.|. Non ti Riconosco .|.

Capitolo Quattro

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Viggo si rese conto di essere immobile da qualche secondo, con la bocca appena un po’ aperta, ed un’espressione non troppo intelligente sul volto. Riuscendo ad immaginarsi da fuori, gli sfuggì un piccolo sorriso amaro.

Orlando era ancora di fronte a lui, stringendo i pugni e cercando di mostrarsi deciso. Ma tutta la decisione con cui era arrivato lì stava svanendo, man mano che Viggo continuava a guardarlo senza dire nulla, e quando lo vide abbassare il capo e sorridere in un modo che gli parve cattivo, venne preso completamente dalla paura, e fece per girare su sè stesso ed andarsene.

“No, aspetta!” fece Viggo non appena se ne accorse, ed allungando un braccio come per fermarlo. Ma si rese conto subito che non sapeva proprio cosa dirgli, e lo abbassò di nuovo.

“Oh, santo cielo, Viggo! Ti prego, fa’ qualcosa, perché mi sembra di diventare matto!”

Rispose il ragazzo arrossendo.

“Hai ragione, scusami. E’ che non so proprio cosa fare... – prese un profondo respiro, e poi si avvicinò a lui – perché l’unica cosa che mi viene in mente adesso è abbracciarti per toglierti questa dannata paura, ma non sono sicuro che me lo permetterai...”

Orlando sorrise. “Beh, è sempre meglio di starcene qui in silenzio come due idioti, no?” chiese con un tono un po’ sollevato, e si avvicinò incerto all’uomo.

Viggo, da parte sua, non riuscì ad aspettare oltre, e lo abbracciò con tutta la forza che aveva. Tutto quello che voleva era togliergli quell’ansia che aveva dipinta in volto, e cercare di sembrargli il meno ambiguo possibile. Orlando si lasciò tranquillizzare da quel nido caldo, e dopo qualche istante Viggo lo sentì sussurrare contro il suo petto qualcosa che sembrava “Mi sei mancato così tanto...”

“Orlando, mi dispiace...se vuoi possiamo dimenticare tutto...”

“No! – disse  staccandosi dall’uomo, ed abbassando subito la voce quando si accorse di aver quasi urlato – non voglio dimenticare, Viggo. Non credo sia più possibile...voglio capire...e voglio che tu mi aiuti...”

Viggo sospirò.

“Come posso fare? Non posso mica insegnarti...”

Ma si fermò. Era senza dubbio una delle conversazioni più difficili in cui si fosse trovato. Nemmeno nel momento in cui lui e sua moglie avevano deciso di separarsi, si era sentito così spaesato.

“Insegnarmi ad amare un uomo? – Orlando sorrise amaramente – no...non puoi...però puoi...non lo so...raccontami qualcosa, che ne so...cosa significa per te...io... – sospirò – credevo di conoscerti, ed invece non è vero. E non mi piace.”

Viggo sorrise. La cosa più bella di quello che stava succedendo, era rendersi conto che forse avevano stabilito un contatto. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma sentiva che almeno lo avrebbero affrontato insieme.

Lo prese per mano, ed insieme si avvicinarono alla piccola piscina del residence, camminando lentamente.

In un angolo c’erano alcune sdraio di legno, e Viggo si sedette su una di esse, invitando Orlando a fare altrettanto. Il ragazzo si sedette accanto a lui, e si raggomitolò, abbracciandosi le gambe.

“Allora, cosa posso raccontarti? – sorrise Viggo, cercando di mostrarsi calmo – vediamo, potrei descriverti la faccia da pesce surgelato che avevo la prima volta che  ho capito che Richard era attratto da me...”

“Richard?”

“Un mio amico...eravamo insieme al college...ora è medico. E’ a lui che ho telefonato quando sei stato male...”

“E’ gay?”

“Sì...è stato lui a farmi capire...beh, insomma...comunque non c’è mai stato niente di serio tra noi...io ero come ipnotizzato da lui, dalla sua personalità...ed ero anche attratto...ma non siamo mai andati oltre a qualche bacio...siamo rimasti amici, però, ed è stato meglio così!”

