.|. Namarie Estel .|.

by Elenrielle

A cosa può portare molte volte la paura? Cosa spinge le persone a fare cose che non vorrebbero?

Sentimentale | Slash | Rating PG | One Piece

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Tu.

Tu che pensi di saper leggere nel cuore degli uomini, tu che credi di saper sempre quello che penso, tu... che sei la mia luce.

Tu.

Anch'io pensavo di saper leggere in te e invece ora mi stupisci, mi rifiuti, mi inganni forse. No, no: tu hai un cuore troppo puro per farlo, lo so, me l'hanno detto tutti questi anni passati con te. Lo so che mi ami, o almeno lo sapevo fin poco tempo fa.

Sapevi che avrei dovuto adempiere al mio dovere di re, nei confronti del mio popolo, della mia sovrana: un erede. Al momento in cui doveva essere concepito sentivo il tuo dolore sovrapporsi al mio. Sentivo la tua paura, la mia paura. E poi è successo: è venuto al mondo, e appena l'ho visto me ne sono innamorato... Eldarion. Tu in quei giorni eri riluttante a parlarmi, ti bruciava ancora il dolore di quella notte, di quell'unica notte; avevi paura che dopo questo tutto sarebbe finito. Ma quando l'hai visto, quando hai visto quel piccolo esserino, ti sei sciolto... Un dono dei Valar, l'hai definito. E tutto il rancore che entrambi portavamo dentro si è sciolto come neve al sole. Da allora la vita di noi tutti è cambiata, in meglio. Vederlo correre e ridere per il palazzo portava una gioia interminabile a tutti. Cresciendo ha imparato tutto: dall'amministrazione di palazzo all'arte della guerra. Ma non ero stato io a insegnarglielo, no eri stato tu. Ti sei offerto volontario e l'hai seguito giorno dopo giorno, per anni, e io lo vedevo crescere, diventare un adolescente, un ragazzo e infine un uomo, sotto i miei occhi eppure senza accorgermene. E mentre lui cresceva noi abbiamo continuato ad amarci, all'insaputa di tutti, tranne Arwen, che ha acettato con rilutanza all'inizio, ma poi sempre con più distacco e alla fine si è trovata un compagno. Per tutto il popolo siamo ancora una coppia felicemente sposata. Non mi pare giusto ingannarli, ma a volte un'illusione è migliore della realtà. Il problema più grosso è stato come dirlo a Eldarion: glielo abbiamo taciuto fin i sedici anni, poi con parole gentili e sincere gli abbiamo spiegato come stavano realmente le cose. Ricordo che la sua prima reazione è stata correre nella sua stanza, con una faccia incredula. In ogni caso non gli avremmo potuto mentire per sempre. Nei giorni sucessivi si calò un silenzio imbarazzante, fin a raggiungere lo stadio di consapevolezza, concessione, e infine acettazione. Per fortuna l'aveva acettato. Era tutto perfetto. Apparentemente perfetto. Negli ultimi tempi vedevo una strana luce nei tuoi occhi. Tu mi evitavi e se ti chiedevo spiegazioni ti rifuggiavi in stupide banali scuse: mai la verità, questo lo sentivo. I tuoi occhi si animavano improvvisamente di paura e rimorso. E scappavi. Scappavi all'infinito.

Un giorno me ne sono accorto. Eravamo seduti, cenavamo nella grande sala, tutte le nostre famiglie si erano riunite quel giorno. C'eri anche tu, ovviamente. E c'era Eldarion. Solo allora ho visto la profondità del tuo sguardo quando lo guardavi, quella stana luminosità, la stessa con cui guardavi me molti anni fa. Ed egli ricambiava. Aveva il mio stesso sguardo complice. Solo allora ho capito tutto. Tardi, ma l'avevo capito. Sentii il cuore andare in mille frantumi, lo sentii spezzarsi, cadere e disperdersi. Il resto di quella cena fu interminabile. Assolti i doveri di padrone di casa mi ritirai nella stanza da letto. E piansi. Piansi come non avevo mai fatto, fino a notte fonda. "Me l'ha rubato" dissi a voce bassa. "Me l'ha rubato" urlai. Non sapevo a chi dei due mi riferivo: se all'amante che mi ha rubato il figlio, o a mio figlio che mi ha rubato l'amante. Sapevo solo che avevo perso le due persone più importanti della mia vita.Poi mi alzai e decisi che sarebbe stato meglio andare a letto, anche se sapevo che non sarei riuscito a dormire. Nello stesso letto dove per molte notti il tuo calore mi aveva confortato e rassicurato. Lo stesso letto dove forse tu avevi rassicurato mio figlio allo stesso modo. Non riuscivo ad acettare questo pensiero che quella notte mi tormentò a lungo. Poco prima dell'alba sentì dei passi avvicinarsi alla porta aprirla dolcemente e avvicinarsi lentamente al letto. Conoscevo troppo bene quei passi. I tuoi passi.

