.|. Non ti Riconosco .|.

Capitolo Tre

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"STOOOOOOOOOP!!!"

Erano trascorsi tre giorni. Orlando si era ripreso, ed ormai gli unici segni rimasti dell'incidente della festa erano un po' di stanchezza, e la nausea che lo assaliva ogni volta che sentiva anche solo l'odore di qualche bevanda alcolica.

"Così forse ti deciderai a smetterla di ubriacarti!" aveva scherzato Ian Mckellen ignorando cosa fosse realmente accaduto. Ed Orlando aveva sorriso, nascondendo per l’ennesima volta il disagio che lo assaliva. Perché quello, quel terribile senso di imbarazzo, non l’aveva ancora lasciato un solo istante.

“Orlando, si può sapere cosa combini?”

Sobbalzò. Era talmente immerso in questi pensieri, che quasi non si era accorto che Peter, dopo aver dato lo stop, gli si era avvicinato, ed ora lo fissava piuttosto perplesso.

“C-cosa, Peter?”

“Orlando, ma sei tra noi? E’ da quando abbiamo ripreso a girare che non sembri più tu. Se avessi saputo che questo era l’effetto, non vi avrei dato tre giorni di vacanza!”

Un coro di scherzose proteste si levò tra la troupe, mentre il ragazzo si guardava i piedi mortificato.

“Scusami, sono poco concentrato...”

“Lo vedo! Ascolta, Orlando, devi mettere più sentimento in queste scene. Legolas non è così...è vero, è un elfo, ma non tratterebbe mai Aragorn così freddamente! – poi, vedendo che l’espressione dell’attore era sempre più mortificata, cercò di sdrammatizzare, e rivolgendosi alle sue spalle – Avanti, chi è che si è sbagliato ed ha dato a Bloom il copione di Haldir?”

Tutti scoppiarono a ridere, compreso il ragazzo, che finalmente era riuscito a togliersi quella faccia da cane bastonato.

“D’accordo, Peter, scusami...vedrai che ora andrà meglio!”

L’unico che non aveva riso, però, era Viggo. Orlando lo trattava con una freddezza glaciale, e se fino a quel momento poteva essersi illuso che fosse una sua impressione, ora che persino Peter se ne era accorto non poteva più negare l’evidenza.

Non poteva più aspettare, doveva parlargli al più presto.

 

 

Orlando uscì dalla sala trucco salutando distrattamente la ragazza che lo aveva di nuovo trasformato in sè stesso, eliminando orecchie, parrucca e trucco. Era sempre sul chi vive, non riusciva a ricordare chi ci fosse quella sera alla festa, e quindi temeva sempre che la persona che aveva davanti in quel momento potesse averlo visto su quel maledetto divano tra quei due pazzi...

Ma per fortuna la giornata era finita, e finalmente poteva tornare al suo appartamento e starsene un po’ tranquillo. O almeno così credeva, perché quando vi arrivò trovò Viggo che lo aspettava davanti alla porta,  appoggiato alla ringhiera del ballatoio.

Rimase un attimo immobile, senza parole. Non si aspettava proprio di vederlo lì, ed ora non aveva idea di cosa fare.

Fortunatamente fu Viggo a fare qualcosa, avvicinandosi a lui con una strana espressione indecifrabile. “Orlando, vorrei parlarti...”

Il ragazzo fece un passo verso la ringhiera, appoggiandosi ed abbassando lo sguardo.

“Dimmi...”

“Volevo chiederti scusa per quello che è successo l’altra mattina. Io...”

“Viggo, cosa è successo l’altra mattina?”

“Non lo so...cioè, non so come spiegarti, ma adesso non ha importanza. Tutto quello che vorrei è...”

“Ti senti attratto da me? – lo interruppe bruscamente Orlando senza alzare gli occhi da terra – dimmi la verità, Viggo.”

“Cosa importa, adesso? Io voglio solo che torni tutto come prima...”

“No...voglio una risposta. Sei attratto da me, Viggo?”

L’uomo abbassò lo sguardo un istante, per poi puntarlo di nuovo con decisione in quello di Orlando. “Sì.”

“E allora non può tornare niente come prima! – alzò la voce il ragazzo, facendo per entrare in casa – lasciami stare!”

Ma Viggo lo prese per un braccio, obbligandolo a fermarsi.

“Aspetta. Lo so che ti ho ferito, forse ti ho anche spaventato. Ma posso dimenticare la mia attrazione per te...quella non è importante...la nostra amicizia sì...non so come fare, ma vorrei che tu dimenticassi quello che è successo...”

“Viggo...io non so cosa pensare...Mi sveglio distrutto dopo una nottata merdosa, e mi trovo tra le tue braccia, sotto le coperte...”

“Io...non so perché ci siamo addormentati così, ma ti giuro che non l’ho fatto per desiderio...eri così debole, ed indifeso...io non so... - sospirò...in realtà non sapeva proprio cosa dirgli – ma non pensavo...insomma, Orlando, sei stato tu ad abbracciarmi, e poi la mattina dopo eri così sereno...non mi sembrava che..”

