.|. Melethryn - tra dolore e passione  .|.

Parte Sesta: Ardore

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All’imbrunire raggiunsero infine Minas Tirith. Avevano cavalcato senza sosta, senza guardarsi indietro e senza nemmeno pronunciare una singola parola, anche se le loro menti non avevano fatto altro che ripensare a quello che era accaduto e a quello che si erano detti.

Re Arathorn li accolse entrambi con stupore e sollievo, visto che non aveva più ricevuto loro notizie e gli era giunta voce dei terribili attacchi contro i suoi eserciti accampati nella zona. In silenzio ascoltò il racconto di Aragorn, l’imboscata, la prigionia, l’accampamento distrutto e la morte di decine e decine di soldati, e alla fine diede ordine ad altri gruppi di Uomini di partire subito in aiuto di quelli ancora stanziati.

“Ora va a riposare figlio mio!” esclamò scendendo dal trono e avvicinandosi ad Aragorn “Vedo che sei logoro dalla fatica…quando i curatori avranno ripulito le tue ferite e avrai ripreso le forze, allora discuteremo sui piani di battaglia” vide il figlio chinare la testa annuendo e gli posò una mano sulla spalla “Credevo di averti perso…ringrazio i Valar per averti protetto!”

Il principe accennò un sorriso, seguendo poi con lo sguardo il padre che si era avvicinato a Legolas, rimasto qualche passo più indietro.

“Principe Legolas non posso far altro che ringraziare te e il tuo popolo per l’aiuto che ci avete concesso, e rattristarmi con voi per le perdite che avete subito…” vide l’elfo chinare la testa e proseguì “…manderò il mio messaggero più veloce a Lothlòrien per informarne i sovrani dell’accaduto e per chiedere, ancora una volta purtroppo, il loro aiuto…ti prego di accettare la nostra ospitalità fino a quando riceveremo una loro risposta perché non posso permettere che tu intraprenda un viaggio verso il Reame Boscoso in questi giorni funesti”

“Non posso che accettare, sire…” rispose Legolas rialzando lo sguardo su di lui “…attenderò la mia gente che sicuramente risponderà alla vostra richiesta, e ripartirò con loro”

“Bene…vi accompagneranno subito alla vostra stanza…” disse Arathorn facendo un gesto con una mano “…spero che il vostro soggiorno qui sarà gradito…”

Legolas annuì, seguendo la donna che si era, a quel gesto, avvicinata al sovrano, ma prima di lasciare il Salone dei Re, lanciò un’occhiata ad Aragorn che era rimasto immobile, poco lontano, e riuscì a scorgere nei suoi occhi una punta di compiacimento.

 

Passarono due giorni, durante i quali né Aragorn, né Legolas uscirono dalle loro stanze. Restarono da soli, permettendo solo ai curatori di visitarli, e a stento mangiavano il cibo che veniva portato loro, anche se le loro condizioni fisiche erano migliorate. Ma non erano i loro corpi ad aver bisogno di cure…ma le loro anime logorate dal dolore e dalla solitudine che nel silenzio e nell’oscurità di quelle camere non riuscivano a ritrovare riposo.

Ma all’alba del terzo giorno, un arrivo inaspettato rischiarò il cielo di Gondor. Da Lòrien erano appena giunti venti guerrieri che, durante il viaggio, avevano incontrato il messaggero mandato dal re. Vennero accolti con tutti gli onori e presto venne richiesta la presenza del principe Legolas che, alla notizia, sentì una debole luce rischiarare quelle tenebre che, da giorni, non avevano fatto altro che avvolgerlo e tormentarlo.

