.|. Melethryn - tra dolore e passione  .|.

Parte Ottava: Conforto

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Dal grande balcone, sul quale era uscito per respirare l’aria fresca, Aragorn osservava gli scudieri, giù, nel grande cortile, indaffarati a portare al riparo tutti i cavalli nelle stalle prima che il temporale preannunciato dalle nuvole scure, iniziasse a cadere su Gondor. Sospirò, alzando lo sguardo quando un debole tuono rimbombò nel cielo…erano due giorni che non vedeva Legolas anche se sapeva che non era mai uscito dalla sua stanza, se non per qualche passeggiata rapida nei giardini, e per qualche ragione si sentiva strano…avrebbe voluto andare da lui ma, pur sapendo che l’elfo non l’avrebbe respinto, aveva paura…una paura tremenda di provare nuovamente quelle emozioni che l’avevano stordito…quelle emozione che non credeva di poter provare ancora…

Si guardò attorno un’ultima volta, poi lentamente rientrò a palazzo, raggiungendo la propria stanza…era abbastanza presto per andare a riposare, ma d’altro canto aveva già cenato, e non aveva nessun compito da svolgere…così indossò i leggeri pantaloni scuri che usava per dormire e si infilò sotto le coperte, spegnendo con un soffio le candele sul comodino. Subito piombò nell’oscurità che quella notte non era nemmeno attenuata dalla luce della luna e restò con gli occhi spalancati ad osservare il buio per un momento che sembrò durare ore…ma poi allungò una mano e riaccese una delle candele, come se quella debole luce danzante potesse confortarlo dal gelo che sentiva dentro di sé. Si voltò su un fianco, raggomitolandosi nelle coperte calde, ma non era abbastanza…in notti di tempesta come quella c’era sempre stato Adhemar accanto a lui…il suo dolce abbraccio lo teneva più caldo di qualsiasi coperta, e le deboli parole che pronunciava prima di addormentarsi lo facevano piombare sempre in un sonno tranquillo pieno di sogni. Da quanto invece non sognava più? Le sue veglie notturne erano oscure e tormentate ed anche quando si risvegliava dopo un breve sonno, non si sentiva altro che più stanco, triste e solo di quando aveva appoggiato la testa sul cuscino. Un lampo rischiarò all’improvviso la stanza, seguito da un potente tuono e il principe di Gondor abbassò per un breve attimo le palpebre…il temporale si stava avvicinando sempre di più, e la pioggia aveva già iniziato a cadere sempre più incessantemente, scivolando sui muri di pietra del palazzo…come quell’unica lacrima solitaria era scivolata sulla sua guancia.

 

Legolas si rigirò ancora una volta nel letto sospirando. Sapeva che era inutile andare a riposare così presto anche perché, in ogni caso, non avrebbe trovato nessun tipo di riposo come succedeva da quel lontano giorno. I suoi sonni erano freddi e bui, colmi di tristezza, rancore e solitudine…niente gli dava più sollievo. Ma il ricordo di ciò che aveva provato due giorni prima con Aragorn lo tormentava…era stato qualcosa di imprevisto che però, per qualche breve attimo, gli aveva dato conforto e non riusciva a spiegarselo. Ogni momento lottava con se stesso…contro il desiderio di andare ancora da lui per sentire di nuovo quel tiepido calore…una lotta estenuante che lo lasciava vuoto e solo nella propria stanza…come in quel momento. Solo nel letto, disteso con gli occhi fissi sul soffitto mentre il suo corpo rabbrividiva di tanto in tanto, ad ogni fulmine che illuminava il cielo e ad ogni tuono che rompeva il silenzio attorno a lui. Da troppo tempo non restava solo la notte come in quei giorni, da troppo tempo non stringeva a sé qualcuno come era solito fare con Eithel durante serate come quella, e ne sentiva il bisogno. Aveva immensamente bisogno di qualcuno da stringere a sé, qualcuno da confortare con dolci parole e affettuose carezze, qualcuno…da amare…qualcuno a cui donare quell’amore che teneva celato nel proprio cuore.

