, non qui!” ribatté il ramingo cercando di incamminarsi di nuovo.

“Se ci arriveranno!” continuò il cavaliere trattenendolo “Sono esausti, sia nel corpo che nello spirito, non sono guerrieri come noi…da giorni non fanno un pasto decente e hanno perso un loro caro amico…”

“So cos’è accaduto Boromir!” replicò Aragorn alzando la voce “Non c’è alcun bisogno che tu me lo ricordi!”

In quell’istante anche Legolas, che era molto più avanti rispetto al resto della Compagnia, si fermò, ritornando indietro e avvicinandosi ai due uomini.

“Siamo tutti addolorati per la perdita di Gandalf ma non rischierò che a qualcun altro tocchi la sua stessa sorte” proseguì il ramingo sostenendo lo sguardo del Compagno.

“Si boe ad baded! (Dobbiamo continuare adesso)” sussurrò Legolas all’uomo, senza badare all’occhiata che Boromir gli aveva lanciato quando aveva pronunciato quelle parole nella sua lingua.

“Proseguiremo fino a quando la luce ce lo permetterà!” finì Aragorn liberandosi dalla stretta dell’altro uomo.

“Gandalf ti ha lasciato la guida di questa Compagnia…” disse Boromir alzando la voce, prima che il ramingo potesse voltarsi per riprendere il cammino “…sarebbe saggio da parte tua badare anche alla sua sopravvivenza, non solo a dove devi condurla!”

Aragorn lo fissò in silenzio, come incerto se dar retta per una volta ad un consiglio…sapeva che anche se si fossero fermati, non avrebbero corso nessun pericolo, quella parte del bosco era piuttosto sicura, ma non voleva comunque rischiare…non poteva…poi udì nuovamente la voce di Legolas.

“Sí ú radathar men, hae nam o hyn, ad bedim (Qui non ci troveranno, siamo lontani da loro, continuiamo)”

Il ramingo lo guardò negli occhi e annuì, stava per parlare quando Boromir lo interruppe improvvisamente…

“Perché non parli con parole che tutti possiamo comprendere?” disse, rivolgendo lo sguardo sull’elfo fermo al fianco di Aragorn “Non siamo forse degni di conoscere i tuoi pensieri?”

Legolas sostenne il suo sguardo per un momento, senza però rispondere, poi, come se niente fosse, parlò di nuovo ad Aragorn…

“I dúath dannatha…ae athradam i hirith, tûr gwaith nîn beriatha men (L’oscurità scenderà presto, se attraversiamo il torrente il potere del mio popolo ci proteggerà)” riuscì appena a terminare la frase…Boromir gli afferrò le braccia e lo spinse con rabbia contro al tronco di un albero, sotto lo sguardo stupito di Aragorn e degli altri membri della Compagnia.

“Ti stai prendendo gioco di me, Elfo?” gridò il cavaliere fissandolo “Puoi restartene in diparte e non rivolgere la parola a nessuno ma non tollero questo tipo di atteggiamento nei miei confronti!”

Il ramingo vide gli occhi blu di Legolas spalancarsi in un misto di sorpresa e timore…però rimase immobile e in silenzio, senza cercare di liberarsi…

“Boromir! Lascialo!” esclamò mettendo una mano sulla spalla del cavaliere per allontanarlo…ma l’uomo di Gondor non si mosse, continuando a fissare l’elfo davanti a sé.

“No! Non sopporto questa cosa!” ribatté, alzando nuovamente la voce “Tu sai parlare la sua lingua ma non noi! Se ha qualcosa da dire deve farlo in modo che tutti possano comprendere!”

“Basta Boromir!” gridò Aragorn “Non è il momento!”

“Non sarà mai il momento! Ripeti quello che hai detto!” continuò il cavaliere scuotendo Legolas “Dillo a tutti, non solo a lui!”

“Non era niente di…” iniziò il ramingo cercando di porre fine a quell’inutile disputa verbale, ma Boromir non gli permise di continuare…

“Non tu! Voglio sentirlo da lui!”

“Boromir!”

“Parla!”

“Stiamo perdendo tempo!” intervenne Gimli raggiungendoli.

“Voglio sentirlo!”

“Basta!”

“Adesso!”

“Frodo!”

Il grido improvviso di Sam attirò l’attenzione di tutti…e solo allora si accorsero che Frodo era caduto in ginocchio a terra con una mano sul petto…

“Frodo!” lo chiamò nuovamente l’hobbit, inginocchiandosi al suo fianco e stringendogli la mano “Cosa vi succede? Padron Frodo…rispondetemi!”

