.|. Passione Eterna .|.

6. Nell'Oscurità

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Aragorn camminava nella stanza con lo sguardo basso, non riusciva a capire cosa stava succedendo, chi poteva aver fatto una cosa simile solo per far cadere la colpa su Legolas e per quale motivo…

“Ma dove sono finiti tutti quanti?…” disse guardando per un momento la porta chiusa “Vado a cercare Legolas…”

“No Aragorn…” sussurrò Arwen afferrandolo per un braccio “Non lasciare che le tue emozioni prendano il sopravvento, dobbiamo aspettare…”

“E cosa dobbiamo aspettare?…” la interruppe il ramingo fissandola “…che lo accusino d’omicidio? Sai qual è la pena per chi uccide qualcuno in tempo di pace?”

“Legolas non è colpevole…non possono accusarlo solo per quella freccia…non aveva alcun motivo per farlo” disse Arwen

“Questo lo so io e lo sai tu, ma non loro…” rispose l’uomo “Non riesco a capire cosa…” ma le sue parole furono interrotte, il portone si aprì e Gaenry entrò seguito sempre dalle due guardie.

“Vostra maestà…il colpevole è stato smascherato e siamo venuti a conoscenza di alcuni fatti oserei dire…illuminanti…”

“Ti ascolto…parla…” disse Aragorn guardandolo, non gli era affatto piaciuto il modo in cui il Consigliere aveva pronunciato quella frase.

“E’ meglio aspettare che arrivino anche gli altri membri del Consiglio, mio signore, altrimenti dovrete ascoltare la storia più volte…”

 

Legolas si guardava intorno, il dolore per il colpo subito stava passando ma le due guardie al suo fianco continuavano a trascinarlo come se non fosse in grado di camminare. L’uomo che l’aveva colpito se n’era andato e l’aveva visto dirigersi verso il gruppo dei Consiglieri Reali che si erano fermati poco lontani da loro.

“Siamo quasi arrivati…” disse una delle guardie e aprì un cancello che dava su una rampa di scale. Mentre scendevano Legolas vedeva la luce affievolirsi sempre di più e se non ci fossero state alcune torce appese alle pareti il buio sarebbe stato totale. Quando gli scalini finirono si guardò indietro ma non riuscì a vedere l’entrata, intorno c’era solo roccia e l’aria si era fatta pesante. Il cuore gli batteva prepotentemente, sentiva le gambe deboli e forse in quel momento le guardie lo stavano trascinando veramente perché quasi non sentiva il pavimento sotto ai piedi. Una guardia aprì un altro cancello e proseguirono…in quel corridoio la luce era ancora più debole…arrivarono infine davanti a una cella aperta.

“Ecco la tua sistemazione…” disse una delle guardie che lo teneva “Spero ti piaccia…”

Legolas spalancò gli occhi, non riusciva a parlare, guardò la piccola stanza con i muri di roccia, vuota se non per un materasso gettato a terra e…

“Legatelo…” disse una voce dietro di lui.

“No…” sussurrò l’elfo, sapeva che era inutile parlare ma non riusciva a sopportare quel posto, quell’oscurità era mille volte peggiore di quella delle Caverne al Fosso di Helm “No…” disse di nuovo alzando la voce, le guardie lo trascinarono dentro e lo spinsero contro il muro.

“No…vi prego…” ma la voce gli si spense quando vide che gli uomini stavano afferrando le due catene legate alla parete, cercò in tutti i modi di divincolarsi dalla loro stretta ma un’altra guardia si aggiunse e lo tenne fermo con le braccia leggermente alzate.

“Avanti…sei stato bravo fino ad ora…” bisbigliò l’uomo sorridendo “Abbiamo quasi finito…poi ti lasceremo da solo…per un po’…”

Legolas lo guardò terrorizzato…incatenato in quel posto da solo, senza possibilità di fuga…sentì due bracciali di ferro chiudersi attorno ai polsi, non poteva abbassare le braccia e ben presto si accorse che la stessa cosa era successa alle sue caviglie…

“Ecco fatto…” dissero le guardie allontanandosi da lui.

“No…vi supplico non lasciatemi qui…” sussurrò l’elfo guardandosi intorno, respirava velocemente come se gli mancasse l’aria “Non ho fatto niente…vi prego…vi prego…” mentre cercava disperatamente di liberarsi, muovendo le braccia anche se la cosa era impossibile…anzi più si muoveva e più sentiva il dolore ai polsi aumentare.

“Avanti…non fare il bambino…cos’è…hai paura del buio?” disse una delle guardie mettendosi a ridere, gli altri si unirono a lui nella risata uscendo dalla cella e richiudendola. Solo una guardia rimase seria, era un ragazzo con i capelli biondi molto corti e gli occhi azzurri, aveva assistito a tutta la scena senza dire una parola, continuava a guardare Legolas, il suo volto sconvolto e i suoi occhi che vagavano in cerca di aiuto, ad un tratto incrociò il suo sguardo e non riuscì più a stare zitto

“Siete sicuri che dobbiamo lasciarlo così?…” chiese il giovane alzando la voce per farsi sentire dai compagni che, sempre ridendo, si erano voltati per allontanarsi.

