.|. Melethryn - tra dolore e passione .|.
Non so come mi sia venuta in mente questa storia…me lo sto ancora
chiedendo…
Per una volta però, ho messo da parte i miei Aragorn e Legolas ideali, per
esplorare altri aspetti del loro carattere…carattere, ovviamente, che io
mi immagino, guardando e leggendo…e prendendo spunto da alcuni commenti
(hi hi hi…)
Quindi, dimenticate tutto quello che avete letto nelle mie storie (se le
avete lette), qui non troverete quell’amore eterno e indistruttibile, in
questa tenterò di esplorare una dimensione diversa…vorrei provare a
descrivere sentimenti ed emozioni che non ho mai trattato.
La linea di confine tra bene e male, giusto e sbagliato, odio e
attrazione, passione e indifferenza…
Spero di non attirarmi addosso le ire di nessuno (…miii paura!!) visto
che i due personaggi in questione non verranno trattati, diciamo, con
tutti gli onori, ma, per una volta, ho deciso di cambiare.
Melethryn
è il
sostantivo maschile per Amanti in Sindarin...e per la gioia della
conoscenza si legge Meletrun con la u… J
Piccola precisazione (e voi direte: perché devi sempre rompere prima di
iniziare a scrivere?…e ma uffiii!!): questa in teoria sarebbe un AU, cioè
la storia è ambientata in un universo alternativo rispetto a quello del
libro…almeno, spero che lo sia…insomma…alcuni avvenimenti sono diversi
quindi non cercate di trovare spiegazioni logiche delle cose che
succedono…in poche parole:
Arathorn, il padre di Aragorn, non è stato ucciso e regna tranquillamente
(si fa per dire) a Minas Tirith. Di conseguenza, Gilraen non ha portato
Aragorn a Imladris, e quindi, il principe di Gondor, non ha vissuto a
contatto con gli Elfi, non ha imparato la loro lingua e non ne ha nemmeno
mai visto uno.
Nella Terra di Mezzo, il potere del Male inizia a farsi sentire, e il
sovrano manda una parte del suo esercito per proteggere i villaggi che,
sempre più frequentemente, vengono attaccati da Orchi e Uomini
Selvaggi…esercito capitanato, guarda caso, da suo figlio.
Presto però, le
battaglie iniziano a farsi sempre più cruente, ed anche gli altri popoli
mandano aiuti agli Uomini. Primi fra questi, gli Elfi, che non possono
esimersi dalla lotta contro l’Oscuro Potere che sta crescendo a Mordor.
-
Un cuore rapito da
mille incertezze.
Un cuore che per anni
non ha udito altro
che il proprio battito
solitario.
E all’improvviso, la
fiamma dell’amore.
Lingue di fuoco
sciolgono il velo della solitudine,
dando una nuova ragione
per combattere.
Giorno dopo giorno,
attimo dopo attimo,
nel turbinio di
emozioni create dalla consapevolezza.
Ma il Tempo porta con
sé ombre e fatalità.
Ciò che era certo
diventa nient’altro che un sussurro,
perso tra le grida del
tormento.
E quel cuore, aperto
alla vita,
si trasforma in un
freddo blocco di marmo.
Il dolore rimane
immutato,
portando la ragione
negli abissi della follia.
E dall’angoscia, lo
spirito e il corpo ricavano la forza
per proseguire il lungo
viaggio verso la distruzione.
Nessuno può udire le
grida disperate.
Nessuno può portare
conforto nell’oscurità che nasce dalla sofferenza.
Solo il rancore è in
grado di condurre quel cuore
lungo il sentiero che
deve percorrere, per poter di nuovo ritrovare la pace.
Ma a volte, nel baratro
della disperazione,
dove le ombre offuscano
ogni luce,
una fiamma riesce a
scoprire quell’aria di cui era stata privata,
tornando così ad
ardere, rischiarando il buio del disprezzo.
Ed il cuore può
riprendere a battere,
distruggendo i ricordi
da tempo impressi col sangue,
nel libro
inestinguibile della memoria.
A volte, ma solo a
volte, l’odio nasconde nelle sue mille forme
qualcosa molto simile a
ciò che viene smarrito,
e nel silenzio
dell’indifferenza, attende.
Cosa spinge un cuore ad
odiare?
E cosa porta quello
stesso cuore ad amare di nuovo?