Un tuono più forte di quelli precedenti fece tintinnare le ampolle di vetro sul piccolo tavolo accanto alla finestra, e il principe di Bosco Atro si mise di scatto seduto nel letto, stringendo in pugno il lenzuolo candido che lo ricopriva, il respiro rapido e irregolare…non poteva restare da solo quella notte…non avrebbe resistito alla solitudine. Si mise in piedi, indossando, sopra i pantaloni chiari, la vestaglia color del mare e uscì dalla propria stanza, percorrendo i corridoi come un’ombra, mentre i lunghi capelli biondi, sciolti sulle spalle, si muovevano nell’aria fredda che penetrava dalle finestre.

Sapeva di stare sbagliando quando si fermò davanti a quella porta, sfiorando con il palmo della mano il legno freddo fino a raggiungere la maniglia…e sapeva di stare sbagliando anche quando la aprì, entrando silenziosamente in quella camera da letto dove brillava solo una debole luce. Sapeva di essere in errore fin dal primo istante…ma preferiva concedersi ancora una volta a lui e non pensare a niente, piuttosto che restare da solo e sentirsi afferrare dalla morsa della sofferenza e della solitudine.

Silenziosamente si avvicinò al letto e, una volta raggiunto, fece scivolare a terra la vestaglia. Sapeva che Aragorn, pur continuando a restare immobile, girato su un fianco, l’aveva sentito entrare…poteva percepire il suo respiro rapido e il suo corpo tremare debolmente, come se brividi di freddo lo stessero attraversando…ma sempre in silenzio scivolò sotto le coperte, stendendosi vicino a lui. Appoggiò le mani sul proprio petto, stringendo il lenzuolo e osservando il soffitto sopra di sé…attendendo da un momento all’altro che Aragorn si voltasse verso di lui e approfittasse della situazione come era solito fare…ma questo non avvenne. Lentamente girò la testa verso di lui ma quando stava per aprire bocca udì un debole sospiro…

“Mi manca…” sussurrò l’uomo respirando profondamente “…mi manca immensamente…avevi ragione quando dicevi che non ero niente senza di lui…io non…” sospirò stringendo le labbra per un istante “…Valar ho bisogno di quello che sapeva trasmettermi…ho bisogno del suo calore…io ho bisogno di qualcuno che…”

“Shh…” lo interruppe debolmente Legolas girandosi a sua volta su un fianco…timidamente alzò una mano e la fece scivolare sulla schiena dell’uomo fino a raggiungere la sua vita, ed allora la passò sul suo ventre per poi risalire sul petto e lì fermarsi, quando udì un gemito lasciare le labbra del principe di Gondor.

Appena Aragorn percepì il forte calore che quella carezza gli aveva trasmesso in tutto il corpo, afferrò la mano dell’elfo sul proprio petto, stringendolo a sé, per poter sentire contro la propria schiena ancor più calore…e quando Legolas si spostò contro di lui, appoggiando la fronte contro la sua testa non riuscì a trattenere un sospiro che si trasformò in un debole sorriso…

“Lui mi…stringeva sempre così…quando fuori imperversava il temporale…e tra le sue braccia mi sentivo al sicuro come in nessun altro luogo…”

“Shh…” bisbigliò nuovamente l’elfo chiudendo gli occhi e presto si accorse che il respiro dell’uomo era diventato regolare e profondo, così, continuando a stringerlo a sé, si abbandonò a sua volta al sonno…ma questa volta, il suo riposo fu diverso…pur continuando ad essere immerso nell’oscurità, sentiva un calore persistente che lo rassicurava dandogli quel debole sollievo che da tempo aveva bisogno di ottenere.