"Legolas" dissi con voce dura per mascherare gli ultimi residui del pianto.

"Sei sveglio? Non volevo fare rumore e... "

"So tutto." ti dissi senza lasciarti terminare la frase.

"Tutto?" dicesti con voce tremante.

"Tutto." ribadì io. Anche senza vederti sapevo che avresti guardato a terra, con uno sguardo colpevole, quasi da vittima. Mi alzai di scatto e ti urlai

"Se non mi amavi più potevi dirlo, potevi dirmelo in faccia, avrei capito. Se ti fossi trovato un altro amnte... Ma mio figlio, capisci? Mio figlio... Sangue del mio sangue... Come hai potuto? Come..." le parole mi moriron in bocca, lente, sempre più lente, quasi non riuscisi più a muovermi.

"Estel, non volevo tradirti... noi non pesavamo... solo una notte, era freddo, nel bosco... poi la passione... non riuscivo più... non..."

"Ti prego Legolas, ti prego." Ti dissi con sguardo supplichevole. "Per mio figlio volevo una vita normale, volevo che fosse felice, che potesse amare senza bisogno di sotterfugi. Volevo che trovasse una ragazza che potesse diventare sua regina e assieme essere felici... per sempre. Pensi che sia stato bello per me non poterti amare liberamente per paura delle guardie. Volevo solo che sia felice, più di me..." Mi guardasti con occhi pieni di lacrime.

"Estel, tuo figlio seguirà il suo destino, felice o infelice... e tu non puoi farci nulla." Queste parole mi fecero impazzire: lasciare mio figlio nelle mani di quest'elfo, che lo avrebbe tradito e fatto soffrire...

"Mai" dissi, più conto me stesso che contro le tue parole. Intanto tu stavi aprendo la porta.

"Principe" ti chiamai "se vi amate io mi farò da parte e vi lascerò al vostro futuro. Se, però, proverai solo a farlo star male, sappi che non te lo potrò mai perdonare."

"Si mio re." dicesti mentre uscivi. Allora mi sentii più solo che non mai e soprattutto mi chiesi perchè. Perchè? Perchè rovinare tre vite. PERCHE'? Mi affacciai alla finestra e vidi sorgere il sole, ma quel giorno non mi sembrò radioso come sempre. Era più nero, più scuro, più cupo.

Passarono giorni interminabili in cui svolgevo silenziosamente il mio lavoro e poi mi ritiravo nelle mie stanze. Non ti avevo più visto da quella sera e mi mancavi moltissimo. Più ci pensavo e più mi rendevo conto che mi sarei dovuto aspettare una cosa del genenre: tra voi due era iniziato nello stesso modo che era iniziato tra te e me, tra boschi, campi e missioni, in notti fredde e solitarie, eri stato anche il mio maestro oltre che il mio amore. Come con Eldarion. Ma ora? Ora era tutto finito. Ora che tu non mi eri accanto sentivo il peso degli anni gravare sulla mia schiena, mi sentivo vecchio, ogni giorno di più. Sentivo anche che si stava per avvicinare la fine dei miei giorni. Ma non ancora: prima avrei dovuto vedere disfarsi ogni parte del mio corpo, ogni angolo della mia mente. Mi sentivo ogni giorno più impotente, ogni giorno più solo.

Fin quando una sera, mentre rimurginavo sul passato, sei entrato tu... Nella mia stanza, ed è stato come un raggio di luce in un angolo buio di mondo. Il cielo era grigio quel giorno e si sentivano già i rombi dei tuoni che preannunciavano pioggia per la notte. Hai aperto piano la porta, mi hai guardato negli occhi e mia hai detto con voce melodiosa "Aragorn, devo parlarti". Queste tre parole mi hanno fatto sobalzare il cuore: forse per il tuo tono di voce, forse per il tuo sguardo o semplicemente perchè non mi parlavi da quella notte. Quella dannatissima notte. Restai lì, immobile, a gustare l'eco delle tue parole che ancora mi rimbombavano nel cuore. Infine mi sedetti e annuì col capo, incapace di fare altro. Allora mi guardasti, imbarazzato, poi ricominciasti a parlare "Aragorn, io... mi manchi. Quello che è successo tra me ed Eldarion è stato un errore, un terribile errore!"

"Ma non la pensavi così quando vi stringevate l'uno nelle braccia dell'altro. Non la pensavate così" gli urlai. La rabbia tenuta per tanto tempo chiusa in me stava prendendo il sopravvento. Tentai di calmarmi mentre tu ricominciavi a parlare "Io non amo tuo figlio. Amo te! E anch'egli non mi ama... E' stato solo un stupidissimo errore. Eldarion mi ammira come suo maestro, si fida di me."

