.|. Melethryn - tra dolore e passione .|.
Parte
Decima: Speranza ~
“Ha ripreso il comando?”
esclamò Aragorn stupito, facendo un passo verso il padre che stava
terminando di scrivere alcuni documenti “Non può! È ferito…non è ancora
guarito completamente! Padre non puoi permetterlo!”
“Aragorn…non sono stato io
a ordinarlo…” rispose il re alzando lo sguardo su di lui “…è stato lui a
chiederlo e non vedo per quale motivo avrei dovuto oppormi visto che anche
il curatore ha dato la sua approvazione…”
“Ma la ferita…”
“E per questo motivo ho
dato preciso ordine che non svolga compiti troppo pesanti e che ogni
giorno si faccia visitare…”
“Ma se venisse colpito di
nuovo…? È ancora troppo debole per combattere…”
“Ed infatti non
combatterà…” replicò Arathorn sospirando per l’insistenza del figlio
“…resterà qui a palazzo ancora a lungo, non partirà con gli altri uomini
tra qualche giorno…guiderà i soldati rimasti e i nuovi guerrieri che
giungeranno da Granburrone…”
Aragorn abbassò la testa
annuendo…
“Perdonami padre…ero solo
preoccupato per la sua salute…”
“Beh non esserlo…non gli
accadrà niente…so che è tuo amico ma non puoi impedirgli di adempiere i
suoi compiti…soprattutto non quando è lui stesso a chiedere di poterli
svolgere…”
Legolas stava camminando
rapidamente sotto i portici, guardandosi attorno attentamente per cercare
di evitare qualsiasi contatto con il principe di Gondor…ma fortunatamente,
da giorni non aveva contatti con lui…vivevano entrambi nello stesso
palazzo ma per una ragione o per l’altra erano sempre distanti. Raggiunse
le stalle dove sapeva che avrebbe trovato la sua gente intenta a preparare
i destrieri per il giorno successivo, ma stranamente le trovò deserte, ad
eccezione di alcuni cavalli che riposavano tranquillamente. Così tornò
velocemente sotto i portici, ma appena svoltò l’angolo si bloccò
all’istante, evitando così di finire addosso alla persona che si era
trovato davanti…
“Vai da qualche parte
principe Legolas?”
L’elfo restò un breve
momento in silenzio, osservando gli occhi blu davanti a sé…occhi nei quali
riuscì a scorgere un’immensa tristezza e provò quasi un senso di colpa per
esserne la causa…ma in fondo…non era sua la colpa…era di Aragorn…così,
facendo finta di niente, rispose…
“In verità stavo cercando
il capitano Haldir…ho saputo che domani partirà con la mia gente…”
“Sì…non prima
dell’alba…credo che si dirigeranno a Bosco Atro prima di raggiungere
Lórien…o almeno questo è quello che mi hanno detto…”
“Bene…” mormorò Legolas
abbassando lo sguardo “…un motivo in più per cercarli…”
“Hai intenzione di…unirti
a loro?”
“Sì…forse partirò con
loro, sì…ora, se vuoi scusarmi…” fece un passo ma quando udì la voce del
giovane capitano di Gondor i fermò…
“Cosa ti ho fatto?”
sussurrò Adhemar restando immobile per un attimo, prima di voltarsi verso
di lui “Cosa ti ho fatto Legolas? Perché mi hai rovinato la vita,
portandomi via la felicità e l’amore?”
L’elfo di Bosco Atro
socchiuse le palpebre, tirando un profondo respiro, ma quando tentò di
rispondere, udì ancora la sua voce…debole, disperata…
“È vero quello che ha
detto Aragorn? È vero che sono stato colpito a causa tua? È vero che
potevi impedirlo ma non l’hai fatto?”
“Sì…” bisbigliò Legolas
“…io non…” ma all’improvviso barcollò indietro, finendo contro la parete,
lasciandosi sfuggire un lamento di dolore quando Adhemar lo colpi con
forza al viso.
“Perché?” tentò di gridare
il giovane ma le parole gli si bloccarono in gola “Cosa…ti ho fatto per
meritare la morte? Quale orrendo crimine ho commesso per meritare il tuo
odio fino a questo punto?” non udì risposta, così afferrò gli abiti
dell’elfo e lo scosse violentemente, soffocando però un gemito di dolore,
quando una fitta gli percorse il petto “Dimmelo! Ho diritto di sapere dopo
quello che mi hai fatto!”
“Io non…capivo quello che
stava accadendo intorno a me…” mormorò Legolas chiudendo gli occhi come se
quei momenti fossero troppo dolorosi da ricordare “…non riuscivo a
pensare…né a ragionare…tutto quello che comprendevo era che…Aragorn aveva
appena ucciso la persona che amavo e che dovevo fargliela pagare…doveva
soffrire quanto stavo soffrendo io…e non ho trovato la forza per fermare
quella freccia indirizzata a te…”
Adhemar strinse le labbra,
lasciando gli abiti dell’elfo e abbandonando le braccia lungo i fianchi…
“Così…il crimine che ho
commesso è quello di amarlo…e la mia unica colpa…quella di essere amato da
lui?” si portò una mano sugli occhi, come a volerli asciugare dalle
lacrime che li avevano bagnati “Oh Valar…perché? Io non ti ho fatto del
male…ma hai desiderato la mia morte solo per vendetta verso qualcuno che
non ha nemmeno commesso il crimine di cui lo incolpi…”
“Cosa stai dicendo…?”
bisbigliò Legolas fissandolo “Io l’ho visto! Ho visto Aragorn uccidere la
persona che amavo! L’ho visto spingere il suo pugnale nel cuore di Eithel
anche se aveva ancora la possibilità di salvarsi! Di vivere! Lui me l’ha
portato via!”
Adhemar scosse debolmente
la testa, sostenendo il suo sguardo e lasciandosi sfuggire una malinconica
risata…
“Quanto ti sbagli Legolas…Aragorn
non lo avrebbe mai ucciso…non avrebbe mai privato del dono della vita una
persona innocente…”
“Ma l’ha fatto!” gridò
l’elfo facendo un passo verso di lui “L’ho visto! Lui ha…”
“No!” lo interruppe
Adhemar all’istante “Tu non eri lì! Non hai sentito Eithel supplicarlo di
togliergli la vita e Aragorn cercare in tutti i modi di dissuaderlo…non
hai visto la mano del tuo compagno posarsi sopra a quella di Aragorn sul
pugnale…non hai sentito…”
“Non è vero!” mormorò
debolmente Legolas mentre il suo cuore aveva iniziato a battere
all’impazzata “Sei un bugiardo! Stai mentendo! Non l’avrebbe mai fatto!”