 

Quando Aragorn riaprì gli occhi, vide che non era ancora l’alba, e la pioggia continuava imperterrita a cadere, anche se il temporale era passato. Aveva riposato un’intera notte senza svegliarsi in preda agli incubi nel suo letto gelido…inizialmente non ricordò cosa era accaduto prima di addormentarsi, ma poi percepì un calore dietro di sé e lentamente si voltò, ritrovandosi tra le braccia di Legolas. Lo osservò in silenzio ed allora rimembrò che l’elfo era entrato nella stanza, si era disteso nel letto e l’aveva abbracciato, senza chiedergli niente…senza pretendere niente…e sulle sue labbra si formò un debole sorriso. Lentamente scivolò fuori dal letto e raggiunse la brocca con l’acqua per rinfrescarsi…si bagnò il viso, lasciando che l’acqua gli scivolasse fino alle spalle e tra le labbra socchiuse, poi si asciugò con un panno. Voltandosi però, vide Legolas ancora immobile nel proprio letto, il respiro lento, gli occhi chiusi e le sopracciglia lievemente aggrottate…e non riuscì a resistere. In silenzio tornò sotto le coperte, avvicinandosi a lui fino a sfiorarlo col proprio corpo e con una mano gli accarezzò il viso, passandogli delicatamente l’indice sulle labbra, ma in quell’istante vide i suoi occhi spalancarsi e restare a fissarlo in silenzio…

“Avevi gli occhi chiusi…” mormorò, appoggiando la mano sulle coperte “…mi avevi detto che voi Elfi riposavate con gli occhi aperti…”

“Mmm…” mugugnò l’elfo deglutendo prima di rispondere “…possiamo…riposare ad occhi aperti perché ci perdiamo nei sogni…io vedo solo oscurità e dolore…non c’è nessun sogno che può allietare il mio riposo…” sospirò, passandosi una mano sul viso “…non sarei mai dovuto venire qui…” e con quelle parole tentò di rialzarsi ma Aragorn glielo impedì. Gli mise una mano sul lato del collo, sfiorandogli il profilo del mento col pollice e lo tirò a sé, posando le labbra sulle sue…e Legolas accettò quel bacio, facendo scivolare un braccio attorno alla vita dell’uomo.

“Se tu non fossi giunto qui…” gli bisbigliò il principe di Gondor “…ieri notte sarei impazzito…” e lo baciò nuovamente con più forza prima di proseguire “…e so che la cosa ti avrebbe fatto piacere ma…”

L’elfo però non gli permise di continuare la frase, stringendolo a sé e riprendendo quel bacio con ardore prima di allontanarsi bruscamente e alzarsi dal letto, recuperando la vestaglia da terra…fece qualche passo ma si bloccò quando udì la voce di Aragorn…il tono che aveva usato gli aveva provocato un tuffo al cuore…

“Resta qui…”

…una richiesta dolce e disperata…che però si trasformò in un ordine quando Legolas, scuotendo la testa, proseguì fino alla porta…

“Resta qui!” ripeté l’uomo alzando la voce e raggiungendolo in pochi istanti “Voglio che resti qui!” gli afferrò un braccio costringendolo a voltarsi verso di lui ma quando incrociò i suoi occhi blu perse ogni convinzione e allentò la stretta, restando immobile a guardarlo mentre svaniva oltre la porta.

 

“Una festa?” esclamò stupito Aragorn raggiungendo il padre che si era accomodato sul trono “Perdonami ma…mi sembra il momento meno opportuno per una festa! Tra due settimane decine e decine dei nostri uomini dovranno partire per andare forse a combattere contro un nemico molto più potente di quello che ci aspettavamo e tu hai intenzione di dare una festa per loro? Hanno solo bisogno di riposo e di allenamento…non di ubriacarsi e abbuffarsi, sollazzandosi con musica e donne! Ti ho sempre appoggiato ma questa tua decisione è assurda!”

