.|. Melethryn - tra dolore e passione .|.
Parte
Quarta: Sofferenza ~
Freddo…umidità…e delle
voci che risuonavano in lontananza, echeggiando tra le spesse pareti di
roccia…questo fu quello che udì Aragorn, mentre, stancamente, riapriva gli
occhi, guardandosi attorno…era in piedi in una piccola stanza vuota se non
per delle catene appese ai muri, doveva probabilmente essere una prigione
scavata nella pietra, una caverna forse. Sentiva ancora un forte dolore
alla testa per il colpo ricevuto, e le braccia indolenzite come se da ore
fosse rimasto in quella posizione…quando tentò di muoversi, si accorse
però di essere legato per i polsi a delle catene che pendevano dal basso
soffitto di roccia. Con un lamento, mosse le braccia, cercando di fare un
passo, ma le gambe gli cedettero, e le catene lo tirarono all’indietro…ed
allora si accorse di non essere solo…con la schiena sfiorò quella
dell’altro prigioniero che era stato legato insieme a lui…
“Dove siamo?” disse,
deglutendo quando sentì un bruciore alla gola per la prolungata assenza di
liquidi…non aveva ancora la forza di voltarsi per vedere chi fosse
l’altro, ma quando udì la sua voce, qualcosa dentro di lui si accese,
facendogli tornare alla mente tutto ciò che era accaduto prima di piombare
nell’oscurità…la battaglia…gli arcieri…e Adhemar…
“Nelle caverne sul fianco
della montagna…ci hanno fatto prigionieri”
Aragorn spalancò gli
occhi, mentre il respiro diventava sempre più veloce…la consapevolezza di
quello che era successo lo raggiunse lentamente, facendolo precipitare,
attimo dopo attimo, nel baratro del dolore…Adhemar era stato colpito a
morte…la persona che amava non era più con lui…era solo, rinchiuso in una
prigione dalla quale non sarebbe mai più riuscito a fuggire…solo con colui
che aveva permesso a quel Selvaggio di scoccare la freccia mortale contro
il suo compagno…
“Perché non l’hai
colpito?” mormorò con un filo di voce, l’unica che era riuscito a trovare,
anche se dentro di sé sentiva il cuore urlare “Perché non hai lanciato
quella maledetta freccia?” non udì una sola parola come risposta ed allora
alzò la voce “Perché non hai ucciso quell’uomo? Potevi farlo! Eri l’unico
che poteva farlo!” ancora silenzio ed allora, senza quasi accorgersene, le
sue domande diventarono un grido disperato…
“Hai lasciato che
l’uccidesse…bastardo! Sei rimasto immobile senza fare niente quando
bastava un tuo semplice gesto per salvargli la vita!” mosse violentemente
le braccia, in un vano tentativo di liberarsi…voleva voltarsi verso quell’elfo
che aveva permesso che la cosa più importante della sua vita gli venisse
portata via e guardarlo negli occhi, prima di stringere le mani sul suo
collo e dagli quella stessa morte che lui aveva riservato ad Adhemar
“Maledetto…perché? Perché?”
“Perché sarebbe morto in
ogni caso…”
La debole risposta di
Legolas lo fece bloccare all’improvviso…non c’era un briciolo di colpa
nelle sue parole, sembrava non essere nemmeno responsabile di quello che
aveva in realtà fatto…e questo atteggiamento lo fece infuriare ancora di
più…
“Come osi dire una cosa
simile?” gridò nuovamente Aragorn, tentando ancora di liberarsi “Come
osi?”
“Prima o poi sarebbe stato
colpito a morte…ho solo alleviato le sue pene” continuò l’elfo
tranquillamente, guardando un punto indistinto davanti a sé.
A quella frase però,
l’uomo aggrottò le sopracciglia, mentre il suo respiro accelerato
risuonava nella piccola stanza…le ricordava…lui stesso le aveva
pronunciate quando…
“Eithel…” sussurrò
spalancando gli occhi quando quella consapevolezza raggiunse la sua mente,
fino a quel momento, ottenebrata dal dolore “…l’hai fatto per vendicarti
di quello che ho fatto a Eithel…”
Legolas chiuse
all’improvviso gli occhi quando udì quel nome ma poi la voce di Aragorn lo
scosse all’improvviso…
“Come hai potuto? Il tuo
amico stava morendo…Adhemar era vivo! È morto a causa tua!”
