.|. Il Patto .|.

Capitolo 7

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Legolas era in piedi dietro le mura insieme a Gimli che bramava d’iniziare a combattere.

Grazie alla vista elfica, lui e tutti i guerrieri di Haldir potevano vedere distintamente l’esercito di Isengard molto prima che la vedetta ne annunciasse la venuta.

Un moltitudine di Uruk-Hai si erano disposti di frontone alle mura e urlavano e ghignavano mentre picchiavano con violenza le lance sul terreno.

 

La tensione era palpabile.

 

In quell’ossessionante immobilità la mano di uno degli uomini reclutati forzatamente da Thèoden perse la presa sulla freccia e il colpo uccise uno degli orchi.

 

La guerra era iniziata.

 

Dietro ordine di Aragorn gli arcieri elfici cominciarono a scagliare frecce, mentre Legolas, che aveva già avuto modo di scontrarsi con questi guerrieri di Saruman, suggeriva loro dove fosse meglio colpire.

L’elfo poteva sentire la voce di Aragorn muoversi avanti e indietro alle sue spalle, mentre il ramingo camminava incitando e consigliando gli elfi.

Legolas scosse al testa, non doveva pensare ad Aragorn!

Almeno non ora che erano in piena battaglia!

Le sue frecce vibravano nell’aria e colpivano con incredibile precisione.

Aragorn si avvicinò all’elfo e vide un orco massiccio più degli altri che si avvicinava correndo con una fiaccola in mano.

Si rivolse all’elfo con voce conciata.

“Dago han! (Fermalo!)”

la freccia partì sicura e colpì il collo dell’orco che indietreggiò per un attimo, poi si scagliò nuovamente in avanti.

“Dago han, Legolas! (Uccidilo, Legolas!)”

“Dago han!!!(Uccidilo!!!)”

Un’altra freccia partì dall’arco e colpì l’orco, ma questo riuscì lo stesso a scagliare la torcia e subito un boato riempì le orecchie di tutti, mentre le mura si sgretolavano aprendo una larga breccia.

 

Aragorn era caduto giù dalle mura a causa dell’esplosione violenta ed era a terra intontito, ma il suo pensiero corse subito a Legolas.

Dov’era?

Come stava?

Si era forse ferito?

Perso in questi pensieri tardò ad accorgersi che gli Uruk stavano entrando e gli erano quasi addosso.

Gimli si buttò giù dalle mura chiamando forte il suo nome e riprese a combattere, mentre gli elfi, ora armati di spade, gli si affiancavano.

Legolas?

Dov’era Legolas?

 

Gli stessi pensieri correvano nella mente del biondissimo principe di Mirkwood che era ancora sulla mura.

Gli orchi arrivavano da tutte le parti, ma lui doveva assolutamente vedere come stava Aragorn!

Si guardò intorno per avere la certezza che non fosse sulle mura, poi prese un pezzo di lamiera e scese le scale stando in piedi sullo stesso e uccidendo tutti i servi di Saruman che si paravano innanzi a lui.

 

Aragorn si guardò intorno…

Oramai le mura erano aperte da una breccia enorme, mentre altri orchi minacciavano il portone.

“Aragorn! Porta dentro i tuoi uomini!” esclamò Thèoden e Aragorn ripeté subito la frase in elfico.

“Am Marad! (Rientriamo!)”

“Am Marad! Haldir! Am Marad! (Rientriamo! Haldir! Rientriamo alla fortezza!)"

Finalmente Haldir si voltò verso Aragorn dando segno di averlo udito.

In quel momento però un orco lo attaccò all’improvviso e riuscì a ferire l’elfo prima di essere ucciso.

Aragorn sussultò ed iniziò a correre verso l’elfo di Lòrien urlando il suo nome, ma un altro orco colpì l’elfo alla schiena.

 

Il tempo parve fermarsi.

 

Haldir si guardò intorno stupito, quasi non capisse realmente cosa fosse successo e davanti ai suoi occhi si sovrapponevano i volti di altri Elfi morti in battaglia e i ghigni degli Uruk-Hai.

 

Aragorn urlò mentre finalmente giungeva ad abbracciare l’amico.

“HALDIR!”

Lo prese tra le braccia… ma oramai non c’era più niente da fare per l’elfo.

 

L’uomo contemplò per qualche istante il volto senza età dell’elfo e il suo cuore ebbe un sussulto.

Per un attimo, mentre guardava in silenzio il volto dell’amico, aveva visto sovrapporsi un altro volto, di un altro amico… o forse molto più che amico.

Anche creature fantastiche come gli Elfi immortali potevano morire colpiti dalle armi…

Anche Legolas poteva morire in quella battaglia…

Si diede mille volte dello stupido.

Fino a quel momento aveva pensato solo a sé stesso e al popolo di Rohan e mai, nemmeno per un attimo, il suo pensiero era andato a Legolas sussurrandogli nelle mente che anche lui sarebbe potuto morire.