Quando raggiunse il Salone dei Re, vide alcuni Elfi a colloquio con Re Arathorn, e appena uno di questi si voltò, lo riconobbe…

“Haldir!” esclamò correndogli incontro “Mae govannen, mellon nîn! (Benvenuto amico mio)”

“Tegin i beth o Celeborn (Porto la parola di Celeborn)” mormorò Haldir sorridendogli, tornando poi però serio “Heryn mîn cenn i amarth lîn…fired lîn ned i myr…(La nostra Signora ha visto il vostro Fato… la vostra scomparsa nelle tenebre)” vide Legolas abbassare lo sguardo e gli appoggiò una mano sulla spalla “…dan ú i vethed…ad dagratham i goth a geritham i dûr (ma non è la fine…affronteremo ancora il nemico e avremo la vittoria)”

“Cenn sen? (Ha visto questo?)” mormorò l’elfo di Bosco Atro guardando gli occhi limpidi dell’amico “Cenn pain i naid? (Ha visto ogni cosa?)”

Haldir non fece però in tempo a rispondere, nella stanza risuonarono le parole di una delle guardie…

“Vostra maestà…serve la vostra approvazione per le armi e per i percorsi da seguire…”

“Certamente…” esclamò il re, facendo qualche passo “…capitano Haldir volete seguirmi? Credo sia giusto che anche voi ne siate a conoscenza…”

L’elfo di Lórien annuì, salutando con un cenno della testa l’amico prima di allontanarsi, insieme agli altri Elfi e al re di Gondor.  

Legolas rimase un istante immobile, mentre il dubbio che Dama Galadriel avesse visto tutto quello che era accaduto in quel villaggio gli occupava ogni pensiero, tormentandolo ulteriormente…poi però si voltò, uscendo dal grande salone per tornare alle proprie stanze. La sua mente era così occupata altrove che non si accorse dei passi che l’avevano seguito, fino a quando si fermò davanti alla propria porta…ed allora sentì una stretta al braccio, prima di essere trascinato oltre l’angolo della parete, in un piccolo corridoio poco illuminato.

“Cosa hai detto a quell’Elfo?” mormorò Aragorn fissandolo negli occhi, mentre con le mani lo teneva fermo contro il muro.

“Niente che ti riguarda…” rispose rapidamente Legolas cercando di liberarsi “…ed ora lasciami immediatamente!”

“Non credere che sia cambiato qualcosa solo perché è giunta anche la tua gente qui!” continuò l’uomo “Ricordati dove sei…e chi sono io!”

“Oh ricordo bene chi sei tu!” sussurrò l’elfo liberandosi di scatto dalla presa del principe di Gondor “Me lo hai rammentato proprio ora…sei un codardo che teme che una mia sola parola possa portarlo alla rovina e al disonore…”

“No ti sbagli…” ribatté Aragorn facendo un passo verso di lui senza però sfiorarlo “…sono un principe che può farti condannare all’istante alla prigione eterna in questo palazzo…mi basterebbe raccontare quel piccolo particolare che giorni fa ho tralasciato…e da allora l’oscurità diventerebbe la tua unica compagna…”

“E perché non lo fai allora?” bisbigliò l’elfo stringendo le labbra “Racconta a tua padre quello che è avvenuto avanti…tu non lo farai perché hai paura che anche io possa fare lo stesso…hai paura per la tua vita…ma soprattutto…hai paura di me!”

“Io no ho paura di te maledetto!” esclamò l’uomo cercando di controllare la voce, alzò una mano e afferrò il collo dell’elfo, spingendolo contro il muro “Se volessi ti potrei uccidere in questo istante…ma conosco le priorità in situazioni come queste…e una guerra con i nostri stessi alleati è l’ultima cosa che ci serve in questo momento…e lo sai anche tu!”

“Questo non cambia ciò che sei!” bisbigliò Legolas, trattenendo il fiato quando sentì la mano dell’uomo lasciare il suo collo e scendere sul suo petto “Un debole codardo!”

“Se è per questo…non cambia nemmeno ciò che sei tu…” ribatté Aragorn con un debole sorriso sul viso “…un assassino…” inclinò la testa, avvicinando le labbra al suo orecchio “…un assassino e un bugiardo…che non vuole ammettere a se stesso i propri desideri…”

Quando sentì il respiro caldo dell’uomo, Legolas chiuse gli occhi deglutendo, tentando in tutti i modi di controllare il proprio corpo, che però aveva già reagito all’istante a quelle parole…avvertì la mano di Aragorn sul petto che, lentamente, stava scendendo più in basso, e afferrò di scatto le sue braccia, cercando di allontanarlo da sé…

“Sei un folle Aragorn!” ribatté, spingendolo via “I miei desideri non hanno niente a che vedere con te…l’unico mio desiderio che ti riguarda è quello di vederti soffrire per l’intera vita che dovrai ancora passare su questa Terra!”

