.|. Non ti Riconosco .|.

Capitolo Due

~

“Si...si...ho capito...grazie Richard...no, no...ci penso io, grazie. D’accordo...grazie mille ancora, e scusami se ti ho disturbato...”

Viggo riattaccò il telefono, abbastanza tranquillizzato. Secondo quello che diceva il suo amico medico, se Orlando aveva vomitato prima che quella roba gli fosse andata troppo in circolo, non ci sarebbero state conseguenze. Tutto quel che doveva fare era starsene a riposo uno o due giorni. E non farsi vedere in giro, aggiunse l’attore mentalmente.

Si alzò dal letto e i avvicinò alla porta del bagno.

“Orlando, come va?”

In tutta risposta ebbe il rumore dello scarico del water, e dopo poco comparve sulla porta Orli, poggiandosi allo stipite.

“Di merda...”

“Hai vomitato ancora?”

“Già...non pensavo che il mio stomaco potesse contenere così tanta roba!”

“Orlando, a volte sei davvero disgustoso!” Scherzò Viggo. Ma subito dopo il suo sguardo si rabbuiò. Il ragazzo aveva davvero un brutto aspetto. Era incredibilmente pallido...gli occhi erano cerchiati di nero, e sembrava molto debole.

“Avanti, vieni.”, disse prendendolo sotto braccio. Lo portò fino al letto, e dopo averlo fatto stendere lo avvolse in una coperta.

“Grazie... – sussurrò Orlando mentre gli si chiudevano gli occhi – non ne posso più...”

“Non ne dubito...spero che questo se non altro ti serva da lezione...”

Orlando aprì gli occhi, non senza sforzo, e guardò Viggo con un misto di stupore e risentimento. “Cosa vorresti dire?”

“Orlando, cosa hai preso? “ chiese con voce dura. Per quanto si fosse ripromesso di parlargliene quando fosse stato meglio, vederlo in quello stato gli metteva una tale rabbia...non era riuscito a trattenersi...

“Ti ho detto che non lo so... -  piagnucolò già con gli occhi chiusi – mi sento già abbastanza stupido senza bisogno della tua ramanzina...lasciami in pace, ti prego...”

“Scusami – mormorò Viggo – è che non mi sarei mai aspettato che tu facessi cose del genere...”

Il ragazzo si sollevò di scatto. “Quali cose, scusa? Farmi abbindolare da una troia che chissà che merda mi ha messo nel bicchiere? Ah, certo, l’uomo vissuto qui di certo non ci sarebbe cascato, immagino! Beh, scusa, evidentemente sono ancora un bambino ingenuo...ma non vedo perché tu debba farmela pesare in questo modo!”

Viggo rimase un istante senza parole. Ma appena finalmente realizzò cosa fosse successo, provò assieme un gran sollievo ed una gran rabbia. Sollievo perché Orli non aveva fatto quel che temeva, rabbia per aver dubitato di lui, e per quello che la biondina gli aveva fatto...

“Scusami, io credevo...beh, lascia perdere quel che ho detto...riposati, vado a prenderti un po’ d’acqua...con tutto quello che hai vomitato rischi di disidratarti...”

Tornò dopo pochi istanti con un bicchiere pieno di acqua e limone, e sollevando per le spalle Orlando, gliene fece bere il contenuto. Provò una gran tenerezza quando, un istante dopo aver staccato le labbra dal bicchiere, Il ragazzo posò la testa sulla sua spalla e si addormentò. Il danese scivolò giù lungo il letto e si stese, sempre tenendogli un braccio attorno alle spalle. “Come sei freddo...” sussurrò, parlando più con sè stesso che con Orli. Gli rimboccò le coperte e rimase accanto a lui, rimuginando su quel che era successo...

 

 

Viggo aprì gli occhi. Era in una posizione stranissima, e le coperte del letto erano tutte scombinate. Lentamente gli tornò alla memoria quello che era successo la sera prima...e si alzò di scatto.

Accidenti, si era addormentato! Bene, ottimo lavoro!

Si guardò attorno, ma la stanza era vuota. E dire che si era ripromesso di vegliare Orlando nel caso fosse stato ancora male... prima che potesse preoccuparsi, però, vide il ragazzo uscire dal bagno, con addosso solo un asciugamano attorno alla vita, mentre si strofinava i capelli con un altro.

“Buongiorno”

“Buongiorno...come ti senti?”

“Meglio, grazie...”

“Avresti fatto meglio a startene a letto...sei ancora molto pallido...”

“Lo so, ma ero una vera schifezza, sentivo proprio il bisogno di una doccia...e comunque sto bene adesso, sta’ tranquillo!”

E dicendo così allargò le braccia e girò su sè stesso. Ma, come se volesse ricordargli che ancora non poteva esagerare, il suo fisico lo piantò in asso, facendogli venire un giramento di testa.

Buttò le mani avanti e si aggrappò alla testiera del letto ma appena riuscì ad aprire di nuovo gli occhi, sentì le braccia di Viggo attorno al suo petto, che lo sorreggevano.

“Visto? – disse l’uomo mentre lo rimetteva in piedi – non ti saresti dovuto alzare...”

“Ma è solo un giramento di testa, non è nulla...”

“E se ti fosse venuto mentre eri nella doccia? – chiese girandolo verso di sè e guardandolo con rimprovero - Avresti potuto farti male.”

