.|. Schegge di Follia - take 2  .|.

6. Parole nel Buio

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There was a theft.
That much I am told.
I was abandoned.
That much I know.
I was forced backward.
I was forced forward.
I was passed hand to hand
like a bowl of fruit.
Each night I am nailed into place
and I forget who I am.

 

- Anne Sexton - “Briar Rose”

 

****NOTA: IL RACCONTO DI GIMLI E’ LA PARTE PIU’ CUPA DI TUTTA LA FIC. SEBBENE MI SIA LIMITATA NELLE DESCRIZIONI, I CONCETTI CHE ESPRIME SONO NEL PIU’ CLASSICO STILE DEL “King” HORROR. SE SIETE IMPRESSIONABILI EVITATE DI LEGGERLO, E SALTATE DIRETTAMENTE ALLA FINE DEL MOVIMENTO, DOVE C’E’ UN RIASSUNTO MOLTO MENO DARK. DI NUOVO VI IMPLORO DI NON UCCIDERMI… VOLEVO SFIDARE ME STESSA E SCRIVERE QUALCOSA ALLA KING/LOVECRAFT, E NON CONOSCO LE MEZZE MISURE…****

 

“Quando la prima neve cadrà sulla superficie, saranno passati duecentotrentacinque anni dalla tua ‘morte’, Aragorn figlio di Arathorn. Duecentotrentacinque anni da quando Sauron è tornato in possesso dell’Anello, e le tenebre hanno avvolto la Terra di Mezzo. Duecentotrentacinque anni da quando gli Elfi hanno abbandonato queste sponde. Duecentotrentacinque anni da quando la Compagnia si è sciolta, ed io ho perduto la vista.

“Sono vecchio ormai, persino per uno della mia razza, e molte cose hanno cominciato a svanire nella mia mente, come se una nebbia le avvolgesse divorandole. Ma ciò che resta sempre dolorosamente nitido, e che pulsa come un crudele sole rosso dietro le mie palpebre chiuse, nonostante i miei sforzi per dimenticare, e il modo in cui Turlos è nato in questo mondo.

“Iniziò tutta una sera, durante il soggiorno della Compagnia nei Boschi di Lothlórien. Te li ricordi? Oh, come non potresti? Una simile bellezza, la pace sognante del corpo e dell’anima…

“Quella sera, ti dicevo, tu ti eri assentato dal campo, per volere della Dama Galadriel, che ti aveva convocato ufficialmente. Noi aspettavamo fiduciosi il tuo ritorno, ridendo attorno al fuoco, beandoci di quella tregua misericordiosa.

“Non tornasti mai. Ti attendemmo per settimane, mesi perfino! Ma tu non tornasti.

“Quando la Dama Galadriel venne a comunicarci che eri scomparso senza lasciare traccia, e che ormai dovevamo considerarti morto, Legolas sembrò impazzire di dolore. Urlava che eri vivo, dovevi esserlo! Perché lui l’avrebbe saputo altrimenti, se ti fosse accaduto qualcosa. L’avrebbe sentito! E ti avrebbe aiutato!

“Aragorn non ci avrebbe mai lasciati, ripeteva urlando. Mai! E quella fu la prima volta in vita mia che vidi o udii dire delle lacrime di un Elfo. Quanto ha pianto per te, Aragorn. Nella solitudine della notte, quando credeva che nessuno lo vedesse… ed ancora ripeteva che eri vivo, e saresti tornato. Si rifiutò di partecipare al tuo funerale, e urlò maledizioni agli scultori che prepararono il tuo simulacro, sebbene in seguito lo vidi stendersi al suo fianco e cingerlo tra le braccia, mormorando il tuo nome.

“Era impazzito. Impazzito di dolore.

“Fu questo l’inizio: i suoi occhi, un tempo blu, avevano iniziato a perdere il loro fuoco imperituro, ed a trasformarsi nell’abisso ghiacciato che è lo sguardo di Turlos.