“Era ferito gravemente…e
anche se fosse sopravvissuto avrebbe portato per sempre sul suo corpo i
segni di quel giorno…tu stesso l’hai visto…non voleva vivere con…”
“No! No! Sta zitto!” gridò
l’elfo avvicinandosi di scatto a lui “Non è vero! Eithel non mi avrebbe
mai lasciato! Sapeva quanto lo amavo e sapeva che avrei continuato ad
amarlo nonostante tutto! È stato Aragorn a portarmelo via!”
“Per quanto tempo vuoi
continuare a credere in questa tua verità?” ribatté il giovane capitano
fissandolo negli occhi “Io ero lì…ho sentito le sue parole…che motivo
avrei di mentirti? Non ho nient’altro da perdere…mi hai già tolto tutto
quello che avevo! Ma se deve finire così…voglio che le cose tra noi siano
chiare. Se devo perdere Aragorn per sempre…voglio perderlo dicendo la
verità…” vide che l’elfo aveva chiuso gli occhi e si era appoggiato di
nuovo al muro…il respiro veloce e i pugni stretti lungo i fianchi
“…guardami…”
Legolas rialzò lentamente
le palpebre e due lacrime scivolarono sulle sue guance…lacrime che mai
avrebbe creduto di versare…
“Per tutto questo tempo
hai odiato qualcuno, la cui unica colpa è stata quella di concedere la
pace alla persona che amavi…l’hai incolpato di averlo ucciso ma in realtà
non è stato lui a prendere quella decisione…Eithel gli ha chiesto di farlo
perché non avrebbe sopportato una vita con i segni indelebili di quell’incidente
sul suo corpo e nella sua anima…”
“E se è così perché non me
l’ha mai detto…?” gridò disperatamente Legolas mentre le lacrime avevano
iniziato a solcargli le guance “Se non era la verità perché me lo ha
lasciato credere? Perché?”
“Perché…l’aveva promesso a
lui…” mormorò Adhemar abbassando lo sguardo “…aveva promesso ad Eithel che
non ti avrebbe mai rivelato che in realtà era stato lui a volere la
morte…” sospirò, alzando gli occhi al cielo “…l’aveva giurato sull’amore
che provava per me…ma visto che quell’amore ormai è finito…non vedo il
motivo di continuare a mantenere questo segreto…” guardò nuovamente
Legolas e vide che si stava lasciando scivolare a terra, come se non
avesse più la forza di restare in piedi, mentre silenziose lacrime gli
rigavano il viso…quelle lacrime che non era mai riuscito a versare ma che
ora, il senso di colpa e l’angoscia avevano reso troppo potenti da
trattenere ancora.
“Hai sbagliato Legolas…lui
non meritava il tuo odio…e nemmeno io. Le leggende narrano che voi Elfi
siete creature perfette e giuste…ora so che non è così…non siete poi così
diversi da noi semplici Mortali…l’amore e il rancore vi rendono ciechi
davanti alla verità proprio come accade a noi. Ma di una cosa devo darti
merito…sei riuscito a trasformare l’odio di Aragorn in amore…e non è da
tutti…”
“Non è vero…” bisbigliò
debolmente l’elfo tenendo lo sguardo fisso davanti a sé, ma quando il
giovane si inginocchiò davanti a lui non poté far altro che guardarlo
negli occhi…
“Fa un favore ad
entrambi…” gli sussurrò Adhemar “…non mentire su questo…e se c’è qualcuno
a cui dovrebbe essere concesso di provare rancore nei tuoi
confronti…quello sono io…mi hai portato via l’uomo che amo e non te lo
perdonerò mai…” sospirò rialzandosi in piedi “…ma so anche che toccava ad
Aragorn scegliere…posso lottare per ciò che è mio fino alla fine ma se il
suo cuore ha già deciso…non posso fare niente…” e con quelle parole si
allontanò lentamente ma prima di voltare l’angolo si fermò, sussurrando…
“Mi dispiace per Eithel…probabilmente
non ci crederai ma è così…avrei…solo voluto dirtelo prima…”
Legolas chiuse gli occhi
cercando di controllare il proprio respiro rapido, mentre le lacrime non
volevano cessare di bagnargli le guance…troppo a lungo le aveva tenute
nascoste credendo di essere nel giusto…ma ora…aveva scoperto di essere
sempre stato in errore…fin dall’inizio…gli rimaneva solo una cosa da fare.
Si rialzò stancamente in piedi e, barcollando, si diresse verso la propria
stanza, asciugandosi il viso con il dorso della mano.
“Ma dove sei finito…?”
mormorò tra sé Aragorn continuando a percorrere i corridoi del palazzo. Da
ora stava cercando Adhemar per parlargli…per dissuaderlo dal tornare al
comando dell’esercito così presto e per…chiarire tutto il resto…ma niente,
non riusciva a trovarlo e il sole era appena tramontato. Ormai stava
perdendo le speranze quando lo vide…fuori, nel cortile, mentre parlava con
alcuni Elfi, ed allora senza pensare si mise a correre, uscendo da
palazzo.
Quando lo raggiunse restò
in silenzio, tentando di recuperare rapidamente il fiato che aveva perso e
attendendo che gli Elfi si allontanassero…e finalmente vide il giovane
voltarsi verso di lui.
“Hai bisogno di qualcosa
principe Aragorn?” gli chiese Adhemar freddamente “Sono piuttosto occupato
al momento…i guerrieri che dovevano giungere da Granburrone sono stati
avvistati a poche miglia da qui e devo ancora preparare…”
“Devo parlarti…” lo
interruppe l’uomo guardandolo negli occhi “…adesso…”
“Mi dispiace ma ora non
posso…devo dare la precedenza ai nostri alleati e…”
“Puoi anche non voler
parlare con me ma sono sempre il tuo principe…e devi concedermi il tuo
tempo quando lo chiedo!” ribatté subito Aragorn facendo un passo verso di
lui e quando vide il giovane annuire seppur contro voglia, si incamminò
per raggiungere un luogo più appartato. Si fermò solo dietro ad una delle
grandi colonne che sostenevano il portico ed allora si voltò verso di lui,
fissandolo intensamente…
“Perché hai ripreso il tuo
incarico così presto? Sei ancora debole…la ferita potrebbe riaprirsi e…”
“Ti ringrazio per
l’interessamento…principe…ma spetta a me decidere quando riprendere
l’incarico che mi spetta…e ho deciso di farlo ora…”
“Adhemar…ti prego…”
mormorò l’uomo scuotendo la testa “…è stupido farlo solo per quello che è
accaduto tra noi…può essere pericoloso e…”
“Mi dispiace ma ti
sbagli…tu non c’entri…non esiste più un noi…”
“Io…credevo…” mormorò
debolmente Aragorn abbassando lo sguardo confuso “…credevo ti importasse
ancora di noi invece…credevo mi amassi…”
“Amarti…?” ripeté Adhemar
con un sorriso nervoso sul viso “E a cosa mi ha portato amarti? Alla
menzogna…alla solitudine e al dolore…stavo per morire per il tuo amore…ma
ho affrontato la morte per tornare da te…e cosa trovo? Niente…trovo che
tutto quello in cui credevo è svanito come neve al sole…tu…non solo mi hai
tradito ma l’hai fatto con la persona che incolpavi della mia morte e ti
sei addirittura innamorato di lui…come hai potuto? Anche se…sarebbe stato
comunque difficile da accettare avrei capito se fosse successo con qualcun
altro ma…” sospirò, alzando gli occhi verso il cielo dove stavano
comparendo le prima stelle “…oh Valar…perché lui…?”
