.|. L'Ultimo Dono .|.

10. Nelle Stelle

~

“È giunto il momento di onorare ancora una volta l’Alleanza che esiste tra i nostri due popoli. Per secoli, Elfi e Uomini, hanno combattuto e sono morti insieme, e proseguiranno a vivere anche nel futuro questa lealtà. Com’era scritto nelle Stelle dell’inizio dei Tempi, quest’oggi celebreremo l’unione che riporterà una nuove luce in queste Terre, logorate dal dolore e dalle guerre”

Queste furono le parole che Re Elrond pronunciò, fermandosi in cima alla scalinata che conduceva nel Merethrond, attirando le attenzioni di tutti i presenti. Ricordo quel silenzio, misto di attesa e rispetto per l’antico sovrano degli Elfi. Era una cosa consueta, ma in quegli istanti lo trovai insopportabile, mentre attendevo il mio momento, sulla sinistra di colui che mi aveva cresciuto come suo figlio. Ero ancora celato agli occhi di tutti, ma in qualche modo, riuscivo già a sentire i loro sguardi pieni di incredulità e confusione, e il mio cuore iniziò a battere e battere con forza. Ma non fu niente in confronto a quello che provai quando i miei occhi si posarono su di te, appena giunto, dopo esserti cambiato d’abito, dalla parte opposta alla mia, sull’altro lato del corridoio che dava sulle scale. Avevi indossato quelle vesti che tu stesso mi avevi donato e che, sul tuo corpo, apparivano ancor più meravigliose. La bellezza si presenta agli occhi di un uomo sotto varie forme, e tu, in quel momento, la rappresentavi appieno. Per qualche istante mi sembrò di non riuscire a respirare, mentre i miei occhi vagavano su di te e presto, ogni contatto con la realtà, svanì. Tutta l’agitazione di poco prima, lasciò spazio ad un’immensa gioia e sicurezza per quello che stava per accadere. Mai avevo voluto qualcosa così tanto, e mai ne ero stato così convinto. E poi quel tuo sorriso, pieno di speranze che fino a poche ore prima credevo di aver perduto per sempre e pensai che quello, mi sarebbe bastato per andare avanti. Un tuo sorriso e nient’altro.

Infine Elrond fece un passo indietro e udii distintamente i mormorii incuriositi quando Celeborn, il sovrano di Lothlòrien, lasciando la mano della propria sposa, salì lentamente gli scalini, raggiungendo il Re di Imladris e fermandosi al suo fianco. E fu allora, quando entrambi allungarono la mano verso di noi, che venne il momento di affrontare la verità. Sia per noi due, sia per le decine di persone presenti.

Sentii il cuore battere, se possibile, ancor più prepotentemente nel petto e le gambe tremare, come se stessero per cedere, ma poi, incrociai di nuovo i tuoi occhi ed in pochi istanti, come dotato di un nuovo vigore per proseguire, mi ritrovai al fianco di Elrond. Non ricordo con esattezza cosa accadde in seguito perché, da quel momento, mi persi nel tuo mare profondo, e vidi quelle acque calme e blu, diventare sempre più scure, come durante una tempesta, mentre Elrond e Celeborn pronunciavano quella formula solenne che mai nessun Mortale aveva udito. Invocarono come testimoni, Manwë, il Signore di Arda, e Varda, la Signora delle Stelle, chiedendo la loro benedizione eterna. Ed allora, coloro che facevano le veci dei nostri padri, presero le nostre mani e le congiunsero, rivolgendosi a Ilúvatar stesso, il Padre di Tutto, cosa che raramente veniva fatta in altre occasioni.

E quello che credevo ancora un sogno, divenne, in tutto e per tutto, realtà, quando solo le nostre mani rimasero unite e ci scambiammo quei sottili anelli d’oro che rappresentavano il simbolo della nostra unione. Sentii la tua mano tremare in quegli istanti, e il tuo sguardo si abbassò, come per volersi accertare su quello che stavamo facendo. E quando ci guardammo nuovamente negli occhi, non eravamo più amici, ma compagni, uniti per l’eternità di fronte ai Potenti.

Non so cosa impedì alle lacrime di gioia che sentivo, di scorrere liberamente sulle mie guance, forse il caldo sorriso che si era dipinto sul tuo viso e sembrava non voler lasciare le tue labbra, o forse la mano di Elrond sulla mia spalla, segno che la cerimonia era ormai terminata.