“Vidi Legolas consumarsi come una candela sotto i miei occhi, senza che nessuno potesse fare nulla. E per un periodo temetti davvero che sarebbe morto: era pallido, debole, e affranto. Eppure andava avanti, dicendo che tu non l’avresti mai perdonato se si fosse arreso. E che il giorno in cui ti avremmo rivisto, tu ci avresti spiegato tutto.

“Non ha mai creduto che tu fossi morto. Nemmeno dopo… dopo quello che gli è stato fatto, nemmeno dopo che ha iniziato ad odiarti, ha mai perso la convinzione che ti avrebbe rivisto, un giorno.”

A questo punto Gimli fece una lunga pausa. Rovesciando indietro la testa ingollò in un solo sorso metà della seconda bottiglia di liquore. Poi tornò a parlare trasognato, la testa rivolta in basso.

“Aveva ragione. Ha avuto ragione per tutto il tempo, e noi sciocchi credevamo si stesse illudendo. Sei vivo. Sei tornato. E non sei invecchiato di un giorno. Non negarlo.” Bevve ancora.

“La tua morte fu devastante per lui, ed altrettanto lo fu per il resto della Terra di Mezzo. Quando Dama Galadriel comunicò a Sire Elrond della tua scomparsa, immediatamente iniziò l’esodo degli Elfi di Rivendell verso i Porti Grigi.

“Nessuno di loro rimase. Nessuno.

“Alcuni degli Elfi di Mirkwood li seguirono, ma la maggior parte rimasero e morirono qui, sulla Terra di Mezzo, nel vano tentativo di proteggerla dalle Ombre. Re Thranduil è morto combattendo –ci crederesti?- al fianco di una schiera dei tuoi Raminghi e di un manipolo di Nani. La perdita della speranza aveva spento i loro dissapori, ma servì a poco. Sono morti valorosamente, ma con quale risultato? Sono pur sempre morti, perduti e senza speranza di ritorno.

“Le rocce delle Montagne del Nord che si sono bagnate nel loro sangue ne hanno assunto la sfumatura rossa, e sfavillano ora alla luce del tramonto, pulsando come se cercassero di parlare. L’aria tra quelle gole profonde e i picchi arcigni è pregna delle urla dei caduti, che mugolano nel vento. Fetide paludi stagnati ricoprono i loro corpi, riflettendo senza fine l’immagine dei loro volti, fino alla fine dei tempi. Ed ancora la tenebra prospera, danzando ghignante sulle loro spoglie.

“La situazione non era ancora così disperata il giorno in cui celebrammo il tuo funerale, ma quella sera stessa gli Elfi dei boschi d’oro s incamminarono verso i Porti, portando con sé molte delle cose belle e luminose di questo Mondo.

“Quando la Compagnia lasciò Lothlórien per dirigersi verso Mordor ed il compimento della missione, più della metà dei Galadrhim era partita, ed i candidi mallorn dalle foglie d’oro lasciati indietro avvizzivano e marcivano. Persino Sire Celeborn se n’era andato; e la Dama Galadriel lo seguì presto.

“Solo Haldir ed i suoi due fratelli rimasero indietro, assieme ad un piccolo stuolo di arcieri. Rimasero per combattere, rimasero per onorare un antico patto di fratellanza. E sai che ne è stato di loro? Perduti! Perduti anch’essi! I loro corpi giacciono ormai da secoli sotto cumuli di terra bruna, in una landa che non è la loro, a nord di Gondor, senza effigi che ne segnino l’ubicazione, senza fiori né lacrime che ne onorino il ricordo. Perduti… io ero lì quando successe. A Rohan. Ma lascia che vada con ordine.

“Subito dopo il tuo funerale – a cui Legolas si rifiutò di partecipare, asserendo che un Uomo vivo non ha bisogno di cerimonie funebri- ciò che rimaneva della Compagnia arrancò in direzione degli Emyn Muil e le Cascate del Rauros. A quei tempi, il volto di Legolas conosceva ancora il sorriso, e fu una benedizione per noi, che eravamo invece demoralizzati e tristi.

“Poi, non so come, tutto andò a rotoli.

“Un mattino, mentre ci apprestavamo a guadare il fiume, fummo sorpresi da uno stuolo di strani Orchetti che non temevano di muoversi alla luce del Sole.