Parte Prima: Conoscenze ~
“Stiamo cavalcando
ininterrottamente da due giorni ormai…” esclamò l’elfo rallentando
l’andatura, quando notò che anche il compagno al suo fianco aveva fatto lo
stesso “…non credi sia meglio fermarci per questa notte e riprendere alle
prime luci dell’alba? Il cielo è coperto da nubi grigie e tra poco
ricomincerà a piovere” con una mano, scostò dal volto una ciocca dei
lunghi capelli biondo scuro che gli era scivolata in avanti poco prima
“Non è del riposo fisico che hanno bisogno i nostri uomini, ma di quello
dello spirito…stiamo andando incontro alla morte e alla sofferenza…non
sarebbe sbagliato chiedere a…”
“Più ti ascolto e più
comprendo il motivo per cui Sire Elrond ti ha mandato a Lòrien per tutto
questo tempo…” lo interruppe l’altro elfo accennando un sorriso, mentre
con un rapido movimento, faceva fermare il destriero completamente “…con
le tue parole sei in grado di ottenere per sfinimento ogni cosa…” alzò una
mano e subito, le decine di elfi che li seguivano, si fermarono a loro
volta, in attesa.
“Non nego che forse il
motivo può essere questo…in ogni caso, Caras Galadhon è diventata come una
seconda casa per me…e questo non toglie il fatto che dovremmo fermarci,
almeno per questa notte!”
“Hai per caso intenzione
di dare degli ordini ad un principe?”
“Oh…no, non mi permetterei
mai…”
“Ma se l’hai appena fatto
Eithel!” ribatté divertito l’elfo biondo, socchiudendo gli occhi blu come
il mare per scrutare l’orizzonte.
“Principe Legolas…io non
volevo essere inopportuno ma…”
“Avresti ragione…” lo
fermò all’istante Legolas, voltandosi verso di lui e restando, per qualche
attimo, in silenzio ad osservare i grandi occhi grigi davanti a sé “…se il
viaggio fosse stato ancora lungo…ma come puoi vedere tu stesso…” alzò una
mano e indicò in lontananza, tra gli alberi, un accampamento che solo la
vista di una creatura immortale avrebbe potuto scorgere da quella distanza
“…tra poche ore saremo giunti a destinazione…”
Eithel tirò un sospiro di
sollievo, e accennò un sorriso al compagno…
“Non credevo che avrei mai
potuto provare sollievo nel vedere le tende dell’esercito degli Uomini!”
Legolas annuì, spronando
poi il cavallo ad avanzare nuovamente, subito seguito dal compagno e dagli
altri elfi.
“Hai mai incontrato un
Mortale prima d’ora?” sussurrò quando, come poco prima, si furono
allontananti dal resto del gruppo.
“A dire il vero…solo rare
volte…” rispose Eithel, incuriosito dalla domanda del compagno “…quando
alcuni messaggeri giungevano a Imladris da Gondor…ma da quando sono andato
a Lórien…non ho più visto un appartenente ad un popolo diverso dal
nostro…perché me lo chiedi?”
“A Bosco Atro non è mai
giunto un Mortale…o almeno…non quando io ero presente…” mormorò Legolas
lanciando un’occhiata all’altro elfo “…mio padre mi ha messo in guardia da
loro…dice che alcuni possono essere molto rozzi e violenti ma anche astuti
e ingannevoli…mi ha ripetuto più volte di non concedere la mia fiducia con
troppa leggerezza ad un Uomo, anche se l’Antica Alleanza ci unisce loro,
il potere dell’Oscurità è in grado di plasmare facilmente le loro menti e
i loro cuori…dobbiamo restare in guardia…” con la coda dell’occhio vide il
compagno sorridere divertito “…perché ridi? Ho forse detto qualcosa di…”
“No…assolutamente…”
rispose Eithel guardandolo “…è solo che…rozzi e astuti…sembrava che tu
stessi parlando di un nemico da sconfiggere, piuttosto che dei nostri
alleati a cui stiamo portando il nostro aiuto!” fece un sospiro quando
vide le sopracciglia del principe aggrottarsi “Per quello che conosco di
loro…non sono né più né meno astuti di noi, certo, cedono facilmente alle
loro debolezze, ma non sono malvagi…o almeno, non se non sono spinti da
qualcuno o qualcosa ad esserlo…”
“Io non…non volevo
sembrarti sprovveduto…mi dispiace…” sussurrò Legolas abbassando lo sguardo
imbarazzato “…vorrei solamente essere in grado di comportarmi nel modo più
opportuno con coloro che incontreremo tra poco…”
“Sei molto
saggio…principe…” disse Eithel sottolineando quasi con scherno l’ultima
parola e sentì la debole risata dell’altro elfo “…devi solo dare ascolto
alla ragione come hai sempre fatto…questi Uomini sono simili a noi, non
devi né temerli, né sottovalutarli…forse l’aspetto fisico è l’unica cosa
che ci differenzia…sono Mortali…”
Il principe di Bosco Atro
aprì la bocca per ribattere, ma poi, con un sorriso, scosse la testa.
“Non è il loro aspetto a
preoccuparmi, ma il loro comportamento in battaglia…” sospirò alzando lo
sguardo “…ma in ogni caso…non dovrò attendere a lungo per scoprire se i
miei timori sono fondati…siamo giunti a destinazione”
“Stanno arrivando! Stanno
arrivando!”