“Ecco...appunto...mi sveglio tra le tue braccia, e non ci trovo niente di strano...anzi, l’unica idea che mi viene è di infilarmi nella tua doccia...e quando mi sento male, mi appoggio a te come se fosse la cosa più naturale del mondo! Ti sembra normale, questo?”

“Beh...in un certo senso sì...”

“E invece a me non sembra normale per niente! Io non ci capisco più niente, Viggo, ed ho paura! Ho una paura dannata di questa intimità del cazzo che c’è tra noi! Non so cosa significa! E sapere che hai voglia di baciarmi non mi aiuta per niente, cazzo!”

E senza lasciare all’altro di tempo di rispondere, entrò in casa, sbattendogli per la seconda volta la porta in faccia.

 

Orlando guardò fuori dalla finestra. Ormai era sera, ma non aveva nessuna voglia di uscire di casa. Dopo la discussione con Viggo, per cercare di calmarsi, si era buttato in ogni attività possibile. Aveva persino rimesso in ordine la sua camera, al punto che così pulita non l’aveva più vista dal giorno che ci si era insediato...Ora se ne stava lì a guardarla con uno strano sorriso triste, e non sapeva proprio cosa fare. La verità era che Viggo gli mancava da morire...avrebbe voluto correre da lui e parlargli, ma aveva troppo paura di quello che sarebbe potuto venir fuori da quel discorso...Prese il telefono e fece un numero...un numero che aveva imparato a fare quando stava male...

 

“Pronto?”

“Ciao Gil, sono Orlando.”

“Orlando?”

“Si, Gil! Orlando, il tuo primo amore, il tuo migliore amico...ricordi?”

“Smettila di scherzare, Orli, ero solo stupita...é un bel po’ che non ci sentiamo...”

“Hai ragione, scusami. E’ che da quando sono tornato in Nuova Zelanda ho avuto veramente poco tempo...”

“Non ti preoccupare...Piuttosto, dimmi, a cosa devo l’onore di questa telefonata?”

“Senti...volevo chiederti una cosa. Cioè...in realtà...uff, non so da che parte cominciare...”

“...”

“Senti, quando stavamo insieme, mi trovavi virile?”

“Virile? Orlando, avevamo 15 anni! Eri alto come un idrante, ed avevi i brufoli!”

“Dai, smettila Gillian!”

“Ok...”

“Insomma, voglio dire...ci siamo divertiti, no?”

“Beh, sì, direi di sì...anche se poi crescendo ho fatto di meglio...”

Orlando riuscì ad immaginare alla perfezione l’espressione maliziosa che si era appena formata sul viso della ragazza.

“Gillian, non mi stai prendendo sul serio...”

“Certo che no! Continui a dire stupidaggini!”

“Uff...hai ragione, scusami...il problema è che...è che credo di attrarre gli uomini...e ho paura di essere gay...” disse tutto in un fiato.

La ragazza scoppiò in una sonora risata.

“Gillian...”

“Scusami...è che... – cercò di calmarsi – non ridevo di te, ma di quanto ci hai messo ad arrivare al punto! Ascolta, Orlando: tu sei un bel ragazzo, ed ormai sei anche abbastanza famoso. E’ assolutamente normale che ci siano uomini o donne attratti da te, no? L’altro giorno ho visto un paio di tue foto che...beh, lasciamo perdere...”

“Lo so, lo so...però c’è una persona che...”

“Ah, è qualcuno che conosci bene, eh? Questo cambia le cose!”

“Già...e cosa devo fare?”

“Niente! Cosa hai fatto quando hai saputo che mi piacevi?”

“Sono venuto a cercarti e ti ho baciato!”

“Perché?”

“Beh...perché anche tu piacevi a me, no?”

“Ecco: cerca di capire se questa persona ti piace. Se la risposta è no, faglielo capire senza ferirla, e basta. Se è sì...vedi se hai voglia di baciarlo! Non è così complicato, come vedi! Devi solo evitare di farti domande inutili...nessuno nasce e muore chiuso in una definizione! Sono le persone che incontri e che ami che fanno la differenza!”

“Detta così sembra semplice, sai? Ci proverò...”

“Ok...fammi sapere come è andata...un bacio!”

“Bacio anche a te Gil! Ah...grazie...sono contento che tu sia mia amica...”

“Anch’io, Orli...”

 

Viggo passeggiava per il giardino del residence. Gli piaceva molto il paesaggio che si vedeva da lì, e l’aria era così fresca e limpida quella sera...era contento di non essere andato subito a dormire, gli sembrava di sentirsi un po’ meglio, tra quegli alberi...

Alcuni passi alle sue spalle lo fecero sobbalzare, e rimase ancora più stupito nel vedere Orlando dietro di sè, che ora lo fissava con un’espressione indecifrabile.

“Orlando...”

“Fammi capire, Viggo. Fammi capire cosa significa...”