“Avevano grandi occhi sporgenti e vitrei, la pelle dura e squamosa come rettili, lunghe zanne ed artigli lupeschi. A differenza dei nemici a cui eravamo abituati queste creature ripugnanti erano alte, robuste ed agili, e vestivano armature praticamente inattaccabili. Ed erano furbi. Molto più furbi di quanto ci aspettassimo.

“Con una manovra subdola riuscirono a separarci, e calandoci addosso da tutte le direzioni come una marea strisciante, agguantarono gli Hobbit e li portarono via.

“Non li vedemmo mai più. Ma anche troppe volte udimmo delle tremende torture a cui furono sottoposti.

“Solo Frodo si salvò. Infilando l’Anello si allontanò silenziosamente nei boschi, e più tardi venimmo a sapere che non aveva mai abbandonato la strada per Mordor. Grazie a non so quale miracolo la raggiunse, ma com’era facile immaginare, una volta lì fu catturato e portato al cospetto del Nemico, che pure non lo uccise subito, ma si trastullò torturandolo in modi indicibili fino a consumarlo.

“La nostra sorte fu altrettanto terribile.

“Boromir morì sul campo, trafitto al petto da un nugolo di frecce mentre tentava di proteggere i cari Merry e Pipino. Ricordo come fosse oggi le lacrime che vidi luccicare nei suoi occhi, la sua mano protesa verso quelle figurette scalcianti trascinate via crudelmente dallo stuolo di dèmoni ghignanti, il sangue che colava dall’angolo della sua bocca spalancata nell’atto di chiamare i loro nomi.

“Io e Legolas assistemmo sgomenti alla sua morte dall’interno del cerchio di creature che ci assediava. Eravamo già quasi allo stremo, e per quanto bene combattessimo, ve n’erano troppe di quelle creature, e presto esse ebbero ragione delle nostre esigue forze. Ne uccidemmo a centinaia, ma questo non cambiò l’esito dello scontro: al tramonto io e Legolas fummo condotti, legati e privi delle armi, al cospetto del capo di quella marmaglia, un demonio bruno e fetido che ci squadrò divertito.

“I servi del Nemico erano venuti al corrente che l’Anello era in possesso della creatura di bassa statura che viaggiava in compagnia di genti di altre razze. E per qualche insana ragione erano stati portati a credere che non fosse un’Hobbit a portare l’anello, bensì io.

“Questo è il motivo per cui mi portarono via con loro.

“Ma Legolas… portarono Legolas con sé perché odiavano quelli della sua razza, eterni e magnifici come loro non avrebbero mai potuto essere. Lo trascinarono via con loro per potersi divertire a torturarlo, perché sapevano che la sua immortalità l’avrebbe fatto sopravvivere a tutte le loro spietate torture per giorni e giorni, prolungando il loro divertimento! Lo volevano portare con loro, disse il loro mostruoso condottiero, come “scorta”, e beati i giorni in cui non sapevo ancora cosa intendessero!

“Oh, l’orrore di ciò che hanno fatto! La blasfemia assurda!

“Ci torturavano giorno e notte, mentre ci trascinavano verso la dimora del loro padrone. Ci sottoposero a orrori indicibili e ripetuti che mi portarono spesso ad un passo dalla morte. Fino a ché, durante uno dei loro giochi perversi, non mi tolsero la vista.

“Ricordo non senza vergogna il modo in cui gridavo durante le lunghe notti di tortura. Eppure Legolas, che era sottoposto a torture peggiori, non si lamentava mai, in nessun caso.

“Puoi quindi immaginare l’orrore che montò in me quando iniziò ad urlare a squarciagola nelle notti che seguirono il mio accecamento, quando gli Uruk, stufi di me, si concentrarono solo su di lui! E quell’orrore  montante fu accresciuto dal fatto che qualsiasi cosa gli stessero facendo, io potevo solo immaginarla! Non potevo vedere! Non potevo fare nulla! Il mio mondo era composto da una nebulosa di tenebra rossiccia e dalle grida di Legolas. Grida che non potevano appartenere a nessuna creatura di questa terra, grida terribili che mi toglievano il sonno, che facevano tremare la terra e gli alberi, che parevano sgorgate da abissi di profondità indicibile e colme di orrori morbosi.