Orlando mugugnò qualche sillaba di protesta. Anche se in effetti gli girava parecchio la testa, e non riusciva nemmeno a reggersi in piedi da solo.

Di nuovo, come aveva fatto la sera prima, posò il capo sulla spalla dell’amico, e chiuse gli occhi.

Viggo rimase un attimo senza respiro. Questi gesti di tenerezza di Orlando avevano il potere di lasciarlo sempre turbato. Accarezzò i suoi capelli, e posò un bacio sulla sua fronte.

Il ragazzo sorrise . “Mi fai proprio sentire un bambino, quando fai...”

Ma le parole gli morirono in bocca, quando Viggo gli sollevò il mento con una mano e gli baciò le labbra.

Rimase come pietrificato, mentre il cuore cominciava a battergli come un tamburo di guerra. Poi sentì le sue guance diventare rosse per la vergogna, come forse non avevano mai fatto, e si allontanò di scatto.

“Viggo, che cazzo fai?!”

L’uomo rimase immobile. Era stupito del proprio gesto almeno quanto Orlando, e fece un passo, cercando di raggiungerlo.

“Orli, io...”

“Io cosa? Non mi toccare! – urlò il ragazzo prendendo i vestiti dalla sedia su cui erano posati e vestendosi con foga – ma cosa vi prende a tutti? Prima quei due pazzi di ieri sera, e adesso tu! Cos’ho, che vi faccio venire queste idee?”

“Orlando, aspetta...non ti arrabbiare, io...”

Ma prima che l’uomo potesse finire la frase, Orli era uscito, facendo sbattere la porta.

Viggo rimase fermo alcuni secondi in mezzo alla stanza, mentre cercava mentalmente un qualsiasi modo possibile per cancellare quello che era appena successo.

Ma non c’era un modo. Aveva fatto una bella stronzata, e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze...una rabbia improvvisa gli salì alla gola, ed urlando diede un poderoso calcio alla sedia, rovesciandola.

Raccolse l’asciugamano che Orlando aveva lasciato cadere a terra, e si avviò lentamente verso il bagno per rimetterlo a posto. Immerse le mani sotto il getto di acqua fredda, e se la gettò più volte sulla faccia. Poi rimase così, con le mani appoggiate al lavandino e la testa china, mentre gocce d’acqua scendevano dal suo viso gocciolando giù.

Cosa aveva fatto?

Era attratto da Orlando. Lo sapeva. Lo sapeva dalla prima volta che l’aveva visto. Ma aveva deciso di metterci una pietra su, da subito. Perché non era giusto. Perché non aveva senso. Perché sapeva di essere abbastanza adulto da accettare con serenità la propria bisessualità. Non era mai stato un problema...anzi, l’aveva sempre vissuta come qualcosa di naturale, quasi inevitabile...Ma sapeva anche che per Orlando non era così. Non aveva mai avuto a che fare con nulla del genere, ne era certo. Glielo aveva letto in faccia. Ed era per questo che aveva deciso di seppellire in un angolo del proprio cuore l’attrazione che provava per lui, ed accontentarsi della sua amicizia. E adesso...adesso di sicuro aveva perso anche quella. Solo perché per un istante aveva perso il controllo e aveva ceduto ai propri istinti.

Sospirò, asciugandosi la faccia e tornando in camera. Si buttò sul letto, dandosi del coglione. - Bel lavoro, Viggo, bel lavoro davvero! - ma per quanto si sforzasse di pensare a come riparare il danno fatto, di cosa poter dire ad Orlando per fargli dimenticare ciò che era successo, tutto ciò che occupava la sua mente era quel corpo esile, caldo ed ancora umido, che aveva stretto tra le braccia...

 

Orlando percorse a grandi passi il ballatoio che portava al suo appartamento, tenendosi praticamente aggrappato al corrimano. Per fortuna quasi tutti gli attori erano alloggiati nello stesso residence, perché in quelle condizioni non sarebbe riuscito a fare molta strada in più...

Frugò freneticamente nelle tasche dei pantaloni, finché non trovò la chiave e poté aprire la porta. Entrò, e se la chiuse alle spalle ansimando, poi si buttò nel letto, nascondendo il viso nel cuscino.

Si sentiva veramente male. Le tempie gli battevano furiosamente, e lo stomaco aveva ripreso a girargli vorticosamente. Ma la cosa che più lo faceva star male era quel fortissimo senso di vergogna che non voleva abbandonarlo.

Perché? Perché Viggo aveva fatto una cosa del genere? Non se lo sarebbe mai aspettato...cosa credeva, che fosse gay? Immagini confuse di quell’uomo che la sera prima gli aveva messo le mani addosso riaffiorarono alla sua mente, facendolo vergognare ancora di più.

Non era già abbastanza imbarazzante quello che era successo alla festa? Ora doveva sopportare anche questo...ma forse era proprio per quello che era successo...forse Viggo aveva pensato male di lui...ed ora lo considerava una puttanella stupida di cui chiunque poteva approfittare...

Lo odiava...si lo odiava. Perché lo aveva fatto sentire in quel modo, e perché aveva rovinato la loro amicizia proprio in quel momento, quando sentiva che ne avrebbe avuto più bisogno...