Una creatura così bella, così luminosa…

Com’era possibile che quegli esseri immondi potessero uccidere tanta bellezza?!

Aragorn diede un ultimo saluto ad Haldir prima di rientrare nella fortezza dove gli orchi stavano per sfondare il portone.

 

Le condizioni erano quasi critiche, Aragorn si avvicinò a Thèoden.

“Quanto tempo ti serve?”

“Tutto quello che puoi darmi.”

“Gimli! Andiamo!”

Così Aragorn e Gimli si posizionarono sulla piattaforma rialzata facendo allontanare gli Uruk-Hai il più possibile dal portone.

 

Legolas poteva vedere dall’alto i suoi due amici e si accorse presto che le ondate degli orchi li stavano costringendo sempre più contro il portone.

“Aragorn!” lo chiamò lanciandogli una corda dalle mura.

 

Aragorn alzò lo sguardo e sorrise.

Stava bene… Legolas stava bene!

Strinse Gimli a sé e, afferrata la corda, si lasciò issare sulle mura.

 

Legolas batté con una mano sulle spalle dell’uomo e gli sorrise.

Aragorn avrebbe tanto voluto abbracciarlo, ma erano in mezzo a troppa gente e la battaglia stava andando avanti troppo velocemente… e non certo a loro favore!

“Hannon le… (Grazie…)” pensò Aragorn e diresse il suo pensiero a Legolas che gli sorrise nuovamente, poi riprese il suo arco e scagliò una freccia che fece crollare l’ennesima scala che gli orchi stavano issando.

 

La battaglia era continuata incessantemente sino ad allora e tutto pareva essere contro di loro.

Aragorn, Legolas, Gimli, Thèoden e pochi altri guerrieri che erano sopravvissuti si erano ritirati in una delle stanze della fortezza.

Presto la fortezza del fosso di Helm sarebbe caduta.

Re Thèoden non vedeva via di uscita.

“Avevi detto che non sarebbe mai caduta mentre i tuoi uomini la difendevano!” inveì Aragorn “La difendono ancora! Sono morti per difenderla!”

Thèoden non rispose.

“Esci con me! Esci con me ed andiamogli incontro!”

Thèoden guardò intensamente Aragorn e poi prese al sua decisione.

“Suonate il corno di Helm!”

Gimli corse a suonare il grande corno mentre il sole sorgeva e portava con sé un po’ di speranza.

 

Aragorn, Thèoden e Legolas uscirono per combattere.

Aragorn in cuor suo non avrebbe mai voluto che Legolas uscisse… ma forse aveva più probabilità di sopravvivere lì fuori che in quella fortezza che si era rivelata una trappola!

 

All’improvviso ricordò le parole di Gandalf e si girò verso Est…

Quale non fu la sua sorpresa nel vedere proprio Gandalf e i cavalieri di Eomer avvicinarsi al galoppo insieme al sorgere del sole.

 

Le sorti della battaglia furono rovesciate e le forze di Saruman furono distrutte.

Avevano vinto… anche se sembrava impossibile…

 

Aragorn si voltò verso Legolas e lo abbracciò ridendo

“Ce l’abbiamo fatta Legolas!”

“Ma il prezzo di questa vittoria è stato assai alto…”
”Non posso certo negare ciò che dici… ma questa vittoria insperata è stata come balsamo sulle ferite dell’animo di questi uomini! Guardali Legolas! Ora sono pronti per combattere per il loro futuro!”
Legolas annuì e gli sorrise.

“Hai ragione… ma abbiamo vinto una battaglia, non la guerra.” Detto ciò si avvicinò maggiormente al Ramingo sfiorandogli il volto con un dito.

“Im gelir le mae (Sono contento che tu stia bene)” sussurrò sulle sue labbra.

“A im gelir le mae (Anche io sono contento che tu stia bene…)” Aragorn si avvicinò di più a quelle labbra rosee ed invitanti, poi ricordò dov’erano e in che situazione erano e si allontanò a malincuore…

Appena partiti avrebbe dovuto trovare un modo per parlare con l’Elfo in privato… troppi erano i sussulti del suo cuore alla vista del principe di Mirkwood…

 

Gli uomini di Rohan erano in viaggio da giorni verso Isengard e ancora Aragorn non era riuscito ad avvicinarsi a Legolas per parlargli…

Da parte sua l’Elfo non faceva che evitarlo.

Si era ben reso conto che ogni volta che Elassar gli era vicino gli diveniva sempre più difficile nascondere i suoi sentimenti nei confronti dell’altro.

Scosse i lunghi capelli biondi nel tentativo di scacciare quei pensieri.

“Cattivi pensieri?” domandò una voce alle sue spalle.

“Aragorn!” esclamò girandosi.