“Come Eithel è morto a
causa tua!” ribatté l’elfo alzando per la prima volta la voce “Tu l’hai
colpito al cuore privandolo della vita e di ogni speranza!”
Aragorn aprì la bocca per
ribattere ma in quel momento la porta di legno si spalancò con un tonfo, e
tre Uomini Selvaggi entrarono ridacchiando tra loro…uno di loro portava
una pentola con dell’acqua, mentre l’altro aveva tra le mani una frusta di
pelle nera. Quello che sembrava essere il capo fece un passo avanti,
mettendosi di fronte al principe di Gondor…
“Bene bene…cosa abbiamo
qui?” esclamò con una voce roca “Spero per te che tu sia a conoscenza di
ciò che vogliamo sapere…altrimenti il tuo soggiorno qui…non sarà affatto
gradevole!” sentì le risate dei due compari e si spostò davanti a Legolas
“Mentre da questa parte…a quello che vedo…la situazione si fa più
interessante…” alzò una mano costringendo l’elfo ad alzare la testa che
teneva reclinata in avanti, ma Legolas la voltò di scatto, allontanandosi
da lui. Il Selvaggio si lasciò sfuggire una risata, prima di afferrare
violentemente l’elfo al collo e stringere la mano su di lui…
“Non fare lo
schizzinoso…qualche giorno qui e mi implorerai in ginocchio di toccarti
con le mani invece che con le fruste e le catene!” fece un passo indietro
continuando a fissare negli occhi Legolas, poi lo lasciò, dirigendosi
verso la porta…
“Date loro dell’acqua…e
fate in modo che la bevano…voglio che tra qualche ora, quando torneremo
per interrogarli, non abbiano la gola secca e siano pronti a rivelare
tutto quanto!” e con quelle parole uscì.
I due Selvaggi rimasti si
avvicinarono ad Aragorn…uno di essi prese il mestolo con l’acqua,
porgendolo all’uomo che, pur fissandoli diffidente, socchiuse le labbra,
lasciando che il liquido gli scivolasse lungo la gola arida…lo stesso fece
Legolas poco dopo, quando gli venne offerto da bere, sul suo volto
comparve una smorfia di disgusto quando quell’acqua per niente fresca e da
uno strano sapore acido gli bagnò la gola, ma rimase in silenzio, fissando
i due aguzzini fino a quando se ne andarono, come se li stesse esaminando
per scoprire i loro punti deboli.
Quando i due prigionieri
rimasero soli, nella stanza calò un silenzio che durò a lungo, solo in
lontananza si udivano delle voci e delle risate…ma poi, all’improvviso,
dalle labbra di Aragorn uscirono quelle parole…
“Io te la farò pagare
Legolas…se non ti uccideranno loro…lo farò io”
L’elfo rimase imperterrito
a quella frase, come se il tono crudele che l’uomo aveva usato non
l’avesse minimamente sorpreso, e continuando a guardare davanti a sé,
mormorò…
“Se è questo che credi…”
si fermò un istante “…ma ricorda che tu sei già morto…sei morto nel
momento stesso in cui l’hai toccato…nell’attimo in cui quella lama è
penetrata nel suo cuore…è solo questione di tempo”
Aragorn non rispose, si
limitò a chiudere gli occhi, e nella sua mente comparve il volto dell’elfo
a cui aveva tolto la vita…e si ricordò di quella promessa…quella promessa
che forse ora non valeva più…poteva dire a Legolas la verità su quello che
era accaduto…ma no…era ancora valida invece…aveva giurato sull’amore che
provava per Adhemar, e quell’amore era ancora vivo…
Il tempo passò più
velocemente del previsto, e dopo qualche ora, i tre Uomini Selvaggi
tornarono…
“Prendete quello e
portatelo nell’altra stanza!” esclamò il capo indicando il principe di
Gondor, poi lanciando un’occhiata a Legolas “Con te invece parleremo più
tardi!”