“E poi?”

“E poi cosa? Vorresti la storia della mia vita? – chiese Viggo con un tono tra lo scherzoso ed il dolce – Tipo: Le Mirabolanti avventure di Mr. Mortensen?”

“Beh, più o meno...” Rispose ridacchiando...

e così presero a parlare per più di un’ora, raccontandosi mille cose diverse, tirando fuori ricordi impensati, ora buffi, ora dolci, ora tristi...Le figuracce, i peggiori imbarazzi, le bravate...

Orlando si sentiva bene. Non vi era tensione, né strane verità spiazzanti, come aveva temuto. Solo Viggo, la sua dolcezza, ed una allegria che riservava a poche persone ed a pochi momenti. E lui era una di quelle persone. Lo sapeva, e non gli faceva paura.

Dopo avergli raccontato una delle scene più imbarazzanti della sua vita, qualcosa in cui c’entravano dei preservativi ed un bicchiere, e dopo aver riso fino a farsi venire il mal di pancia, Orlando tirò un grosso respiro, distendendo i muscoli, e si stese accanto a Viggo.

L’uomo sobbalzò a questo gesto, poi vide l’espressione rilassata che si era formata sul volto del ragazzo, e gli mise un braccio attorno alla spalla.

“Va meglio? Ti faccio ancora paura?”

“Vig, tu non mi hai mai fatto paura... – sussurrò posando la testa sulla sua spalla, senza aprire gli occhi – avevo solo bisogno di...non lo so...non so di cosa avevo bisogno, ma so che ora sto bene.”

Viggo sorrise. Non riusciva a credere che la situazione fosse cambiata così tanto in poco più di un’ora...senza pensare si avvicinò al volto di Orlando e posò un bacio leggerissimo sulla sua fronte. Il ragazzo sorrise, e sempre tenendo gli occhi chiusi, si girò verso di lui e gli cinse il petto con un braccio. Non si era mai sentito così sicuro e protetto...

“Ti riaccompagno al tuo appartamento, d’accordo? – sussurrò Viggo – si sta facendo tardi, e domani abbiamo parecchie scene da girare...”

Orlando annuì, ma quando si sollevò, non poté trattenere uno sguardo corrucciato. Non aveva voglia di staccarsi da Viggo. Non sapeva bene il perché, ma voleva restare lì, con lui... in ogni caso cercò di nascondere la sua delusione, e si alzò dalla sdraio.

Si incamminarono verso gli appartamenti, senza parlare. In realtà nessuno dei due aveva voglia di andarsene a dormire. Arrivati davanti alla porta di Orlando, Viggo si fermò un attimo imbarazzato. “Beh...buonanotte...”

Orlando non rispose. Si guardava le scarpe, giocherellando nervosamente con le chiavi che aveva tirato fuori. Era da quando si erano alzati dalla sdraio che un pensiero, o forse meglio un impulso, gli ronzava nella mente, e questo lo terrorizzava.

“Orlando, va tutto bene?”

“No...” sussurrò quasi impercettibilmente, poi fece un passo avanti, mentre il cuore cominciava a battergli ancora più forte, e baciò le labbra dell’uomo. Viggo rimase pietrificato. Tutto si sarebbe aspettato, tranne questo.

“Orlando, non devi...non sei obbligato...”

il ragazzo scosse il capo, interrompendolo.

“Non mi mandare via..è già troppo difficile così...”

Viggo sentì il cuore stringersi. Non lo aveva mai visto così confuso e spaventato. Gli prese le mani.

“Hai detto di non aver paura di me...”

“Infatti...è di me che ho paura...del fatto che adesso...forse...forse vorrei baciarti...”

L’uomo sorrise. Lo abbracciò, e lentamente gli baciò le labbra. Poi, con una lentezza esasperante, cominciò a passare la propria lingua su di esse, in una dolcissima carezza.

Sentì che Orlando cominciava a tremare, ma la forza con cui rispondeva a quell’abbraccio gli fece capire che non voleva fermarsi.