“Certo…non hai sentito il capitano…” rispose una delle guardie spazientito.

“Sì ma…è spaventato…non abbiamo mai rinchiuso uno come lui e forse…” continuò ma l’altro uomo lo interruppe.

“Senti un po’, non è compito nostro preoccuparci della salute mentale di un assassino…e adesso andiamocene…”

“Sto solo dicendo…” disse di nuovo il ragazzo attirando l’attenzione degli altri che lo guardarono “…che almeno potremmo togliergli le catene, non può certo uscire…avanti guardatelo…ha paura…nemmeno a noi piace stare quaggiù ma nei suoi occhi c’è qualcos’altro…” Lo sguardo di Legolas si posava in continuazione prima sul giovane e poi sugli altri uomini, il cuore continuava a battergli fortissimo.

“Ora basta…abbiamo eseguito gli ordini…ancora una parola e riferirò tutto al capitano e poi dovrai vedertela con lui…” gridò l’uomo e s’incamminò verso l’uscita seguito dagli altri. Il giovane guardò ancora una volta l’elfo e poi seguì i compagni…mentre camminava sentiva le sue grida disperate e chiuse gli occhi.

“No…no…fatemi uscire…vi prego…” continuava a gridare Legolas, ora che non sentiva più nessun rumore la paura prese il sopravvento “Voglio uscire…non riesco a stare qui…vi prego…” ma poi le grida diventarono un sussurro “…vi prego…” L’oscurità era dovunque e non era sola…c’era dolore in quel posto, tristezza, paura, rabbia…riusciva a distinguerli, erano intorno a lui in quel silenzio…l’unico rumore era quello del suo respiro…e del suo cuore…Non aveva mai supplicato qualcuno in quel modo, era la prima volta, ma era stato più forte di lui…era l’unica cosa che poteva fare…il fuoco di una torcia nel corridoio era l’unica luce…alzò la testa e vide il soffitto di roccia…chiuse gli occhi respirando profondamente…e vide il suo volto…doveva stare calmo, Aragorn l’avrebbe fatto uscire…sarebbe arrivato a liberarlo…ma quando?…una lacrima scivolò sulla sua guancia…

 

“Bene…adesso ci siamo tutti…” disse Aragorn, in piedi di fronte ai membri del Consiglio, Arwen era al suo fianco “Puoi cominciare…”

Gaenry si alzò e si schiarì la voce

“Maestà…sono veramente dispiaciuto di doverla informare che l’uomo…o meglio, la persona che ha ucciso il povero Conyc…è qualcuno a voi molto caro, il vostro amico di Bosco Atro, il principe Legolas, mio signore…la freccia trovata appartiene a lui…”

Aragorn chiuse gli occhi per un istante, lo sapeva che sarebbe successo…

“Su che basi dite questo?…” chiese il re cercando di controllare le emozioni che provava in quel momento “Conosco il principe Legolas da una vita e so per certo che non agirebbe mai così…volete accusarlo solo perché la freccia è sua? Chiunque può averla presa dalla sua faretra mentre lui non era presente…” sentì sul braccio la mano di Arwen e si accorse di aver alzato la voce.

“Certo mio signore…ma credo che non altrettanto grande sia il numero di chi aveva un motivo per uccidere il povero Conyc…” disse Gaenry.

 

“Cosa fai qui?” disse l’uomo che stava di guardia alle prigioni.

“Devo portare dell’acqua al prigioniero…” rispose il ragazzo, ma vide che l’uomo non accennava a spostarsi “…lo sai che è un amico del re vero? Se morirà di sete sarai tu a dirglielo…”

L’uomo lo guardò pensieroso poi aprì il cancello “Va bene ma sbrigati…”

Il giovane scese velocemente le scale e arrivò di fronte alla cella…guardò dentro…l’elfo aveva la testa abbassata e respirava a fatica…entrò lentamente avvicinandosi a lui ma appena fece un passo vide che Legolas rialzò la testa…incrociò il suo sguardo e rimase senza parole…aveva le guance rigate di lacrime e i suoi occhi erano ancora pieni di paura…

“Non…non voglio farti del male…” disse il ragazzo “Ti ho portato un po’ d’acqua…se vuoi…” vide che l’elfo annuì così aprì la borraccia e l’avvicinò alle sue labbra…rimase a fissarlo e notò che stava tremando, ma non poteva essere per il freddo…

“Ti ringrazio…” sussurrò Legolas accennando un sorriso “…anche per prima…”

“Sì…ma non ho fatto niente…nessuno mi ascolta…ancora…sono troppo giovane, non mi considerano nemmeno…”

“Quanti anni hai?” gli chiese l’elfo guardandolo negli occhi, il suo sguardo era diverso da quello delle altre guardie.