Le grida degli uomini che
montavano la guardia all’accampamento si levarono all’istante, appena in
lontananza si scorsero le sagome dei cavalieri giunti in loro aiuto. Tra
le tende, decine di uomini più e meno giovani, si mossero velocemente,
ansiosi di assistere alla venuta dei nuovi compagni di battaglia…alcuni di
essi abbandonarono le spade che stavano pulendo e affilando, mentre altri
tolsero con rapidità la carne dal fuoco che stavano preparando per la
cena, per poi fermarsi, con lo sguardo fisso verso un punto distante, in
attesa. Uno di essi però, un giovane dai capelli corvini che gli
scendevano scompigliati fin sotto le spalle e la corporatura atletica, si
fermò un momento, immobile, scrutando attentamente i cavalieri che stavano
raggiungendo quel luogo…poi, come rassicurato che quelli che stavano
giungendo non erano nemici, si incamminò nuovamente. Spostò il pesante
drappo scuro ed entrò in una tenda.
La debole luce delle
candele che ardevano su uno dei tavoli, arrangiati con degli assi di
legno, creò delle ombre sulla pelle ambrata, delineando i lineamenti del
suo viso raffinato e fiero e facendo brillare, per qualche istante, i
grandi occhi blu sotto le sopracciglia perfettamente disegnate. Le labbra
sottili si incurvarono in un sorriso quando scorse l’altro uomo presente,
completamente immerso nelle carte che stava controllando, chinato su un
tavolo non molto distante. Senza pronunciare una parola, fece un’ulteriore
passo avanti per poi schiarirsi la voce…quando finalmente attirò
l’attenzione di colui che era andato ad avvertire, esclamò:
“Mio signore, gli aiuti
che ci sono stati promessi sono giunti”
“Gli aiuti?” ripeté l’uomo
rialzandosi e passando le mani tra i capelli castani che gli sfioravano le
spalle con morbide onde…fissò il compagno quasi sorpreso poi, con un
sospiro, abbassò gli occhi azzurri, annuendo “Gli Elfi…come ho potuto
dimenticarlo?” e rapidamente indossò la casacca di pelle che giaceva su
uno sgabello poco lontano “Attendiamo da così a lungo che oramai avevo
perso le speranze di vedere una nuova guarnigione in queste terre”
“Dubiti della parola di
tuo padre?” gli chiese il giovane divertito, seguendo con lo sguardo i
movimenti veloci e confusi dell’altro “Nella sua ultima lettera era stato
chiaro, i Signori di Granburrone, Lothlòrien e Bosco Atro avevano dato il
loro consenso…dovevamo solo…”
“Attendere?” lo interruppe
l’uomo passandosi una mano sul mento ricoperto da una barba appena
accennata “Sai cosa non sopporto fare Adhemar? Attendere…le attese sono
inutili…”
“Per qualche ragione
conoscevo già la tua risposta…” mormorò sorridendo Adhemar, alzando gli
occhi verso l’alto “…il principe Aragorn non vuole attendere…lui deve
agire…”
“Proprio così…” sussurrò
Aragorn fermandosi davanti al compagno e fissandolo intensamente “…vedo
che mi conosci…”
“E come non potrei?”
ribatté il giovane sostenendo lo sguardo fino a quando l’uomo, con un
sorriso malizioso sul viso, lo superò per uscire dalla tenda…
“Aragorn!” lo richiamò
all’istante Adhemar voltandosi verso di lui “Questo devi metterlo tu!” si
sfilò l’anello che portava all’indice sinistro e lo lanciò al principe
che, prontamente lo afferrò, chinando poi la testa come ringraziamento.
“Questo…silenzio…è un buon
segno?” bisbigliò Legolas, scendendo lentamente dal destriero bianco, come
stavano facendo tutti gli altri elfi, e avvicinandosi ad Eithel che,
attentamente, si guardava attorno.
“Forse…” rispose l’elfo
osservando uno ad uno tutti gli uomini che, immobili, li stavano fissando
con bocca e occhi spalancati…in pochi momenti si ritrovarono ad essere
circondati, mentre, a loro volta, esaminavano con la stessa curiosità e lo
stesso timore, quei Mortali.
“Siamo…siamo qui in nome
dei sovrani del nostro popolo…” esclamò ad un tratto Legolas, cercando con
lo sguardo il consenso del compagno che gli stava accanto “…veniamo per
onorare l’Antica Alleanza che un tempo univa le nostre genti e
per…combattere contro i servitori del Male che stanno attaccando le vostre
Terre…” udì alcuni bisbigli ma poi di nuovo il silenzio, così alzò la voce
“…desidero parlare con coloro che hanno il comando…e prima che scenda la
notte, desidero essere messo a conoscenza dei piani di battaglia dei quali
faremo parte…” ancora dei mormorii indistinti, così, quasi nervosamente,
si apprestò a ripetere quelle parole con più convinzione, ma una voce
glielo impedì.
