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Disclaimer: nulla mi appartiene, tranne la mia fantasia, e non ci guadagno nulla!! e soprattutto non c’è niente di vero!!!

Nota dell’autrice: quanto ho raccontato è una rielaborazione MOOOLTO libera di alcuni miei sogni. Che volete… avevo voglia di provare a scrivere una fiction ricca di scene inquietanti e a volte insensatamente terrificanti, come possono solo essere i sogni, dopotutto, spesso capita che questi suggeriscano strane storie e stavolta ciò a cui ho assistito sembrava proprio chiedere di essere raccontato. D’altronde è raro che Viggo, Orlando ed Aragorn e tutti gli altri arrivino addirittura  ad essere protagonisti di una di quelle strane avventure che popolano le mie notti e quindi ho deciso di assecondare la mia fantasia… Fatemi sapere che ne pensate e BUONA LETTURA!

La storia si animerà un po’ di più nei prossimi capitoli, ve lo prometto!!!

Potete trovarmi a questo indirizzo: http://www.livejournal.com/users/mareaclo/

 

1. Qualcosa Sempre Ci Sfugge

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Non è per un atto di vanità che mi accingo a scrivere questo resoconto; gli eventi che sto per narrare non hanno coinvolto solo la mia persona o i popoli che servo da molti anni, anzi, in realtà, in larga parte ne fui solo spettatore. Il corso delle vicende si è evoluto anche senza il mio intervento,  eppure anch’io ho contribuito, affinché tutto si risolvesse, benché devo ammettere che non fossi personalmente cosciente di quali e quante conseguenze avrebbero avuto le mie azioni, indipendentemente dai loro risultati più evidenti. Ma è così che va la vita, intanto che si rimane immersi nel flusso degli eventi non si riesce a scorgere la destinazione ultima del viaggio, solo allontanandosi dal quadro se ne potrà cogliere il disegno complessivo, altrimenti, fintanto che si continua ad osservare da vicino, ne avrà una visione limitata ad una ristretta porzione e si potrebbe essere tratti in inganno circa l’effetto complessivo, che solo il soggetto contemplato nella sua interezza può mostrare.

Scelte terribili sono state compiute in quei giorni amari, molti hanno visto la morte in volto e molto maggiore è il numero di coloro che ancora oggi piangono per tutti quegli uomini che sono tornati, sì, ma scortati con gli onori che si tributano ai guerrieri caduti in battaglia. Nonostante tutto questo dolore e forse proprio grazie al coraggio di chi non si arrese e tenacemente continuò ad opporsi al male che stava dilagando, noi oggi siamo qui. A tutti loro, noi sopravvissuti dobbiamo molto ed il nostro debito non si estinguerà mai, poiché ciò che ci è stato dato è stato offerto liberamente e simili doni non hanno prezzo.

A noi oggi resta il compito di ricordare, perché una simile tragedia non si ripeta. Abbiamo sfiorato il disastro, poiché sono stati compiuti gesti con eccessiva leggerezza, sono stati sottovalutati i segnali d’allarme che erano dinanzi ai nostri occhi, ma  che non abbiamo saputo vedere, né riconoscere, poiché il loro senso ci era sconosciuto. Eppure sapevamo, perché quelle conoscenze appartengono al nostro passato, ma al tempo stesso non immaginavamo di sapere, perché il tempo le aveva distanziate dalle nostre menti e sommerse tra mille altre storie e tali erano ormai per noi: storie del passato e non sembravano più avere alcun legame con il nostro presente. È sempre stato così e sempre, temo, sarà. Il passato si scolora e per gli uomini sarà sempre più facile vivere immersi nei vividi colori del presente, non obliando ciò che fu, ma relegandolo lontano da sé, con la certezza che ciò che è stato nel passato, in esso si sia concluso e mai più tornerà a ripetersi. Ma il più delle volte ci sbagliamo… è sempre stato così e ancora e sempre, temo, sarà, perché c’è sempre qualcosa che ci sfugge in questa nostra vita e forse è proprio ciò che di più importante essa ha in serbo per noi, nel bene e nel male.

 

***

 

Nei miei diciannove anni di vita non avevo trovato nessun amico, non conoscevo nessuno di cui mi fidassi al punto tale da potergli raccontare di me e di loro, delle Voci, perché era così che le chiamavo, dato che non avevo idea di cosa fossero, né potevo intuire che ruolo avrebbero avuto nel mio futuro. Tutto ciò che sapevo allora e che ancora oggi posso dire di loro, delle Voci, è che suadenti sussurri, bisbigliati come a fior di pelle, s’increspano nella mia mente, emergendo appena, sfrigolanti tra i miei pensieri coscienti, come onde che si infrangono su se stesse e si insinuano schiumose tra gli scogli.