“È…è l’Anello…” bisbigliò Frodo respirando affannosamente, mentre il dolore che aveva provato stava via via diminuendo “…lui…ha sentito la vostra rabbia…il vostro rancore…è stato terribile…”

“È finita ora Padron Frodo…” sussurrò Sam dolcemente “…è finita…”

“No Sam…” ribatté debolmente l’hobbit, guardandolo negli occhi “…questo è solo l’inizio…”

Aragorn guardò velocemente i Compagni e notò che Boromir si era allontanato da Legolas e teneva lo sguardo basso, come se si sentisse colpevole…l’elfo invece guardava fisso davanti a sé un punto imprecisato, come se non fosse accaduto nulla.

“Riesci a camminare?” chiese il ramingo a Frodo e quando lo vide annuire, proseguì “Raggiungiamo il torrente che dista meno di un’ora di cammino da qui e ci fermiamo fino all’alba”

 

Legolas stava camminando tra gli alberi, aveva deciso di fare la guardia all’accampamento per gran parte della notte, per permettere così ai Compagni di riposare…lui non ne aveva bisogno, non si sentiva stanco, anche se la sua mente aveva bisogno di riflettere su tutto quello che era successo…non si era più avvicinato a Boromir da quando avevano ripreso il cammino, ma spesso percepiva su di sé lo sguardo dell’uomo e non si sentiva a proprio agio…forse doveva scusarsi con lui? Ma per cosa poi? Non aveva fatto niente di male…

Stava cercando un punto in cui fermarsi ma dal quale poteva anche scorgere dove giacevano gli altri, quando udì dei rumori, dei passi…non si era allontanato molto, forse qualcuno si era svegliato…silenziosamente si nascose dietro ad un albero e vide Frodo appoggiato ad un tronco, con le braccia lungo i fianchi e lo sguardo basso. Non poteva esserne sicuro, ma da come tremava, sembrava stesse piangendo…istintivamente fece un passo per raggiungerlo, forse poteva aiutarlo, poteva dire qualcosa per confortarlo, ma all’istante si fermò, appena vide qualcun altro avvicinarsi lentamente al giovane hobbit…

“Non preoccupatevi Padron Frodo, andrà tutto bene” disse Sam raggiungendolo, con le mani in tasca e lo sguardo fisso sul volto malinconico dell’altro hobbit.

“Dimmelo ancora Sam…” sussurrò Frodo facendo un profondo respiro per scacciare le lacrime.

“Non preoccupatevi Padron Frodo, andrà tutto bene” ripeté l’hobbit fermandosi davanti all’amico e si sentì sollevato quando lo vide accennare un sorriso.

“Ora dimmelo nell’altro modo…” mormorò Frodo guardandolo intensamente…chiuse gli occhi quando sentì la fronte di Sam contro la propria e le sue mani asciugargli le guance.

“Non preoccuparti Frodo, andrà tutto bene” bisbigliò Sam sorridendo e dopo qualche istante sentì le braccia dell’amico cingergli la vita, così lo strinse a sé, accarezzandogli la schiena per farlo rilassare “Erano per Gandalf queste?”

“Per Gandalf…” rispose Frodo sospirando e nascondendo il volto contro il suo collo “…per quello che è accaduto…per quello che temo accadrà…e per noi…”

“Io ti resterò sempre accanto…” disse Sam dolcemente “…non ti lascerò…e non solo per la promessa che ho fatto…preferirei morire piuttosto che perderti…” udì l’amico mormorare qualcosa ma a voce troppo bassa per comprenderne il significato…

“Cosa?”

“Ho detto…” ripeté Frodo rialzando la testa e guardandolo negli occhi “…non ti azzardare a morire Samwise Gamgee o avrai sulla coscienza la distruzione dell’intera Terra di Mezzo”

Sam lo fissò in silenzio e, sorridendo, gli sfiorò una guancia con le dita…sapeva a cosa si riferiva, non aveva bisogno di spiegazioni, molte volte avevano parlato di quello che sarebbe potuto succedere, ed ogni singola volta, Frodo si ostinava a dire che senza di lui non sarebbe sopravvissuto un solo giorno…ovviamente non gli credeva, ma in alcuni momenti anche lui pensava la stessa cosa nei suoi confronti…Frodo non avrebbe un senso senza Sam…ma anche Sam non avrebbe un senso senza Frodo…era sempre stato così…

“Sai che non sto scherzando vero?” disse Frodo prendendo la mano dell’amico.