L’elfo sentì il rumore
metallico delle catene che si aprivano, per poi richiudersi nuovamente, e
i passi dei due uomini che trascinavano fuori Aragorn…e poi ancora il
silenzio, si guardò attorno per la prima volta, ma subito si accorse che
non c’erano vie di fuga, se non la porta principale dalla quale i Selvaggi
andavano e venivano…così ritornò a fissare la roccia davanti a sé, come se
si fosse arreso all’evidenza di non poter fuggire…sarebbe morto lì dentro
probabilmente…ma stranamente quello non lo spaventava…
Ad un tratto udì dei
fruscii…suoni che solo le orecchie di un Elfo avrebbero potuto percepire
tra quelle pareti…all’inizio deboli e isolati, poi sempre più frequenti e
violenti…e non ci mise molto per comprendere cosa li stesse
causando…frustate…continue e brutali frustate…e poi delle grida di
dolore…grida che sembrano essere trattenute e soffocate…ma pur sempre
grida…e sapeva fin troppo bene a chi appartenevano. Spalancò gli occhi
mentre il suo respiro iniziava ad aumentare di velocità…potevano colpirlo
a morte, torturarlo fino alla fine, ma per quel poco che lo conosceva,
sapeva che Aragorn non avrebbe mai rivelato a quei Selvaggi i piani del Re
e le posizioni dei loro accampamenti, non avrebbe mai detto niente…sarebbe
restato in silenzio…ed allora, quando i pensieri della sua possibile morte
diventarono più intensi, provò dentro di sé una strana sensazione…era
questo che voleva? Era proprio questo che voleva? Vedere quell’uomo che
aveva ucciso il suo compagno, senza vita? E una volta accaduto, tutto
sarebbe finito…per Aragorn almeno…lui invece avrebbe dovuto vivere per
l’eternità con quel dolore, vivere di ricordi anche una volta vendicatosi
di lui…era questo che desiderava? No…doveva pagare…pagare e pagare…la
morte sarebbe stata la fine…la sofferenza per quel Mortale che aveva osato
distruggere una vita eterna, invece, doveva perdurare…
Improvvisamente la porta
si spalancò, e i due Selvaggi gettarono a terra il principe di Gondor con
ancora i polsi e le caviglie incatenati…Legolas voltò la testa e trattenne
per un istante il fiato quando vide gli abiti strappati sulla sua schiena
e le ferite sanguinanti…non si era sbagliato…Aragorn era rimasto in
silenzio, nonostante le grida di dolore…e quegli uomini, piuttosto che
ucciderlo subito, avevano preferito rinunciare per quella volta…
“Bene…ora vediamo se tu
sei più loquace del tuo amico…” esclamò il capo dei Selvaggi fermandosi
davanti all’elfo “…lui ci ha fatto perdere la pazienza ma immagino che tu
non vorrai fare la sua stessa fine vero?” fece cenno a uno degli altri che
liberò i polsi di Legolas dalle catene che lo legavano al soffitto,
spingendolo poi in avanti fino a farlo inginocchiare, con i polsi ancora
incatenati dai bracciali di ferro davanti al ventre, come le caviglie “Non
vorrai rovinare questo tuo bel visino…”
Legolas sentì le dita del
Selvaggio sulla guancia e chiuse gli occhi, voltando di scatto la testa
dalla parte opposta.
“…o forse sì?” proseguì il
capo accennando un sorriso “Iniziamo con qualche domanda semplice…dove
sono gli altri accampamenti che il Re ha stanziato in queste zone?”
L’elfo strinse le labbra,
riaprendo gli occhi per guardare in faccia quell’uomo, come segno di
sfida…non era a conoscenza, in verità, di ogni appostamento degli Uomini,
ma non gli importava…dalle sue labbra non sarebbe uscita una sola parola,
ne andava del futuro della Terra di Mezzo perché quelle e altre
informazione sarebbero certamente giunte fino ai confini di Mordor. Per
lungo tempo, tra le basse mura, risuonò solo la voce del Selvaggio, oltre
ai respiri deboli di Aragorn che, lentamente, stava recuperando i sensi,
persi poco prima…ma ben presto, la frusta tra le mani dell’altro uomo
inizio a schioccare sul pavimento...