Chiusi gli occhi in quel momento, col timore però di riaprirli ed accorgermi che era stata tutta una splendida illusione. Ma non avvenne. Sentii le tue dita tra i capelli che mi accarezzavano teneramente, e poi, leggere come il battito d’ali di una farfalla, le tue labbra si posarono sulle mie. Un bacio dolce ed innocente, come il primo che ci scambiammo, anni ed anni prima, quando la nostra amicizia era appena nata e diventava, giorno dopo giorno, più forte.

Solo allora, tenendoci per mano, ci voltammo verso gli ospiti che, per tutto quel tempo, erano rimasti ad osservare la cerimonia, fermi nel Salone delle Feste. Ed in quel momento sentii la stretta della tua mano aumentare, potevi vedere negli occhi della maggior parte di loro, lo stupore  e la confusione, le stesse cose che io notavo nelle loro espressioni, ma tu forse percepivi qualcosa di più, riuscivo a sentire la tua agitazione e il tuo timore, quando, per un lunghissimo momento che sembrò interminabile, regnò il silenzio.

Ma poi, un movimento tra i presenti, e Haldir salì le scale, fermandosi davanti a noi. Si mise una mano sul cuore, poi, sorridendo, ti abbracciò, augurandoti la felicità. Non ti ho mai detto quanto mi sono sentito sollevato in quell’istante, quando sul tuo viso, vidi svanire ogni dubbio e ogni paura, grazie all’abbraccio leale di un amico.

E dopo Haldir, Gandalf, Éomer, Faramir e tutti coloro che, in modo o nell’altro, erano stati nostri compagni nelle lunghe avventure che avevamo vissuto, salirono ad augurarci ogni bene, con il sorriso sulle labbra e la felicità nel cuore.

Sapevo che i loro auguri erano sinceri, come sapevo anche che alcuni, anzi, molti degli altri Uomini e Donne presenti, non avevano approvato, ma non mi importava. Avevo l’appoggio di coloro che consideravo amici e soprattutto, avevo te, la persona che amavo con tutto me stesso e al tuo fianco, non temevo niente e nessuno.

Poi, finalmente, quei difficili momenti, terminarono, ed iniziò il banchetto in nostro onore e la festa. Come accade spesso durante questi avvenimenti, il tempo a disposizione per stare insieme fu limitato. Molti appartenenti al tuo popolo cercarono le attenzioni del loro nuovo Re, e presto ti persi di vista. Era strano quello che provavo, sapevo che eri in quel salone e ogni tanto riuscivo anche a scorgere il tuo viso, eppure mi sembravi sempre così lontano, come se tutte quelle persone fossero lì per dividerci. Parlai con tutti, fingendo di divertirmi, ma dentro di me non desideravo altro che quella festa terminasse, per restare di nuovo solo con te. Ed infine, il mio desiderio, si avverò.

 

“Quando il Sole sorgerà…” disse Elrond posando una mano sulla spalla di Aragorn “…inizierà per te una nuova vita…abbi fiducia in te stesso e nel tuo compagno, ed insieme affronterete ogni difficoltà”

L’uomo chinò la testa, sorridendo

“Sono pronto ad affrontare qualsiasi difficoltà perché so per certo che la luce di Legolas potrebbe squarciare ogni tenebra”

“E così sarà” ribatté Elrond con un sorriso, prima di allontanarsi e raggiungere Celeborn e Galadriel, poco lontano.

Aragorn allora, senza attendere un solo istante di più, si diresse rapidamente fuori sul terrazzo e tirò un profondo respiro, come sollevato. Appoggiò i gomiti sulla balaustra di marmo, chinandosi per nascondere il viso tra le mani…fece scorrere le dita tra i capelli e  sorrise…era finita finalmente.

“Cosa ti rende così felice, mio signore?” sussurrò Legolas fermandosi dietro di lui e accarezzandogli la schiena con una mano.

“Vuoi proprio saperlo?” ribatté il ramingo rialzandosi e voltandosi verso il compagno, lo vide annuire sorridendo e proseguì “Sono felice che tutto questa confusione sia terminata…non riuscivo più a sopportare di…dividerti con tutti quella gente…”

“Potevi venire da me…” mormorò l’elfo facendo un passo verso di lui “…avrei abbandonato qualsiasi discussione per te…”

“Perché non l’hai fatto allora? Perché non hai abbandonato i tuoi discorsi e non sei venuto tu da me?”