“Sei ancora in grado di mentire…nonostante tutto…” mormorò l’uomo sorridendo maliziosamente “…quando accetterai la verità?”

“La verità?” ripeté Legolas lasciandosi sfuggire una debole risata nervosa “E quale sarebbe questa verità che tu conosci così bene?”

Aragorn restò fermo solo un istante, prima di scagliarsi contro di lui…gli bloccò le braccia contro la parete, lungo i fianchi, e con forza posò le labbra sulle sue, tenendolo fermo con il proprio corpo quando l’elfo tentò di divincolarsi…

“La verità è che mi vuoi…” gli bisbigliò, baciandolo poi nuovamente “…lo sai bene…” gli lasciò un braccio e fece scivolare la mano tra le gambe leggermente divaricate dell’elfo “…e questo ne è la prova…”

Legolas non poté far altro che socchiudere le labbra in un sospiro quando la mano dell’uomo si strinse su di lui e così si ritrovò a rispondere all’ennesimo bacio che Aragorn gli stava rubando con vigore…con la mano libera afferrò il suo polso, tentando di fermare quei movimenti  ma senza accorgersene li fece aumentare…

Aragorn sorrise contro le sue labbra, continuando a lottare con la sua lingua fino a quando dovette allontanarsi per respirare, ed allora scese sul suo collo, iniziando a succhiare con ardore la pelle morbida sotto il mento…

“Dannazione ammettilo…” sospirò, muovendo il bacino contro la gamba dell’elfo, senza però mai smettere di toccarlo “…tu mi vuoi…vuoi essere preso e posseduto fino a perdere la testa…”

“No…” gemette Legolas tentando di liberare l’altro braccio “…no…”

“C’era questo nei tuoi occhi quando ti ho visto per la prima volta…c’era questo nei tuoi occhi ogni volta che mi guardavi…non mentire…”

“No…” ripeté di nuovo l’elfo quando riuscì finalmente a liberarsi “…maledizione no!” e spinse lontano l’uomo facendolo finire contro la parete opposta…restò a fissarlo negli occhi, cercando di far tornare regolare il proprio respiro…sapeva che Aragorn l’avrebbe attaccato nuovamente, dopo un primo momento di sorpresa ed era pronto a respingerlo ancora una volta, non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di averla vinta…ma invece non avvenne.

Il principe di Gondor rimase immobile, sostenendo il suo sguardo per un lungo momento, poi si sistemò gli abiti e si voltò…

“D’accordo…” mormorò, incamminandosi lungo il corridoio che aveva attraversato poco prima.

Legolas spalancò gli occhi in un misto di sconcerto, rabbia e frustrazione quando lo vide allontanarsi…ma prima ancora che la sua mente potesse riflettere sull’accaduto, si ritrovò a seguirlo rapidamente.

Aragorn aveva appena superato una porta quando sentì una stretta al braccio ed in pochi istanti si ritrovò scaraventato all’interno della stanza con tanta forza che finì quasi disteso sul pavimento…udì la porta richiudersi con un colpo, ed allora rialzò lo sguardo…i capelli gli scivolarono sugli occhi, e tra le ciocche scure, vide colui che si aspettava, avvicinarsi lentamente…

“Cosa credi che sia Aragorn?” esclamò Legolas fermandosi davanti a lui “Un gioco? Ti sembro un giocattolo con il quale divertirsi per qualche momento…per poi abbandonarlo così come lo si era trovato?”

L’uomo si rimise in piedi in silenzio, senza allontanare lo sguardo da quello dell’elfo.

“È questo che sono? Un divertimento? Un oggetto che si può manipolare a piacere e poi gettare in un angolo?”