“Aragorn…” ribatté il re appoggiando tranquillamente le braccia sui braccioli “…io ho combattuto molte battaglie…e ho visto uomini perdere la ragione, arrivare al combattimento stremati dagli allenamenti…già sconfitti nell’animo prima ancora di affrontare un nemico…non desidero che accada di nuovo…non adesso…”

“Ma padre se perdessero di vista il loro obbiettivo? Se dimenticassero contro chi andranno a combattere?”

“E se invece dimenticassero per cosa stanno combattendo?” lo interrupe Arathorn guardandolo negli occhi “Per chi stanno combattendo? Per il loro popolo…per la libertà della Terra di Mezzo…se partissero con la sola idea di dover affrontare un nemico potente senza un sostegno a cui aggrapparsi durante i momenti di sconforto? Non preferiresti passare una serata divertendoti, senza pensieri per la testa…una serata con le persone che ami e che potresti non rivedere mai più?”

A quelle parole Aragorn abbassò lo sguardo respirando intensamente, prima di annuire…

“Sì padre…hai ragione…”

“Non dare a me la ragione, figlio mio…” replicò il re di Gondor rialzandosi dal trono e avvicinandosi a lui con un sorriso “…è stata di tua madre questa idea…e sue sono queste parole…ma devo ammettere che più resta al mio fianco, e più sono onorato di averla presa in sposa…e sai cosa imparato?” mise una mano sulla sua spalla, abbassando la voce “Non sottovalutare mai le sue parole! Anche se sembrano assurde, alla fine corrispondono sempre a verità!”

 

Durante il giorno successivo si svolsero i preparativi per l’occasione e la sera, il Grande Salone delle Feste era colmo di uomini e donne che brindavano, danzavano, e si divertivano nei più svariati modi.

Anche gli Elfi rimasti a palazzo avevano deciso di partecipare ai festeggiamenti, pur rimanendo, per la maggior parte del tempo, in disparte…e tra loro c’era anche il principe di Bosco Atro, in piedi, accanto ad uno dei tavoli imbanditi, con un calice di vino tra le mani, che osservava a volte divertito e a volte sorpreso il comportamento dei vari guerrieri presenti. Continuamente però, sentiva su di sé lo sguardo di Aragorn che, pur restando dalla parte opposta della sala, non riusciva a fare a meno di fissarlo…ma la stessa cosa accadeva a lui…Legolas, fingendo di guardarsi attorno, posava sempre più spesso gli occhi sul principe di Gondor come se tentasse, invano, di attirarlo verso di sé. E di questi sguardi insistenti si accorse presto anche Haldir, in piedi davanti all’amico, che, dopo diverso tempo, non riuscì più a trattenere un sorriso…

“Perché non vai da lui?” gli mormorò, bevendo un sorso di vino.

“Cosa…?” bisbigliò Legolas fissandolo quasi stupito…vide l’altro elfo indicare con il calice in direzione di Aragorn ed allora sospirò fingendosi divertito “No…ma…perché dovrei? Preferisco restare in vostra compagnia…con la mia gente piuttosto che con…uno sciocco Mortale…”

Haldir sorrise, finendo il proprio vino…

“Posso…fingere di non aver notato i tuoi sguardi verso di lui ma…quello ‘sciocco Mortale’ non smette di fissarti da ore ormai…non credi che un tuo saluto possa fargli piacere?”

“Non mi importa cosa può fargli piacere…” rispose all’istante Legolas chinando la testa in avanti ed osservando distrattamente il vino nel proprio calice.

“Da quando hai iniziato a mentire, principe?” ribatté Haldir lanciando un’occhiata alla propria destra “In ogni caso…ora sta venendo lui qui…”

“Cosa…?” bisbigliò sorpreso l’elfo di Bosco Atro rialzando di scatto lo sguardo, appena in tempo per vedere Aragorn fermarsi accanto a loro.