“Io…ti guardavo e vedevo che sorridevi, sembrava ti stessi divertendo…” rispose Legolas fissandolo incuriosito da quello strano tono di voce  “…non volevo disturbarti e…”

“Non aspettavo altro che quello Legolas…” lo interruppe Aragorn sospirando “…possibile che…” abbassò lo sguardo e si sedette sul ripiano della balaustra “…non lo sentivi…avevo solo bisogno che tu arrivassi e mi portassi via, lontano da tutto e da tutti…e invece sei restato tutta la sera con…”

“Con qualcuno che tra pochi giorni perderò sempre…” esclamò Legolas stupito da quelle parole “…hai ragione, ho passato tutto il tempo con la mia gente, ma possibile che tu non ne comprendi il motivo? Molti di loro non li rivedrò mai più, tra poco lasceranno queste Terre per sempre…”

“Mancano ancora settimane prima che lascino Minas Tirith” borbottò l’uomo continuando a tenere lo sguardo basso.

“E cosa sono i giorni in confronto all’eternità?” replicò l’elfo “Presto, forse troppo presto, tutto il mio popolo si recherà nelle Terre Immortali, ed io rimarrò solo qui…sono felice di aver fatto questa scelta per rimanerti accanto, ma non puoi incolparmi di aver passato una serata con loro invece che con te, non è giusto, lo capisci?”

Aragorn a quelle parole, rialzò lo sguardo sul viso del compagno e notò i suoi occhi blu velati di lacrime…restarono a fissarsi in silenzio per un lungo momento, come se entrambi fossero stati convinti di avere ragione…poi, all’improvviso, l’uomo prese il polso di Legolas e lo tirò a sé, posando le labbra sulle sue con ardore. L’elfo gli mise le braccia attorno al collo, stringendosi a lui e rispondendo a quel bacio che divenne sempre più caldo…si allontanarono solo qualche attimo per riprendere fiato, per poi ricominciare di nuovo con più passione. Legolas fece scivolare una mano sul petto del ramingo e poi dietro, sulla schiena, spingendolo lateralmente per farlo sdraiare sulla balaustra…si chinò su di lui senza mai interrompere il bacio e sentì tra i capelli, le mani di Aragorn che lo stringevano sempre più forte. Quando infine le labbra iniziarono a sfiorarsi solamente, si ritrovarono entrambi a pronunciare all’unisono quelle parole

“Mi dispiace…”

“Perdonami Êlveren…” continuò subito l’uomo, accarezzando il viso sopra di lui “…sono stato uno sciocco, non avrei mai dovuto…”

“No…tu perdonami…” ribatté Legolas sorridendogli “…potevo trovare del tempo da dedicarti…ho pensato solo a me stesso e…”

“Non è vero…hai agito come ti suggeriva il cuore…è giusto…” mormorò Aragorn scuotendo leggermente la testa, mise una mano dietro la schiena del compagno e lo strinse a sé “…puoi perdonare i deliri di un Uomo geloso del suo sposo?”

Legolas si lasciò sfuggire una risata

“Geloso? Sei geloso del tempo che ho passato con altri invece che con te?”

“Ti sembra così assurdo?” ribatté il ramingo sorridendogli “Ho appena sposato una creatura meravigliosa, credo sia normale che desideri per me ogni sua attenzione…”

“Dillo ancora…” bisbigliò l’elfo sorridendogli “…ripeti che sono il tuo sposo…”

“Sei il mio sposo Legolas…” mormorò dolcemente Aragorn baciandogli le labbra “…il mio compagno…niente e nessuno ti porterà mai via da me…siamo legati davanti ai Valar, amore mio, per l’eternità…”

“Mmm…mi piace…” sussurrò Legolas “…è così bello sentirlo…” nascose il volto contro il collo dell’uomo ma Aragorn lo fece rialzare quasi all’istante

“Tesoro, questa…balaustra sta diventando scomoda…”

L’elfo sorrise, facendo scivolare entrambe le mani sotto la schiena del compagno

“Oh…e dove vorresti andare allora, daer nîn (mio sposo)?”

“Sai cosa fanno di solito due sposi, la sera del matrimonio?” gli chiese maliziosamente il ramingo.

“Mmm…vediamo…posso provare a indovinare…” rispose Legolas facendo rialzare gentilmente il compagno, poi, sorridendo “…nella tua stanza o nella mia?”

“Nella nostra” esclamò Aragorn mettendosi in piedi.