“Adhemar…io non…” iniziò
Aragorn fermandosi quando incrociò di nuovo i suoi occhi blu e gli sembrò
che brillassero alla luce della luna.
“Perché lui Aragorn? Lo
desideravi così tanto? Ti sentivi così attratto dal suo corpo da
dimenticare quello che mi aveva fatto? Mi avrebbe ucciso con le sue mani
se solo avesse potuto…e solo per farti soffrire e farti pagare un crimine
che tu non hai commesso…”
“Io non riesco a…spiegarmi
come è iniziato tutto questo…” rispose l’uomo inclinando la testa
lateralmente “…so solo che quello che provavo era orribile e soffrivo
terribilmente perché sapevo che non ti avrei più riabbracciato…e
poi…guardavo lui e non riuscivo a fare a meno di odiarlo con tutto me
stesso per quello che ti aveva fatto ma al tempo stesso…”
“Lo volevi…?” continuò il
giovane tirando un profondo respiro “Come quella notte all’accampamento
vero? Non sei mai riuscito a smettere di desiderarlo…”
“Mi dispiace…” mormorò
Aragorn alzando timidamente una mano per toccarlo…ma con sua grande
sorpresa, Adhemar non si scostò, e così iniziò a sfiorargli dolcemente la
guancia con le dita “…ho sbagliato…fin dall’inizio ho lasciato che la
rabbia e la lussuria guidassero le mie azioni…non sono stato in grado di
controllarmi…”
“E ti sei innamorato di
lui…?” sussurrò il giovane abbassando leggermente le palpebre a quel
contatto “Ti sei innamorato di colui che dovevi odiare…perché? Io credevo
di avere il tuo cuore…credevo…” si fermò, inspirando intensamente per
trattenere le lacrime e sospirò quando sentì la mano calda dell’uomo sulla
guancia.
“Quando…ti ho creduto
morto…il mio cuore ha smesso di battere…mi sentivo…vuoto e freddo, come se
qualcosa dentro di me si fosse spento per sempre…ma col tempo…”
“Col tempo Legolas ha
riacceso quel calore dentro di te?” lo interruppe il giovane fissandolo
“Ha fatto tornare a battere il tuo cuore, non è così?” vide gli occhi di
Aragorn chiudersi per un momento e quel silenzio gli bastò come risposta,
così, con un filo di voce, continuò “Ed io invece? Non ho più un posto nel
tuo cuore? Quando mi hai rivisto non hai sentito nuovamente quel calore? O
Legolas aveva già acceso un fuoco così ardente da fare sembrare tutto il
resto delle semplici candele?”
“Non so risponderti…”
bisbigliò l’uomo “…è successo tutto così…rapidamente e…”
“Io so già questa risposta
invece…” lo interruppe Adhemar fissandolo “…lo sento da come mi guardi…”
si avvicinò di più a lui, appoggiando la fronte alla sua e prendendogli il
viso tra le mani “…perché hai smesso di amarmi Aragorn?” udì il sospiro
dell’uomo e con il pollice gli sfiorò il mento ricoperto dalla barba
appena accennata “Perché non hai continuato a credere in noi?”
“Adhemar…” mormorò
dolcemente il principe di Gondor, posando le mani sulla sua schiena e
accarezzandolo per poi stringerlo a sé dolcemente “…non ho mai smesso di
amarti…”
“Allora dimmelo…dimmelo
ancora una volta…” gli bisbigliò il giovane sulle labbra e appena udì il
compagno pronunciare quelle parole che tanto aveva desiderato ascoltare,
chiuse gli occhi e con un debole sorriso posò le labbra sulle sue.
Legolas abbassò di scatto
lo sguardo come se la vista dei due compagni ancora una volta insieme
l’avesse ferito ulteriormente. Non avrebbe dovuto fermarsi…anche se quelle
voci indistinte avevano catturato la sua attenzione, così, respirando
intensamente, proseguì verso le stalle, portando con sé il lungo mantello
grigio e le borse di pelle con le provviste per il viaggio.
“Ti amo…” ripeté
dolcemente Aragorn quando il baciò finì ma subito sentì sulle labbra le
dita di Adhemar che, scuotendo debolmente la testa sussurrò…
“Ma non abbastanza da
farti dimenticare quello che hai iniziato a provare per lui”
Il principe di Gondor
chiuse gli occhi per un lungo momento e quando li riaprì, incrociando
quelli blu del giovane, bisbigliò...
“Mi dispiace”
Adhemar annuì lentamente,
senza allontanarsi dal suo abbraccio che, nonostante quelle parole,
continuava ad essere sempre più forte.
“Non credevo che…sarebbe
stato così difficile…” mormorò sospirando “…è più…doloroso che vederti nel
letto con lui…”
“Mi dispiace…”
“Basta…ho capito…è inutile
che continui a ripeterlo…” ribatté il giovane con un sorriso, cercando di
non mostrare l’angoscia che gli serrava il cuore “…non avrei mai creduto
che sarebbe successo…che…ci saremmo lasciati…” sentì sulla fronte le
labbra dell’uomo che lo riempivano di dolci baci ed allora, cercando tutta
la volontà che possedeva, si allontanò da lui, facendo un passo indietro
“…va via ora…vattene…lasciami solo…”
“Adhemar io non voglio…”
“Shh…va bene così…ora
va…va a cercarlo…se veramente ti importa di lui…e digli la verità…tra
poche ore ripartirà con la sua gente…”
Non avrebbe mai creduto di
poter dire quelle parole…ma stava così male che solo la presenza dell’uomo
avrebbe potuto farlo cedere e fargli perdere tutto il controllo…avrebbe
desiderato restare con lui tutta la notte ma sapeva che era sbagliato…se
doveva dimenticarlo, doveva iniziare da subito…altrimenti non ci sarebbe
riuscito. E così restò immobile ad osservarlo mentre correva via sotto il
portico, dopo avergli lanciato un ultimo sguardo…e si ritrovò a
pronunciare quelle parole…
“Aragorn…” un debole
sussurro che nessuno avrebbe potuto udire “…addio…”
Il principe di Gondor si
fermò quasi senza fiato di fronte alle stalle…il luogo che gli avevano
indicato alcuni Elfi, dove, sicuramente avrebbe trovato colui che cercava.
Vide alcuni uomini poco lontani, intenti a sistemare alcune balle di fieno
(HI HI HI!!!) e fece un cenno con la mano, attirando subito la loro
attenzione.