“Venti…e tu?…”

“Duemilanovecento…” ma il ragazzo lo interruppe

“Ah…va bene ho capito…sei molto più grande…”

Legolas sorrise, non sapeva perché ma parlare con quel giovane lo faceva sentire meglio e almeno non era più solo

“E’ strano…a guardarti ti darei più o meno la mia stessa età e invece…chissà quante cose hai visto…hai ucciso tu Conyc?” disse abbassando lo sguardo come se non volesse fare quella domanda.

“No…anche se tutti credono il contrario…” bisbigliò l’elfo “Come ti chiami?”

“Elenband…e non dirmi che è strano…lo fanno tutti…” rispose il ragazzo rialzando di nuovo lo sguardo su di lui.

“Non è strano…è un nome elfico…” disse Legolas sorridendo “Significa Stella della Salvezza, dovresti essere onorato di portarlo…i tuoi genitori non te l’hanno mai detto?”

“No, non li ho mai conosciuti…però…che bello! Non lo sapevo…” disse Elenband e gli sorrise “Perché hai paura di questo posto? Voglio dire, la tua è una paura ben diversa dalla mia…”

“E’ l’oscurità…non riesco a sopportarla…mi toglie ogni forza…” sussurrò Legolas guardandosi di nuovo attorno e ancora una volta sentì il cuore ricominciare a battere forte.

“Non credevo che gli Elfi piangessero…sembrate così forti, belli…perfetti…” disse il giovane guardandolo e vide che Legolas aveva abbassato lo sguardo

“Non siamo poi così diversi da voi Uomini…” sussurrò ma poi improvvisamente alzò la testa, aveva sentito dei passi “Sta arrivando qualcuno…”

 

“Spiegati…” sussurrò il re, il suo cuore aveva ricominciato a battere velocemente.

“Vedete vostra maestà, il povero Conyc aveva assistito ad una scena, ad un incontro, diciamo così…un incontro che l’assassino voleva tenere assolutamente nascosto ed è stato questo fatto a portarlo alla morte. L’assassino deve aver notato la presenza del giovane Conyc e non appena ne ha avuto la possibilità…l’ha ucciso…per poter mantenere il suo segreto…”

Aragorn faceva fatica a respirare…non era possibile…non doveva succedere…Arwen vide il panico sul suo volto così parlò al suo posto

“Io non riesco ancora a comprendere…” disse.

“Mia signora…scusate la poca chiarezza delle mie parole…” disse Gaenry senza distogliere lo sguardo dal re “…l’assassino ha ucciso Conyc perché quest’ultimo aveva assistito ad un incontro segreto, così facendo era sicuro che tutto sarebbe rimasto come prima ma c’è una cosa di cui la persona in questione non è a conoscenza…il povero Conyc aveva già rivelato a qualcuno ciò che aveva visto…”

“Gaenry cerca di essere più chiaro…” disse un altro Consigliere alzandosi “…di cosa stai parlando? Cos’è quest’incontro segreto? Ed ora chi ne è a conoscenza?”

“Pazienza amico mio…non sarò io a rivelarvelo ma la persona stessa che ha parlato con Conyc prima della sua morte…” Gaenry sorrise “…se vostra maestà lo permette…”

Aragorn annuì senza dire una parola…quasi non riusciva a stare in piedi…guardò Arwen e vide sul suo volto la stessa preoccupazione che si era impadronita di lui ma poi sentì delle parole…

“Fate chiamare il vostro capitano e andate a prendere il prigioniero…” disse Gaenry alle guardie che subito uscirono dalla stanza.

“Andate a prendere il prigioniero? Cosa significa?” sussurrò il re guardandolo stupefatto, sperava in una risposta diversa e invece…

“Vostra maestà…il sospettato è stato portato agli arresti, non era sicuro lasciarlo libero nel…” ma il Consigliere fu subito interrotto

“Avete rinchiuso Legolas nelle prigioni?” grido Aragorn “Senza dirmi niente?”

“Mio signore…” disse uno degli altri Consiglieri quando vide la sua reazione “…è la legge…non si può lasciare un assassino in libertà…”

“Così l’avete già giudicato colpevole?” disse il ramingo voltandosi verso l’uomo “Se non sbaglio quelle stesse leggi dicono che qualsiasi persona, Uomo o Elfo che sia, è innocente fino a quando viene provato il contrario…giusto?”

“Sì mio signore…” intervenne Gaenry “Ma purtroppo le vostre guardie hanno dovuto agire velocemente…il sospettato poteva fuggire…”

Aragorn abbassò lo sguardo…Legolas che uccide un uomo…Legolas che fugge per non farsi prendere…quante cose assurde…ma sentiva che il peggio doveva ancora arrivare…

 

“Fuori di lì…” gridò Gwomyr entrando nella cella “Ha bevuto abbastanza per oggi…” Elenband lo guardò senza parlare e si allontanò, vide di nuovo gli occhi blu dell’elfo riempirsi di terrore.