“Forse è quello che vuoi essere…” mormorò con un debole sorriso il principe di Gondor “…è così che vuoi essere trattato…in tutti questi anni hai ricevuto solo dolci e delicate attenzioni e adesso hai bisogno di un po’ di…” ma non riuscì a terminare la frase, l’elfo lo colpì al viso con il dorso della mano, facendolo finire contro la colonna di legno sull’angolo del letto a baldacchino.

“Beh ti sbagli…” ribatté Legolas afferrandogli gli abiti e tirandolo verso di sé “…non sono un giocattolo…e non puoi giocare con me in questo modo e poi andartene come se niente fosse…”

“Ho fatto semplicemente quello che mi hai chiesto…” sussurrò l’uomo continuando a sorridere maliziosamente “…non desideravi le mie attenzioni ed allora me ne sono andato…dà la colpa a te stesso Elfo…non sono io ad aver interrotto i giochi…”

In quell’istante però, Legolas gli prese un braccio, girandoglielo dietro la schiena e spingendolo verso il letto…

“Ah…lasciami dannazione!” gridò Aragorn divincolandosi…ma ricadde a pancia in giù sul materasso…fece appena in tempo a voltare la testa e si ritrovò l’elfo seduto sulla schiena, mentre, con la cintura, che si era sfilato, gli legava i polsi alla testiera del letto…trattenne il fiato cercando subito di liberarsi, ma inutilmente…ormai non poteva più alzarsi “Lasciami andare Elfo! Non è divertente!”

“Oh sì che lo è invece!” ribatté Legolas chinandosi su di lui per sussurragli nell’orecchio “Le parti sono invertite adesso…è il mio turno di giocare…”

Aragorn sentì un brivido lungo tutto il corpo a quelle parole, che aumentò di intensità quando le mani dell’elfo iniziarono ad abbassargli i pantaloni sui fianchi, e poi sempre più giù fino agli stivali…

“No! Non lo farai Legolas! Lasciami!” gridò cercando ancora una volta, inutilmente, di allentare i nodi che lo tenevano bloccato alla testiera…ma poi quel grido si trasformò in un sospiro quando Legolas si distese sopra di lui, muovendo il bacino contro il suo fondoschiena…

“Tu l’hai fatto a me…” gli mormorò “…perché ora non dovrei fare io la stessa cosa? Non sei migliore di me Aragorn! Non sei niente!”

Nell’aria si sparse un dolce profumo di fiori, e l’uomo chiuse gli occhi, cercando di controllare il proprio respiro…non poteva fare niente…non aveva possibilità di reagire…e strinse i denti, cercando di soffocare un grido di dolore quando sentì l’elfo dentro di sé...un grido che però lasciò presto le sue labbra, rimbombando nel silenzio della stanza…un grido che si affievolì sempre di più fino a diventare un gemito continuo ad ogni spinta di Legolas…un gemito che si unì ai brividi di piacere che quei movimenti gli provocavano con sempre più intensità…sentiva i lunghi capelli morbidi sulle spalle che lo solleticavano piacevolmente…e quel profumo…quel profumo che l’aveva fatto impazzire…e insieme a quello, i sospiri dell’elfo…quei sospiri che, durante la notte passata all’accampamento, aveva sentito distintamente ma non aveva ascoltato…quei sospiri che aveva desiderato ascoltare un tempo…e poi quelle parole…

“È questa…la verità…” gemette il principe di Bosco Atro ad ogni spinta, sfiorandogli con le labbra l’orecchio “…non sono io…a volerti Aragorn…sei tu a volere…me…”

“…oh…Valar…maledetto…” bisbiglio l’uomo stringendo i pugni e nascondendo il viso contro il proprio braccio, prima di cedere al piacere.

