.|. Non ti Riconosco .|.

Capitolo Uno

~

Orlando si guardò attorno. Il set era deserto. Poche luci azzurrate, nessuno in giro...Da quando si era imbarcato in quella strana avventura che si era rivelata girare questo film, era la prima volta che lo vedeva così.

Fino a quel momento, giorno o notte che fosse, c’era sempre stato qualcuno al lavoro in ognuno dei numerosi set. Ma quella sera non c’erano comparse di Uruk-hai sottoposte all’estenuante trafila trucco-protesi, né scene notturne da girare...Peter stava revisionando una quantità incredibile di materiale girato, ed aveva lasciato a tutti tre giorni liberi.

Era abbastanza freddo, e soffiava un vento polveroso. Si alzò il bavero della camicia, e riprese a passeggiare in cerca del capannone in cui doveva esserci la festa clandestina a cui era stato invitato. Grazie alla complicità di un guardarobiere, qualcuno della troupe aveva organizzato qualcosa, e probabilmente anche le guardie notturne dovevano essere state invitate, per ottenerne il silenzio...

Aveva proprio voglia di fare un po’ di casino. Vestire i panni immacolati ed angelici di Legolas ogni tanto gli pesava un po’, e aveva dovuto metterci un bel po’ prima di riuscire a trovare la propria parte...”elfica”....

Chissà chi ci sarebbe stato alla festa....L’aveva detto anche a Viggo, ma nel suo sorriso sornione aveva letto: “Che ci vengo a fare, Orlando?” No, decisamente non era un posto adatto a lui...

Si strinse nelle spalle. Peccato...anzi, no....Lui e Viggo erano diventati molto amici in tutti quei mesi. Passavano molto tempo assieme, e con quello strano uomo dagli occhi azzurri aveva imparato ad amare anche il silenzio. Tanto che molte voci avevano cominciato a correre. Anche troppe...c’era chi aveva persino insinuato che cercasse in Viggo la figura paterna che gli mancava, appoggiandosi a lui. Orlando strinse le labbra. Possibile che non potesse affezionarsi a qualcuno, senza che tutti subito vedessero in lui il ragazzino bisognoso di affetto?

Musica rumorosa e voci sguaiate lo distolsero da questi sgradevoli pensieri, ed a grandi passi raggiunse il capannone da cui provenivano. Entrò, e subito fu frastornato da tutta quella confusione. Si guardò attorno cercando qualche volto noto. In un angolo c’erano Dom, Billy ed Elwood che brindavano e ridevano con un paio di ragazze alticce e piuttosto scosciate. Poco più in là, Miranda che chiacchierava con un cameraman. Per il resto non conosceva nessuno, erano quasi tutti comparse o tecnici.

Miranda gli venne incontro, tenendo la giacca su un braccio.

“Ciao Orlando, come va?”

“Bene...vai già via?”

“Si, sono piuttosto stanca. E poi domattina mi devo alzare presto...”

“Ma non ci sono riprese, domani...”

“Infatti – rispose la bionda interprete di Eowin strizzando un occhio – buonanotte...”

“Buonanotte...e salutamelo!”

Orlando si voltò verso i tre hobbit per andarli a salutare, quando vide venirgli incontro una ragazza piuttosto formosa ed inguainata in uno stretto abito che le lasciava schiena nuda.

La conosceva? Ma certo, non ricordava come si chiamasse, ma lui e gli altri l’avevano soprannominata Shirley, per via dei lunghi boccoli biondi che non mancava mai di far ondeggiare sensualmente sulla schiena...Era una bella ragazza, anche se piuttosto vistosa e volgare. Era riuscita a farsi inserire tra gli elfi di Lorien grazie alle continue moine ed ammiccamenti elargiti a Peter ed agli altri del casting.

In questo modo aveva ottenuto anche una parte da Uruk-hai per il marito, un bestione biondo dalle rughe accentuate attorno agli occhi.

“Orlandooooooo! – cinguettò prendendolo sotto braccio – vieni che ti presento un po’ di gente!”

Lo trascinò in mezzo ad un gruppo di persone sconosciute, poi si allontanò sussurrandogli in un orecchio: “Vado a prenderti qualcosa da bere...”

Mentre chiacchierava con un aiuto costumista, una ragazza mora vistosamente incinta, Orlando vide arrivare Elijah con un sorriso da un’orecchia all’altra. “Noi andiamo, Orli. Dobbiamo mostrare una cosa a queste simpatiche signorine....”

“Si, si...me lo immagino! Cercate di non fare danni, ok?”

“Tranquillo...” e si allontanò con gli altri.

 

“Che stai combinando?” Schirley sussultò, quando si accorse che un’altra delle comparse si era accorta del veloce gesto con cui aveva versato qualcosa nel bicchiere che aveva in mano.

“Ah, sei tu, Dana! Mi hai spaventato...niente, non ti preoccupare! Sta’ a vedere, che ne succederanno delle belle!” e si allontanò sorridendole con malizia.

 

Viggo sospirò. Perché mai era finito di nuovo in quel set, invece di andarsene a letto? Non aveva alcuna voglia di vedere gente, ma contemporaneamente non aveva ugualmente voglia di restare solo...in fondo nulla gli impediva di farsi quattro chiacchiere e poi andarsene a dormire.

Dopo aver gironzolato un po’,  trovò il capannone. Entrò, ma non appena la musica lo avvolse, sorrise della sua idea. Come poteva pensare di chiacchierare in un frastuono del genere? Si guardò attorno cercando qualche volto noto. Salutò un paio di truccatori, poi la sua attenzione fu attirata da una strana scena. In un angolo, su un divano, c’era una bionda che baciava focosamente un ragazzo, standogli praticamente stesa sopra.