“E di grazia…a chi dovrei
concedere questi desideri?”
Legolas aggrottò le
sopracciglia, fissando l’uomo che, lentamente, si stava facendo strada tra
le guardie, seguito da un altro all’apparenza di qualche anno più giovane.
Attese in silenzio fino a quando i due si fermarono di fronte a lui e,
quando incrociò lo sguardo dell’uomo che aveva parlato, sentì una strana
sensazione dentro di sé…qualcosa che lo fece rabbrividire, attirando
l’attenzione dell’altro elfo al suo fianco. La bellezza selvaggia e al
tempo stesso regale di quell’individuo lo inebriò mentre con lo sguardo
percorreva il suo corpo, ricoperto da abiti di stoffa e pelle non
lavorata…e con fatica ritrovò la concentrazione per rispondere alla
domanda che gli era stata posta…
“Sono Legolas, principe
del Reame Boscoso e figlio di Thranduil, sovrano di quelle Terre…ed è mio
diritto e dovere conoscere quello a cui andranno incontro gli appartenenti
al mio popolo che mi hanno seguito per portarvi soccorso”
Aragorn trattenne per un
attimo il respiro come se la luce, che lo aveva accecato non appena i suoi
occhi si erano posati sull’elfo, gli avesse fatto perdere il controllo di
se stesso…la voce melodiosa di quella creatura gli stava ancora risuonando
nella mente mentre il suo sguardo era immobile su quelle labbra sottili e
all’apparenza vellutate che si erano appena richiuse. In tutta la sua
vita, non ricordava di aver mai visto qualcuno così avvenente da superare
in bellezza ogni dama conosciuta e al tempo stesso mantenere la virilità
di un uomo. Ogni altro elfo presente in quella radura era esempio di raro
fascino, a partire da quello al fianco del principe di Bosco Atro, ma per
qualche ragione, il figlio di Thranduil, che alcune volte aveva sentito
nominare a palazzo, superava in splendore ogni suo simile.
Adhemar restò a suo volta
affascinato alla vista di quelle creature, all’apparenza piene di mistero
e orgoglio, ma quando non udì più null’altro che i mormorii incantati che
riempivano l’aria, lanciò un’occhiata al compagno per poi esclamare…
“Costui è Aragorn, figlio
di Arathorn, principe di Gondor e discendente della casata di Elendil”
Quando sentì pronunciare
il proprio nome, Aragorn si svegliò dal sogno ad occhi aperti in cui era
caduto, e chinò la testa…
“È un onore averti con
noi, principe Legolas…”
“E per me è un onore
conoscerti, Aragorn di Gondor…” replicò l’elfo “…il tuo nome, come quelli
dei tuoi avi, è conosciuto al nostro popolo”
L’uomo accennò un sorriso,
fissando gli occhi blu davanti a sé, poi, alzando la voce, esclamò…
“Bene, ora abbandoniamo le
formalità…i tuoi uomini possono sistemarsi nelle tende che, da tempo
ormai, sono purtroppo rimaste libere, tra poche ore sarà pronta la cena…e
se nel frattempo desideri seguirmi, ti mostrerò ciò che bramavi conoscere”
e con quelle parole, si voltò, tornando verso la tenda, seguito subito da
Adhemar.
Legolas diede ordine agli
altri elfi di sistemare i cavalli e riposare, poi guardò Eithel negli
occhi, cercando di nuovo la sua approvazione…un suo sorriso immediato lo
rassicurò, ed insieme si incamminarono dietro ai due uomini che si erano
allontanati.
Una volta entrati nella
tenda, i quattro rimasero in silenzio, come se ognuno stesse aspettando un
gesto o una parola dell’altro…
“Non occorre che il
tuo…consigliere…resti…” esclamò ad un tratto Aragorn, sorprendendosi del
tono di voce irritato che aveva usato.
“Il suo nome è Eithel…”
ribatté all’istante Legolas, indispettito da quelle parole “…e non è un
mio consigliere, è uno dei Guardiani del Bosco d’Oro e colui che Sire
Celeborn e Re Elrond hanno scelto per guidare i loro guerrieri al mio
fianco”
“Chiedo perdono per
questo…imperdonabile errore…” mormorò l’uomo guardando l’altro elfo
“…posso dunque chiederti, Eithel, di lasciare il principe Legolas e
seguire il capitano delle mie guardie?” notò che entrambi gli elfi avevano
lanciato un’occhiata al giovane che era rimasto all’entrata della tenda
“Il suo nome è Adhemar e ti mostrerà l’accampamento e le armi in nostro
possesso…”
Eithel fissò per un lungo
momento il principe di Gondor, insicuro su quello che doveva fare, ma poi
vide Legolas annuire, così, si voltò e uscì dalla tenda, seguito da
Adhemar che però, prima di allontanarsi incrociò lo sguardo di Aragorn
aggrottando le sopracciglia.