Legolas iniziò a muoversi più velocemente quando sentì l’estasi avvicinarsi…aveva chiuso gli occhi, perdendosi in quel calore che l’aveva accolto e aveva perso la testa troppo rapidamente…ma non gli importava in fondo…era la prima volta che faceva una cosa simile e voleva solo raggiungere il proprio piacere per far cessare quella pressione che gli faceva pulsare le vene…non pensava…non pensava a niente, per la prima volta dopo giorni, la sua mente era completamente vuota. Ad un tratto sentì il corpo sotto di sé scuotersi con forza e udì dei gemiti più intesi lasciare le labbra dell’uomo…così rallentò i movimenti ma non fu abbastanza per fermare la passione che stava per esplodere dentro di lui, e stringendo le mani sui fianchi di Aragorn, si spinse con vigore dentro di lui ancora e ancora, fino a ricadere esausto al suo fianco, quando il piacere lo consumò.

Aragorn riaprì stancamente gli occhi e, oltre al proprio braccio, vide il corpo dell’elfo, immobile se non per il petto che si alzava e abbassava rapidamente…guardò il suo viso dove scivolavano piccole gocce di sudore…gli occhi blu spalancati fissavano il soffitto mentre lentamente sul suo volto compariva un’espressione sconvolta e intimorita…la stessa di qualcuno che si è appena reso conto di ciò che ha fatto…

“Non ho mai negato di volerti…” mormorò “…ti ho desiderato dal primo momento che ho posato gli occhi su di te…ho desiderato possederti…farti mio…con la stessa forza con cui ho desiderato ucciderti e farti pagare per ciò che hai fatto alla persona che amo…”

“Tu non vuoi uccidermi…” sussurrò debolmente Legolas chiudendo gli occhi quando finalmente sentì il proprio cuore tornare a battere regolarmente.

“No…non voglio e non posso…” replicò Aragorn lasciandosi poi sfuggire una fiacca risata “…non posso ucciderti ma posso averti…ogni volta che voglio…” vide l’espressione disgustata sul viso dell’elfo prima che questi si rialzasse, mettendosi seduto e dandogli le spalle “…tu sei uguale a me Legolas…puoi continuare a rinnegare te stesso e ciò che sei ma le cose non cambieranno…”

“Io non sono come te…” sibilò l’elfo a denti stretti.

“Oh no…certo…tu sei peggio di me perché non lo vuoi ammettere…non vuoi ammettere che hai provato piacere quanto me quella notte…come poco fa…tu mi odi, lo vedo nei tuoi occhi…ma con lo stesso vigore mi desideri…ed è quel desiderio ad annebbiare l’odio e a spingerti a…”

“Sta zitto!” esclamò Legolas sistemandosi rapidamente gli abiti prima di voltarsi e sciogliere con la stessa velocità i nodi che tenevano legati i polsi del principe di Gondor alla testiera.

Aragorn abbassò le braccia con una smorfia di dolore, prima di mettersi seduto e appoggiare la schiena sui morbidi cuscini…

“Sai che è così…” bisbigliò.

L’elfo si mise in piedi girandosi verso di lui di scatto…

“Io non sono come te!” gridò fissandolo con indignazione “Io non…” ma si bloccò all’istante quando sentì un nuovo brivido caldo lungo il corpo alla vista dell’uomo disteso sul letto con i capelli spettinati, la tunica scomposta che lasciava intravedere il petto e i pantaloni ancora abbassati sui fianchi…fece un profondo respiro ma continuò, anche se il tremolio nella sua voce tradì la sua convinzione “…non sono come te” e velocemente raggiunse la porta, uscendo senza voltarsi, dopo aver pronunciato quelle ultime parole...

“E fa in modo che trovi delle lenzuola pulite al mio ritorno!”

Si mise subito a correre e correre lungo i corridoi, fino a quando riuscì a raggiungere un balcone, ed allora uscì all’aria aperta, respirando intensamente la brezza profumata mentre con lo sguardo cercava qualcosa in lontananza…qualcosa che non avrebbe sicuramente trovato. Come senza forze si lasciò scivolare a terra, piegandosi su se stesso e rannicchiandosi contro il parapetto, la fronte appoggiata sulle ginocchia…avrebbe voluto piangere e gridare per liberarsi da quell’angoscia che gli impediva di respirare, ma tutto quello che riuscì a fare, fu pronunciare quelle semplici parole…

“Che cosa ho fatto…?”