Quella è la biondina che tormenta Peter, pensò. E quello che sta baciando non è certo il suo grosso marito...tutti qui la conoscono, domani sarà l’argomento principe dei pettegolezzi! Prevedo guai...

Stava per allontanarsi in cerca del tavolo degli alcolici, quando la sua mente mise a fuoco quello che stava vedendo. Non erano solo in due su quel divano...alle spalle del ragazzo c’era il marito di Shirley, e lo teneva fermo per le palle. Ma la cosa che più lo gelò, fu realizzare finalmente chi era il ragazzo stretto tra i due.

Quasi senza rendersene conto si diresse a grandi passi verso di loro.

“Orlando, mi spieghi che cazzo stai facendo?” La ragazza si sollevò per un istante, rispondendo allo sguardo sconvolto di Viggo con uno strano sorriso.

“Che c’è? Sei offeso perché non sei stato invitato? – poi, rivolto ad Orlando – ehi, il tuo paparino è venuto a prenderti...”

Viggo non rispose nemmeno. Si limitò a fissare Orlando con durezza, ma lo sguardo che il ragazzo gli rese era completamente perso.

“Vieni via, sei completamente ubriaco!” disse prendendolo per un braccio.

Il biondo non mollò la presa, anzi passò una mano sul petto di Orlando in una strana carezza, lanciando a Viggo uno sguardo di sfida.

Per un attimo la tentazione del danese fu quella di andarsene e lasciarlo lì. Come aveva fatto ad infilarsi in una situazione del genere? Non ne voleva sapere nulla, era troppo arrabbiato. Ma poi guardò ancora una volta Orlando negli occhi, e gli sembrò che vi fosse passato un lampo di coscienza, e fossero intrisi di paura.

Non poté aspettare oltre. Si chinò su di lui, e gli cinse il petto con le braccia, cercando di sollevarlo. Il marito di Shirley, però, non sembrava minimamente intenzionato a mollare la presa. “Non ci provare... – sussurrò Viggo a denti stretti a pochi centimetri dal suo viso – mollalo subito!”

“Ok, ok, eccotelo il tuo bambino! – poi, mettendo un braccio attorno alla spalla della moglie e tirandola verso di sè – non ti preoccupare, sapremo divertirci lo stesso!”

 

Viggo trascinò fuori Orlando, lo caricò in macchina e partì a tutta velocità. Era veramente arrabbiato, anche se sapeva di non aver nessun diritto di fargli la ramanzina. E forse – pensò mentre finalmente cominciava a calmarsi – non aveva nessun diritto nemmeno di arrabbiarsi. In fondo Orlando era libero, niente gli impediva di bere o di pomiciare con una pseudosconosciuta, anche se dalla situazione in cui si era messo potevano venirgli solo guai...Ma lui in tutto questo c’entrava poco...erano solo amici, e non spetta agli amici decidere l’uno della vita dell’altro...

Orlando si mosse sul sedile, lamentandosi. Poi balzò su all’improvviso, con gli occhi sbarrati. “Viggo!”

Il danese fece appena in tempo a capire ed accostare la macchina, che Orli si buttò fuori, vomitando anche l’anima.

“Santo cielo – sospirò alzando gli occhi al cielo – ringrazia che non sono davvero tuo padre, o dopo questa ti avrei mandato a casa a calci!”

Per un attimo il pensiero di Viggo andò ad Henry...ormai era grande, aveva quasi 15 anni...chissà se mentre lui era lontano aveva mai fatto stupidaggini del genere... Orlando si alzò a fatica, poggiandosi con la testa al tettuccio della manica. Stava per ricevere un’altra sgridata, quando le forze gli mancarono del tutto, e perse i sensi cadendo rovinosamente a terra.

“Orlando!”

Si chinò su di lui, e rimase inorridito quando vide che aveva gli occhi socchiusi, rovesciati all’indietro tanto che non si vedevano più le iridi.

“Oddio! Orlando, ma quanto hai bevuto?”

“No... – biascicò – io non...”

Viggo gli passò una mano sulla fronte madida di sudore. Era completamente gelido.

“Questo non può essere effetto dell’alcool – non l’aveva mai visto così...poi all’improvviso sgranò gli occhi – Orlando, che roba hai preso?”

“Non...non lo so...”

“Come sarebbe a dire non lo sai! Adesso io ti porto all’ospedale!”

“NO! – urlò aggrappandosi alla maglia dell’amico con le ultime forze – si verrebbe a sapere! Ti prego...Sarei...rovinato...” dopo di che lasciò cadere la testa all’indietro, perdendo completamente i sensi.

Viggo lo sollevò, lo stese sul sedile dietro con tutta la delicatezza di cui era capace, e ripartì verso il residence in cui erano alloggiati. Sperò con tutto il cuore di non star facendo una sciocchezza. Forse Orlando aveva bisogno di cure, ma effettivamente aveva ragione. Se davvero aveva preso qualche sostanza, la voce rischiava di trapelare, mandando a fondo per sempre la sua immagine di bravo ragazzo e la sua carriera...

Gli sarebbe stato accanto, e magari avrebbe telefonato ad un dottore. Sì, poteva telefonare a quel suo vecchio amico per chiedergli cosa fare. Così non ci sarebbero stati rischi...

Rasserenato da questa idea, non poté fare a meno di pensare a cosa aveva fatto Orlando. Non avrebbe mai immaginato che prendesse quella merda...era veramente deluso...