“Aspettate tutti fuori…” disse il capitano ridacchiando. Le guardie ubbidirono ma il ragazzo rimase indietro e si nascose…da quel punto riusciva a sentire la voce cupa del capitano…

“Cosa volete da me?” sussurrò Legolas fissandolo “Io non ho ucciso nessuno…”

“Certo che no…” iniziò ridendo l’uomo avvicinandosi a lui “…avevi altro da fare ieri notte vero piccolo elfo…ma guardati…sembri un ragazzino impaurito…”

Legolas lo fissò non capiva il senso delle sue parole e non riusciva a percepire i suoi pensieri, non in quel posto…

“Non sono un ragazzino…ho quasi tremila anni…” sussurrò l’elfo

“Sì, beh a me sembri comunque un ragazzino…un ragazzino che ci sta facendo un grande favore…” bisbigliò Gwomyr fermandosi davanti a lui “…però…adesso che ti guardo da vicino capisco molte cose…il tuo bel visino porterà alla rovina questo nuovo re o in caso contrario…assisteremo alla tua morte…il divertimento è assicurato…”

“Io non ti capisco…” disse l’elfo fissandolo ma nei suoi occhi di ghiaccio riusciva a vedere solo cattiveria.

“Non devi capire…” disse ridendo l’uomo “Non è importante che tu capisca…” e alzò una mano accarezzandogli la guancia, Legolas girò di scatto la testa per allontanarsi “…cos’è…fai il difficile adesso?…” e gli prese il mento nella mano costringendolo a guardarlo “…non facevi così ieri sera…ti lasci fare qualsiasi cosa ma deve essere il re a farla vero?…”

Legolas spalancò gli occhi…non era possibile…

“Ma cosa stai dicendo?” sussurrò, immobile per paura della risposta

“…non lo sai piccolo elfo?…vi siete divertiti troppo ieri sera…all’inizio non capivo come Re Elassar potesse preferire te alla Regina Arwen…ma adesso che ti ho qui tra le mani…devi essere proprio bravo…riesci a farlo impazzire a questo punto? Tanto da mettere a rischio il suo trono per avere il tuo corpo…” fece scivolare la mano sul suo collo stringendolo “…sembri una bella bambola di porcellana…una bambola che se viene toccata nei punti giusti…”

Legolas tremò…quel gesto…la mano che lo stringeva…gli tornò alla mente quella notte a Lothlòrien…ma adesso era diverso…cercò di muoversi, di allontanarsi ma le braccia erano bloccate, senza pensare alzò più che poteva un ginocchio e colpì l’uomo tra le gambe. Gwomyr si piegò su sé stesso ansimando per il dolore.

“Non mi toccare…” disse Legolas respirando profondamente, vide però che l’uomo si stava riprendendo velocemente dal colpo subito.

“Non sei nella condizione migliore per dare ordini…” bisbigliò Gwomyr rialzandosi, guardò l’elfo sorridendo e poi lo colpì al volto “…voglio sentire quei sospiri che fanno perdere la testa al re ma…visto che con me tu non sarai altrettanto disponibile…userò dei modi meno piacevoli…” e lo colpì di nuovo sulla guancia opposta “…ti farò gemere per il dolore…”

Legolas non riusciva a muoversi, voleva reagire ma non ci riusciva, non legato in quel modo…sentiva nella bocca il sapore del sangue…quell’uomo era molto forte e altrettanto lo erano i suoi colpi.

“Ah…” non riuscì a trattenere un grido quando Gwomyr gli diede un colpo nello stomaco e il sangue gli scivolò sul mento.

Poi sentì delle voci…lontane…no, non erano lontane si stavano avvicinando…

“Capitano il re vuole vedervi e dobbiamo portare anche il prigioniero…”

“Peccato…” sussurrò Gwomyr “…abbiamo già finito…per adesso…” e ridendo lo colpì al ventre.

Legolas non sentiva più le gambe, era ancora in piedi grazie alle catene che lo legavano al muro, cercò di aprire gli occhi ma tutto quello che riusciva a vedere era un immagine sfuocata.

 

“Eccomi mio signore” disse Gwomyr entrando nel salone. Si guardò intorno e vide che tutti erano in silenzio e lo osservavano “Le altre guardie stanno portando il prigioniero…”

“Il prigioniero ha un nome…” lo interruppe Aragorn alzando la voce “…si chiama Legolas, figlio di Thranduil, ed è il principe erede al trono di Bosco Atro…” ma le parole gli si spensero nella gola quando vide due guardie che trascinavano l’elfo nella stanza.

“Per i Valar…” sussurrò Arwen portandosi le mani sulla bocca “Cosa gli hanno fatto…”

“Lasciatelo!” gridò il ramingo “Lasciatelo subito!” Le guardie ubbidirono ma Legolas non riusciva a reggersi in piedi e cadde a terra, piegato su di sé con una mano sul ventre. Aragorn corse da lui inginocchiandosi al suo fianco, lo prese tra le braccia ma quando lo rialzò dalle labbra dell’elfo uscì un gemito di dolore.