“Fu allora che la sua voce si tramutò nel mormorio ruvido che conosci, perché la sua gola non poté sopportare a lungo di produrre tali grida.

“La situazione degenerò ancora, raggiungendo limiti di perversità assurde.

“All’inizio, quando mi permettevano di avvicinarmi a Legolas, sul suo corpo sentivo le tracce infinite di colpi di lama e scottature. Poi, un giorno, in cui le sue grida era state particolarmente strazianti e a cui perfino il cielo aveva risposto, scagliando sui nostri carcerieri una tempesta dalla potenza inaudita, notai qualcosa di diverso.

“Sul suo corpo, assieme al sangue erano mischiati liquidi viscosi e fetidi: veleni d’ogni tipo che aggiungevano dolore al dolore. Lasciai vagare le dita sul suo corpo in cerca di altri orrori, finché con mio eterno sgomento sentii quei i segni tondi sulle sue braccia, le gambe e i fianchi!! Quei maledetti segni tondi che nessuna arma conosciuta poteva aver creato! Segni orribili e seghettati, punti in cui voragini sanguinanti si aprivano nel suo corpo, e la sua carne non era stata ferita, ma asportata! Capisci? Staccata via con brama! Ed allora compresi! Maledetto quel giorno, compresi che cosa gli facevano!”

Gimli si piegò in due, singhiozzando come un bambino, e battendosi i lati della testa coi palmi spalancati. aragorn si chinò verso di lui per afferrare le parole che ripeteva sussurrando:

“Scorta, scorta, scorta…”

All’improvviso Aragorn ebbe la sensazione di essere scaraventato bruscamente nelle vischie di quella storia scabrosa, ed anche lui vide, ed anche lui comprese. Si ritrasse all’improvviso, sopprimendo un istinto feroce di urlare. Un gemito torturato gli sfuggì le labbra. Per un momento il Mondo si fece nero dinanzi ai suoi occhi. Poi Aragorn non conobbe altro che furia e pietà, furia e pietà.

“Mi sentivo inutile.” mormorò Gimli tra i singhiozzi. “Gli Uruk avevano smesso del tutto di torturarmi, un po’ per non danneggiare il portatore, un po’ perché torturare un Elfo era troppo piacevole per loro per desiderare altra distrazione. Tutto ciò che potevo fare era aspettare finché Legolas non veniva rigettato sul giaciglio al mio fianco, e provare a curare con mano malferma le ferite sul suo corpo.

“Ah, ma cosa potevo fare io? Cosa? Cosa?

“Il vero orrore, è che al mattino quegli orribili segni erano scomparsi, grazie alle capacità di guarigione degli Elfi! Scomparsi senza lasciare traccia, se non nell’animo! Così che al calar delle tenebre gli Uruk avevano un giocattolo integro e perfetto con cui trastullarsi!

“Eppure, anche se non avevo modo di curare le ferite del suo corpo, presto mi resi conto di possedere un balsamo unico per lenire il suo animo ferito…: il tuo nome, Aragorn, il tuo ricordo, la falsa promessa che un giorno saresti tornato, si, e noi saremmo stati salvi! Non ricordi? Aragorn non è morto, Legolas! E’ vivo, e verrà per noi! Verrà per te! Aragorn verrà!

“Solo sentirti nominare fece letteralmente rifiorire Legolas. Che gioia sentirlo sussurrare il tuo nome, colmando quella semplice parola di tutta la speranza del mondo! Che gioia sentirlo ridacchiare deliziato alla prospettiva di incontrarti!

“Ah, ma gli Uruk non erano ciechi, e di sicuro non stupidi, e trovarono il modo di piegare a loro vantaggio quell’ultima speranza rimastaci. Iniziarono a torturare Legolas non solo nel corpo, ma nello spirito.