“Che nessuno entri nelle
stalle! È un ordine!” e quando li vide annuire con un inchino, superò la
soglia, richiudendo dietro di sé il pesante portone di legno.
I raggi della luna
filtravano dalle finestrelle, creando una strana atmosfera surreale,
ampliata dal silenzio assoluto ad eccezione dei deboli nitriti dei pochi
destrieri presenti. Fece qualche passo e ad un tratto sentì dei rumori
alla propria destra…come cinghie di cuoio che si stringevano…ed allora lo
vide…intento a preparare le borse e a sellare il proprio cavallo…poco
lontano, in un anfratto dove era ammucchiato del fieno fresco, notò una
coperta distesa come se l’elfo avesse deciso di passare in quel posto le
poche ore di riposo che lo separavano dalla partenza.
Cercando di fare meno
rumore possibile si avvicinò in quel punto, parlando solo quando alcuni
passi lo distanziavano da lui…
“Hai…intenzione di
partire?” esclamò…aggrottando però le sopracciglia quando vide due lacrime
scivolare sulle guance di Legolas che aveva rialzato di scatto la testa…
“Acuta osservazione!”
ribatté l’elfo asciugandosi rapidamente il volto e continuando con le
proprie azioni “Partirò all’alba insieme al mio popolo e tornerò con loro
nel Reame Boscoso da mio padre…non c’è alcun motivo per restare ancora
qui”
“E hai intenzione di
andartene senza conoscere quella verità che non ti ho rivelato?”
“Non mi importa…e poi…Adhemar
mi ha già rivelato quello che bastava…non mi occorre sapere altro…ma sta
sicuro che non ti chiederò perdono per le mie azioni…non dopo tutto quello
che, nonostante tutto, tu mi hai fatto…”
“Adhemar…?” mormorò l’uomo
stupito “Cosa…ti ha rivelato?”
Legolas tirò un profondo
respiro, prima di stringere un’altra cinghia e rispondere…
“Mi ha detto che è stato
Eithel a chiederti di ucciderlo…e che tu ti sei opposto ma non mi hai mai
detto la verità perché glielo avevi promesso…non mi serve sapere altro…”
“Sì invece…è giusto che tu
sappia come sono andate realmente le cose…quello che è…”
“No!” lo interruppe l’elfo
alzando al voce “Non voglio sapere altro! Mi basta questo!” e si voltò di
scatto verso l’uomo quando sentì che stava per parlare di nuovo “Non credi
che mi senta in colpa a sufficienza? Vuoi distruggermi in ogni modo
possibile?”
“Io voglio solo che tu
sappia la verità!” ribatté subito Aragorn facendo un passo verso di lui “E
la verità è che Eithel mi ha salvato al vita! Se non era per lui a quest’ora
io sarei cenere…”
“Cosa…?” bisbigliò Legolas
spalancando gli occhi.
“Io stavo combattendo con
un Selvaggio ed un carro in fiamme stava per colpirmi in pieno…” iniziò
l’uomo fissandolo “…me ne sono accorto solo all’ultimo istante e credevo
di essere finito ma qualcuno mi ha spinto lontano…prendendo il mio posto
sulla traiettoria del carro…” sentì il respiro dell’elfo farsi più veloce
ma proseguì “…quando ho compreso cosa era accaduto sono corso dal mio
salvatore e ho visto che si trattava di lui…era ferito gravemente ma aveva
una possibilità di salvarsi…ma lui prese il mio pugnale e se lo puntò al
cuore…e mi supplicò di ucciderlo perché non voleva passare la sua vita
eterna nell’oscurità sapendo che sul volto della persona che amava…sul tuo
volto…l’amore si sarebbe trasformato in pietà…”
“…no…” sussurrò l’elfo
scuotendo debolmente la testa mentre quelle lacrime che si erano asciugate
poco prima avevano ricominciato a cadere “…no…”
“Lui…sentiva che non
avrebbe più recuperato la vista e che nemmeno il suo corpo sarebbe tornato
ad essere quello di un tempo…e per lui sarebbe stato troppo doloroso
sopravvivere senza poterti guardare negli occhi…”
Il principe di Gondor fece
un passo indietro quando vide l’elfo chinare la testa in avanti, con lo
sguardo perso nel vuoto, mentre, lentamente, si dirigeva verso il
giaciglio che si era preparato…
“Legolas…” mormorò quando
lo vide lasciarsi cadere in ginocchio sulla coperta come se le gambe non
lo reggessero più in piedi, e rapidamente lo raggiunse, inginocchiandosi
davanti a lui per incrociare i suoi occhi…ma riusciva solo a scorgere le
lacrime scivolare ripetutamente sulle sue guance e dopo un lungo momento
di silenzio, udì la sua voce…debole e spezzata dal pianto…
“Perché? Perché mi ha
lasciato? Io lo amavo e avrei continuato ad amarlo per sempre…lo sapeva…lo
sapeva…”
“Legolas…io non…”
bisbigliò debolmente l’uomo scuotendo la testa. Si accorse che il corpo
dell’elfo stava tremando e così istintivamente alzò una mano con
l’intenzione di tirarlo a sé per abbracciarlo, ma appena raggiunse i suoi
capelli si bloccò…non aveva mai fatto una cosa simile…non l’aveva mai
abbracciato senza secondi fini e temeva in una sua reazione violenta…ma
non accadde. Appena gli accarezzò i capelli, Legolas si chinò in avanti,
appoggiando la fronte sulla sua spalla, lasciandosi andare tra le sue
braccia con un sospiro disperato…
“Perché…? Perché…?”
continuava a ripetere tra i singhiozzi soffocati ed Aragorn non poté far
altro che stringere a sé con forza quel corpo che sembrava privo di forze
e vita…chiuse gli occhi e, avvicinando le labbra al suo orecchio, gli
sussurrò dolcemente…
“Perché è quello che
avresti fatto tu…”
Ed in quell’istante sentì
l’elfo rialzare lentamente la testa…finalmente incrociò di nuovo i suoi
occhi lucidi che lo fissavano in attesa di una spiegazione mentre le
labbra umide tremavano leggermente come a pronunciare una domanda
silenziosa…ed allora, accarezzandogli una guancia, continuò…
“È quello che mi ha
risposto Eithel quando gli ho chiesto perché mi aveva salvato la vita…mi
ha detto…perché è quello che avresti fatto tu…”
“Oh Valar…Eithel…” gemette
Legolas chiudendo gli occhi quando si ricordò di quella lontana notte e di
quelle parole…Ti giuro che farò solo quello che anche tu faresti al mio
posto…tirò un profondo respiro e quando rialzò le palpebre restò un
momento in silenzio ad osservare gli occhi azzurri dell’uomo, prima di
mormorare “…è vero…lui mi conosceva e…sapeva che l’avrei fatto…sapeva…che
avrei dato la mia vita per salvarti…per salvare l’erede degli Uomini…” si
passò una mano sul volto, asciugandolo dalle lacrime “…io ho…sbagliato…ti
incolpato della sua morte per tutto questo tempo senza sapere che…”
“Shh…non devi dire niente
non serve…” lo interruppe subito l’uomo appoggiandogli due dita sulle
labbra “…abbiamo sbagliato entrambi…abbiamo sbagliato tutto quanto…ma non
possiamo cambiare il passato…dobbiamo…”
“…guardare al presente…?”
proseguì Legolas abbassando lo sguardo sulla sua mano prima di prenderle
tra le sue “E come…?”