 

I due compagni camminarono velocemente per i corridoi fino a quando Aragorn si fermò di fronte ad una porta, lanciò un’occhiata a Legolas, sorridendo, poi la aprì, facendo segno all’elfo con la mano, di entrare. Lo seguì subito, richiudendo la porta dietro di sé, e, per qualche momento attese in silenzio, osservando divertito le espressioni stupite del compagno…poi, iniziò a parlare…

“Allora…in questa stanza ci sono due scrivanie e scaffali per qualsiasi libro tu desideri…mentre invece più avanti…” fece qualche passo indicando una parete “…possiamo lasciare ogni arma, spade e archi…da quella parte c’è una grande vasca per il bagno e laggiù…” si voltò e vide che Legolas era ancora immobile a guardarsi attorno, così, ridendo, gli prese una mano, trascinandolo “…dicevo, laggiù…c’è la camera da letto vera e propria…”

L’elfo si lasciò sfuggire un sospiro quando vide l’immenso letto a baldacchino…le coperte di seta erano di un blu scuro, come anche i vari cuscini, di diverse dimensioni, mentre a quattro colonne sugli angoli erano legate le tende leggere di un azzurro intenso…si voltò e notò il camino nell’altro lato della camera.

“È veramente…regale…” mormorò.

“Sono contento che ti piaccia, mio Re…” gli sussurrò Aragorn all’orecchio “…credi che manchi qualcosa?”

Legolas restò qualche attimo in silenzio, poi, si voltò verso il compagno, fissandolo intensamente con un sorriso malizioso sulle labbra

“Sì…tu in quel letto”

L’uomo sorrise, alzando un sopracciglio divertito

“Ah sì? Beh…a questo possiamo rimediare subito…non credi?” prese di nuovo la mano del compagno e lo portò vicino al letto, poi, lentamente, si avvicinò ai quattro angoli, liberando le tende. Senza smettere di fissarlo negli occhi, tornò di fronte a lui e avvicinò il volto al suo, sfiorandogli un orecchio con le labbra “E adesso…se mi vuoi su questo letto…spogliami”

Legolas non se lo fece ripetere e, dopo avergli sorriso, iniziò ad aprirgli la lunga tunica bianca, sfiorando, volutamente, le foglie verdi che vi erano ricamate…la fece scivolare a terra e continuò con i pantaloni grigi, slacciando il laccio che li teneva chiusi.

Aragorn abbassò lo sguardo e rimase a fissare le mani del compagno…seguiva ogni loro movimento…anche quando Legolas si chinò per sfilargli prima gli stivali e poi i pantaloni, per poi risalire su di lui, accarezzandogli le gambe, le cosce, il ventre e il petto…e l’uomo sentì, sulla propria pelle, l’anello dell’elfo…un brivido lo percorse all’improvviso e afferrò la mano del compagno, portandosela sopra al cuore…

“Cosa c’è Estel?” gli sussurrò Legolas sorridendo dolcemente.

“È…” iniziò l’uomo ma si fermò, fissandolo intensamente, non riusciva a esprimere quello che sentiva, così, velocemente, aprì l’abito dell’elfo e passò la mano destra sul suo petto “…questo…riesci a sentirlo?”

Legolas chiuse gli occhi, annuendo

“Sì…sì lo sento…” chinò la testa, appoggiando la fronte a quella del ramingo “…Estel è così…” ma un sospiro gli impedì di proseguire.

“Ogni volta che ci sfioreremo, sentiremo sulla pelle questo legame che ci unisce…” mormorò il ramingo “…ed è qualcosa di così…intenso…”

“Ti amo Estel” gli bisbigliò Legolas sulle labbra.

A quelle parole, Aragorn si chinò, sfilando gli abiti rimasti del compagno e stringendolo a sé, si distesero sul letto, continuando a baciarsi e ad accarezzarsi per un lungo momento, fino a quando Legolas sorrise…

“Sai una cosa…stavo pensando che noi due abbiamo vissuto ieri la nostra…prima notte insieme…”

“Ieri sera io ho ricevuto il mio dono…” ribatté l’uomo baciandogli le labbra “…questa notte invece, spetta a te riceverlo…”

“Mmm…e cosa mi donerai Re di Gondor?” gli chiese l’elfo sorridendo maliziosamente.

“Me stesso” rispose seriamente Aragorn fissando gli occhi blu del compagno.

Legolas socchiuse le labbra ma non riuscì a dire niente, sentiva solo il proprio cuore battere con una forza inaudita.