“Gli ripeterono fino alla nausea che tu eri vivo, come avresti potuto condurli sino a noi se non lo fossi stato? L’Anello ti aveva plagiato, e tu ci avevi venduto tutti per l’immortalità ed il potere eterno! Tu eri il padrone che attendeva oscenamente acquattato nell’ombra, tu eri colui che guidava quella marmaglia, tu eri colui che ordinava di torturare Legolas, e suggerivi metodi sempre nuovi e più terribili per distruggerlo!

“Passarono ore, giorni, settimane.

“Giorno dopo giorno, quando Legolas era trascinato nell’angolo dove io restavo inerte ad ascoltare le sue torture, sentivo la sua carne divenire sempre più fredda. Non potevo vedere, ma sentii comunque gli Uruk ridere maligni del colore dei capelli dell’Elfo, sbiancati dalla sofferenza, e più tardi li sentii mormorare confusi sulla luce che quell’Elfo ora emanava, e che si faceva ogni giorno più forte.

“Dovevano averlo spinto troppo in là, concluse uno di essi. Spinto quasi fino alla morte, quasi fino alle Aule Mandos. E nel tornare da lì l’Elfo doveva aver scorto il Reame Beato. Per questo riluceva.

“Inutile dirti che ciò li rese furiosi, e ancora più crudeli nelle loro torture.

“Pian piano, però, col passare inesorabile dei giorni, le grida di Legolas cessarono, fino al giorno in cui non aprì più bocca. Gli Uruk, adirati per aver perso il loro giocattolo si accanirono ancora di più su di lui. C’erano volte in cui, sentendomi tirare addosso il suo corpo gelido ed inerte, temetti l’avessero ucciso.

“Ma lui resisteva ancora, andava avanti, come aveva fatto quando aveva sentito della tua morte. Andava avanti per te, si, come faceva allora, ma non immaginavo che non era più il desiderio di rivederti che lo sostentava, bensì quello di ucciderti!”

Gimli era accoccolato su un fianco con le ginocchia tirate al petto, inerte, e singhiozzante.

“Avevo perduto ormai la speranza, quando fummo salvati. Dei Cavalieri di Rohan giunsero insospettati una notte, e ci portarono al Palazzo del loro Re, dove altri Elfi, che oggi sono morti, attendevano.

“Lì Turlos fece la sua prima vittima.

“C’era una Dama in quel Palazzo, una Dama di indicibile bellezza e freddezza, che prese a cuore le sorti di quell’Elfo bellissimo e che pareva calato in un sonno profondo, sebbene i suoi occhi fossero aperti e le sue gambe potevano sostenerlo in piedi. Lo accomodò in una stanza meravigliosa colma di arazzi e broccati, fece bruciare incensi al suo capezzale quasi fosse l’effige sacra di un Vala, e coniò per lui il nome di Turlos. Passava le ore seduta sul suo letto a parlargli, mentre con le dita acconciava e spettinava quei capelli del colore della neve.

“Quando quel Palazzo fu attaccato dalle orde del Nemico, lei tentò di proteggere il bianco Elfo, barricandosi nella stanza con lui e aspettando con la spada sguainata che i nemici giungessero a prenderli. Quando però la porta fu sfondata, e una massa brulicante di Uruk si riversò nelle stanze fumose, accadde l’impensabile.

“Nel vedere una mano deforme affondare nella tenera carne della Dama Éowyn Turlos si risvegliò dal suo sonno ancestrale, si scagliò contro l’esercito nemico, e lo trucidò. Quella battaglia, in cui anche Haldir perì, fu vinta solo grazie a lui; e lì iniziò la sua leggenda.

“Cosa accadde poi puoi facilmente immaginarlo.

“Di lì a poco Frodo fu catturato e Thranduil ucciso. Nessun Elfo rimaneva più sulla Terra di Mezzo, il numero dei Nani si era dimezzato, e gli Istari come Gandalf erano scomparsi. In quel clima di disperazione e tenebra la leggenda di una creatura splendete attecchì e si dilagò tra tutte le genti come un morbo.