Aragorn si lasciò sfuggire
una debole risata e scosse la testa sorridendo…
“Non lo so…sono…parole di
mia madre…ma le trovo giuste…non credi?”
“Sì…lo sono…sono giuste…”
mormorò l’elfo rialzando gli occhi su di lui prima di sospirare “…io sono
stanco…sono stanco di odiare…sono stanco di soffrire…e sono stanco di
provare solo angoscia e rancore nel mio cuore…sono stanco di…restare
solo…”
Il principe di Gondor si
spostò in avanti, inclinando la testa di lato…fece scivolare una mano sul
collo di Legolas e la fermò sulla sua guancia, impedendo, col pollice, ad
un ultima lacrima solitaria di scendere oltre…
“Anche io…” gli bisbigliò
sulle labbra dolcemente prima pronunciare con un filo di voce tremante
quelle parole “…io mi sono…innamorato di te…”
Il principe di Bosco Atro
si lasciò sfuggire un sospiro ma quando le labbra dell’uomo si stavano per
posare definitivamente sulle sue, voltò la testa di lato, chiudendo gli
occhi…
“Aragorn ti prego…perché
dici una cosa simile…? Questo non è possibile…”
“Perché? Perché non è
possibile?” ribatté di scatto l’uomo fissandolo intensamente e tentando di
guardare il suo volto.
“Perché non c’è mai
stato…questo tra noi…mai…”
“No…non è vero…qualcosa è
cambiato e lo sai…guardami Legolas!”
L’elfo però non si mosse,
rimase voltato mentre il suo respiro aumentava di intensità rapidamente,
cercando di ignorare il proprio cuore che batteva fortissimo…ma si ritrovò
a trattenere il fiato per la sorpresa, quando Aragorn di scatto lo
afferrò, spingendolo indietro sulla coperta, per poi bloccarlo col proprio
corpo e stringergli i polsi sopra la testa con una mano…
“Guardami Legolas!” ripeté
alzando la voce “Guardami e dimmi che non provi assolutamente niente!
Guardami negli occhi e dimmi che in quegli ultimi baci che ci siamo
scambiati non c’era qualcosa! Dimmelo!”
L’elfo rimase in silenzio,
osservando quel viso sopra di sé…quel viso che aveva odiato con tutto se
stesso senza un motivo valido…quel viso che gli aveva fatto provare delle
emozioni quando credeva di non poterne più provare…quel viso che…chiuse di
scatto gli occhi, voltando la testa di lato…
“Così è iniziato tutto
quanto e…così deve finire…” mormorò come rassegnato “…con la rabbia e la
violenza…mi sembra giusto…” rialzò le palpebre osservando indistintamente
il fieno in lontananza, oltre le assi di legno dei recinti che lo
circondavano “…ti sei risposto da solo…non vedi…? Non è cambiato niente…”
“Sì invece…” sussurrò
Aragorn costringendolo a voltare di nuovo la testa verso di lui con la
mano libera e quando incrociò i suoi occhi continuò “…vuoi…passare la
notte con me?”
Legolas strinse le labbra
quando sentì un tuffo al cuore a quelle parole…che presto si trasformò in
un caldo brivido lungo tutto il corpo quando il principe di Gondor
proseguì…
“Te lo sto chiedendo...vuoi…fare
l’amore con me questa notte?”
Aragorn lo fissò
intensamente e vide le sue labbra dischiudersi, tremanti, in un sospiro…un
sospiro che si trasformò debolmente in quella parola che aveva sperato con
tutto il cuore di sentire…una parola pronunciata con disperazione, timore
e sollievo…sì…
“Come…?”
L’aveva udito…ma non
riusciva a crederci…dopo tutto quello che era accaduto tra loro…quella
parola sembrava essere la speranza in una notte oscura…
“Sì…” ripeté Legolas
debolmente “…voglio fare l’amore con te…ma solo…se anche tu vuoi farlo con
me…”
Il principe di Gondor
sorrise dolcemente e senza parlare, posò le labbra sulle sue, facendo
scivolare entrambe le mani sotto la sua schiena per stringerlo a sé. E
l’elfo rispose con la stessa passione, facendo scorrere le dita tra i suoi
capelli e tirandolo verso di sé per approfondire quel bacio che non si
erano mai scambiati…quel bacio misto di ardore, desiderio e qualcosa che
avrebbe in poco tempo bruciato le ultime barriere che ancora dividevano i
loro cuori…
Presto le mani, titubanti,
iniziarono a indugiare sui lacci degli abiti, ed Aragorn si rialzò per
slacciarsi la casacca come anche stava facendo Legolas…ma improvvisamente
si fermò, lanciando un’occhiata al compagno, prima di posare le mani sulle
sue…
“Lascia che…” bisbigliò
quasi con timidezza, prima di iniziare ad aprirgli la tunica che
indossava, per poi farla scivolare sulle sue spalle.
L’elfo restò a fissarlo
quasi stupito…non era mai accaduto che uno spogliasse l’altro in quel
modo…era sempre stato qualcosa di frenetico e individuale, non dovuto
all’affetto o alla passione…ma non riuscì ad evitare di posare a sua volta
le mani sul petto dell’uomo e proseguire ciò che lui aveva interrotto.
Quando, con un sospiro di
soddisfazione, anche l’ultimo indumento venne gettato lontano, i due
amanti ripresero a baciarsi con ardore, lasciando che le proprie mani
percorressero il corpo dell’altro come se fosse la prima volta, come se
mai, prima di quel momento, avessero goduto di quella pelle così diversa
dalla propria…e come le dita, scorrevano rapidamente, sfiorando e
esplorando, presto anche le labbra presero a seguire gli stessi dolci
percorsi, soffermandosi per lambire e giocare sensualmente nei punti più
sensibili.