Un debole sussurro che si perse nell’aria, portato lontano dalla raffica di vento che si era improvvisamente alzata e aveva fatto volare i lunghi capelli biondi, scompigliandoli…ma quelle parole non furono le uniche a perdersi nel vuoto…con loro c’erano la sua dignità, la sua forza, tutto quello in cui aveva sempre creduto…e quando Legolas rialzò il volto, alzando lo sguardo al cielo, nei suoi occhi non era rimasto altro che disperazione, dolore e solitudine, celati dalla gelida ma ardente maschera del desiderio.

 

Scese la sera, e su Gondor continuava a soffiare un forte vento che costrinse la maggior parte degli abitanti a restare chiusi nelle proprie abitazioni. A palazzo la cena era già pronta e i servitori stavano servendo attentamente una portata dopo l’altra. Al grande tavolo, oltre a Re Arathorn, alla regina Gilraen e al principe Aragorn, erano presenti anche i nuovi ospiti venuti da Lothlórien, il capitano Haldir e alcune delle sue guardie…l’unico assente era il principe di Bosco Atro che non era ancora sceso dalle proprie stanze. Aragorn di tanto in tanto alzava lo sguardo, osservando la sedia vuota e lanciando delle lunghe occhiate alla porta d’ingresso, ma la situazione restò invariata per tutta la cena…venne servito il dolce che però, il principe di Gondor non finì…appoggiò il tovagliolo sul tavolo, schiarendosi la voce…

“Perdonatemi…ho alcune questioni da sbrigare”

“E non possono attendere la fine della cena figlio mio?” esclamò re Arathorn alzando lo sguardo su di lui “Stiamo discutendo di questioni alle quali anche tu dovresti porre attenzione”

“Forse nostro figlio ha questioni più importanti alle quali dare la sua attenzione…” intervenne Gilraen guardando prima Aragorn e poi il marito “…e forse voi potreste interrompere per questa sera le vostre discussioni e proseguirle in altro momento…i nostri ospiti sono appena giunti e credo che non gradiscono ascoltare i piani di battaglia anche durante la cena…”

Il re guardò gli Elfi e li vide sorridere, così lui stesso sospirò con un sorriso sul viso

“Bene…a quanto pare hai ragione mia cara…godiamoci questa torta con argomenti più leggeri…”

Aragorn chinò la testa in segno di saluto prima di voltarsi e lasciare il salone, per dirigersi a grandi passi verso il luogo che avrebbe voluto raggiungere da tempo…dalla persona che, nemmeno per un momento, aveva abbandonato i suoi pensieri…

Aprì la porta della stanza ed entrò, ritrovandosi nella quasi completa oscurità, se non per la luce della luna che filtrava dalla finestra…e, accanto ad essa, vide Legolas seduto su una poltrona, le mani sui braccioli, e la testa reclinata leggermente di lato, contro lo schienale…gli occhi fissi verso l’esterno scrutavano i rami degli alti alberi che si potevano scorgere…era immobile se non per le labbra leggermente imbronciate che sembravano tremare di tanto in tanto nella penombra…non fece il minimo movimento nemmeno quando udì la porta richiudersi e i passi dell’uomo avvicinarsi.

“Cosa fai qui?” gli chiese Aragorn fermandosi davanti a lui con le mani lungo i fianchi.

“Tu cosa credi che stia facendo?” ribatté Legolas debolmente senza nemmeno alzare lo sguardo su di lui.

“Perché non sei sceso a cenare?”