“Lo so…” rispose Sam, sfiorando con tenerezza le dita dell’altro hobbit…abbassò lo sguardo per qualche momento, poi lo rialzò sul volto di Frodo “…nelle miniere…credevo di averti perso…”

“Ma poi mi hai ritrovato…” ribatté Frodo sorridendogli “…come sempre…”

Sam si perse nei suoi grandi occhi azzurri per un attimo, poi, senza poterne fare a meno, lo abbracciò di nuovo, stringendolo con forza, tanto che credette che l’esile corpo dell’altro hobbit potesse spezzarsi…dalle labbra di Frodo però non uscirono lamenti di dolore, ma un sospiro…

“Mi manchi…tanto…troppo…” inclinò la testa e col naso sfiorò la guancia di Sam “…quando potremo di nuovo rimanere soli?”

“Non lo so…non prima di raggiungere il centro di questo Bosco credo…” rispose Sam e sentì il respiro di frustrazione del compagno “…riusciremo a resistere fino ad allora?” con le mani scese sulla sua vita, stringendogli i fianchi e tirandolo contro di sé…

“No…” gemette Frodo sorridendo “…non se ti sto così vicino…”

“Allora è meglio tornare all’accampamento…” disse Sam facendo a malincuore un passo indietro ma continuando a tenere la mano del compagno. Frodo annuì, respirando profondamente, ed insieme tornarono dove giacevano gli altri addormentati…solo quando mancavano pochi passi alla radura, Sam lasciò la mano di Frodo, che gli sorrise prima di stendersi sotto le proprie coperte.

Solo in quel momento, Legolas abbassò lo sguardo, che per tutto il tempo era rimasto fisso sui due hobbit…fece qualche passo ma si fermò di nuovo, appoggiandosi di schiena ad un albero…non capiva…perché si sentiva così? Da quando aveva visto i due amici così vicini, aveva sentito qualcosa dentro di sé…ed anche ora provava un senso di vuoto…era come se avesse bisogno di qualcosa…ma non sapeva…non capiva cosa…

Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi, era la prima volta che si sentiva così, e quelle sensazioni erano iniziate quando Frodo e Sam si erano abbracciati…a quel pensiero sentì di nuovo quei brividi lungo il corpo…

Freddo…era come se avesse freddo e sentisse il bisogno di calore…ma era impossibile, in oltre duemila e novecento anni non aveva mai avuto freddo…era un Elfo…istintivamente alzò le mani e iniziò a passarsele sulle braccia lentamente…per un breve istante sentì una debole ondata di calore ma poi tutto tornò come prima, così le lasciò ricadere di nuovo lungo i fianchi…riaprì gli occhi fissando il suolo…doveva fare qualcosa…sentiva i muscoli fremere come pochi attimi prima di una battaglia, ma ora quella sensazione era angoscianti perché non sapeva come appagare quel bisogno…non doveva uccidere decine di nemici con i suoi pugnali…era solo e disarmato…appoggiò la testa al tronco e guardò le stelle oltre le fronde degli alberi…ma nemmeno loro sapevano dargli una risposta.

“Siamo quasi giunti” esclamò Aragorn avvicinandosi a lui…aveva detto la prima cosa che gli era venuta in mente…a pensarci bene era una frase stupida, Legolas sapeva benissimo dove si trovavano, ma quando l’aveva visto immobile, con lo sguardo perso nel cielo, era rimasto senza parole…aveva davanti un Elfo e sapeva bene che la bellezza di una creatura immortale non ammetteva paragoni, ma Legolas aveva qualcosa di diverso, lo aveva sempre pensato, i suoi occhi potevano essere così decisi e crudeli e un attimo dopo così dolci e innocenti…non l’aveva mai visto in nessun altro, pur essendo cresciuto in mezzo a quel popolo…e quell’innocenza, quella purezza, lo affascinava ogni singola volta, tanto quanto la sua forza e perfezione in battaglia…alcune volte però gli sembrava che soffrisse, forse non consapevolmente, ma quegli occhi gli sembravano spegnersi, come esausti dopo una ricerca senza alcun risultato…come in quel momento…

Legolas si voltò di scatto ma appena vide l’amico, si rilassò annuendo…

“Sì, ancora una giornata di cammino e poi dovremo attendere  che siano loro a trovarci” mormorò, seguendo con lo sguardo il ramingo che si era messo davanti a lui.