Aragorn girò su se stesso,
riportando Legolas sotto di sé e, dopo un bacio appassionato, appoggiò la
fronte sulla sua sussurrando…
“Vuoi che ti faccia…” ma
si fermò, come se non sapesse come esprimersi e vide l’espressione
incuriosita dell’elfo a quell’improvviso silenzio, così prese la sua mano
e se la portò alle labbra, lambendogli due dita con la lingua prima di
succhiarle lascivamente, senza smettere di fissare gli occhi blu sotto di
sé…ed allora li vide spalancarsi per un attimo, prima di udire la voce del
compagno, resa più bassa dal desiderio…
“Sì…io…lo vorrei…”
“Oh…lo vorresti…” mormorò
l’uomo sorridendo a quella risposta e al tono di voce supplichevole che
aveva usato e senza attendere un solo attimo di più, scivolò lungo il suo
corpo, fermandosi solo qualche istante quando raggiunse l’ombelico...assaporò
la pelle bollente contro il viso, il ventre che si alzava e abbassava
rapidamente…e poi continuò.
Nella stalla così,
iniziarono a risuonare a volte deboli, e a volte intensi gemiti di
passione e desiderio che presto raggiunsero il loro apice, quando i due
corpi si unirono, muovendosi insieme sotto la pallida luce della luna che
penetrava dalle finestrelle, per poi separarsi e unirsi nuovamente…mentre
le mani assecondavano le richieste e le suppliche, sussurrate o gridate al
limite del piacere…le dita scorrevano tra scure onde ribelli e lunghe
ciocche dorate in disperati tentativi di ottenere maggior contatto, per
poi scendere sul viso e proseguire sulle spalle e sul petto, tracciando
sulla pelle umida, sentieri indistinti più o meno profondi che venivano
presto celati dal sudore della passione che cresceva e cresceva portando i
due amanti sempre più vicino a qualcosa che non avevano mai condiviso
insieme…la completa unione non solo dei loro corpi ma anche dei loro
spiriti, finalmente in pace e pronti ad iniziare una nuova vita.
E quando il piacere li
consumò, lasciandoli entrambi senza fiato, distesi uno sull’altro
ansimanti, la luce della luna venne offuscata da una nuvola, che per
qualche momento, fece piombare l’intera stalla nell’oscurità.
Ma quando la luna tornò a
risplendere, alta nel cielo, i due principi si guardarono ancora una volta
negli occhi, e una nuova fiamma brillò in essi…una fiamma calda e viva che
aveva sciolto il velo di ghiaccio sui loro cuori e li aveva fatti tornare
a battere.
Aragorn si spostò
lateralmente, appoggiando la testa su una mano, mentre con l’altra
toglieva del fieno dai capelli di Legolas, sorridendo…
“Questo non è un luogo
adatto ad un principe…” gli bisbigliò non appena incrociò i suoi occhi blu
e si lasciò sfuggire una risata quando anche il compagno alzò una mano e
fece la stessa cosa a lui…
“…non è abbastanza…regale
per te?” mormorò l’elfo sfiorandogli poi la guancia con le dita e quando
vide che l’uomo stava per ribattere, glielo impedì, posandogli l’indice
sulle labbra “Non è il luogo che conta ma…la persona, con la quale si
passa il proprio tempo…giusto?”
“Giusto…” ribatté Aragorn
baciandogli il palmo della mano “…e in questo caso…la compagnia è
gradita?”
“Direi di sì…ed
anche…quello che abbiamo fatto…è stato gradito…molto…”
“E questo significa
che…vorresti rifarlo?”
Legolas sorrise,
rialzandosi e spostandosi sopra al corpo del compagno che si adagiò sulla
schiena, senza mai smettere di guardarlo…
“Anche subito…se fosse
possibile…”
“Hai sorriso…” esclamò
però il principe di Gondor, accarezzandogli il viso “…tu hai…sorriso…non
ti avevo più visto farlo così…dolcemente e sinceramente da quando…ci siamo
conosciuti…”
L’elfo spalancò la bocca
per ribattere ma non trovò parole così, quello che gli venne spontaneo
fare, fu sorridere di nuovo, scuotendo debolmente la testa…e Aragorn fece
altrettanto, prima di posare le labbra sulle sue dolcemente…
“Credi che…tra noi possa
esserci questo? Insomma…credi che possa nascere…qualcosa o forse…qualcosa
è già nato ma…”
“Shh…” lo interruppe
Legolas “…non chiediamocelo…lasciamo che le cose vadano avanti e restiamo
a guardare…credo sia…meglio…” vide il compagno annuire e lo baciò con
ardore, ma appena sentì le sue mani sulla schiena, si fermò, sussurrando…
“Aragorn…vuoi che…ti
faccia…” gli prese un polso e avvicinò la bocca alle sue dita, facendone
scivolare due tra le labbra per poi lambirle sensualmente con la lingua
“…questo…”
Il principe di Gondor rise
debolmente prima di sospirare…
“Sì…lo vorrei…”
“Capitano! Capitano! Sono
giunti! Venite!”
A quel richiamo
inaspettato, Adhemar spalancò gli occhi, asciugandosi rapidamente il viso
che, fino a quel momento, le lacrime di rassegnazione avevano bagnato e
con un sospiro profondo si voltò verso la guardia che lo stava chiamando.
Si accorse che, in
lontananza, proprio vicino ai grandi cancelli, si era formata una piccola
folla di guardie e, tra di esse, riusciva a scorgere dei guerrieri a
cavallo…così, rapidamente, raggiunse quel punto e udì una voce risuonare
al di sopra delle altre…
“Porto la parola di Elrond
di Granburrone…i miei guerrieri ed io veniamo per onorare il patto di
Alleanza tra i nostri popoli e desidero parlare con il vostro Re o con
chiunque abbia il comando qui…e desidererei farlo il prima possibile…senza
indugiare oltre…”
“E di grazia…a chi dovrei
concedere questi desideri?” esclamò Adhemar facendosi largo tra le proprie
guardie che, alle sue parole, tornarono subito in silenzio, lasciandogli
spazio. Quando finalmente raggiunse la persona che aveva parlato, si
fermò, immobile, trattenendo quasi il respiro. Ormai conosceva la bellezza
del Popolo Immortale, ma quello che aveva di fronte, aveva qualcosa di
diverso e incredibilmente affascinante…era l’unico guerriero senza elmo
sulla testa e così poteva vedere chiaramente il suo viso, splendido e
perfetto come già si aspettava, ma i suoi occhi…nei suoi occhi poteva
scorgere un fiume che da millenni scorre sulla Terra e osserva in silenzio
gli avvenimenti senza alterare il suo incedere, senza mutare il suo
percorso…riusciva a percepire il Tempo in quegli occhi…un Tempo infinito e
una saggezza antica di secoli, nascosta dietro al volto di un giovane che
sembrava avere poco più della sua età…mai l’aveva notato, in nessuno degli
Elfi che aveva incontrato e conosciuto, e per un momento rimase in
silenzio a contemplare quello specchio d’acqua, limpida e cristallina come
quella di un torrente ma profonda, antica e inquietante come il
mare…rimase incantato a guardarlo fino a quando quell’Elfo scese con un
balzo aggraziato dal destriero bianco, avvicinandosi a lui…i lunghi
capelli biondi, legati dietro alla nuca ad eccezione di due ciocche
davanti alle orecchie, gli ricaddero dolcemente sulle spalle e, facendo un
passo in avanti si fermò, incrociando nuovamente gli occhi blu che lo
avevano scrutato fino a quell’istante.