“Avvicinati!” disse il
principe di Gondor, chinandosi come poco prima sulle carte che,
disordinatamente, ricoprivano il ripiano di legno “Guarda…gli Orchi hanno
attaccato questi villaggi, distruggendo ogni cosa ma lasciando fuggire gli
abitanti…solo per poi colpire nuovamente a distanza di pochi giorni e
sterminare ogni uomo, donna o bambino…” mentre parlava, indicava con
l’indice i punti e le vie su una delle cartine “…hanno fatto lo stesso per
questi villaggi a nord…da quando siamo stanziati qui abbiamo affrontato e
vinto centinaia di quelle creature malvagie ma le perdite dalla nostra
parte sono state troppe…abbiamo atteso per qualche tempo ma ora anche
alcuni gruppi di Uomini Selvaggi, probabilmente incitati dalle voci dei
massacri avvenuti, sono scesi in queste pianure per riprendersi le proprie
Terre…dobbiamo portare in salvo la popolazione rimasta in questi piccoli
villaggi prima che sia troppo tardi anche per loro…”
Legolas seguì attentamente
ogni gesto e ogni parola, mentre il suo sguardo rimaneva fisso sulla
cartina, cercando di memorizzare ogni dettaglio…ma a volte…le sue
attenzioni si soffermavano sulle mani dell’uomo che, a tratti debolmente e
a tratti con più forza, sfioravano la pergamena…e in quegli istanti,
nonostante stesse ascoltando, nella sua mente presero vita alcuni pensieri
che mai si sarebbe aspettato di poter fare. Così si ritrovò a dover alzare
gli occhi, mentre un debole rossore dipingeva quelle gote, fino a poco
prima, candide…ma non poté far altro che guardare il suo viso…le labbra
che si muovevano, seminascoste dalle onde castane che gli erano scivolate
sulle guance.
“…dobbiamo attaccare e
difendere…a seconda di quello che ci troveremo davanti” concluse Aragorn
rialzandosi e voltando la testa verso l’elfo…con sua grande sorpresa vide
lo sguardo di Legolas fisso nel suo…le labbra leggermente socchiuse e il
respiro accelerato…”Qualche problema? Domande? Dubbi?”
“No…no è tutto chiaro…”
rispose all’istante l’elfo abbassando quasi con fatica lo sguardo e
tornando a fissare le pergamene, restò un istante in silenzio, meditando,
prima di continuare “…quindi domani o al più tardi tra due giorni,
scenderemo in questi villaggi…” con le dita indicò i punti di cui stava
parlando “…ma non abbiamo la sicurezza di quello che ci troveremo di
fronte…possono essere già stati occupati dai nemici…oppure…potremmo cadere
in un’imboscata…”
“Sì…effettivamente non
abbiamo nessuna sicurezza…” ribatté Aragorn seguendo le indicazioni di
Legolas attentamente “…ma possiamo dividerci in due gruppi…qui…e qui…e poi
raggiungere…” si fermò come se non avesse più fiato per continuare, quando
l’elfo si avvicinò di più a lui per guardare l’altra cartina che l’uomo
aveva indicato…sentì il suo profumo, lo stesso di un prato in fiore a
primavera, e ne rimase inebriato mentre fissava quel viso così perfetto.
“Può funzionare…” mormorò
Legolas “…oppure può essere la nostra fine…ma non abbiamo altra
scelta…uniremo i nostri uomini in entrambi i gruppi, se partiremo all’alba
avremo la possibilità di sorprendere i nemici nel caso…i Selvaggi…avessero
già preso possesso di quei…villaggi…” mentre parlava, aveva rialzato la
testa e si era ritrovato di nuovo a fissare gli occhi chiari dell’uomo…ma
ora era più vicino…senza accorgersene si era mosso ulteriormente e da quel
punto poteva sentire il suo profumo, l’odore di pelle bagnata dei suoi
abiti e qualcosa che gli ricordava la terra sulla quale centinaia di volte
si era disteso…era diverso dalle fragranze che era solito sentire, ma
nonostante tutto, era piacevole…ed estremamente provocante.
“Sì…avevo intenzione di
agire proprio così…” ribatté Aragorn accennando un sorriso “…ora possiamo
mettere da parte i piani di battaglia…” piegò con cura le carte e le
pergamene, sistemandole alla bene e meglio, poi rialzò lo sguardo su
Legolas che, nel frattempo, era indietreggiato di qualche passo “…vorrai
riposare immagino…il viaggio deve essere stato lungo e…”
“Non ce n’è bisogno…” lo
interruppe l’elfo “…il nostro modo di riposare è diverso dal vostro…non ci
occorre sempre un letto o un posto dove fermarci…possiamo riposare il
nostro spirito anche mentre siamo in cammino…”
“Oh…e non è mai successo a
qualcuno di voi di…non so…andare a sbattere contro ad un albero mentre si
riposava?”