“Non avevo fame…ed ora se non ti dispiace gradirei rimanere solo”

“Sì…mi dispiace…” rispose l’uomo dopo un momento…si chinò su di lui, appoggiando le mani allo schienale, a lato della sua testa, cercando di incrociare i suoi occhi “…è stato scortese da parte tua, sia verso di noi e sia verso la tua stessa gente…ed inoltre ricorda che hai bisogno di mangiare per recuperare le forze…i tuoi…lembas non ti basteranno più…”

“E a te cosa importa della mia salute?” mormorò l’elfo senza battere ciglio “Non fingere di interessarti a me…a te non interessa come mi sento…è solo il mio corpo che vuoi…solo quello ti importa…”

Aragorn sorrise debolmente, avvicinando di più il viso a quello di Legolas…

“Già…forse è così…ma non posso permettere che un mio ospite non si nutra come dovrebbe infondendo dei dubbi negli altri presenti…quindi vedi di farti trovare nel Salone domani altrimenti verrò a cercarti e ti trascinerò di sotto con la forza…”

“Certo…e questo invece non infonderà strani dubbi nei presenti vero…?” ribatté l’elfo voltando finalmente il viso verso di lui…lo fissò negli occhi per un momento, scendendo poi con lo sguardo sulle sue labbra socchiuse…restò a guardarlo in silenzio, assaporando uno dopo l’altro, i brividi caldi che avevano iniziato a scuotergli il corpo, cercando di dar loro una spiegazione, quella spiegazione che aveva tentato di trovare da quella mattina, cercando di negare a se stesso che quel calore era dovuto all’attrazione irresistibile che provava per quel Mortale…ma più lo guardava e più sentiva il proprio corpo cedere alle lusinghe della carne…più fissava i suoi occhi azzurri e più si perdeva in lui, in quell’Uomo per cui non provava altro che rancore ma che era in grado di farlo impazzire solo con uno sguardo o con una carezza…ed anche in quel momento si ritrovò a desiderare ardentemente quelle mani, quel corpo così diverso dal suo, come era successo tempo prima, quella notte che sembrava così lontana…come era sempre successo fin dal primo istante…ed era sbagliato…quella era la cosa peggiore che avesse mai potuto fare a se stesso e alla memoria di Eithel, all’amore che ancora provava per lui, quell’amore che gli straziava il cuore perché consapevole di non poterlo più avere…ma a volte, riconoscere di essere in errore è la cosa più semplice…porvi rimedio e mettere un freno alle proprie azioni invece, può essere completamente diverso…

“Mmm…sì forse…” rispose Aragorn fissandolo negli occhi “…ma questo dipende sempre da te…” alzò una mano e con l’indice gli sfiorò una guancia “…e sono sicuro che non vorrai far credere alla tua gente che il loro principe abbia perso la…” ma si bloccò all’istante, appena Legolas alzando un braccio strinse il pugno dietro la sua testa, tra i capelli scuri, tirandolo verso di sé tanto che l’uomo dovette appoggiare di nuovo la mano sullo schienale per non perdere l’equilibrio e cadergli addosso.

“La ragione?” concluse l’elfo bisbigliandogli sulle labbra “E se l’avessi persa veramente? Se non fossi più in grado di pensare e ragionare ma riuscissi solo ad agire di impulso senza preoccuparmi delle conseguenze?”

“Beh…questo sarebbe interessante…” mormorò il principe di Gondor sostenendo il suo sguardo ma rimase a bocca aperta appena sentì la sua richiesta…

“Inginocchiati!”

“Oh…e se io non volessi?”

“Non era una domanda…” ribatté Legolas afferrandogli gli abiti con l’altra mano…aprì le gambe, tirando l’uomo verso di sé e costringendolo ad appoggiare le ginocchia a terra sul tappeto “…era un ordine!”

Aragorn trattenne il fiato quando udì il tono di voce autoritario dell’elfo…non l’aveva più sentito parlare in quel modo da quel lontano giorno, quando era giunto all’accampamento, quando l’aveva guardato ed in pochi attimi aveva perso la testa per lui…ed anche ora sul suo viso c’era quell’espressione decisa…per qualche momento rimase come incantato a guardarlo ma appena sentì sul volto il suo respiro, voltò di scatto la testa allontanando le labbra dalle sue…

“Io non prendo ordini da te!”