Una nuvola passò davanti
alla luna, oscurando per qualche momento la zona…le fiamme delle fiaccole
appese ai muri vibrarono, tremando come se un soffio di vento stesse
tentando di spegnerle ma presto la luce tornò e nell’aria risuonò la voce
flebile ma decisa dell’elfo…
“Il mio nome è Glorfindel
e sono giunto qui per portarvi gli aiuti promessi dal mio popolo anche se
sembra che il Male si sia ritirato in questi giorni…Sire Elrond mi manda
in suo nome e mi è stato ordinato di comunicare le sue intenzioni solo a
Re Arathorn…desidero quindi parlare con chi è al comando qui o con chi può
condurmi da lui”
L’elfo di Granburrone si
fermò in silenzio, osservando attentamente il giovane davanti a sé in
attesa di una risposta ma nel frattempo non poté non notare la sua
avvenenza, nonostante fosse un Mortale, e il suo atteggiamento sicuro nel
rivolgersi a lui poco prima gli fece comprendere che non era una semplice
guardia…e l’espressione fiera sul suo viso, offuscata da un velo di
tristezza lo incuriosì all’istante, così con lo sguardo scese sul suo
corpo, solo per poi risalire e fermarsi nuovamente nei suoi occhi color
del mare che nascondevano qualcosa di profondo e doloroso.
“Vi condurrò io dal nostro
Sovrano, Sire Glorfindel…” esclamò Adhemar respirando profondamente “…sono
il capitano delle sue guardie e potete fidarvi della mia parola…i vostri
guerrieri possono lasciare i loro destrieri e andare a riposare nelle
camere che sono già state preparate per loro…” alzò di scatto la mano
sinistra per far cenno ad alcuni dei suoi uomini di avvicinarsi e condurre
i nuovi ospiti, ma una fitta di dolore gli attraversò il petto e, con un
lamento soffocato, dovette riabbassarla subito.
Glorfindel aggrottò le
sopracciglia quando si accorse di quel fatto ma attese in silenzio che i
propri guerrieri fossero condotti via, prima di parlare…
“Siete ferito…?” chiese
fissando il volto del giovane dove ancora si notava un’espressione
sofferente.
“Sì…un incidente tempo
fa…ma sto guarendo”
“Una freccia?”
“Sì…”
“All’altezza del cuore?”
“Sì…” ripeté nuovamente
Adhemar sorpreso da quella curiosità “…e vi ringrazio per l’interessamento
ma…”
“Avete perso i sensi
quando siete stato colpito?”
“È giusto anche questo…ma
vi ripeto che…”
“Ho curato altre volte di
questi tempi simili ferite da quando quei Selvaggi hanno iniziato ad
attaccare le popolazioni…” proseguì l’elfo “…e il più delle volte la
freccia era avvelenata e causava un indebolimento del corpo che portava
alla morte nel giro di pochi mesi…”
Adhemar deglutì,
spalancando gli occhi…
“Io…mi sento bene…queste
fitte sono solo…”
“Credetemi…è già
accaduto…sembra che sia tutto passato, che la ferita sia quasi guarita, ma
poi inizia la febbre e i dolori lancinanti e…infine…” si fermò sospirando
“…lasciate che controlli quella ferita…”
“Io non…non ne vedo il
motivo…” mormorò il giovane con una punta di imbarazzo “…un curatore mi ha
già visitato e…”
“I vostri curatori non
conoscono ogni veleno esistente…” lo interruppe Glorfindel “…io sì…Sire
Elrond mi ha insegnato ogni arte ed egli ha vissuto su questa Terra per
secoli e secoli…fidatevi di me…permettetemi di controllare la vostra
ferita…ne va della vostra vita…”
Adhemar restò in silenzio,
come perso ancora una volta in quegli occhi chiari che non lo lasciavano
mai e sospirando, annuì…
“D’accordo…domani mattina
vi condurrò dal mio Sovrano e quando vorrete potrete…”
“No…ora…” lo interruppe
l’elfo “…non dobbiamo lasciar passare ulteriore tempo…potreste essere già
in pericolo…”
“Va bene…” sospirò il
giovane guardandosi attorno confuso per qualche istante “…vi condurrò
nella vostra stanza e vi seguirò…ditemi solo cosa vi serve per…”
“Niente…ho già con me
tutto il necessario…mi servite solo voi…”
A quelle parole Adhemar
sentì un tuffo al cuore e un brivido lungo il corpo ma cercò di non dar
loro peso e, rapidamente si diresse a palazzo, seguito dall’elfo di
Granburrone.
Una volta entrati nella
stanza e richiusa la porta, Glorfindel posò su un tavolo le borse che
portava con sé e con un veloce movimento, si tolse la casacca da viaggio
che indossava, restando con una leggera tunica di un verde intenso.
Il giovane capitano delle
guardie lo seguiva con lo sguardo, restando immobile davanti alla porta
chiusa, come se avesse timore di avvicinarsi a lui e quando lo vide
intento a preparare unguenti e bende, tirò un profondo respiro…
“Siete…sicuro di
volere…adesso…insomma…avete affrontato un lungo viaggio e sarete
stanco…non preferireste riposare…?”
“Riposare?” ripeté
Glorfindel con un sorriso sulle labbra, lanciandogli una breve occhiata
prima di riprendere a mescolare degli unguenti “Non ne ho bisogno…il
nostro modo di riposare è diverso dal vostro…non ci occorre sempre un
letto o un posto dove fermarci…possiamo riposare il nostro spirito anche
mentre siamo in cammino…”
“Oh…certo…” bisbigliò
Adhemar annuendo ma subito un’immagine si formò nella sua mente e a stento
trattenne una risata “…e non è mai successo a qualcuno di voi di…non
so…andare a sbattere contro ad un albero mentre si riposava?”
“No…” ribatté l’elfo
ridendo debolmente “…non che io sappia…”
Il giovane sorrise quando
quella risata divertita e serena gli raggiunse il cuore, come una fresca
brezza in una calda giornata d’estate e, lentamente, fece qualche passo
nella stanza, con le mani dietro la schiena…fino a quando le parole
dell’elfo di Granburrone lo fecero sobbalzare per la sorpresa…
“Ora…spogliatevi e
sdraiatevi sul letto…”
Adhemar socchiuse le
labbra quando un altro brivido incandescente lo scosse…sapeva che non
c’era malizia in quelle parole ma era stata una reazione istintiva…e la
situazione non migliorò, quando udì il seguito…
“…ma prima, gradirei
conoscere il nome dell’uomo sul quale sto per posare le mani…”
Glorfindel si voltò verso
di lui e vide che era immobile accanto ad un armadio con un’espressione
indecifrabile sul viso…restò ad osservarlo incuriosito ma poi un sorriso
si formò sulle sue labbra e abbassò un istante le palpebre come
imbarazzato…
“Oh…perdonatemi…io…vi
chiedo perdono…non ho badato a ciò che dicevo…so che devo prestare
attenzione nel discutere con voi Uomini nella lingua corrente ma…vi
assicuro che le mie parole non nascondevano secondi fini e…non volevo
mancarvi di rispetto…”
“No non…non importa…”
ribatté Adhemar sorridendo quando notò che le guance, fino a quel momento
candide dell’elfo, si erano tinte di un tenue rosso “…è mia la colpa…non
dovete scusarvi…e…comunque…il mio nome è Adhemar…” titubante, iniziò ad
aprirsi la tunica, appoggiandola poi su una sedia, prima di raggiungere il
letto e sedersi.