“Legolas…apri gli occhi…va tutto bene…” gli sussurrò e con la mano spostò i capelli che gli erano scivolati sul viso…vide il sangue che gli scendeva sul mento e i lividi che ricoprivano il volto. Si girò verso Arwen che corse via e tornò dopo pochi istanti seguita dalle sue dame di compagnia.

“Legolas…guardami…sei al sicuro adesso…” continuò il ramingo “…riesci a fare qualche passo?…” L’elfo aprì lentamente gli occhi e annuì, ma appena si rimise in piedi aiutato dall’uomo sentì di nuovo le gambe cedergli. Aragorn guardò le guardie che l’avevano trasportato fin lì ma queste abbassarono lo sguardo fu allora che sentì una voce, apparteneva ad una delle altre guardie rimaste sulla porta.

“Maestà…posso aiutarlo io…se lo permettete…” e la guardia si fece avanti fermandosi vicino a lui. Il re lo fissò per un attimo, non voleva che nessuno di loro lo toccasse ma non poteva fare altrimenti…annuì e lasciò cadere gentilmente Legolas tra le braccia di quel giovane biondo che lentamente si incamminò verso l’altra uscita seguito dalle dame di Arwen.

Quando si furono allontanati, Aragorn si girò di nuovo verso le guardie

“Chi è stato?” disse “Chi gli ha fatto questo?” nessuno rispose, gli uomini continuavano a tenere gli occhi bassi.

“Chi l’ha toccato?” gridò e la sua voce risuonò nella stanza. Arwen chiuse gli occhi per un istante pregando che l’uomo mantenesse il sangue freddo che aveva avuto fino a quel momento.

“Ho dovuto, vostra maestà…” disse Gwomyr guardando fisso negli occhi il re senza il minimo rimorso “Ha tentato di scappare…”

“Se avesse voluto scappare a quest’ora sarebbe già lontano…” sussurrò Aragorn, la rabbia iniziava a crescere dentro di lui “…e adesso saresti tu quello a non reggersi in piedi…”

“Mio signore…” intervenne Gaenry “…sono molto dispiaciuto per questo fatto…ma forse ora è meglio tornare alle indagini sull’omicidio…”

Il ramingo chiuse gli occhi cercando di calmarsi, avrebbe avuto tutto il tempo più tardi per dare una lezione a quell’uomo.

“Proseguiamo dunque…” disse girandosi verso il Consiglio.

“Bene…” iniziò Gaenry “..torniamo a ieri sera…Conyc ha visto qualcosa, o meglio qualcuno e ha rivelato tutto quanto al suo capitano prima di iniziare il suo turno di guardia, il suo ultimo turno purtroppo…ora è meglio che tutti quanti sentiate le parole di Gwomyr…”

Il capitano delle guardie accennò un sorriso e si girò verso il Consiglio

“Il povero Conyc mi ha rivelato di aver assistito involontariamente ad un incontro romantico tra il prigioniero…o scusate…” disse interrompendosi “…il principe Legolas ed un uomo, un incontro molto romantico…da quello che mi ha raccontato oserei dire…intimo…”

Aragorn trattenne il respiro, il battito del suo cuore gli rimbombava nella testa

“Non credo che questo Consiglio sia riunito qui per discutere i gusti amorosi del principe…” disse Lumyr alzandosi in piedi “Non comprendo cosa questo…”

“L’uomo…” lo interruppe Gwomyr guardandolo “…l’uomo che amoreggiava col principe…eravate voi…” e si girò verso il re fissandolo “…vostra maestà…”

All’improvviso delle voci si alzarono tra i Consiglieri

“Non è possibile…”

“E’ un’assurdità…”

“Conyc ha visto Re Elassar e il suo amico Elfo nel giardino reale scambiarsi delle effusioni, tutto fuorché amichevoli…” disse il capitano guardando i membri del Consiglio.

Arwen guardò il ramingo e vide che era immobile con lo sguardo fisso sull’uomo che stava parlando, ma sul suo volto vide la paura…

“Come…” sussurrò la regina “Come osate dire queste calunnie?” Alle sue parole tutti si voltarono in silenzio verso di lei.

“Il mio sposo mi è fedele come io lo sono a lui…come potete essere così sicuri di questo fatto? Voi dite che Conyc ha visto il re… Lui ha visto di notte, al buio, in un giardino…non può essersi sbagliato?…poteva essere chiunque…”

“Mia signora…quello che dite è vero…” disse Gwomyr “…ma solo voi e Re Elassar avete il privilegio di entrare in quel giardino e inoltre…forse non è un particolare da rivelare in vostra presenza ma…il povero Conyc ha sentito chiaramente il principe Legolas rivolgersi al compagno con le parole…mio re…”

Arwen chiuse gli occhi, quello che aveva temuto e che aveva cercato in tutti i modi di evitare era successo.