“Io invece dico di sì!” replicò all’istante Legolas…rafforzò la stretta tra i suoi capelli e lo tirò con forza a sé, costringendolo ad un bacio che da forzato divenne sempre più ardente quando l’uomo, non potendo fare altrimenti, socchiuse le labbra…un bacio del quale l’elfo aveva totalmente il controllo…

Aragorn sentiva il fiato venirgli a mancare ma non riusciva ad allontanarsi, quando tentava, la lingua dell’elfo ricominciava a lottare con la sua con tanta forza e ardore che gli era impossibile smettere…aveva stretto le mani sui braccioli della poltrona e sentiva contro i fianchi le gambe di Legolas che gli impedivano di muoversi…ad un tratto si accorse che la mano del principe di Bosco Atro aveva lasciato i suoi abiti e stava invece indugiando sui propri…tentò di abbassare lo sguardo e questa volta ci riuscì, visto che anche l’elfo aveva interrotto il bacio…

“Toccami!”

“Perché…dovrei?” bisbigliò l’uomo guardandolo intensamente mentre cercava di recuperare un po’ di fiato.

“Sta zitto e toccami!” ripeté Legolas afferrando il polso di Aragorn…si spostò più avanti sulla poltrona, incrociando le caviglie dietro alle gambe dell’uomo e con forza iniziò a muovere la sua mano su di sé, insieme alla propria, riprendendo contemporaneamente il bacio che aveva interrotto.

Aragorn però, dopo qualche istante, strinse il pugno su di lui con forza, aumentando rapidamente i suoi movimenti fino a quando sentì sulle labbra i gemiti dell’elfo farsi sempre più intensi, ed allora riprese il controllo del bacio che ormai Legolas non riusciva più a dominare…lentamente si rialzò, appoggiando un ginocchio a lato di quello dell’elfo, sulla poltrona, senza mai smettere quello che stava facendo…lo spinse all’indietro, costringendolo ad appoggiare la schiena nuovamente contro lo schienale e ad alzare la testa per non interrompere il bacio…sentì tra i capelli il pugno del principe di Bosco Atro stringersi con forza ed allora aumentò ancora di più quelle carezze violente fino a quando sentì il suo corpo sciogliersi all’improvviso…

Legolas si lasciò sfuggire un sospiro di soddisfazione, lasciandosi ricadere sulla poltrona con le braccia lungo i braccioli e la testa reclinata all’indietro mentre, con gli occhi semichiusi, osservava il viso di Aragorn sopra di sé…

“Finalmente hai accettato la verità Elfo…” gli mormorò l’uomo con un sorriso sulle labbra…ma Legolas chiuse gli occhi, voltando la testa di lato.

“Vattene!” bisbigliò, stringendo le labbra.

“Le cose sono cambiate alla fine…” esclamò Aragorn rimettendosi in piedi e tentando di ignorare la propria eccitazione.

“L’unica cosa che è cambiata è…che ora oltre a provare disgusto per te, lo provo anche per me stesso…” mormorò Legolas rialzando le palpebre e guardando fuori dalla finestra “…io ero in grado di amare e avevo quell’amore che avevo sempre desiderato…ma tu mi hai privato di tutto quanto…ed ora mi hai tolto anche la dignità…presto mi ridurrai come te…un uomo che ormai ha dimenticato per cosa combatte e si aggira in balia della brama di possedere ciò che vuole…”

Il principe di Gondor a quelle parole si chinò nuovamente su di lui, afferrandogli i capelli e tirandolo verso di sé…

“Tu non puoi giudicarmi!” sibilò fissandolo “Tu non sai quello che sto passando! Non sai quello che provo! Io non ho dimenticato per cosa combatto Legolas…non credere che il tuo corpo abbia annebbiato la mia mente fino a questo punto! Non lo dimenticherò mai! Fin quando avrò vita il suo nome sarà legato al tuo…e l’amore che provo per lui continuerà ad alimentare l’odio che invece sento per te! Credi di essere l’unico a soffrire?” lasciò la presa e si rimise diritto “Beh…ti sbagli” e con quelle parole lasciò la stanza, sbattendo la porta dietro di sé.