“Non mi dai altra scelta
allora…”
Il principe di Gondor si
mise stancamente seduto, con una smorfia di dolore sul viso, e incrociò lo
sguardo di Legolas quando la prima frustata colpì la sua schiena…vide
quegli occhi blu dai quali si era sentito ammaliato spalancarsi, quasi a
voler gridare quel dolore che invece aveva tenuto nascosto dietro le
labbra chiuse…e poi ancora e ancora…ogni volta che la frusta lo colpiva,
vedeva i suoi occhi sbarrarsi, anche quando le palpebre accennavano a
chiudersi, sfinite…e per qualche ragione, non riusciva a smettere di
fissarlo…solo per pochi momenti il suo sguardo scese più in basso e vide
che l’elfo aveva stretto i pugni così forte da far penetrare le unghie
nella carne, rivoli di sangue erano scivolati tra le sue dita, cadendo a
terra…ma poi tornò a guardare il suo viso, e si accorse che Legolas non
aveva mai smesso di tenere gli occhi fissi su di lui…perché? Perché lo
guardava in quel modo? Sembrava che la vendetta che doveva compiere gli
desse la forza per resistere a quella tortura…per lui stesso era stato
così…mentre le frustate gli laceravano la pelle e il sangue gli bagnava
gli abiti, continuava a pensare a lui, a Legolas e a quello che aveva
fatto ad Adhemar…ma ora che lo aveva di fronte…ora che vedeva quegli
uomini colpirlo volta dopo volta mentre lui restava in silenzio…altri
pensieri gli occuparono la mente…e se fosse proprio quello che voleva? Se
Legolas desiderasse la morte? Se desiderasse essere ucciso per riunirsi
con quel suo amico? Per la prima volta però, qualcosa divenne più chiaro…e
se non erano amici? Se erano qualcosa di più? Tutto avrebbe avuto un
senso…le parole di Eithel…le azioni di Legolas…forse l’elfo si era accorto
del suo rapporto con Adhemar e si era vendicato in quel modo…aveva
lasciato morire il suo compagno dopo che lui aveva ucciso Eithel…
Più quei pensieri si
insinuavano nella sua mente e più una cosa divenne più chiara…non avrebbe
mai permesso a Legolas di ritrovare la pace…non dopo quello che aveva
fatto…avrebbe dovuto soffrire come lui stava soffrendo e pagare per
l’eternità per quello che aveva fatto…
Ad un tratto udì un gemito
di dolore lasciare le labbra dell’elfo, uno degli uomini l’aveva colpito
con un calcio, facendolo ricadere in avanti con le mani sul pavimento…
“Basta per oggi…” esclamò
però il capo dei Selvaggi avvicinandosi alla porta per uscire “…hanno
ancora troppe forze…non parleranno…proseguiremo domani…portate loro
dell’altra acqua…non voglio che muoiano prima di averci rivelato ciò che
vogliamo…”
Aragorn seguì con lo
sguardo i tre Selvaggi che richiusero la porta, solo per poi tornare poco
dopo con l’acqua…Legolas era rimasto immobile, il respiro affannoso e gli
occhi spalancati mentre cercava di sopportare il dolore che ancora si
faceva strada nel suo corpo…non aveva mai sentito niente del genere, ed
anche se sapeva che gli Elfi possono guarire rapidamente, temeva che ci
sarebbe comunque voluto del tempo…troppo, perché il suo corpo riuscisse a
sopportare di nuovo quella tortura…lentamente però, rialzò la testa e vide
uno dei Selvaggi avvicinarsi ad Aragorn con il mestolo pieno d’acqua…con
sua grande sorpresa però, vide il principe di Gondor colpire di scatto il
braccio dell’uomo con un calcio, e ripetere lo stesso gesto sulle sue
gambe, facendolo cadere a terra con un tonfo…ma era troppo debole per
rialzarsi abbastanza rapidamente e l’altro Selvaggio gli fu subito
addossò, colpendolo al ventre con un poderoso calcio e facendolo ricadere
all’indietro, disteso per terra.
“Maledetto!” mugugnò il
primo uomo rialzandosi “Domani vedrai! La mia frusta troverà da divertirsi
su di te!”
“Basta ora!” ribatté
l’altro “Abbiamo perso troppo tempo…dobbiamo tornare dal capo…” prese il
mestolo e lo avvicinò a Legolas che, in silenzio, accettò l’acqua,
restando immobile fino a quando i due se ne andarono nuovamente.
Aragorn si lasciò sfuggire
un lamento quando senti la schiena bruciare a causa della terra e della
polvere a contatto con le ferite ancora aperte, e strinse i pugni sopra al
ventre, cercando di rialzarsi, ma le poche forze che gli erano rimaste
l’avevano abbandonato in quell’ultimo tentativo di reagire…riaprì gli
occhi, fissando il basso soffitto di pietra sopra di lui…era stato uno
sciocco a pensare anche solo per un istante di riuscire a fuggire in quel
modo…e per di più ora, sarebbe rimasto senza acqua fino al giorno
successivo…ma allora accadde qualcosa di inaspettato…
Legolas si trascinò fino a
lui, mettendosi a cavalcioni sulle sue gambe e si chinò su di lui…rialzò
le braccia e appoggiò i gomiti e i polsi legati sul terreno di fianco al
volto dell’uomo e, inclinando la testa, avvicinò le labbra alle sue.