“Capitano Haldir…principe Legolas…spero vi stiate divertendo come tutti i miei uomini…”

“Sì principe Aragorn…” rispose Haldir chinando la testa “…anche se, devo ammettere, che il nostro modo di festeggiare è alquanto diverso dal vostro…”

“Mio padre ha deciso di organizzare questa festa…io inizialmente ero contrario ma devo riconoscere che aveva ragione…i nostri uomini sembrano più sereni…”

“E come non esserlo in mezzo a questo gustoso cibo e a tutte queste splendide dame…in verità, la maggior parte di loro non l’ho mai vista qui a palazzo…” esclamò l’elfo di Lórien guardandosi intorno, ma poi la sua attenzione tornò su Legolas e notò quanto sembrasse a disagio tra loro due “…bene…scusatemi…vado a riempire il mio calice…a più tardi…” e così dicendo si allontanò sorridendo.

Il principe di Bosco Atro aprì la bocca per fermarlo, ma ormai Haldir era già lontano, così sospirò, guardando dritto davanti a sé come se volesse ignorare la persona ancora al suo fianco…ma presto si accorse che quel silenzio era ancora più inadeguato, così mormorò…

“Effettivamente…nemmeno io ho mai notato tutte queste dame…sono venute dai villaggi qui vicini?”

“Sono cortigiane…” rispose Aragorn con un sorriso divertito “…mio padre le ha fatte giungere qui dalle locande più…‘rispettabili’…nonostante tutto…per quell’unico scopo che tu stesso puoi immaginare”

“Per voi Uomini è così quindi…” ribatté l’elfo guardandosi attorno “…vi basta afferrare la prima dama che vedete per essere soddisfatti…senza nemmeno sapere il sue nome…dovevo immaginarlo…” si fermò un istante, bevendo un sorso di vino “…e il principe di Gondor fa differenza forse? Perché non trovi una bella cortigiana e concedi a lei le tue attenzioni…invece di…rovinarmi questa serata con la tua presenza?” le ultime le parole uscirono dalle sue labbra come un soffio…non voleva dirle in realtà…ma per qualche ragione sentiva il bisogno di prendere le distanze da lui…inconsapevolmente però, provocò l’esatto contrario.

Il sorriso sul viso di Aragorn divenne all’istante freddo ma non si lasciò abbattere da quella frase…si avvicinò a lui, fingendo di prendere qualcosa sul tavolo e gli bisbigliò all’orecchio…

“Il principe di Gondor ha il privilegio di scegliere a chi dare le sue attenzioni…ed io, in quanto tale, ho già fatto la mia scelta…” con le labbra gli sfiorò di proposito il profilo dell’orecchio, sorridendo quando sentì l’elfo trattenere il respiro “…ho un mio…cortigiano…che esegue ogni mio ordine e desiderio…e che…brama le mie attenzioni più di qualsiasi altra dama in questo salone…”

“Sei…troppo sicuro di te stesso…” ribatté debolmente Legolas scostandosi da lui…in quell’istante però, vide alcune donne ridere allegramente e avvicinarsi a loro…ed anche Aragorn se ne accorse, così alzò subito la voce…

“Ti stai divertendo principe Legolas?”

…e senza dare il tempo all’elfo di rispondere, continuò…

“Nemmeno io…andiamo…”

Gli afferrò un polso e rapidamente lo trascinò via, fuori dal Salone. Solo quando raggiunsero i giardini, Legolas fece resistenza, liberandosi dalla stretta dell’uomo…

“Cosa vuoi? Lasciami! Perché siamo…”

“Non avevo la minima voglia di intrattenermi con quelle dame…” rispose Aragorn iniziando a passeggiare tra gli alberi, sotto il cielo tempestato di stelle luminose “…rispondere ad ogni loro domanda e declinare i loro inviti più azzardati…e nemmeno tu…”

“E da quando sei anche a conoscenza dei miei desideri?” ribatté l’elfo seguendolo rapidamente “Forse era quello che volevo invece! Forse volevo le loro attenzioni per una sera…per dimenticare quello che tu mi fai! Quello che mi costringi a fare! Per dimenticare il modo in cui mi fai sentire quando…” ma in quell’istante il principe di Gondor si voltò, afferrandolo per le spalle e spingendolo contro ad un albero…

“E come ti faccio sentire?” gli bisbigliò sulle labbra “Quando mi spingo nel tuo corpo fino a farti gridare dal piacere…come ti faccio sentire? Avanti!”