“In tutta onestà mi stupii molto nel sentire le voci che circolavano sulla beltà di Turlos. E questo perché anche se Legolas era stato molto attraente, la creatura che sentivo descrivere era semi divina! Con la pelle rilucente e fredda, gli occhi splendenti, la forza di un esercito racchiuso in una mano. La bellezza di questa creatura che aveva preso il posto di Legolas era la bellezza di coloro che hanno visto il reame beato, suadente e benevola. Ma al tempo stesso Turlos esercitava un fascino sensuale e morboso, quel richiamo ancestrale che proveniva dal suo essere sopravvissuto alla morte.

“Il bellissimo incubo dell’agghiacciante vita oltre la morte, ecco cos’è Turlos.

“A volte mi rattrista non averlo mai visto, ma altre sono contento della mia cecità, che mi permette di ricordare Legolas com’era, e mi trattiene dal cadere nell’abisso con Turlos, ed Éowyn, e tutti coloro che dopo di lei hanno amato il Signore della Neve fino a morirne!

“Ciò che accadde dopo la nostra vittoria a Rohan, è storia.

“I superstiti della battaglia partirono al seguito di Turlos verso una nuova roccaforte – la città in cui ti trovi ora.

“Incontrammo Dúnedain e Nani lungo la via, e schiere di Hobbit che venivano trascinati contro il loro volere verso Isengard da altri Uruk-hai. Il nostro numero crebbe a dismisura, e così fece la leggenda del nostro condottiero, che poteva leggere le menti degli Uomini solo guardandoli, e far esplodere il cuore in petto ai suoi avversari senza toccarli.

“Ma, ahime, che tragico lutto ci colpì! E la causa non è stata altro che la spietata bellezza di Turlos!

“Oh, che tragica fine! Perché lei? Quella gemma rara, quell’anima luminosa! L’amava tanto da morire per lui!

“La Dama Éowyn si era innamorata perdutamente di Sire Turlos, ed il fuoco che bruciava in lei era tale che la consumava lentamente, rubandole la beltà e l’allegria, rendendola pallida e smunta come lo era stato Legolas quando apprese della tua scomparsa! E poi, quella tragica notte, ella cadde in battaglia per dare a Turlos il tempo di fuggire qui.

L’amore è una catena, che trattiene e soffoca, furono le ultime parole che disse. Ed io te ne libererò! Fuggi! Fuggi amato mio, mio bellissimo principe di ghiaccio! Fuggi e porta con te la tua leggenda!

“E la udii cavalcare via, e l’immaginai fulgida come una gemma; poi venne il suono delle sue lacrime portato dal vento, lo scalpiccio dei cavalli, grida roche e urla di guerra, e infine il nulla. Nemmeno nella morte vide realizzato il suo unico sogno, quello di sentire Turlos stringerla a sé! Perché a lui non importava di lei! A lui non importa di nessuno! Egli non ha cuore! E’ morto! Morto!

 

Il vecchio Nano – vecchio, improvvisamente vecchio, vecchio come se avesse visto l’inizio del Mondo, del Tempo, dell’Universo- esitò un attimo, farfugliò confusamente e si chiuse in un doloroso silenzio, scrollando la testa come a dire che non sapeva cos’altro aggiungere.

La mostruosa, agghiacciante storia che aveva narrato l’aveva impietosamente ricatapultato in quell’abisso orrido, ed ora la sua mente faticava ad uscirne. Continuava a singhiozzare; le lacrime scorrevano a fiumi sulle guance scavate e si perdevano nella barba ispida.

Si rendeva conto di dov’era? Che tutto era passato? Che al suo fianco c’era Aragorn –caro, fidato amico Aragorn!- e non il ripugnante capo degli Uruk?

Senza pensiero, Aragorn andò verso di lui e coprì il suo vecchio corpo tremante con un lenzuolo. La storia di Turlos, che avrebbe fatto rabbrividire di pietà e raccapriccio anche il più insensibile degli Uomini, lo aveva stravolto in maniera innominabile. Era come se parte delle sciagure dell’Elfo le avesse vissute anche lui, perché quell’Elfo era colui che amava.

“Riposa,” mormorò mentre passava le dita sulla vecchia testa grigia. “E’ tutto passato. Riposa.”