Aragorn rimase immobile,
come pietrificato da quei movimenti, e si ritrovò a fissare intensamente
gli occhi blu sopra di sé con un misto di timore e stupore…non aveva la
forza per muoversi o anche solo per reagire o parlare…riusciva solo a
guardare quello splendido viso dal quale si era sentito attratto…sentiva
il cuore battere prepotentemente tanto quanto il dolore pulsava nel suo
corpo a ogni rapido respiro ma poi, per qualche attimo, tutto svanì…appena
Legolas posò le labbra sulle sue lentamente…sfiorandole in un modo intenso
e sensuale, come se chiedesse accesso alla sua bocca…
Il principe di Gondor
spalancò gli occhi ma non poté fare a meno di acconsentire, socchiudendo
le labbra…ed allora sentì scivolare tra di esse l’acqua che l’elfo non
aveva bevuto…quell’acqua che era diventata tiepida nella sua bocca ma che
aveva comunque il potere di rinfrescare una gola assetata.
Legolas lasciò scorrere
l’acqua lentamente, cercando di non versarne nemmeno una goccia…sentì
contro il ventre i pugni dell’uomo chiudersi con forza all’inizio, ma
rilassarsi quasi subito, accettando quel gesto…per pochi istanti percepì
sulle proprie labbra la lingua di Aragorn, uno sfioramento appena
avvertibile che però gli causò un brivido lungo la schiena, un brivido
caldo che andò ad aggiungersi al calore ardente che già provava in tutto
il corpo a causa dei colpi ricevuti…ed allora si rialzò di scatto,
restando però sopra il corpo dell’uomo con le braccia piegate sul
petto…fissò ancora quegli occhi chiari sotto di lui e nella sua mente
rivide quello che era accaduto…quello che aveva provato nel vederlo la
prima volta…ma poi, subito, come monito…quello che quel Mortale aveva
fatto al suo Eithel…ed allora sul suo viso, quell’espressione quasi
piacevolmente stupita che era apparsa per pochi istanti, lasciò spazio a
quella priva di emozioni che aveva da quando l’oscurità l’aveva
inghiottito.
Aragorn rimase a bocca
aperta per un lungo momento, senza riuscire a far altro che respirare
profondamente per calmare quel turbamento che l’aveva scosso quando aveva
sentito le labbra di Legolas sulle proprie…l’aveva desiderato…ricordava
così bene quegli istanti, quando si sentiva in completa balia di quegli
occhi blu…quanto aveva voluto assaporare quelle labbra…ed ora era
successo…aveva percepito il suo calore e per qualche attimo il suo corpo
aveva vibrato a quel contatto ma adesso…nella sua mente era tornato chiaro
quello che era avvenuto…poteva vedere ancora il volto di Adhemar mentre
cadeva a terra colpito da quella freccia che Legolas non aveva voluto
fermare…
“Perché…perché hai fatto
questo?” sussurrò fissando intensamente il suo viso.
L’elfo di Bosco Atro non
rispose subito, limitandosi a guardarlo per qualche momento, poi,
rialzando un ginocchio, si spostò da lui, sedendosi a terra con lo sguardo
basso…
“Perché mi servi vivo…”
mormorò “…mi servi per uscire di qui…e una volta liberi, ti porterò nel
mio regno dove ti infliggeranno la pena stabilita per chi priva della vita
un Immortale nonché Guardiano del Bosco d’Oro”
Aragorn si rimise seduto,
stringendo le labbra per non gridare a causa delle ferite sulla schiena,
poi cercando di respirare profondamente, rialzò lo sguardo su di lui…
“E come mi porterai nel
tuo regno se, una volta giunti a Gondor, verrai imprigionato per aver
permesso l’omicidio del capitano delle guardie del Re?”