Ripetevo a me stesso che non potevano mentirmi, non nel loro misterioso linguaggio muto, fatto di inconsuete lievi vibrazioni, di segni, di sensazioni sommesse e indistinte. Almeno era quello che speravo, dopotutto non avevo nulla a rassicurarmi, nessuno con cui confidarmi. E comunque, a colui che sarebbe stato ad ascoltarmi, cosa avrei potuto dire? Forse che talvolta, quando la guardia era abbassata e la mente libera vagava lontana, distendendosi nell’assenza dei soliti impegnativi doveri quotidiani, sentivo emergere come un fruscio indistinto, un brusio diverso dal consueto cicaleccio con cui la mia voce mentale accompagnava quasi ogni istante di veglia e talvolta giungeva a perseguitarmi anche nei sogni notturni con le sue onnipresenti constatazioni? All’inizio era stato facile ignorare quei segnali a me allora incomprensibili, ma col tempo erano cambiati, impedendomi ben presto di stornare l’attenzione da quelle intrusioni sempre più pressanti. Se avessi dato loro ascolto, dove mi avrebbero condotto? Lontano, ne ero certo. Tuttavia ciò non mi spaventava affatto, al contrario, in qualche modo suscitava in me insolite aspettative e speranze che poi non sarebbero state deluse. Fui condotto dove dovevo essere e ben presto trovai il mio posto. Non mi ero mai tirato indietro davanti ad una sfida, avevo sempre dimostrato di essere all’altezza della situazione e fu proprio questo lato del mio carattere, quest’ostinazione mista ad un mio particolare gusto dell’osservazione di quanto mi circonda a venirmi in aiuto, ma non solo in quei momenti nei quali credevo non sarei riuscito a farcela, ma in ogni singolo frangente della mia vita. Secondo figlio di un ramo cadetto di una famiglia di Notabili di Fei, la città che può essere giustamente definita il cuore della Repubblica di Tusla e non solo perché ne ospita il Senato ed il Consiglio dei Notabili e dei Rappresentanti, ma perché e situata nel centro della verde vallata di Fei, dalla quale prende il nome, fui sin da ragazzo indirizzato agli studi di diritto e, sebbene personalmente preferissi occuparmi dei ben più piacevoli letture, ben presto mi ritrovai immerso nel complesso scenario della Cancelleria e, dopo un periodo di apprendistato, all’età di soli diciannove anni mi ritrovai a dover decidere del mio futuro. Mi fu offerta la possibilità di partire come funzionario della Repubblica per una  missione diplomatica, non si trattava, però, di un breve incarico di pochi giorni, né di qualche mese, bensì mi fu proposto di recarmi in qualità di Voce di Fei nel Regno di Kèi-ànn. Era un compito che avrei mantenuto per tutta la vita. Non avrei più rivisto le albe dorate o i grandi viali alberati della mia città, fiancheggiati dalle eleganti ville bianche, azzurre e rosa, né avrei più ascoltato il mormorio del canale di Fei, mentre si allontanava dalla cinta delle mura e continuava il suo corso verso il mare lontano, percorrendo quella che era stata definita la Strada dei Mille Ponti, e vi sarei potuto tornare solo per brevi viaggi. La mia casa sarebbe stata in una terra straniera, anche se il mio cuore e la mia lealtà  sarebbero sempre rimaste ai colori degli stendardi di Fei, che sventolano dal Palazzo del Notabili e dei Rappresentanti, questo, pensavo, sarebbe stato di me e avrei al contempo potuto tutelare al meglio delle mie possibilità gli interessi del mio popolo. Non esitai un solo istante a rispondere e il mio nome fu aggiunto in calce alla nomina. Posto il sigillo e controfirmato dai venti Senatori il documento mi fu consegnato insieme alle prime istruzioni per il mio insediamento come Voce di Fei di Tesla. Quando infine mi inchinai per congedarmi dal Consiglio, Senatori, Notabili e Rappresentanti risposero al mio gesto, salutandomi per la prima volta col titolo che da quel giorno avrebbe accompagnato il mio nome, Viggo Mortensen, Voce di Fei di Tesla, ed è qui che ha veramente inizio questa mia storia.

 

…continua.

 

Fatemi sapere che cosa ne pensate!

Marea