Legolas aprì la bocca
stupito ma subito si accorse del sorriso ironico sul viso dell’uomo e si
lasciò sfuggire una risata…
“No…non che io sappia…”
Aragorn rimase immobile,
ammaliato ancora di più dalla risata cristallina di quella creatura, poi,
cercando di nascondere quelle emozioni, si voltò…
“Bene…se vuoi seguirmi…”
I due principe raggiunsero
un gruppo di uomini che era intento a preparare i piatti con la cena, ma
Legolas, dopo pochi momenti, si allontanò, quando vide in lontananza
Eithel occupato a togliere la sella dal suo destriero.
Aragorn lo seguì con lo
sguardo, ignorando le parole che gli venivano rivolte dalle guardie…si
riprese soltanto quando udì la voce di Adhemar, che nel frattempo, lo
aveva raggiunto…
“Il principe è d’accordo
con i nostri piani?”
“Sì…” mormorò l’uomo
distrattamente “…sì lo è…”
“Ti sei occupato anche del
mio cavallo…” esclamò Legolas avvicinandosi all’amico “…ti ringrazio…”
“E per cosa? È un mio
dovere…” rispose Eithel alzando lo sguardo sul principe al suo
fianco…iniziò ad accarezzare la criniera dell’animale e poi il dorso, fino
a quando incontrò la mano di Legolas…
“Credi che abbia fatto
bene ad agire così?” gli chiese il principe di Bosco Atro sfiorando con le
dita la mano dell’altro elfo.
“Sì…certamente…” ribatté
Eithel fissandolo intensamente “…da dove viene tutta questa insicurezza
Legolas? Non è da te…”
“Lo so ma…il nostro popolo
dipende da me…le loro vite dipendono da me, da quello che io deciderò
insieme al comandante di questi Uomini e…cosa accadrà se farò qualche
errore?”
“Accadrà quello che i
Potenti hanno già deciso…non temere…” mormorò l’elfo stringendo la mano
del compagno “…ogni tua scelta sarà quella giusta…e il tuo popolo ti
seguirà…se questo sarà il nostro Destino, noi combatteremo e moriremo
per…” ma si fermò appena Legolas allontanò la mano dalla sua, voltandosi
con lo sguardo basso…
“Smetti ti prego…”
bisbigliò il principe “…non sopporto sentirti parlare in questo modo…”
“È la verità Legolas!”
ribatté Eithel cercando di incrociare di nuovo i suoi occhi “Sapevamo
entrambi a cosa saremmo andati incontro…”
“Per questo motivo ti ho
supplicato decine di volte di restare a Lòrien…era mio dovere condurre qui
i miei guerrieri ma tu invece…”
“Sono stato scelto…” lo
interruppe Eithel quasi bruscamente “…è un onore per me…cosa avrei dovuto
fare?”
“Rifiutare!” esclamò
Legolas alzando all’improvviso gli occhi sul compagno “Potevi rifiutare e
restare con gli altri nel Bosco d’Oro!”
“E tu potevi fare lo
stesso! Ma non l’hai fatto!” gli sussurrò l’elfo fissandolo “Perché
Legolas? Perché non hai lasciato ad un altro questo compito?”
“Tu avevi già preso la tua
decisione, che altro potevo fare?” sbottò il principe stringendo poi le
labbra come per calmarsi.
“Non hai risposto alla mia
domanda…”
Ad un tratto, la voce di
Aragorn raggiunse i due compagni…
“Principe Legolas! Eithel!
Unitevi a noi!”
I due elfi rimasero ancora
un istante a fissarsi, poi, come se niente fosse successo, raggiunsero il
gruppo di Uomini seduti attorno al fuoco.
“Avanti…mettetevi comodi…”
esclamò il principe di Gondor indicando il terreno “…c’è cibo e vino a
sufficienza per tutti…”
Legolas restò qualche
momento immobile, titubante, poi si sedette, incrociando le gambe davanti
a sé, imitato poco dopo dal compagno…non fecero in tempo a parlare che
Adhemar offrì loro due piatti con della carne e due calici di vino. Gli
elfi si guardarono attorno e rimasero sgomenti ad osservare gli altri
uomini che, selvaggiamente, divoravano la carne prendendola tra le mani.
“Noi non…” iniziò Legolas
deglutendo “…non usiamo sfamarci in questo modo…”
“Non usate la bocca e i
denti? Strano…” esclamò ironico Aragorn, provocando una risata collettiva
degli altri Uomini.