“Prima però…” proseguì il ramingo sorridendogli quando vide la sua espressione “…chiudiamo fuori il mondo…” si inginocchiò e tirò le tende ad ogni lato del letto, per poi stendersi a fianco dell’elfo “…voglio restare da solo con te come un tempo, noi due insieme, senza pensare a niente e a nessuno…”

Legolas gli sorrise e si mise sopra di lui, alzò le mani e le fece scivolare sulle braccia dell’uomo, fino ad intrecciare le dita con le sue

“I Amarth le tunc o nin, a ú awarthathon le…bor…ne guil a gurth, dorthathon na le (Il Destino ti ha condotto da me, e non ti lascerò, mai...nella vita e nella morte, resterò con te)”

 

Ancora non so cosa accadde quella notte, ricordo solo il tuo profumo che mi inebriava, portandomi in luogo dove le nostre anime erano una cosa unica, dove eravamo uniti, non solo fisicamente ma nello spirito, completi in tutto e per tutto. E il tuo corpo che mi trasportava tra le fiamme della passione, volta dopo volta, mi lasciavi a bruciare nel fuoco per degli attimi interminabili e poi mi trascinavi nel mare dei tuoi occhi, dandomi la pace che bramavo. E poi ancora e ancora. Non so quante volte ci perdemmo nel piacere o quante volte ci unimmo, sentivo sempre le tue mani su di me, qualcosa di unico e continuo che mi toglieva il fiato, ma le tue labbra mi davano un nuovo respiro quando credevo di non poter continuare. La tua luce mi scaldava, istante dopo istante, diventando accecante e ardente quando ti perdevi dentro di me. Ed in quei momenti, mentre ti stringevo a me, abbracciando il tuo corpo tremante e ascoltando il battito rapido del tuo cuore, in quei momenti ti sentivo mio, totalmente, ogni singola parte di te mi apparteneva, e non riesco a spiegare quanto mi sentissi fortunato. Fortunato per aver ricevuto un simile dono, la felicità che tanto avevo atteso, e fortunato per avere l’amore di una creatura immortale, una creatura nata per amare e che aveva scelto me.

E quando i raggi del Sole illuminarono nuovamente la Terra di Mezzo, ci risvegliammo stretti uno tra le braccia dell’altro. Ci risvegliammo come compagni, come Re di Elfi e Uomini, con doveri e responsabilità, grandi sì, ma mai come il sentimento che ci teneva uniti. Da quel giorno iniziò una nuova vita per tutti. Per centinaia di anni, insieme a noi, regnarono la pace, la giustizia, l’armonia e l’amore, con coraggio e sincerità, superammo ogni difficoltà che ci si presentò di fronte, e forse per questo motivo, i Valar ci fecero quell’immenso dono, qualcosa che entrambi avevamo sempre desiderato ma che, per natura, non potevamo possedere. Ricordo l’inutile discussione di quella sera, ma ancora meglio, ricordo la luce sul tuo viso quando entrasti nella nostra stanza con quel bambino tra le braccia, tu lo definisti ‘un dono dei Potenti’ ed io non potevo che essere d’accordo. Così, quel piccolo trovato nei boschi, illuminato dalla luce della Luna e delle Stelle, divenne nostro figlio, Eldarion, e per la prima volta permettemmo a qualcun altro di avere il nostro amore che, fino a quel momento, era stato unico e assoluto solo per noi.

Il tempo passò ed Eldarion crebbe, diventando un giovane bello e forte. Ancora mi chiedo come sia possibile che avesse i tuoi stessi occhi, lo stesso blu intenso, ma sapevo che non avrei mai avuto una risposta, e per la verità, non mi importava, mi bastava guardarvi insieme per sentirmi appagato, ogni mio desiderio si era avverato. Nostro figlio divenne un uomo mentre invece, sui nostri volti, i segni del tempo non lasciavano traccia. Per te era una consuetudine ma ogni volta che mi guardavo allo specchio mi sentivo strano, come se quegli anni trascorsi non avessero lasciato traccia sul mio aspetto ma solo nella mia anima. Ed infatti era proprio quello che stava accadendo, vedevo con i miei occhi, coloro che erano stati miei compagni ed amici, spegnersi, anno dopo anno e dentro di me sentivo questi anni accumularsi sempre di più, fino a diventare una coltre ormai troppo pesante da sopportare.

Ed ora, mentre mi guardo allo specchio e vedo ancora la stessa persona che si è legata a te quel lontano giorno, sento il mio spirito che chiede quel riposo che si aspettava di ricevere, sento che il mio tempo qui sta finendo. I Valar mi hanno concesso un’immortalità apparente grazie al tuo sangue che scorre nelle mie vene, ma è giunto il momento di affrontare quello che sono in realtà.