“Mi state accusando di tradimento nei confronti della mia sposa?…” disse Aragorn, gli occhi fissi sul capitano delle guardie “…è questo che state facendo?…”

“Mio signore, stiamo solo cercando di ricostruire i fatti che hanno causato la morte di un uomo…” rispose calmo Gaenry “…nessuna accusa è stata ancora pronunciata, dobbiamo ascoltare anche le parole del principe Legolas, quando si sarà rimesso da… dall’incidente… ci stiamo solo preoccupando per il regno, se questi fatti dovessero risultare veritieri…un re che tradisce la persona che gli è più cara, può tradire con la stessa facilità anche il suo popolo…”

I Consiglieri si guardarono tra loro in silenzio, alcuni annuivano altri si limitavano a scuotere la testa, solo uno di loro parlò

“Credo sia meglio rimandare la riunione, siamo tutti stanchi e ormai si sta facendo buio…” disse Lumyr alzandosi “…quest’oggi sono venuti alla luce dei fatti molto importanti, su cui tutti dobbiamo riflettere, se vostra maestà è d’accordo proporrei di riunirci di nuovo quando il principe sarà in grado di darci la sua versione…”

“E’ la cosa migliore…per tutti…” rispose Arwen “…andate pure…”

I membri del consiglio si alzarono e uscirono dalla stanza parlando tra loro e lo stesso fece Gwomyr che, prima di allontanarsi lanciò un’occhiata compiaciuta a Gaenry.

Quando rimase solo con Arwen, Aragorn si lasciò cadere in ginocchio, le braccia lungo i fianchi come senza vita, gli occhi sbarrati fissi sul pavimento

“Non è possibile…” sussurrò “Dimmi che non è vero…dimmi che è solo un incubo…”

“Aragorn…stai calmo, devi rimanere in te, dobbiamo ragionare, ci dev’essere un modo per uscire da tutto questo…” disse Arwen inginocchiandosi vicino a lui.

“Non riesco veramente a capire, perché…perché accusare Legolas di omicidio quando…” ma appena pronunciò quel nome “…Legolas…devo andare da lui…” disse il ramingo alzandosi e correndo fuori dalla stanza.

 

Aragorn entrò nella camera seguito da Arwen, vide che seduto su una sedia accanto al letto c’era quella giovane guardia che aveva aiutato Legolas poco prima

“Puoi andare ora…” disse il ramingo fissandolo “…grazie per l’aiuto…”

“Vostra maestà…” disse Elenband inchinandosi. Il re lo guardò negli occhi, c’era qualcosa di diverso in lui, non sapeva perché ma sentiva di potersi fidare, ed in quella situazione ne aveva fortemente bisogno.

“Ho un compito da affidarti, se te la senti…” continuò Aragorn “…vorrei che restassi col principe Legolas quando non possiamo farlo noi…”

“Certo mio signore, è un onore…” rispose il ragazzo sorridendo “…ora aspetterò qui fuori…resterò di guardia…” e con quelle parole uscì chiudendo la porta dietro di sé.

Aragorn si sedette lentamente sul letto guardando l’elfo disteso sotto le coperte. Aveva dei lividi su entrambi i lati del viso e un taglio sul labbro inferiore, gli occhi erano chiusi e respirava lentamente. Il ramingo allungò una mano e abbassò le lenzuola scoprendogli il petto, era stato fasciato fino al ventre…chiuse gli occhi per un momento…che motivo c’era di fargli del male?

Lo coprì di nuovo e il suo sguardo fu attratto dai suoi polsi…anche quelli erano bendati…

“L’hanno incatenato…” sussurrò tra sé con un misto di stupore e rabbia. Si alzò dal letto e lo guardò poi lentamente fece qualche passo verso la porta

“Aragorn…” disse Arwen quando vide il suo sguardo, non l’aveva mai visto così, c’era odio nei suoi occhi “Aragorn…dove stai andando?…”

“Vado ad uccidere quel maledetto che ha osato ridurlo in questo stato…” sussurrò senza guardarla.

“No…Aragorn…” disse lei mettendosi davanti alla porta per impedirgli il passaggio “So cosa provi ma cerca di ragionare…”

“Arwen lasciami passare…” bisbigliò l’uomo ma poi sentì una voce…quasi un sospiro…

“Estel…”

Si girò di scatto e tornò a sedersi di fianco all’elfo

“Legolas…Legolas sono qui…” gli sussurrò, tutta la rabbia che c’era nella sua voce era sparita “Sei al sicuro…nessuno ti farà più niente…come ti senti?”