Aragorn si sedette accanto a lui davanti al fuoco, erano accampati per la notte.

“Non hai risposto… cattivi pensieri?”
L’Elfo annuì.

“Riguardano la battaglia che incombe?”
“No… non riguardano quella…”

“E allora cosa?”

Il biondissimo principe del Reame Boscoso chinò il capo senza rispondere.

“Legolas… senti… dobbiamo parlare…”
“Di pure… ti ascolto.”
“Non qui… voglio parlare di noi…”
”Non c’è più niente da dire…”
”Che significa?”.

“È un gioco crudele quello che stiamo facendo! E lo sai bene anche tu!”

Aragorn lo guardò stupito, poi lo prese per un braccio e lo tirò verso quanto restava di un boschetto, mettendolo con le spalle contro un albero mezzo bruciato.

“Legolas… io… non so cosa dire…”
”Non devi dire niente… perché non c’è niente da dire… Tra poco sarai re e tutto ciò che è stato tra noi non sarà che un ricordo…”
”MA IO NON VOGLIO CHE SIA COSI’!”

“Ma sarà così Aragorn!”
”Io…” prese fiato “Io ho temuto per te alla fortezza…”

Cosa voleva dire?

Cosa stava cercando di dirgli?

Legolas lo guardò confuso.

“Io… Legolas… io ho capito che se ti succedesse qualcosa… io… io ne morirei… perché non posso nemmeno immaginare di vivere un attimo senza vedere il tuo splendido sorriso… non posso vivere senza accarezzare i tuoi capelli morbidi come seta… non posso vivere senza stringerti tra le mie braccia e ascoltare il tuo respiro che si fa veloce durante l’amplesso o che diventa regolare quando dormi… non… nulla ha più senso per me se non ci sei tu…

Ho bisogno di te… della tua anima immortale e del tuo corpo che sto imparando a conoscere… io… io credo di amarti Legolas… più di chiunque altro… più di me stesso… più di… Arwen…” il ramingo prese fiato a fissò i suoi occhi azzurrissimi in quelli altrettanto azzurri dell’elfo.

Aveva pronunciato quel discorso senza nemmeno pensarci… lasciando semplicemente uscire dalle sue labbra tutto ciò che aveva pensato in quei giorni e Legolas si era ben guardato dall’interromperlo…

Ora il Ramingo attendeva una sua risposta e Legolas si sentiva incredibilmente felice!

Il cuore aveva accelerato i battiti e il respiro si era fatto più veloce…

Senza nemmeno pensarci buttò le braccia al collo ad Aragorn.

“Im melin le…melin le…melin le…(Ti amo… ti amo… ti amo…)” e lo baciò con dolcezza sulle labbra.

Poi sorrise.

“Nessuno si cura di noi ora…” sussurrò prima di prendere tra le labbra quelle del Ramingo e mordicchiarle leggermente.

“E poi sono in debito con te…”

Aragorn sorrise, quasi non riusciva a crederci…

Non solo aveva scoperto di amare quella creatura fantastica, ma pure che quella creatura lo amava!!!

L’uomo lo strinse a sé.

“Non è il momento Legolas… avremo modo in futuro…”

“Ora… ti prego… troppo mancano le tue attenzioni al mio corpo…” poi sfiorò con la mano la virilità dell’uomo “E anche al tuo…”

“Legolas…”
”Shhh… a’maelamin… (amore della mia via)”

Aragorn non seppe resistere alle abili mani dell’elfo che, dopo essersi tolto l’ampio mantello ed averlo steso al suolo, vi fece distendere sopra l’uomo.

Con le mani sottili sganciò il mantello dell’uomo e iniziò ad aprirgli la tunica.

L’Evenstar donato da Arwen emise un candido bagliore e istintivamente Legolas si ritrasse e allontanò le mani, ma il futuro re di Gondor gli fermò un mano, mentre con l’altra si toglieva il gioiello e lo metteva in tasca.

“Hannon le… (Grazie…)” sussurrò l’elfo baciandolo di nuovo sulle labbra e dischiudendole in modo che il ramingo potesse entrarvi con la lingua.

L’uomo alzò una mano e le sue dita s’insinuarono tra i capelli morbidi dell’Elfo, avvicinandolo di più a sé.

Legolas di scostò leggermente da lui e gli baciò il petto muscoloso, poi scese verso la virilità dell’uomo e la liberò dalla costrizione dei pantaloni.

Aragorn cercava di trattenere i sospiri per non richiamare l’attenzione degli uomini di guardia, ma era molto difficile…

L’elfo si chinò e lo baciò tra le gambe.

Con un colpo di reni, l’uomo invertì le posizioni e spogliò con calcolata lentezza l’elfo, baciandolo con passione.

“Im melin le… (ti amo…)” gli sussurrò sulle labbra arrossate e gonfie, poi si fuse con l’altro rendendo due corpi uno unico in preda al piacere.