“Usato!” rispose debolmente Legolas fissandolo negli occhi “Come se fossi un oggetto senza importanza! Riesci a farmi provare disgusto per me stesso e per quello che ti permetto di farmi! Io ti…” si fermò un attimo come per recuperare fiato, poi proseguì “…io ti odio e odio il modo in cui mi fai sentire!”

…perché mi fai sentire ancora vivo…perché sei riuscito a farmi provare ancora qualcosa…avrebbe voluto continuare a parlare ma era troppo spaventato…aveva paura di se stesso e di quei pensieri…così si bloccò in silenzio a fissare il viso davanti a sé…e gli sembrò di vedere un’ombra di dispiacere in quegli occhi azzurri…come se quelle parole l’avessero in qualche modo ferito…

“Ma sei tu…” iniziò Aragorn, fermandosi però un attimo per respirare intensamente, prima di ricominciare, alzando la voce “…anche tu mi cerchi Legolas…a volte tu stesso ti concedi a me…”

“Questo non cambia il modo in cui mi fai sentire!” ribatté l’elfo a bassa voce.

Il principe di Gondor restò in silenzio mentre con lo sguardo scendeva sul corpo che teneva imprigionato tra sé e l’albero…sul petto che si alzava e abbassava rapidamente…per poi risalire e osservare quel viso splendido mentre sentiva il proprio cuore battere all’impazzata. Senza riuscire a controllarsi, posò con forza le labbra sulle sue, costringendolo ad un bacio violento e appassionato…che però divenne qualcosa di diverso…

Lentamente la violenza svanì lasciando spazio ad una passione mista a dolcezza…le loro lingue si sfioravano sensualmente, senza pretendere niente se non di restare in contatto per infiniti momenti, come anche le labbra che si lambivano teneramente.

Aragorn alzò le mani, posandole sulle guance dell’elfo per accarezzarlo e sentì sulla schiena quelle di Legolas che avevano iniziato a fare lo stesso. Entrambi avevano chiuso gli occhi, persi in quel raro momento di qualcosa tanto simile all’affetto, circondati dal silenzio della notte e dal fruscio delle foglie degli alberi.

Quando il principe di Bosco Atro sentì le labbra dell’uomo scendere sul mento, rialzò la testa sospirando per dargli libero accesso al collo e Aragorn non si lasciò sfuggire l’occasione…spostò una ciocca di capelli dalla sua spalla e con la lingua iniziò a tracciare percorsi immaginari, fermandosi di tanto in tanto a succhiare debolmente la pelle calda e a respirare intensamente il suo profumo…ad un tratto sentì tra i capelli le dita dell’elfo che lo invitavano a continuare e si accorse che Legolas aveva inclinato leggermente la testa di lato…così seguendo il profilo del mento con leggeri baci, raggiunse il suo orecchio e iniziò a lambirlo con la lingua, insistendo sulla punta quando notò che il corpo contro di sé aveva iniziato a tremare.