"Come posso credere alle tue parole? Come posso credere che mi ami dopo avermi tradito? Io non posso... non so se potrò più fidarmi di te."

"Estel," Il suono di quella parola, mi chiamava sempre così quando ci amavamo, me lo susurrava nell'orecchio. " mi devi credere. L'ho fatto solo per paura di perderti, avevo paura che tutto questo un giorno finisse... e lui è così simile a te: i tuoi stessi occhi, le tue stesse mani, il tuo stesso sorriso"

"E così mi vuoi far credere che che era solo paura quella che ti animava, non desiderio. Ed egli? No, non era passione, era il legame con il suo maestro, ammirazione..."

"Infatti è così!" gridò una voce proveniente da dietro la porta: Eldarion. "Sai, padre, forse cercavo in lui qualcosa che tu non mi hai mai dato: l'afetto paterno. Hai mai pensato che io possa essere geloso del tuo amante? Hai mai pensato che per me poteva essere doloroso ogni giorno subire il tuo sguardo che mi ricordava di essere il frutto di una notte di cui ti pentirai per il resto della tua vita? Non hai mai pensato a me, tuo figlio?" disse tutto così in fretta, e alla fine si fermò per riprendere fiato e incominciò a pingere. Ero sbalordito. Speravo che quello che stava dicendo non lo pensasse veramente, forse era solo arabbiato con me. Forse. Mille pensieri mi ronzavano in testa, ma riuscì a dire soltanto "Non è vero." Non poteva essere vero: mio figlio mi odiava perchè lo avevo messo al mondo, e tu mi guardavi ora impassibile, non era possibile scorgere attraverso i tuoi occhi ciò che pensavi. Poi improvvisamente uscisti dalla camera, mormorai il tuo nome per protesta, ma non mi diedi ascolto. Anche Eldarion mi guardò con un ultimo sguardo sprezzante, come conferma di ciò che aveva appena detto, e sparì nel nulla. Forse ti seguì. Mi accasciai per terra e rimasi lì, immobile, come se non avessi più la forza di rialzarmi. Chiusi gli occhi e pensai che non li avrei più aperti. Dopo qualche tempo sentii una voce "Estel" sembrava la tua, "Estel". La mente mi giocava ancora strani scherzi. "Estel, su alzati." Allora aprii gli occhi e ti vidi: eri in piedi accanto a me e mi guardavi. Solo ora mi accorsi che mi stavi accarezzando il capo. Presi dolcemente la mano che mi offrivi come aiuto e mi alzai. "Estel, non temere. E' tutto finito. Eldarion non ti odia e io sono tornato da te. Per sempre, se tu mi vorrai." Ti guardai e pensai a come era strana la vita. Uniti per sempre eppure così divisi. La tua mano era ancora nella mia, calda e vellutata. Come sempre. "Grazie" ti dissi portandomela alle labbra e sfiorandola con un lieve bacio. Pensai che sarei dovuto andare da Eldarion, ma la tua mano mi tratenne, come se sapessi a cosa stavo pensando. Allora pensai: domani, domani tutto si sistemerà. Ci distendemmo nel letto, tu ed io, finalmente, e ci adormentammo così, abbracciati. Dormii tranquillo quella notte, come un bimbo. Al mattino, come mi svegliai una nuova consapevolezza aleggiava nel mio cuore. Ti guardai per l'ultima volta mentre dormivi, eri perfetto. Perfetto e bellissimo. Mi alzai lentamente, non avrei voluto svegliarti, e andai in cerca di mio figlio. Lo trovai che ancora dormiva, mi sedetti sul suo letto e lo accarezzai dolcemente. Anche lui dormiva indistrurbato. Sapevo che non lo avrei più visto in questo mondo, eppure non provavo tristezza, solo serenità. Mi avviai lentamente verso il luogo in cui riposano i nostri antenati. Entrai e trovai già il mio giacilio pronto, il luogo dove avrei dormito per sempre. Mentre mi stendevo i primi raggi dell'alba mi riscaldarono il cuore anche se la vita scorreva via da me. Sentii dei passi in lontananza, i tuoi e quelli di Eldarion. Guardai la porta, vi vidi entrare e ti dissi "Abbi cura della cosa più preziosa che ho, Legolas...: mio figlio." Chiusi gli occhi mentre sentivo che mi correvate accanto e che vi stringevate l'uno all'altro. Poi la luce...

 

 

Grazie a tutti voi, che avete pubblicato la mia prima fict, che l'avete letta e spero che la commenterete.

Elenrielle