“Io…so che non ho nessun diritto di chiedertelo ma…” iniziò Aragorn facendo un profondo respiro “…non credi di dovere delle scuse a Boromir?”

“Scuse?” ripeté sorpreso l’elfo “Io non ho agito scorrettamente nei suoi confronti, è stato lui ad attaccarmi senza motivo”

“Tu hai ignorato volontariamente le sue parole” disse l’uomo aggrottando le sopracciglia.

“Non era necessario che venisse a conoscenza di ciò che ti stavo dicendo” ribatté Legolas fissandolo, quasi stupito da quella richiesta.

“Lui fa parte di questa Compagnia come te e me…e come tutti gli altri…ed ognuno di noi ha diritto di sapere…” continuò Aragorn cercando di mantenere un tono di voce tranquillo “…dobbiamo fidarci l’uno dell’altro…siamo amici…”

“Amici…” ripeté Legolas sospirando.

Il ramingo lo guardò incuriosito…aveva qualcosa di strano…

“Man presta le, mellon nîn? (Cosa ti turba, amico mio?)”

“Io non…” bisbigliò l’elfo indeciso “…c’è qualcosa che non capisco…tu puoi…aiutarmi a comprendere?”

“Certo Legolas…” esclamò l’uomo annuendo “…cosa succede?”

“Frodo e Sam…sono amici vero?” iniziò l’elfo e quando vide il ramingo annuire nuovamente, proseguì “…poco fa, stavano parlando, non lontano da qui e…si sono avvicinati l’un l’altro…abbracciandosi e accarezzandosi per un lungo momento e…”

Aragorn strinse le labbra…lo sapeva…sapeva che prima o poi qualcun altro avrebbe scoperto che quello che legava i due hobbit andava ben oltre l’amicizia, lui ne era venuto a conoscenza per caso, prima ancora di iniziare la Missione, ma non gli era sembrato giusto informare gli altri, non spettava a lui…ma quel segreto ormai stava per essere svelato…aprì la bocca per iniziare a spiegare all’amico qual’era la verità ma Legolas, dopo una breve pausa, continuò a parlare…

“…e non riesco a comprendere perché da quell’istante…da quando li ho visti…mi sento così…”

L’uomo aggrottò le sopracciglia…

“Così come?”

“Vuoto…” sussurrò l’elfo fissandolo “…in attesa…in attesa di qualcosa che non conosco…è come se per anni abbia tenuto nascosto inconsciamente questo desiderio e solo adesso è risalito in superficie…e non so cosa fare…”

Aragorn abbassò lo sguardo un istante e vide che Legolas aveva stretto i pugni come se cercasse di mantenere il controllo su qualcosa più forte di lui…allora si ricordò di alcune cose che aveva imparato sul mondo degli Elfi, sulla completa assenza di gesti d’affetto durante la loro vita per mantenersi freddi e distaccati ed affrontare ogni tipo di situazione…forse si riferiva a quello Legolas…non aveva mai visto due amici comportarsi così e oltre alla curiosità poteva esserci qualcosa di più…il desiderio di avere quello che per anni non aveva mai avuto…

“E qual’è questo desiderio?” gli chiese debolmente, inclinando la testa di lato.

“Non lo so…” rispose l’elfo sospirando “…non riesco a capirlo…è…è come se sentissi il bisogno di avere qualcuno che…mi stringa a sé ma allo stesso tempo non comprendo il perché dovrei volerlo…perché dovrei averne bisogno? A cosa mi può servire?”

Aragorn lo guardava teneramente, come se avesse davanti un bambino che iniziava a fare le sue prime domande sulla vita, a stento riuscì  a trattenere un sorriso per quelle parole ma nei suoi occhi…lo sguardo dell’elfo era quello di qualcuno che non aveva mai conosciuto l’affetto, in qualsiasi sua forma, e la cosa lo rattristava…non capiva come avesse fatto a vivere senza la gioia di una carezza o il calore di un abbraccio…poi però sentì quelle parole disperate…

“Na man na maer Aragorn? An man im boe ha? (A cosa serve Aragorn? Perché ne ho bisogno?)”

…e, senza rendersene conto, disse qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il suo futuro…

“Mi hai chiesto di aiutarti a capire…desideri che te lo mostri? Vuoi che sia io quella persona della quale senti il bisogno?”