Lentamente, cercando di godersi ogni istante, continuò a muovere le sue labbra su quelle del ragazzo, stringendole ora tra la lingua ed il labbro, ora tra i denti...Quando le sentì aprirsi, impercettibilmente, cominciò a spingersi dentro con la propria lingua, delicatamente, ritirandola ad ogni colpo, ed entrando appena un po’ di più a quello successivo...Sentì Orlando sospirare, e spingere il proprio corpo contro il suo...se quel ragazzo continuava così, non sarebbe riuscito a restare delicato...cominciava a sentire l’eccitazione scaldargli il ventre, ma sapeva di non poter esagerare. Mentre se lo ripeteva, però, la sua bocca e la sua lingua avevano deciso di non ascoltarlo, e si rese conto di star baciando Orlando con passione, togliendogli quasi il fiato. Ed il ragazzo aveva aperto completamente la bocca, rispondendo al bacio ed abbandonandosi contro di lui. Lo sentiva tremare come una foglia, e stringere le mani attorno alle sue spalle come per aggrapparsi...voleva staccarsi, perché temeva che fossero brividi i paura, ma non riusciva a farlo...lentamente, impiegando tutta la propria forza di volontà, si staccò, e prese il suo volto tra le mani, costringendolo a guardarlo.

Orlando respirava affannosamente. Nel giro di pochi istanti i suoi occhi, socchiusi in un’espressione beata, si spalancarono, mostrando uno smarrimento completo.

Face un passo indietro, continuando a fissare Viggo con terrore.

“Orlando...aspetta...scusami, ho esagerato...non dovevo farmi prendere, mi dispiace...”

“No...no...non è colpa tua... – continuava ad indietreggiare, ancora con il fiato grosso – Ora vado...devo andare...scusami...”

“Orlando, aspetta...”

Ma non fece in tempo a finire, che di nuovo vide chiudersi la porta davanti alla faccia.

“E con questa fanno tre...” mormorò, cercando di sdrammatizzare. Sospirò, e tornò lentamente verso il proprio appartamento. Era preoccupato, ma cosa poteva fare? In fondo aveva fiducia in Orlando e nella loro...amicizia? si poteva più chiamarla così? Comunque la volessero chiamare, dopo quello che era successo, dopo che erano riusciti a parlare così serenamente, sperò che anche questa nuova fuga di orlando si concludesse bene...forse aveva solo bisogno di un po’ di tempo...

 

Orlando si chiuse la porta alle spalle, mentre ancora il cuore gli batteva a mille...doveva calmarsi... si avviò verso la cucina, tirò fuori una bottiglietta dal frigo e bevve un lungo sorso d’acqua. Tirò un respiro profondo e si sedette. Doveva ragionare. Doveva calmarsi e ragionare.

Lanciò a terra la bottiglietta, con un urlo di rabbia. Non ci riusciva. Si sentiva malissimo.

Cos’era quello che aveva provato baciando Viggo? Non poteva fingere di non vederlo...era passione...desiderio...aveva voluto quel bacio, si era lasciato coinvolgere fino al midollo in quel bacio...

Come aveva fatto a mentire a sè stesso in quel modo fino a quel momento? Come aveva fatto a non accorgersi da solo di quello che provava? L’amicizia, gli scherzi, gli abbracci...solo un castello di bugie...di scuse per non guardare in faccia alla realtà...per non accorgersi cos’era Viggo davvero per lui...

Era omosessuale? Non lo sapeva...sapeva che provava qualcosa per un altro uomo...e che mille muri costruiti dentro di sè stavano crollando...

Era come un’emorragia...mille pensieri, tutti dolorosi, mille sensazioni troppo forti lo stavano attraversando, e gli sembrava di non riuscire a respirare...

Tutto finto...tutto fasullo...sono un bluff...soltanto un ammasso di bugie...mormorava lasciandosi scivolare dalla sedia al pavimento...gli sembrava che gli si dovesse spaccare la gola, da quanto si sentiva male. Si abbandonò all’indietro, stendendosi a terra, finché finalmente non riuscì a piangere...e la stanza risuonò dei suoi singhiozzi...