“Non intendevo questo…”
ribatté l’elfo fissandolo “…certamente usiamo la bocca ma abbiamo con noi
dei lembas…del pane elfico che può sfamarci con solo pochi morsi…”
“Oh…pane?” ripeté quasi
disgustato l’uomo “Avete viaggiato per giorni mangiando solo pane?”
“Per noi è abbastanza…”
rispose Legolas stupito da quel tono di voce “…quando lo stomaco è pieno
che motivo c’è di…”
“E il gusto?” lo
interruppe Aragorn, fermandosi per mordere un pezzo di carne senza mai
allontanare lo sguardo dall’elfo.
“Come?”
“Il piacere che si prova
nel sentire un pezzo di carne calda nella bocca…” proseguì l’uomo
utilizzando volontariamente un tono di voce sensuale “…e poi l’appagamento
nel sentire il vino scorrere lungo la gola…”
Alcune risate riempirono
l’atmosfera ma Legolas rimase in silenzio ad osservare Aragorn che,
lentamente, si avvicinava il calice alle labbra per bere un lungo sorso…un
brivido lo scosse all’improvviso, facendosi strada prepotentemente lungo
il suo corpo ed allora, quasi imbarazzato, abbassò lo sguardo sul piatto
che aveva di fronte.
In quell’istante una
guardia si avvicinò ad Adhemar, sussurrandogli qualcosa all’orecchio…il
capitano allora bevve un ultimo sorso di vino e si mise in piedi…
“Chiedo scusa ma…devo
controllare che le armi recuperate dall’ultimo scontro siano in buone
condizioni…” poi guardò Eithel “…vuoi unirti a me? La tua conoscenza può
esserci utile…”
L’elfo guardò qualche
istante Legolas, poi annuì, alzandosi e seguendo il giovane. Molti altri
uomini li seguirono, mentre altri andarono a prendere altre provviste.
“Allora principe…” esclamò
Aragorn quando restarono soli “…siamo rimasti solo tu ed io…nessuno ti
giudicherà se assaggerai quello che c’è davanti a te…” notò l’insicurezza
sul volto dell’elfo e si lasciò sfuggire una risata “…andiamo! Dovrete
restare con noi a lungo…non vedo cosa c’è di male nell’adeguarsi alle
nostre abitudini…non è così orribile!”
Legolas tentennò ancora
qualche istante, poi prese il piatto e afferrò un pezzo di carne, lanciò
ancora un’occhiata all’uomo, poi se la portò alle labbra, addentandola…poi
ancora e ancora…e quando la terminò, allungò la mano verso il calice…bevve
in un solo sorso il vino e lo posò di nuovo, alzando infine lo sguardo su
Aragorn.
“È questo che volevi?”
disse accennando un sorriso di circostanza.
L’uomo, che fino a quell’istante
era rimasto a bocca e occhi spalancati ad osservare ogni singolo movimento
dell’elfo, annuì, lasciandosi poi sfuggire una risata…
“Sì…ed è stato meglio di
quanto mi aspettassi…”
“Cosa vuoi dire?”
“Beh…solo che l’istinto ha
avuto la meglio sulla ragione…avresti dovuto vederti…prima sembravi
disgustato al solo pensiero di assaggiarla e poi, l’hai divorata come se
da giorni non avessi toccato cibo…”
“In ogni caso…” ribatté
Legolas afferrando l’altro calice di vino rimasto “…non era necessario…”
bevve di nuovo in un solo sorso, lasciando poi a terra il calice ormai
vuoto e ripulendosi le labbra con la mano “…ora se vuoi scusarmi…” si
rimise in piedi, incamminandosi tra le tende.
Aragorn restò immobile
qualche istante, poi, rapidamente lo seguì…
“Aspetta! Aspetta!” quando
lo raggiunse, si affiancò a lui continuando in quella direzione “Non credi
che due calici interi di vino in un solo sorso possano essere…pericolosi?”
“Se ti riferisci alla mia
lucidità mentale non devi preoccuparti…il mio popolo non si ubriaca
facilmente come il tuo”
“Oh certo…” mormorò
Aragorn sorridendo “…voi non mangiate, non riposate, non vi
ubriacate…esiste qualcosa che fate come noi Mortali? O siete creature così
perfette da non aver bisogno di niente?”
Legolas si bloccò
all’istante, voltandosi verso l’uomo
“Non comprendo se le tue
parole sono di scherno o semplici insulti velati di ironia…” esclamò
irritato l’elfo “…in ogni caso…non ti riguardano le abitudini del mio
popolo…e desidererei non essere più oggetto del tuo divertimento e di
quello dei tuoi uomini”
Aragorn lo fissò stupito
da quelle parole
“Mi dispiace…” mormorò
“…perdonami…non avevo intenzione di mettere in imbarazzo te o la tua
gente…la mia era semplice curiosità, anche se i miei modi forse l’hanno
fatta passare per scortesia…”
“Curiosità?” ripeté l’elfo
aggrottando le sopracciglia “Per cosa?”