Legolas cercò di rimanere
impassibile anche se dentro di sé si accese un certo timore…doveva
aspettarselo…era pur sempre un principe degli Uomini con grande potere sul
suo popolo, la sua parola sarebbe bastata come accusa…ma lo stesso valeva
nei suoi riguardi…doveva solamente condurlo a Bosco Atro, anche con la
forza…
“Come credi di convincermi
a seguirti a Minas Tirith? Non metterò piede nel regno degli Uomini prima
di aver portato notizie ai miei Sovrani”
“Nello stesso modo in cui
tu credi di portarmi con te a Bosco Atro…” replicò Aragorn rapidamente
“…non permetterò che il tuo crimine rimanga impunito…stanne certo…”
In lontananza udirono
delle voci che lentamente si avvicinavano alla porta…si guardarono e dalle
labbra dell’uomo uscì un sussurro…
“Una cosa alla volta…come
credi di uscire di qui?”
“Perché dobbiamo sempre
faticare noi?” si lamentò uno dei due uomini entrando nella piccola stanza
“Non può mandare qualcun altro?” fece qualche passo fermandosi ad
osservare i due prigionieri. Legolas era disteso a terra, le gambe
leggermente divaricate, le braccia sopra la testa e la testa inclinata di
lato, gli occhi chiusi e il respiro regolare, come durante un sonno
profondo…lo stesso Aragorn, accovacciato su se stesso con una spalla
appoggiata al muro di pietra e il mento reclinato contro il petto.
“Che gran fatica
incatenare nuovamente due prigionieri…” lo derise l’altro fermandosi
accanto al principe di Gondor “…dovresti chiedere al capo di darti dei
compiti meno pesanti…ora sbrigati…prendi quell’altro che sembra il più
leggero e smettila di piagnucolare come un lattante…”
Il primo uomo sbuffò ma
ubbidì, chinandosi tra le gambe dell’elfo per afferrargli le braccia e
rialzarlo…ma in quell’istante, Legolas riaprì gli occhi, colpendolo
violentemente alle caviglie…il Selvaggio ricadde in avanti sopra di lui ed
allora il principe di Bosco Atro richiuse le ginocchia contro di lui
rendendogli impossibile qualsiasi movimento…senza la minima esitazione
rialzò le braccia, gli ghermì la testa e con un movimento brutale e deciso
gliela ruotò di lato…chiudendo un istante gli occhi quando udì il rumore
delle ossa che si spezzavano…
L’altro Selvaggio, che nel
frattempo si era chinato verso Aragorn fece solo in tempo a voltarsi in
quella direzione prima di essere spinto a terra con violenza…il principe
di Gondor si mise in ginocchio, spostandosi dietro di lui e cingendogli il
collo con il braccio, trattenendolo contro di sé fino a quando l’uomo
smise di dimenarsi e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi…
“Muoviamoci…” mormorò,
lasciando crollare il corpo sul terreno e afferrando rapidamente le chiavi
che Legolas gli aveva lanciato, dopo essersi liberato dalle catene.
Uscirono silenziosamente
dalla stanza, guardandosi attorno attentamente ma tutti i Selvaggi erano a
riposare o a mangiare in alcune grotte adiacenti…con facilità uscirono
all’aperto seguendo un tunnel che li condusse proprio dove quegli uomini
avevano rinchiuso i cavalli presi dopo il massacro (ma tu guarda che
fortuna…hi hi hi) ed allora liberarono due destrieri, lasciando aperto
poi il recinto per permettere anche agli altri di fuggire, e cavalcarono
via nella notte, mentre gli uomini che li avevano catturati, all’oscuro di
tutto, continuavano a parlare e a divertirsi.