“Mi fa male…” iniziò Legolas ma le parole furono interrotte da dei colpi di tosse “…mi fa male la testa…le braccia…lo stomaco…per il resto sto bene…”

Aragorn sorrise e sentì gli occhi riempirsi di lacrime

“E’ tutta colpa mia…mi dispiace…”

“Puoi restare con me?…” bisbigliò l’elfo sempre tenendo gli occhi chiusi, lentamente alzò la mano destra. Il ramingo la prese, stringendola nella sua e la baciò dolcemente poi intrecciò le dita con le sue, si sdraiò avvicinandosi a lui

“Riposati…quando aprirai gli occhi io sarò qui…”

Arwen sorrise e uscì dalla stanza

“Puoi andare a dormire un po’…” disse al ragazzo che era appoggiato alla parete “Resteremo noi con lui fino a domani…”

“Non sono stanco mia signora…” rispose Elenband sorridendo “Ieri ero di riposo e ho dormito tutto il giorno, se permettete resterò di guardia…”

 

La notte passò e la mattina seguente Arwen tornò alla stanza di Legolas, vide che la giovane guardia era seduta sul pavimento e stava dormendo, sorrise ed entrò. Rimase sulla soglia a guardare i due compagni distesi sul letto, Aragorn aveva gli occhi chiusi ma stringeva ancora nella sua la mano di Legolas. L’elfo invece aveva la testa girata verso di lui e lo stava guardando dolcemente. Dopo poco tempo anche il ramingo si svegliò e rimase per un attimo a fissare gli occhi blu davanti a sé.

“Devo essermi addormentato…” bisbigliò sorridendo.

“Grazie per essere rimasto con me…” disse l’elfo “…che aspetto ho?…”

“Sei sempre bellissimo…” rispose l’uomo ma vide lo sguardo del compagno “…i lividi sul viso sono quasi spariti, ti hanno curato veramente bene…”

Legolas lasciò la mano del compagno e si mise seduto ma una smorfia di dolore comparve sul suo viso.

“Ti fa ancora male lo stomaco?” chiese Aragorn aiutandolo “Adesso ti tolgo le bende e…”

“Aragorn…” lo interruppe l’elfo guardandolo “Non voglio tornare in quel luogo…non posso sopportare quell’oscurità…il dolore che riempie l’aria è paralizzante…io non ci riesco…”

“Non lo permetterò Legolas…ti giuro che se solo lo avessi saputo…l’avrei evitato in ogni modo ma purtroppo le leggi hanno agito prima di me e in questi casi…”

“Perché?…Cosa sta succedendo?…Dimmelo ti prego, non riesco a capire perché mi accusano di aver ucciso un uomo…”

Il ramingo guardò Arwen per un istante poi il suo sguardo tornò sul viso di Legolas

“Due giorni fa, a notte inoltrata, Conyc, quel giovane che ti ha accompagnato da me, è stato ucciso da una freccia mentre faceva la guardia ai cancelli…la freccia che è stata ritrovata nel suo corpo è una delle tue…” L’elfo sospirò profondamente

“Quindi, qualcuno ha preso una delle mie frecce per far ricadere la colpa su di me ma…”

“Aspetta Legolas…” lo interruppe Aragorn “…purtroppo non ho finito, sembra che Conyc, ci abbia visto nel giardino e per questo motivo tu l’avresti ucciso, non sapendo però che lui aveva già rivelato tutto al suo capitano…”

A quelle parole Legolas spalancò gli occhi

“Ci ha visto?…” sussurrò “…quindi loro adesso sanno…”

“Non possono esserne sicuri…” intervenne Arwen facendo qualche passo in avanti, i due compagni si voltarono verso di lei “Era buio e Conyc poteva benissimo essersi sbagliato…certo se trascuriamo quel particolare che mi ha gentilmente ricordato il capitano…è la vostra parola contro quella di Gwomyr…”

“Allora devi negare tutto Aragorn…” sussurrò Legolas abbassando lo sguardo “Puoi dire che eri con Arwen, che siete stati insieme tutta la notte e lei può confermare…”

“Legolas non è così facile…” disse l’uomo scuotendo la testa

“Sì invece…” continuò l’elfo fissandolo “…mi hai sempre detto che potevano privarti della corona se c’era un motivo per non ritenerti un buon re…e il tradimento verso la tua sposa è un buon motivo giusto?…Non puoi permetterlo, hai riottenuto ciò che era tuo di diritto, non devi perderlo di nuovo…”

“Legolas ascoltami…” iniziò il ramingo senza distogliere lo sguardo da lui “…mentre ti guardavo riposare ho pensato a lungo e…non posso negare di essere stato con te…”

“Sì che puoi…” disse Legolas ma fu subito interrotto

“No perché tu saresti comunque incolpato della morte di Conyc a causa della freccia e non ci sarebbe nessuno a testimoniare di essere stato con te l’intera notte…sei l’unico sospettato e se conosco bene queste leggi, motivo per ucciderlo o no, senza qualcuno che affermi di esserti stato accanto…sarai ritenuto colpevole…”

“Mi uccideranno…” sussurrò l’elfo guardando le lenzuola che gli ricoprivano le gambe.

“No…” disse Aragorn alzando la voce “No Legolas…so a cosa stai pensando…non rinuncerò a te per restare re…nessuna corona è più importante della tua vita…non puoi chiedermi una cosa simile…”

“E allora cosa faremo?” lo interruppe Legolas “…devi pensare al tuo popolo…”

Ad un tratto bussarono alla porta

“Vostra maestà mi è stato detto di comunicarvi che devono iniziare i preparativi per il funerale di Conyc e serve la vostra approvazione…” disse la guardia alla porta.