“Per te…per il tuo
popolo…” rispose quasi imbarazzato l’uomo “…io non ho mai conosciuto di
persona una creatura immortale prima d’ora, anche se le storie su di voi
vengono narrate spesso a palazzo…ma come saprai…non sono nient’altro che
racconti, che il più delle volte vengono ritoccati per farli sembrare più
affascinanti…”
“È strano ma…” ribatté
Legolas accennando un sorriso “…per me è lo stesso…la gente Mortale
raggiunge raramente i confini delle mie Terre, ed io non ho mai avuto
l’occasione di incontrare un Uomo prima d’ora…e quindi il mio
comportamento nei tuoi confronti è dovuto a questo…mi hanno messo in
guardia da voi…e volevo scoprire come siete veramente prima di darvi
fiducia”
“Lo comprendo…e mi
dispiace di averti dato un’idea sbagliata, non tutti gli Uomini sono degni
della tua fiducia, ma per quanta riguarda i miei uomini, posso assicurarti
che sono leali”
“Lo stesso vale per i
guerrieri che sono giunti con me…”
“Bene…allora abbiamo
appianato le nostre divergenze a quanto sembra…” ribatté sorridendo
Aragorn “…però in fondo…alcune storie che ho ascoltato corrispondono alla
realtà…”
“Quali storie?” gli chiese
Legolas sorridendo a sua volta…ma trattenne il respiro quando vide l’uomo
fare un passo in avanti e fermarsi davanti a lui…riusciva di nuovo a
sentire quel profumo…
“Ad esempio…” mormorò
Aragorn senza riuscire ad allontanare lo sguardo dal suo viso “…narrano
che siete creature piene di luce e calore…creature di incredibile bellezza
e splendore…raccontano che i vostri capelli sono sottili e morbidi come
seta…i vostri occhi sono gemme scintillanti e la vostra pelle…è vellutata
come la stoffa più preziosa…”
L’elfo sentiva le parole
dell’uomo su di sé come fossero carezze, a stento riusciva a controllare
il proprio respiro e le palpebre che accennavano a chiudersi per lasciarsi
trasportare da quella voce calda e sensuale…
“E non…dicono niente di
negativo?” sussurrò con un filo di voce quando si accorse che lo sguardo
di Aragorn vagava su di lui.
“Dicono…” iniziò l’uomo
sorridendo “…dicono che siete superbi, orgogliosi…e vanitosi, perché siete
consapevoli del vostro fascino e della vostra forza mentale e fisica…”
senza riuscire a trattenersi, si mosse ancora in avanti fin quasi a
sfiorare il corpo dell’elfo con il proprio…Legolas era di poco più alto di
lui e da quel punto poteva guardare intensamente in quegli occhi profondi
che lo avevano ammaliato “…e invece…che cosa racconta il tuo popolo di noi
Uomini?”
“Niente…niente di così
poetico…” sussurrò l’elfo dopo un momento di silenzio.
“Lo immaginavo!” ribatté
Aragorn ridendo debolmente.
“…dicono che siete rozzi,
influenzabili…violenti…selvaggi e cedete facilmente alle vostre
debolezze…”
“Ed è…vero?” bisbigliò
l’uomo inclinando la testa e avvicinando il volto a quello di Legolas…respirò
profondamente quel profumo che lo stava facendo impazzire e proseguì “Per
quello che hai potuto constatare di persona…siamo così? Sono così?”
“Tu sei…” iniziò Legolas
cercando di controllare il proprio respiro sempre più rapido mentre
sentiva quello caldo di Aragorn sul viso “…corretto e abile ma
anche…impulsivo e selvaggio…e questo è estremamente…” si fermò, come se la
ragione avesse preso di nuovo il controllo della sua mente…strinse i pugni
lungo i fianchi…doveva allontanarsi da lui…da quel profumo che lo
inebriava e da quel corpo che lo accendeva.
“Cosa…?” mormorò
l’uomo…doveva toccarlo…doveva sfiorare quelle labbra leggermente
socchiuse…non riusciva più a resistere…
“…tardi…” concluse l’elfo
in un soffio, facendo un passo indietro e abbassando lo sguardo “…è
tardi…credo sia meglio andare a riposare…”
Aragorn sbatté le
palpebre, sospirando, quando l’elfo si allontanò da lui rompendo quell’incantesimo
che si era creato…
“Credevo che voi elfi non
riposaste…”
“Sì…certo…infatti mi
riferivo a te…” ribatté Legolas chiudendo qualche istante gli occhi per
riprendersi “…domani dovremo…pattugliare la zona…cercare delle tracce…”
“Certamente…” mormorò
l’uomo guardandolo di nuovo.
“Allora…buonanotte Aragorn…a
domani…” e con quelle parole l’elfo si incamminò verso la tenda che gli
era stata riservata.
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