Legolas socchiuse le labbra per respirare intensamente mentre lasciava scivolare le mani lungo la schiena dell’uomo e quando raggiunse il suo fondoschiena, lo strinse a sé, rabbrividendo quando udì il gemito di Aragorn contro l’orecchio…e a sua volta non riuscì a trattenersi quando il principe di Gondor iniziò a muoversi sensualmente contro di lui…

“…sì…” gemette non appena Aragorn cominciò a succhiargli la punta dell’orecchio…ma poi, come un fulmine a ciel sereno, udì quel sospiro…

“…Legolas…”

…il suo nome…pronunciato con dolcezza e passione come solo una persona sapeva fare…e all’improvviso spalancò gli occhi, spingendo lontano l’uomo che barcollò all’indietro con un’espressione sorpresa sul viso…

“Cosa stai facendo…?” esclamò con filo di voce, fissandolo quasi con indignazione “Cosa credevi di fare…?”

Aragorn aggrottò le sopracciglia, aprendo la bocca per rispondere ma si ritrovò senza fiato…non sapeva cosa rispondere…era quella la verità…aveva sentito il bisogno di baciarlo in quel modo, di sfiorarlo e accarezzarlo…ma non sapeva perché…

“È il mio corpo che vuoi giusto?” continuò Legolas slacciandosi con mani tremanti i pantaloni “E allora prendimi!Non servono questi sciocchi e inutili gesti di…falso affetto! Fa quello che devi! Avanti!”

L’uomo restò qualche momento immobile, fissando il volto dell’elfo a pochi passi da lui…

“Sciocchi e inutili…?” mormorò “Io credevo che…”

“Cosa credevi?” lo interruppe il principe di Bosco Atro alzando la voce “Non siamo qui per parlare! Facciamola finita!”

A quelle parole Aragorn sentì una strana collera dentro di sé, e stringendo le labbra, si avventò su di lui, afferrandolo e facendolo voltare per poi spingerlo con violenza contro il tronco dell’albero e non fece caso al lamento di dolore che lasciò le labbra di Legolas…

“È questo che vuoi?” gli bisbigliò all’orecchio, iniziandosi a muovere il bacino con forza contro il suo fondoschiena…non udì subito una risposta, così fece scivolare una mano tra le sue gambe, chiudendola sulla sua eccitazione, per poi ripetere la domanda, quasi gridando “È questo che vuoi? Rispondi!”

“Sì…” gemette Legolas a denti stretti ma il principe di Gondor sembrava non ascoltare…

“È questo che vuoi Elfo? È solo questo che vuoi? Dannazione rispondi!”

Continuava a ripetere quella domanda, sordo alla risposta che l’elfo gli aveva già dato, seguitando a spingerlo contro l’albero ad ogni violento movimento…fino a quando vide il principe di Bosco Atro girare la testa di lato…ed allora si accorse del taglio sulla sua fronte, dal quale colavano rivoli di sangue che scendevano sul suo zigomo fino alla guancia…ad allora si bloccò…immobile…con gli occhi spalancati…

“Non…non posso…” bisbigliò, facendo un passo indietro…e un altro…fino a raggiungere una panchina di marmo e lasciarsi ricadere seduto su di essa, con il volto nascosto tra le mani “…non ci riesco…maledizione…non…non ci riesco…”

Legolas si voltò lentamente con il respiro ancora affannoso e osservò l’uomo in silenzio, prima di sistemarsi gli abiti e raggiungerlo…

“Perché ti sei fermato?” gli chiese fermandosi in piedi davanti a lui “L’hai già fatto centinaia di volte…perché ti sei fermato?” ma il principe di Gondor non gli rispose, così alzò la voce all’improvviso “Perché ti sei fermato?”

“Perché non ci riesco!” gridò Aragorn rialzando lo sguardo su di lui “Non ci riesco più! Sei contento?”

“Prima lo stavi facendo! Prima ci stavi riuscendo! Non mentirmi!”

“Non è la stessa cosa, dannazione! È così difficile da comprendere?” ribatté l’uomo alzandosi in piedi con gli occhi fissi in quelli blu dell’elfo “Io non…non riesco più a…farti del male…” e con quelle parole si allontanò rapidamente, lasciando Legolas immobile, da solo, con il proprio cuore che batteva all’impazzata.