Glorfindel si avvicinò a
lui con due barattoli di unguento tra le mani…li appoggiò sul comodino e
delicatamente iniziò ad allentare la fasciatura sul petto dell’uomo per
poi gettare le bende sul pavimento…osservò attentamente la ferita senza
toccarla poi rialzò lo sguardo e incrociò quello preoccupato del giovane…
“Siete…malizioso…capitano
Adhemar…” mormorò sorridendo prima di prendere tra le dita dell’unguento e
passarlo delicatamente sulla ferita “…è un vostro pregio…o difetto a
secondo dei punti di vista, o è solo dovuto alla situazione?” prese
l’altro unguento e ripeté lo stesso gesto “Questo potrà farvi un po’
male…”
“Ah…nessuno me lo aveva
mai detto prima d’ora…” rispose tutto d’un fiato il giovane, stringendo
poi i denti per il dolore “…non so cosa rispondevi…ah…per i Valar, sembra
che mi stiate toccando col fuoco!”
“Ho quasi terminato…ancora
pochi istanti…riuscite a resistere…?”
“Sì…almeno credo…” rispose
Adhemar stringendo i pugni sulle lenzuola “…ah…ma a cosa…serve…?”
“Sta uccidendo il veleno
che circolava nel vostro sangue…” mormorò Glorfindel usando dell’altro
unguento attorno alla ferita “…fortunatamente sono arrivato in tempo…in
ogni caso possiamo abbandonare le formalità se volete…se vuoi…”
“Come preferisci…anche
se…in questo momento…non riuscirei comunque ad essere molto…formale…ah
dannazione!” esclamò il giovane lasciandosi sfuggire un grido…che però
divenne un gemito di sorpresa quando l’elfo iniziò a soffiare dolcemente
sulla ferita, provocandogli dei deboli fremiti in tutto il corpo.
“Così va meglio?” gli
chiese l’elfo sorridendo quando sentì i suoi sospiri, senza mai smettere
ciò che stava facendo.
“Molto…meglio direi…”
“Ti ho appena salvato la
vita…non vorrei farti morire di dolore…”
“Giusta osservazione…”
bisbigliò Adhemar mordendosi il labbro inferiore quando quei brividi
iniziarono a diffondersi anche nel basso ventre, facendolo tremare sempre
più intensamente…abbassò lo sguardo e incrociò quello dell’elfo…per un
momento rimase stregato da quegli occhi, come era accaduto non appena
l’aveva visto, ma ora sembrava che stessero tentando di leggergli dentro,
di percepire le sue emozioni…e di scatto voltò la testa “…bene…grazie
allora…”
Glorfindel comprese il suo
disagio e si rialzò lentamente, pulendosi le mani in un panno, prima di
sistemare i barattoli che aveva preso poco prima.
“Non devi ringraziarmi…era
mio dovere…non fasciare la ferita per questa notte e domani mattina sarà
guarita…” restò un istante in silenzio e udì distintamente i passi del
giovane e il fruscio degli indumenti che stava indossando nuovamente
“…posso farti una domanda?”
“Sì certo…mi hai
salvato…puoi chiedermi ciò che vuoi…” rispose Adhemar fermandosi con la
tunica aperta sul petto e voltandosi verso l’elfo che però gli dava ancora
le spalle.
“Perché stavi piangendo
prima del mio arrivo?”
A quelle parole il giovane
capitano trattenne il fiato e riuscì solo a sussurrare…
“Come…?”
“L’ho visto nei tuoi
occhi…” proseguì Glorfindel voltandosi finalmente verso di lui “…erano
velati di tristezza e…rassegnazione…perché? Cosa ti è accaduto?”
“Io non…è una lunga
storia…ed è troppo dolorosa da ricordare…” mormorò Adhemar abbassando lo
sguardo quando vide l’elfo avvicinarsi e fermarsi davanti a lui.
“Posso vederlo nei tuoi
occhi se me lo permetti…non devi ricordare…devi solo guardarmi…”
Il giovane rialzò le
palpebre sospirando e fissò intensamente il volto davanti a sé…una strana
sensazione lo pervase…un calore ardente che diventava sempre più intenso
mentre si sentiva sprofondare in quegli oceani senza tempo…era come se non
esistesse più niente attorno a lui, solo quegli occhi e quel viso…e quella
sensazione divenne sempre più piacevole e rassicurante, tanto che si
lasciò sfuggire un lamento, quando Glorfindel abbassò la testa
all’improvviso…
“Cosa…è successo? Cosa mi
hai fatto?”
“Mi dispiace…” sussurrò
l’elfo portandosi una mano tremante sulla fronte “…non avrei dovuto…non
avevo mai provato con un Mortale…”
“Cosa…?”
“Ho sentito quello che tu
senti…ho provato quello che tu provi…ho sentito il dolore e provato la tua
sofferenza…ma non era mai stato così…intenso e assoluto…e mi stavo
perdendo nelle tue emozioni…tanto simili alle mie…”
A quelle parole Adhemar
aggrottò le sopracciglia scuotendo la testa…
“Non ti comprendo…cosa
vuoi dire?”
“Tu sai cosa significa
amare qualcuno con tutto il cuore e scoprire che quella persona, pur
amandoti, ha scelto qualcun altro come compagno?” mormorò l’elfo alzando
di nuovo gli occhi su di lui e quando lo vide annuire, stringendo le
labbra, proseguì “Anche io…e non credevo possibile che qualcun altro
provasse le mie stesse emozioni, con la stessa…crudele intensità…”
sospirò, alzando timidamente una mano per sfiorare con la punta delle
dita, il mento del giovane “…hai mai trovato sollievo dal tuo dolore?”
“Lo sto cercando…”
bisbigliò debolmente Adhemar “…e spero di trovarlo un giorno…”
Glorfindel accennò un
dolce sorriso, facendo lentamente un passo indietro, sussurrando…
“Lo troverai”
Il giovane annuì, chinando
la testa in segno di saluto prima di avvicinarsi alla porta e, con un
sorriso sulle labbra, appoggiò la mano sulla maniglia…
“Anche tu” |