Corsero per un lungo
tratto senza voltarsi indietro e senza nemmeno guardarsi l’un l’altro,
nemmeno quando si affiancavano per brevi tratti…solo quando furono sicuri
di essere abbastanza lontani, rallentarono…
“Dobbiamo tornare
all’accampamento…” esclamò Legolas esaminando la zona per cercare la via
più breve “…i nostri uomini sono ancora là…dobbiamo metterli al corrente
di ciò che è avvenuto…”
Aragorn rimase qualche
momento in silenzio, cercando di sopportare le continue fitte di dolore
lungo il corpo…era stremato ma non potevano fermarsi ora, Legolas aveva
ragione…così annuì e spronò il cavallo lungo il sentiero indicato con una
mano dall’elfo…
Mentre cavalcavano,
nessuno dei due smise di pensare a quello che avrebbe dovuto fare una
volta raggiunto il proprio regno…ma entrambi erano principi e conoscevano
le priorità in circostanze come questa…la sicurezza della Terra di Mezzo
veniva prima di tutto…la vendetta avrebbe potuto aspettare…
Giunsero all’accampamento
quando ancora era notte inoltrata…la luna risplendeva alta nel cielo,
illuminando la zona completamente priva di fuochi accesi…ed allora scesero
stancamente da cavallo…guardandosi attorno nell’amara consapevolezza di
ciò che era accaduto…il campo era completamente deserto, alcune tende
distrutte, come i carri che avevano portato le armi…cavalli e uomini
spariti…ma il terreno intriso di sangue lasciava presupporre la fine fatta
dai guerrieri rimasti in quel luogo…
“Men ab dollen…(Siamo
giunti tardi)” mormorò Legolas posando un ginocchio a terra per sfiorare
con la mano uno degli archi appartenuto al suo popolo “…ho condotto la mia
gente al massacro…non ho saputo evitarlo…”
“Non potevamo evitarlo…è
diverso…” ribatté Aragorn guardandosi attorno con un’espressione
sconfortata sul viso “…ora possiamo solo avvertire mio padre…se hanno
attaccato qui, sicuramente presto o tardi faranno lo stesso agli altri
accampamenti…non sono al sicuro…sono troppo in pochi per contrastare quei
Selvaggi…dobbiamo mandare rinforzi…” face qualche passo e si voltò verso
l’elfo che nel frattempo si era rialzato “…dobbiamo andare a Gondor…”
Legolas alzò di scatto lo
sguardo su di lui, serrando le labbra e scuotendo lentamente la testa…
“Non mi condurrai in quel
luogo…devi ricevere la giusta punizione per i tuoi crimini…”
“Preferisci dunque
macchiare entrambi di ulteriori crimini quindi?” replicò l’uomo alzando la
voce “Se non andiamo il prima possibile da mio padre, altre centinaia di
uomini perderanno la vita in un inutile scontro non alla pari…è questo che
vuoi? Non ti è bastato lasciar morire il mio…” si fermò, chiudendo gli
occhi per un istante quando sentì un nodo alla gola a quel pensiero, poi
li riaprì, correggendosi “…il capitano delle mie guardia, ora vuoi anche
che l’intero esercito degli uomini perda la vita?”
“Non ho detto questo!”
bisbigliò l’elfo fissandolo con indignazione.
“E allora al sorgere del
sole partiremo per Mina Tirith…” proseguì Aragorn “…e tu verrai con me…”
vide Legolas aprire la bocca per controbattere ma non gliene lasciò il
tempo “…perché non puoi tornare solo nel Reame Boscoso…se ti catturassero
nuovamente per te sarebbe la fine…ed io non ti lascerò morire…” fece un
ulteriore passo verso di lui fino quasi a sfiorarlo col proprio corpo, gli
occhi fissi in quelli blu dell’elfo “…dovrai pagare per l’eternità per ciò
che hai fatto ad Adhemar…giorno dopo giorno dopo giorno…fino a quando non
ricorderai altro…tu soffrirai fino alla fine del tempo ed io resterò a
guardarti e farò in modo che le tue pene non diminuiscano…mai…”
Legolas restò impassibile,
sostenendo il suo sguardo con determinazione, e solo quando l’uomo tornò
in silenzio, sussurrò…
“Se è il dolore che vuoi
infliggermi…la tua vedetta è già iniziata da tempo…da quando mi hai
strappato il cuore nell’istante stesso in cui hai colpito il suo…la ferita
che mi hai procurato non guarirà…” si fermò un momento per poi ripetere
quella singola parola come l’aveva pronunciata poco prima Aragorn “…mai…”
“Bene…” ribatté il
principe di Gondor con un triste sorriso sul viso “…allora su questo siamo
alla pari…hai lacerato la mia anima come la freccia che tu non hai fermato
ha lacerato il corpo di Adhemar…ma non credere che sia finita…no…avrai ciò
che meriti…non importa se dovrò attendere ancora…questo è solo l’inizio…”
e con quelle parole si voltò, raggiungendo una piccola tenda dove sapeva
di trovare il necessario per curare le ferite provocate dalle frustate.
Legolas lo seguì con lo
sguardo, poi quasi con disperazione, si guardò attorno prima di chiudere
gli occhi e intonare una silenziosa preghiera per i suoi compagni che
erano caduti in quel luogo e per quelli che l’avevano accompagnato verso
quella battaglia senza speranza che era stata la tomba, non solo del suo
popolo, ma anche quella del suo spirito. |