“Dove sei stato Aragorn? Perché te ne sei andato? Legolas è morto,” mormorò il Nano con voce rotta. “Turlos vive, ma Legolas è morto.”

“Oppure è vivo,” mormorò il Ramingo al Nano addormentato. “E non lo sa.”

 

[Ecco il riassuntino promessovi del racconto di Gimli:

Durante il soggiorno della compagnia a Lothlorien, Aragorn scompare e viene dato per morto. Solo Legolas si rifiuta di crederci, e di partecipare al funerale organizzato per il Ramingo a Lothlorien.

A seguito della presunta morte di Aragorn gli Elfi lasciano la Terra di Mezzo, a parte poche eccezioni come Thranduil (che morirà pochi mesi dopo il funerale di Aragorn nella zona vicino alla Montagna Solitaria) e Haldir coi suoi fratelli (che moriranno ad Edoras, che sarà attaccata da Saruman visto che Gandalf non interverrà mai a liberare la mente di Denethor)

La Compagnia però non abbandona la missione, nonostante la perdita di Aragorn.

Lasciati i boschi d’oro, la Compagnia si dirige verso gli Emyn Muil e le Cascate del Rauros. Qui però vengono attaccati dagli Uruk (come nel film). Boromir muore. Merry, Pipino e Sam vengono portati via. Frodo, infilato l’Anello, continua la sua strada verso Mordor, ma in ultimo fallirà, e l’Anello tornerà a Sauron, che lo userà per sottomettere la Terra di Mezzo.

Legolas e Gimli, invece, vanno incontro al destino peggiore di tutti. Gli Uruk li portano via, scambiando Gimli per il portatore, e li sottopongono a torture orribili, che tolgono la vista a Gimli e riducono Legolas in uno stato semi-catatonico.

Essendo Gimli cieco, le torture a cui è sottoposto Legolas ci sono ignote, ma il Nano lascia sottintendere le raccapriccianti conclusioni a cui è giunto.

Tra le altre cose che gli vengono fatte, Legolas viene convinto che l’artefice e colpevole di tutte le sue disgrazie è Aragorn. Gli viene fatto credere che il Ramingo non è “scomparso” da Lothlorien ma l’ha lasciata per unirsi a Sauron. E gli viene fatto anche credere che se lui è sottoposto a tali, terribili torture, è perché Aragorn l’ha ordinato.

La sofferenza è tale che Legolas raggiunge quasi le Aule di Mandos, più e più volte. Tornando da esse, ha una fuggevole visione di Valinor, e questo conferisce al suo corpo una bellezza ed una luminosità benevole e suadenti. Al tempo stesso però inizia ad esercitare un fascino sensuale e morboso, un richiamo ancestrale che proviene dal suo essere sopravvissuto alla morte. Il suo corpo diviene freddo come fosse morto. La sua pelle risplende. Il  tanto urlare rende la sua voce ruvida; il dolore rende bianchi i suoi capelli, e spegne la luce nei suoi occhi, tipica di tutti gli Elfi. Le sue mani e la sua mente acquisiscono una forza terribile – può schiacciare eserciti con una mano, e leggere nei cuori delle persone con uno sguardo.

“Il bellissimo incubo dell’agghiacciante vita oltre la morte, ecco cos’è Turlos.”

Una notte però, il manipolo di Uruk che li aveva catturati viene attaccato da un gruppo di Cavalieri. Gimli e Legolas vengono salvati e condotti a Rohan, dove conoscono Eowyn (che battezza Legolas col nome di “Turlos” per via della sua bellezza glaciale.).

E’ proprio a Rohan che Legolas si risveglia dal suo torpore, ed una volta sconfitti (praticamente da solo) gli sgherri di Saruman (nella stessa battaglia in cui perdono la vita Haldir e i suoi fratelli) si dirige assieme a degli Uomini di Rohan alla caverna dove ancora vive. Per la via incontra Raminghi, Nani fuggiaschi e Hobbit imprigionati, che si uniscono a lui.

Poco prima di giungere al Lothlorien e alla caverna, Eowyn si sacrifica per amore di Turlos, e cade in battaglia.

Ma a lui non importa: egli non ha cuore…]

 

* * * * *