“Non ti muovere di qui…” disse Aragorn baciandogli la fronte “Quel ragazzo resterà con te, gli ho ordinato di proteggerti…”

“Elenband?…E’ molto gentile, ha cercato di aiutarmi anche quando ero…” ma quel pensiero…

“Elenband…non ricordavo si chiamasse così…” disse il ramingo e l’elfo gli sorrise annuendo “Riposati…”

 

Aragorn e Arwen uscirono dalla stanza incamminandosi verso il salone

“Eomer è lontano vero?” chiese l’uomo a bassa voce

“Sì, doveva incontrare alcuni suoi messaggeri non so dove ma credo che al massimo domani farà ritorno…”

“Forse è meglio che non torni qui in questo momento…” continuò il ramingo “…non so cosa possa succedere…”

“Lo so, ci ho già pensato ma non ho modo per avvertirlo…” bisbigliò Arwen “…spero solo che riesca ad arrivare e ripartire per Rohan senza problemi…”

 

Quel giorno si celebrarono i funerali di Conyc e fortunatamente non avvennero imprevisti, nessuno accennava all’omicidio né a tutto quello che ne era derivato…Re Elassar svolse i suoi compiti come se niente fosse successo e lo stesso fecero i Consiglieri Reali anche se questi si ritrovarono in alcune riunioni per parlare delle questioni emerse dalle indagini.

Anche il giorno successivo passò, Legolas restava sempre nella sua stanza in compagnia di Elenband che si allontanava solo quando arrivavano il re e la regina, le sue ferite si erano rimarginate completamente e si stava avvicinando il momento in cui avrebbe dovuto affrontare i suoi accusatori.

Era pomeriggio e re Eomer di Rohan stava tornando a Minas Tirith, tutt’intorno a lui la gente parlava dei fatti avvenuti in quei giorni ma il cavaliere non comprendeva i loro discorsi o meglio, non aveva voglia di farlo, l’unica cosa che desiderava era riposare per qualche ora per poi incontrare la sua amata Arwen…ma nell’aria c’era qualcosa di strano, lo percepiva chiaramente, così decise di andare a parlare con Aragorn, dopo aver portato il suo cavallo dagli scudieri.

 

Legolas era appoggiato alla parete di fianco alla finestra e guardava all’esterno il sole che splendeva, sulla sedia era comodamente seduto Elenband.

“Che bella giornata…” disse il ragazzo “…peccato dover rimanere chiuso qui dentro…”

“Se vuoi puoi andare…” disse l’elfo girandosi verso di lui sorridendo “…non serve che resti con me tutto il giorno, ormai sto bene…”

“No, non dicevo per me…da quel poco che ho capito gli Elfi amano l’aria aperta e…comunque il re mi ha ordinato di restare qui ed è quello che farò!” continuò Elenband, poi abbassando la voce “…è vero quello che dicono in giro?…Voglio dire…è vero che tra voi due…”

Legolas lo guardò negli occhi, ma il giovane subito abbassò lo sguardo poi dopo qualche momento tornò a parlare

“…sai una cosa…non mi interessa…anche se fosse vero, io non avrei alcun problema…la cosa importante è che siate felici…ecco mi dispiacerebbe però veder soffrire la regina Arwen, è sempre stata molto buona con tutti…per il resto…non vedo cosa questo abbia a che fare con la corona, Re Elassar è un grande sovrano, lo è stato fino ad ora e forse una parte del merito è anche tua…quindi se continuerà a comportarsi così…”

“E’ un peccato che non tutti la pensino come te…” sussurrò Legolas sospirando.

“Io sono ancora giovane ma conosco alcune cose sull’amore e so per certo che può aiutare a vivere…” iniziò Elenband guardando a sua volta fuori dalla finestra “…da bambino avevo un’amica molto speciale, stavano sempre insieme e io le volevo un gran bene, poi quando diventammo più grandi, lei incontrò un altro ragazzo e se né innamorò…solo in quel momento mi accorsi che per lei provavo qualcosa più dell’amicizia ma era troppo tardi…ricordo che in quel periodo soffrivo terribilmente quando li vedevo insieme…poi lei venne da me e mi disse che provava qualcosa per quel ragazzo ma quando stava con me era diverso…” alzò lo sguardo e vide che Legolas lo stava fissando “…ma forse sto parlando troppo, non sono cose che ti possono interessare…”

“Cos’è successo alla fine?…” chiese l’elfo sorridendo, tutta quella storia gli riportava alla mente quello che aveva vissuto lui.

“Io sono diventato una guardia e ho lasciato il villaggio per venire qui e da allora non l’ho più rivista…a volte penso ancora a lei ma…” il ragazzo chiuse gli occhi per un attimo per poi riaprirli sorridendo “…beh, non è un lieto fine purtroppo…”

“Non tutte le storie finiscono come dovrebbero…” sussurrò Legolas poi girò di scatto la testa verso la porta “Sta arrivando qualcuno…”